Dark and Light

di Crazy 

 

How can you see into my eyes like open doors

Leading you down into my core

Where I’ve become so numb

without a soul

my spirit sleeping somewhere cold

Until you find it there and lead it back home.       (“Bring me to life” by Evanescence)

 

Jeep andava inerpicandosi su strette stradine di montagna che sarebbero state più adatte ad animali dotati di zampe e zoccoli piuttosto che alle quattro ruote di un veicolo.

Il gruppo di Sanzo, nel suo perenne viaggio verso ovest, stava attraversando alture impervie caratterizzate da boschi ombrosi e lussureggianti e mulattiere ripide e serpiginose, scavate direttamente nel terreno roccioso, che si affacciavano su strapiombi dal visuale mozzafiato per bellezza e pericolosità.

A causa della disagevolezza del percorso, pertanto, Hakkai, l’ardimentoso autista del gruppo, era costretto a mantenere una velocità lenta e cauta, sia per non perdere il controllo della vettura incappando nei numerosi massi e buche che tappezzavano il cammino, sia perché la salita rallentava enormemente il suo fedele draghetto, il cui motore faceva molta fatica nella ripresa su sentieri così irti e scoscesi.

L’aria tutt’intorno era fresca, tersa e limpida, sfrigolante di ozono come solo in zone elevate ed immerse nella natura più incontaminata poteva essere.

Il cielo era azzurro e sereno, senza nemmeno una nuvola ad intaccarne la continuità infinita del suo intenso colore, ed il sole splendeva alto illuminando i crinali e baciando con i suoi benevoli raggi la terra vergine sotto di lui con la stessa delicatezza di un amante riverente e rispettoso.

Tutto sapeva di calma, di pulito e di selvatico, ma qualcosa di estraneo, invadente e rumoroso stava per turbare e sconvolgere il pacifico equilibrio della flora e fauna circostante.

- Ah! Maledetto kappa, smettila di soffiarmi addosso il fumo puzzolente di quella tua dannata sigaretta! Mi stai soffocando!-

Lo strillo stizzito di un giovane dalla calda pelle ambrata e le iridi luminose come i topazi più puri riecheggiò acuto lungo valli e colline, spaventando il riposo di alcuni volatili che subito si librarono in un frullare di ali impazzito nell’azzurro infinito dell’etere.

- Oh, ma guarda! A volte mi dimentico che sei solo un moccioso innocente che non beve, non fuma, e non ha mai conosciuto intimamente una donna! Che ne capisce una stupida scimmia come te di quale piacere può dare una sana e gustosa fumata!-

Mentre diceva quelle parole, un sorriso sarcastico ed un lampo di divertimento brillò negli occhi di un sorprendente rosso rubino del suo interlocutore, un ragazzo alto e muscoloso dai lunghi capelli di fiamma, chiaro segno di scherzosa presa in giro.

- Grrr…. Tu, razza di kappa pervertito! Non sono mica un maniaco vizioso come te, io! E smettila di chiamarmi stupida scimmia!-

- Peggio per te, scimmia! Non sai cosa ti perdi! – Ribatté ancora l’altro, soffiandogli dispettosamente una nuvola grigiastra intossicante in faccia.

- Cough! Cough! Tu, dannata ciminiera ambulante! Finiscila di inquinarmi i polmoni! Altrimenti io…-

- Oh, oh! Che paura che mi fai, stupida scimmia!-

- Razza di idioti ! Piantatela, se non volete continuare il resto del percorso a piedi! - Minacciò un bonzo dall’incarnato luminoso come la neve ed i capelli d’oro splendenti di sole, rivolto ai due dietro la jeep, una mano sulla faccia fortemente esasperata ed una venetta pulsante alla tempia candida stava ad indicare la sua insofferente intolleranza verso quei rumorosi litigi.

- E’ colpa di questa specie di ciminiera a due gambe! A questo mentecatto, a furia di bruciare quelle sue dannate e puzzolenti sigarette, gli è andato in fumo persino il cervello!-

- Almeno io ce l’ho un cervello! Stupido moccioso imberbe! Tu al massimo hai due neuroni che vagano disperati per l’inedia e la solitudine in quella zucca vuota da scimmia che ti ritrovi! -

- Ah, ah, ah… Su, su, calmatevi! Tra poche miglia dovremmo raggiungere un villaggio, così stanotte potremmo riposare finalmente in un vero letto!- Intervenne il ragazzo dai corti capelli bruni alla guida dell’automezzo con il solito tono accomodante ed un sorriso gioviale sul bel volto magro che faceva risplendere di vera allegria le iridi dello stesso colore della vallata verdeggiante sottostante.

Sia il kappa che la scimmia, seppur sbuffando e brontolando, parvero calmarsi e per alcuni minuti la calma regnò nuovamente sovrana, interrotta solo dallo scoppiettio del motore del veicolo ed il rullare delle ruote sulla strada dissestata.

Dopo aver superato una curva particolarmente ripida e serpiginosa, i quattro si trovarono improvvisamente dinnanzi all’imponente facciata di un tempio che pareva scolpita direttamente nella parete rocciosa. Due alte colonne rosso brillante sostenevano l’ampio porticato di pietra chiara con la sua entrata immensa, mentre la parte superiore era sovrastata da guglie e terrazzini riccamente decorati da intarsi e finestrelle che offrivano un ampia veduta dell’ambiente circostante agli eventuali guardiani interni, coniugando coerentemente forma, eleganza e praticità.

Nell’insieme, nonostante asperità dell’ambiente circostante, era una bella e ricca opera architettonica, uno sfoggio di magnificenza e sacralità, senza dubbio atta ad attirare al raccoglimento ed alla preghiera un qualunque devoto fosse alla ricerca di ascetismo e di pace interiore, e che sicuramente doveva ospitare al suo interno numerosi bonzi, i quali, come formichine operose, si affaccendavano quotidianamente nel perseguire la santa via del Buddha!

Tutto normale, dunque, non era una novità per il gruppo imbattersi in una simile costruzione religiosa in un luogo così isolato e riparato, distante diverse miglia da un centro abitato, eppure bastò una sola occhiata all’ingresso dell’edificio perché il placido autista inchiodasse sui freni di Jeep con un acuto stridio di gomme, facendo ribaltare sul sedile posteriore sia il kappa che la scimmia, e perché il brusco monaco impugnasse la sua S&W con espressione truce e concentrata.

 - Ehi! Hakkai! Ma si può sapere che diavolo ti è preso a frenare a questo modo?- Si lamentò Gojyo tutto ammaccato dal colpo preso. – E poi perché diamine ci siamo fermati ? Io odio i templi, ci sono solo bonzi antipatici e con la puzza sotto il naso! Non si può bere né fumare e cosa più importante non ci sono donne! Perché ti sei fermato in un postaccio del genere, c’è una città qui vicino, no? -

- Sì, sì, sì! Ti offrono solo verdure, fagioli e soia in questi posti!- Rincarò Goku, dando per una volta ragione al compagno. – Ed io voglio mangiare…Maiale… pesce... pollo…! Ho fameeeee!-

- Zitti idioti! Altrimenti vi ammazzo! - Li gelò il “loro” bonzo con espressione cupa, scendendo dalla jeep con gesti calmi e definitivi.

- Sanzo…? - Il demone dagli occhi verdi lanciò al biondo un rapido sguardo d’intesa, poi annuendo scese anch’egli dal veicolo, i due studiarono per un attimo l’ampia facciata di pietra che avevano davanti prima di avviarsi verso l’ingresso.

- Ehi, voi! Ma si può sapere che accidenti vi prende? - Li richiamò il kappa piuttosto stizzito.

- Io la dentro non ci voglio entrare!-

- Ehm… Gojyo? Non hai notato proprio niente di strano? – Gli chiese in tono gentile Hakkai voltandosi lievemente verso di lui.

Questi aggrottò le sopracciglia pensieroso.

- Uhm… Beh...Sì! C’è questo portone enorme tutto spalancato e non ci sono né sentinelle di guardia né monaci antipatici in giro….. Ma, mica vuol dire nulla, no? Questi santi uomini sono tutti svitati! Fissati come sono con la pace e la non violenza, potrebbero aver lasciato aperto appositamente per accogliere gli eventuali fedeli e starsene tutti rincantucciati in preghiera adesso! -

Ipotizzò con veemenza, ma quelle scuse non convinsero nemmeno lui stesso, meno che mai il demone gentile che gli riservò un sorriso accondiscendente, prima di proseguire.

Di mala grazia il ragazzo dagli occhi di brace fu costretto ad accodarsi agli altri due amici, Goku li raggiunse subito dopo con un solo agile balzo.

- Ehi, Gojyo?- Domandò poi sottovoce, mentre varcavano la soglia di quell’immenso edificio sacro. - Si può sapere cosa si aspettano di trovare la dentro? -

Il rosso si guardò attorno, l’ampio ingresso era sontuoso e riccamente addobbato con piante e statue di divinità, ma stranamente desolante e cupo, di una immobilità statica e malata.

- Guai, scimmia! – Gli rispose pertanto con espressione seria. – Solo guai! -

I quattro compagni si avviarono per larghi corridoi illuminati dalla luce tremolante delle candele e costellati da alte colonne intarsiate da fregi ed eleganti ghirigori, ad ogni angolo raffigurazioni di Buddha dall’espressione pacifica salutarono il loro incedere. Il silenzio innaturale dell’ambiente era rotto solo dal rumore felpato dei passi che rimbalzando sul pavimento di pietra, risultava quasi assordante per quanto l’atmosfera era priva di qualsiasi suono o movimento.

L’aria greve era pervasa da un forte odore di incenso, quasi nauseante per la sua intensità, ma assieme ad esso l’olfatto acuto e sensibile di Goku percepì anche qualcosa di più disgustoso e penetrante, un tanfo acre e dolciastro di morte.

- Sanzo? - Chiamò allora preoccupato. – Sento uno strano odore….Come…….come di sangue! –

Il bonzo non sembrò affatto sorpreso da quella notizia.

- Da che parte? – Si limitò a domandargli freddamente.

Il giovane eretico annusò per un attimo l’aria, poi puntò deciso il dito in direzione di un corridoio che svoltava a destra. – Di la!-

Il quartetto con espressione tesa e guardinga cambiò indirizzo, puntando senza esitazione verso quella nuova inquietante meta.

Percorsero alcuni metri, seguiti dalle ombre scure e tremati delle candele, fino a giungere dinanzi ad una enorme porta di legno riccamente decorata e strettamente socchiusa.

Sanzo con un gesto secco e deciso del braccio spinse le ante e la spalancò, avanzando con passo deciso all’interno della stanza che si apriva davanti a loro, l’espressione del viso minacciosa e l’arma sinistramente lucente in pugno, ma una volta che i suoi occhi purpurei si avvidero del tetro spettacolo che si presentava all’interno, persino lui, al pari dei suoi compagni, si bloccò immobile, esterrefatto per lo shock.

