Dago
di Ljs
parte III
Aveva trovato la cucina, non era poi una casa così grande, e aveva
trovato lavoro, non c’erano poi tanti dipendenti, anzi, oltre a lui
erano solo in tre. Il cuoco e una coppia che svolgeva mansioni di custode
ma si occupavano anche dei lavori urgenti. Tutto il resto era in mano a
imprese esterne.
Impara in fretta a muoversi al primo piano, dove paiono concentrati gli
spazi riservati alla servitù e i locali di servizio. Pulisce riordina,
ricerca, dispone fiori… gli ospiti sono cinque oltre ai due fratelli ed
Andrej che siederà a tavola con loro. Riflette un po' sulla sua
situazione.
Non gli piace, non gli piace l’idea che tra lui e Wasjlli ci sia
quell’impiego, si sente a disagio. Pensare che è assunto dal fratello
non l’aiuta.
Lui è li ad apparecchiare e Wasjlli sarà nella sua stanza ad accarezzare
le stoffe dei suoi vestiti per scegliere cosa indossare… Si chiede se
penserà a lui durante la cena, a lui che cenerà in camera con Dago.
-Pensi di riuscire a servire a tavola?
Ne è capace, lo ha già fatto il cameriere ma servire Keiichi e Andrej
davanti a Wasjlli… perché non gli pesa l’idea di servire Wasjlli?
-Posso dirle di no?
E’ un po’ perplessa
-Ma certo… non temere sembrano tanto rigidi ma sono brave persone
Pensa che sia timido, o qualcosa del genere. Sorride per non rispondere e
finisce il suo lavoro.
E’ inutile descrivere la casa, le stanze, sono ricchi e molto, in quel
modo dove diventa addirittura superfluo prenderlo in considerazione, dove
scoprire un Klimt o una pala del seicento sulla parete della sala da
pranzo non ti stupisce nemmeno tanto.
Resta a disposizione fino alla fine della cena, confinato in cucina, a
caricare lavastoviglie e riordinare. Poi si prende qualcosa da mangiare e
va in camera sua
Dago lo aspetta, è passato varie volte nel pomeriggio e l’ha trovato
sempre più disponibile nei suoi confronti, riescono sempre ad appianare
le loro divergenze per cena
Gli prepara la cena e si sistema col piatto a gambe incrociate sul letto.
Mangiano con calma, gustando ogni boccone, pensa a quanto è facile e
scontata quell’azione, a quanto sia assurda la sua assenza… Ha
spalancato la finestra e lascia che siano i rumori del giardino a riempire
il silenzio
Gli piace sostare nei boschi, sono tranquilli, più tranquilli e pacifici
delle città di notte, ci sono meno cose di cui avere paura, anche se Dago
l’ha sempre vegliato, sempre protetto, non ce l’avrebbe mai fatta
senza di lui
Sospira e si alza, prima di portare il piatto in cucina vuole preparare la
roba da lavare. Apre lo zaino e comincia a svuotarlo sistemando sul letto
tre mucchi, quella da sistemare, quella da sostituire, quella da lavare.
Lascia un cambio nello zaino, e i documenti, quelli veri e quelli falsi, e
tutti i soldi che ha… non si sa mai
Guarda il letto: un paio di jeans, un altro tagliato sotto il ginocchio ma
tanto lisi sul sedere da avere un bel taglio, ma si possono usare
ancora…, un paio di calzoncini, tre boxer, diverse paia di calze, cinque
magliette, un’altra camicia, i pantaloni di tela e la felpa consunta.
