Nota: L’idea di questa fanfiction mi è venuta dopo aver letto ‘Doll’ di Fuyumi Soryo quindi ogni riferimento a qualche balletto è presa da lì.

Nota2: Io non capisco niente di danza quindi cerco di fare del mio meglio. Abbiate pietà di me!! ^^;;!

Dedicata alla mia amica Joji87 che aspettava impaziente questa ff (che la deluderà non poco, devo ammettere! ;__;!) e mi tormentava al telefono per sapere quando l’avrei finita! E vorrei anche dirgli che sono davvero felice che tu voglia usare i miei personaggi perchè da questo capisco che li hai apprezzati e amati come me e che tutta la mia fatica per scrivere ‘Sussurri’, non è stata vana. Spero che tu riesca ad ottenere il risultato che desideri e che tu riesca ad entrare nella testa di Salazar (cioè la mia perché lui è la mia copia caratteriale (e non fare quella faccia scettica!)!) e a renderlo come meglio credi. Un abbraccio e un grazie a tutti quelli che vorranno leggere questa fanfiction.


 


Dancing

di Mab


 

La musica penetra prepotente nelle mie viscere annebbiandomi i sensi e facendomi saltare sempre più in alto, facendomi fare giravolte sempre più spettacolari.

 

Certo, stare qui, in questa minuscola palestra ad allenarmi con una partner che non ne vuole sapere di fare i passo giusti, non è un gran che in se, però solo l’idea di ballare mi fa emozionare come non mai.

 

Io sono nato per la danza, me lo hanno sempre detto tutti, e ballare è la cosa che mi riesce meglio.

 

Non mi sono mai concentrato su altro perchè è questa la mia grande passione.

 

E cosa c’è di meglio di impegnare tutto se stessi in una sola, grande passione, invece di spargere energie in migliaia di cavolate diverse, come i miei coetanei, che non hanno la più pallida idea di cosa significa dedicarsi completamente a qualcosa.

 

“Mara! Insomma!! Fai come ti ho detto! Non ne posso più di stare qui a ripetere gli stessi passi perché tu non hai voglia di impegnarti! Se non ti andava te ne potevi restare a casa!” sbotta il nostro istruttore, Odel Hopkins.

 

Ammiro tantissimo quest’uomo.

 

Ha appena tre anni più di me ed è già uno dei coreografi più amati al mondo.

 

E’ stato lui a farmi debuttare a Brodwey, due anni fa, quando avevo appena ventuno anni…

 

E non lo ringrazierò mai abbastanza, per questo…

 

Soprattutto perché se ero in lui, io non mi sarei mai scelto.

 

*Successe che, ad una audizione, io avevo la febbre alta ma non avevo voluto sentire ragioni ed ero voluto andarci per forza perché un’occasione di quel tipo non si sarebbe ripetuta tanto facilmente, così ci andai.

 

Feci tutte le prove e passai ogni provino. Erano cose semplici e non impegnative, quindi non avevo trovato difficoltà nell’eseguirle anche se mi sentivo male.

 

Quando però arrivai all’ultimo provino sbaglia un passo e diedi un pugno in faccia alla ballerina che stava eseguendo il passo con me. Sono sprofondato dalla vergogna… Non volevo crederci. Non avevo potuto fare una schifezza del genere! E soprattutto non avevo potuto fare una SCIOCCHEZZA del genere!! Ero furibondo con me stesso! E con la mia malattia! Una stupida influenza aveva rovinato la mia possibilità migliore!! La rabbia che sentì nel mio petto fu qualcosa di incredibile.

 

Me ne ritornai negli spogliatoi a cambiarmi ma quando uscii da lì, trovai Odel ad aspettarmi.

 

“Voglio vederti qui domani alle tre, mi raccomando” mi disse e se ne andò.

 

Il giorno dopo mi presentai nel luogo e nell’orario prestabilito e scoprii che mi aveva dato al parte di Cat, nell’omonimo spettacolo. Pensavo di morire… Non potevo credere che fosse capitato proprio a me! Ma non perché non mi consideravo all’altezza (perché io SO di essere bravo!), lo pensavo per il semplice fatto che dopo una prova di quel genere io, se ero il produttore mi sarei preso a calci in faccia!

 

Ma devo ringraziarlo per non averlo fatto perchè è stato proprio il suo gesto a farmi diventare la stella che sono oggi…*

 

“Scusa! Non lo faccio a posta…” cerca di giustificarsi Mara “E’ che con lui…” e indica me “Io proprio non riesco a trovarmici…”

 

Sono sbalordito! Che cosa?? Lei non riesce a trovarsi con me? E io che dovrei dire di lei? Sbaglia tutti i passi e ha paura della più semplice presa. Ma con chi crede di stare a parlare??

 

“Non me ne frega un cazzo!” sbotta ancora più infastidito Odel “Devi adattarti a lui perchè NON ho nessunissima intenzione di sostituire il mio ballerino migliore! E anzi, fammi un piacere, cerca di prenderti le tue responsabilità senza incolpare gli altri per sentirti meno in colpa e per fare la povera vittima della situazione! Sieva è bravissimo a ballare e tutte le ballerine si trovano bene con lui! Quindi, per piacere, concentrati e mettici un po’ d’impegno!”

 

“Non me ne frega niente se tutte le ballerine si trovano bene con lui! Io NON HO NESSUNA INTENZIONE DI BALLARE CON LUI!!” alla fine ha urlato.

 

Ma non la capisco.

 

Io ho cercato di farla sentire a proprio agio, ho cercato di parlarci e di conoscerla, ma lei non ne ha voluto sapere; e adesso la colpa sarebbe MIA??

 

Stiamo scherzando, vero?

 

“Bene! allora fuori di qui! Sarai sostituita!” urla Odel, sempre più arrabbiato.

 

Cavolo…

 

Non volevo finisse così!

 

“Bene! Me ne vado! Ma non venirmi a cercare mai più!!” dice Mara recuperando la sua roba e uscendo dalla sala in fretta e furia. Ma prima che lei possa essere fuori la voce glaciale di Odel la raggiunge: “Non succederà, stanne certa”.

 

E con questo, la discussione è chiusa.

 

Quando la sala si è calmata io mi avvicino a Odel e lo prendo da una parte per parlarci in privato: “Non credi di aver esagerato?” chiedo.

 

“No. Non doveva rispondere in quel modo” risponde lui molto seriamente.

 

“Sì, ma non se lo meritava. E’ molto brava… Bastava sostituirle il compagno… Non c’era bisogno di cacciarla via dalla scuola…” provo.

 

“No. Sostituire il compagno significa sostituire te e questo non voglio farlo. Come l’ho detto a lei lo dico a te: sei il mio ballerino migliore e non posso affidare la parte da protagonista a qualcun altro!” e con questo il discorso è chiuso.

 

Quindi ci dirigiamo dagli altri che fissano impietriti la scena.

 

Io sono abituato alla scena. Conosco Odel abbastanza bene da essere abituato ai suoi sbalzi d’umore continui, ma qui la maggior parte della gente è nuova. Odel ha chiamato ballerini da tutto il mondo per portare a termine questo spettacolo.

 

Ci tiene molto che tutto sia perfetto, e ci tengo anche io.

 

“Bene, visto che Mara ci ha lasciato” e ha una voce ironica nel dirlo “Dovrò scegliere la nuova partner del nostro Sieva. Il nome sarà comunicato domani. Siate tutti presenti. Ora potete andare. Buon riposo” e ci lascia liberi di andare alle docce.

 

Io rimango un po’ indietro a fissarlo. Lo vedo trafficare con la pila infinita di cd mentre si sposta dietro l’orecchio una ciocca dei lunghi capelli neri. Vedo il suo sguardo marrone attento e concentrato su quello che sta facendo.

 

Quindi decido di andare.

 

Arrivato alle docce mi arriva subito il brusio dei compagni che stanno commentando il comportamento di Odel.

 

Sento anche commenti poco carini su di lui.

 

C’è chi non è d’accordo.

 

E non posso di certo biasimarli.

 

Anche io all’inizio la pensavo come loro.

 

Non approvavo affatto i suoi modi severi e bruschi. Pensavo: d’accordo essere severi, ma a tutto c’è un limite! Ma poi ho capito che se si comporta così è soltanto perchè vuole il meglio da ognuno di noi. Perché vuole che tutti diamo il massimo tirando fuori tutto quello che abbiamo dentro.

 

Perché è questo che deve essere un ballerino: tecnica e amore, passione, rabbia, angoscia, dolore…

 

Un insieme infinito di sentimenti perchè senza quelli sei solo una brava bambola senza cuore che fa passi sul palco.

