Disclaimer: I pg sono
di Inoue-san, io ci giochicchio un pochino...ma loro cercano sempre di
defilarsi!! ç_ç
Dediche: a Rei, che l'ha già letta e mi ha assicurato che posso postarla...insulti
e ortaggi vari indirizzateli direttamente a lei, grazie! ^^ E a Tesla, così
carina che mi ha dedicato una delle sue meravigliose opere! Un bacio!
Dedicatio
di Kieran
Non sono mai stato tanto nervoso in tutta la mia vita.
Eppure credevo di essere un tipo sempre a proprio agio, soprattutto in
mezzo alla gente.
Invece mi ritrovo con le mani sudate e le palpitazioni!
Eccolo, quello che fino a qualche anno fa si riteneva un genio!
Mi tremano le gambe.
E mancano ancora alcuni minuti!
Cosa farò quando sarò di fronte a tutta quella gente?
Riuscirò a tirare fuori anche una sola parola?
No, ne sono certo!
Resterò impalato, con la vista annebbiata!
Non capirò più nulla e dovranno portarmi via di peso.
Fra i fischi e gli insulti.
Ma come mi sono cacciato in una situazione simile?
Una mano si appoggia sulla mia spalla e mi volto incontrando il sorriso
gentile del mio datore di lavoro.
Lui si fida di me.
Ma so che fa male.
Molto male.
Manderò all'aria l'intera inaugurazione.
Non riuscirò ad aprire bocca!
- Andrà tutto bene, stai tranquillo. - mi dice con la sua solita aria
paterna.
Annuisco, ma non sono rincuorato.
- Forza, sciogli quei pugni! Anche se ti dimentichi parte del discorso,
hai davanti gli appunti.
Di nuovo annuisco, ma comincio a sudare.
Vorrei dirgli che ha fatto male ad affidarmi un compito così gravoso.
Che non sono in grado di pronunciare un discorso di fronte alle persone
più ricche e potenti della città.
Che sono un ragazzo di umili origini, per di più non ancora laureato.
Che farò una figuraccia di fronte all'alta società.
Ma le parole non escono.
Perché in fondo, sono anche un tipo orgoglioso.
Ho accettato questo compito e lo porterò a termine.
Dovesse cascarmi in testa il tetto del museo!
Ma adesso mi serve un bagno!!!
Bene, è il mio turno.
Ora devo costringere le mie gambe a muoversi.
Una alla volta.
Riesco ad arrivare di fronte a questa massa di gente...
Ma in quanti assistono all'inaugurazione della nuova ala di un museo?
Scommetto che la metà di questa gente non conosce neppure la differenza
fra un quadro ad olio ed uno a tempera!
Guardo il pavimento intarsiato, raggiungendo il piccolo leggio.
Alle mie spalle c'è l'entrata della nuova ala.
Di fronte, quasi un centinaio di persone.
Gente ricca, colta, curiosa...e giornalisti.
Troppi.
Appoggio i fogli sul leggio senza alzare il capo.
Sento dei commenti, anche se solo bisbigliati.
Si chiedono chi sia questo ragazzo, dalla capigliatura assurda.
Alla mia sinistra, un piccolo incitamento.
Mia madre.
È al mio fianco, come sempre.
La guardo ed il suo sorriso mi riscalda.
Un ultimo respiro.
Ora fronteggio la folla.
Sguardi curiosi, attenti, scettici, annoiati.
Ostili.
Balbetto un buongiorno e mi sento un imbecille.
Non ce la farò mai.
Alla mia destra, il dirigente del museo si schiarisce la gola.
Vuole che parli.
Ma non...
Non è possibile!
Non può essere vero!
Quel...quell'angelo appena entrato dalla porta...
Non può essere lui!
Abbasso e sollevo le palpebre, per essere certo di non aver avuto
un'allucinazione.
Ma è reale.
Dall'ingresso principale, vestito con un elegante completo bianco, ha
appena fatto il suo ingresso Kaede Rukawa.
Ed è ancora più bello di quanto ricordassi.
I suoi occhi si spostano sulla folla, poi si alzano ed incrociano i miei.
Ed io li ricordo, maliziosi, brillanti.
Non l'ho più visto da quel giorno.
È passata poco più di una settimana.
Sono stato molto impegnato con l'organizzazione della serata, in più ho
dovuto scrivere e studiarmi il discorso...
La realtà è che non ho trovato il coraggio.
Per tornare da lui.
Per affrontare un suo rifiuto.
In fondo siamo molto diversi, i nostri mondi sono ben distanti.
