DEATH

Parte2

Hanamichi urlò di dolore tenendosi il fianco.
-Hanamichiiiii!!!- urlò Rukawa alzandosi per raggiungerlo.
-Sta li Kitsune!!- gli ordinò Hanamichi con voce forzata mentre ancora a terra si teneva il fianco ferito.
-Allora... fa male?- chiese ansioso l'assassino.
-Porca troia!!! Certo che fa male!!!- sbottò Hanamichi. Il volto mortalmente pallido e goccie di sudore che percorrevano il suo corpo. Ansimando Hanamichi si rimise seduto. Il volto stravolto dal dolore mentre tentava di regolarizzare il respiro affannoso.
-Allora dio del giorno, ti diverti?- chiese ironico stringendo i denti.
-Si..si tantissimo!!- urlò di gioia premendo nuovamente il grilletto. Hanamichi urlò con quanto fiato aveva in gola quando il proiettile lo colpì in pieno.
-Hanaaa!!!- Mitsui strillava, Ryota era come impazzito. Stavano assistendo alla morte di uno dei più cari amici che avessero mai avuto. E non potevano fare altro che osservare impotenti Hanamichi che si sacrificava per loro.
-Mi diverto...mi diverto tantissimo...- disse ridendo con follia il pazzo scaricando altri tre colpi di fila su Hanamichi che non venendo colpito in punti vitali continuava ad urlare in preda al dolore. Salate lacrime rigavano il suo volto mentre l'agonia dilaniante lo travolgeva. Proiettili incandescenti penetravano nella sua carne.
Faceva male, dannatamente male.
Un dolore lanciannte e penetrante.
Che sfrigolava nel suo corpo come tizzoni ardenti.
Ancora un urlo lacerante saturò l'aria già carica di dolore e disperazione.
Rimbombò nella palestra come un tuono, per poi spegnersi, risucchiato dagli ansiti agonizzanti del rossino.
Hanamichi semisdraiato contro il muro con le mani strette attorno all'addome dove la mitragliata di colpi lo aveva ferito.
-C..coraggio...L'..ultimo colpo...- sussurrò in un rantolo strozzato mentre le lacrime si seccavano sul volto pallido.

Nella sua testa solo il rombo indistinto del battito del suo cuore...
Quelle parole che avrebbero decretato la sua morte...
Le pupille si dilatarono in due buchi neri risucchiando tutta la sua lucidità, gli occhi che si allargavano per il terrore...
Vide tutta la scena a rallentatore...
Il sorriso sicuro e strafottente di Hanamichi...
Il ghigno dell'uomo che caricava il colpo con un clic inquietante che rieccheggiò nella palestra come una condanna a morte...
E infine il rombo assordante del sesto e ultimo proiettile che esplodeva...
La leggera fiammatta partire dalla canna, il rinculo leggero, e quella freccia di metallo letale partire impazzita e letale verso il suo obbiettivo.

-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!-

Il suo urlo non giunse neppure alle sue stesse orecchie mentre vedeva il rosso inarcarsi violentemente.
I suoi occhi spalancarsi fino all'inverosimile.
La sua bocca aprirsi senza emettere suono, prima che tutta la sua persona si accasiasse al suolo, prono, privo ormai di vita.
Gli occhi chiudersi pesantemente, il corpo raggiungere la terra in un arco sgraziato.
I ragazzi urlarono disperati piangendo, coprendosi gli occhi, tappandosi le orecchie, rifiutandosi di lasciar entrare quella visione nelle loro menti.
La polizia entrò sfondando la porta, afferrando l'assassino impegnato a ridere sguaniatamente e urlare ingiurie a quel dio a cui aveva rubato il posto.
-Chiamate un'ambulanza!!!!- urlò un poliziotto notando il corpo del ragazzo a terra.