 

Una bambola senza vita ne anima che non ti trasmette niente.

 

Invece un ballerino deve sapere emozionare mettendo anima, corpo e cuore ad ogni passo, ad ogni movimento, ad ogni espressione del viso o del corpo, ad ogni salto…

 

Insomma, un ballerino deve fare l’amore con la musica…

 

Ed è questo che vuole Odel: che facciamo l’amore con la musica, i passi e le emozioni mentre balliamo.

 

“Tu che ne pensi, Sieva?” sento chiedermi da uno dei miei compagni.

 

Perché, mi hanno parlato?

 

“Scusa, cosa dicevi? Ero soprappensiero!” mi scuso mentre mi tolgo i vestiti.

 

“Dicevo: sei d’accordo con il modo di fare di Odel? Voglio dire… Non si è comportato molto bene con Mara. D’altronde, lei può anche permetterselo di comportarsi in quel modo. E’ una delle stelle di Brodwey! Insomma, anche tu sei una stella e se gli dici qualcosa tu ti sta a sentire con calme senza arrabbiarsi, mentre quando ha parlato Mara si è scaldato subito!” mi spiega Mark McDrowen.

 

“Stai forse insinuando che Odel fa dei favoritismi nei miei confronti?” chiedo infastidito dalle sue affermazioni.

 

“Be, avanti, non puoi dire che a te non tratta in maniera diversa…” dice con un sorrisetto sarcastico.

 

“Con me si comporta in quel modo perché ho un atteggiamento diverso da quello di Mara. Certo, a volte gli dico che una coreografia non mi piace e lui cerca di modificarla in modo tale da farmela piacere, ma SOLO perché io almeno glielo dico con calma senza offendere nessuno. Glielo dico dopo averci ALMENO provato, a farla, quella coreografia! Mara non si è neanche sforzata di provarci. Lei era partita da principio che con me non si sarebbe trovata bene perché il palco doveva essere tutto suo! Quindi, carino, evita di scassare le palle perchè se proprio hai qualcosa da ridire sull’atteggiamento di Odel vai lì e diglielo! Che ne dici? Ti piace l’idea?” rispondo incredibilmente seccato.

 

E senza attendere una risposta che già so non arriverà mai, mi dirigo alle docce passandogli accanto e facendo valere i nostri svariati centimetri di differenza (In altezza! Che avevate capito? Porcelline!! NdS).

 

Entro nella doccia particolarmente arrabbiato.

 

Apro il getto d’acqua con nervosismo ma quando sento l’acqua calda sul mio corpo tiro un sospiro di sollievo.

 

Non so per quanto tempo rimango sotto la doccia ma so che ne deve essere passato parecchio visto che tutto intorno a me è silenzio.

 

Quindi, decido di smettere di farmi la doccia e con i capelli umidi chiudo al doccia e mi avvio al mio armadietto per cambiarmi.

 

Quando vi arrivo trovo un ragazzo seduto sulla panca davanti alla mia che si sta allacciando le spalle.

 

Non deve essersi accorto di me perché non ha alzato il viso al mio arrivo.

 

Quindi mi soffermo a guardarlo, come ho fatto più di un’ora fa con Odel.

 

Ha i capelli castani un po’ lunghi, gli occhi non le vedo ma vedo il corpo atletico e muscoloso e la pelle abbronzata.

 

Non lo riconosco.

 

Non so chi sia.

 

Senza pensarci su mi avvio verso il mio armadietto in totale silenzio.

 

Quando gli sono di fronte alza finalmente lo sguardo su di me e io posso vedere i suoi grandi  e bellissimi occhi: sono due smeraldi cerchiati di nero.

 

Rimango incantato a fissare quei grandi occhi che mi fissano curiosi mentre la bocca carnosa e rossa gli si piaga in un sorriso.

 

“Ciao” mi dice piano, con voce profonda e morbida.

 

“Ciao…” rispondo io un po’ titubante.

 

“Tu sei Sieva Carlton, vero?” chiede piano con voce sempre più bassa.

 

“Sì… E tu sei…?” rispondo.

 

“O, scusami. Sono Alyowa Doerty” si presenta.

 

“Piacere, Alyowa” sorrido “Non ti ho visto prima, sei arrivato adesso?” chiedo.

 

“Sì. Ho una lezione con Odel” dice.

 

“Ah…” rispondo.

 

E mi sento infastidito.

 

E non so perché.

 

“Sei stato bravo prima, con quel McDowen, era ora che qualcuno gli desse una lezione!” sorride tranquillo mentre noto solo in quel momento il suo abbigliamento da danza.

 

“Nh” rispondo voltandogli le spalle.

 

Sento il silenzio dietro di me per qualche secondo.

 

Sicuramente ci è rimasto male…

 

“Be, ora ti saluto, altrimenti se faccio tardi Odel si arrabbia. Ciao!” dice e sento che se ne va.

 

Mi volto solo quando sento la porta che conduce alla palestra chiudersi.

 

E sbatto la borsa a terra con forza.

 

Cosa cavolo mi sta prendendo?

 

Perché mi sento così?

 

Perché sento questo?

 

Questo…

 

Non lo so neanche io cos’è…

 

Gelosia, forse?

 

Ma per chi?

 

Per Odel?

 

No di certo.

 

E tanto meno per quel ragazzo.

 

Sbotto sbattendo tutto con furia nella borsa.

 

La rabbia che prima mi era passata ritorna moltiplicata per mille.

 

Che diavolo mi sta prendendo??

 

*

 

Il giorno dopo mi sveglio con un forte mal di testa.

 

Ho pensato tutta la notte e non sono giunto a nessuna conclusione.

 

Mi stropiccio gli occhi mentre mi dirigo al bagno dove mi appresto a farmi un rilassante bagno caldo.

 

Prima di immergermi mi guardo allo specchio.

 

Vedo la mia pelle pallida sembra essere cadaverica dopo la notte passata in bianco.

 

I miei occhi nei, di solito vispi e allegri, sono spenti e stanchi.

 

I capelli biodi tagliati cortissimi sono spettinati e senza controllo.

 

Pietoso.

 

E’ l’unica cosa che mi viene in mente per descrivere la mia immagine riflessa.

 

Scuotendo la testa mi immergo nella vasca e mi rilasso poggiando il capo sul bordo della vasca.

 

Chiudo gli occhi e mi rilasso non pensando a niente.

 

Ma la mia pace dura poco.

 

Sento al porta della mia stanca spalancarsi e subito dopo quella della mia stanza da bagno.

 

“O, Sieva! Finalmente ti ho trovato!” dice Odel sedendosi sul lavandino.

 

“Che ci fai tu qui?” mi viene spontaneo chiedergli.

 

“Ti cercavo… Ho bisogno di dirti delle cose…” dice sfogliando il volumetto rilegato di fogli che ha in mano.

 

Sicuramente qualche altra sua diavoleria…

 

“Cosa devi dirmi?” chiedo, appoggiando la testa sul bordo vasca.

 

“Innanzi tutto so che mi hai difeso ieri, negli spogliatoi, e ti ringrazio!” e nel dirmi questo mi sorride tranquillo mentre io biascico un ‘prego’ “Poi, ho anche saputo che hai incontrato Alyowa e che hai saputo delle lezioni private che gli do…” e nel dirmi questo mi fissa intensamente mentre io ricambio lo sguardo “Se lo faccio è per te. Ho intenzione di inserire un balletto alla fine dello spettacolo in cui tu, lui e un altro ballerino che arriva oggi pomeriggio, ballerete insieme. Questi sono i fogli delle canzoni e delle pose che dovrai seguire tu. Te le appoggio qui” e le poggia sopra al lavandino “Dagli un’occhiata, poi le proveremo stasera… Comunque, tornando alle lezioni, sto dando lezioni ad Alyowa perché voglio che sia al tuo livello. La stessa sorte toccherà al ballerino che arriva oggi pomeriggio…” e pensando al senso di sollievo che non dovrebbe esserci alle sue parole, gli chiedo: “Chi è quest’altro ballerino?”

 

“Benjiamine Rowelll” annuncia.

 

Lì per lì annuisco senza mostrare nessuna reazione ma poi penso al nome e associo a quello un volto a me ben noto.

 

“QUEL Rowell?” chiedo, riferendomi al ballerino più famoso della Russia.

 

“Sì. Ballerete voi tre. Voglio il meglio. Ti aspetto oggi pomeriggio alle tre in palestra pronto e vestito perché ti comunicherò il nome della tua nuova compagna” mi risponde Odel.

 

“Chi è?” chiedo, non riuscendo a trattenere la curiosità “La conosco?”

 

“Non so se la conosci… Probabilmente solo di vista…” risponde lui facendo spallucce e rimanendo a posta sul vago.