Io non sono all'altezza del suo, lui non riuscirebbe ad abbassarsi al
livello del mio.
Ero euforico quando ho lasciato casa sua.
Ero convinto di non essere stato il suo giocattolo.
Ma ora non ne sono più così convinto.
Ora rivedo la sua freddezza, la facilità con la quale mi ha voltato le
spalle ed è sparito fra gli invitati.
Mi accorgo solo marginalmente che il brusio sta aumentando.
Vedo solo i suoi occhi.
Mi sembra di cogliere il suo respiro.
- Ah-ehm...Hanamichi... - bisbiglia qualcuno al mio orecchio.
Il responsabile del museo.
Mi sono perso in contemplazione del bellissimo volpino, dimenticandomi
quello che devo fare!
Ed i volti di fronte a me, sono perplessi, derisori, accusatori.
Devo darmi una mossa!
Punto gli occhi sui fogli ordinati sopra il leggio e comincio a parlare.
Non ho più paura di un loro giudizio.
Voglio solo che Kaede Rukawa si renda conto di chi sono in realtà.
Che sappia che sono un tipo orgoglioso, che non si piega di fronte a
nessuno.
Che si tratti di giornalisti, di pettegoli o di...ricconi.
Comincio ringraziando tutti quanti per la partecipazione.
Spiego poi che la nuova ala del museo ospiterà opere di artisti
contemporanei.
Ed infine ringrazio il direttore per averla dedicata alla memoria di Ke'ichi
Sakuragi.
Mio padre.
Un filantropo che supportava il museo, con la propria forza e le proprie
finanze.
Finalmente posso tagliare il nastro rosso.
E la gente applaude con discrezione, prima di riversarsi nella nuova ala
del museo.
Sospiro, finalmente rilassato.
Non ho mai alzato gli occhi...temevo d'incontrare i suoi.
Di leggervi disprezzo o derisione.
Io non sono all'altezza di questo ambiente.
Ci lavoro, per onorare la memoria di mio padre, ma non ne sarò mai parte.
Mia madre ed il direttore mi fanno i complimenti.
Ringrazio, ma ora non riesco ad evitare di cercarlo.
Lo vedo entrare in una stanza dell'ala vecchia.
E non posso che seguirlo.
Il mio cuore sembra impazzito.
Ho il fiatone e sto solo camminando.
Quante volte l'ho sognato?
Sette: un sogno per notte.
Mi fermo sulla soglia della stanza, sentendo che qualcosa si sta
incrinando dentro di me.
Lui c'è, ma non è solo.
C'è un ragazzo, più alto di lui.
Gli parla all'orecchio, indicando un Matisse.
Mi mordo il labbro inferiore e muovo un passo indietro per andarmene,
invisibile, ma il ragazzo mi nota e si volta.
È molto bello, anche se in un confronto con Kaede Rukawa, ne esce
sconfitto.
Porta i capelli dritti sulla testa.
Ha un sorriso canzonatorio e profondi occhi blu...come quelli del mio
volpino.
Mio...
Tocca la spalla di Rukawa, che si volta con un sopracciglio inarcato.
Mi vede, ma la sua espressione non cambia.
Voglio andarmene da qui!
Subito!
Indietreggio di un altro passo, ma il ragazzo sconosciuto mi si avvicina
suadente.
- E così sei tu... - mormora piano.
Non sembra avere un atteggiamento amichevole.
Non capisco...o meglio: temo di capire!!
Rukawa ha confessato al suo ragazzo di averlo tradito con me!
Temo che dovrò difendermi, ma non mi va di farlo qui.
Nel museo che mio padre amava.
E di fronte a Rukawa.
Il ragazzo si ferma a pochi centimetri dal mio viso e mi fissa con
attenzione negli occhi.
Ricambio lo sguardo, non mi lascio intimidire da un riccone borioso.
Lui volta il capo di poco, sorridendo malizioso all'indirizzo di Rukawa.
Lui non si è ancora mosso.
- Hai ragione: fuoco allo stato puro.
Dice parole per me assolutamente incomprensibili.
Poi mi passa di fianco e mi batte un colpetto sulla spalla.
Lo guardo, non riesco a comprendere.
Perché non mi ha preso a pugni?
Che Rukawa non gli abbia detto nulla?
E la storia del fuoco puro?
Scorgo un movimento di fronte a me.
Rukawa mi si sta avvicinando lentamente.
È tanto silenzioso ed elegante, che pare una fiera.
- Sakuragi...è stato difficile trovarti...anche per me.
