Questa è la mia prima fic su Yu-Yu Hakusho, quindi, vi
prego, non accanitevi per eventuali errori… io non ho mai letto il manga, mi
baso solo sulla serie tv (che non ho visto fino alla fine dato che l’hanno
sospesa subito dopo la conclusione del torneo delle arti marziali nere… grrrrr…).
Dunque,
la coppia è la celeberrima HieiXKurama… ora, dalle decine di fic che ho letto
(Sandy Youko rules^^), Hiei ne usciva quasi sempre come l’elemento più debole
e fragile… mhhh…
Ecco
perché la mia piccola mente perversa ha deciso di scrivere questa fic… voglio
dire, immaginatevi per un istante il povero Kurama, che si deve giostrare le sue
due identità…
Come
al solito i personaggi non mi appartengono e io non ci guadagno un euro a
scrivere ste cose…
Un
bacio a tutti
An_
Decisions di
Antares
Kurama camminava lentamente,
la testa persa in pensieri turbati.
Era
appena uscito da scuola e si stava dirigendo verso casa; aveva così tanto
su cui riflettere.
Gli
sembrava che la sua vita stesse cambiando in modo troppo veloce ed
inaspettato, e a lui questo non piaceva, lo faceva sentire insicuro…
dopotutto lui era “mister organizzazione prima di tutto” come si
divertiva a definirlo sua madre.
E
lui trovava che il nomignolo, per quanto affettato, gli calzasse a
pennello.
Detestava
perdere il controllo della situazione, detestava ciò che non poteva
prevedere… ma più di tutto detestava provare ciò che provava per quel
dannato, maledetto demone di fuoco.
Lui
era soddisfatto della sua vita, non avvertiva il bisogno di complicarsi
l’esistenza… per lungo tempo aveva deciso di non liberare la sua parte
demoniaca e di rimanere a vivere tranquillo nel ningekai, e questo era
quanto.
Basta
mondo degli spiriti, basta combattimenti, basta poteri astrali… e basta
demoni, tutti fuori dalla sua vita.
Tutti.
Sospirò
in preda allo sconforto.
Per
salvare sua madre aveva accettato di rubare i tesori del Makai, e si era
scontrato con Yusuke… e poi si era lasciato invischiare in tutta quella
strana storia dell’ “assistente detective”…
Aveva
combattuto al fianco dei suoi nuovi amici, rilasciando per la prima volta
da sedici anni a quella parte il suo potere… ricordava ancora con
meraviglia la sensazione quasi dimenticata di onnipotenza che l’aveva
invaso quando aveva liberato il suo you-ki demoniaco, durante il torneo di
arti marziali nere, ed era tornato ad essere Youko Kurama…
Ricordava
però altrettanto chiaramente la parte umana che urlava terrorizzata a
quell’invasione di potere ombra, avvertendone la natura oscura e
potenzialmente malvagia…
Ricordava
il lampo di dolore che gli aveva straziato le carni, quando il suo corpo
si era come sciolto, per plasmarsi nella figura di Youko…
Ricordava
l’immenso sfinimento che l’aveva colto quando aveva richiamato la sua
metà Youkai, la sofferenza della mutazione del suo corpo, la difficoltà
con cui era tornato umano, relegando l’altra parte di sé in una buia
segreta, in fondo all’anima, la mente ningen che si opponeva alla sua
esistenza…
Ricordava
le parole di Hiei, quasi sussurrate, in uno dei suoi rari momenti di
loquacità, fissandolo con gli insondabili occhi rossi: “Tu sei quello
che eri destinato ad essere… se temi te stesso, finirai col temere la
vita. Il tuo lato oscuro è legato a te, è l’altra parte di te. Non
puoi rinunciare a ciò che ti rende completo.”
Quelle
parole, pronunciate con voce bassa ed incredibilmente morbida, l’avevano
colpito duramente, intimorendolo più di tutte le sue sensazioni, proprio
perché erano la verità.
Il
demone era stato di una sincerità così cruda che lui per un attimo lo
aveva odiato.
L’aveva
odiato con tutte le sue forze per avergli mostrato ciò che lui già
sapeva ma si rifiutava di ammettere.
L’aveva
odiato tanto da volerlo uccidere.
E
poi… poi l’aveva fissato con astio negli occhi e aveva scorto una
compassione così profonda luccicarvi dentro, una pena ed una comprensione
che non aveva pensato fosse possibile che alcuno provasse per lui.
La
rabbia e l’odio erano svaniti.
Lui
e Hiei erano così simili in quel frangente…
Hiei
aveva dovuto accettare la sua natura fuoricasta di Koorime, e questo era
stato un fardello che aveva costantemente influito nella sua solitaria,
triste vita.
Si
era sentito improvvisamente vicino a quello spietato, orgoglioso, freddo
demone che aveva deciso di aiutarlo mettendo a nudo un pezzo dei suoi
pensieri, mostrandogli quell’anima che teneva chiusa in una torre di
sofferenza e distacco.
Ricordava
che quando gli era andato vicino l’aveva fissato con diffidenza, i pugni
chiusi lungo i fianchi in un atteggiamento teso, forse temendo di essere
stato troppo esplicito.
Ricordava
com’era sobbalzato quando lui l’aveva abbracciato, dolcemente,
premendo leggermente il corpo contro il suo…
Ma
sopra ogni cosa ricordava lo stupore e la tenerezza che l’avevano invaso
quando aveva sentito Hiei ricambiare l’abbraccio, circondandogli
dolcemente la vita, facendo attenzione alle sue ferite, le mani che gli si
erano posate leggere sulla schiena, il
respiro calmo fra i suoi capelli.
Conforto,
fiducia, appoggio.. era tutto questo che lo sfuggente demone di fuoco gli
aveva comunicato stringendolo contro il calore rassicurante del suo corpo,
facendogli capire che, a dispetto di tutto, non era solo.
