I PERSONAGGI SONO TUTTI MIEI, CHISSA’ PERCHE’ LORO NON SONO PER NIENTE CONTENTI…..

 

WARNING: potrebbero esserci delle parti un po’ crude.

 




 


 

 

Death

 

parte IV

 

di Witch

 



 

A svegliarlo fu il continuo brontolare dello stomaco, la gola gli bruciava terribilmente. Si era addormentato esausto dopo aver pianto per ore. Mael…. Dio, come aveva potuto? come aveva potuto eccitarsi per un uomo?

L’aveva disgustato, Mael se n’era andato quasi di corsa, sicuramente schifato dalla reazione del suo corpo all’incontro con Jack. Quegli occhi così neri, profondi, quella bocca sensuale e quelle mani grandi… l’aveva desiderato e Mael se ne era accorto. Magari ora era anche pentito… pentito di averlo salvato, curato, coccolato e rassicurato.

Era un mostro!

Michael gemette. La gola bruciava e raschiava, era talmente arida da sembrargli  di avere ingoiato della sabbia. Michael si guardò attorno cercando il solito vassoio che gli veniva lasciato vicino: niente. Acqua. Il suo corpo la  reclamava. A fatica scostò le coperte e scese dal letto, riuscì solo per pochi istanti a stare in piedi ,  le gambe, però, ressero il suo peso solo pochi istanti ; senza appigli e sbilanciato, Michael cadde in avanti. Vide il legno del comodino farsi sempre più vicino, allungò le braccia per attutire la caduta ma batté violentemente lo zigomo contro lo spigolo. Il dolore fu lancinante, talmente forte da stordirlo, gli occhi cominciarono a pizzicargli fastidiosamente mentre la testa cominciava a martellare furiosamente “Ma…Mael….” Quasi senza voce cominciò a chiamare il nome dell’uomo che nel giro di pochi giorni era diventato tutto per lui, la creatura meravigliosa che gli sorrideva con tanto calore e gentilezza, l’uomo che lui aveva deluso e schifato, che forse ora, scoperto quanto in realtà lui fosse ripugnante, aveva deciso di abbandonare. Magari a morire lì, su quel pavimento gelido. Solo.

Eppure continuava a chiamarlo, a ripetere quel nome nella sua testa come una nenia, una preghiera. Aveva bisogno di lui, della sua forza e delle sue cure. Aveva bisogno che lo salvasse da se stesso.  Si portò una mano alla parte lesa, sullo zigomo “Ma… Mael” chiamò piano, la voce solo un sussurro “Mael..” ancora e ancora, sino a perdere i sensi.

 

Si sentiva come avvolto in un bozzolo di pace, tranquillità, nella più totale e assoluta oscurità. Un limbo in cui poter passare l’eternità, in fondo non gli sarebbe dispiaciuto. Ma doveva tornare, quella voce continuava a chiamarlo con una disperazione tale… si impose di ricordare… doveva ritornare nel suo corpo. Solo che un corpo non lo era più: era il resto di un banchetto di fiere. La lingua era stata strappata, così come gli occhi e il cuore,  il cervello probabilmente era stato divorato. Gambe e braccia erano state tranciate dal tronco da cui fuoriuscivano i restanti organi interni in un groviglio di sangue e ossa bianchicce. “Ricomponiti” .Come un nastro rimandato indietro, il corpo si mosse fino a ricomporsi e, quando ritornò completo, aprì gli occhi.

Le membra erano pesanti, la vista appannata e la gola riarsa, e nelle orecchie ancora il suono di quella voce.

La porta si aprì e Jack fece capolino tenendo tra le braccia un uomo svenuto. L’odore del sangue fece deglutire Mael: all’improvviso la bocca gli si era riempita di saliva, come se ne assaporasse già il gusto. “Ben tornato, tesoro!” gli disse Jack con un sorriso “un piccolo regalino per te, per farci perdonare…” deponendo l’uomo sul letto, ai piedi di Mael. “Quanto… quanto sono stato in questo stato?” domandò, pur temendo la risposta. “Due giorni, all’incirca. Ora mangia, avrai fame!”

“MICHAEL?!” come in un flash ricollegò la voce che l’aveva risvegliato al nome del ragazzino che aveva salvato

“Non vedo l’ora di assaggiarlo, sembra davvero delizioso….calma, calma, scherzavo!” proseguì Jack sollevando le mani in segno di resa davanti allo sguardo omicida di Mael “Tranquillo,nessuno di noi gli si è avvicinato, come promesso e ho controllato personalmente Steve”. Proseguì convinto di calmare il biondo.