Pensa di acquistare un paio di pantaloni lunghi, di cotone. Ma più
avanti. Controlla la cerata e il sacco a pelo… accidenti anche questo
non è in buono stato e se deve passare l’inverno fuori… Non da nulla
per scontato, ha imparato a non farlo mai, i rapporti che suo padre teneva
con i guerriglieri e gente che viveva nella macchia gli sono tornati utili
in una maniera che non avrebbe mai supposto. Ritira anche le cose per il
bagno per se e Dago, sono a posto e per ora può usare quelle che ha
trovato in bagno. Controlla il lettore cd e aggiunge pile alla sua lista
mentale. Cava fuori il notebook e il cellulare preparando il
collegamento… Le ultima cose, le scatolette di Dago di cui controlla
attentamente la data di scadenza e un paio di anfibi che mette appena
fuori dalla finestra… per sopravvivenza
Un bip bip freddo lo avvisa dell’arrivo della posta. Da una rapida
scorsa ai nome dei mittenti e apre la penultima. Sente la gola stringersi
e l’aria che schizza fuori dal petto, Marcello ha intenzione di avviare
il processo di interdizione, dichiararlo incapace di intendere e di
volere… Se non fosse comparso davanti alla commissione i suoi conti
sarebbero rimasti ancora bloccati, i suoi documenti ancora
inutilizzabili.. Se fosse comparso davanti alla commissione Marcello
l’avrebbe ritrovato, e lui non si sentiva in grado di affrontarlo.
Chiude il collegamento e il portatile con un gesto secco ed esce nella
notte che avvolgeva il giardino
-Bastardo…
-Immagino che non si riferisca a me… c’è da rassettare la sala…
Si volta sussultando: Andrej!, Dago era riparato prudentemente in camera,
gli aveva fatto gentilmente capire che meno si faceva vedere da quelli
della casa meglio era. Si diresse subito verso la sala senza replicare,
non gli pareva proprio il caso di replicare…
L’impresa di pulizia era già al lavoro, si unì al gruppo e continuò a
sfacchinare fin quasi alle tre della mattina, cominciava a pensare che il
suo stipendio non era poi così alto…
Uscì sulla terrazza con la consapevolezza di essere stanco. Si stese su
una delle sdraio sparpagliate qua e la e rimase lì a gustarsi una brezza
lieve, profumata di sale, il cielo era nero sopra i globi luminosi che
facevano luce giusto quanto bastava a camminare senza inciampare
-Riccardo?
Per un attimo ha l’impressione di cadere, salta sulla sdraio per aprire
gli occhi ed è stupito di ritrovarsi ancora steso, sano e salvo, si volta
fulminando Keiichi con lo sguardo per come gli è apparso accanto poi si
rende conto: Keiichi!
-Io…- non sa bene cosa vuole dire e vede il plico… la foto attaccata
con una graffetta, la luce è poca ma sufficiente. Si mette seduto e le
sue ginocchia quasi sfiorano le gambe di Keiichi, tiene la testa bassa,
non lo guarda ed aspetta ma si volta quel tanto per studiare la foto…
non la riconosce: lui e sua madre… chissà da dove salta fuori
Keiichi muove un poco la cartelletta
-Riccardo Colonna… non ho letto altro, a parte la tua età. Non sei
maggiorenne… ora ho promesso a Wasjlli di tenerti qui fino a quando
vorrai rimanere ma non voglio un estraneo per casa, quindi o parli tu o
leggo questo rapporto
-L’ha fatto Andrej?
-Non ha importanza. Mi è fedele. Ubbidirà ai miei ordini: tradotto, ma
vuol dire che lui sa. Tutto quello che c’è scritto almeno. Ma cosa c’è
scritto?
-I miei genitori sono morti
Keiichi si siede tranquillo, è tempo sprecato perché lui non ha
intenzione di farla lunga e patetica
-Io non avevo parenti tranne uno zio, il fratello di mia madre, lui è
divenuto il mio tutore, non andavamo d’accordo, sono scappato e sto
aspettando di essere maggiorenne per avere accesso alle mie proprietà.
Quest’ultima parte è stata tutto un tremar di voce, una pausa e una
ricerca di termini. Si domanda cosa sia trapelato, cosa abbia intuito.
Guarda il plico, è molto spesso, lo apre e si sofferma sulla prima pagina
mentre si sfiora distratto una guancia con un dito. Usa la luce della
stanza alle sue spalle per leggere e così tiene i fogli molto dritti, da
dove si trova non vede nulla. Sente una variazione nel suo respiro: il
nome dei suoi genitori o…
-Quel Colonna?
Annuisce, tutto il resto è inutile
-Tuo padre era fastidioso- Lo dice freddamente, senza alcuna inflessione.