“Grazie”.
Era l’unica cosa che gli aveva sussurrato quando si erano sciolti.
Ricordò
che il demone l’aveva fissato in modo assorto, forse in qualche modo
percependo la reale profondità dei suoi sentimenti, poi si era voltato,
tornando a pulire la sua Katana, ma non prima che lui riuscisse a scorgere
un lieve, enigmatico sorriso inarcargli impercettibilmente le labbra.
Ripensandoci
ora, sotto il sole del Ningekai, considerò che forse era stato proprio
allora che aveva cominciato ad innamorarsi di lui… oh, basta!!!
Non
poteva lasciare nemmeno divagare i suoi pensieri che tutto lo riconduceva
a quello stramaledettissimo, freddo, arrogante, meraviglioso demone.
Era
pura, semplice follia.
Controllo,
Kurama, controllo, ripetè fra sé.
Tutto
quello che doveva fare era dimenticarlo, lasciarselo alle spalle come
quelli che l’avevano preceduto.
L’aveva
fatto altre volte, non sarebbe stato difficile.
Si
accigliò, frustrato.
In
che razza di pasticcio era andato a cacciarsi!!
Se
solo fosse riuscito ad evitarlo il più possibile, forse questo avrebbe
semplificato le cose…
Già,
come no.
La
sua doppia vita da gestire… il ruolo di bravo figlio e studente modello
da mantenere… e ora questo… semplificare le cose, ironizzò la sua
mente.
“Speriamo
almeno che non mi capiti tra i piedi…”
Improvvisamente
si scontrò con una figura che veniva dalla parte opposta, finendo a terra
con un tonfo.
“Ma
che cavolo…” sbottò, alzando furente gli occhi per vedere chi fosse
quell’imbecille.
E
ti pareva… gemette fra sè, riconoscendo immediatamente la snella figura
in nero che gli si stagliava davanti.
Hiei
lo fissava, le braccia incrociate sul petto, palesemente divertito a
giudicare dal ghigno che gli arricciava le labbra sottili.
Il
cuore di Kurama perse un battito mentre incontrava quegli intensi occhi
rossi…
Controllo,
si ricordò.
“Spero
che tu ti sia divertito” commentò, cercando di controllare il tremito
nella voce.
La
smorfia di Hiei si attenuò, avvertendo la sua irritazione, senza però
sparire completamente.
“Sei
tu che mi sei piombato addosso, baka Kitsune”
“
Dopo che tu ti sei piazzato giusto davanti…” lo rimbeccò, cercando
nel contempo di rialzarsi nel modo più dignitoso possibile.
Impresa
tutt’altro che facile, dato che, nella caduta, la cinghia dello zaino
gli si era aggrovigliata attorno all’uniforme scolastica, e la cartella
si era aperta, rovesciandogli addosso buona parte dei libri.
Vista
la situazione, mandò al diavolo la dignità e si accontentò di provare a
rimettersi in piedi.
I
suoi goffi tentativi dovettero deliziare il seno dell’umorismo del
demone, poiché Kurama lo avvertì chiaramente sbuffare alle sue spalle,
nel vano tentativo di trattenere un’ironica risata.
Kurama
ne aveva abbastanza… passi il danno, ma dover subire anche la beffa…
“invece
di fare l’idiota, perché non mi aiuti??” lo riprese, fissandolo
duramente da sopra la spalla.
Hiei
scosse divertito la testa, e con un rapido spostamento d’aria gli fu
accanto e lo sollevò da terra, lesto.
Kurama
rimaneva sempre sbalordito dalla silenziosa velocità con la quale si
muoveva.
In
pochi secondi, Hiei raccolse la pila di libri rovesciatesi fuori dello
zaino, fissando accigliato i titoli.
“Ma
capisci davvero qualcosa di questa roba?” gli chiese dubbioso,
porgendogli il tomo di algebra.
Kurama
si strinse nelle spalle, riponendo al sicuro il testo e contemporaneamente
controllando che nessuno dei suoi preziosi libri avesse subito evidenti
danni.
“Non
è così difficile come può sembrare” gli disse, fissando l’ultima
cinghia dello zaino con pochi, esperti movimenti.
Squadrò
con sguardo scettico la sua divisa , notando costernato che era strappata
in due punti e macchiata in molti altri.
“Oh,
no, accidenti!!” Si disperò. Era la seconda divisa che rovinava
quell’anno per colpa di un demone.
Inchiodò
Hiei con uno sguardo truce e se ne andò, lasciandolo lì impalato,
evitando di salutarlo.
Che
imbecille! Pensò tra sé, mentre riprendeva velocemente la strada di
casa.
Cosa
cavolo gli era saltato in testa di piazzarsi di fronte a lui quando era
evidente che non l’avrebbe evitato?
Scosse
la testa, arrabbiato.
Era
tipico del Koorime comportarsi in modo inspiegabile.
Un’ombra
gli scivolò a fianco.
“Non
è stato molto gentile da parte tua piantarmi così” dichiarò Hiei,
fissandolo di sbieco.
Kurama
non si degnò di rispondergli, tenendo cocciutamente il viso rivolto in
avanti, allungando il passo e costringendo il demone ad accelerare per
riuscire a stargli vicino.
Non
era disposto a lasciarsi blandire così facilmente, nonostante fosse stato
felicemente colpito dal fatto che Hiei avesse deciso di seguirlo.
Il
demone di fuoco sbuffò, stizzito da quel comportamento irritante.
Considerò
seriamente l’idea di filarsela, ma dopo un rapido sguardo al viso
irritato della Kitsune, concluse che non era una buona soluzione.
Continuarono
a camminare ancora un po’, in silenzio, ognuno chiuso nel proprio
orgoglio, ognuno preda di strani pensieri.
Nonostante
l’incidente di poco prima, quella strana passeggiata a fianco del demone
lo rilassava. Hiei era un tipo di poche parole, ma a lui questo piaceva.