La sala era enorme e sfarzosa, rivestita da pannelli di legno lucido e colonne rosate di marmo splendente, sul fondo estremo di essa vi era una specie di baldacchino con situata al centro la gigantesca statua di un Buddha, raffigurato nella posizione del loto, posto su un cuscino di velluto cremisi ed attorniato da un tappeto di fiori dai morbidi petali bianco-perlacei. Sicuramente quello era stato un luogo consacrato dove tenere cerimonie importanti e sontuose in particolari ricorrenze annuali, ma ciò che i quattro ragazzi si trovarono di fronte in quel momento fu solo la raffigurazione di un macabro e raccapricciante teatro di orrore e sangue.

Il caldo marrone del parquet e le delicate venature rosate delle colonne erano imbrattati ovunque da chiazze viscide e rossastre, che al pari di multiformi farfalle insanguinate andavano a posarsi su ogni superficie, appannando ed ammorbando l’ambiente con il loro umido grondante fetore.

Corpi fatti a pezzi, simili a marionette sventrate da un burattinaio sadico e folle, erano sparsi dappertutto sul pavimento reso opaco da abbondanti fluidi corporei e viscere gelatinose, le braccia, le gambe e le teste erano state metodicamente mozzate dal resto del corpo come rami secchi da una fastidiosa ed ingombrante vecchia quercia.

In terra una moltitudine di facce, alcune contratte in un eterna espressione di terrore, altre flosce, rilassate, con atteggiamento stupito, imbambolato, altre ancora coi lineamenti irriconoscibili, cancellati da maschere di sangue raggrumato e con il raccapriccio fissamente dipinto nelle pupille vitree e spente.

Le tuniche bianche dei bonzi, ormai perduto il loro primario candore, erano un’unica enorme chiazza vermiglia, lordate ed intrise della stessa linfa vitale dei loro proprietari, anime innocenti straziate e corrotte dalla crudele atrocità della violenza.

Persino il pacifico Buddha, con la sua espressione benevola e misericordiosa fissata eternamente nella pietra, recava tracce di quella immonda ed inconcepibile contaminazione, ed il suo volto immobile, schizzato da minuscole, molteplici, macchioline scarlatte, appariva adesso, non più consolante, ma stranamente indifferente e lontano alle preghiere e disgrazie altrui.

Nel silenzio immobile ed inorridito una risata maligna risuonò sgradevole e stridente come il raspio di artigli affilati su una superficie liscia di nero calcedonio, ed una figura minacciosa ed imponente si fece avanti dal retro della statua, subito attorniata e seguita da altre più minute ma non per questo meno malvagie e pericolose.

- Siete arrivati finalmente! -

Interloquì il nuovo arrivato con voce carica di beffarda soddisfazione, riservando ai quattro venuti uno sguardo di rozza e tronfia superiorità.

- Il venerabile Genjo Sanzo ed i tre traditori che stanno dalla parte degli insulsi esseri umani! Ce ne avete messo di tempo! Per non annoiarmi, sono stato costretto a divertirmi con questi patetici bonzi, ma non ne ho ricavato alcuna soddisfazione! Non hanno fatto altro che piagnucolare, recitando ridicoli sutra e supplicando pietà, mentre li ammazzavo! Spero per voi che almeno vi dimostriate degni della vostra fama! -

- E’ stato lei ad ucciderli tutti?- Hakkai, il primo a ritrovare la voce, pose quella domanda in tono quasi incredulo. - Ma per quale motivo? Erano solo monaci inermi! Eravamo noi il vostro vero obiettivo!-

Il demone scrollò le spalle mentre un ghigno sarcastico si disegnava sulle sue labbra sottili.

- Ve l’ho già detto! Mi stavo annoiando!-

- Cosa, dannato bastardo? Ti sei divertito a squartarli ed a farli a pezzi solo per questo? - Gli gridò contro Gojyo furibondo.

Goku strinse i pugni,  anche lui sconvolto da tanta crudeltà.

- Sporco vigliacco, vieni ad affrontare chi è capace di difendersi, se ne hai il coraggio! –

- Ma certo! Ho proprio voglia di giocare con voi!-

L’imponente youkai fece alcuni passi in avanti, fiancheggiato da tutto il suo seguito, il suo stivale nell’incedere incontrò la testa mozzata di una delle tante vittime massacrate disseminate sul pavimento, con un calcio indifferente la allontanò da sé come fosse un qualsiasi oggetto, questa rotolò macabramente andando a fermarsi davanti ad un ragazzo biondo dall’espressione gelida.

Un lampo improvviso baluginò in quegli occhi purpurei di solito insondabili, come un ricordo lontano fatto di lacrime e sangue, e mentre la faccia esanime ancora contratta nell’estrema smorfia di dolore del cadavere ai suoi piedi si sovrapponeva e confondeva con un altro volto dal sorriso dolce ed i lunghi capelli color sabbia raccolti in una treccia, un guizzo d’odio freddo e feroce alterò la maschera stoica del giovane monaco, rendendola terrificante nella sua immota staticità.

- Quel tipo…..Lasciatelo a me! -

Disse soltanto categorico e perentorio, prima di lanciarsi in avanti contro il suo avversario.

- Prego, fai pure!- Ironizzò il mezzosangue facendo comparire la sua Shakujyo e gettandosi anch’egli nella mischia. Il demone gentile ed il ragazzo dagli occhi dorati li seguirono subito dopo, uno armato del suo KI che non lasciava scampo ad alcun avversario, l’altro impugnando il suo fedele Nyoibò che al suo comando poteva allungarsi od accorciarsi o dividersi in più pezzi asseconda del nemico che doveva affrontare e della circostanza che si presentava.

Lo scontro fu duro e violento!

I colpi si susseguirono feroci ed implacabili e la pietà fu lasciata a languire nella polvere di quell’austero tempio da ambedue le parti avverse.

Ben presto membra tatuate con estremità dai lunghi artigli affilati e teste con orecchie appuntite e mandibole da lupo andarono a mescolarsi ed aggiungersi a quelle già presenti sul pavimento, mentre il sangue grondava rumorosamente da arterie e vene recise, andando ad espandersi ed infiltrarsi nella calda porosità del legno, sulla superficie lucida delle colonne e sul candore ormai contaminato di quel Buddha che assisteva immobile a tanta violenza, il volto di pietra chiazzato da strie vermiglie che parevano tristi lacrime di sangue.

- Ah! Noto con piacere che non disdegni la lotta, Genjo Sanzo! Tu odori di morte come me ed a differenza degli altri bonzi, non invochi la salvezza degli dei, intonando ridicole preghiere ed invitandomi alla redenzione. – Ghignò il capo dei demoni all’indirizzo dell’interessato, vibrando una stoccata micidiale con la sua arma, una sciabola enorme dalla punta ricurva e la lama affilata.

- I tuoi compari invece si sono spenti senza alcuna dignità né orgoglio!-

Il ragazzo biondo sollevò entrambe le braccia, parando quel colpo mortale con la sua S&W stretta in pugno.

- Tsk! Non esiste una maniera dignitosa di morire, razza di idiota!- Gli sibilò contro, poi puntando i piedi e le spalle lo spinse all’indietro con forza, ritrovandosi nuovamente a distanza di sicurezza, uno di fronte all’altro.

- Si muore e basta! La dignità puoi trovarla solo nel modo che si è scelto di vivere! Ma la feccia come te queste cose non le può capire!-

Il demone fece una smorfia rabbiosa.

- Ma che bella predica, venerabile Sanzo! Vedremo se sarai così sicuro ed orgoglioso di te, quando ti strapperò dal collo quella bella testolina con le mie stesse mani e la servirò su un vassoio d’argento alla tavola della mia Signora! –

Attaccò, la spada alzata che si abbassava di colpo in un fendente mortale che avrebbe trinciato di netto chiunque, se non ché Sanzo con una mossa agile ed aggraziata lo schivò e gli allungò una gomitata alle costole, facendolo ripiegare in due, quindi lo colpì alla nuca con il calcio della sua M10.

Il demone barcollò paurosamente in avanti, ma grazie alla sua tempra robusta riuscì a mantenere sia la coscienza che l’equilibrio.

- Troppo lento! – Lo schernì il bonzo. – Se davvero vuoi la mia testa, dovrai essere molto più veloce!-

- Tu, maledetto! –

Lo youkai attaccò nuovamente, il volto alterato e paonazzo dalla furia.

Ancora una volta il clangore dell’acciaio della sua arma si scontrò con quella della S&W dell’altro.

- Non darti troppe arie dannato ragazzino presuntuoso! Smembrerò quel tuo gracile corpo pezzo per pezzo, lentamente, ed avrò la soddisfazione di vederti piangere e supplicare come i tanti maledetti porci brucia incenso che ho fatto fuori in tutti questi anni!- Gli ringhiò in faccia malignamente, utilizzando sia il veleno delle parole sia la forza dei suoi possenti muscoli per avere la meglio in quello scontro. – Dovevi vederli, singhiozzavano come agnelli mandati al macello, tremando e supplicando pietà, ho davvero goduto ad ammazzarli! Voi, santi uomini, siete tutti degli ipocriti vigliacchi, non sapete fare altro che scappare come topi spaventati su una nave che affonda ed intonare inutili preghiere! Vi credete superiori alla mia razza, ma siete solo deboli ed insulse creature! Siete meno di niente! Mi farebbe schifo persino utilizzarvi come cibo!-

- Chiudi quella fogna! Lurida feccia!-

Sebbene fisicamente più debole del suo avversario, nemmeno questi con tutta la sua potenza poté niente contro la gelida rabbia che animava il bonzo.

Con una mossa repentina, Sanzo deviò la lama lateralmente, poi slanciandosi in avanti con foga gli sferrò un violento pugno alla mascella, quindi sbilanciando il suo baricentro con un calcio all’addome ed un altro al volto lo mandò ad accasciarsi pesantemente al suolo, disarmato, il naso rotto e sanguinante.

- Maledetto bastardo! Avremmo dovuto ammazzarti dieci anni fa!- Ringhiò a quel punto il demone in preda alla più viva ed incauta collera, sputando sul pavimento un grumo scuro di sangue.

A quelle parole un lampo sconvolto e selvaggio attraversò i profondi occhi purpurei del monaco.

- Cosa hai detto?-

Afferrò il bavero del collo dell’altro, cominciando a stringere e scuotere con violenta ferocia.

- Ti riferisci forse al gruppo di demoni che assalirono il Kinzanji 10 anni fa? Eri uno di loro? Chi ha dato l’ordine di attaccare il tempio e rubare i sutra? Parla, schifoso bastardo, altrimenti giuro che le pene dell’inferno saranno ben poca cosa rispetto a quello che ti farò patire io!-

Lo youkai con uno scatto poderoso e disperato del braccio si liberò dalla sua presa soffocante, colpendolo al volto e respingendolo all’indietro.

Sanzo barcollò ma mantenne l’equilibrio, mentre un rivolo vermiglio gli colava giù dal labbro spaccato, con un gesto ferale sollevò la S&W e la puntò sull’avversario che comunque era ancora in terra semi-soffocato, intento a tossire e sputare.