Parole appena mormorate, cariche della sua voce sensuale.
È sempre più vicino.
Sento appena il vociare della gente nella stanza accanto.
Mi sembra di sentire i suoi passi riecheggiare nella mia mente.
Stringo i pugni, devo costringermi a parlare!
- Po...potevi chiedere a tua madre... - riesco a balbettare.
Mi sento un emerito idiota!
Lui tira le labbra in una specie di sogghigno.
- Devi scoprire molte cose che mi riguardano.
Mormora incatenandomi con gli occhi.
Cerco di dire qualcosa, ma ormai mi è addosso.
Appoggia le dita sui miei fianchi, ma non deve fare nessuna pressione per
trattenermi.
Non riuscirei comunque a spostarmi.
- Ed ho intenzione di fartele conoscere tutte. - soffia sulle mie labbra.
Di nuovo il suo profumo, ma stavolta è reale.
Non lo sto sognando.
E non sto sognando neppure la luce maliziosa nascosta nei suoi occhi
d'oceano.
Vorrei baciarlo.
Con tutto me stesso.
Il mio corpo, il mio cuore, urlano di farlo.
Ma il ricordo del suo rifiuto, mi ferisce la memoria.
Strano.
Quando si è insicuri, ci si ricorda solo delle esperienze dolorose.
Eppure, è stato proprio lui che ha deciso di baciarmi, poco prima di
separarci.
Ma ora, non sta facendo assolutamente nulla.
Respira sulle mie labbra, mi fissa.
Devo parlare!
Devo mettere in chiaro che non sono a sua completa disposizione...
O almeno devo convincere lui della cosa.
- Non...non credi che il tuo ragazzo si arrabbierà se torna e ti trova
così?
Ma che bella domanda, complimenti!
Ora saprò con certezza di essere stato un amante occasionale!
Non era meglio sospettarlo e basta?
Inarca un sopracciglio, ma non si sposta.
È uno cui piace rischiare, ormai ne sono consapevole.
- Il mio ragazzo? Parli di Akira?
Mi stringo nelle spalle.
- Quello che era qui poco fa.
- Akira Sendo...
Non dice altro.
È uno di poche parole, me ne sono reso conto.
Le sue dita salgono lungo la stoffa leggera della giacca.
Sfiorano il mio petto, giungono al colletto della camicia.
Distoglie lo sguardo, liberandomi del suo giogo.
Come la prima volta, allenta il nodo della cravatta.
Ma stavolta qualcosa si spezza dentro il mio petto.
Lo sento chiaramente.
È il mio cuore?
Senza neppure accorgermene, gli afferro con forza i polsi e stringo.
Per fare male.
Solleva lo sguardo, vi leggo qualcosa.
Sorpresa, confusione...rabbia.
Ma io sono molto più furioso di lui.
Ma non sono arrabbiato con lui.
Lo sono con me stesso.
Perché vorrei lasciargli fare ciò che vuole, di me, del mio cuore.
- Io non sono una puttana! - ringhio a mezza voce.
Socchiude gli occhi, ora appare minaccioso.
Ma quando comincio a parlare, è difficile interrompermi.
- Non voglio che tu pensi di venire da me ogni volta che vuoi scopare.
Ora è molto più che minaccioso: sembra pronto ad esplodere.
Ma io non temo confronti, sul piano fisico.
Sono molto più forte di qualsiasi volpino arrogante.
- E' successo una volta, ma non accadrà più!
No!
Voglio ritrattare queste parole!
Ti prego, non ascoltarle, dimenticale!
- Sei un idiota. - sibila lui.
Non le ha ignorate...ma era una pretesa assurda...
Si tira indietro con uno scatto ed io lo lascio andare.
La sua bellezza manda in frantumi i piccoli pezzi del mio cuore che ancora
erano intatti.
Ho appena rifiutato un angelo.
Devo essere impazzito.
Cosa importa se sarò solo la sua bambola?
Cosa importa se vorrà solo il mio corpo?
Piano, senza fretta o la mia frenesia, alza una mano e mi appoggia un dito
contro il petto.
- Sei un idiota, Sakuragi. - ripete.
La sua voce è simile a migliaia di piccole schegge di ghiaccio.
Rabbrividisco.
- Secondo te ti starei cercando da una settimana solo per scoparti? Sai
quanti posso farmene?
"Sakuragi...è stato difficile trovarti...anche per me."
Le prime parole che mi ha detto.
Che idiota...non vi avevo neppure fatto caso!
Mi ha cercato per una settimana...ed è venuto all'inaugurazione solo per
vedermi?
