I personaggi sono di King tranne Sunny Allgood che me lo sono inventato io,per modo di dire. E’ una Sunny/Steven e il titolo dà un’idea del fatto che dopo verrà il momento dei figli ovvero Cuthbert e Roland. Spero che non diventi infinita anche questa altrimenti mi sparo. Questo è una specie di prologo il resto non so neanch’io quando verrà visto che l’ho scritto per distrarmi un attimo dalla Cort/Vanny. Buona lettura a voi e buona scrittura a me^^



 


 

 

Da padre in figlio (i padri...)

 

parte I 

 

di Mia

 



C’era una volta in un mondo sconosciuto, in un’epoca ignota e in un posto non meglio precisato una città chiamata Gilead, capitale incontrastata dell'intero Medio Mondo. Nessuno avrebbe mai potuto sospettare che cosa potesse nascondere di così importante quella città così perfetta… Senz'altro le sue meraviglie la facevano diventare una città surreale di un tempo ormai dimenticato. In un mondo dove tutto era andato avanti, distruggendo e inaridendo la stessa terra, Gilead era l'ultimo segno vitale dello splendore della civiltà umana ormai in declino. L'ultimo baluardo della resistenza al marciume che avanzava incontrastato guastando qualsiasi essere vivente. Sopra ogni cosa rimaneva l'ultima, nonché migliore, scuola di pistoleri al mondo. Il panorama così pittoresco ingannava lo sguardo ignaro di visitatori di passaggio ma lì era concentrata l'ultima speranza degli uomini. Da una parte si estendeva il freddo lago formato da numerose cascatelle originarie dalle stesse montagne che circondavano l'intera valle. Dall'altra parte una foresta fitta brulicante di qualsiasi forma di vita sia animale che vegetale. Oltre, solo sterminato ed infinito deserto. Un quadretto così perfetto dove qualsiasi ragazzino avrebbe anelato vivere. Nuotate, prove di coraggio, cavalcate, passeggiate e chissà quante altre fantasie potevano essere realizzate in quel Paradiso... Ma Gilead non era affatto così, conteneva in sè la speranza di ristabilire l'ordine del tempo e dello spazio ed ormai anche lei era allo stremo. I pistoleri avevano il compito di salvare il mondo, di combattere un nemico invisibile e di sostenere un qualcosa che rappresentava l'equilibrio, che nessuno mai aveva visto ma a cui tutti credevano, la Torre Nera. Per questi pistoleri e i loro figli Gilead era un campo di torture da subire per tutto l'addestramento nell'adolescenza e da difendere per il resto della vita una volta conquistato l'onore della consegna delle pistole…
Io, Steven Deschain, sono l’attuale reggente di Gilead, padrone di tutto questo. Non mi sento particolarmente fortunato ad esserlo ma finora mi sono impegnato a mantenere un’apparente calma e pace all’interno dei suoi confini. Apparente perché il mondo fuori sta cadendo a pezzi e il popolo comunque ne risente ma grazie a me il paradiso è ancora intatto. Cambiamenti ce ne sono stati, l’esercito è aumentato, i magazzini per le scorte spuntano ovunque ma la guerra non è ancora arrivata. Si sa che l’obiettivo di Farson il Buono è la distruzione del regno, vuole che il caos prenda il sopravvento e sa che per poterlo fare deve eliminare l’intera stirpe dei pistoleri, protettori da sempre della pace. Finora non ha mai attaccato direttamente si è limitato a conquistare i regni vicini che gli hanno dato non poco filo da torcere. Io nel frattempo stipulo nuove alleanze, mando eserciti in aiuto e insieme ai miei pistoleri studio piani strategici per rallentare l’avanzata nemica o per quando lo affronteremo. E’ il primo giorno delle Messi e come ogni anno da quattordici anni a questa parte, ovvero da quando sono Re, c’è una cosa che devo fare senza nessuna possibilità di poterla rimandare. Mi sono alzato prima del solito, e visto che il solito è l’alba, il prima è praticamente notte fonda. Mi trascino sbadigliando per gli stretti e umidi