Riccardo annuisce di nuovo, ricorda suo padre di ritorno da un viaggio,
gli avevano spappolato una mano, ma l’avrebbe saputo solo anni dopo, al
momento era rimasto incuriosito dalla fasciatura, era molto piccolo, e poi
aveva riso quando gliel’aveva puntato contro urlando: maglio
perforante!!! Sua mamma aveva le lacrime agli occhi, ma era davvero
piccolo e non aveva capito
-Faceva il suo lavoro- riesce a dire alla fine
-L’hanno ammazzato come un cane…
Dovrebbe offendersi ma non ci riesce. Per lui è doloroso il pensiero di
uccidere un cane, pensa a Dago, quando gli hanno versato l’acido sul
muso, ricorda l’incredulità di fronte alla crudeltà di quel gesto e
l’urlo che aveva lanciato, un suono che mai avrebbe associato ad un
cane. E pensa a suo padre, aveva visto le foto, e c’era anche un video:
la polizia aveva pensato che forse sarebbe stato utile far capire che
certi atteggiamenti critici verso il loro operato e quello del loro
governo erano da scoraggiare.
Qualcuno poteva capirlo subito guardando quel filmato senza fargli fare di
nuovo tutta quella fatica, magari giusto un po’, quel tanto che gli
divertiva…
Dalla foto, non aveva visto il filmato, dalle foto aveva intuito che era
faticoso: gli arti spezzati, le bruciature, le ferite… doveva almeno
essere costato un po’ di fatica ridurlo in quel modo. Era strano ma la
prima volta aveva pensato a quanto era strana la stanza: era vuota,
piastrellata di bianco, completamente
-L’hanno ucciso in una stanza piastrellata di bianco, mi hanno spiegato
che è più facile pulirla, non solo dal sangue… molti vomitano o se la
fanno addosso, sa… l’elettricità credo… E chi fa quel…lavoro...
l’odore potrebbe infastidirli.
E’ distaccato, osserva rapito i disegni creati dalle pietre che
rivestono la terrazza, non vede il cambiamento nello sguardo di Keiichi,
tutto il resto del volto resta una maschera, ma lo sguardo si colma di
orrore e pena, non riesce a provare sentimenti più caldi… non ci è mai
riuscito.
Riccardo si scuote, ecco, quello era proprio questo che avrebbe voluto
evitare… Arrossisce, il suo è un dolore scomodo da portare di fronte
agli altri, crea disagio. Fino a quando lo si ignora lo trattano
normalmente, vedono lui. Quando viene fuori lo cancella, lui è solo quel
ragazzo a cui hanno ucciso i genitori, come se avesse cominciato ad
esistere in quel momento.
-Tua madre?
Non ha la forza per apprezzare il cambio di tono. E solo una domanda a cui
rispondere
-Era andata a contrattare la sua libertà. Era scortata da dei militari,
si è attardata e loro hanno sfondato. E’ rimasta vittima nello scontro
che ne è seguito
E che dire di questa morte? Che dire della dolcezza di sua madre spezzata
da un colpo che non era diretto a lei? Quale della due dovrebbe ferirlo di
più?
Che gara assurda e stupida…
Lui era già morto, non riesce ad immaginare il dolore di sua madre, non
c’è la fa, quando è partita l’ha abbracciato sorridendo e l'ha
baciato
-Te lo riporterò, stai tranquillo
Una promessa di cuore non dovrebbe essere impossibile da spezzare?
-Tu dove eri?
-A casa, avevo 15 anni, c’era del personale di servizio che si occupava
di te e Marcello
-Marcello Grandi?
-Sì, mio zio
-E’ lui il tuo tutore?
Annuisce di nuovo, ecco ora sa tutto, beh..quasi
-Ti picchiava?
Lo guarda stupito. Picchiarlo? Marcello? Fosse così semplice…
-Vedevamo le cose in modo diverso
Inclina un poco il capo in un gesto in cui rivede Wasjlli, è strano ma
non gli è facile pensarli fratelli deve portarselo continuamente alla
memoria
-Sei stato molto sincero prima… ora no. Ma non è importante
Scatta, le mani si stringono a pugno mentre una tensione dolorosa lo
attraversa.