-Hanamichi!!!- urlò Rukawa alzandosi barcollante per raggiungerlo. Tuttavia quando stava per avvicinarsi il corpo a terra ebbe un tremito.
La polizia e i medici si bloccarono sul posto sconvolti mentre il pazzo perdeva la sua risata.
Hanamichi si alzò lentamente in piedi un po' barcollante, ma vivo e illeso.
Sembrava quasi annoiato, addirittura leggermente infastidito, come appena svegliato dal pisolino mattutino. -Ma cosa...- balbettò il poliziotto sconvolto. Era sicuro che quei sei colpi uditi lo avessero ucciso, o quanto meno colpito...
Invece Hanamichi si girò verso di loro e i presenti non poterono fare a meno di gelare sul posto. Sul suo corpo non una sola ferita di arma.
Il suo viso deturpato dall'imperturbabile freddezza. Le mani sprofondate nelle tasche in un gesto abituale e scontato.
Come se nulla fosse assolutamente successo.
In quella figura fredda e possente come il marmo, non una sola emozione trapelava. Le lacrime seccate sul volto non si vedevano nemmeno più, i suoi occhi tornati al loro colore gelido e imperturbabile a sondarli come chiedendo scetticamente cosa avessero da essere tanto sorpresi.
-Un Dio molto sprovveduto...- commentò sarcasticamente scuotendo la testa. -Caricare la pistola a proiettili invece che a banalissime salve avrebbe fatto molto più effetto!*- Disse con un ghigno di scherno.
-No...non è vero!!! Io ti ho ucciso!!! La morte si è piegata al mio volere!!!! Io l'ho chiamata!!! Tu devi essere morto!!!- urlò il pazzo dimenandosi mentre i poliziotti tentavano di tenerlo fermo. Lo sguardo di Hanamichi divenne rabbioso, perdendo per un'attimo la sua inquietante freddezza. Due polle furibonde che nulla avevano a che fare con quelle sempre viste nel rossino alterato: queste erano iraconde, oltraggiate, minacciose come non mai, come se avesse ricevuto una grave offesa personale.
-Davvero credi che la morte stia al servizio di chiunque ha in mano una pistola?- disse indicandolo con disprezzo. -La morte non sta al servizio di nessuno.- sibilò. Lo fissò negli occhi per qualche secondo prima di chinarsi a raccogliere la maglietta e infilandosela.
-Ha..Hanamichi...- balbettò Miyagi avvicinandosi.
-Cosa...- chiese il poliziotto.
-La pistola era caricata a salve, quando l'ho afferrata era troppo leggera per contenere proiettili veri. Ma il pazzo era troppo impegnato a fare il Dio per accorgersi che con quell'arma avrebbe potuto spaventare solo un gatto.- disse tranquillamente.
Alla mente dei presenti balzò il ricordo di un dettaglio sfuggito, mancato, che troppo presi dalla paura e dall'angoscia non avevano notato: non una sola goccia di sangue aveva imbrattato il parquet.
Non una sola stilla carminio aveva sporcato le mani abbronzate di Sakuragi.
Non una sola goccia di quella linfa rubina era fuoriuscita dalle ferite mai inferte celate dalle braccia del rossino.
-Quell'uomo aveva una pessima mira, mettendomi tanto distante ero sicuro che neppure lui stesso sapesse con esattezza che cosa avrebbe colpito sparando. Avrei potuto sfilargliela quando mi sono avvicinato, ma ancora non ero certo che fosse veramente innoqua. Ho fatto tutta questa messinscena perchè speravo che sentendo gli spari qualcuno avrebbe chiamato la polizia...- spiegò pacatamente osservando distrattamente il poliziotto raccogliere la dichiarazione.
-Ovviamente se la pistola fosse stata carica non avrei fatto nulla di ciò.- disse scuotendo la testa.
-Ma è impossibile! Insomma, quegli spari, i colpi erano... veri...- balbettò sconnessamente Mitsui.
-Abbiamo visto tutti Hanamichi piangere dal dolore...Era... vero...- aggiunse sconcertata Ayako. Ma il rossino in questione la interruppe quasi bruscamente:- Vedete fori in giro?- chiese. Nessuno rispose, ma lui proseguì lo stesso:- sono per caso morto o ferito? No. Vi conviene credere alle mie parole, allora.- concluse incamminandosi pigramente verso l'uscita.
-Aspetti signor Sakuragi! Non ci ha ancora...- il poliziotto si fermò bruscamente sotto lo sguardo del rossino: -non ho più nulla da spiegare.- assentì -non ci sono prove di proiettili veri, quindi le conviene scrivere sul rapporto che era a salve, la pistola.- detto questo se ne andò senza salutare.