- Ero nel gruppo che era stato arruolato per recuperare il secondo sutra, sfuggito a quegli incapaci la sera precedente, sì! – Ammise poi questi con un grugnito malefico. – Siamo venuti a cercare anche te, Genjo Sanzo, ma tu eri già scappato! Non eri al tempio quella notte, eri fuggito di nascosto con la coda tra le gambe come il patetico vigliacco che sei! Così ci siamo divertiti con i tuoi amici!-

Un ombra nera ed oscura serpeggiò attorno alla figura del bonzo, avvolgendone il corpo candido in sottili spire gelide e maligne che si insinuarono fra le pieghe delle vesti sacre, gli penetrarono dentro fino ad inglobarne l’anima ed il cuore, arrivando così ad ottenebrare la lucente luminosità della sua pelle nivea e dei suoi capelli dorati come in una eclissi improvvisa, paurosa e totale.

I suoi occhi purpurei erano ricolmi di cupa, agghiacciante, tenebra, mentre con espressione di pietra contraeva la mano pallida ed affusolata e premeva il grilletto.

- AAAHHH! Maledetto! –

Lo youkai con un sussulto convulso si portò entrambe le mani al ginocchio destro ferito, dove l’impatto con la pallottola gli aveva fatto esplodere la rotula, mettendo in mostra l’articolazione ed i tendini biancastri sotto un fiume di liquido cremisi caldo e fluente.

- Il nome del mandante! - Gli ingiunse il biondo gelido come la morte.

- Crepa! Dannato porco brucia incenso!-

Impassibile l’interessato puntò all’altro ginocchio che subito si frantumò in una poltiglia macilenta e sanguigna di ossa e muscoli bruciacchiati e slabbrati.

- Il nome! – Ripeté in tono amorfo, mentre il suo nemico con entrambe le gambe spappolate urlava ingiurie e maledizioni nei suoi confronti, contorcendosi dal dolore.

Sanzo con un gesto meccanico da automa prese di mira l’arto superiore di quel corpo possente, il muscolo dell’avambraccio destro si squartò come filetto appena macellato, spargendo sul pavimento tutt’intorno un lago scuro, nauseabondo e vischioso.

- Non lo so!-

Confessò a quel punto il demone in un ringhio pieno di disperazione, rabbia, paura e dolore.

- Non so niente! Quella notte abbiamo ricevuto l’ordine di prendere il sutra! Ma io non ho mai saputo chi era il mandante! Ero solo uno dei tanti! -

Il ragazzo lo fissò inespressivo per un attimo, gli occhi come neri abissi siderali in cui ogni scintilla di luce veniva assorbita ed annullata, poi lentamente la canna della sua pistola si spostò di alcuni centimetri ed un urlo di dolore selvaggio e ringhiante lacerò nuovamente l’aria.

- AARRGHH!!! Maledetto schifoso! Ho detto la verità! – Ululò ancora lo youkai tendendo il collo taurino dalle vene rigonfie nel ritrovarsi la mano sinistra completamente maciullata dall’implosione con il proiettile. – Non so davvero nulla! Sono solo un sicario! -

- Ti credo!-  Nuovamente il mirino della S&W venne mosso ed ancora l’odore acre della polvere da sparo si mescolò all’olezzo dolciastro del sangue, stavolta l’omero sinistro del demone si staccò alla radice, lasciando solo un moncone irregolare e frastagliato di pelle e muscoli, da cui del liquido vermiglio denso, simile ad una macabra, disgustosa, fontana, stillava copiosamente.

Un grido acuto e lacerante di sofferenza si levò alto e stridente fino alla volta del tempio, rimbalzando negli angoli vuoti dell’immensa sala e riflettendosi in echi di angosciante agonia.

- Ma, allora……Perché ?-

Il bonzo non diede segno di aver udito quell’urlo straziante, con implacabile, raggelante, calma abbassò il braccio, aprì il tamburo della pistola facendo cadere in terra i bossoli esplosi, quindi prendendo dalla tasca altre munizioni lo ricaricò con gesti esperti e metodici, una volta compiuta quella operazione impugnò la sua S&W, rivolgendola ancora contro la sua vittima.

- Perché, mi chiedi ? Uhn! Com’era la battuta? -

La voce era fredda, indifferente e crudelmente mordace.

- Ah! Sì! Mi sto annoiando! -

Un’altra esplosione, un foro bruciante si aprì sul fianco del sicario lasciando intravedere al di sotto un pezzo di intestino vermiforme, viscido e rosato, mentre questi ululava e si contorceva dal dolore.

- Sai, hai ragione! Non sono affatto come gli altri bonzi! Non intono preghiere, né predico il perdono e la redenzione. L’unica giustizia in cui credo è questa! -

Uno scoppio, il sibilare di un proiettile ed ancora un urlo lacerante da fare accapponare la pelle, insieme all’aprirsi di una nuova raccapricciante voragine color amaranto scuro dal nauseante odore sull’addome dello youkai.

- Un colpo per ogni corpo mutilato! Un tributo per ogni inerme ucciso! No! Non c’è alcuna dignità nel morire! Ed adesso lo scoprirai a tue spese! -

- Figlio di una sporca cagna rognosa! Sei solo un miserabile vigliacco! Ammazzami, razza di bonzo smidollato !-

L’ennesimo sparo risuonò in risposta a quell’improperio che sapeva di supplica rabbiosa e disperata.

Una pozza rosso sangue si andava allargando sul pavimento, vischiosa e repellente, nella sua dilagante espansione, mentre ansimi arrochiti e gracchianti di agonia e terrore si levavano veloci ed affrettati riempiendo l’ambiente divenuto morbosamente silenzioso.

- Sanzo?- Una voce incerta e pacata si librò nell’aria. – Sanzo….Ti prego….Basta!-

Hakkai si avvicinò al ragazzo biondo, una fredda statua immobile, cupa ed inesorabile, con l’arma stretta in pugno che era il prolungamento stesso del suo braccio, ma prima che potesse raggiungerlo e fermarlo un altro sparo esplose rimbombante seguito da ingiurie di straziante sofferenza.

- Tu non sei un Sanzo! Ma un demonio! Una creatura malefica vomitata dall’inferno!-

- E tu non sei altro che carne morta! - Un sorriso oscuro e tagliente quanto la lama di un rasoio sfiorò le labbra del bonzo che sparò una, due, tre volte, facendo scuotere il corpo dello youkai in mille contorcimenti violenti e convulsi quanto la danza impazzita di un serpente sinuoso, infine un unico mortale colpo in mezzo alla fronte mise termine a quella allucinante tortura, schizzando materiale cerebrale grigiastro molliccio sul pavimento, e spegnendo definitivamente la scintilla vitale in quel corpo possente lungamente martoriato.

L’improvvisa calma che seguì fu quasi surreale nella sua assoluta assenza di suoni e movimenti.

Tre figure sconvolte guardarono in silenzio il loro biondo compagno di viaggio che, al pari di quel Buddha di pietra insanguinato, pareva un immota statua di marmo, la pistola stretta in pugno, gli occhi nascosti dai capelli dorati che gli ricadevano sul volto dall’espressione immobile e quell’aura di nera tenebra che emanava da lui respingendo ogni barlume di luce ed approccio umano.

A dispetto dei colori chiari del suo incarnato, era un’immagine minacciosa e scura a cui nessuno dei tre osò avvicinarsi, solo il ragazzo dagli occhi dorati tese una mano verso di lui, nel tentativo di colmare la distanza abissale che pareva essersi creata fra loro, ma subito questa gli ricadde inerte sul fianco, quando il bonzo parve improvvisamente animarsi, ed ignorando tutti e tutto si avviò con passi decisi verso l’uscita della sala.

- Sanzo? Ce ne andiamo così? Non dovremmo seppellire i resti?- Si permise di fargli notare il demone gentile a quel punto.

L’interessato neanche si voltò.

- E’ solo una perdita di tempo! - Disse solo in tono remoto e glaciale, continuando a camminare imperterrito fino a scomparire oltre il vano della porta, assorbito da quell’oscurità di cui ormai pareva essere divenuto parte integrante.

I tre amici si guardarono dubbiosi l’un l’altro prima di accingersi a seguirlo.

Il rimanente percorso si svolse in un silenzio tetro e desolante, dopo quanto era accaduto nessuno di loro era dell’umore giusto per cercare di spezzare l’atmosfera cupa con qualche insulsa amenità.

Circa venti minuti dopo giunsero in prossimità delle prime abitazioni, il sole era già allo zenit e gli abitanti per strada, gente semplice affaccendata nelle loro occupazioni quotidiane, li osservò con meraviglia, sorpresi di vedere un mezzo articolato dalle loro parti, ed ancora più incuriositi da quei quattro stranieri dall’aspetto così particolare.

Avendo facilmente trovato una locanda con stanze libere dove pernottare, Hakkai espresse l’opinione che, forse, sarebbe stato giusto avvertire le autorità di quel centro abitato su quanto era accaduto al tempio, Sanzo, indifferente e gelido, scrollò le spalle e si rinchiuse nella sua camera, portandosi dietro la sua aura di cupo, insano, furore, cosicché, dopo essersi rifocillati, i due compagni più grandi decisero di andare a parlare con il capo villaggio per recargli l’infausta novella.

-Goku? Ehi, Goku? - Il demone gentile cercò di richiamare più volte l’attenzione del ragazzo dagli occhi dorati, questi se ne stava seduto ad un tavolo della locanda, lo sguardo perso e meditabondo su un piatto stranamente intonso di dolcetti freschi appena sfornati.

- Eeeh? Che c’è, Hakkai? Mi stavi chiamando? –  Chiese cadendo dalle nuvole, quando alla fine il ragazzo bruno lo scosse delicatamente.

- Sì, volevo solo dirti che io e Gojyo stiamo ritornando al tempio! E’ stato organizzato un gruppo per tentare di recuperare ciò che rimane dei bonzi e dargli degna sepoltura. Li accompagniamo per evitare altre eventuali vittime. Vieni con noi?-

- Ehm… no, io…. Ecco…- Il giovane eretico distolse lo sguardo dal suo amico, assumendo un atteggiamento sfuggente che non gli era proprio. – Io… io vorrei rimanere qui, se non vi dispiace! –

L’altro sorrise comprensivo. – Effettivamente non è un compito per niente piacevole! E non posso darti torto se vuoi aspettarci qui!-

- Sì!... No!.... Cioè…. Mi da fastidio l’odore del sangue, ecco!- Mormorò il ragazzo con evidente disagio.

Hakkai annuì prontamente. – Certo, certo! Allora ci vediamo più tardi!-

Il demone gentile fece per dirigersi verso l’uscita, ma giunto sulla porta esitò, quindi si voltò per un attimo verso il suo giovane amico. – Comunque, Goku…..fa attenzione! – Gli raccomandò con espressione seria, lasciando l’altro ad arrossire, basito ed imbarazzato, dinanzi a quelle parole.

Fuori, seduto per una volta sul sedile anteriore di jeep, in una posa stravaccata con entrambi gli stivali sul cruscotto, c’era ad aspettarlo Gojyo, che per ammazzare l’attesa stava fumandosi beatamente la solita sigaretta.

- Beh? Che succede? La scimmia non viene con noi? - Gli domandò questi non appena lo vide.

Il moro aprì lo sportello e si accomodò alla guida con gesti calmi.

