TUTTI I PERSONAGGI SONO MIEI



 


 

 

Death

 

parte II

 

di Witch

 



 

Michael sentiva il terrore farsi strada in lui, non ricordava niente di quanto successo, forse la sua mente aveva cancellato i ricordi di tutti gli avvenimenti, sapeva che era successo qualcosa, qualcosa di terribile e importante, ma non ricordava cosa, erano solo sensazioni…un sorriso, una voce di donna, ma a chi appartenevano? Dove si trovava?

Voleva scappare ma aveva la netta sensazione che le sue gambe non avrebbero retto. Dannazione perché non ricordava?

La porta della stanza si aprì dolcemente e una voce calda lo salutò. “Ben svegliato, come ti senti piccolo?”

Michael sussultò, quella voce la conosceva, l’aveva già sentita ne era quasi certo. Sollevò uno sguardo impaurito sul nuovo venuto e rimase a bocca aperta. Poteva davvero essere umana quella creatura che gli stava davanti? Era altissima, lunghi capelli biondi gli scendevano sulle spalle, la mascella squadrata, un naso perfetto e due occhi di un blu tanto profondi da sembrare neri. E quella bocca..rossa, tesa in un sorriso dolcissimo che per un istante lasciò intuire una fila di denti perfetti e candidi. “Chi sei tu?” gracchiò Michael.

“Mi chiamo Mael” sussurrò la creatura “sono io che ti ho curato. Stai meglio vedo” tendendo una mano verso il ragazzo steso sul letto per posarla sulla fronte, ma il giovane si ritrasse spaventato. “Sta tranquillo piccolo, non voglio farti del male”.

La sua mano grande era delicata e fresca, piacevole “La febbre è passata. Se hai fame ti porto qualcosa da mangiare”. Lo stomaco del ragazzo gorgogliò rumorosamente facendolo tingere di rosso per l’imbarazzo.

Di nuovo la creatura sorrise e a Michael sembrò un angelo, nemmeno si accorse dell’ago che gli venne sfilato dal polso e del batuffolino di cotone che gli passò sopra. “Torno subito, tu stai tranquillo” detto questo la creatura uscì dalla stanza lasciando Michael solo a domandarsi ancora dove fosse e cosa gli fosse accaduto. Non ricordava di aver lasciato una famiglia, né i  litigi, né l’incontro col branco….

Si ritrovò invece a cercare di capire chi potesse essere quella magnifica creatura che l’aveva curato (da cosa poi?) e del perché si trovasse lì. Se era stato malato perché non si trovava in un ospedale? Forse era una clinica, ma l’escludeva: quella stanza anche se arredata con semplicità era troppo grande, troppo accogliente e i pesanti tendaggi sembravano troppo preziosi. Se voleva delle risposte doveva chiedere a Mael…

Il profumo invitante del cibo la riscosse dai suoi pensieri, la creatura gli si avvicinò e si sedette sul letto, poi gli porse una cucchiaiata di cibo “E’ solo minestra per ora, meglio se resti leggero” Michael assaggiò titubante, ma dopo la prima sorsata si accorse di essere veramente affamato mangiando tutto il cibo.

“Posso sapere come ti chiami?” aveva sempre quel tono dolce e rassicurante di parlare? Mael rimase ad osservarlo attendendo una risposta e Michael si diede mentalmente dell’idiota. Che maleducato,non si era nemmeno presentato, chissà cosa pensava di lui. Una sensazione di disagio, conosciuta, tornò a fargli visita, ma rapida com’era venuta si dissolse.

“Mi…Michael” rispose rosso in viso.

”E’ un bel nome, molto dolce, ti si addice. Quanti anni hai?”

“Ventidue”, non capiva perché si sentisse così in soggezione…

“Sembri molto più giovane…tu e Steve siete quasi coetanei, magari diventerete amici. Ora cerca di riposare un po’, più tardi tornerò a trovarti e ti porterò qualcosa da leggere se ne hai voglia”. La magnifica creatura si rialzò salutandolo con quel sorriso che allargò il cuore di Michael. Sua madre gli aveva mai sorriso così?

Quel pensiero…gli sfuggì…non voleva riposare, voleva che quella creatura gli parlasse ancora, che gli spiegasse come era arrivato lì e chi fosse Steve ma non appena Mael gli aveva detto di riposare i suoi occhi avevano cominciato a chiudersi e poco dopo dormiva saporitamente.

 

“Cosa fai qui?” domandò Mael al ragazzo che stava di fronte alla camera di Michael.

“Volevo vederlo, sapere come sta, scambiarci due parole..”

“Steve!”

“Ma che ho fatto di male?” chiese un po’ piccato il giovane.

“E’ ancora debole, non si è rimesso del tutto, ha bisogno di riposo e di star tranquillo” spiegò Mael.