Guardò tutta la scena senza avere il coraggio di aprire bocca.
Non credeva sarrebbe riuscito a udire le sue parole dato il tamburellio furioso del suo cuore.
Faticava perfino a distinguere i discorsi dei presenti.
Hanamichi era vivo.
Vivo e vegeto. Non un graffio.
La prima parola che la sua mente aveva urlato nel verlo alzarsi era stata: 'E' VIVO!' Ma poi ripensò agli occhi in quel momento di agonia. Gli occhi castani erano un esplosione di dolore atroce.
Le pupille erano troppo innaturalmente dilatate perchè quella si trattasse di una semplice, quanto mai astuta, recita.
Quelle lacrime non mentivano, il suo pallore nemmeno, quelle urla, impossibile.
Hanamichi era stato colpito, ne era sicuro.
Quella non era una pistola a salve, ne era certo.
Eppure era impossibile. Anche se non fosse stato ucciso, avrebbe dovuto essere quanto meno ferito, e invece, nulla.
Non un graffio, una goccia di sangue, nulla.
Scosse la testa per scacciare la confusione, ma fu tutto inutile.
I fatti parlavano chiaro: Hana era vivo e stava bene, ergo, quei proiettili erano salve.
Ma il suo intuito non sbagliava mai, e il suo istinto gli urlava di non credere a quello che aveva visto, che c'era qualcosa di tremendamente storto, sbagliato. Qualcosa che assolutamente non quadrava, come se in un puzzle fossero stati scambiati alcuni pezzi per cui la figura finale risultava sbagliata.
Si disse che si era lasciato impressionare, che le urla del rossino gli avevano annebbiato la mente, era solo teso.
Sakuragi stava bene e quella pistola non aveva sparato vere pallottole.
Questa era la conclusione, si disse, che il suo istinto lo credesse o meno, non si poteva fare altro che accettare la versione del do'hao come vera.
Eppure le sue parole , da quella mattina, sempre misurate volte a dare risposte fini esclusivamente alla domanda, quella volta sembravano dire: 'non vi cacciate in cose più grosse di voi, vi conviene credere che questa storia sia vera, non indagate e non fate domande, fatevela andare come buona'.
Accantonò quel pensiero, non poteva fare altro, d'altronde. Hanamichi era profondamente cambiato in una sola settimana, questo cruccio già bastava, non voleva pensarsi d'animo per una stranezza ipotetica per trascuare quella reale.
-Hanamichi...- le sue labbra lo mormorarono così a bassa voce, che neppure lui riuscì a distinguere se fossero veramente state pronunciate.
-Che ti è successo?- si chiese tra se e se rientrando negli spogliatoi.
*****