- No, ha trovato una scusa ragionevole, ma secondo me non vuole lasciare Sanzo da solo, in queste circostanze! -

A questa notizia il kappa ebbe uno scatto convulso che lo portò a sputare di getto la cicca che teneva tra le labbra.

- Ma è impazzito del tutto? - Sbraitò allarmato. - Quella stupida scimmia vuole suicidarsi nel peggiore dei modi e tu, Hakkai, glielo permetti ? Siete impazziti entrambi? Lasciare quello sprovveduto col bonzo equivale a mettere un tenero agnellino di fronte ad un lupo affamato, un coniglietto davanti ad una volpe, dare un topolino in pasto ad un cobra, gettare una gazzella nelle fauci di un leone, insomma, se lo mangerà in un sol boccone! Bisogna impedirlo!-

Il rosso fece per catapultarsi fuori dal mezzo, ma una stretta ferma sul braccio accompagnata da un espressione tranquilla e decisa lo tennero bloccato sul sedile anteriore della vettura.

- Dimmi, Gojyo, tu lo sai cosa avverrebbe alla terra se il sole si spegnesse? -

Il ragazzo dagli occhi scarlatti a quella domandò guardò l’amico come se fosse impazzito.

- Ma….Ed io che ne so! Mica sono uno scienziato!- Ribatté stizzito. – E poi cosa c’entra questo discorso! Stavamo parlando del bonzo psicotico e violento e della stupida scimmia, mi pare!-

- Se il sole improvvisamente si oscurasse, sulla terra senza dubbio scenderebbero le tenebre. – Riprese a dire l’altro come se nulla fosse. – Senza la sua energia regnerebbero solo l’oscurità ed il gelo ed inevitabilmente senza né luce né calore ogni forma di vita si esaurirebbe! Quindi, se tu fossi al posto della terra, non tenteresti il tutto per tutto purché il sole non cessi mai di risplendere ? - 

- Beh….sì, certo! Ma questo…come..?- Il mezzosangue si interruppe ed un lampo di comprensione gli accese le iridi scarlatte. – Uhm… sì, però… Il sole è una stella, giusto? – Ribatté con aria seria, aspettando la conferma dell’amico, e quando l’ebbe avuta continuò infervorato.

- Il sole è una stella! E quando una stella si spegne diventa una specie di buco nero! E tutti sanno quanto sono pericolosi quegli astri oscuri! Sono carichi di energia negativa che attira a sé e distrugge ogni corpo celeste gli graviti troppo vicino! Anche la terra corre questo rischio! Al suo posto mi cercherei un altro sole! -

- Non credo sia una cosa fattibile!-  Fu costretto a contraddirlo il demone gentile, scuotendo pacatamente il capo.

- Non so se chiamarlo Fato, Dio o Caos, ma credo ci sia una qualche volontà superiore nel fatto che la terra è destinata da sempre a ruotare intorno a se stessa ed intorno al suo sole. Entrambi sono stati creati insieme, uniti sin dalla notte dei tempi ed io penso esista una sorta di simbiosi fra loro. E se è esatto affermare che la terra non può vivere senza la luce del sole, è altresì veritiero che il sole ha ragione di risplendere soltanto perché la terra gli gira attorno, non lo credi anche tu, Gojyo ?-

- Ehm… Sì!.... No!…. Non lo so…. – Il kappa si grattò la nuca perplesso. – Uff…Accidenti, che confusione! Stiamo parlando del bonzo e della scimmia, vero? - Domandò poi dubbioso.  

L’altro sorrise maliziosamente, quindi avviò il motore ed ingranò la marcia.

- Mah! Chi lo sa! – Rispose sibillino, rilasciando la frizione e pigiando sull’acceleratore.

- Chi lo sa!-

 

Now that I know what I’m without

You can’t just leave me

Breathe into me and make me real

Bring me to life

Frozen inside without your touch

Without your love, darling

Only you are the life among the dead…                         (“Bring me to life” by Evanescence)

 

Son Goku fissò il piatto di dolciumi dinnanzi a sé senza in realtà vederlo, un nodo doloroso gli chiudeva lo stomaco rendendolo stranamente inappetente, ed ogni volta che abbassava le palpebre gli si ripresentava davanti, vivida e terribile, la scena di alcune ore prima che lo aveva veduto spettatore tristemente impotente al prevalere del lato oscuro di Sanzo!

Aveva sempre saputo dell’esistenza di quell’aspetto della personalità del bonzo, ed in rare occasioni ne aveva anche veduto il cupo riflesso tra le ombre grigie che offuscavano la luminosità di quegli occhi purpurei, ma mai in maniera così forte e prevaricante come adesso, sembrava che tutto il suo splendore fosse stato soffocato ed adombrato da quella parte malvagia e distruttiva che aveva preso il sopravvento su di lui, trasformando il suo sole in una stella buia che distruggeva tutto ciò che gli stava intorno fino ad arrivare ad annullare anche se stesso in un mare di violenza e sangue.

Un lampo deciso passò in quelle iridi ambrate, rendendole lucenti nella sua ferma caparbietà, con uno scatto Goku si sollevò dalla sedia, rovesciandola all’indietro, poi raddrizzando le spalle ed il collo in un moto di coraggioso orgoglio si diresse con passo rapido verso la camera del bonzo.

No! Non lo avrebbe permesso! Si disse tra sé. Non gli avrebbe permesso di perdersi nell’oscurità! Avrebbe fatto qualunque cosa pur di impedirlo! Qualunque cosa per riavere indietro il suo Sanzo!

Forte della sua decisione, il ragazzo bussò alla porta con la ferma intenzione di non indietreggiare dinanzi a niente e nessuno!

Per cui, pur non avendone ricevuto il permesso dal suo proprietario, entrò nella stanza come un guerriero che affronti uno scontro decisivo con un avversario pericoloso e letale armato solo della propria salda fede ed ardimentosa speranza.

L’ambiente era luminoso, i raggi solari del primo pomeriggio entravano dalla grande finestra laterale creando un ampio rettangolo di oro puro sul pavimento di pietra, ed illuminando di bianco candore le pareti della camera e le lenzuola linde del letto accanto al muro.

Sanzo se ne stava disteso sul materasso, le braccia incrociate dietro la nuca, gli occhi purpurei fissi al soffitto, una sigaretta accesa all’angolo della bocca dischiusa, la sua tunica era stata negligentemente abbandonata su una sedia, e lui indossava dei pantaloni neri ed una camicia larga, lasciata sbottonata sul torace pallido, dello stesso identico cupo colore, attraente ed inquietante come una belva feroce in apparente ingannevole rilassatezza. 

La luce del giorno invadeva ogni angolo e si infiltrava sinuosa con il suo aureo pulviscolo sotto i pochi, essenziali, mobili presenti, a malapena smorzata dalle bianche tende di cotone accostate, eppure nel rettangolo dove vi era il letto essa veniva bloccata e respinta, vi era attorno alla figura del bonzo come una barriera oscura, viva e pulsante, che respirava e si espandeva quasi avesse vita propria, originandosi dal cuore nero pece di quell’angelo caduto dalle ali spezzate, ricolmo di odio feroce ed aspro risentimento contro quel Dio, crudele ed indifferente, colpevole di averlo generato.

Goku dinanzi a quella visione bella e perversa sentì un brivido di sudore gelido invadergli le membra, e sebbene fosse un mite pomeriggio autunnale il suo corpo tremò visibilmente per il freddo, ma non era una percezione esterna, bensì una sensazione che gli nasceva da dentro, dall’animo privato della luce e del calore confortante e familiare della persona che per lui aveva sempre costituito, per scelta e per destino, il perno portante di tutto il suo esistere.

- Vattene! Non ti ho dato il permesso di disturbarmi! -

Il ragazzo sussultò a quel comando tagliente, tuttavia stinse i pugni e rizzò spavaldamente le spalle.

- No! Non me ne vado!- Annunciò con decisione suicida. – Non ti lascio in questo stato!-

- Questo stato?-

Il bonzo si sollevò a sedere, riservandogli uno sguardo di pura ostilità.

- E quale stato sarebbe, eh? Cosa c’è che non va in questo mio modo di essere?-

- Tutto! Non sei più tu! Non sei più Sanzo!-

A quella affermazione categorica, l’altro gli rivolse un sorriso affilato di puro scherno.

- E tu che ne sai di chi sono io ? Razza di idiota, non mi conosci affatto! –

Il giovane eretico scosse caparbiamente la testa.

- No! Io ti conosco! Ti conosco meglio di chiunque altro! – Lo contraddisse con voce sicura.

- Ho sempre veduto distintamente lo splendore che ti avvolge, ma percepisco anche l’oscurità che ti porti dentro ! Non mi piace quando lasci che questa prenda il sopravvento, Sanzo! Non lo accetto! Non accetterò mai che le tenebre prevalgano sulla luce!-

- Luce….tenebre….Che differenza fa? Dio non esiste! Il paradiso non esiste! Non c’è nessuna speranza di salvezza! L’unica realtà è solo un’eterna agonia di sofferenza, morte e sangue! Questo ricevo e questo dono in cambio! Ma tu che diavolo vuoi davvero me?-

Quella domanda venne sputata in un sibilo basso e cattivo dalla gola del giovane monaco, mentre i suoi occhi si stringevano su pupille nere insondabili e dure.

- Che cosa pretendi, eh, Goku?? Piombi nella mia stanza, senza essere invitato, e farnetichi su comportamenti che sono o non sono da me….Ma la verità, quello che vuoi davvero, non sei capace di confessarla nemmeno a te stesso! Dimmi che accidenti vuoi veramente da me!!!-

Quell’ordine risuonò secco nella stanza, invadendo ogni angolo ed ogni spazio e riecheggiando a lungo nel cervello del ragazzo dagli occhi dorati, facendolo sentire simile ad un animale braccato, intrappolato in un vicolo cieco da un feroce predatore.

Cosa voleva davvero ? Si chiese tra sé. Voleva …la sua luce… il suo calore…rivoleva indietro il suo Sanzo…. quello che lo chiamava stupida scimmia e lo picchiava con l’harisen!

Voleva …lui, semplicemente! Era quella l’unica e sola verità che aveva taciuto persino a se stesso!

- Io…io…..-  

Goku dinanzi a quella realtà per un attimo ansimò e boccheggiò, simile ad un pesce preso all’amo e privato del suo habitat naturale, poi, come se il suo animo ne fosse cosciente da sempre, la accettò completamente con la semplicità ed il coraggio che gli erano proprie.

- Te! -

Il giovane eretico sollevò il capo, in un sussulto di orgoglio, mentre la timidezza gli colorava le guance di pudico rossore.

- Voglio te! -

A quella ammissione un lampo inquietante attraversò quelle iridi purpuree scure come una notte senza stelle.

- Ah! E dimmi dove mi vuoi?-

 Sanzo si sollevò dal suo comodo rifugio e si avvicinò inesorabile con movimenti da rapace alla sua preda.