-Non lo faccia..- sibila duro alzando la testa quel tanto a sparargli gli
occhi nei suoi
Keiichi si mette sulla difensiva
-Non usi quel tono, la prego- lo prega ma potrebbe spezzargli il collo
tanta è la rabbia che ficca in quella frase
Si rilassa -Non provo pietà Riccardo, per voi questo tipo di violenza è
sconvolgente. La realtà in cui sono cresciuto è diversa, L’oriente è
diverso. Di sicuro il Giappone è un’isola felice ma quello che ci
circonda non è certo la sicurezza della vecchia Europa. Ma questo non
toglie peso al tuo dolore. Verso di esso mostro solo rispetto. Mi ha
rattristato, non mi va di nascondertelo
E stupito, li sembra una frase fortissima per un tipo come lui. Poi lo
guarda e gli sembra un re sul trono, la stessa possibilità di provare, e
soprattutto capire, i sentimenti di un suddito. Si alza
-Posso restare allora?
Lo fissa per un attimo, sorride divertito
-Sì, puoi restare- si allunga e gli porge il plico -Questo appartiene più
a te
Glielo prende tra le mani e se lo stringe al petto, è fresco, è tutta la
sua vita
-Buonanotte Riccardo
-Buonanotte…- vorrebbe aggiungere qualcosa ma non sa cosa… il suo
nome?
Suonerebbe offensivo. Il cognome…sinceramente non lo ricorda… per
qualsiasi altra formula e tardi, Keiichi si sta già dirigendo verso le
sue stanze
Si volta con un sospiro e torna da Dago, cammina tranquillo, si sente
svuotato… La stanchezza fisica dimenticata.
E’ vuoto e ha il terrore che qualsiasi cosa riesca a riempirlo perché
non sa se riuscirebbe ad affrontarlo.
Apre la porta e improvvisamente il tempo e lo spazio si concentrano nella
zona del letto.
Wasjlli è una statua di marmo che spicca tra le lenzuola. Sono bianche ma
diventano opache e grigie mentre avvolgono la sua pelle serica. L’unico
tocco di colore è il nero dei suoi capelli, delle sopraciglia e appena un
respiro più giù le ciglia che fremono nel sonno, e il rosso, il rosso
delle labbra che portano il segno di baci che non sono i suoi. Forse
dovrebbe essere geloso, ma non gli viene, non gli viene proprio. Lo guarda
dormire con sulla pelle i segni di un altro rapporto, un’altra passione:
è un quadro, un dipinto che parla di amore e lussuria, che li risveglia e
li sostiene. Sente una canzone in testa, Carte da decifrare di Fossati,
una voce calda e forte, ricorda frammenti ma bastano a farglieli
pronunciare come una poesia, mentre tranquillo e silenzioso si spoglia
sotto lo sguardo vigile di Dago:
… se avessi più fantasia ti disegnerei
su fogli di cristallo da frantumare
e guai se avessi un coltello per tagliare.
…Se fossi un sacerdote come un’orazione
con la lingua fra i denti ti pronuncerei
Se fossi un sacerdote come un salmo segreto
con le mani sulla bocca ti canterei
Se avessi braccia migliori ti costringerei
…se avessi buone le parole ti fermerei
ad un angolo di strada io ti fermerei
ad una croce qualunque ti inchioderei
… e invece come un ladro o come un assassino
vengo di giorno ad accostare il tuo cammino
per rubarti il passo e la figura
e amarli di notte quando il sogno dura
e amarti per ore ore e ore
e ucciderti all’alba di altro amore
e amarti per ore ore e ore
e ucciderti all’alba di altro amore…
Wasjlli si è svegliato quando ha appoggiato la mano sul letto, e rimasto
lì ad osservarlo che gattona verso di lui, ascolta attento le parole che
canticchia a fior di labbra.
Raggiunge un suo piede, è nudo, ma ha accesso alla vista del suo corpo
solo in parte. Si è avvolto nel lenzuolo e solo a tratti può bearsi
della sua pelle: una gamba, un fianco, l’accenno di una natica. La
spalla e il suo braccio ma non la mano che sparisce tra le pieghe del
lenzuolo. Per fortuna il suo collo è salvo… e il suo viso… i suoi
occhi che lo scrutano interrogativi e divertiti
Gli sfiora il piede. Si china e lo bacia, gli afferra delicatamente il più
piccolo tra le dita e lo succhia fino a che non lui non si libera
con uno strattone scoppiando a ridere. Wasjlli rotola in parte continuando
a ridere, scopre completamente la schiena, si volta e lo guarda, poi
scoppia a ridere di nuovo agitando la gamba scoperta come per invitarlo a
continuare. Lui appoggia la fronte alla pianta del suo piede e si strofina
un poco provocando un nuove risa.