L'aria salmastra del mare gli sferzava il volto. In piedi a fissare il tramonto, sopra lo strapiombo che dava sul mare, osservava quel tramonto come aveva fatto la settimana prima. Eppure se quel tramonto gli aveva fatto rimescolare lo stomaco, la morte del sole di quella sera, non gli faceva effetto. Quasi non la vedeva, o forse neppure si era accorto di starla osservando. Lo sguardo era perso, nel vuoto a fissare tutto o nulla, non si riusciva a distinguere, ma di certo, non osservavano lo spettacolo dalla scogliera. Non vedevano le tinte sanguigne del sole, nè le tinte pastello sfumato del cielo all'orizzonte. Chiuse gli occhi lentamente, ispirando piano, riempiendosi i polmoni di quell'aria benevola e aromatica. I suoi capelli erano veli di seta color di quel tramonto, si confondevano con la volta tinteggiata.
-Ti sei scoperto troppo questa mattina- lo ammonì seria una voce alle sue spalle, a cui lui, prontamente, non fece caso.
-Non devi giocare con la sorte Hanamichi, lo sai.- continuò.
-Che altro avrei potuto fare? Lasciare che li ammazzasse? Quello era pazzo, non avrebbe esitato.- rispose atono senza neppure degnarsi di voltarsi a osservare il suo interlocutore negli occhi.
-Se avesse sparato su di loro, a te non avrebbe dovuto importare, lo sai.-
Un suono gutturale vagamente somigliante a una risata spezzata fu la risposta.
-Rischi grosso se farai altre di queste bravate, stai attento Hana.-
-Non è certo quella che si può definire una minaccia, lo sai Dave?- lo schernì il rossino.
-Lo sai Hana è il...- per la prima volta Sakuragi si voltò di scatto furioso.
-Io non so un bel niente Dave! E non spararmi stronzate tipo 'è il destino' o 'era stabilito così' perchè non ci credo! Non ho scelto un bel niente, ne tanto meno mi è stata data la possibilità di farlo! In quella palestra i miei AMICI rischiavano la vita, e ho solo fatto quello che sapevo li avrebbe salvati. Se è cosa sbagliata a me non importa, non me ne frega nulla! E il tuo ' a te non avrebbe dovuto fregare nulla' te lo puoi mettere dove ben sai! Se non vado bene loro, anzi, se non TI vado bene, trovatene un altro, anzi, tanto meglio! Riprendimi quello che mi hai dato, io, lo sai bene, ne l'ho chiesto, ne lo voglio.- si voltò nuovamente verso il sole che ormai era quasi del tutto sparito oltre la linea dell'orizzonte.
Sentì distrattamente Dave sospirare dietro di lui.
-Ci farai l'abitudine Hana. La solitudine sarà la tua unica compagna.- proferì con rammarico prima di andarsene lasciandolo solo.
Aveva volutamente fatto finta di non udire le ultime parole rivoltegli dal moro.
-La solitudine- mormorò. Si ritrovò a sorridere amaramente: la solitudine, l'unica cosa che lo aveva sempre spaventato realmente, avrebbe dovuto farla diventare sua compagna, assurdo.
Avrebbe tanto voluto piangere, urlare, disperarsi, sfogarsi in qualche modo, ma non poteva e lo sapeva, o sarebbe impazzito.
Si portò gemendo una mano agli occhi.
-No...non piangere, non piangere!!- si impose con durezza.
-Concentrati...- sussurrò respirando e riaprendo lentamente gli occhi. La sua espressione gelida e severa come sempre. Infilò nuovamente le mani nelle tasche, fino a che la destra incontrò qualcosa che Hanamichi aveva dimenticato di aver posto lì. Afferrò il contenuto della tasca dei jeans tirandolo fuori a pugno chiuso. Aprì il palmo osservandone il contenuto. Sorrise ironicamente prima di gettare la testa indietro e osservare il cielo che si tingeva di viola sopra di lui.
Dopo alcuni secondi rivolse nuovamente l'attenzione a ciò che la sua tasca aveva conservato da quella mattina.
Chiuse nuovamenta il pugno di scatto. Portò la mano destra dietro il capo e spostò il piede destro all'indietro, scattando poi in avanti scaraventando il prezioso tesoro in aria, destinandolo al sonno eterno in fondo al mare.
Sei frammenti lucenti brillarono per pochi istanti alla luce morente del sole, la loro lucentezza argentata spezzata dalle incrostazioni rosso cupo sulla superfice.
Scintillarono, per poi cadere come piccole stelle cadenti nel mare che le inghiottì gioioso.
Hanamichi le osservò produrre piccoli e lontani tonfi nel mare sotto di lui.
Li guardò, e sorrise.