 

“Dimmi chi è, avanti!” dico sbottando e uscendo dalla vasca avvolgendomi nell’accappatoio.

 

“Si chiama Laura Ridley” dice sbuffando.

 

“Ah, mai sentita…” dico frizionandomi i capelli con un asciugamano.

 

“Bene, non importa. La vedrai oggi pomeriggio e ballerai con lei” dice “E poi rimarrai altre due ore per provare con gli altri due ballerini. Ora devo andare che devo intrattenere una lezione con alcuni ballerini un po’ incapaci…” e esce velocemente dalla stanza.

 

Io mi avvicino al lavandino e prendo il libretto che vi ha lasciato appoggiato sopra e comincio a sfogliarlo lentamente…

 

Mosse su mosse, una più difficili di un’altra, e quindi più interessanti!

 

Non vedo l’ora di provarle con gli altri ballerini!

 

Chissà che cosa ne uscirà fuori con tre stili di ballo totalmente diversi!

 

Sarà davvero interessante…

 

*

 

Quando arrivo alla mensa la trovo già piena di gente.

 

Certo, la vita da collegio che facciamo qui alla St. Michael, non è il massimo, ma questa è la miglior scuola di ballo del mando e solo i migliori ballerini possono entrarci.

 

Di solito si frequento questa scuola sin da bambini, ma ci sono eccezioni, come me, che entrano più tardi.

 

Il St. Michael organizza ogni anno un balletto comprendendo tutti e trecento ventuno ragazzi e ragazze della scuola.

 

Di solito esce fuori uno spettacolo meraviglioso e anche quando lo venivo a vedere con i miei genitori, quando non facevo parte della scuola, mi sembrava di sognare con loro…

 

Certo, se avessi saputo che era così stressante seguire gli orari di questo posto…

 

Uff!

 

Ma in fondo sono proprio regolamenti come questo che ti fanno potenziare il carattere e ti fanno imparare a far parte del mondo del lavoro!

 

Va be, non pensiamoci.

 

Anzi, mi avvio verso i tavoli e prendo un piatto di pasta (ci ho messo talmente tanto tempo che si è fatta ora di pranzo…) e una lattina di coca cola.

 

Mi siedo al mio tavolo che come al solito è occupato da un paio di amici che subito fanno battute e apprezzamenti sulla mia performance di ieri contro McDowen.

 

Scherzo anche io con loro ma ad un tratto li vedo interrompersi e fissare dietro le mie spalle.

 

Mi volto anche io e solo in quel momento mi accorgo che tutta la mensa è caduta nel silenzio.

 

Aguzzo lo sguardo e fisso attento la porta e mi rendo conto del PERCHE’ ci sia tutto questo silenzio.

 

Ben eretto sulle gambe sottili e decisamente infinite, che si guarda intorno, c’è Benjiamine Rowell.

 

Sgrano gli occhi dallo stupore!

 

Ma va…

 

Non doveva arrivare oggi pomeriggio?

 

Ma chi se ne frega?

 

Ora che lo fisso mi rendo conto che è ancora più bello di quello che ricordavo di aver visto su giornali e riviste.

 

E’ altissimo, magro e con un corpo d’atleta e i muscoli in evidenza sembrano ballare da soli; i capelli ricci a caschetto che gli coprono gli occhi sono di un forte nero automatico e gli occhi coperti sono allungati e sensuali con iridi di ghiaccio.

 

Una meraviglia, insomma…

 

Quindi decido di alzarmi e andare da lui.

 

Dovremmo ballare insieme, no?

 

Quindi tanto vale fare amicizia subito…

 

“Ciao!!” dico, quando gli sono davanti.

 

“E tu chi diavolo sei?” chiede scocciato lanciandomi uno sguardo fugace e infastidito.

 

“Sieva Carlton, dovrò ballare con te nella chiusura dello spettacolo!” mi presento dopo un momento di assoluto sgomento alla sua risposta acida.

 

“Ah, saresti tu il protetto di Odel?” chiede squadrandomi dall’alto in basso.

 

“Hai problemi, forse?” chiedo infastidito.

 

Sarà pure bello, ma è un grandissimo stronzo!

 

“Mi sembri un tantino scadente…” risponde alzando le sopracciglia e socchiudendo le palpebre.

 

“Anche tu… Ma sai, le apparenza a volte ingannano, almeno nel mio caso…” rispondo sarcastico.

 

“Eh” sorride ironico “Davvero molto spiritoso! Hai vinto qualche premio, immagino!”

 

“Per cosa?” chiedo.

 

“Per la tua cretinaggine!” sbotta.

 

“Ma come ti permetti!!!!?” scatto subito.

 

Vedo che sta per ribattere ma Odel ci interrompe: “Ben, ciao! Che bello rivederti!” e si abbracciano come se si conoscessero da tempo.

 

“Odel!” sorride allegro Benjiamine.

 

GRRRRRRR!!!!!!!!! Con lui è gentile!!

 

“Vedo che vi siete già conosciuti! Mi fa piacere!” dice Odel.

 

“Sì, davvero un meraviglioso incontro…” dico sorridendo infastidito.

 

Odel mi fissa attento ma non parla.

 

Tanto lo farà dopo…

 

“Ora che vi conoscete tu, Sieva avviati in palestra, e tu Ben, vieni con me, per favore!”

 

E con questi ordini ognuno di noi va per la sua strada.

 

*

 

Arrivato in palestra mi cambio e mi dirigo alla sala da danza dove trovo Alyowa Doerty e quel simpaticone di Benjiamine Rowell.

 

“Bene, ragazzi!” esordisce Odel, con il suo solito ‘bene’ che mette all’inizio di ogni frase “Sono qui per darvi alcune notizie. Alcuni di voi già ne sono al corrente” e fa volare lo sguardo su di me e si due Russi “Ma questo no fa differenza. Come saprete, ieri Mara Carry ha pensato bene di piantare a metà tutto il suo lavoro e di abbandonare il luogo perché ‘non si trovava bene con il ballerino’” dice scimmiottando al voce di Mara e tutti ridiamo “Comunque, ieri mi è stato necessario scegliere una ballerina che prenda il suo posto. La scelta è stata Laura Ridley. Non è stato un ripiego, sia chiaro per tutti, ma Laura è brava quanto Mara, se non di più, e ha un bellissimo carattere” e io fisso la ragazza in questione e noto che è biondissima, con lunghi capelli ricci e due grandissimi occhi grigi. Ha il fisico snello ed è piuttosto alta “Quindi, Sieva, da oggi sarà lei la tua compagna” e Laura mi sorride. Io ricambio e Odel ricomincia a parlare: “E in più, alla fine dello spettacolo, ci sarà un balletto effettuato da Sieva, Alyowa Doerty e Benjiamine Rowell” e ci indica “Che sono gentilmente arrivati dalla Russia per noi per poter effettuare questo spettacolo. Nessuna parte varierà, verrà solo aggiunto questo balletto. Quindi fateli ambientare per bene, mi raccomando!” e sorride “Ora tutti al lavoro!” ci esorta e tutti noi ci mettiamo ad effettuare la solita sequenza di esercizi di straccing.

 

Terminato questo compito, mi porto in mezzo alla pista e subito mi raggiunge Laura e cominciamo a privare.

 

Mi trovo abbastanza bene, con lei…

 

E’ brava e sinuosa.

 

E’ elegante e raffinata.

 

Mi piace come balla e per essere la prima volta che balliamo insieme il risultato è piuttosto buono.  

 

Alla fine dell’esibizione tutti ci applaudiscono e vedo il volto di Laura tingersi di rosso.

 

Io sorrido ma il mio sorriso e l’applauso si smorzano quando, con voce fastidiosa e ironica, Benjiamine dice: “E quello sarebbe il miglior ballerino di Brodwey? Ma fatemi il piacere! Non sa neanche fare le cose essenziali!”

 

Il rossore di Laura si trasferisce sul mio viso.

 

Ma io non arrossisco dall’imbarazzo, ma solo dalla rabbia.

 

Prima che io possa saltargli alla gola, Alyowa prende le mie difese: “Per me è bravissimo, Ben! Non fare sempre l’esagerato! E poi sai bene anche tu che è davvero MOLTO bravo!”

 

Io mi volto stupito verso di lui.

 

Francamente, dopo il bel comportamento che ho tenuto con lui ieri sera, mi aspettavo che non mi rivolgesse parola.

 

“Ma non dire cavolate! L’amore ti ha rimbambito!” dice Benjiamine in risposta.

 

“E a te la solitudine ti fa diventare sempre più stronzo!” dice Alyowa.