Avvertirlo vicino era una scossa elettrica lungo la spina dorsale, era la
consapevolezza di sentirsi al sicuro, avvolto da una calda sensazione di
pace.
Quel
pensiero lo turbò… era davvero così che quel piccolo demone riusciva a
farlo sentire?
Sicuro,
protetto, come un esule che finalmente torna a casa?
Avvertì
un’improvvisa stretta alla bocca dello stomaco.
Tutto
questo era nuovo, inaspettato, spaventoso… arrivare a dipendere in modo
così profondo da una persona voleva dire non avere più alcuna via
d’uscita, imboccare una strada a senso unico…
No!
Basta!!
Non
poteva permettersi di perdere il proprio senno dietro a questi pensieri,
non era da lui.
Scosse
furiosamente la testa.
“Qualcosa
non va?”
Kurama
si volse verso il demone.
Hiei
la stava fissando accigliato, gli occhi rubino che scintillavano,
enigmatici; a Kurama sembrò di avere davanti una sfinge.
Il
ragazzo respirò a fondo, incontrando lo sguardo interrogativo del koorime.
“No,
è tutto a posto” lo rassicurò, con un sorriso tanto grande quanto
falso”Sono solo stanco e ho un mucchio di cose per la testa”concluse,
rivelandogli almeno un frammento della complessa situazione in cui si
ritrovava.
Hiei
non aveva smesso un secondo di decifrare i suoi movimenti, oltre ad
ascoltare quello che gli aveva detto.
Fece
un sorriso scettico, ma non commentò.
Camminarono
ancora un po’ fianco a fianco, in silenzio.
“Non
sei arrabbiato con me?”
La
domanda colse Kurama di sorpresa, distraendolo
dalle sue eterne rimuginazioni.
“No,
non sono PIU’ arrabbiato con te” gli disse, trovando difficilissimo
non sorridergli ed abbracciarlo stretto.
Hiei
si limitò ad annuire, il pigro accenno di quello che poteva essere
definito un sorriso ad ammorbidirgli la linea dura delle labbra.
Kurama
ridacchiò fra sé, divertito.
Quel
demone testardo che faceva di tutto per mostrarsi odioso e detestabile,
riuscendoci alla perfezione la maggior parte delle volte, chissà come ci
sarebbe rimasto se avesse saputo che lui invece lo trovava tanto dolce…
c’era qualcosa in lui che gli faceva scattare quel desiderio inconscio
di “tana calda” che molte persone provano in una giornata di
pioggia… coccole, calore, affetto… tutto questo solo fissando il suo
viso, i suoi occhi, il modo in cui gli camminava a fianco, con il passo
leggero ed aggraziato proprio come quello di un felino, la linea delle
braccia, le mani forti che affondavano nelle tasche dei suoi
affezionatissimi pantaloni neri… bastava così poco di lui per
affascinarlo, per intrigarlo…
Un
enorme cartello con la scritta lampeggiante “senso unico”gli apparve
davanti agli occhi, riscotendolo ancora una volta.
Accidenti,
ci era ricascato.
Doveva
darci un taglio, e subito, prima di fare qualcosa di enormemente
stupido… non doveva dimenticare, poi, che quel piccolo bastardo
possedeva lo Jagan…
“Scusami
Hiei, mi ha fatto piacere trascorrere del tempo con te, ma ora devo
proprio scappare… ho un sacco da fare”
Borbottò
le parole in modo veloce, agitato, sentendosi inchiodare da
quell’intenso sguardo inquisitorio… salutò il demone con la mano e si
mise a correre il più veloce possibile, consapevole di avere quegli occhi
di fuoco fissi su di lui.
Hiei
lo guardò andar via sconcertato.
Per
lui non era facile capire le altre persone e quella in particolare lo
mandava regolarmente in crisi.
“Stupida
volpe” grugnì.
Si
strinse nelle spalle, e riprese a camminare, lentamente, confondendosi fra
le ombre della sera.
Scelse
le stradine più nascoste, dove sapeva che non avrebbe trovato umani…
Dei,
come detestava quella razza di sciocchi esseri senza spina dorsale, che
vivevano, mangiavano, si riproducevano, ignari delle tremende forze che si
scatenavano attorno a loro e che minacciavano le loro insulse, inutili
vite.
Fece
una smorfia, disgustato.
Avrebbe
voluto tornare nel Makai, l’unico vero posto che considerava simile ad
una casa, ma Koenma gli aveva ordinato di rimanere sulla terra per aiutare
Yusuke e gli allegri compagni nella lotta contro i cattivi di turno che
cercavano di sterminare qualche milione di umani.
Hiei
aveva espresso il suo pensiero, secondo cui meno Ningen c’erano, meglio
si stava, ma il piccoletto era stato irremovibile: o la terra, o avrebbe
dovuto scontare la pena prevista per tutti i reati commessi…
Il
demone sbuffò, irritandosi al solo ricordo di quel turpe ricatto.
All’inizio
pensava sarebbe stato facile defilarsi, rimanendo in disparte, ma poi
aveva dovuto ammettere contro se stesso che la cosa si faceva
interessante, soprattutto dopo aver assodato l’abilità di Yusuke e la
potenza di Kurama…. La sua mente gli fece presente che neppure Kuwabara
era poi così male, ma a prescindere da tutto restava sempre un idiota…
un idiota FASTIDIOSO, data la sua preoccupante tendenza a seguire Yukina
sempre e dovunque.
E
poi Hiei amava combattere, più feroce era la lotta, più si divertiva…
e questo era stato un elemento determinante per farlo partecipare, non per
i ningen, ci mancherebbe altro, ma per migliorare se stesso.
Ma…
ma non era solo questo.
Sarebbe
stato troppo semplice.
Aveva
finito per affezionarsi sempre di più ai suoi compagni, a Kurama in
special modo…
Kurama…
quel ragazzo era un mistero.