**********************

Mitsui camminava da un po' sulla spiaggia a piedi scalzi.
Quella era stata una giornata decisamente da dimenticare. Era appena uscito dal commissariato di polizia dove lo avevano interrogato per un'ora buona sull'accaduto in palestra.
Era ancora sconvolto. Più passava il tempo e più si convinceva che c'era qualcosa di enormemente sbagliato in quello successo. E ogni volta che la sua mete provava a dare un volto a questa stranezza, Hanamichi Sakuragi compariva nella sua mente. L'Hana che da quella mattina era cambiato radicalmente, che non si riconosceva più, il cuo sorriso solare era solo un mero ricordo sbiadito dalla sua voce glaciale, dai suoi occhi freddi e distaccati, dal suo volto marmoreo.
-Hanamichi...- sospirò. Si sentiva incredibilmente in colpa verso il compagno. Aveva come l'impressione di averlo perso per sempre, di non poterlo più riavere indietro.
Aveva la sensazione che se ne fosse andato per sempre senza che lui gli avesse mai detto prima che gli voleva bene, che lo considerava un po' il fratello che non aveva mai avuto, che teneva a lui.
-Oggi è proprio una giornata da dimenticare...- sospirò alzando lo sguardo verso il cielo sanguigno.
Quello che vide lo sorprese: Hanamichi era sullo strapiombo che dava sul mare incantato a guardare l'orizzonte. Era molto alto, non era facile distinguere le persone, ma Mitsui conosceva quella pella ambrata e i capelli rossi, sapeva di non sbagliare.
Pensò che volesse stare da solo, che in quella settimana doveva essergli successo qualcosa di grave per ridurlo in quello stato, che forse aveva bisogno di aiuto, ma non sapeva come chiederlo.
Ma Hisashi non si mosse da lì, non salì sulla rupe da lui, rimase semplicemente lì, a fissare Hanamichi con la sensazone di DOVER guardare Hana.
Con la certezza nel cuore che lui DOVEVA vedere COSA Sakuragi avrebbe fatto.
Lo guardava rapito.
Vedeva un uomo che andava da lui, che gli parlava, ma che Hanamichi non si voltava neppure.
Lo vide girarsi improvvisamente e urlare qualcosa che il vento non riuscì a portare al suo orecchio.
Il vento gli scompigliava i capelli sussurrandogli all'orecchio mentre Hanamichi su quello scoglio così alto, così TROPPO alto, si rivoltava verso l'orizzone, mentre i capelli fulgidi del giovane si confondevano col cielo del tramonto.
L'uomo se ne andò, ma Mitsui non si mosse. Immobile con l'acqua che gli accarezzava i piedi nudi, lo sguardo vigile sul compagno di squadra.
Vide il giovane fare un gesto che non capì, forse portarsi una mano alla testa, ma da quella distanza non gli fu possibile distinguerlo.
Vide che prendeva qualcosa dalla tasca, gettare indietro la testa e poi lanciare il misterioso contenuto della mano nell'acqua. Sei sbarluccichii illuminarono il cielo prima di precipitare del regno di Nettuno.
Dopo questo gesto, il cuore di Mitsui strillò impazzito che c'era un errore che era sbagliato che QUELLO era tutto sbagliato.
Batteva furiosamente nel petto coprendo il verso dei gabbiani e i sospiri del vento.
Inconsciamente si strinse le braccia attorno alla vita mentre Hanamichi si voltava per tornare indietro.
Allargò gli occhi e i pelli si rizzarono su tutto il suo corpo quando, fatti solo pochi pigri passi con lo sguardo basso e distratto, Hanamichi si girava nuovamente verso la cima della rupe, come se avesse cambiato idea, come se gliene fosse venuta una migliore.
Con l'aria che a stento filtrava nella sua gola lo osservò tornare indietro, fermarsi sulla cima dello strapiombo gettare la testa indietro e spalancare del braccia, come ad accogliere il colpo letale del cielo, come se lui stesso si sacrificasse a quel dio che non vedeva.