corridoi del castello, non riesco quasi ad aprire gli occhi mi sento a pezzi, ogni giorno mi sembra lungo un secolo e una notte poco più di un minuto. Dormo troppo poco e ne sto cominciando a risentire. Per una volta tanto quello che devo fare non mi è di peso ma segna un momento di rinascita e mi serve proprio visto che mi sento un morto ambulante e da giorni mi chiedo chi me lo fa fare di sacrificare la mia intera vita per qualcosa che presto sarà distrutto che lo voglia o no. Sono di cattivo umore, ultimamente non sono riuscito a ritagliarmi neanche un attimo per me stesso, mi sono dimenticato il significato della parola piacere, ogni minuto che ho è solamente per il dovere. Non mi ricordo neanche cosa voglia dire avere un corpo caldo premuto al mio, e non è che chieda chissà chi ma solo quello che mi ha riscaldato per venticinque anni consecutivi prima ingenuamente poi scoprendo sempre più i nostri corpi. Invece no, mia moglie è diventata un corpo vuoto che al solo pensiero di poterci fare del sesso mi pare di starla a stuprare, mentre ciò che voglio veramente è il mio vero amore che io stesso ho spedito a chissà quante migliaia di ruote lontane da me. Non voglio altro che stare tra le sue braccia, baciare le sue labbra, la pelle e sentirmi dire ti amo all’infinito mentre facciamo l’amore. Cazzo mi manca… ma nonostante tutto so che non potevo fare diversamente, massacro il mio amore per tenere in piedi un regno con un destino già scritto. Il destino è scritto anche per me, è una tradizione della famiglia reale farsi ammazzare intorno ai trent’anni e io mi ci sto avvicinando pericolosamente, e l’idea a questo punto non mi schifa più di tanto. La mia vita è diventata solo un peso, ho sacrificato tutto alla causa di Gilead, i desideri, i bisogni, i sogni miei e quelli del mio amore, sono stato svuotato di ogni cosa. Se continuo a dare tutto me stesso è perché amo veramente Gilead, sono un diretto discendente di Arthur Eld colui che l’ha fondata e forse oltre all’abilità con le pistole mi è stato trasmesso anche l’amore per il suo regno. Non meno importante mio figlio Roland è ancora troppo piccolo e inesperto per poter prendere il mio posto, quindi non posso proprio lasciarmi ammazzare e devo ammettere che mi dispiacerebbe troppo non poter più fare l’amore anche se da vivo non è che lo faccia così spesso. Decido che è meglio uscire all’aria aperta, se la mia mente continua a pensare a cose simile non riuscirò a raggiungere la Torre sud, mi fermerei in qualche corridoio nascosto e mi darei piacere da solo. E’ una cosa che trovo degradante e che ho fatto raramente, anche se riesco a venire poi il piacere si trasforma in vuoto e in tristezza perché so che in giro c’è una persona che mi potrebbe far provare tutto il piacere possibile ma che non posso avere, almeno non tutte le volte che lo voglio. Non serve niente immaginarsi che le mie mani siano quelle della persona che desidero visto che tutto il resto è sbagliato, il freddo che provo, il profumo che non c’è, la sua voce, tocchi goffi che non dimostrano nessuna adorazione per il mio corpo. Il piacere che ne deriva è sterile e momentaneo, quello vero mi ubriacherebbe per un giorno intero facendomene desiderare ancora e ancora. No, così non va per niente bene, cammino più velocemente verso il cortile, ormai il sonno mi ha abbandonato e sono fin troppo sveglio. Appena uscito all’aria aperta, il freddo mi calma all’istante e nonostante mi stia congelando rimango per un po’ a respirare a pieni polmoni. Delle voci mi giungono abbastanza vicine, so di chi sono. Cort e Vanny sono gli unici ad alzarsi a quest’ora, vivono nella casa che da sempre è destinata al Primo Maestro e da trent’anni Cort ha questo titolo. Ha addestrato mio padre, me e ora anche mio figlio, tre generazioni di re sono passati per le sue