No, fermo! Non farti illusioni!
- E allora perché? - chiedo piano.
Non voglio fare sesso con lui!
Voglio l'amore!
Sono una contraddizione unica, lo so!
Un secondo prima prego perché mi prenda, un attimo dopo lo rifiuto!
Si volta, mentre abbassa lo sguardo.
Sembra che parte della sua sicurezza sia sparita.
Non risponde alla mia domanda.
Rimaniamo in silenzio per un attimo.
Poi sento delle voci che si avvicinano.
Rialza il capo con uno scatto e mi passa di fianco senza guardarmi.
Lo perderò.
Stavolta per sempre.
Mi giro e gli afferro un polso.
Lui non si volta.
- Perché? - chiedo solo, con un soffio di voce.
Abbassa il viso, non mi guarda.
Poi dice qualcosa che mi sconvolge.
Pur senza rispondere alla mia domanda.
- Era il mio primo bacio.
Spalanco gli occhi e senza accorgermene lo lascio andare.
Il...il suo primo bacio?
Io...io non so cosa pensare!
Cioè...mi si è avvicinato, mi ha spogliato, ha fatto sesso con me come se
fosse la cosa più naturale del mondo.
Non era la sua prima volta, ne sono sicuro.
Ma...non voleva baciarmi all'inizio.
Ed il mio primo pensiero è stato che non voleva farlo perché non mi amava.
E se avessi avuto ragione?
Se lui non avesse mai baciato nessuno perché non si era mai innamorato?
Cosa significa?
Che lui...lui...
Esce dalla stanza e rimango solo.
Sono un imbecille.
- Hana!!! C'è Kaede Rukawa! L'ho visto!
Mia madre mi afferra per un braccio ed io sono costretto ad abbassarmi per
arrivare alla sua altezza.
So che c'è Kaede Rukawa, l'ho visto anch'io.
E l'ho lasciato andare.
- Ora vado là e...
- E' ancora qui? - chiedo sorpreso.
Credevo che se ne fosse andato dopo quello che ci siamo detti.
Non l'ho più visto, sebbene l'abbia cercato con insistenza.
- Sì, è al rinfresco, nell'ala ovest! C'è anche Akira Sendo con lui...se
ti va male...
- Mamma! - esclamo esasperato, poi la guardo corrugando la fronte.
- Come conosci Akira Sendo?
- Suo padre è il socio del museo...non lo sapevi?
Scuoto il capo, ma forse intuisco come mi abbia trovato Rukawa.
L'ha saputo tramite Sendo.
Ancora non so cosa ci sia tra loro...
No, un attimo!
Se non mi ha mentito, se davvero era il suo primo bacio...non possono
stare insieme!
Mi muovo velocemente, evito le persone e mormoro scuse quando ne urto
qualcuna.
Devo andare da lui, chiarire ogni cosa.
Non posso lasciarlo andare così!
Sono stato un idiota, dopo quello che mi ha detto...avrei dovuto fermarlo,
dirgli che...
Eccolo.
Mi volta le spalle, ma come non riconoscere la curva elegante della sua
schiena?
Quei capelli sottili che gli ricadono leggeri sulla nuca, giocando con i
riflessi delle lampade?
Akira Sendo gli è di fianco.
Di nuovo, gli parla all'orecchio, con il suo sorriso malizioso.
A guardarli, sembrano una coppia.
Ma stavolta non mi lascerò fermare neanche da questo!
Arrivo alle spalle di Rukawa e lui si volta, come se mi avesse sentito
arrivare.
- Devo parlarti. - dico subito, senza lasciargli il tempo di fare nulla.
Non posso lasciargli credere che non provo nulla per lui.
Non posso permettermi di lasciare spazio alla mia ragione, che mi
urlerebbe di dimenticarlo.
Di non farmi prendere in giro.
- Cosa vuoi?
Il suo tono è aspro, credo di averlo ferito profondamente.
- Parlarti. Da soli.
Sendo abbozza un sorriso, poi rifila uno spintone all'affascinante volpe,
che in qualche modo riesce a non finirmi addosso.
Lui lancia un'occhiata minacciosa all'altro, poi mi precede lungo un
corridoio.
S'infila in una stanza deserta e si ferma sulla porta, lasciandomi
entrare.
Io mi volto, sospiro per trovare il coraggio.
Ma la sua espressione è glaciale.
- Mi dispiace. - dico subito, ma lui inarca un sopracciglio e sbuffa.