Appoggia solo la punta delle dita alla caviglia, nonostante il caldo la
pelle è fresca, setosamente asciutta, risale lievemente usando solo la
punta delle dita, Wasjlli manda un gemito che gli scuote l’inguine, vede
i muscoli guizzare, il corpo tendersi. Lo chiama con un sussurro e la sua
voce è roca, sembra che faccia fatica a parlare, si muove poco,
agitandosi come se volesse stare fermo ma non ci riuscisse… Scivola sul
suo corpo spostando il lenzuolo per metterlo a nudo, fino a portarsi
all’altezza delle spalle, gliele bacia leggero mentre appoggia il corpo
al suo… vuole che senta il suo desiderio, che ne sia certo… è
urgente, molto urgente ma si rende conto che se glielo chiedesse potrebbe
aspettare, anni anche
Ma Wasjlli annuisce
-Sei sicuro? …così ti faccio male
Fa no con la testa, s’inarca e preme, Riccardo si sente inumidire,
respira rapido, corto, li sembra che la sua anima sfumi in nero.
Lo penetra, lentamente, l’urgenza contrasta con la lentezza, il
desiderio struggente con la necessita di un piacere lento e devastante. Ha
di nuovo la conferma che non è il primo quello notte, si chiede cosa ha
spinto Wasjlli a venire a cercare rifugio nel suo letto lasciando
l’altro amante… non che gliene freghi qualcosa. E’ tutto concentrato
dal piacere che sente montargli dentro, nella meraviglia di quel concetto
fisico che è la frizione, Wasjlli è seta dentro e fuori… Chiude gli
occhi cercando di dominarsi, non vuole venire ancora, è il momento più
bello quello per lui: poi si dissolve nel piacere, si annulla, ora ne ha
consapevolezza, e come correre in una gara, sapere di farcela, vedere il
traguardo di fronte a lui… fra poco sarà tutto finito ma in quel
momento è dio, in quel momento è vivo, perfetto…
Wasjlli si inarca, preme, lo cerca. Il suo respiro è tanto corto e rapido
da essere sonoro. Quei piccoli versi fanno da contrappunto, gli danno il
tempo.
Si inchina e gli da piccoli colpetti di lingua sulle spalle, il collo, il
sapore è una meraviglia… finalmente capisce… mandorle, Wasjlli è
stato spalmato con olio di mandorle! Il profumo, risvegliato dal calore
che ha donato al suo corpo lo inebria, preme la bocca contro la curva del
collo e prende a succhiarlo con forza come se si trattasse di un frutto
delizioso da cui vuole strappare il succo…
Wasjlli viene, si contrae intorno a lui facendolo gridare: si vuota, la
tensione l’abbandona e cade, si sente svenire, gli artiglia una spalla e
fatica a mantenere quel poco di coscienza che gli serve per non conficcare
le dita nella carne. Rotola via come se avesse provato dolore: un gemito
lunghissimo, come l’orgasmo, il piacere che ancora non finisce…
Wasjlli gli si avvicina, poggia la testa contro la sua spalla si volta un
poco e gli ricopre il petto di piccoli baci. Vorrebbe dirgli di non farlo,
è sporco, ha lavorato tutto il giorno, ma gli sembra così stupido, ora,
così assurdo… e poi è giusto così, giusto che Wasjlli sappia di
mandorle dolci e amare insieme, che ne profumi fino a stordirlo, e cui lui
sappia di sale e d’aspro, così gli pare chiaro, gli sembra di non
ingannare nessuno… scivola nel sonno sentendo il suo sesso pulsare
ancora e spera di aver dato a Wasjlli almeno un decimo del piacere che si
è preso
Il sonno è colmo di sogni, immagini conturbanti o tremende, tutto è
confuso e mischiato, c’è Wasjlli e Keiichi, e Marcello e i suoi
genitori, Dago e altri che non ha mai incontrato. Situazioni assurde o
assurdamente credibili se non fosse per gli attori che convivono
nonostante siano entrati a far parte della sua vita in momenti molto
diversi
L’ultimo è quello su cui si concentra quando apre gli occhi: è in
macchina con Wasjlli, sa solo che stanno andando da qualche parte insieme.