mani, e non è stata una bella esperienza. Vanny è più giovane ed è il Maestro di materie teoriche, non c’è niente che li accomuna se non il fatto che stanno insieme e convivono da quasi quindici anni. Nonostante consideri Vanny un fratello e Cort un secondo padre li invidio incredibilmente, e un re che invidia due persone che sono quasi al livello di servi non è un bello spettacolo. Quello che hanno è esattamente quello che avrei voluto io, una piccola casa e la libertà di vivere in pace il mio amore. Sono contento per loro ma allo stesso tempo darei chissà cosa per impossessarmi della loro vita e della loro semplice felicità. Mi maledico per l’ennesima volta di aver spedito chissà dove il mio amore, succede sempre così, sono costretto a farlo e subito dopo mi pento di averlo fatto, ma non posso fare diversamente io sono il Re e il mio interesse personale deve venire dopo quello del mio regno. Un rumore mi desta dal mio autocompiangimento ma è solo un pistolero che rientra nel castello andato in chissà quale bordello a scaricarsi dopo un’altra faticosa giornata che gli è toccata. Lo ignoro facendo finta di niente, dovrei punirlo per avermi disubbidito visto che ho ordinato il coprifuoco ma sono stanco io figurarsi i miei uomini, almeno loro che ne hanno la possibilità hanno tutto il diritto di sfogarsi. Mi volto e mi dirigo alla Torre Sud ma all’improvviso vengo atterrato da qualcuno che con una velocità stranamente più alta della mia mi blocca i polsi impedendomi di estrarre il pugnale che mi porto dietro sempre e mi punta una pistola alla tempia… Lo avevo detto che la mia famiglia ha la brutta abitudine di crepare presto! Mentre mi sento premere contro il freddo metallo dell’acciaio ho solo voglia di chiedere perdono al mio amore per la mia stupidità e a mio figlio per averlo lasciato così presto ad un destino che sarà più grande di lui. Chiudo gli occhi pronto allo sparo e mi chiedo se farò in tempo a sentirlo oppure no quando sento la pistola andare a vuoto con un doppio click. La mia fortuna so che durerà poco al mio attentatore gli ci vorrà un secondo per spezzarmi il collo vista la posizione in cui sono… lo sento avvicinarsi e toccarmi il pomo d’Adamo (forse vuole strozzarmi?) e poi più niente…
- Troppo lento amore…- Spalanco gli occhi perché credo di non aver capito bene, non posso aver capito bene, lui non può essere qui, forse il tizio mi ha sparato e io sono finito in un mondo parallelo…
- Che ci fai qui?!-
- Avevo voglia di vederti-.
- Anch’io ma non per questo mi sono fatto un viaggio di non so quante ruote e abbandonato il castello!- Dopo lo stupore forse per la troppa felicità di riaverlo vicino (sopra) lo tratto malissimo.
- Stai tranquillo ho concluso la missione, mi sono solo sbrigato a tornare…- Mi bacia il collo e io gli lascio tutto lo spazio che la mia posizione mi permette, non ci penso nemmeno a farlo spostare.
- Hai fatto proprio in fretta…-
- Credo che il mio cavallo si rifiuterà di fare un altro passo per sempre, ha gli zoccoli consumati… avevo così tanta voglia di te-. Continua a mordermi e tenta di spogliarmi nel cortile del castello dove chiunque potrebbe vederci, io glielo lascerei anche fare ma oggi è il mio giorno speciale e anche se a malincuore non posso permetterglielo.
- Fermo Sunny…-
- Lasciati andare Steven, ho troppa voglia di fare l’amore con te. Gan sono settimane che non ti ho…- Lo sento già eccitato e a dire la verità lo sono anch’io ma con uno sforzo di volontà e anche fisico mi rigiro nella sua morsa e finalmente posso guardarlo in faccia e ogni volta che lo faccio non posso fare a meno di baciarlo. Lo so che sembra che io gli stia cedendo visto che ormai mi ha aperto la camicia e quasi slacciato del tutto i pantaloni… ed è vero. Poi però apro gli occhi e vedo che il cielo si è già schiarito e ritorno in me.