- Mi vuoi in piedi contro la parete? Oppure per terra, sul pavimento? O forse è meglio sul letto! Sarebbe un peccato sprecarlo, giacché ne abbiamo uno a disposizione!-

Con un guizzo improvviso gli fu vicino, Goku sentì la stretta violenta delle sue mani afferrarlo per le braccia e gettarlo sul letto in un tonfo sordo, poi gli fu addosso inchiodandolo sul materasso con il peso del suo stesso corpo, i polsi bloccati ai lati della testa.

- E’ così che mi vuoi?-

Si sentì soffiare a pochi centimetri dalla faccia in un basso, gelido, sibilo.

Il ragazzo scosse la testa, gli occhi sgranati per lo shock.

- No….io…io non intendevo…in questo senso…..io….-

- Tsk! Piccolo bugiardo!-  

Il biondo gelò ogni suo tentativo di giustificarsi con quell’accusa acuminata come uno stiletto.

- Sei solo un bugiardo! Non fai altro che tormentarmi continuamente! Sanzo ho fame! Sanzo ho sete! Sanzo sono stanco! Sanzo! Sanzo! Sanzo! Mi cerchi sempre con mille patetiche scuse che vogliono sottintendere solo un'unica maledettissima richiesta! Sanzo scopami! Non è forse questo che vuoi da me? Ammettilo!-

- No, …io…-

Mentre tentava di negare, Goku si interruppe e voltò di lato il capo, incapace di sostenere l’accusa di quello sguardo scuro e rabbioso, poiché nella sua innata onestà riconosceva una parte di verità in quelle parole.

Seppur in modo inconscio e del tutto innocente aveva ininterrottamente cercato di attirare la sua attenzione e benevolenza con lamentele petulanti, e negli ultimi tempi poi si erano aggiunti i sogni, immagini confuse e vergognose di due corpi avvinti, uno pallido e lucente e l’altro scuro dorato, che spesso lo avevano fatto risvegliare sudato, ansimante e decisamente eccitato, insieme a quei pensieri strani che ogni tanto gli balenavano nella mente, da sveglio, nell’osservare le labbra di Sanzo e nel chiedersi che sapore potesse avere quella bocca sensuale o se davvero i suoi capelli sarebbero stati tanto morbidi al tatto come sembravano ed altre cose del genere.

Non sapeva spiegarsi come o quando era accaduto, ma il suo sentimento di affetto infantile col tempo era mutato, divenendo più adulto, profondo e complicato!

Non era innocente! Ma neppure colpevole, gli era semplicemente capitato di innamorarsi!

Solo quello!

- Forse hai ragione! – Ammise alla fine, ritrovando in quella schietta confessione se stesso ed il suo orgoglio. – Forse ti ho davvero provocato! Ma non è stata una cosa cosciente o voluta! Penso che sia stato ciò che provo per te a spingermi a comportarmi a quel modo! Io…io credo di amarti!-

- Mpht! L’amore!-

C’era scherno feroce e crudele nella voce del bonzo nel pronunciare quella parola come una atroce bestemmia.

- “Amore” non è altro che lo pseudonimo edulcorato che gli ipocriti ed i romantici usano per giustificare la lussuria! Non esiste! Non è mai esistito! Non lo puoi toccare né vedere! Al contrario di questo!-

Le sue labbra scesero brutali su quelle del ragazzo, dure, prepotenti, violente, prendendosi con la forza qualcosa che l’altro gli avrebbe donato volentieri con innocenza e dolcezza, violando la sua bocca, non come un amante, bensì come un feroce conquistatore all’assalto di un qualcosa senza sentimenti o emozioni di cui prendere possesso e distruggere.

Goku, gli occhi sbarrati ed il cuore sanguinante, lo lasciò fare, se solo avesse voluto avrebbe potuto opporsi o liberarsi, ma non lo fece, perché oltre la cieca rabbia ed ira e furore intuiva in lui un dolore talmente grande da opprimergli l’anima ed oscurargli lo spirito.

Un tormento così profondo e pesante che lo spingeva ad annullare se stesso e la sua parte migliore in quella violenza sadica e crudele!

Rimase inerte mentre quella bocca e quelle mani lo aggredivano brutalmente, si lasciò toccare e spogliare come una bambola di stracci, incurante dei lividi che gli procuravano quelle carezze irriguardose, sentendosi vuoto e morto dentro, mentre un qualcosa dentro di lui piangeva e singhiozzava con la stessa forza violenta e disperata di un moccioso a cui avessero ingiustamente strappato il suo giocattolo preferito.

Ma non era per se stesso che piangeva, né per la violenza che stava subendo o per i suoi sogni romantici infranti, se quello era il prezzo da pagare per riavere indietro il suo Sanzo lo accettava volentieri, no, non era per un motivo così futile ed egoistico che soffriva, ma solo per lui, per quel sole oscuro che persistendo in quel suo comportamento distruttivo avrebbe finito inesorabilmente per fare del male solo a se stesso.

Poiché era indubbio nel suo cuore generoso che la vera vittima fra loro due fosse solo Sanzo!

Quell’immensa lacerante pena si concentrò, amara e dolente, in un'unica singola lacrima, che oltrepassata la barriera della ciglia scivolò splendente come un diamante purissimo lungo la gota ambrata del giovane eretico, lasciando una scia umida ed argentata sul suo percorso ed andando a morire sulle sue labbra in quel momento torturate e martoriate da altre labbra, rendendo quel bacio violento, dello stesso sapore agre e pungente della sofferenza più estrema.

Sanzo sollevò la testa come se si fosse scottato.

- Piangi? – Domandò in tono duro. – Speri forse di impietosirmi con mezzi da donnicciola?-

- Non è per me stesso che chiedo pietà!-

Gli rispose con calma innaturale e mortale.

Un lampo di vero odio baluginò in quelle iridi scure come la notte, il bonzo lo scosse violentemente e per un attimo sembrò quasi sul punto di colpirlo.

- Tsk! Idiota! Non la voglio la tua stupida, patetica, pietà! Pensa a te stesso piuttosto!-

Goku lo fissò dritto in quegli abissi senza fondo che erano i suoi occhi, senza alcun timore di venirne risucchiato e distrutto, non aveva paura di lui, né di quello che poteva fargli, il suo unico grande terrore era solo quello di perderlo per sempre!

- No, non ti offro pietà, ma comprensione! – Ribatté sincero. – Io, meglio di chiunque altro, posso capire cosa significhi possedere una metà oscura che prende il sopravvento. Non ho memoria delle azioni che compio quando perdo il dispositivo di controllo…. Ma le sensazioni e le emozioni….. quelle…. Quelle le ricordo bene! L’angoscia, il dolore, la pena, il rimorso, la colpa….mi invadono e mi tormentano tutte le volte che ritorno in me! In quei momenti è come se guardassi un altro me stesso attraverso uno specchio opaco, sono cosciente del male che compie, ma per quanto mi sforzi non riesco a fermarlo, la mia parte malvagia è troppo potente, troppo rabbiosa ed incontrollabile! Non sono abbastanza forte! Ma tu, Sanzo… tu puoi! Se vuoi, puoi vincere l’oscurità che ti dilania! Devi farlo! Se continui con questo atteggiamento distruttivo l’unica vera vittima sarai solo tu stesso!-

- Perché? Perché dovrei combatterla? – Domandò amaramente il bonzo. – Siamo creature di buio e luce che vagano in un mondo di ombre! Eternamente in bilico tra salvezza e dannazione! Perennemente in conflitto con noi stessi e con gli altri! Dimmi, per quale motivo dovrei affannarmi in quest’inutile resistenza?-

- Perché io ho bisogno di te! – Gli confessò il ragazzo appoggiandosi il palmo aperto sulla parte sinistra del torace dove, nonostante pulsasse, il suo cuore pareva come morto. - Usami pure, strazia il mio corpo, strappami l’anima e falla a pezzi, fai di me quello che vuoi, tanto ormai non cambia l’idea che ho di te! Ma restituiscimi il mio Sanzo! Rivoglio il Sanzo che mi chiama stupida scimmia e mi picchia con l’harisen! Quello che mi riscalda con la sua luce e splendore! E’ quello l’unico Sanzo che conosco e voglio! Ti prego, ritorna da me! Ho tanto freddo senza di te! -

 

(All this time I can’t believe

I couldn’t see

Kept in the dark but you were there in front of me)

I’ve been sleeping a thousand years it seems

Got to open my eyes to everything

(Without a thought without a voice without a soul

Don’t let me die here

There must be something more)

Bring me to life…

 

L’eco di quella richiesta assoluta e disperata sembrò spegnersi in un silenzio gelido e rimbombante.

Le palpebre del monaco si abbassarono per un istante, un millesimo di secondo infinito come il vorticare dell’universo, ma quando si risollevarono rivelarono iridi purpuree chiare e consapevoli come una notte limpida e piena di stelle.

Sanzo chinò il capo e Goku sentì nuovamente le sue labbra sulle proprie, non più violente ma ferme e decise, morbidamente asciutte, impegnate a strappargli un bacio profondo ed esigente, e finalmente nel limbo gelido in cui erano stati imprigionati la sua anima ed il suo cuore risentì anche quello splendido, familiare, calore colmarlo fin nel profondo, come una fiamma viva ed ardente che partendo dalla bocca, gli invase il torace, facendo impazzire il battito ed il respiro, fino ad arrivare nello stomaco in un nodo bruciante che simile a lava incandescente si scioglieva verso il basso per andare a concentrarsi tutto nell’inguine in un incendio divampante di eccitazione e piacere.

Simile ad un timido fiore che schiudesse la sua corolla delicata ai primi raggi del sole mattutino, dopo aver difeso il suo cuore sensibile dai capricci di una notte particolarmente fredda e difficile, il suo spirito si tese totalmente verso quel tepore vitale.

Il ragazzo dagli occhi dorati sospirò morbidamente, una mano bronzea si appoggiò su quel petto candido e bollente, mentre l’altra andava a posarsi sulla nuca per attirare quella bella testa bionda verso la propria, e la sua bocca si dischiuse in risposta, partecipando a quel bacio con la dolce innocenza di un apprendista desideroso di imparare ogni segreto e mistero racchiuso nella magia di un bacio scambiato tra due amanti.

E poi tutto si svolse come aveva sempre sognato!

Anzi, no! Fu anche meglio di come aveva immaginato!

Perché nemmeno i sogni più realistici ed appassionati potevano eguagliare la forza bruciante e l’intensità delle emozioni che stava provando in quel momento.

Era come fluttuare in una bolla di luce dorata, avvolto, racchiuso in un universo caldo ed ovattato dove esistevano solo la bocca di Sanzo, le sue mani carezzevoli, il peso gradevole del suo corpo premuto sul proprio e quella strana ansia che gli stringeva lo stomaco unita all’insopportabile pressione che cresceva tra le sue gambe e lo portava a tendersi ed inarcarsi istintivamente in muta richiesta di un qualcosa di sconosciuto, vagamente consapevole che solo dal suo bonzo poteva giungergli il sollievo tanto anelato.

Il suo amante biondo abbassò la testa, prendendo tra i denti uno dei suoi piccoli capezzoli scuri, eretti dal desiderio, stimolandolo ulteriormente con morsi lievi alternati a umide lappate della sua lingua ruvida, mentre le sue mani candide vagavano dappertutto, accarezzandogli le braccia ambrate, il ventre piatto ed infine giocando con la sottile peluria scura del suo inguine, sfiorando ripetutamente il suo membro eretto, fino a che non si decise a serrarlo in una stretta completa.