Sono seduti dietro, su questo sedile di pelle chiara, ognuno addossato ad
un finestrino, ha la sensazione fortissima di essere solo, si vede dal di
fuori, di fronte, Wasjlli siede composto, guarda fuori dal finestrino
tranquillo e distaccato, le braccia abbandonate lungo i fianchi, le mani
ben aperte sul sedile. Lui è svaccato in diagonale, la testa poggiata al
bordo del finestrino, un braccio abbandonato fuori, le gambe discostate,
una che tocca quella di Wasjlli. Lo sorprendono i vestiti. Identici,
pantaloni neri, giacche di un bordoux scuro con il taschino ricamato con
cifre in argento tanto complicate da essere illeggibili. La camicia è
bianca, la cravatta nera e sottile. Wasjlli è impeccabile, lui ha sciolto
la sua cravatta e i primi tre bottoni, si gode il vento caldo che entra
dal finestrino, guarda fuori ma non vede nulla, è tutto concentrato nella
sensazione che gli trasmette la mano fuori: la muove poco e gli sembra di
stare toccando acqua e non aria, l’agita e dentro la sua testa si
disegnano linee luminose e liquide che li seguono infinite. Quando la mano
di Wasjlli gli afferra il sesso getta la testa all’indietro socchiudendo
gli occhi e viene senza emettere un suono…
Il sogno si sfalda e lui si scopre a fissare il soffitto concentrandosi
sul suo respiro cercando di richiamare alla memoria il ricordo del piacere
della notte prima e non del dolore: inutile, si volta un poco e scopre
Wasjlli seduto sul letto con le gambe incrociate. Ha fatto passare il
lenzuolo sulla spalla e l’ha allargato sul petto e lo stomaco. Pare
anche lui parte di un sogno, nella sua luminosa bellezza, poi vede il
plico aperto tra le sue gambe, vede il collo lievemente piegato e la testa
reclinata: un fiore, un fiore a cui è stata sottratta l’acqua. Si muove
un poco e Wasjlli si volta, gli occhi sono lucidi, lacca nera, le lacrime
imprigionano la luce, mercurio liquido, la pelle è alabastro, pietra dura
e viva, trasparente e solida. La sua bellezza annulla tutto, riesce a non
pensare alla causa grazie alla manifestazione di questa bellezza che ha
del mistico perché lo eleva
-Non dovevo farlo ma ho visto la foto…
-Mi spiace…
Ed è sincero, voleva che il peso di quel dolore non fosse condiviso,
Wasjlli è un isola di piacere, non vuole venature di tristezza quando sta
con lui.
-Sono in grado di affrontarlo…
Avete mai avuto a che fare con una persona che vi capisce? Non le vostre
parole, ma i vostri sentimenti, gli atteggiamenti e gli sguardi, la
posizione del corpo… è allarmante ma anche molto rilassante,
soprattutto quando non volete essere fraintesi
-Mi ami Riccardo?
Ecco, quello non se l’aspettava, si tira su, blocca il cuscino contro la
parete e si sistema, respira…
-Sono innamorato di te Wasjlli
Capisce che c’è altro e aspetta. Riccardo vorrebbe avere parole nuove,
parole che possano spiegare senza offendere e ferire… allora Wasjlli
parla
-Tu mi piaci, molto… ma io amo un altro, in modo assoluto, infinito…
nella famiglia amiamo un volta sola, come mia madre ha amato mio padre,
come lui ha amato sua moglie, la madre di Keiichi. Come Keiichi amerà…
Eppure non voglio rinunciare a te, al tuo corpo e alla tua compagnia,
perché mi piaci e desidero stare con te anche se amo un altro… mi
giudichi una persona cattiva?
Spalanca gli occhi per la sorpresa, che può rispondere? Sì, fai male? E
allora la gioia che hanno quando sono insieme? E’ merda perché qualcun
altro ha deciso che amare una persona deve per forza voler dire esistere
solo per lei? Provare piacere solo con lei?