Un
demone volpe talmente stupido da condividere due identità… all’inizio
credeva che sarebbe impazzito.
E
quando si era trasformato in Youko, durante il torneo nero…
Hiei
scosse la testa, perplesso.
Ripensò
all’immensa furente energia che gli era scaturita dal corpo… sorrise
al ricordo dello stupore che avevano provato quando era diventato
l’altro se stesso, un demone dai capelli argentati… elegante, potente.
Ricordò
la sensazione, bravissima a dire il vero, di soggezione e paura che gli
aveva ispirato quella nuova creatura che si andava delineando davanti ai
suoi occhi.
Quando
era crollato a terra, sfinito gli si era avvicinato… e aveva letto in
quegli occhi un terrore ed uno smarrimento tali da colpirlo profondamente.
Gli
aveva chiarito il suo pensiero, cercando di fargli capire l’inutilità
delle sue opposizioni.
Aveva
avuto il vago sospetto di essere stato troppo duro, quando Kurama lo aveva
fissato con odio e aveva deciso di lasciar perdere, ma improvvisamente gli
era balzata agli occhi la verità: tutto quello che lui gli aveva detto,
Kurama lo sapeva già, aveva solo il terrore di dover scegliere cosa
essere…
Hiei
scosse per l’ennesima volta la testa, ripensando a tutti i sentimenti
che l’avevano per un attimo legato all’altro demone… lui sapeva cosa
voleva dire essere in bilico tra due nature, senza poter appartenere né
all’una, né all’altra.
Forse
Kurama lo aveva capito, forse no, il fatto comunque era che mentre Hiei si
stava preparando a ricevere uno schiaffo, quello strano ragazzo lo aveva
abbracciato.
Una
curiosa sensazione lo invase, al ricordo di quell’abbraccio: era come se
mille piccoli ma
fastidiosissimi insetti gli corressero lungo lo stomaco e l’addome…
ripensò al calore che lo aveva avvolto all’improvviso, alla morbida
compattezza di quel corpo contro il suo: per la prima volta nella sua
solitaria, lunga vita si era sentito vicino a qualcuno, protetto dalla
solitudine e dal dolore.
Digrignò
i denti, minaccioso.
Non
doveva permettere a quei ricordi di prendere il sopravvento.
Era
stato solo un momento di pace, nulla di più.
Solo
un istante, che però era riuscito a lenirgli molte ferite.
Scacciò
irato quegli assurdi pensieri dalla sua mente.
Lui
era un demone, uno youkai che viveva per combattere, per uccidere e
combattere di nuovo… lui era una creatura sola, che proprio attraverso
la solitudine aveva creato la sua forza.
Solitudine
e dolore.
Ombra
e rifiuto.
Non
c’era stato altro nella sua vita, e così sarebbe stato per sempre.
*Mi
ha fatto piacere trascorrere del tempo con te* La sua voce gli raggiunse
la memoria.
Furibondo,
dette un violento calcio al muro di una palazzina.
“E
allora!? Questo non vuol dire niente! Niente! MI hai capito???” gridò,
rivolto a qualcuno che solo lui poteva vedere.
Il
demone riprese a fatica il controllo e si lasciò trasportare dall’
odore del vento, senza far caso alla direzione, il viso improvvisamente
incupito, gli occhi bui come il cielo durante un temporale estivo.
Corse
selvaggiamente, sperando che l’urlo del vento potesse coprire il suono
di quella voce che pronunciava il suo nome… Hiei…
***
Arrivato
a casa, finalmente.
Ora
era al sicuro, lontano da tutto ciò che poteva turbarlo, lontano da quel
demone con gli occhi come braci ardenti.
Si
tuffò con gratitudine nella routine quotidiana, gestendo il suo tempo fra
compiti e lavoretti che gli affidava sua madre, lavorando con ossessiva
precisione… non doveva permettersi di pensare a lui.
“Qualcosa
non va?”
Kurama
sobbalzò a quelle parole.
“Hiei…”
rantolò, alzando la testa di scatto dalla scrivania per puntarla verso la
finestra aperta, scrutando fra i rami nodosi dell’acero del suo
giardino, dove il piccolo demone amava nascondersi le volte che veniva a
trovarlo.
“Hiei??”
la stessa voce, stupita, lo raggiunse da dietro le spalle.
Kurama
si irrigidì… accidenti.
Costringendosi
a sorridere si volse verso la porta, incontrando lo sguardo perplesso
della madre.
“Ciao…
mi hai fatto paura…” nicchiò, sperando che il tutto si fermasse lì.
“Chi
è Hiei?” domandò invece la donna, fissandolo intensamente.
Oh,
no!
“Hiei?
Oh, avrai capito male… io ho detto Hey…” raffazzonò,
imbarazzato.
Sua
madre fece per proseguire l’interrogatorio, poco convinta, ma poi parve
ripensarci, decidendo di soprassedere.
“Mi
sembri preoccupato” gli disse.
Kurama
innalzò una silenziosa preghiera ad un qualche imprecisato dio che
l’aveva tolto d’impaccio.
Si
rilassò, e rivolse alla madre una leggere stretta di spalle.
“No,
sono solo stanco, non ti preoccupare”
La
donna questa volta scosse la testa, non accettando quella semplice
spiegazione.
“E’
come se tu mi stessi nascondendo qualcosa, come se avessi una doppia vita
di cui non vuoi parlarmi…”
Kurama
deglutì, la gola improvvisamente secca… l’istinto di sua madre era
quasi soprannaturale…
Si
fissarono in silenzio, per alcuni istanti…
“Allora,
c’è nulla che vuoi dirmi?”gli domandò infine, sorridendogli
incoraggiante.