A quel tocco bruciante Goku inarcò di scatto la schiena e schiudendo istintivamente le gambe tese il bacino verso quelle dita affusolate, che con la loro pressione ed il loro movimento ritmico, lo stavano torturando perversamente, quindi in cerca di un appoggio nel mare fluttuante di piacere in cui stava vagando si avvinghiò al quelle spalle forti dal candore di porcellana, mentre gemiti rochi di estasiato stupore e di frustante sofferenza gli scaturivano dalla gola.

Fuoco liquido gli lambiva le membra, mentre accompagnava con tutto il corpo il ritmo incalzante di quella stretta, lingue fiammeggianti di desiderio salivano dal centro del suo essere in un crescendo ardente che ben presto sfociò in un esplosione di indescrivibile estasi, in una spirale di luci e colori vividi ed abbaglianti, che con un spasmo violento lo portarono a riversare tutto il suo godimento tra le abili dita del suo amante.

Poi ricadde come svuotato, sudato e soddisfatto, in un mare tranquillo di lenzuola candide, abbandonando con un sospiro la testa sul guanciale morbido, gli occhi chiusi e la mente pervasa da un piacevole torpore.

Quando riuscì a spalancare le palpebre, il ragazzo incontrò due incredibili iridi viola orlate di folte ciglia dal taglio all’ingiù che lo fissavano, scavando dentro di lui e tenendolo prigioniero delle loro misteriose profondità, arrossendo come un papavero gli sorrise timidamente e sollevando una mano bronzea posò il palmo su quella guancia in una carezza piena di riverente gratitudine.

Sanzo a quel tocco socchiuse lievemente gli occhi, poi voltando leggermente il capo posò le sue labbra brucianti nell’incavo della sua mano in un bacio delicato che lo fece arrossire ancora di più.

- Spogliami!-

Goku a quell’ordine deciso sussultò, rendendosi conto che al contrario di lui che era nudo, il suo bonzo era ancora tutto vestito, allora con esitazione ma anche tanta curiosità gli passò i palmi sul petto glabro, accarezzando la pelle liscia e candida che si tendeva sopra i muscoli guizzanti dei pettorali, risalendo verso la clavicola e le spalle per fargli scivolare la camicia aperta lungo le braccia nervose ed accompagnando la caduta dell’indumento con tocchi indugianti delle dita sul torace e la schiena. Un lieve sorriso incurvò le sue labbra quando si rese conto che alle sue carezze sinuose il respiro del suo amante si faceva più profondo ed affannoso, reso audace da quel primo successo, allora il giovane eretico prese ad accarezzare insistentemente il ventre pallido per poi insinuarsi oltre la cintura dei pantaloni per esplorare la sua virilità palpitante, stringendola tra le dita in una imitazione delle brucianti carezze ricevute poco prima. A quel gesto il suo bonzo sussultò e si lasciò sfuggire un sospiro, basso e roco, di piacere che infiammò il ragazzo dagli occhi dorati di rinnovato desiderio, allora senza più indugi o timori, armeggiando con più fretta che abilità con l’abbottonatura dei pantaloni, fece scivolare quel fastidioso indumento dai fianchi snelli del suo amante, liberando con impazienza il suo sesso che svettò nella sua piena eccitazione dinanzi alle sue iridi d’oro liquido appannate dalla passione.

Come se non potessero farne a meno le sue dita d’orzo si mossero spontaneamente ad accarezzare quel pezzo di carne pulsante, saggiandone la pelle vellutata che ricopriva ardente durezza, giocherellando con la sottile peluria d’oro dell’inguine, ed infine in un gesto assolutamente candido e sensuale soffermandosi con l’estremità dei polpastrelli sull’apice contornato da minuscole goccioline perlacee di eccitazione, bagnandole in quel liquido biancastro, per poi portale alla bocca ed assaporarle con la punta della lingua curiosa.

- E’ salato!- Mormorò con stupita meraviglia.

Quella frase innocente sembrò distruggere ogni controllo nel suo amante dalla pelle eburnea,

Con una specie di ringhio sordo Sanzo affondò le mani tra i suoi capelli castani, avvicinando la sua testa alla propria e schiacciandogli le labbra tenere in un bacio lungo, affamato ed prepotente.

Goku gli gettò le braccia al collo, gioendo del contatto dei loro corpi nudi e rispondendo con totale abbandono, dando libero sfogo a tutto il desiderio, celato e represso, per tanto tempo.

Si rubarono fiato e saliva per un tempo indefinito, incontrandosi ed esplorandosi con lingua, labbra e denti, poi il suo bonzo lo staccò da sé e lo fece stendere a pancia in giù, abbracciandolo da dietro e facendo aderire la sua schiena ambrata al suo torace niveo.

Il ragazzo dagli occhi dorati fu scosso da un lieve tremito quando sentì la virilità dura e pulsante del suo amante bruciarlo, intrappolata da quella posizione contro il suo fondo schiena. Pur nella sua ingenuità, sapeva cosa sarebbe accaduto da lì a poco e se una parte di sé bramava dal desiderio di divenire un'unica cosa con il corpo dell’altro, vi era anche un’altra parte, timorosa dell’ignoto, che desiderava disperatamente ricevere dolci parole di rassicurazione e tenerezza. Tuttavia era cosciente anche che non era da Sanzo lasciarsi andare a simili sdolcinatezze, pertanto affondò il volto nel cuscino morbido ed artigliò con le dita le lenzuola del delicato profumo di lavanda, attendendo con ansia ed impazienza la mossa successiva del suo amante.

Il tocco ardente, umido e delicato, delle labbra del bonzo sulla sua nuca lo colse piacevolmente di sorpresa, con un brivido di piacere il giovane chiuse gli occhi e sospirò profondamente mentre quella bocca tentatrice scendeva, lambendo l’avvallamento tra le scapole, la fossetta arcuata della colonna vertebrale per poi giungere ai glutei sodi e morbidi, sussultò e gemette, lasciandosi sfuggire una risatina nervosa, divertita ed eccitata, quando si sentì mordere delicatamente ed insistentemente come una mela matura e succosa, ma ogni sorriso morì sulle sue labbra, quando percepì quel tizzone ardente che era la lingua di Sanzo insinuarsi tra l’incavatura dei glutei ed accarezzare e lambire la sua fessura segreta portandolo a gridare dal piacere.

Quelle umide carezze spazzarono via ogni timore o incertezza, innescando nel suo corpo un turbine voluttuoso di pura, bramosa, ardente, passione, che lo spinsero ad aprirsi totalmente come un fiore al primo sole primaverile, sollevando il bacino ed offrendosi al suo amante in sconnessi affannosi gemiti, supplicando e singhiozzando per ricevere di più.

Dopo averlo eccitato e preparato tanto da fargli perdere la ragione, Sanzo lo accontentò, afferrandogli i fianchi con decisione e sostituendo la lingua bollente con la sua virilità eretta, penetrò in quel caldo, virginale, ricettacolo con un'unica fluida spinta.

Goku lo sentì dentro di sé, nell’intima profondità del proprio essere, duro, pulsante e bollente, le sue mani lo stringevano con possesso ed il suo respiro accelerato soffiava umido e spezzato sulla sua nuca, nella consapevolezza di essere una cosa sola con il suo amore, l’iniziale, fastidioso, dolore provato si sciolse in lui in un sentimento che trascendeva il sesso e la passione e si sublimava in una completa fusione e meraviglioso benessere, portandolo a rilassarsi ed a riceverlo pienamente.

Accolse le sue spinte con voluttà, abituandosi al ritmo che il suo bonzo gli imponeva ed assecondandolo con i movimenti del corpo flessuoso, in un tendersi frenetico verso l’appagamento, in un dare e ricevere sempre più incalzante, lasciandosi sommergere da ondate di piacere sempre più intenso e delirante che di lì a poco si trasformarono in pura estasi, quando il suo amante ormai prossimo al culmine afferrò con decisione il suo membro teso imprimendogli lo stesso movimento frenetico dei suoi affondi.

- Sanzo! -

Ansimò forte il suo nome, nel momento in cui questi con un ultima spinta profonda si scioglieva dentro di lui, riempiendolo della sua calda essenza, rendendolo partecipe di tutta la sua solitudine e sofferenza e colmandolo del suo splendore consolante e del suo calore vitale, e questo lo portò inevitabilmente a raggiungere vette assolute di piacere indescrivibile, liberando il proprio godimento sulle lenzuola candide e facendo librare tutto il suo essere in un magico universo fatto di colori brillanti e suoni armoniosi, fuori dal proprio corpo, eppure acutamente cosciente del peso del suo amante su di sé e delle loro membra sudate ancora unite. Erano loro due insieme, fusi in un’unica entità fatta di luce così fulgida ed accecante da surclassare ogni lato buio o parte oscura, uniti nell’unico sentimento che poteva salvarli entrambi, una cosa sola in quel sublime rapimento dello spirito e dei sensi che faceva di due anime divise un’unica, meravigliosa, realtà, qualcosa di così immenso, perfetto ed infinito che forse era troppo poco anche solo definire amore.

Giacquero uno sopra l’altro appagati ed ansimanti per molto tempo e quando Sanzò rotolò sul fianco, liberandolo del suo peso, Goku tornò ad avvertire il proprio corpo come un entità separata da quello del suo amante, tuttavia il suo spirito continuò a percepire quella sensazione di fusione profonda che lo portava a cogliere ogni più piccola sfumatura dell’animo dell’altro, facendogli recepire il loro appartenersi reciproco come un qualcosa di tangibile e reale.

Adesso sì, che poteva davvero chiamarlo il “suo” Sanzo! Si ritrovò a pensare il ragazzo dagli occhi dorati, mentre un sorriso felice gli increspava dolcemente le labbra.

- Che hai da ridere?-

Riscosso bruscamente dal suo sogno ad occhi aperti, il giovane eretico incrociò due iridi viola brillanti fissarlo scrutatrici, un forte rossore gli tinse le gote ed il collo e la timidezza gli paralizzò la lingua.

- Allora? – Lo incalzò il suo bonzo impazientemente. – Si può sapere che ti prende? La tua espressione è talmente idiota che è persino troppo anche per una stupida scimmia del tuo calibro!-

Goku sbatté le palpebre confuso, ma il sorriso non scemò dal suo volto, perché quella frase così tipica del “suo” Sanzo, non faceva altro che confermargli il ritorno alla normalità.

- Stavo solo riflettendo su una cosa! – Gli rispose pertanto con voce allegra.

- Uhm.. Ed a cosa stavi pensando con quella faccia da ebete? - Indagò ancora il suo brusco amante.

Le iridi ambrate si colmarono subitamente di candido imbarazzo.  

– No, niente…..Solo... che, dopo quanto è successo, credo di avere tutti i diritti di considerarti come il “mio” Sanzo adesso! – Confessò, sentendo il proprio volto andare in fiamme per la vergogna, eppure rifiutandosi di abbassare lo sguardo, quasi sfidando l’altro a contraddire quella che sentiva essere la pura verità.