- Sta’ fermo Sunny, oggi è il primo giorno delle Messi-.
- Meglio festeggeremo insieme la venuta allora-.
- No, lo sai che ho un impegno…-
- Era troppo bello vederti in piedi a quest’ora e incontrarti… va bene allora io vado a rompere le palle a Cort e a Vanny sia mai che li becchi in fragrante-.
- Non credo li ho sentiti parlare, oggi Cort ha la prova di sopravvivenza…- Sottintendendo che avrà ben altro da fare che crogiolarsi con Vanny perdendo tempo.
- Uffa proprio sicuro di voler rinunciare a stare con me per il tuo rito?-
- Purtroppo sì… vieni con me?- Glielo chiedo ogni anno e ogni anno lui mi dice no ma io continuo a provarci sempre magari prima o poi mi va bene. Nel frattempo mi chiedo quando riuscirò a smaltire l’eccitazione che mi ha scatenato il suo corpo…
- Lo sai che non voglio avere più niente a che fare con la Torre Sud…- Lo so bene ci è stato per due mesi in prigione per colpa di mio padre ed è per questo che non me la prendo mai ogni volta che si rifiuta di accompagnarmi.
- Ma hai voglia di avere a che fare con me…- Gli prometto qualcosa che non so se posso mantenere, in realtà non ho tempo per noi ma lo vorrei avere davvero con me ad assistere al miracolo della natura con cui ho appuntamento all’alba in cima alla Torre Sud.
- Non sai quanto…- Si spinge verso di me per farmi sentire quanto sia eccitato anche lui e sento in me crescere oltre l’eccitazione anche la speranza di poterlo convincerlo.
- Dimostramelo…-
- Va bene mi hai convinto… andiamo-. Lo bacio per dargli il coraggio di alzarsi e quando lo fa mi tende una mano per farmi alzare, mi rivesto in fretta sotto i suoi occhi affamati che cerco di ignorare altrimenti manderei tutto a farsi fottere dandomi a lui completamente.
- Andiamo siamo in ritardo…- Lo precedo verso l’entrata della Torre Sud e i suoi migliaia di scalini, so che gli piace starmi dietro per guardarmi è un pervertito e io lo sono con lui perché mi piace essere guardato da lui.
- Sono stanco morto, se non riesco ad arrivare in cima mi prendi in braccio?-
- No ma ti perdi il premio…- Continuo a promettermi a lui e sarà bene che trovi il tempo di farlo altrimenti prevedo una litigata di dimensioni colossali.
- Mi viene quasi voglia di prendermelo ora il premio…-
- Scordatelo…-
- E come penseresti di fermarmi se prima ti sei fatto atterrare come un moccioso inesperto?- Non mi vergogno affatto di non essermi riuscito a liberare dalla sua morsa lui è sempre stato più forte di me, forse insieme a Cort è l’unico capace di uccidermi in uno scontro leale e diretto, soccombere in un'imboscata non è poi così degradante infondo.
- A proposito di prima quasi me la sono fatta addosso…-
- Ci credo… ed ecco la mia personale tortura…- Un milione di scalini dopo ci troviamo davanti a quella che ormai tra di noi definiamo la prigione del pianto. Qui sia io che Sunny abbiamo pianto talmente tante lacrime da rendere umido l’ambiente. Appena diventato Re una delle prime cose che ho fatto è stato distruggere quella prigione, infatti ora davanti ai nostri occhi ci si presentano solo le macerie di quello che fu questo posto maledetto.
- Tutto bene?- Mi basta guardarlo per sapere che niente va bene ma non intendo lasciarlo solo in questo momento…
- Non sembra più così terribile come allora sai?-
- Certo l’ho fatta smantellare…-
- Eppure mi ricordo tutto, il freddo, la fame, la sete, la tua mancanza…-
- Andiamocene, non siamo qui per questo-. Appena lo vedo entrare nella ex prigione lo trattengo per un braccio non voglio vederlo mai più lì, anch’io voglio solo dimenticarmi di quel periodo.