“Oh, andiamo, non volevo disturbarlo!” Steve si stava arrabbiando, era stanco di essere trattato come uno stupido da tutti e di prendere ordini da tutti in quanto il più giovane della famiglia. E che cavolo, mica voleva sbranarlo!!! “Tienitelo il tuo nuovo schiavetto, goditelo!” sibilò .

“Ripetilo!” la voce sempre calma e dolce di Mael stavolta era bassa e fredda, gelida. Sembrava davvero arrabbiato e Steve non l’aveva mai visto arrabbiato. Si sentì terrorizzato. “Io…Io…”

 “Non ho MAI avuto schiavi umani e non intendo averne e di certo non intendo cominciare da un ragazzo che ho raccolto per strada, quasi morto. Non l’ ho curato per torturarlo o ucciderlo!” la voce usciva lenta e calma tuttavia si poteva intuire l’ira celata sotto.

“Io… lo so, non…non so davvero cosa mi sia preso…scusami…ti chiedo…ti chiedo perdono” Steve abbassò il capo sperando nel suo perdono.

Una mano grande si poggiò sul suo capo scompigliandoli dolcemente i capelli. “ti perdono, sta tranquillo, ma devi promettermi che rispetterai il divieto di entrare in questa camera finché non ti dirò io che puoi farlo.” La voce di Mael era tornata quella di sempre: dolce, calma e gentile.

Steve annuì e si affrettò a raggiungere gli altri nel salone. Stare nei pressi di quella camera era una tentazione. L’odore che emanava quella creatura sul letto era così inebriante….

 

“Ciao”,

“Ciao” mormorò Michael. Mael gli porse un bicchiere d’acqua fresca che il ragazzo bevve avidamente. “Cosa ricordi?” gli domandò gentilmente la creatura bionda sedendosi su una poltrona accanto al letto.

Si sentiva in imbarazzo. Aveva ricordi vaghi, non riusciva però a parlare di cose tanto intime con un estraneo, anche se gli aveva salvato la vita. “Non temere, parla pure” gli disse la voce quasi gli avesse letto nel pensiero.

Piano piano Michael cominciò a raccontare, a ricordare…la voglia di farla finita, i litigi, i coltelli, le risate e la violenza. Senza rendersene conto cominciò a piangere e la creatura gli asciugò le lacrime.

“Perché sono qui? Perché non mi hai portato in ospedale?” non era carino da domandare, quell’essere gli aveva salvato la vita, ma doveva avere delle risposte. “Con me avevi più possibilità di salvarti”; Michael seppe che poteva credere a quelle parole, sapeva che erano vere, sincere.

“Chi sei tu?”.

“Te l’ ho già detto, mi chiamo Mael.”

“No, COSA sei?”. Mael lo guardò negli occhi e Michael si sentì annegare in quel mare scuro…

”Sono un guaritore, si, credo di potermi definire così” l’ombra di un sorriso su quelle labbra stupende “Ti faccio tanta paura? Perché abbassi lo sguardo, nh?”

Mael gli sollevò il mento con due dita e Michael arrossì. “N…No…è che…che..ecco..tu…sembri…” troppo imbarazzato per parlare il ragazzo tacque.

“Coraggio, non aver paura, cosa ti sembro?”

“Un…un..Druido” soffiò rosso in volto. ‘ma bravo, fatti riconoscere, fai capire che razza di idiota sei!’ Michael si sarebbe sotterrato se avesse potuto, ma cosa cavolo andava a dire….

“Ah ah ah!” la risata calda e avvolgente di Mael lo riscosse “un druido, è questo che sembro?”

“Scusami..”

“Oh, no, piccolo, non mi hai di certo offeso, anzi, credo tu mi abbia fatto un complimento molto bello! I druidi sono…erano sacerdoti molto potenti, rispettati,avevano grandi poteri e conoscevano la magia…”

Il suo tono solenne incantò Michael, gli sembrò di vederlo, avvolto in una veste bianca e oro, con quei splendidi capelli al vento, davanti ad un altare…

sangue…si guardò i polsi e vide il sangue uscire copiosamente dalle ferite inferte. Impallidì e cominciò ad urlare mentre la linfa vitale sgorgava copiosa portandosi via la sua vita.

“Tranquillo piccolo, tranquillo, non ti faranno più del male” Mael lo abbracciò e lo rassicurò cullandolo dolcemente, mentre ripensava con un sorriso interiore alle facce e alle espressioni di puro terrore dei cinque quando era arrivato sul posto attirato dall’odore del sangue di quel ragazzo. Si passò la lingua sulle labbra al ricordo…

”Tranquillo, è tutto finito, sei al sicuro ora.”

 

Se passate di qua e avete critiche costruttive, commenti o se la storia vi piace, fatemi sapere, ne sarei felice.