-No Wasjlli, non ti giudico male se a te sta bene… io non ho nessun
altro, non c’è un amore che mi mette in una brutta posizione nei tuoi
confronti, no, solo che ti conosco da due giorni, come posso amarti? Ma
sono innamorato di te, tutto qui… Non ricordo momenti più intensi e
preziosi di quelli che ho vissuto con te
Sposta il plico di lato, fogli e foto si spargono per il letto, lo
raggiunge mentre il lenzuolo scivola via con un rumore che lo scuote come
una carezza, si tende e gli bacia un ginocchio, avanza ancora e un nuovo
bacio è sulla sua coscia, si tende verso il sesso che gli va incontro,
solo un bacio lieve
-Sono sporco…- ricorda con una voce che quasi non riconosce tanto è
sottosopra
Wasjlli ride e gli monta sopra a cavalcioni, strofina i loro sessi ma è
solo per mettersi comodo. Si stende sul suo petto tenendogli stretti i
fianchi con le ginocchia, lo bacia piano, il primo semplicemente, come
potrebbe fare un bambino poi ridisegna il contorno delle labbra con la
lingua, scende un poco e gli da un piccolo morso sul mento facendolo
sussultare
-Sei molto saporito…
Non riesce a dire nulla perché quando apre la bocca per replicare Wasjlli
ne approfitta per coprirla con la propria e riempirla con la sua lingua.
Lo assaggia: sente questa cosa morbida e dolce passargli sui denti,
solleticargli il palato, invitarlo a seguirla e una volta che gli da retta
si sente afferrato e succhiato deliziosamente.
Si muove un poco per cercare di darsi sollievo strofinandosi contro il
corpo di Wasjlli ma questi glielo impedisce stringendo ancora di più le
ginocchia
Lo scopre forte, fisicamente. Come altezza e costituzione sono simili,
cambiano i colori: lui d’oro, Wasjlli d’argento, lui solare, Wasjlli
lunare.
Si credeva più forte, ma è stato ingannato dal corpo dalle linee più
morbide e fini di Wasjlli, in realtà la sua stretta è d’acciaio. Lo
blocca sotto di se con facilità
-Avevo visto la tristezza nei tuoi occhi di velluto verde, avevo
riconosciuto il dolore nelle tua risata Riccardo…
Gli impedisce di rispondere, sempre con lo stesso sistema di prima,
sempre, capisce che vuole il suo silenzio, almeno per ora, Intanto
continua a sfiorarlo lungo il corpo con le mani, cerca i segni tracciati
dai suoi muscoli, i suoi capezzoli da sfiorare e stringere rapido prima di
abbandonarli, nessuna carezza è definitiva, conclusiva, il suo scopo è
quello di accendere un desiderio che lo tenga occupato, che renda
accettabile il discorso
-Ma ti volevo tra le mie braccia, ti volevo addosso, dentro di me…
volevo entrare in te Riccardo… Mi piaci, mi piaci tanto, e sono felice
di averti con me, vicino a me. Mi piace averti nei pensieri, perché sei
bello, sei d’ oro, con fili d’argento.
Sono figlio di una prostituta, sai? Kei dice che è per questo che non
riesco a resistere alla carne, e forse è vero ma forse no, semplicemente
non riesco a pensare a qualcosa di più bello. Io ti ho visto lavarti nel
mare che brillava come se fosse sparso di diamanti e pensavo, non può
essere vero.
Poi ti ho visto muovere, ti ho ascoltato parlare, e mi sono rallegrato del
tuo desiderio, della tua abilità di amante…
E ho continuato a pensare che non potevi essere vero, che eri troppo
prezioso per lasciarti andare… che volevo averti vicino, bearmi della
tua compagnia.
Mi montavi dentro, amo l’idea di esserti accanto, di aderiti addosso e
mischiare le nostre risate. Voglio appartenerti Riccardo, voglio essere
stretto e posseduto da te. Mi piace dormire con te e svegliarmi con te,
non ti amo e comunque ti desidero così. Voglio essere accarezzato e
baciato, voglio che tu sappia che io ti desidero, che sono aperto per te.