E
Kurama pensò che poteva davvero rivelarle tutto, che poteva raccontarle
di Youko, dei demoni, dei guerrieri degli spiriti, dell’oscuro Koorime
del fuoco che gli aveva rubato il cuore… le labbra gli tremarono e
desiderò poter parlarle come aveva sempre fatto, condividere con lei la
sua nuova vita… ma non poteva, non poteva!!! Svelarle il suo segreto
l’avrebbe fatta inorridire, preoccupare, l’avrebbe messa in pericolo.
“No,
va tutto bene” Non si sforzò nemmeno di sembrare sincero, sapeva che
lei non l’avrebbe mai bevuta.
Lo
sguardo triste e deluso che la madre gli rivolse, gli fece male.
“Come
vuoi”
La
donna si alzò, senza insistere.
“Io
e tuo padre andiamo fuori a cena… non ci aspettare alzato, faremo molto
tardi” aggiunse, in tono incolore, mentre raggiungeva la porta.
Quando
uscì e richiuse la porta alle sue spalle, Kurama avvertì un fiotto caldo
di lacrime salire a pizzicargli gli occhi.
D’improvviso
si sentì tremendamente solo… lasciò che le lacrime le inondassero le
guance e ben presto si accasciò sul letto, singhiozzando, preda di un
dolore che era mancanza.
Hiei
corse e corse e corse, ombra
fra le ombre, cercando di lasciare indietro i pensieri, cercando il
silenzio e il non sentire.
Si
fermò di botto, quando si accorse di dove l’aveva trascinato la sua
mente.
Imprecò
furiosamente, scorgendo la familiare casa in mattoni rossi e l’acero
gigantesco che cresceva a ridosso della parete nord.
“Merda”ripetè
fra sé, più volte.
Girò
sui tacchi, e fece per scomparire nel consueto lampo nero, quando scorse
una macchina uscire dal vialetto e avviarsi rombando lungo la strada di
destra.
Oh,
ecco perché Kurama aveva avuto così tanta fretta quel pomeriggio…
doveva uscire con i suoi.
Aggrottò
le sopracciglia.
Ma
se le cose stavano veramente così, perché la luce della sua stanza era
accesa?
Incuriosito,
a dispetto della decisione di andarsene, balzò lesto sul ramo dirimpetto
la finestra della camera della Volpe, e sbirciò dentro.
Quel
che vide lo turbò.
Quella
stupida volpe era rannicchiata sul letto, le braccia che stringevano le
ginocchia al petto, l’intero corpo scosso da violenti sussulti.
Le
sensibili orecchie del demone avvertivano chiaramente i sordi singhiozzi
che gli devastavano il corpo.
Indeciso,
fissò Kurama ancora per qualche istante.
Presa
la sua decisione, si infilò agile nella stanza, senza preoccuparsi di
occultare in alcun modo la sua presenza.
Kurama
alzò di scatto la testa, i suoi sensi di demone messi in allerta da un
familiare ki.
“Hiei…”mormorò
incerto, alla vista di quell’ombra nera che si ritagliava un contorno
d’oscurità contro il muro pesca.
“Hn”
si limitò a dire il demone, colmando in pochi, elastici movimenti la
distanza che li separava.
Il
Koorime si bloccò a meno di un metro da lui… quegli occhi gonfi di
pianto lo confondevano.
Stupito
si accorse che una parte di lui si sarebbe più che volentieri
inginocchiata accanto a Kurama e si sarebbe incaricata di consolarlo,
abbracciandolo e baciandolo, fino a che non fosse riuscita ad asciugargli
tutte le lacrime… per fortuna possedeva ancora una parte in grado di
ragionare, bastava solo non fissare troppo a lungo quegli smeraldi lucidi
di tristezza.
Hiei
incrociò le braccia al petto, per reprimere lo sconvolgente desiderio di
accarezzargli i capelli.
*Sei
stato un completo idiota a venire qui* si rimproverò.
“Qualcosa
non va?”gli chiese, fissandolo attentamente.
Kurama
sobbalzò… ancora quella maledetta domanda.
Ricambiò
lo sguardo intenso del demone, sentendo che tutta la sua rabbia, la sua
frustrazione, il suo dolore stavano per uscire come un’onda devastante
di piena.
“Non…”
rispose, il tono della voce basso e remoto “non c’è nulla che vada
bene… mento a mia madre, mento a me stesso, mento ai miei amici… e la
cosa brutta è che tutti cominciano a rendersene conto…”
Il
demone ascoltava, silenzioso, quella confessione.
“Non
riesco ad essere com’ero prima, non riesco a sentire quello che sentivo
prima. La mia parte demoniaca non mi permette di essere semplicemente
quello che sono, mi sprona a combattere, a lasciarla libera… e alle
volte, Schuichi non vuole.
Sentirla
così forte dentro di me è devastante, il suo potere è devastante…
eppure bellissimo… è questa la cosa peggiore; la parte umana di me
grida di terrore ma la mia anima youkai urla di gioia selvaggia…” alzò
gli occhi verso il Koorime che lo guardava, impassibile “ Capisci Hiei?
A me piace… mi piace combattere, sentire il sangue del mio nemico
scorrermi addosso, regalandomi la certezza di una vittoria… ma ora che
ho una coscienza umana sento che molte di queste cose sono malvagie… e
tutto questo mi eccita e mi spaventa, mi disgusta e mi attrae…”
Il
tenue mormorio si spense in un fragile sospiro.
Hiei
lasciò che cadesse il silenzio; quelle parole lo avevano turbato,
sorpreso, affascinato.
Erano
così diversi eppure così simili…
Si
inginocchiò davanti a Kurama.
Lentamente
lo circondò con le braccia, attirandolo dolcemente contro il suo petto,
la testa che andava a posarglisi sul cuore.
Avvertì
il suo respiro farsi rotto e un liquido caldo bagnargli la stoffa della
casacca nera.
Lo
strinse a sé, carezzandogli la scena in lievi tocchi, cercando di
trasmettergli calore.