- Hai ragione…- Il fatto che non faccia battute del tipo “è strano che non l’abbiamo più fatto qui per esorcizzarlo” mi fa capire quanto è sconvolto, quasi mi maledico per averlo fatto salire fin quassù. Non mi piace il suo colorito pallido come se stesse per vomitare da un momento all’altro, mi fermo e lo bacio per cercare di fargli tornare il suo colorito scuro che amo.
- Sembri uno che ha appena visto un morto…-
- Infatti stavo rivedendo me stesso ed ero praticamente morto…-
- A qualcosa ti è servito almeno non giri più eccitato come maniaco-. Cerco di cambiare argomento e di fargli ritrovare lo spirito che lo contraddistingue infatti non mi delude e mi segue a ruota.
- Ci metto un attimo a ritrasformarmi in un maniaco se me lo chiedi-. Con il rischio di ruzzolare per le scale mi abbraccia da dietro per darmi una dimostrazione pratica della sua affermazione, come se ne avessi bisogno e non conoscessi la sua libido.
- Non te lo sto chiedendo quindi lasciami andare, siamo arrivati-.
- Finalmente mi stavo arrendendo e avevo quasi deciso di aspettarti negli appartamenti reali di questa cazzo di torre-. Ovviamente si riferisce alla prigione e capisco che ancora non gli sono passate le brutte emozioni e ricordi che la visione gli ha portato. Esco fuori dalla Torre nel freddo della notte, l’alba è ancora lontana e mi lascia il tempo di stare un po’ con lui, di cercare di rasserenarlo anche se so che c’è solo un modo per rasserenare entrambi.
- Ti piace?- Glielo dico mostrando con un gesto plateale della mano Gilead addormentata stesa ai nostri piedi.
- Molto, ma cos’ha di speciale questa Torre in confronto alle altre?-
- Presto lo vedrai-.
- Beh una cosa speciale già l’ho trovata non abbiamo mai fatto sesso qui, è una rarità trovare un posto in cui non ci siamo infrattati-.
- Se vogliamo stendere una lista allora ci manca anche la cucina, il cortile di Cort…-
- Beh ne abbiamo di tempo per coprire le mancanze ma dovremmo stare lontani dal cortile di Cort se vogliamo rimanere vivi abbastanza a lungo…- Nominare Cort fa intristire me facendomi ricordare lo splendido rapporto che ha con Vanny, mentre io non ho assolutamente nulla se non qualche scopata occasionale con Sunny.
- Sto arrivando al limite Sun-. Voglio che sappia che sono vicino ad un esaurimento nervoso, non tanto per farmi aiutare visto che non c’è nessuno che lo possa fare ma per prepararlo ad un mio crollo improvviso che sono certo verrà.
- Lo so e sono molto preoccupato-.
- Sto cedendo e non so come frenare la mia caduta…-
- Ti tengo ben stretto io…- Mi abbraccia ma anche se mi da sollievo so che non è lui la mia soluzione o meglio sarebbe lui se lo potessi avere sempre con me come amante e non come mio vice e sottoposto.
- Non puoi. Vorrei essere una persona normale e poter vivere come vorrei. Non sono fatto per essere Re…-
- Tu sei un formidabile Re-.
- Già un Re che vorrebbe mandare tutto a quel paese per poter stare con la persona che ama…-
- Perché non lo fai? Dopotutto sei il re se non puoi permetterti nemmeno un giorno di riposo non capisco cosa ti impedisce di mandare tutto a quel paese…- Un Re non può essere egoista dovrei rispondergli ma dovrei dirgli anche che non posso mostrarmi debole e lui è la mia debolezza, dopotutto mio padre aveva ragione un Re non può avere debolezze. Mi guardo intorno ricordandomi dove e perché ci sono e trovo la risposta più semplice da dargli.