 

“Che cosa?” chiede alzando un soprracciglio.

 

“Ho detto che sei sempre più stronzo! Falla finita!” insiste Doerty.

 

“Senti, fatti i cazzi tuoi! Non è perchè sei mio fratello devi decidere della mia vita! Manco fossi tu il maggiore!” dice particolarmente infastidito.

 

“Fratelli? Come fate ad essere fratelli se avete due cognomi differenti?” chiedo io interrompendo il loro litigio.

 

“Padri diversi!” rispondono e poi tornano a litigare.

 

Quindi decido di andare da Odel e parlare con lui di quei due: “Odel, senti, sei sicuro che invece di ballare non ci scanneremo?” chiedo sospettoso guardando quei due deficienti che continuano a litigare.

 

“Non posso assicurare la vostra incolumità fuori dalla palestra ma qui dentro puoi stare certo che ballerete e BASTA! E dovrete ballare bene perché altrimenti saranno guai seri per coi!” annuncia a gran voce e i due finiscono di litigare.

 

C’è un interminabile minuto di silenzio.

 

“Ora, visto che vi siete calmati” dice Odel sempre a gran voce in modo che tutti possano sentirlo “Vorrei passare alla lezione vera e propria. NON voglio sentire storie di nessun tipo e tanto meno nessun battibecco. Sono stato chiaro?”

 

Tutti annuiamo e le prove riprendono.

 

E così va avanti per giorni e giorni mentre nella palestra si espande un lieve sottofondo di musica e noi balliamo cercando di dare il massimo e di essere meglio degli altri. Cercando di superare noi stessi per poter dire di essere i migliori in ogni fase della danza o di un balletto. Per superare due teste calde che NON mi metteranno MAI in ombra, ne su un palco ne nella vita privata.

 

E la vita privata di noi tre come amici non va avanti affatto bene. io e Alyowa andiamo abbastanza d’accordo, tutto sommato, ma  Alyowa e Benjiamine litigano di continuo e le bettutine velenose tra me Benjiamine si susseguono a non finire riempiendo la palestra insieme alla musica. E a darci una mano ci sono gli urli di Odel che è sempre più arrabbiato con noi per il nostro comportamento!

 

Insomma, sono giorni infernali ai quali non possiamo sottrarci!

 

Certo, io farei volentieri a meno della presenza di Benjiamine nella palestra, ma lui C’E’ e me lo devo tenere anche se il nostro rapporto va sempre peggio…

 

Il culmine lo ha raggiunto stasera a cena, un paio d’ore fa.

 

E ci ripenso ora che sono sdraiato sul mio letto a pancia all’aria a pensare alle ultime tre settimane.

 

Stavo seduto al mio tavolo con i soliti amici e amiche e dopo un po’ si unisce anche Alyowa a noi. Quindi lo inseriamo nella conversazione e anche lui scherza e ride con noi, fino a quando la voce fastidiosa e la lingua tagliente di Benjiamine Rowell non si fa sibillina e chiara a un lato del tavolo: “Invece di ridere, Carlton” e si riferiva a me, ovviamente “Dovresti impegnarti un po’ di più e andare in palestra a imparare i passi!”

 

“Io i passi li so. Sei tu, oggi, che hai sbagliato due volte di seguito la coreografia e l’unico che deve andare a fare ripetizioni sei tu!” ho sindacato con voce ancora più tagliente della sua.

 

“Tsk! Io ho sbagliato due volte, è vero, ma devo ricordarti quante volte hai dovuto rifare uno dei passi?” ha detto.

 

“Almeno io sbaglio su un passo difficile. Tu sbagli su stronzate!” ho risposto sempre più incavolato.

 

Ed è andata avanti per una buona mezzora fino a quando non è intervenuto Odel a dividerci.

 

Insomma, la convivenza professionale e privata con quei due bestioni, va malissimo!

 

Chiudo gli occhi e mi rilasso facendo volare la mia mente a un ricordo molto più bello.

 

Il mio ragazzo, che mi aspetta a casa e che verrà a vedere la prima del mio spettacolo!

 

Mi manca un casino, devo ammetterlo…

 

Credevo che venire qui e vivere al collegio invece che in un appartamento dove si poteva trasferire anche Rosiel, il mio ragazzo, sarebbe stata la soluzione migliore sia per me che per lui. Ma mi sbagliavo.

 

Certo, lui frequenta l’università nella nostra città, a Sacramento, e fargli cambiare sede ora che si sta per laureare non era una cosa molto intelligente, per di più visto che io a casa non ci sarei mai stato e lui avrebbe dovuto fare tutto quello che occorreva per non vivere in un porcile e per riuscire a mangiare un boccone.

 

In più, io non dovevo avere distrazioni.

 

Non che il mio ragazzo fosse un fastidio, si intende, ma avere lui sotto le mani mi avrebbe fatto dimenticare molti dei miei impegni o più semplicemente avrei preferito rimanere a coccolarmi con lui piuttosto che sottopormi a un pomeriggio intero di lavoro!

 

E questo proprio non era possibile.

 

Quando glielo ho detto Rosiel non si è arrabbiato e ha capito sorridendo dolcemente lasciando scoperti i suoi denti bianchissimi.

 

L’ho abbracciato stretto alzandomi sulle punte per raggiungere la sua altezza e ho passato le mani tra i suoi lunghi capelli neri intrecciati in quel modo particolare che solo la gente di colore riesce a fare.

 

E lui è di colore.

 

E questo non mi ha mai creato problemi.

 

Riapro gli occhi e sorrido.

 

Tra due mesi lo rivedrò…

 

*

 

Il giorno dopo Odel pensa bene di sottoporre me e i due simpaticoni a un allenamento intensivo dalla mattina alla sera.

 

Ora voi direte: ti spaventa un giorno di allenamenti?

 

No, non è quello, ho fatto questo altre volte, ma solo l’idea di farlo con LORO mi procura disperazione.

 

Insomma, che ho fatto di male per meritarmi una giornata intera con questi bestioni?

 

E purtroppo parte subito male perchè Alyowa non ricorda i passi e Odel si arrabbia mentre Benjiamnine rimbotta qualcosa contro il fratello.

 

Uno stress!!!!!!!!!!!

 

“Bene, visto che ancora non sapete i passi, vi ORDINO di andare ad impararli alla svelta! Vi do tempo fino a domani, se domani mattina non saprete i passi a memoria saranno cavoli vostri!” dice Odel spedendoci ognuno in una parte della palestra.

 

E’ talmente grande che abbiamo spazio per fare tutto quello che vogliamo.

 

Io i passi li so a li sa anche Benjiamine, l’unico a scordarseli di continuo è Alyowa.

 

Quindi io decido di ripassarli un paio di volte e quando so per certo di non aver sbagliato niente, prendo il mio walk- man e me lo metto sulle orecchie facendo strecching.

 

Poco dopo segue il mio esempio anche Benjiamine e si posa davanti a me.

 

Da principio non capisco.

 

Che diavolo vuole adesso?

 

“Posso parlarti?” chiede.

 

Annuisco aspettandomi una delle sue migliori frasi sarcastiche che invece non arriva affatto…

 

“Senti, abbiamo cominciato con il piede sbagliato…” dice piano.

 

Io sgrano gli occhi tanto che mi sembra che da un momento all’altro possano uscire dalle orbite.

 

“Come, prego?” gli chiedo.

 

“Ho detto…” sbuffa “Che siamo partiti con il piede sbagliato!”

 

“Se è uno scherzo è di pessimo gusto!” dico.

 

“E perché dovrebbe essere uno scherzo?” chiede incredulo.

 

“Perché l’UNICO che ha cominciato con il piede sbagliato sei TU, carino! Sei stato TU ad attaccarmi subito! Sei stato TU a lamentarti di continuo di me e dei miei modi e sei stato TU che mi hai detto che sono un incapace a ballare!” dico sbuffando.

 

Questo stupido gioco mi ha stufato! Dove vuole arrivare? Crede forse che io sia tanto stupido da credere alle sue scuse? Ma fatemi il piacere!

 

“D’accordo, hai ragione…” ammette e io sono sempre più incredulo “Ma apposta per questo sono venuto qui per rimediare…”

 

“E a cosa dovrebbe servire?” chiedo, continuando a non fidarmi.

 

“Be, innanzi tutto ci permetterebbe di ballare meglio e poi può anche darsi che diventiamo amici…” prova.

 

Sì, mai io NON voglio diventare tuo amico!

 

Ma questo non glielo dico…

 

Ora, finalmente ieri, parlando con mia sorella al telefono, ho capito che cos’era quella gelosia che avevo provato quando Odel si era allenato in privato con Alyowa.