Sentì
che Kurama ricambiava l’abbraccio, stringendogli convulsamente le mani
alle spalle.
Hiei
non resistette e affondò il viso fra quei capelli rossi, respirando il
suo profumo… strano, era esattamente come se lo era immaginato.
Prese
ad accarezzargli i capelli, dolcemente, poggiandogli le labbra sulla
fronte, sussurrando impercettibili parole che Kurama non poteva sentire,
ma che avvertiva dalla leggera carezza delle labbra mentre il demone
parlava.
Hiei
serrò gli occhi, lasciando cadere le barriere che aveva laboriosamente
costruito per tenere gli altri a distanza, per impedire a quei sentimenti
di prendere il governo della sua vita… lasciò che una calda sensazione
di tranquillità o invadesse, portandogli quella pace che aveva sempre
desiderato poter provare.
Provava
emozioni nuove, che mai aveva immaginato di poter sentire per niente e
nessuno.
Tutti
i rifiuti, le violenze, gli orrori che avevano riempito la sua esistenza
furono spazzati via, cancellati da quell’unico gesto di struggente
tenerezza.
Hieie
si sentì immensamente grato a quello strano, meraviglioso ragazzo che lo
aveva accettato, che lo aveva lasciato entrare nei suoi pensieri, che gli
aveva permesso di condividere il suo dolore… ma più di tutto si sentì
grato per la fiducia che gli dimostrava, per il calore ed il conforto che
sapeva comunicargli avvertire quel corpo premere dolcemente contro il
proprio, in una sorta di completo abbandono.
Rimasero
allacciati per molto tempo, ognuno perso nel calore dell’altro, ignari
di quanto simili fossero i loro pensieri.
Kurama
si accoccolò maggiormente contro il petto di Hiei, lasciando che le
ultime lacrime si asciugassero, mentre lentamente scivolava lungo il bordo
del letto, fino a sedersi a terra.
Il
cuore cantò di gioia, quando si accorse che le mani del koorime non
avevano allentato la loro stretta, sorreggendolo e appoggiandolo
delicatamente a terra.
Non
osò guardarlo, per ora gli bastava rimanere così, la testa appoggiata
nell’incavo del suo collo, le mani che gli cingevano la schiena,
avvertendo sotto le dita la tensione dei muscoli.
Ad
ogni respiro il torace di Hiei premeva contro il suo, affascinandolo con
la sensazione di quel corpo solido contro la morbidezza della sua pelle,
un brivido che gli correva lungo la spina dorsale
quell’intimo contatto.
L’orgoglioso
demone stava rivelando una parte di sé che probabilmente nessuno aveva
mai visto… lo stava confortando, facendogli capire che non era solo,
proprio come era accaduto tempo prima, solo che questa volta era stato lui
a prendere l’iniziativa.
Si
strinse di più a lui, respirando l’odore di pioggia della sua pelle,
nutrendosi del suo calore, desiderando di rimanere così per sempre…
stetti in silenzio, l’uno all’altro.
Hiei
lo sentì rannicchiarsi maggiormente contro di lui e riflettè che era
strano.
Aveva
avuto qualche donna nel Makai, donne da una notte, fuochi di paglia, corpi
che usava per soddisfare un istinto e per allontanare la solitudine con
l’oblio…
Ma
adesso, con Kurama… sentiva che in una sola notte non sarebbe neppure
riuscito ad intaccare il profondo bisogno che aveva di lui, né una né
mille notti sarebbero state sufficienti.
Era
il desiderio di esplorargli anche l’anima, di imparare a conoscere ogni
frammento di lui, di passare l’intera vita a memorizzare il suo viso…
NO!
Non
poteva permettere a quel folle sentimento di crescere ancora.
Lo
scostò con decisa fermezza da sé, non immaginando che allontanarlo gli
costasse così tanto.
Kurama
avvertì il suo cambio d’umore e non oppose resistenza, anche se avvertì
immediata la lancinante mancanza di quel tocco caldo e rassicurante che
l’aveva avvolto, distanziandolo da tutto quello che lo preoccupava,
trasportandolo in uno spazio di protetto tepore.
Tenne
la testa china, ritirando le mani in grembo, improvvisamente
frastornato… riusciva a percepire la debole fragranza di Hiei sulla
pelle.
Tutto
quel turbinio di emozioni lo spaventava… non avrebbe mai creduto che
quell’ostinato, imperturbabile, incomprensibile demone potesse entrarle
così nel sangue. Rimase immobile, consapevole di avere quelle iridi
rubino incollate a lui. Avvertiva l’intensità di quello sguardo, come
un macigno che gli pesava addosso.
Alzò
lentamente gli occhi e quel che vide lo immobilizzò.
Hiei
si era allontanato di poco, ritirando un ginocchio contro il petto e
posandovi sopra un braccio, l’altra mano appoggiata a terra, per
sostenere il busto, dritto di fronte a lui; immobile.
Lo
fissava, riducendo le pupille a due sottili lame rosse. Kurama si sentì
all’istante nudo e indifeso e dovette reprimere l’impulso di
ripiegarsi su se stesso per tentare di sfuggire a quell’attento ed
incomprensibile esame. Un brivido di ansia (o era eccitazione?) gli corse
per la schiena… non gli faceva quando lui lo faceva sentire così
inerme.
“Smettila
di puntarmi a quel modo” sbottò ad un tratto, infastidito dalla piega
che stava prendendo la situazione.
Hiei
chinò la testa di lato, fissandola interrogativo.
“Hn?”
commentò, con il suo solito grugnito.
“Non
sopporto quando mi fissi come se fossi uno strano animale in via
d’estinzione!” esplose Kurama.
Hiei
aggrottò la fronte, sconcertato. Rimasero occhi negli occhi per qualche
attimo, poi il demone scosse la testa e, gettato il capo all’indietro,
scoppiò in una forte e virile risata.
