Disclaimers: This characters are mine.
(Tranne la piccola
Diana che, essendo stata presa dal mondo reale, appartiene solo a sé stessa)
Attenzione:
Questo cap è il prologo della storia, ed è tecnicamente Non–yaoi.
I cap seguenti, invece, saranno yaoi.
Dal diario di un
viaggiatore…..
di Mel
<Prologo>
Esisteva un tempo,
un uomo.
Vissuto non so
quando.
Non so dove.
Era un uomo
particolare.
Piccolo, come tutti
gli altri uomini, ma con un’anima immensa e profonda.
Fin dal giorno in
cui era nato, la grandezza della terra non gli era bastata.
Partì subito per
girare il mondo.
Mai pago di quello
che esplorava, di quello che vedeva.
Viaggiò e visse,
visse e viaggiò, senza fermarsi mai.
Camminando di
notte, osservando di giorno.
Accompagnato dalle
danzatrici dai veli viola, che si nascondevano la sera nella luce lunare.
Il mondo non gli
bastava, se solo avesse saputo che esisteva uno spazio al di là del cielo,
sarebbe giunto fin là, ed oltre.
Un uomo che faceva
di ogni cielo il suo, ovunque vi fossero stelle, lì era la sua casa.
Dall’animo immenso,
dagli occhi desiderosi di forme mai viste……..
Quante ne vide.
Tutto quello che di
più improbabile e misterioso e bello e particolare.
Tutto.
Passò il tempo,
nella pienezza delle sue instancabili esplorazioni.
E l’uomo divenne un
vecchio.
Che camminava
affidando la propria volontà ad un bastone.
Confidando in lui,
per continuare a viaggiare.
E la terra ancora
non gli bastava.
Una notte senza
luna, l’uomo vecchio dagli occhi pieni d’immagini s’accasciò in un prato di
smeraldini fili alti.
Nemmeno le
danzatrici poterono alleviare la sua fine d’esistenza, perché -come ho
detto- non c’era luna, quella notte.
E l’uomo sentiva
vicina, ed imminente, la sua fine.
Ma non voleva.
Non aveva
realizzato niente, niente.
Voleva continuare a
viaggiare, vivere e vedere.
La terra ancora non
gli bastava.
Oh sì, la terra che
non basta ad un vecchio tremante.
E l’uomo stese la
mano verso il cielo, mentre i suoi occhi umidi di vecchiaia cominciavano ad
appannarsi.
E l’uomo levò la
mano ossuta verso il nero, ed invocò clemenza per il suo sogno.
Voleva vivere e
continuare a viaggiare.
Sai, la terra lo
ascoltò.
Era stato suo
fedele compagno per decenni, l’aveva percorsa ogni giorno, in pace ed
armonia.
E perdonò a lui
persino l’affronto di non averla mai considerata abbastanza.
Parlò all’uomo
morente, attraverso il calore della superficie bruna del terreno e disse a
lui:
“Uomo che viaggi
sempre, e tanto hai visto…ti concedo la mia forza per continuare a vivere e
a vedere, vedrai cose mai viste prima e sentirai tutto ciò che c’è da
sentire, io ti guiderò e tu camminerai, ti restituirò vigore e vivrai, per
osservare me e ciò che custodisco, vivi dunque e viaggia”
E l’uomo si sollevò
e visse, credici, visse ancora, la sua pelle divenne giovane, le sue forze
tornarono a lui.
Egli vive, ora.
E come pegno, come
riscatto per quel sogno che ora può continuare a seguire, non deve fare
altro -ogni sera- che fermarsi, attendere le danzatrici dai veli viola dei
raggi di luna, aspettare che esse intessano trame ed intrecci e che una
stellina buona scenda sulla terra, ad ascoltare quello che egli ha visto
quel giorno.
La stellina si fa
carico di quelle immagini, le vede quasi, e le racconta, così come sono.
Le porta in cielo
ogni mattina, le scrive nelle nuvole, le sussurra al vento, le rappresenta a
teatro per la luna, e con la sua aura ispira uomini a scriverle, perché si
sa, lo sai anche tu, esistono bravi uomini che, mediante un ragionato
disordine di sensi, riescono a vedere al di là di ciò che appare e leggono
le nuvole scritte e le portano in versi all’umanità.
La terra generosa
non aveva imparato in giustizia dagli uomini.
Essa è somma e
imparziale.
Ciò che vede un
uomo, devono vederlo tutti.
Il suo uomo che
viaggia sarebbe stato gli occhi di una futura umanità.
***
Un ciocco nel
camino.
Fuoco allegro e
rosso.
Un calore
immateriale che si diffonde nella piccola stanza.
La nonna siede
sulla sua sedia a dondolo.
E guarda, con occhi
stanchi, il rosso vivo del fuoco.
La sua piccola
nipotina è ai suoi piedi.
La guarda adorante,
quasi.
La donna anziana si
perde ancora un attimo, nella contemplazione di un viso sfuggente,
all’interno di quel piccolo mare di fuoco del camino, poi abbassa gli occhi
materni e conclude la sua bella storia.
“Capito, piccola
Diana? E’ come se quell’uomo scrivesse un diario tutte le notti e, di mano
in mano, e di bocca in bocca, ciò che lui scrive arriva solo a noi, ma non
devi credere che ti arrivi tutto, arriverà a te solo ciò che ti piacerà di
più…vedrai……”
“Le torie dei
priccipi, nonna?”
“Sì, le storie dei
principi…..perché l’uomo che viaggia li ha visti tutti, i principi……e te ne
parlerà….vedrai…..”
“E l’uomo che
vaggia che fine ha fatto?”
“Piccola e dolce
Diana, l’uomo che viaggia sta viaggiando ancora….”
“Acche ora?”
“Certo…..anche
ora…….ascoltami, quando sarai grande e la nonna ti lascerà andare al mercato
del paese, un giorno potresti incontrarlo….potresti vederlo fra la
folla………….salutalo educatamente, e fatti guardare dai suoi occhi
sfuggenti…sono certa che lui poi parlerà anche di te, alle stelle…….”
“E coe faccio a
sapee chi è?”
“Lo riconoscerai,
piccola Diana, lo riconoscerai dal suo sguardo che vaga dritto e
lontano….sempre verso un orizzonte, che noi non vediamo…lo riconoscerai,
piccola mia ……..”
La bimba, dagli
occhi pieni d’infantile gioia ed i capelli bruni dai quali il fuoco traeva
riflessi rossi, batté entusiasta le manine.
Poi sembrò pensare
un attimo.
“E ttu nonna, l’hai
mai vitto?”
“L’uomo che viaggia
?”
La donna rise.
“Oh, sì…..un giorno
lontano….un giorno meraviglioso……..”
“Anch’io
….anch’io…”
“Cosa, piccola….?”
“Anch’io da gande
diventeò una che viaggia”
“Potresti amore,
potresti, basta che fai del tuo sogno la tua vita, senza scoraggiarti mai”
Silenzio, su quelle
parole grandi.
Un incoraggiamento
a vivere anche solo per ciò che ci dà felicità, quella completa.
“E ..nonna ….lui,
coe si chiama?”
La donna prese
respiro.
“Quell’uomo, Diana,
è un Viaggiatore”
Fine
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