 

Jennifer, mia sorella, giustamente, mi ha detto che quello era un sentimento normale visto che Odel mi aveva sempre trattato con i guanti e che ora io mi sentivo in quel modo perché volevo che Odel trattasse SOLO me con i guanti, e non anche gli altri ballerini.

 

Ed effettivamente, dopo che lei me lo ha detto, mi sono reso conto che era vero.

 

Ora, poveraccia, stasera gli toccherà sentire un’altra tiritera sui miei quotidiano casini emotivi!

 

Sbuffo.

 

“Devo pensarci…” dico.

 

“Bene!” dice sorridendomi per la prima volta.

 

Ha un bel sorriso, devo ammetterlo.

 

A me stesso, ovviamente!

 

A lui non darò mai nessuna soddisfazione!

 

Quindi lui si alza e se ne ritorna dov’era prima.

 

Io  chiudo gli occhi e inevitabilmente penso a Rosiel…

 

Accidenti, se mi manca…

 

E non gli posso neanche telefonare perché alla sua università non passano le chiamate…

 

Siiiiiiiighhhhh……………….

 

Che tristezza…

 

“Benjiamine, Alyowa, Sieva! Venite tutti e tre qui!” dice Odel e subito ci raduniamo davanti a lui.

 

“Riprendiamo…” dice.

 

E ricominciamo a ballare anche se proprio non capisco il suo comportamento.

 

Prima dice che avremmo riprovato insieme domani mattina, e poi ora ci fa riprendere dopo neanche mezz’ora…

 

Bo!

 

Ma ora non posso pensare a questo…

 

Devo concentrarmi sulla musica che si espande veloce nelle mie viscere facendomi muovere a tempo e con grazia…

 

E mi sento bene e rilassato…

 

Quasi non mi accorgo che la musica è finita  e anche il nostro balletto…

 

“Bravi, molto bravi!” ci applaude Odel “Finalmente avete fatto quello che volevo io. Bene, potete andare!”

 

E ci dirigiamo alle docce.

 

La mia doccia dura a lungo e come mi succede di continuo, penso a un altro box doccia, in un appartamento a Sacramento, dove tante volte io e Rosiel abbiamo fatto l’amore…

 

Quel box doccia che era il luogo che spesso e volentieri gli aveva fatto saltare lezioni all’università e a me alla scuola di danza perché troppo intenti a pensare l’uno all’altro…

 

Quante lezioni perse…

 

Ma non me ne pento.

 

Passare quei momenti con lui era bellissimo e vorrei tanto che lui fosse qui anche ora…

 

Scuoto la testa.

 

Tra meno di due mesi lo rivedrò!

 

*

 

Telefono a mia sorella, la sera stessa, e mi risponde mia madre.

 

NOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!

 

Mi terrà al telefono due ore!!

 

“Sieva, amore!” dice conguettosa.

 

“Ciao mamma…” dico io trattenendo a stento uno sbuffo.

 

“Come va? Tutto bene? come stai!?” e continua imperterrita a tempestarmi di domande senza darmi la possibilità di rispondere e quindi decido di pensare ad altro, aspettando che la sua chiacchiera infinita giunga al termine.

 

E penso al giorno in cui ho detto ai miei di essere gay.

 

Alla faccia disperata di mia madre mentre piangeva, alla sorpresa di mia sorella e all’indifferente freddezza di mio padre che celava tutto il suo dolore.

 

Ripenso a quando ho presentato loro il mio ragazzo e alla sorpresa nello scoprirlo di colore.

 

Al loro non accettarlo subito…

 

Alle difficoltà…

 

E poi alla comprensione di mia madre e di mio padre dopo gli urli accusatori di mia sorella: “E’ vostro figlio! Come potete trattarlo in quel modo? Se ama un ragazzo e se quel ragazzo è di colore non vedo il problema! Fatela finita! Non è perché è gay Sieva è cambiato! Nessun alieno ha preso il suo posto! Sono stanca! Smettetela! Non vedete quanto lo afte soffrire? Non siete gli unici a stare male! Piantatela!” così ha urlato.

 

Mi ricordo quelle parole come se le stesse pronunciando questo stesso istante.

 

Non lo ho mai ringraziata abbastanza per quello che ha fatto…

 

“Sieva! Mi stai a sentire?” grida mia madre.

 

“Ah, scusa mamma. Dicevi?” chiedo.

 

“Ho detto se vuoi che ti passi Jennifer!” ripete scandendo bene le parole.

 

“O, sì, grazie mamma. E saluta papà!” dico esultante.

 

“Okay, okay!” risponde.

 

Sento la cornetta posarsi sul piano del mobile e poi la voce di mia madre chiamare a gran voce Jennifer.

 

Sento i passi di mia sorella giù per le scale come se stesse passando una scarica di terremoto o se un branco di rinoceronti attraversasse tutta casa.

 

Ma sono solo i passi di mia sorella…

 

La sento afferrare la cornetta e dire con il fiatone: “Pronto? Seiva?”

 

“No, sono nonna papera!” dico ironico.

 

“Ahahaha! Sempre molto spiritoso!” ripete con lo stesso tono.

 

E mentre la sento parlare mi viene in mente la sua bocca a forma di bocciolo di rosa sempre un po’ rossa, mi vengono in mente i suoi occhi neri uguali ai miei e i suoi capelli castano chiaro come quelli di nostra madre…

 

Mi viene in mente la sua pelle chiara e le sue dita da pianista che avvolgono sicure la cornetta.

 

Mi vengono in mente le sue braccia magre che mi avvolgevano protettive quando la notte avevo gli incubi e non riuscivo a dormire.

 

Mi vengono in mente i suoi denti bianchi e il suo sorriso solare mentre mi guardava e rideva.

 

Mi vengono in mente le serate passate io a ballare, e lei a suonarmi qualche brano per sottofondo.

 

E mi sento felice ripensando a qui momenti perché mi rendo conto una volta di più di che sorella meravigliosa ho e di quanto gli voglio bene.

 

“Come stai?” chiede.

 

“In piedi” rispondo facendo del sarcasmo sapendo perfettamente  che questo gli farà perdere la pazienza.

 

“GRRRRRRR!!!!!!” appunto “SMETTILA!” righià.

 

“Dai, scherzavo, non prendertela!” dico ridendo.

 

“Come mai hai telefonato?” chiede “Mi preoccupi. Due sere di seguito…”

 

“Ho un altro problema!” annuncio.

 

“Ancora? Hai la fabbrica, te?” chiede esasperata.

 

“Più o meno…”

 

“Allora, cosa hai?” chiede.

 

Brevemente gli spiego quello che è successo da un mese a questa parte e della confusione che sento e delle sempre più frequenti fantasie che ho sul mio ragazzo!

 

“Allora, una cosa alla volta!” dice Jennifer “Innanzi tutto per la cosa di Rowell credo che tu sia così confuso perchè  non te l’aspettavi. Insomma, sei rimasto spiazzato dalla sua uscita. Credo sia normale. Fino a un secondo prima ti recriminava contro e il momento dopo ti chiedeva una tregua… Non so, forse ha delle mire su di te…” a questa sua affermazione credo di essermi pietrificato sul posto dal disgusto e dalla sorpresa! “Credo che comunque tu debba tentare di avere un approccio più civile con lui. Non ti dico di andarci a cena o di parlarci SERIAMENTE, semplicemente direi che è meglio evitare le battutine per il quieto vivere”

 

“Chi se ne frega del quieto vivere?” ribatto.

 

“Insomma, Sieva!” scotta lei spazientita e già posso immaginare le sua mani sui fianchi “Mi hai chiesto aiuto? E allora fa quello che ti dico!”

 

“Hai ragione, scusa” dico.

 

“Bene. Ora passiamo a Rosiel…” dice ridacchiando sardonica e già so che immagini maliziose e assai poco caste stanno facendo un giro turistico nel suo cervello.

 

“Non fare pensieri osceni sul MIO ragazzo! Sono geloso, lo sai!” dico.

 

“Sì, sì, scusa!” dice “Comunque credo che tu pensi sempre più spesso a lui perché ti manca e vorresti rivederlo. Anche questo è normale… Lo ami e lo vorresti con te ogni momento della giornata ma sai che non è possibile e oltre a lui ti mancano anche i momenti insieme, le coccole, il fare l’amore o il più semplice degli sguardi… In pratica tutto quello che condividevate insieme… E’ una cosa normale che tu ti senta così. Sono passati sei mesi dall’ultima volta che vi siete visti e minimo un mese e mezzo che non vi chiamate…”

 

“Solo lettere…” dico.