- Vengo qui ogni anno proprio per evitare che succeda una cosa del genere Sunny…-
- Steven permettimi di rapirti solo per oggi, lascia che ci pensi io a te-. Mi bacia la mano gelida, questi gesti riescono ancora a farmi sciogliere, solo Sunny può baciarmi la mano con una tale dolcezza dopo vent’anni di relazione. Riusciamo ad amarci come se fosse il primo giorno. Sposto la mano per non avere nessun tentennamento, quello che mi chiede è pura utopia impossibile da realizzare.
- Sarebbe bello ma sai che non me lo posso permettere, non posso lasciare il Regno senza il suo re e senza il suo vice in un momento del genere-.
- Questo che tu chiami momento non passerà mai, diventerà la realtà. E cosa pensi di fare di distruggerti per cercare di contrastare qualcosa di inevitabile?-
- Cerco di rimandare l’inevitabile Sun, mio figlio non è ancora pronto per prendere il mio posto e se scoppiasse la guerra non ci metterebbero molto a farmi fuori-. Ciò che mi tiene in vita ora è solo il pensiero di mio figlio, lui sì che sarebbe un Re perfetto se solo avesse il tempo di diventarlo. Lui è più cinico e freddo di me il peso di Gilead riuscirà a sopportarlo e anche la sua fine. Ma io no, non voglio vedere la fine di niente e di nessuno.
- Non fino a quando ci sarò io a proteggerti…-
- Bella consolazione dovrei vederti morire per poi fare la tua stessa fine comunque. Piuttosto com’è andato il tuo viaggio? A buon fine?-
- Potrei dirti di sì, ma lo sai anche tu che ormai la parola di un uomo non vale più nulla, la gente è troppo impaurita per preoccuparsi dell’onore. Hanno accettato di allearsi con noi il resto si vedrà nel momento del bisogno-. E’ come dire “Steven non farti illusioni ci daranno picche”, ma infondo non posso dargli torto a che serve l’onore quando è in gioco la vita se non si è dei pistoleri? L’unica cosa che ci contraddistingue dalla gente comune alla fine è solo il senso dell’onore per il resto siamo come loro, siamo convinti di essere una specie di superuomini ma siamo deboli e stupidi come chiunque altro e soprattutto soffriamo più di chiunque altro.
- Sapevo che non avresti fallito, è stato difficile convincerli?-
- Beh fino a quando non ho venduto il mio corpo erano abbastanza riluttanti…- Non mi allarmo affatto anzi rido divertito della sua battuta perché so che una cosa del genere non accadrà mai e se accadesse vorrebbe dire che è finalmente guarito dal suo passato e non potrei che esserne felice…
- Ah sì? E a chi ti saresti venduto?-
- Al Re ovviamente, lo sai che non mi abbasso a scopare nessun’altro-.
- Vai piuttosto di moda tra i Re non c’è che dire…-
- Si vede che hai decantato in giro le mie prestazioni e le voci sono arrivate ai capi degli altri stati…-
- Impossibile mi sono quasi dimenticato cosa voglia dire fare sesso…-
- In effetti…-
- L’unico momento di libertà che ho sono le quattro ore di notte ma mi servono tutte per dormire. Quasi mi tocca strisciare per raggiungere il letto per quanto sono stanco e la mattina mi sento ancora peggio. Ogni sera penso di riuscire finalmente a passare da te ma poi mi ritrovo a desiderare nient’altro che il mio letto. Tu come ti senti?- Mi stupisce come possa desiderare più il mio letto che il mio uomo, questo è uno dei grandi segnali che sto arrivando al traguardo dell’esaurimento nervoso a tutta velocità. Per tutto il giorno mi trovo a desiderarlo ma quando arriva la sera potrei andare da lui solo per dormire e non credo che accetterebbe una cosa del genere.
- Molto frustato ma non a pezzi come te, quindi credo che dovrei accontentarmi anche se il fatto che non mi senta stanco mi fa continuamente avere voglia di fare l’amore con te-.
- E’ un brutto periodo questo…- Brutto è dir poco è come guidare al macello un branco di vacche, ma qui non si tratta di vacche ma del mio popolo. Per non parlare della mia vita privata totalmente inesistente. Mi sento consumato come se miliardi di termiti mi stessero rosicchiando pezzo per pezzo lasciandomi svuotato.