Il bonzo tuttavia rimase in silenzio, le brillanti ametiste che erano i suoi occhi si soffermarono sulle iridi luminose come il sole del ragazzo ed accarezzarono con il loro purpureo colore quelle guance scarlatte che conservavano, ancora e sempre, la loro primaria innocenza, quindi scesero verso il collo sottile dove osservarono incuriosite una vena che pulsava impazzita per l’ansia e l’attesa, poi però vennero attratte da un particolare che non dovette piacere loro molto, poiché si strinsero impercettibilmente mentre registravano il livido bluastro che intaccava la dorata perfezione di quelle braccia d’orzo, una macchia dolente che lui stesso aveva creato quando nell’impeto della follia lo aveva brutalmente afferrato per soggiogarlo con la forza.

Allora, sempre senza dire nulla, il suo Sanzo chinò il capo, indugiando con le labbra e con la lingua su quei segni di violenza in mille baci morbidi e lenti, la sua bocca sfiorò ripetutamente prima un arto poi l’altro, quindi si soffermò su ogni singolo segno di violenza che il suo sguardo vivido incontrò sul suo cammino, a lenire ogni sofferenza o dolore patito, in un muto gesto di scuse che le sue corde vocali non avrebbero mai espresso in suoni concreti.

Goku sentì la sua anima sollevarsi leggera ed il suo cuore palpitare dalla gioia, interpretando quel comportamento come conferma del loro nuovo appartenersi reciproco, felice infilò le dita tra quei capelli di seta luminosa, che effettivamente erano davvero morbidi come sembravano, e tirò a sé la testa bionda del suo amante per offrirgli il proprio sincero perdono assieme alla bocca sorridente.

- Il “mio” Sanzo! – Ribadì con voce vibrante di emozione, perdendosi nei suoi abissi purpurei sempre profondi ma ora anche chiaramente sensuali ed invitanti come una calda notte d’estate.

- Tsk! La “mia” stupida scimmia! – Gli rispose questi in un soffio, prima di prendersi con decisione e diritto ciò che l’altro gli donava.

La luce fiammeggiante del tramonto, proveniente dalla finestra della camera, tremolò come una regina spodestata e si colorò di gialla invidia e di verde gelosia dinanzi ai due amanti uniti in quel dolcissimo bacio.

L’alone dorato che li circondava ed avvolgeva morbidamente nasceva direttamente dai capelli del bonzo brillanti come l’oro più puro e dalla sua pelle eburnea scintillante di cristalli di neve, mentre la capigliatura castana della sua scimmia emetteva mille caldi riflessi che andavano dal rosso mogano scuro al vermiglio brillante, dal terra di siena intenso all’ocra pallido e la sua carnagione ambrata riluceva simile a bronzo splendente.

Emanava dai due corpi intrecciati una luminosità talmente viva, calda e vibrante da fare impallidire il sole, la luna, tutte le stelle del firmamento celeste e qualsiasi altra forma di energia conosciuta!

Quel magico splendore dominava su ogni ombra scura e scacciava via le odiose tenebre, riflettendosi nei molteplici colori dell’arcobaleno della speranza, una promessa di sereno dopo la buia tempesta, una possibilità di salvezza che entrambi adesso sapevano di poter trovare solo in se stessi e nella fede, fiducia ed amore che ciascuno di loro provava per l’altro….

 

(Wake me up!)

Wake me up inside

(I can’t wake up!)

Wake me up inside

(Save me!)

Call my name and save me from the dark

(Wake me up!)

Bid my blood to run

(I can’t wake up!)

Before I come undone.

(Save me!)

Save me from the nothing I’ve become

Bring me to life                                                   (“Bring me to life” by Evanescence)

 

Jeep procedeva a velocità sostenuta attraverso stretti percorsi scavati su aspre ed ondulate alture, quelle vie continuavano ad essere molto più consone ai muli da soma che ad un veicolo a quattro ruote, tuttavia, avendo ormai raggiunto la sommità, a causa della relativa piattezza della strada, l’andatura era costante ed il piccolo draghetto di Hakkai non era costretto a sottoporre il proprio motore a sforzi eccessivi.

Avevano lasciato il centro abitato da circa un ora, l’aria di montagna era lieve e tonificante ed il cielo sopra le teste dei quattro ragazzi era di un pallido azzurro autunnale come pure placidamente intensi erano i raggi del sole che miti e gentili riscaldavano la terra con il loro benefico tepore.

Il silenzio, non statico e malato, ma piacevolmente sereno, intriso dei calmi suoni della natura, era disturbato solo dallo scoppiettio della marmitta e dal rullare delle ruote di jeep sul terreno dissestato, oltre che da uno strano rumore di sottofondo, un suono sordo e ritmico che pareva tanto il ronfare sommesso di un orso in pieno letargo, se non ché tale russare non proveniva da una caverna nelle vicinanze, ma dal retro dello stesso veicolo, da un ragazzo dai capelli castani che stava scompostamente disteso sul sedile posteriore, gli occhi chiusi, la testa incuneata nell’angolo, un braccio ed una gamba a penzoloni oltre il bordo, la mente persa in uno stato di sonno profondo.

Tutto sapeva di pace insomma, ma, come accade per ogni cosa viva e mutevole, anche tale stato di grazia non era destinato a perdurare ancora per molto.

Il mezzo-demone dai capelli scarlatti sbuffò dalla noia per l’ennesima volta in quell’ultima mezz’ora, scocciato aspirò una boccata di fumo e volse uno sguardo seccato ed incuriosito alla scimmia al suo fianco che dormiva saporitamente. Quello stupido stava russando più forte di mille ghiri caduti in catalessi, teneva la bocca spalancata, ed un rivolo di bava scendeva come la bianca scia di una lumaca ad inumidirgli il mento ed il collo, l’espressione poi era palesemente, stupidamente, beatamente, serena.

Dinanzi ad uno stato di tale evidente ed eclatante felicità il ragazzo dagli occhi di brace sentì un moto di lieve invidia ed irresistibile curiosità invadergli l’animo.

La sera prima, infatti, quando lui ed Hakkai erano andati a chiamare la scimmia nella sua stanza, non lo avevano trovato, l’ambiente era desolatamente deserto ed il letto era intatto come se nessuno lo avesse mai utilizzato e poi cosa ancora più inquietante e strana, il loro giovane amico non si era presentato nemmeno a cena!

Tutto ciò era assolutamente anomalo!

Passi per l’assenza dalla camera, quella poteva essere facilmente spiegata, ma… la scimmia che saltava un pasto ? Nemmeno in piena crisi apocalittica !

Deciso a chiarire quel solleticante mistero, il kappa avvicinò il proprio volto a quello del dormiente, aspirò una profonda boccata di fumo e poi la soffiò direttamente nella bocca e nelle narici del giovane eretico che anche nel sonno iniziò a tossire e lacrimare convulsamente, soffocato da quella nuvola grigiastra intossicante.

 - Cough, cough, cough! Grrr… tu, kappa pervertito! Mi hai svegliato! Quante volte ti devo dire di stare lontano da me con quella tua sigaretta puzzolente!?-

- Oh… come mi dispiace ! – Celiò il mezzo-sangue, facendo innocentemente finta di nulla.

- Ma sai come si dice….Il fumo va in faccia agli stupidi!-

- Grrr… questa non l’ho mai sentita! Te la sei inventata di sana pianta! Mi hai svegliato solo per farmi un dispetto, dannata cimice rossa maleodorante!-

- Cimice? E questa da dove ti è uscita, eh? Razza di piccolo botolo ringhiante dalla faccia di scimmia! Non è colpa mia se stai morendo dal sonno! Si può sapere cosa hai fatto stanotte? Non eri in camera tua ieri sera e non sei rientrato nemmeno per la cena! Perciò, dove sei stato e soprattutto con chi, eh? Forza, confessa stupida scimmia! –

- Ma dove vuoi che sia stato, pervertito di un kappa!- Strillò il ragazzo dagli occhi dorati divenendo istantaneamente di un bel colore rubino. – Ho fatto un giro nei dintorni e mi sono dimenticato della cena! Ho sonno, solo perché stanotte ho dormito male! Tutto qui !-

Inventò lì per lì, non poteva certo rivelare che quella nottata l’aveva passata con il suo Sanzo, né che nottetempo, in preda agli spasmi della fame, aveva ehm.. “preso in prestito” qualcosina di commestibile dalle cucine, oppure che lui ed il suo amore avevano poi banchettato gustosamente con il generoso bottino delle sue scorrerie culinarie in un mare di lenzuola sfatte ed aggrovigliate prima di ricominciare ad amarsi per ore! Insomma, anche se odiava mentire, quella era una cosa troppo intima, privata e preziosa per sbandierarla ai quattro venti! 

- Già, già…. E se mio nonno aveva le ruote era un carretto! – Ironizzò l’altro scuotendo scetticamente il capo. – Ma a chi credi di darla a bere? Si vede lontano chilometri che stai mentendo! Sembri un pomodoro maturo ed hai la faccia tutta imbarazzata! Questo depone per un segreto piccante! Allora, com’è stato? –

- Eeeh? Come, com’è stato? Com’è stato, cosa?-

- Ma fare sesso per la prima volta naturalmente!-

A quella uscita impertinente, Goku boccheggiò ed annaspò come un pesciolino rosso in una boccia di vetro, poi esplose cianotico dalla vergogna.

- Tu…tu …Maniaco pervertito! Come osi farmi una domanda simile! Non ti racconterei nulla nemmeno sotto tortura!-

- Ah! Non hai negato! Allora è proprio vero! – Notò furbescamente l’altro, mentre un lampo malizioso e perverso illuminava i suoi occhi sanguigni. – Oh mamma! La scimmia ha fatto davvero sesso! Ora ci manca solo che inizi a bere e fumare e poi saremo pronti per il giorno del giudizio universale! E dimmi che aspetto aveva l’animale…..ehm l’essere…..cioè, insomma, l’infelice creatura che ha avuto il coraggio di accoglierti nel suo letto stanotte? –

Il ragazzo dagli occhi dorati, conscio della palese provocazione dell’altro, incrociò le braccia al petto e strinse le labbra, ostinatamente intenzionato a non lasciarsi sfuggire nemmeno una sillaba.

- Ah! Ah! Ah! Non parli, eh? Sarà stata sicuramente una povera disperata che non batteva chiodo da secoli! Una frustrata in piena crisi di astinenza, oltre che un cesso di bruttezza! Solo un essere privo di personalità e fascino oltre che di senno ed intelletto potrebbe avere la folle idea di portarsi a letto una scimmia imbranata!-

Il mezzo-sangue, interruppe ogni provocazione per dare un occhiata di sbieco al compagno seduto al suo fianco, questi sembrava fumare dalla rabbia, le gote rosse e bollenti, gli occhi dorati che lanciavano lampi furiosi al suo indirizzo, le mascelle serrate e digrignanti, sembrava cotto a puntino, considerò con un pizzico di malvagità, ancora po’ e sarebbe sbottato come un vulcano ribollente, lasciandosi così incautamente andare ad una sfuriata che poteva svelare segreti oltremodo piccanti.