- Davvero, mi dispiace! - riprovo - Io...insomma, cerca di capirmi! Vengo
a quel matrimonio, incontro te, che a malapena ti presenti prima di
spogliarmi! Non mi baci! Me ne sono accorto, cosa credi?! Poi ti rivesti e
te ne vai, come se niente fosse! Come credi che mi sia sentito?
- Hai dimenticato un pezzo! - esclama lui, appena un po' alterato - Sono
tornato indietro e ti ho baciato!
- Perché l'hai fatto?
Ecco, l'ho chiesto.
Mi risponderà?
Sembra sorpreso della mia domanda e per un attimo sembra persino che
voglia rispondermi.
Però poi si stringe nelle spalle senza parlare.
La sua espressione è sempre glaciale.
Il suo portamento resta fiero.
Ma io m'intenerisco.
Non so neppure il perché.
Così, decido che voglio fare io il primo passo...
E se andrà male...soffrirò con la consapevolezza di averci provato!
- Ti ho sognato ogni notte. - mormoro; allarga gli occhi ed è veramente
sorpreso.
- E quando ti ho visto entrare nella sala, ho pensato che stavo sognando
per l'ennesima volta; poi mi sono ritrovato da solo con te, di nuovo, ed
ho sentito il tuo profumo, che già riconosco fra altri mille. Ho capito
che non stavo sognando...ed ho avuto paura. Di essere solo un tuo
giocattolo.
Ci fissiamo, non distoglierò lo sguardo.
Se mi rifiuterà, voglio che lo faccia consapevole del mio orgoglio.
Della veridicità delle mie parole.
- L'ho fatto perché... - s'interrompe e trattengo il fiato: sta
rispondendo alla mia domanda - Perché mi sono innamorato di te nell'attimo
stesso in cui ti ho visto.
Non posso crederci.
Ora sono assolutamente certo che sto sognando.
Quell'angelo non può avermi appena detto di essere innamorato di me.
Non è possibile!
Noto appena che sta chiudendo i battenti delle porte alle sue spalle.
Mi accorgo solo che i suoi passi lo stanno avvicinando a me.
È sempre felino come una fiera, ma ora sembra solo...sincero, non più
altezzoso.
- Non sei un giocattolo, non lo sei mai stato. - continua - Ed ora...ti
chiedo di fare l'amore con me.
Si ferma a pochi passi di distanza.
Lascia che sia io a decidere.
Forse si è reso conto che se solo mi sfiora, io perdo la capacità di
ragionare.
Io vorrei gettarmi fra le sue braccia.
L'ho desiderato dal primo momento in cui l'ho visto, in quella chiesa.
Ma devo ragionare.
Ci sono troppi ostacoli fra noi.
La sua ricchezza.
La sua ragione sociale.
- Rukawa...io...
Come dirglielo?
Come confessargli che non mi sento alla sua altezza?
- Mia madre ed io lavoriamo, per mantenerci ed andare avanti...
Mi fermo, ho sbagliato tutto quanto: cosa può capire, da queste parole?
Sembrano assolutamente fuori luogo.
Dette a caso.
Ma lui si muove veloce e mi chiude la bocca con la mano.
Mi fissa e scorgo qualcosa in fondo ai suoi occhi.
Rabbia?
- Non voglio sentire discorsi del genere!
Sibila.
È arrabbiato, ma non ne comprendo il motivo.
- Voglio la sincerità da te, la pretendo: ti spaventa la ricchezza?
Allargo gli occhi, sorpreso: credevo di aver detto frasi incomprensibili,
invece lui ha capito subito.
Poi mi concentro sulle sue parole: pretende sincerità?
Mi chiedo con che autorità la pretenda.
Però...
Un angolo del mio cuore mi dice che ha il diritto di avere simili pretese.
Perché anche io pretendo sincerità da parte sua.
Mi ha lasciato andare ed io abbozzo un sorriso tirato.
- Potresti giurare che per te non ci sarebbero problemi? Tu ed io siamo
completamente diversi: io non riuscirei ad abituarmi alla tua vita, alla
tua classe sociale.
- Tutto qui il problema?
Chiede lui con sufficienza.
Scuoto il capo, sorridendo con comprensione.
È la solita, vecchia storia.
Il povero che si mette con il ricco.
Ma questa non è una favola, non sarà tutto rose e fiori.
- Saku...Hanamichi... - dice piano, quasi gustandosi il mio nome.
Ed un languore s'impadronisce di me, perché mai questo nome mi è parso
così speciale.