 

“E questo non può di certo completare quello che ti manca. Non può farti sentire la sua voce o la sua risata… E tutto questo ti manca. Lo capisco. A cerca solo di tenere duro, tra due mesi vi rivedrete e poi starete insieme per sempre…”

 

Perché abbiamo deciso di convivere appena dopo l’estate. Lui finirà gli esami e prenderà la laurea tra un mese e a partire da settembre prossimo vivremo insieme.

 

Passeremo l’estate a Sacramento con la mia famiglia e intanto cercheremo un appartamento qui.

 

Poi finalmente potremmo convivere tranquillamente…

 

Penso con tristezza a i mesi che ancora mi dividono da lui ma mi sento anche felice perché presto lo rivedrò.

 

“Ti senti meglio?” chiede mia sorella.

 

“Sì, grazie…” dico e chiacchieriamo un altro po’ dei suoi affari visto che si è parlato solo di me e poi riattacco andando al dormitorio.

 

“Signorino Carlton, mi scusi…” la voce della segretaria mi giunge da dietro le spalle e io mi volto verso di lei sorridendo.

 

“Scusi, signorino Carlton ma c’è una lettera per lei…” dice e mi porge la busta.

 

Io la afferro e gli occhi mi si illuminano appena leggo il nome di chi me l’ha mandata.

 

*

 

                “Ciao, cucciolo…

come stai? Qui va tutto bene anche se l’università occupa la maggior parte del mio tempo, la sera posso dedicare la mia mente ad altro e inevitabilmente la tua immagine si sovrappone a tutto il resto.”

 

Mi batte forte il cuore a leggere queste parole. Sono felice per quello che dice perchè è quello che penso anche io.

 

“Per questo oggi sono qui a scriverti questa lettera. Per dirti che mi manchi e che vorrei tanto rivederti…”

 

Non dirlo a me, Rosiel…

 

                “Ma sono felice perché tra meno di due mesi potrò riabbracciarti e gustarmi ancora una volta il tuo delizioso profumo di muschio bianco e passare la mano tra i tuoi finissimi capelli biondi e perdermi nella profondità dei tuoi occhi…”

 

                “Potrò rivederti ballare e ammirarti mentre fai la cosa che pi ami al mondo…”

 

La cosa che più amo al mondo sei tu e stare con te…

 

                “E mi sentirò felice perchè ti vedrò totalmente immerso nella gioia che solo la musica e il muoverti con essa sa trasmetterti…”

 

No, la mia gioia più grande sei tu…

 

                “Non vedo l’ora che arrivi quel giorno…”

 

Anche io, amore…

 

                “Spero che tu stia bene e che il balletto assegnatoti ti stia soddisfacendo come è giusto che sia.”

 

Non mi sono mai divertito tanto in vita mia!

 

                “Ho saputo da tua sorella che hai un po’ di problemi con uno dei ballerini. Mi raccomando, tieni duro e non dargli retta! Sei il migliore, lo sai!”

 

Maledetta sorella impicciona!

 

                “Comunque io ho quasi finito gli esami. Me ne manca uno e ho fatto. L’ultimo l’ho superato prendendo trenta, non mi ricordo se te l’ho detto…”

 

Sì, me lo avevi detto ma non mi stanco mai di poter essere fiero di te.

 

                “Spero che anche l’ultimo esame vada bene e che riesca a passarlo con il massimo dei voti”

 

Ce la farai!

 

                “Ah, ti devo portare i saluti di tutti i nostri amici. Gli manchi tanto e non vedono l’ora di rivederti (Tsk! E io allora?)”

 

Rido a questo perchè effettivamente è vero. Se manco ai miei amici figuriamoci a lui!! Ahahah!

 

                “Ora devo salutarti. Ti amo, tuo, Rosiel.”

 

“Ti amo anche io, piccolo” dico in un soffio anche se so che lui non può sentirmi.

 

Ripiego la sua lettera e la infilo nella busta per poi dirigermi alla scrivania e aprire un cassetto e prendere le buste rilegate insieme che fanno bella mostra di se.

 

Apro il laccio e ci infilo anche quest0’ultima lettera per poi richiudere il tutto.

 

Quindi le rimetto nel cassetto e lo chiudo.

 

Mi infilo il pigiama (che consiste in un SUO pigiama che io gli ho fregato per sentirmelo vicino) e mi infilo a letto.

 

Buona notte, amore mio…

 

 

“Ehi, Benjiamine, devo parlarti!” dico a gran voce entrando nella mensa.

 

Vedo l’interessato girarsi e guardarmi con un sopracciglio alzato.

 

“Ti alzi o no?” chiedo.

 

“Sì, sì… Arrivo!” dice e si alza.

 

Ho deciso di seguire il consiglio di mia sorella e di Rosiel.

 

Sono il migliore e il quieto vivere è quello che conta quindi sono deciso a fare una tregua con questo Russo dalla faccia da schiaffi.

 

Usciamo dalla mensa e ci sediamo su una delle panchine del parco scolastico.

 

“Ho pensato a quello che mi hai detto e ho deciso di fare una tregua. Ti avverto, non ho intenzione di diventare un tuo grande amico, ma un conoscente o un semplice amico mi sta bene” spigo e lui annuisce.

 

“Bene, allora è deciso!” dice e si alza stiracchiandosi tutto “Ora è meglio andare, altrimenti Odel si incavola!” e corriamo a per di fiato in palestra.

 

Quando arriviamo Odel ci accoglie con un: “Siete in ritardo!”

 

“Scusaci!” diciamo insieme.

 

E comincia la solita routine.

 

Alla fine della giornata vedo Benjiamine e Odel allontanarsi insieme e senza badarci più di tanto seguo Alyowa negli spogliatoi.

 

Quando ne usciamo mi rendo conto che Benjiamine non si è ancora fatto vedere.

 

Passando per un corridoio laterale avverto al mio lato destro la voce di Odel: “No, non possiamo”

 

“Ma perché?” sento e riconosco in quello sbotto la voce di Benjiamine Rowell.

 

“Perché è meglio così, Ben, dammi retta” dice Odel con un tono di voce completamente diverso, quasi esasperato.

 

Un tono di voce di uno che ha ripetuto la stessa cosa miliardi di volte ed ora è profondamente stanco di dirlo.

 

“Non è giusto, Odel! Non puoi decidere tu! Centro anche io, se non te ne sei accorto!” sbotta quasi urlando Benjiamine.

 

Io me ne rimango chiuso nel mio angolino sperando che nessuno mi veda.

 

“Lo SO che ci sei anche tu, non fare il cretino, Ben!”

 

“E allora non fare come se io non ci fossi e non centrassi niente!”

 

Ma di che stanno parlando?

 

“Ascolta, Ben…”

 

“No, ascolta tu, adesso! Io ho fatto come mi hai detto! Ho cercato di andare d’accordo sia con Alyowa sia con Sieva e devo ammettere che avevi ragione, non sono affatto male; ma adesso non venirmi a dire che una decisione sulla nostra vita di coppia non spetti anche a me!”

 

Vita di… Coppia?

 

COPPIA???

 

Quei due stanno insieme?

 

No, ho capito male…

 

“Non ho detto che tu non debba metterci bocca, ti ho semplicemente chiesto di darmi un po’ di tempo per decidere!”

 

“Cosa c’è da decidere, Odel? Cosa c’è da decidere? Vuoi venire in Russia con me o no?” urla Benjiamine e sento una sedia cadere.

 

Probabilmente era seduto e si è alzato di scatto…

 

“Non è facile decidere! Non puoi dirmi di decidere così, su due piedi! Non puoi dirmi di lasciare tutto così, senza neanche rifletterci!”

 

“Io non ho esitato a seguirti qui…” la voce di Benjiamine è più bassa e triste, ora.

 

“Lo so e non ti ringrazierò mai abbastanza, ma come tu sai qui c’è anche il mio pupillo…”

 

“Allora è per questo che non vuoi venire in Russia!!” la voce di Benjiamine è tornata alta e ora sembra davvero arrabbiato “Per continuare a seguire il tuo pupillo!”

 

E mi sento un po’ in colpa perché so che il suo pupillo sono io…

 

“Non centra niente Sieva sulla mia decisone!”

 

“A, no? Eppure lo hai appena ammesso tu stesso che non vuoi venire in Russia per seguire lui nella sua carriera! Se non te ne sei accorto stai mettendo lui prima di ME!”

 

Stanno urlando.

 

E io mi sento sempre più in colpa.

 

“Sai che non è così!”

 

“No, non lo so! Stiamo insieme da sei anni e ci fosse stata una volta una SOLA VOLTA che tu abbia messo me prima degli altri, prima della danza e prima di Sieva!”