“Due giorni? Due giorni? E per due giorni nessuno di voi si è preoccupato di portargli da mangiare e da bere?” “Ma… Mael…” protestò debolmente il moro, “E se IO fossi rimasto in questo stato per  settimane VOI l’avreste lasciato morire di stenti????” domando Mael con la voce bassa, resa ancora più graffiante dalla gola secca.”Veramente noi…” il moro non sapeva nemmeno cosa rispondere, non ci avevano pensato, semplicemente per loro nutrirsi non era una necessità.

Mael si chinò sull’uomo che giaceva inerme e affondò i denti nella giugulare pulsante, riempiendosi la bocca del suo sangue, lasciandolo quando ormai era già morto. Scansò infastidito il cadavere, si rialzò, gettandosi con noncuranza il lenzuolo sulle spalle e senza degnare nemmeno di uno sguardo l’altro uomo uscì di corsa per recarsi nella stanza di Michael fermandosi solo per darsi una sistemata: era ancora nudo e i capelli erano incrostati di sangue e pezzetti di pelle e ossa. Si lavò velocemente, si rivestì e legò i capelli ancora umidi con un nastro.

Idioti, stupidi, erano solo questo. E stupido pure lui! Era scappato dalla camera senza dare spiegazioni, aveva lasciato solo il cucciolo per due giorni e per due giorni lui era rimasto senza cibo né acqua. Chissà come si sentiva. Abbandonato, impaurito, affamato. Cosa avrebbe pensato? Povero piccolo, che spiegazioni avrebbe potuto dargli per la sua assenza?

Giunto davanti alla porta rimase immobile pochi secondi, come a voler raccogliere il coraggio, sentendo provenire dall’interno un odore che conosceva sin troppo bene: odore di disperazione e paura, dolore e morte. Spalancò la porta “Michael? Michael?” lo chiamò non vedendolo sul letto, “Michael?” un gemito lo guidò alla sponda del letto e lo vide: in terra, rannicchiato, scosso dai brividi di freddo, un ematoma terribile sullo zigomo che gli chiudeva quasi l’occhio. E quegli occhi… erano disperati…”Michael, cucciolo, perdonami piccolo!”

 

Era tornato. Mael era tornato da lui.

Ancora una volta era venuto a salvarlo, nonostante tutto Mael era lì. O forse era solo frutto della sua mente, un modo per sentirlo vicino, eppure quelle mani grandi e forti ora lo sollevavano delicatamente da terra, le sue braccia lo cingevano delicatamente e le sue labbra fresche si poggiavano tra i suoi capelli in morbidi baci leggeri. “perdonami” continuava a ripetergli. Michael gemette piano quando gli sfiorò lo zigomo mordendosi le labbra. L’uomo lo poggiò sul letto e cercò gli occhi del ragazzo che, però, sembravano voler sfuggire i suoi. Gli afferrò il mento con due dita e gli parlò piano, con voce bassissima “Perdonami piccolo, non ti lascerò più, te lo giuro!” glielo sussurrò vicinissimo alle labbra prima di sollevarsi e allontanarsi di qualche passo. Ma il ragazzo allungò una mano e gli afferrò un lembo della camicia, tirandolo verso di sé, non voleva se ne andasse di nuovo, non voleva lo abbandonasse ancora e Mael capì. “Sono qui, tranquillo, sono qui, volevo solo portarti dell’acqua. Tranquillo,ora sono qui io, andrà tutto bene….” Prese una coperta dal letto, la avvolse sul corpo del ragazzo, lo sollevò tra le braccia e lo condusse in cucina. Lo fece sedere su di un divanetto, versò dell’ acqua e lo aiutò a bere “Piano, piano,” gli mormorava, asciugandogli il mento con le dita. L’acqua fresca placò l’arsura della gola arrivando fino allo stomaco vuoto facendolo gorgogliare. Doveva fargli mangiare qualcosa. Sotto lo sguardo attento del ragazzo preparò un panino, osservò quello che aveva preparato e arrossì leggermente “Scusami, temo di non saper cucinare…”

Era….era arrossito? Michael era estasiato, non poteva credere ai propri occhi, quella magnifica creatura era arrossita come non credeva possibile. Sorrise. Il primo vero sorriso da che era giunto lì. E Mael pensò che quello era stato il dono più bello che avessero potuto fargli.

Gli porse il panino e si apprestò a prepararne un altro.

“Che fame!” Steve aprì la porta della cucina rimanendo poi imbambolato sulla soglia. “Ciao Mael….” Disse un po’ imbarazzato, poi notò il ragazzo “Michael, ciao! Come ti senti?” chiese osservandolo. Sembrava così innocente….. dannatamente desiderabile….dal suo corpo proveniva un odore che lo stordiva e lo eccitava al tempo stesso. Lo osservò con cupidigia, pregustando la consistenza di quella giovane carne sotto i suoi denti. Michael si sentì in imbarazzo sotto quell’attento esame, si sentiva nudo, esposto, vulnerabile.