- Ho frequentato una scuola pubblica, non ho mai partecipato a nessuna
cena di gala o ad eventi dell'alta società. Ora studio all'università, ma
lavoro per mantenermi. Vivo in una casa mia, lontano dai miei genitori,
con i quali quasi non parlo. Ad essere sincero, questa è la prima volta in
tutta la mia vita che parlo tanto.
Mi mordo il labbro inferiore, deglutendo.
Sembra...sembra che non ci siano ostacoli...
Si avvicina ancora, ora i suoi occhi sono quasi incollati ai miei.
Sento il suo fiato lambire le mie labbra.
- Credi ancora che ci sia qualcosa che potrebbe separarci? - mormora.
Muovo piano il capo, negando.
E lui allunga il viso e sfiora le mie labbra con le sue.
Traccia dei lievi baci lungo il profilo della mia bocca ed io chiudo gli
occhi sospirando.
Questo era ciò che desideravo.
Questo sentimento che mi trasmette attraverso i suoi tocchi leggeri.
Lo bramavo.
- Sembra incredibile, lo so...ma ti amo. - sussurra al mio orecchio.
Senza accorgermene mi ritrovo a stringerlo contro di me.
- Anch'io ti amo. - mormoro, ancora incredulo.
Mi stringe e le sue labbra si muovono lungo il mio collo.
Sale verso l'orecchio e mi morde il lobo, tirandolo con i denti.
Gemo, già perso nell'estasi che sa procurarmi.
Sarebbe riduttivo dire che è sensuale.
Ha una carica erotica impressionante.
Riesce ad eccitarmi solo respirando.
- Non hai risposto alla mia domanda. - dice piano, ritraendosi per
guardarmi negli occhi.
Io incrocio le sopracciglia, non so di che domanda stia parlando.
- Vuoi fare l'amore con me?
Mi sento andare a fuoco.
Vuole farlo ora?
In una sala di un museo affollato?
Potrebbe entrare chiunque!
In qualsiasi momento!
- A...adesso? - balbetto; lui mi rivolge un sorriso malizioso e con un
gesto abile mi slaccia la cintura dei pantaloni.
Abbasso lo sguardo, osservando le dita candide che giocano con il bottone
e la zip.
Vuole farlo adesso!
- Ru...
- Kaede, amore...mi chiamo Kaede. - bisbiglia prima di premersi contro di
me.
La sua lingua mi lambisce le labbra e le concedo l'accesso.
S'incrocia con la mia, danza, l'ipnotizza.
Tutto sparisce, ora esistiamo solo noi due ed i nostri corpi.
Gli sfilo la giacca bianca e la lascio cadere a terra.
Lui non si lamenta del fatto che probabilmente non sarà più così candida
quando la indosserà di nuovo.
Sfila la camicia dai miei pantaloni e la apre abilmente.
Le mie dita si muovono frenetiche, per riuscire a spogliarlo dagli abiti,
ora inutili.
Restiamo a petto nudo e lui lascia la mia bocca, alla quale era stato
incollato fino a quel momento.
Scende sul mento, poi s'impossessa del pomo d'Adamo.
Getto indietro il capo, per lasciargli libertà di movimento, ma non smetto
di occuparmi dei suoi abiti.
Con la lingua traccia il profilo dei miei pettorali, poi stuzzica un
capezzolo.
Mi sfugge un gemito più forte, mentre m'inarco involontariamente.
Lui infila le dita nei boxer e me li cala lungo le gambe insieme con i
pantaloni.
Sono quasi nudo.
E mi assale il panico!
Sono impazzito del tutto!!!
Può entrare chiunque e beccarci così!
- Ka...Kaede... - provo, ma lui si raddrizza e di nuovo copre la mia bocca
con la sua.
Con una mano mi preme contro di sé, mentre con l'altra sfiora il mio
sesso.
Gemo fra le sue labbra.
Non ho la forza di oppormi.
Si ritrae solo per riuscire a parlare, le labbra ancora a contatto con le
mie.
- Togliti le scarpe.
- Kaede noi... - m'interrompe di nuovo, sa che cerco di ragionare.
Così penetra di nuovo le mie labbra con la lingua, impedendomi di parlare.
Mi cinge il busto con entrambe le braccia e mi solleva di peso.
Non lo facevo così forte...
Non sono più così sicuro di poterlo battere in un'eventuale rissa!
Mi aggrappo alle sue spalle mentre mi tolgo le scarpe con i piedi, come mi
ha chiesto.
Anche i pantaloni cadono a terra, seguiti dai boxer.
Mi rimette a terra e mi lascia.
Ora mi sento un idiota: sono nudo, in una stanza di museo.