Kurama
restò di stucco a quella reazione e indugiò a lungo sul corpo
sussultante di risa di quell’indecifrabile demone, squadrandolo sorpreso
e affascinato fino a che lui non rialzò la testa, la risata sfumata in un
divertito sogghigno.
“Non
immaginavo di farti questo effetto, Volpe!” lo derise, guardandolo
interessato.
Kurama
lo studiò, considerando come rispondergli. *Al diavolo…* pensò tra sé.
“Ci
sono un sacco di cose di te che mi fanno effetto” mormorò, la voce
bassa ma chiara.
Fu
il turno di Hiei di fissarlo stupito.
Kurama
sostenne il suo sguardo, caparbio.
Quando
Hiei finalmente parlò, lo fece con una voce talmente roca da essere quasi
irriconoscibile.
“E’
una pazzia” ringhiò, gli occhi rossi che brillavano.
Il
cuore di Kurama balzò, mentre lui cercava ancora di definire cosa
provasse Hiei in quel momento… sorpresa, repulsione, o collera?
Il
respiro gli si mozzò in gola quando, con un unico, nero movimento, il
demone del fuoco si alzò e lo raggiunse, con due rapidi passi decisi.
Gli
si fermò davanti, torreggiandogli minacciosamente sopra, il volto in
ombra. Kurama deglutì, improvvisamente a disagio, non sapendo bene cosa
aspettarsi, quasi pentendosi di avergli fatto quell’assurda confessione.
Hiei
si chinò verso di lui, afferrandolo con violenza per le spalle e
trascinandolo di peso in ginocchio. Kurama sbarrò gli occhi incapace di
fare alcunché, ritrovandosi naso contro naso con il demone.
I
singolari occhi di Hiei parevano volerlo trapassare, frugargli l’anima
alla ricerca dei suoi più riposti segreti… Kurama si sentiva fremere a
quell’intima vicinanza, inebriato dalla sensazione che gli dava
l’ansito dei loro respiri che si fondevano l’uno con l’altro, la
consapevolezza di quelle labbra così prossime alle sue…
Le
iridi di Hiei avevano assunto un cupo colore purpureo, incredibilmente
simile alla tonalità che lo circondava quando sprigionava il suo you-ki.
Nonostante la leggera inquietudine, Kurama non poté evitare di guardarlo,
affascinato, rapito dalla misteriosa aura che sembrava averlo avvolto.
Il
koorime rimase così a lungo, serrandolo a sé, incapace di smettere di
scrutarlo, di osservare quel viso che sembrava solo vagamente preoccupato.
Dannazione!
Represse l’impulso di scuoterlo furiosamente, di scrollarlo fino a
fargli male.
Non
doveva permettere che le cose fra loro cambiassero più di quanto stavano
già facendo,; lui doveva temerlo, capire che poteva essere letale e
pericoloso per tutti quelli che gli stavano accanto. Aveva passato la vita
a rubare, a combattere, a uccidere… per lui c’era solo questo… come
poteva quella stupida Volpe non afferrare il semplice fatto che lui era un
paria, un koorime fuoricasta, evitato anche nel Makai, dai suoi simili?
Serrò
di più la presa, quasi conficcandogli le dita nella tenera pelle delle
braccia, ma così facendo lo accostò di più a sé.
Scioccato,
si rese conto dell’effetto che sortiva la vicinanza di quel corpo
morbido su di lui… a dispetto di tutto quello che la sua mente si
ostinava a negare, il suo corpo reagiva in maniera totalmente diversa.
Gli
occhi di Kurama non smettevano di guardarlo, nemmeno per un istante.
*Devo
andarmene, prima di perdere il controllo…* fu il confuso pensiero che
gli attraversò la mente turbata.
Ma
non riusciva a lasciarlo andare, e contemporaneamente si ostinava a non
avvicinarlo di più.
Fu
Kurama che si accostò completamente al suo corpo, premendo dolcemente
contro di lui, nascondendo la testa alla base del suo collo.
Hiei
si irrigidì, pienamente cosciente delle sue forme, del respiro caldo che
gli solleticava l’incavo del collo. Allentò la rabbiosa stretta attorno
alle sue spalle, facendo scivolare le mani lungo le sue braccia, in
un’inconsapevole, languida carezza, assaporando la delicatezza di quella
pelle liscia, più che mai deciso ad interrompere quel folle contatto.
Gli
posò le mani sulla vita, per allontanarlo, ma prima che potesse farlo,
Kurama soffocò un gemito contro la sua spalla, allungandosi provocante
addosso a lui, forse all’oscuro dello sconvolgente effetto che aveva su
di lui.
Forse.
Represse
un rauco sospiro, trattenendolo in gola, e finalmente affondò il viso fra
quei capelli rossi, respirandone il profumo, lasciando le mani libere di
sfiorare, accarezzare, toccare quella che era diventata la sua pazzia.
Indugiarono
lungamente, l’uno tra le braccia dell’altro, i volti nascosti contro
il corpo del compagno, permettendo e permettendosi lievi ma brucianti
carezze, scie di fuoco tracciate con la punta delle dita.
“Hiei…”
mugolò indistintamente Kurama, rovesciando il capo all’indietro e
incontrando finalmente lo sguardo incandescente del demone.
Gli
sembrava di annegare in un mare dai riflessi rubino, mentre una mano
ruvida ma incredibilmente gentile gli si modellava su una guancia. Poteva
sentire il suo odore avvolgerla, un’inebriante ardore muschiato.
Kurama
sollevò la mano e ricambiò la carezza con un titubante tocco di dita,
che dalla guancia scese lungo la gola e continuò verso le spalle,
“Hiei…”
Il
koorime aprì gli occhi, poi si abbassò su quelle piccole labbra rosse,
che continuavano a mormorare il suo nome.