Con un sorriso decisamente maligno il rosso decise di accelerare il processo di combustione.

- Sì! Sicuramente era uno sgorbio! Uno scorfano! Un babbuino ! Una racchia ! Una cozza! Un mostro dall’alito fetido! Un essere disgustoso! Un’alienata affetta da qualche turba mentale! Una ameba strisciante! Un’infima, vomitevole, creatura! Un…-

- Basta così! –

Inaspettatamente la canna lucente di una pistola, minacciosamente puntata sulla fronte del kappa, mise fine a tutti quegli epiteti coloriti ed insultanti.

Sanzo in piedi sul sedile, i capelli dorati a coprirgli gli occhi purpurei, mille venette pulsanti sulla tempia, il braccio teso con in pugno la sua S&W fermamente diretta sul rosso ed un’aura di fiammeggiante rabbia e furore ad aleggiargli attorno, sembrava l’incarnazione stessa di uno dei terribili Oni delle antiche leggende nipponiche.

Il mezzo – sangue dovette deglutire un nodo di sorpresa misto a terrore prima di riuscire a ritrovare un minimo di presenza di spirito.

- Ehi! Ma di cosa ti impicci, razza di bonzo corrotto ? - Sbraitò astioso, nascondendo la paura.

- Questo è un discorso che riguarda me e la scimmia! Tu non sei stato chiamato in causa, per cui sei pregato di starne fuori e di togliere quell’arma da psicopatico violento dalla mia bellissima e preziosissima testa! -

- Fai troppo baccano ! – Lo accusò seccamente il bonzo. – Solo perché “tu” sei andato in bianco stanotte, non sei autorizzato a comportarti peggio di mille stupide scimmie impazzite, razza di rompiscatole invidioso, attaccabrighe, pettegolo e fanfarone! Chiudi quella maledetta ciabatta, prima che te la riempia di piombo!-

L’interessato divenne più scarlatto dei suoi capelli a quegli insulti.

- A chi hai osato dare della scimmia sessualmente frustrata, eh, deficiente di un bonzo ? – Ribadì con incauta incoscienza. - Io parlo quanto mi pare! E poi, da quando in qua intervieni in difesa del tuo animaletto preferito? Siete strani tutti e due, oggi! Non è che pure tu hai qualcosa da nascondere, per caso ? -

Insinuò mellifluo, ricevendo in cambio un occhiata polare da raggelare il sangue.

- Tsk! Le tue allusioni da pervertito non mi riguardano! La tua voce querula e gracchiante mi fa venire il mal di testa! Taci, povero mentecatto con il cervello in fumo!-

- Ah! Ah! Adesso sono davvero convinto che c’è qualcosa che non và! Vi mettete pure a pronunciare gli stessi insulti! Cosa avete fatto stanotte? Vi siete comportati male insieme, eh, razza di sporcaccioni !!?-

- Ma…ma come ti permetti!!-

Saltò su il ragazzo dagli occhi dorati non resistendo più dallo sdegno e dalla vergogna.

- Ma io ti ammazzo!!-

Ringhiò il bonzo dai capelli di sole iniziando a sparare all’impazzata.

- Ah! Ci ho proprio preso!  Lo sapevo! Lo sapevo!-

Asserì il kappa con notevole soddisfazione e sarcasmo, schivando come un abile ed esperto contorsionista i proiettili dello psicopatico e rispondendo energicamente alle botte dello stupido.

- Ehm! Ragazzi, è pericoloso stare in piedi su di una vettura in corsa! – Avvertì Hakkai in tono preoccupato e conciliante. – Tanto più con questa strada dissestata e con queste curve in discesa! Su, su, sedetevi tranquilli! -

Naturalmente nessuno dei tre badò alle sue raccomandazioni, impegnati com’erano a suonarsele di santa ragione! Così ché non si resero conto di quanto il percorso che portava verso il fondo valle di quelle alture, fosse divenuto ripido e scosceso, jeep, sospinto dalla forza di gravità, cominciò ad acquistare maggiore velocità e potenza, tanto che il demone dagli occhi di smeraldo dovette abilmente giocare di frizione e marce scalate per poter mantenere saldamente il controllo del veicolo, disgraziatamente però nemmeno lui con tutta la sua abilità di pilota poté evitare una buca profonda che occupava per intero la carreggiata, e siccome il suo draghetto sotto forma di fuoristrada non era in possesso di un paio di ali per sorvolarla, la prese in pieno.

- Tenetevi forte! – Annunciò un attimo prima che il mezzo sobbalzasse e sbandasse paurosamente.

L’avvertimento giunse un tantino in ritardo!

Il brusco rimbalzo catapultò Gojyo a gambe all’aria, le ginocchia sopra le testa e la schiena incuneata sul pavimento, scosso, ammaccato ma tutto sommato al sicuro.

Goku invece fece appena in tempo ad abbarbicarsi strettamente alla spalliera del sedile e tenersi stretto con le braccia ed il busto mentre il resto del suo corpo ballava il rock and roll.

Stessa fortuna non toccò a Sanzo, il quale essendo il più sbilanciato dei tre, in piedi com’era, oscillò paurosamente in avanti rischiando di cadere di sotto.

- Sanzo!-

Il giovane eretico rendendosi conto del pericolo, abbandonò il suo saldo appiglio per stringere forte il suo bonzo in un abbraccio spasmodico e tirarlo verso di sé, trascinandolo all’indietro, sul retro del veicolo e quindi in salvo dal vuoto sottostante.

Il bonzo da parte sua si rese conto che così facendo, quello stupido sarebbe andato a sbattere violentemente con il capo contro il bordo metallico di jeep, rischiando di farsi seriamente male, per cui serrò le braccia attorno alla testa della sua scimmia, stringendolo protettivo contro il proprio torace snello e ruotò il busto, pilotando la direzione dell’impatto verso il più morbido sedile posteriore, dove ambedue ricaddero sul fianco incolumi.

- Sanzo.. stai bene? -

Il ragazzo sollevò il volto dal petto del suo amante biondo per porgli quella domanda preoccupata.

- Sì! E tu ? -

La scimmietta arrossì, piacevolmente sorpreso dell’interessamento, quindi annuì fermamente rivolgendogli un sorriso luminoso e dolcissimo.

Per un interminabile istante per entrambi fu come se il mondo attorno a loro fosse scomparso, erano coscienti solo l’uno degli occhi dell’altro!

- Ehm! Ehm! Se volete rimanere da soli per fare le cosacce, non avete che da dirlo! - Fece sapere all’improvviso una fastidiosa voce fuori campo, in tono molto ironico e malizioso, distogliendo i due dall’incanto del momento.

- Io non mi formalizzo mica! Mi metto buono, buono accanto ad Hakkai, mentre voi continuate! -

A quelle parole fortemente sardoniche i due amanti si staccarono di scatto dall’abbraccio che ancora li teneva uniti!

- Certo però non vi facevo così assatanati da saltarvi addosso alla minima occasione! – Continuò ancora il kappa sempre più maligno. – Va bene che dovete recuperare anni ed anni di astinenza! Ma datevi una regolata! Insomma, avete avuto tutta la notte per fare i coniglietti!!-

- Muori! Maledetto pervertito!-

Il bonzo aveva gli zigomi lievemente arrossati dalla rabbia e dall’imbarazzo e gli occhi d’ametista ricolmi di chiare intenzioni omicide all’indirizzo dell’insolente maniaco dalla chioma scarlatta.

- Sì! Muori, pervertito di un kappa! -

La faccia della scimmia invece era un capolavoro di vergogna ed oltraggio di color porpora acceso, con le iridi ambrate che lanciavano fulmini e saette contro l’ex amico di litigi e baruffe.

- Oh! Che dolci! Adesso dite pure le stesse battute!-

Gongolò Gojyo, divertendosi un mondo nel metterli a disagio.

Quello che seguì non fu uno spettacolo adatto per persone sensibili o deboli di stomaco!

Hakkai incurante delle urla, grida, proteste, insulti, maledizioni, gomitate, sberle, pugni, calci, botte, colpi di harisen e proiettili che volavano sul retro di Jeep, sollevò i flemmatici occhi verdi verso il limpido cielo autunnale di quel pomeriggio un po’ strambo e sorrise esclamando ad alta voce:

- Ah! Che bella giornata! –

Il sole era tornato a splendere!

La terra era piena di vita e di colori!

Tutto procedeva allegramente come al solito!

Non c’era che dire, quella era davvero una bella giornata! Considerò tra sé con innato ottimismo il demone gentile, e pigiando la frizione ed aumentando la marcia, continuò a guidare il suo fedele draghetto, con a bordo i suoi rumorosi e vivaci amici, verso ovest e verso la prossima imprevedibile, emozionante avventura!

 

The end^^?

 

ANGOLO PSYCO

Salve a tutti! Purtroppo, come accade per ogni cosa bella, anche queste vacanze targate estate ‘05 sono finite ç_ç ! Sono ufficialmente ritornata a Pisa ed al solito tran-tran quotidiano! Uffaaa!!! Che noia, che barba, che barba, che noia*!!(* battuta presa in prestito alla supersimpatica S. Mondaini)

Ma, a parte la noia e la depressione post-rientro, il vero problema è che mentre il mio corpo passeggia per gli oscuri e tetri meandri universitari, incrociando nel suo infausto percorso una moltitudine di facce da zombi che farebbero rizzare i capelli dal raccapriccio più de “La notte dei morti viventi” di Romero, il mio minuscolo cervellino panato e fritto è ancora disperso per lidi sconosciuti su spiagge assolate e mari smeraldini a farsi i fatti suoi(beato lui!), perciò “io” mi ritrovo penosamente svogliata, svagata e confusa, a corto di idee originali, e tanto disperata da ribadire concetti triti e ritriti, conditi con un po’di macabro sadismo e smielato romanticismo!

Per l’occasione ho anche abusato della bellissima canzone “Bring me to life” degli ex Evanescence non solo perché è stupenda e non mi stancherei mai di ascoltarla, ma anche perché mi sembrava appropriata all’atmosfera della fic, purtroppo però le mie capacità limitate non sono all’altezza del testo, ed io non sono tanto convinta del risultato, sorry !

Non so “se e quando” il mio cervello si degnerà di rientrare in sé, (ed anche se poi torna sul serio, diciamoci la verità, non è che si noti troppo la differenza!) però nell’attesa io non desisto comunque!! Anzi, infierisco, partorendo ff che, anche se un po’ insulse e scontate, hanno il potere di farmi passare la tristezza e la malinconia e riescono persino a farmi dimenticare che sul mio capino svitato pende minacciosamente una spada di Damocle affilatissima e tagliente (sigh, gli esami purtroppo, “loro”, non finiscono mai ç_ç!).

Sono crudele ed egoista a torturarvi con le amenità che scrivo, lo so! Ma, che volete farci, io mi diverto così ^_^! Perciò, ovunque voi siate e qualunque cosa facciate, auguro a tutti quanti di affrontare il rientro frizzanti e carichi di vita ed entusiasmo come una certa particella di acqua minerale ^^!

Bye-bye e mi raccomando: attenti ai rompibolle 0_= !!!