Boccheggiò disperato, la pelle gli si accapponò mentre lo osservava sbilanciarsi in avanti, lasciandosi cadere.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!- urlò nel vederlo lasciarsi andare, cadere verso le fameliche onde.
-Hanamichi!!!!!- strillò correndo lungo il litorale per poi entrare correndo nelle onde per andarlo a ripescare.
Non poteva sopravvivere, era troppo alto, troppo alto.
-Hana!!- non la smetteva di chiamare facendosi violentemente largo tra le onde che lo respingevano a riva.
-Hana!!- prima che potesse tuffarsi in acqua, la conosciuta capigliatura color ciliegia, riemerse dalle onde con un movimento nervoso del capo, l'acqua che schizzava impazzita ingioiellando i capelli del giovane, baciando i contorni severi del suo viso, accarezzando riverenti le sue labbra.
-Hanamichi...- ansimò Mitsui correndo tra le onde per andargli incontro. Il rossino si voltò sorpreso udendo quella voce, la sua espressione marmorea si deformò impercettibilmente dall'orrore di essere stato visto dal cecchino della squadra.
-mitsui..- le sue labbra si mossero a quel sospiro sconvolto.
Sakuragi si mosse velocemente raggiungendo la riva e il compagno di squadra che lo attendeva esterrefatto, con l'acqua che gli arrivava alle ginocchia infradiciando i jeans appesantiti dal mare fino alle cosce.
Il rossino riemerse ansimando dai flutti percorrendo a grandi falcate faticose. La camicia bianca ormai praticamente invisibile aderita perfettamente al petto e all'addome scopito del rossino, i pantaloni di jeans sembravano neri, attaccati completamente alle gambe muscolose.
-Mitsui! Che cosa... cosa ci fai qui?!- chiese sconvolto.
-Io?! Cosa ci faccio qui?! Si può sapere che cazzo ti è saltato in testa?! Volevi ammazzarti stupido?!- sbraitò scaricando l'angoscia e il panico accumulati in quegli istanti.
-Ma cosa stai blaterando?- chiese pacato Hanamichi inarcando un sopracciglio.
-Cosa sto blaterando?! Ma dico ti sei bevuto il cervello?! Te lo sei fumato?! Ti sei lasciato cadere dalla scogliera! Potevi ammazzarti!! Si può sapere cosa pensavi di fare?!-
-Non dire sciocchezze Mitsui! Volevo fare un tuffo e basta, non c'è bisogno di fare questa scenata!- lo rimbrottò indifferente Hanamichi mentre si sfilava la camicia strizzandola sulla spiaggia, per poi usarla per asciugarsi il corpo e il volto e strizzarla di nuovo.
-Un tuffo?! Vestito? Dalla scogliera?! Non me la dai a bere Hanamichi!-
-Non ti devo dare a bere nulla. Volevo fare un tuffo, tu ti scaldi per poco.-
-Ah si?!- sbottò Mitsui. Sapeva che quel salto avrebbe potuto ucciderlo, ma sembrava che al rossino non importasse di aver rischiato la sua vita. -Allora facciamo così, io ora salgo sulla scogliera e ripeto il tuo tuffo! Vediamo un po' cosa succede!- intenzionato a vedere la reazione del rossino che con indifferenza si stava ancora ripulendo delle tracce d'acqua, pronunciò quelle parole per poi voltarsi in direzione del sentiero che portava allo strapiombo.
-No!!- urlò Hanamichi afferrandolo con forza per un braccio.
-No! No non farlo!!- pregò con voce incrinata. Hisashi si voltò verso di lui con sguardo triste.
-Perchè l'hai fatto Hanamichi? Perchè ti sei buttato?- domandò dolcemente. L'ala dello Shohoku abbassò lo sguardo e lasciò la presa, conscio di essere stato vittima di una trappola.
-Nulla Mitsui, non volevo fare nulla. Credimi, volevo solo tuffarmi. A me non sarebeb successo nulla.- rispose. Alzò poi lo sguardo di scatto, una nuova luce negli occhi, una luce implorante, speranzosa. -Ma tu, ti prego, non saltare. Non ti tuffare!!- Lo scongiurò.- Promettimi che non ti lancerai!- pretese scuotendolo per le spalle.
Mitsui annuì serio.
-Hanamichi, voglio farti sapere che sei mio amico, che ti voglio bene. Di qualsiasi cosa tu voglia parlarmi, io ci sono. Che cosa ti è successo Hana?-

continua...

Qualcuno almeno si ricorda di questa fic??^^;;;;;;;;;;