Quando
si incontrarono, una fitta di doloroso piacere gli contrasse l’addome,
rendendolo per la prima volta veramente conscio di quanto le
desiderasse. Lo attirò prepotentemente a sé, facendo quasi
aderire con rabbia la propria bocca a quella di lui.
Gli
serrò le braccia attorno alla vita, sostenendolo e incoraggiandolo ad
abbandonarsi a lui, cosa che Kurama fece immediatamente, stupendolo…
nessuno gli aveva mai mostrato una fiducia così totale.
Le
labbra della Volpe erano incredibilmente tenere, dolci. Lo accolsero con
slancio, assecondandolo, accarezzandolo.
Lentamente
si aprirono, in un invito che il demone colse al volo.
Il
bacio divenne profondo, conturbante.
Hiei
lo baciò con tutto il desiderio che sentiva di provare, violento e
devastante.
Kurama
sbarrò gli occhi, mentre ondate di fuoco liquido pareva lo sommergessero.
Sentiva le mani forti di Hiei stringergli possessivamente la schiena e
schiacciarlo contro il torace. Sentiva l’inaspettata morbidezza di
quelle labbra che contrastava con la solidità del resto del corpo. Si
lasciò andare come lui gli chiedeva, ed esplorò con mani timide quei
muscoli che avvertiva in tensione, quasi dovesse combattere. Lo avvertì
gemere contro la sua bocca.
Percepiva
l’aggressività della sua parte majin in quel bacio… ma c’era anche
altro… una sorta di famelico bisogno d’amore, di amare ed essere
ricambiato.
Kurama
rispose a quell’irruenta passione con tutta la gentilezza e la dolcezza
di cui disponeva.
*Non
dovrai combattere con me* pensò, mentre si abbandonava alle umide carezze
della lingua; no, avrebbe dato a quel piccolo, oscuro, triste demone più
di quello che aveva dato a chiunque altro, e non sarebbe stata una lotta.
Almeno
una volta nella vita Hiei avrebbe ricevuto spontaneamente, senza dover
soffrire o lottare.
*E’
tutto ciò che posso darti* pensò ancora, mentre blandiva l’impeto del
demone, lo calmava, lenendogli le ferite con un balsamo più dolce del
miele.
La
rabbia sparì, rimasero solo passione e dolcezza.
Quando
infine si staccarono, rimasero, abbracciati, ansanti; non servivano
parole, avevano entrambi compreso che quello che era appena accaduto tra
loro era pura magia, un totale incanto che solo due persone create per
stare assieme avrebbero mai potuto provare.
“E’
una pazzia” sussurrò Hiei, scostando leggermente Kurama dal suo corpo,
per guardarlo negli occhi.
“Non
importa… non m’importa…”
Kurama
lo fissò, cercando di dipingere negli occhi tutto ciò che provava per il
demone di fuoco.
“Sei
sicuro di quello che stai facendo, vero?” gli bisbigliò Hiei.
Per
tutta risposta Kurama si limitò a posargli un lieve bacio sulle labbra.
E
allora accadde.
Il
volto duro di Hiei si aprì in un dolcissimo sorriso, illuminandogli gli
occhi con i colori nascosti dell’anima, rivelando, forse per la prima
volta, la vera bellezza del demone.
A
Kurama mancò per un momento il fiato…
“Grazie”
gli sussurrò.
Grazie
perché aveva deciso di restargli accanto, di esporsi, di permettergli di
vedere oltre la sua barriera.
Hiei
lo guardò, appoggiando la fronte alla sua, aggrottando le sopracciglia.
Kurama
scosse la testa, e anche se avesse voluto aggiungere qualcosa un fiotto
caldo di lacrime gli impedì di parlare. Ma forse il demone capì comunque
tutto quell’oceano di inespresse emozioni che gli allagava il cuore,
poiché lo strinse più forte, tornando a sorridergli dolcemente.
Kurama
credette di affogare in quei luminosi occhi rubino, dove ora leggeva un
affetto così profondo da farlo quasi svenire.
“Il
mio Hiei…” mormorò piano, forse più a se stesso che a lui.
Hiei
lo attirò contro il suo petto, facendolo aderire delicatamente al suo
corpo.
Sentiva
il gelo che era sempre stato in lui miracolosamente scomparso, il suo
cuore come avvolto da una vampa di quello stesso fuoco che lui era in
grado di sprigionare; ma questo non devastava, non carbonizzava… si
limitava a scaldare e proteggere.
“Tu
ora mi appartieni, Volpe, che tu lo voglia oppure no, sei solo mia, mia e
di nessun altro” la sua voce rimbombò rauca e ferma nelle orecchie
stupitamente felici di Kurama “Ucciderò chiunque oserà mettersi fra me
e te, lo schiaccerò senza alcuna pietà”
Kurama
avrebbe dovuto preoccuparsi per tutte quelle parole forti che Hiei aveva
usato, ma non lo fece.
L’idea
di appartenergli, di essere suo, come lui gli apparteneva (e forse, di
questo, il koorime non aveva ancora una chiara visione di che
significasse…), l’idea della sua determinazione a volere che le cose
fra loro funzionassero… bhè, gli piaceva e fu costretto ad ammettere
che lo eccitava di essere considerato in tale modo da quel fiero,
orgoglioso, potente demone.
Premette
con forza le sue labbra contro quelle di Hiei.
“Mi
piace il tuo modo di fare” gli confidò, osservando sottilmente
divertito il suo sguardo meravigliato.
Ma
si riprese subito e sogghignò, scotendo la testa.
“Ho
idea che ci divertiremo parecchio, noi due…” ridacchiò, passandogli
velocemente la lingua sulla curva del collo.
Kurama
gemette e chiuse gli occhi, lasciandosi andare, quando lui lo baciò
ancora ed ancora, una muta danza di passione e dolcezza.
Dentro
di lui, l’anima di Youko Kurama, sorrise, soddisfatta.
OWARI
Poco
si vede che il mio personaggio preferito è Hiei, ne?^^
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