Lui, almeno, indossa ancora i pantaloni!
Vedo che si guarda intorno, poi un lieve sorriso malizioso gli sfiora le
labbra.
Si avvicina ad un piedistallo e prende una statua astratta, che dovrebbe
raffigurare una madre con un bambino.
Si ferma e mi guarda.
- Ci sono allarmi?
- No, per queste opere no...
Fanno pena, chi dovrebbe rubarle?
Prende con delicatezza la statua e la toglie dal piedistallo,
appoggiandola a terra.
Poi si volta e mi guarda, indicandomi di raggiungerlo.
- Vieni.
Mi avvicino con le gambe tremanti, sotto il suo sguardo.
Mi osserva con attenzione, sembra che nessun particolare possa sfuggire a
quegli occhi limpidi.
Mi sento come una preda: braccata e senza via di fuga.
Ma non ho più intenzione di fuggire.
Non più.
Allunga le braccia quando sono ormai vicino a lui.
Mi prende i fianchi e mi tira con forza contro di sé, sbilanciandomi.
Mi aggrappo alle sue spalle per non cadere.
Lui ne approfitta e di nuovo mi bacia.
Sembra che voglia rimediare per non averlo fatto abbastanza durante il
nostro primo incontro!
Mi solleva e mi ritrovo seduto sul piedistallo, al posto della statua.
Si toglie in fretta ciò che ancora indossa, poi si preme contro di me.
Scende con le labbra lungo il mio collo.
Morde la giugulare.
Lambisce i pettorali.
Succhia i capezzoli.
M'inarco e gemo, ormai senza ritegno.
Non m'importa se qualcuno entrerà e ci vedrà così.
Lo prenderò a pugni e lo farò fuggire velocemente.
Appoggio le dita sui suoi fili di seta nera.
Sta leccando l'ombelico, le sue mani sono sui miei glutei.
Poi scende, ancora.
Sfiora il mio sesso con labbra leggere.
Risale la sua lunghezza con la punta umida della lingua.
Ne bacia la sommità, due, dieci, mille volte.
E poi lo accoglie dentro di sé.
Mi sfugge un lungo gemito, che non riesco a trattenere.
Si muove, lento, e mi manda in estasi.
Di nuovo quella sensazione.
Di nuovo la consapevolezza che siamo nati per unirci.
Mi avvicino di più a lui, quando si allontana.
Credo che potremmo fonderci in un'unica persona, se solo lo volessimo.
Sento che sto per esplodere e cerco di fermarlo, ma stavolta non lo fa.
Afferra i miei polsi per tenermi fermo e continua a suggere.
Esplodo urlando, cercando inutilmente di trattenermi.
Una sua mano sale veloce e mi copre la bocca.
Ne mordo il palmo, senza neppure accorgermene.
È di nuovo un orgasmo senza fine.
È di nuovo quella certezza di aver trovato il mio completamento.
Solo dopo aver inghiottito tutto il mio seme, Kaede si alza ed afferra con
forza il mio viso, per baciarmi.
Mi accorgo del suo respiro pesante.
Sento i suoi muscoli fremere.
Dev'essere al limite.
E poi sento il suo sapore, dolce, mescolato con quello del mio seme.
È un miscuglio esplosivo!
Combinato con il movimento del suo sesso eretto contro il mio, mi manda in
visibilio.
Lo voglio!
Voglio che il suo corpo si unisca al mio.
In modo definitivo.
Me lo stringo al petto e ricambio con foga il bacio.
E lui comprende...perché le nostre anime, in fondo, sono una sola.
Mi fa scendere dal piedistallo ed io mi volto per offrirgli accesso al mio
corpo.
Appoggia il petto contro la mia schiena e mi offre due dita da inumidire.
Le fa entrare ed uscire dalle mie labbra, e geme piano.
Ora sono pronto.
Toglie le dita dalla mia bocca e mi penetra gentilmente.
Mi spingo contro di lui, ormai sono di nuovo al limite.
Toglie le dita e lo guardo confuso.
Lui mi afferra un braccio e mi trascina verso un muro.
- No. - dice piano, la voce roca - Voglio guardarti negli occhi.
Appoggia la mia schiena contro la parete, fra due quadri astratti.
Poi mi solleva ed io incrocio le gambe intorno alla sua vita.
Penetra piano dentro il mio corpo, fissandomi con i suoi due zaffiri, ora
scuri.
Si ferma una volta entrato completamente.
Mi chiede con lo sguardo se va tutto bene.
Sorrido e gli sfioro le labbra e, come sempre, lui comprende le mie parole
non dette.