- Sarà sempre peggio Steve dovremmo trovare una soluzione per poterci vedere più spesso altrimenti finirò per impazzire-.
- Io ho già troppi problemi da risolvere lo lascio a te il compito-. Più che altro penso ad una soluzione a questo problema ogni secondo della mia vita senza averne mai trovata una, anche quando mi occupo di affari di stato metà cervello è sempre con lui.
- Non credo che ti piacerebbero le mie soluzioni-.
- Se intendi mandare alla malora il regno per scopare, sarei tentato ma alla fine sarei costretto a rinunciare-.
- Mi manchi Steven, farei di tutto per stare con te anche mandare a quel paese il mondo intero. Ogni volta che mi trovo fuori con il cavallo, non faccio altro che guardarmi intorno in cerca di posti bellissimi dove poterti portare. Prati pieni di fiori che amerebbero il tuo corpo con la mia stessa gentilezza; alberi maestosi che finalmente ci darebbero la privacy e la sicurezza che qui non abbiamo mai avuto; rive di sabbia morbida di fiumi che ci farebbero da letto e dove dopo averti avuto mi divertirei a togliere ogni granello dal tuo corpo e infine laghi meravigliosi quasi quanto quello di Gilead che ci riporterebbero alla memoria tutti i ricordi dell’adolescenza. I bagni notturni, noi due nudi, le nuotate… ricordi? appena ti raggiungevo facevo l’amore con te prima ancora di fermarmi, e vista l’acqua fredda il tuo corpo era ancora più stretto e io impazzivo di piacere a sentirti così mio, a sentire come piano mi accettavi, mi facevi entrare e ti dilatavi solo per me. Ogni volta che mi capita di vedere un bel posto penso a tutto questo e quasi mi viene voglia di premermi la pistola alla testa e farmi fuori, perché so che quei momenti non torneranno più, ora come ora mi sembra un sogno poter stare con te in un letto figurati. Il tuo letto poi è un’utopia, mi è stato permesso di entrarci la tua prima notte di nozze e poi mai più-. Mentre mi parla rivivo tutto con la mente mentre con gli occhi cerco i posti che ci hanno fatto da cornice mentre facevamo l’amore da ragazzi. Poi sogno i posti bellissimi descritti da Sunny perché l’unica cosa che posso fare ormai è sognare solo di poterci andare con lui ma mi eccita solo il pensiero dei prati, della sabbia e dell’acqua sotto di me mentre ho sopra Sunny che fa l’amore sfrenatamente con me.
- Se ti può consolare sappi che sei stato l’unico ad entrarci, nel mio letto non posso fare sesso neanche con Gabrielle e lei è mia moglie-. Gli unici posti in cui faccio sesso ormai sono tavoli, sui muri, sulle porte e raramente nel letto di Sunny. Posti tutti piuttosto scomodi ma il mio letto è tradizione che deve rimanere illibato e io l’ho già “sporcato” una volta.
- Magra consolazione… senti freddo? Stai tremando… come puoi andare in giro a quest’ora così leggero?-
- Non pensavo facesse così freddo-.
- Ora stai meglio?- Mi abbraccia da dietro avvolgendomi con il suo calore ma anche con il suo tweed pregno del suo odore. Mi rilasso contro di lui e chiudo un attimo gli occhi per godermi questo momento di serenità che chissà quando potrò riprovare. Sunny a volte riesce con piccoli gesti a fare tabula rasa di tutti i miei problemi è questo è uno di quei rari momenti.
- Non potevo chiedere di meglio…-
- Sei gelato… e anche terribilmente eccitato… stavi tremando di freddo o per l’eccitazione?- Mi accarezza prima lo stomaco a pelle e poi i miei pantaloni larghi gli permettono un facile accesso verso le mie parti intime. Strano che ancora non mi ha fatto la ramanzina sul fatto che sto dimagrendo troppo… probabilmente ora è occupato in qualcosa di meglio.
- Per tutti e due, mi parli di fare l’amore in posti meravigliosi e non posso fare a meno di immaginarmi di farlo davvero. Ormai l’immaginazione è l’unica cosa che mi è rimasta-.
- Steve potrebbe diventare realtà se solo me lo permettessi, ti riporterei al castello stasera stessa-.
- Mi pare di sentire che non sono il solo ad essere eccitato Sunshine-. Mi struscio appena su di lui per sottolineare la cosa ma non abbastanza da incoraggiarlo a sbranarmi vivo e poi lo stuzzico chiamandolo con il nomignolo che in genere uso solo durante l’intimità. Mi piace eccitarlo e portarlo al massimo della tensione, in questo sono rimasto lo stesso ragazzino di anni fa ma prima almeno lo soddisfacevo ora mi tocca lasciarlo così e un po’ mi dispiace.
- Se mi chiami Sunshine le cose potrebbero sfuggirmi di mano anche adesso. Potremmo riscaldarci a vicenda… ho fatto un viaggio molto lungo-. Appena vedo schiarirsi il cielo gli levo le mani dalla mia cinta che cerca disperatamente di sciogliere. Provo pietà per tutti e due…
- Sunny tieni a posto le mani, lo spettacolo sta per iniziare-.
- Sei tu il solo spettacolo che mi interessa vedere-. Torna a cercare di spogliarmi mentre mi bacia il collo e la spalla, stavolta riesce a sganciarmi la cintura ma prima che possa arrivare a sbottonarmi i pantaloni del tutto lo riblocco. Mi rigiro tra le sue braccia per guardarlo negli occhi e fargli capire quanto sono serio.
- Se tenti di calarmi i pantaloni un’altra volta, sarò costretto a mandarti via e mi dispiacerebbe molto-.
- Ok prometto che farò il bravo-. Mi bacia la punta del naso come se fossimo tornati ad essere dei bambini così lo bacio come ho imparato a baciare da quando sono un uomo mettendoci tutto me stesso e quello che mi porto dietro di lui.
- Sei pronto per un bel viaggio nel passato?-
- Hmmm?- Lo vedo ancora immerso nel piacere dell’ultimo bacio, torno a voltarmi per godermi il panorama che fra un po’ mi mozzerà il fiato e mi darà la forza e il coraggio di andare avanti per un altro anno, per la mia Gilead.
- Ora si tingerà d’oro tutta la città, ogni edificio e strada che ci ha visto crescere ed amarci prenderà vita sotto i nostri occhi. E’ impossibile non tornare indietro con la memoria e rivivere quei momenti, trent’anni di vita racchiusi in pochi attimi. Non riesco a credere che stavolta ci sia anche tu insieme a me-. Gli prendo la mano e intreccio le nostre dita come faccio quando facciamo l’amore perché per me vedere quest’alba insieme a lui è un po’ la stessa cosa, non per il piacere ma per il significato che da essa deriva.
- Se per te è così importante lo è anche per me, ti amo Steven-. Mi tiene stretto per la vita e mi appoggia la testa alla spalla. Rimane a gambe larghe per intrappolarmi meglio nel suo corpo, praticamente stiamo facendo l’amore con i vestiti addosso per quanto i nostri corpi sono premuti l’uno all’altro. Non c’è nulla ora di più schifosamente e adorabilmente romantico di noi due con Gilead avanti a noi pronta ad esplodere in tutta la sua magnificenza.
- Ti amo anch’io Sunshine… sai cos’è la prima cosa che la luce del sole bacia?-
- Il tuo volto?- Mi bacia e io sorrido nel suo bacio sentendomi la persona più amata del mondo se non una volta tanto la più fortunata. Non credo che si possa amare così tanto qualcuno senza riportare conseguenze gravi sullo stato psicofisico della persona…
- No quello lo fa il mio personale sole, tu… la prima cosa ad illuminarsi è la locanda dove ti ho trovato, il luogo del nostro primo incontro. Sono passati ventiquattro anni da quel giorno…-


Continua…