Sono un oggetto di desiderio Riccardo, la gente mi guarda e mi desidera,
desidera possedermi e penetrarmi, alcuni distruggermi… e a me sta bene,
a me sta bene. Ma a volte mi sento vuoto, molto vuoto e triste, con te non
è mai così, fin’ora non è stato così e non sento la paura che questa
cosa cambi. Vuoi restare con me Riccardo? Accetti di stare con me?
Annuisce, non riesce a fare null’altro. Non crede di aver capito che un
terzo di quello che ha Wasjlli gli ha detto ma quel terzo è più che
sufficiente per farlo annuire.
Wasjlli non smette di accarezzarlo ma si scosta leggermente, quando
riappare nel suo campo visivo ha cambiato posizione: si è sistemato tra
le sue gambe, afferra i suoi fianchi e lo fa sollevare un poco tirandolo
verso di se.
Senti le dita di Wasjlli violarlo fresche mentre il profumo di mandorle
riempie la stanza. Chiude gli occhi inarcandosi un poco per facilitargli
la manovra. Quando lo penetra sussulta, sente un po’ di dolore ma è
solo un momento. Si sforza di non gridare perché sente che non sarebbero
gemiti discreti... no, non ha propria voglia di piantarla lì per spiegare
a quelli che accorrerebbero che, no, non lo stanno scannando…
Wasjlli viene limitandosi ad un sospiro più profondo: vede il suo corpo
sciogliersi mentre lui è ancora lì sospeso sul baratro… vuole
lanciarsi, allunga la mano per farla finita ma Wasjlli la colpisce
allontandola. Per un attimo ha l’impressione che stia semplicemente
crollando su di lui, ma poi la sua bocca lo avvolge e la suzione e tanto
repentina e profonda da lanciarli nel corpo qualcosa di simile ad una
scarica elettrica. Urla, urla forte e scatta a sedere staccandoselo di
dosso: solitamente dopo essere venuto si sente languido ed insonnolito…
ora gli pare di avere il cervello immerso nell’adrenalina. Wasjlli è
rotolato sul fianco, lo fissa ansimante e selvaggio col suo seme che gli
rende lucide le labbra. Scatta e l’ha di nuovo addosso, rotolano insieme
poi la bocca raggiunge la sua e la lingua s’insinua, il suo sapore è
aspro e forte, si baciano come se ne andasse della loro vita mentre le
mani corrono di nuovo lungo i corpi si tuffano, afferrano, forzano, vanno
avanti parecchio come se si stessero in realtà picchiando, come se
fossero lottatori e non amanti. Ma tutto a fine ad un tratto apre gli
occhi e si scopre abbracciato stretto lui, ansimante e calmo, il cuore un
tamburo che lo assorda, finalmente in pace. Non riesce nemmeno a capire se
sono venuti di nuovo entrambi, o solo uno di loro e, in quel caso, chi. Sa
solo che ora può riposare…
-E dovremmo rinunciare a tutto questo? Per cosa? Per quale legge divina o
mortale possiamo convincerci a rinunciare a tutto questo?
Sente l’ansimare di Wasjlli spezzarsi, prima in singulti poi in una
risata forte e regolare. Si assesta un attimo, lo abbraccia più
strettamente e più comodamente in modo che possa durare e si unisce a
lui, forte, fortissimo.
Ridono insieme per diversi minuti, fino a diventare paonazzi, fino a
sentire le lacrime pungere gli occhi. Allora Riccardo esplode, i
singhiozzi sono forti quanto le risa, il petto ne è squassato, non vede
più, sente solo la voce di Wasjlli, il suo corpo che gli si schiaccia
contro
-Va tutto bene, va tutto bene Riccardo… ora siamo insieme, va tutto
bene. Ora puoi piangere…
E lo fa, accidenti se lo fa, con calma e gusto, fino ad non averne davvero
più, almeno per ora. Ora è Wasjlli ad abbracciarlo, lo culla quasi, gli
accarezza la testa fino a quando non torna di nuovo la quiete
-Va meglio?
Annuisce arrossendo: vorrebbe andare in bagno, stare solo ma Wasjlli
continua a stringerlo
-Sto meglio, davvero
-Te ne senti di parlarne?
-Di cosa?
-Di chi è Marcello
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