 

“Io…”

 

“Sono stanco! Non ce la faccio più Odel, lo capisci? Non mi bastano quei pochi momenti insieme! Non mi bastano le notti di passione o le carezze, non mi bastano le lettere o le telefonate! Non mi bastano più tutte queste cose! Io ti voglio vicino e voglio sentire dalla tua bocca quelle due parole che a me piacerebbe tanto sentire… Quel ‘ti amo’ che io ti dico così spesso e che tu non mi hai mai detto… Come faccio a dire che mi ami? Come posso esserne sicuro? Come faccio a essere sicuro che tu non vai a letto con Sieva? Come?”

 

“Non credevo sentissi tutte queste cose…”

 

“Perché non mi conosci affatto…” e in un lampo mi vedo Benjiamine passarmi davanti senza guardarmi.

 

“Hai sentito tutto, immagino…” dice Odel, accorgendosi di me.

 

“Ho sentito un po’, io… Scusa, non volevo origliare…” cerco di scusarmi.

 

“Ma che, figurati…” dice sedendosi su una delle panche.

 

“Allora, tu e Benjiamine state insieme…” cerco di sorridere ma non mi sento affatto allegro.

 

“Sì, da sei anni, ma le cose non vanno affatto bene…” dice.

 

“Io, mi spiace, credo di essere io la causa di parecchi dei vostri problemi…”

 

“Ma che dici! E’ colpa mia. Io… Non riesco più a soddisfare i suoi bisogni, le sue esigenze, io… Io lo sento distante e non so che fare per ritornare come un tempo…”

 

“Se te la senti puoi sfogarti con me…” dico sedendomi vicino a lui.

 

Ora parlerò con lui poi mi occuperò di quell’altro testone.

 

“Non vorrei stufarti” dice.

 

“Non dire sciocchezze! Te lo sto chiedendo io!” dico sorridendo il più rassicurante possibile.

 

“L’ho incontrato sei anni fa in Russia, alla prima di uno dei miei spettacoli. Io ero ancora ballerino e quel giorno interpretavo il musical ‘Jesus Cris Super Star’. Proprio quel giorno, alla fine dello spettacolo, la ballerina che faceva il doppio con me inciampò e mi venne addosso. Io franai oltre il bordo del palcoscenico e mi ruppi entrambe le gambe. Mi portarono subito all’ospedale ma quando mi arrivò la diagnosi avrei preferito non saperla mai. Non avrei mai più potuto ballare, per questo ora faccio solo lo scenografo. Comunque cominciò un periodo orribile della mia vita. Caddi in depressione e dovetti andare da uno psicologo per uscirne. Mentre facevo riabilitazione, in ospedale, giorno per giorno arrivavano continui mazzi di fiori anonimi. All’inizio pensai a una ammiratrice ma poi venne allegato, insieme a un mazzo di cinquanta rose rosse, un bigliettino scritto in bella grafia. Il bigliettino riportava una semplice scritta: ‘Non so se ti ricordi di me ma ero in prima fila quando ti sei fatto male. Mi sei proprio caduto davanti. Sono stato io a mandarti tutti questi fiori. Scusami se ti ho dato fastidio. Domani passerò a trovarti. B.R.’. Solo questo. E il giorno dopo venne davvero e appena lo vidi mi ricordai di lui e del suo bellissimo viso. Parlammo a lungo e ci innamorammo. Io me ne innamorai a prima vista e anche lui. Ci mettemmo insieme e mi aiutò nella riabilitazione e mi ospitò a casa sua per i tre mesi estivi. Poi io rimasi e comincia la mia vita di scenografo in uno degli spettacoli dove lui si sarebbe esibito nelle vesti di protagonista. Rimasi in Russia tre anni e poi incontrai te e decisi di seguire la tua carriera per farti affermare. Ben era già famoso in tutto il mondo e credevo non avesse bisogno di me, ma mi sbagliavo… Ho sbagliato su tutta la linea, purtroppo e ora me ne pento tantissimo. Ora, se lo conosco almeno un po’, a discapito delle sue parole,  sono sicuro che non tornerà sulle sue decisioni e la nostra storia finirà…”

 

“Non puoi permetterlo!” dico, dopo che mi accorgo che il suo racconto è finito.

 

Ho ascoltato tutto molto attentamente…

 

E ho provato un gran dispiacere per essere io il problema principale della loro storia.

 

“Non posso fare niente. La sua decisione non posso afre altro che rispettarla. Gli ho già fatto troppo male…” dice sconsolato abbassando lo sguardo.

 

“Aspettami qui e non ti muovere!” dico e mi alzo di corsa.

 

Corro e cerco quel deficiente di Benjiamine e quando lo trovo, nel parco, mi fiondo su di lui e gli dico: “So già tutta la storia quindi non rompere e stammi a sentire. Tu pretendi che lui ti segua in Russia, ma tu non hai mai pensato di poter rimanere qui? In fondo, lui qui ha una vita, un appartamento costoso e un posto di lavoro che gli frutta molti soldi e tu qui potrai fare il ballerino esibendoti a Brodwey senza problemi. In Russia invece ti aspetta solo il freddo! Vuoi forse vivere lì?”

 

“Ma che cazzo stai dicendo?” dice fissandomi stralunato.

 

Uff….

 

Quando è incazzato è ancora più intrattabile!

 

“Sto dicendo: perché non rimani qui e non ve la fate QUI una vita? A te che ti costa?” chiedo.

 

“Niente ma lui non mi vuole, non vuole stare con me e non mi ama!”

 

“Non dire cazzate! Con un carattere come il tuo, se non ti amasse, ti avrebbe già lasciato da un pezzo. Francamente non so cosa ci trovi in te di tanto interessante da continuare a rimanere con te, ma comunque…” commento.

 

“Sta zitto, tu! Che ne puoi sapere!?”

 

“Ne so quanto basta, credimi! Il mio ragazzo è di colore e non hai neanche idea dei casini che ho dovuto sopportare per restare con lui, ma non mi sono MAI arreso perché lo amo e anche voi vi amate! Non potete lasciare che tutto venga distrutto! Parlatene e trovate una soluzione ma non lasciatevi. Avanti!” dico pensando al terribile periodo vissuto.

 

Lui mi fissa per un po’.

 

“Hai ragione” dice e si alza di corsa e so che sta correndo da Odel per chiarire la situazione. Spero davvero che tutto si risolva.

 

*

 

Il giorno dopo li vedo seduti tranquilli ad un tavolo che parlano fitto fitto.

 

“Buon giorno! Tutto bene, spero!” dico avvicinandomi a loro per assicurarmi che tutto sia andato per il meglio.

 

“Sì, grazie a te…” dice Odel.

 

Io sorrido radioso e vedo le loro dita intrecciate.

 

Sono contento.

 

Mi sto per allontanare ma sento la mano di Benjiamine che mi afferra deciso il gomito e mi prende da parte e mi dice: “Grazie, se non era per te non avrei avuto ancora Odel vicino…” sorride imbarazzato e poi continua “Ieri sera, ecco… Dopo aver, ehm… Capito, no?” dice riferendosi chiaramente al ‘fare l’amore’ e io annuisco ridacchiando “Be, dopo averlo fatto, mi ha detto per la prima volta ‘ti amo’. Grazie, grazie!” e mi abbraccia e io sono sorpreso.

 

Dopo il primo momento di sbandamento ricambio l’abbraccio e poi lui torna da Odel e io vado al solito tavolo.

 

Sono contento.

 

Davvero.

 

Speravo davvero che tutto tornasse a posto.

 

Sono proprio una bella coppia!

 

Con un sorriso faccio colazione e svolgo tutte le lezioni non prendendomela neanche più di tanto per i rimbotti di Odel e Benjiamine contro di me.

 

Certo, io e Benjiamine siamo amici, adesso, ma il gusto di sfotterci rimane sempre.

 

E poi, come si dice, il lupo perde il pelo ma non il vizio!

 

Ecco, questo è il nostro caso.

 

E poi è troppo divertente sentire le sue rispostine acide in risposta alle mie battutine sarcastiche o ironiche.

 

Come?

 

Dite perché prima me la prendevo e adesso no?

 

Semplice!

 

Prima le sue rispostacce erano dettate dall’antipatia e dalla gelosia, ora invece sono dettate da un puro e semplice divertimento nello sfotterci!

 

Ed è dannatamente divertente!

 

“Sieva, puoi fermarti?” sento la voce di Odel chiamarmi, fine lezione, mentre io mi avvio a cambiarmi, e allora mi volto e mi fermo al centro della palestra.

 

“Cosa c’è, Odel?” chiedo.

 

“Niente, volevo solo dirti grazie…”

 

“Ci ha già pensato Benjiamine, non era necessario che lo facessi anche tu!!” sorrido.