Comincia a muoversi ed io gemo.
Voglio e chiedo di più.
Ed il suo ritmo diventa frenetico.
Mi bacia con forza e sbatto la nuca contro la parete.
Ma ho la testa dura, figurarsi se me ne accorgo.
Allungo una mano ed afferro il mio sesso, fra i nostri corpi.
Lui non può farlo, rischierebbe di farmi cadere.
Ma non mi servono molte stimolazioni.
Lo sento esplodere dentro di me ed immediatamente lo seguo.
Soffoca un urlo contro il mio petto ed io serro le labbra per impedirmi di
gridare.
Poi si ferma, piano, e mi morde il collo con delicatezza.
Io ansimo, sono sfinito.
Se mi lascia, so che cadrò a terra.
Lui esce dal mio corpo e mi appoggia delicatamente.
Ma non mi lascia andare ed io resto aggrappato alle sue spalle.
Mi guarda negli occhi, poi mi bacia con dolcezza.
Passano diversi minuti prima che ci decidiamo a riprendere fiato.
E di nuovo, i nostri sguardi s'incastonano uno dentro l'altro.
Irrimediabilmente.
- Credi ancora di essere il mio giocattolo? - sussurra gentile.
Io scuoto il capo.
- No.
Annuisce ed abbozza un sorriso.
- Allora, Hanamichi Sakuragi, vuoi venire a vivere con me?
Ne sono sorpreso, sul serio!
Ci siamo visti due volte e lui...fermo, aspetta!
Che cavolo sto pensando?
Noi siamo destinati l'uno all'altro, non è stato il mio pensiero costante,
da quando l'ho visto?
Ed è evidente che anche lui la pensa come me!
Quindi, perché mi stupisco?
- Non posso vivere senza averti accanto in ogni istante.
Queste parole, sussurrate senza vergogna o esitazione, fanno crollare
qualsiasi barriera.
Lo abbraccio con forza, nascondendo il viso contro la sua spalla.
- Neppure io posso...e verrò a vivere con te! Anche subito!
Mi stringe baciandomi il collo, mentre le sue dita mi accarezzano la nuca.
- Allora, rivestiamoci ed andiamo a casa.
Non mi sembra vero.
È tutto nato per caso, il nostro incontro, il nostro amore.
Eppure, ora siamo qui, insieme, distesi nel nostro letto matrimoniale.
Sono passati anni da quel giorno.
Dal giorno in cui il matrimonio cristiano di Kaoru Rukawa sigillò il
nostro futuro.
Dal giorno in cui scorsi un angelo moro tra la folla.
Dal giorno in cui quell'angelo riconobbe nel mio animo la sua metà
mancante.
Dal giorno in cui mi chiesi se anche lui era stato colpito da un colpo di
fulmine.
Ma da allora, non ci siamo mai separati.
Niente è riuscito ad allontanarci.
Né gli impegni, né la scuola, né le divergenze di carattere.
E neppure i genitori di Kaede, che ormai non vediamo da anni.
E che l'hanno diseredato appena scoperta la nostra convivenza.
Hanno provato in tutti i modi a far "ragionare" il loro figliolo, ma non
ci sono mai riusciti.
Le loro minacce erano frasi assolutamente insensate per lui.
Cancellarlo dall'alta società.
Eliminare ogni traccia di parentela con loro.
Toglierlo dal testamento.
E tutto per colpa mia.
Quante volte ho pensato di lasciarlo andare.
Perché non potevo sopportare di essere la causa delle sue sciagure.
Ma ogni volta non ha fatto che ripetermi che l'unica sciagura, per lui,
sarebbe stata vivere senza di me.
Che non gli importava assolutamente nulla delle cose materiali che i suoi
genitori potevano offrirgli.
Le UNICHE cose che i suoi genitori potevano offrirgli!
Mentre io, posso dargli qualcosa di più.
La mia anima, il mio cuore.
E questo, è ciò che gli basta per sopravvivere.
Angelo mio, ora che sono passati tutti questi anni, posso affermare con
sicurezza che hai sempre avuto ragione.
Che tu sei ciò che mi basta per sopravvivere.
Ed insieme, sopravviveremo per sempre.
Ti stringo con forza, sdraiati insieme nel nostro letto.
Le tue labbra cominciano a sfiorare il mio collo.
Il tuo respiro è già accelerato.
Per l'ennesima, infinita volta, faremo l'amore.
Ed i nostri corpi, diverranno come le nostre anime.
Un'unica, sola entità.
FINE
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