“Steve!” Mael richiamò il giovane, non gli piaceva come guardava il cucciolo, non gli piacevano i suoi pensieri. Steve sussultò, si era quasi dimenticato della presenza di Mael “Ah, beh, ecco, io… DEVO ANDARE!” detto questo fuggì quasi dalla cucina. Mael era arrabbiato, ne era certo. Se anche fosse passato sopra quanto accaduto due giorni prima, era certo che se avesse anche solo sfiorato il ragazzino per lui sarebbero stati guai. Mael aveva avvertito il suo desiderio, ma non era colpa sua, ma di quello stramaledettissimo profumo….. trasalì, in quel momento si rese conto di aver notato un livido sulla guancia del cucciolo. Chiunque fosse stato a provocarglielo, Steve provò pena per lui!

 

Mael si rilassò non appena Steve se ne fu andato. Stava rischiando troppo. Michael non era più al sicuro lì. Doveva muoversi in fretta, aveva già aspettato anche troppo. Non era certo di poter controllare gli altri ancora a lungo e non poteva certo obbligarli ad andare contro la loro natura.

“Bisognerà mettere una pomata su quell’ematoma.”

Il ragazzo arrossì. “Ti fa molto male?” “Un po’…”

L’uomo lo osservava, studiandone le reazioni. “Sei caduto dal letto?” chiese conoscendo comunque la risposta “Io… volevo andare in bagno… avevo sete…” spiegò Michael.

Ovvio. Pur sapendo di non poter camminare il bisogno di dissetarsi era stato talmente forte da costringerlo ad alzarsi…”Mi dispiace, Michael, te lo giuro, mi dispiace tantissimo.” Gli si avvicinò “Puoi perdonarmi?”

Michael si specchiò nei suoi occhi, leggendovi rimorso, dolore e un altro sentimento cui non seppe dare un nome ma che gli scaldò il cuore facendolo sentire al centro del mondo. Annuì e le labbra dell’uomo si poggiarono sulla sua guancia e sulla sua fronte.

“Non ti faccio schifo?” non aveva potuto fare a meno di chiederlo- doveva sapere, doveva capire. “Schifo? Per quale motivo dovrei provare schifo per te?”

“Per quello che è successo con… in giardino…” balbettò arrossendo. Mael lo baciò ancora tra i capelli “Non è successo nulla di cui tu ti debba vergognare, non hai fatto niente di male, capito?”

Era davvero così buono da perdonargli una cosa simile? Anche se gli diceva quelle cose per rassicurarlo lui rimaneva uno schifosissimo…

“Jack sa di essere bello” proseguì Mael “è conscio del suo fascino e lo usa. Ama flirtare e sedurre. È probabile che lo rifarà anche la prossima volta che vi rivedrete, ma non preoccuparti, gli parlerò e gli dirò che certi atteggiamenti ti mettono in imbarazzo.

“Io..”

“Micky, la reazione del tuo corpo è stata naturale, è un bene, significa che stai bene, è tutto a posto, non devi sentirti in colpa!”

Michael spalancò gli occhi. Normale? Aveva detto normale?

Mael gli sorrise, era così dolce, così innocente. La battaglia che combatteva dentro di sé era destinata però a concludersi presto. Le convinzioni con le quali era cresciuto, la morale che gli era stata imposta lì non avevano valore. “Se ti può far stare meglio, ho avuto la tua stessa reazione quando lo incontrai per la prima volta.”

Michael gemette, poi immaginò l’incontro tra i due e sentì un gran calore incendiargli il viso e i bassoventre. No, di nuovo no! Si morse con forza il labbro fino a farlo sanguinare- “Hey, Micky, no, non devi, non farlo!” l‘uomo passò un dito sul labbro, liberandolo dalla prigione dei denti raccogliendo anche una goccia di sangue.

Incatenò col suo lo sguardo del ragazzo e si portò il dito alla bocca. Una scossa di piacere gli saettò per la schiena non appena a lingua toccò quel nettare cremisi. Quel sapore…. Quel sapore… ora ne era certo, era lui!

 

 

 

 

Dediche:

Marydavil, è tutta per te, spero ti piaccia e di non averti delusa.

Ah, ti prego, non mi accoppare Steve, mi serve ancor un pochino, poi se vuoi te lo regalo e ti vendichi quanto vuoi, OK???

Grazie infinite per il tuo supporto e per avermela corretta.

Un abbraccio,

Witch