 

“Semplicemente ci tenevo” sorride anche lui “Però volevo anche sapere cosa ti prende”

 

“Sarebbe a dire?” chiedo.

 

“Sì, insomma… Sei strano… Sei insofferente e sembra che ti manchi qualcosa. Anche mentre balli si nota…” mi fa presente lui.

 

“Che intendi?”

 

Non riesco proprio a capire.

 

In cosa sbaglio?

 

“Sì, insomma… Quando balli di solito sei totalmente concentrato su quello che stai facendo, sui passi da eseguire e sulla musica che ti accompagna e questa dedizione, questo ‘amore’, si rispecchia anche nel tuo viso e nel tuo modo di muoverti. Di solito balli in modo sinuoso e raffinato, sei sexy e accattivante, distaccato e dolce… A secondo di quello che ti chiedo di interpretare sei pieno d’amore o di sofferenza; ora questa cosa non si nota più… Sei freddo, la tua espressione non cambia e sembra che la musica ti scivoli addosso invece di entrarti dentro. Cos’hai?”

 

“Ehm, ecco… Io… Non me ne sono accorto, francamente; ma rimedierò senz’altro!” dico deciso.

 

“Okay, allora dimostramelo!” dice e si avvia verso lo stereo e mette su un cd e la musica parte.

 

“Cosa devo ballare?” chiedo.

 

“Improvvisa” dice lui e si siede sulla sedia che è solito occupare mentre io mi muovo con la musica.

 

Quando la canzone finisce lui dice: “No, non va bene… C’è sempre qualcosa che non va…”

 

“Non capisco” e DAVVERO non riesco a capire!

 

“Hai qualche problema, Sieva? Non so, ti è successo qualcosa di brutto? Ti manca qualcuno?” prova.

 

Alla sua ultima affermazione mi rendo conto che, sì, mi manca qualcuno.

 

E non un qualcuno qualsiasi ma la persona che amo: Rosiel.

 

Dopo la lettera dell’altra sera avverto la sua mancanza ancora di più!

 

“Ci ho azzeccato?” chiede Odel vedendo il mio sguardo ormai totalmente spento e triste.

 

“Sì…” ammetto.

 

“E chi ti manca?” chiede.

 

“Il mio ragazzo” ammetto.

 

Lui rimane in silenzio perchè, giustamente e ovviamente, aspetta una mia più approfondita spiegazione che non tarda ad arrivare: “Rosiel, il mio ragazzo, è a Sacramento, nella mia città natale e non lo vedo dall’inizio dell’anno. L’unica occasione che ho per rivederlo è lo spettacolo di fine anno. Non posso neanche sentirlo per telefono!” dico.

 

“Perché no?” chiede.

 

“Lui vive nel dormitorio dell’università e non gli permettono di telefonare e non ha un cellulare perché non ha abbastanza soldi per comprarselo..” sbuffo.

 

“Perché no?” che fai, Odel?, ti si incanta il disco? “Non può lavorare?”

 

“E’ di colore. Non a tutti va a genio uno di colore e tantomeno se fa ancora l’università!” spiego.

 

“Capisco…” dice mettendosi una mano sotto il mento, gesto che fa tutte le volte che pensa con attenzione a qualcosa.

 

Aspetto in silenzio il suo responso e quando arrivo lì per lì non capisco: “Prova a pensare a lui, mentre balli, ma non pensarlo come ‘lontano’ ma come ‘vicino’”

 

“Non capisco…” ammetto.

 

“Voglio dire, quando balli, nel tuo inconscio sei triste perché ti manca lui e questo non ti permette di essere spontaneo come al solito; se invece tu ti concentrassi su lui come fidanzato, come un bel ricordo, come innamorato che tu ami e che ti ama, come uomo che riempie tutte le tue giornate riempiendoti tutte le tue giornate con splenditi ricordi e sorrisi… Insomma, come a qualcosa di bello. Un ricordo felice, insomma!” cerca di spiegare.

 

E io capisco.

 

“Riaccendi la musica di prima, per favore” dico e appena la musica parte comincio a ballare e nella mia mente c’è spazio solo per lui e per il suo sorriso, per i suoi occhi e i suoi gesti, per la sua risata, per la sua presenza nella mia vita.

 

Insomma, come ha detto Odel, un ricordo felice.

 

“Sì, questo chiedevo!” sento mormorare da Odel mentre gli passo davanti.

 

Sorrido.

 

Anche io mi sento meglio.

 

Grazie, Odel.

 

Grazie, Rosiel.

 

*

 

Il gran giorno è arrivato.

 

Oggi, primo Giugno, si svolgerà lo spettacolo di fine anno.

 

Sono emozionato e non vedo l’ora di salire sul parco e ballare.

 

I due mesi precedenti allo spettacolo sono stati terrificanti.

 

Un po’ per gli allenamenti intensivi a cui un sempre più isterico Odel ci ha sottoposti, un altro po’ era perché mi mancava Rosiel ed ero (e sono) eccitatissimo per il suo arrivo.

 

E finalmente oggi è il giorno in cui lo rivedrò!!

 

Non vedo l’ora!

 

Ed è per questo che sono qui, davanti all’entrata, ad aspettare mia sorella, mia madre, mio padre e il mio amore.

 

“SIEVA!!” sento l’urlo della voce inconfondibile di mia sorella e mi volto sorridendo verso di lei e faccio appena in tempo a rendermi conto che mi è davanti che già me la ritrovo tra le braccia.

 

La stringo forte e la saluto.

 

Subito seguono il suo esempio mia madre e mio padre.

 

Li osservo.

 

Non sono cambiati affatto in questi nove mesi.

 

Mio padre è sempre basso, tarchiato e un po’ pelato.

 

Mia madre invece è alta, magra e super tirata, come sempre.

 

“Non mi merito anche io una bella accoglienza?” la sua voce.

 

Quanto mi è mancata!

 

Alzo subito il viso di scatto e gli corro in contro saltandogli direttamente addosso.

 

Lo bacio subito e lo sento ridere mentre premo le mie labbra sulle sue.

 

Quando mi stacco sorrido e gli accarezzo la testa “Mi sei mancato tantissimo, piccolo…” gli dico, chiamandolo con il soprannome che gli ho affibbiato per la nostra intimità.

 

Anche perché se lo usassi davanti agli altri, mi ha detto che sarebbe il mio ultimo giorno.

 

Quando gli ho chiesto perchè lui ha risposto che ha una reputazione da difendere.

 

“Anche tu, cucciolo…” lo stesso fa lui e lo stesso gli ho detto io.

 

Lo bacio di nuovo e sono troppo felice di riaverlo qui con me.

 

Ci stacchiamo e io scendo dalle sue braccia ma rimango abbracciato a lui mentre continuiamo a sbaciucchiarci.

 

“Couf! Couf! La finiamo?” dice mia sorella, tossicchiando, riportandoci alla realtà.

 

Mi ero scordato di loro!

 

Accidenti che figura!

 

Davanti ai miei genitori!!

 

Arrossisco e affondo il viso nel petto di Rosiel e lui ride divertito vedendo il mio volto in fiamme.

 

Subito i miei parenti lo imitano e ridendo ci avviamo nel teatro.

 

Io sono costretto a separarmi da loro per andarmi a preparare.

 

E ballerò benissimo, me lo sento!

 

Sono super gasato!

 

“Bello il tuo ragazzo…” dice Benjiamine uscendo da dietro una quinta facendomi prendere un mezzo infarto!

 

“Sì, hai detto bene: MIO!” dico deciso sentendo già montare la gelosia.

 

“E chi te lo prende! Io ho Odel e mi basta e avanza” non vorrei nessun altro!” dice sorridendo e anche io sorrido e mi cambio.

 

Infilo il mio costume e quando il sipario si apre e la musica parte io ballo mettendoci tutto me stesso seguendo i consigli di Odel e non stacco mai i miei occhi da quelli di Riosiel, seduto in prima fila vicino a mia sorella e ai miei genitori.

 

Vedo il desiderio e l’amore nei suoi occhi e il riflesso dei miei che sono piani degli stessi sentimenti.

 

Mi sei mancato, Rosiel, e i balli che faccio sono tutti per te.

 

Anche il ballo finale, quello che eseguo con Alyowa e Benjiamine, è dedicato a te perchè io ti amo e senza di te non potrei andare avanti.

 

Grazie di esistere, Rosiel.

 

Grazie di essere sempre con me.

 

Grazie di tutto, davvero!

 

“Ti amo…”

 

Lo sussurriamo insieme, mentre io, eseguendo un passo, mi piego sopra di te…

 

**FINE**




Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions