Dago

di Ljs

parte II

     
Ora non so voi: se trovate vostro fratello a letto con un altro uomo e avete in mano un spada in grado di tagliare una pietra (me ne ha dato dimostrazioni, molto gentile..) Cos’è che fate?
Affettate fratello e amante?
Affettate solo l’amante?
Ve ne fregate altamente: infondo sono affari di vostro fratello? (ma chi ci crede?)
Invitate gentilmente i due a raggiungervi in terrazza perché la servitù deve sistemare lo sfacelo che avete fatto tra camera e bagno?
Un paio di premesse sono però d’obbligo. Keiichi è il fratello maggiore, e pare essere stato cresciuto con la stessa elasticità mentale di un samurai novantenne e il buon cuore di uno yakuza… Eppure le opzioni uno e due non sono state abbracciate…
Li fissa dalla poltrona al di la del tavolo come se cercasse di capire cosa diavolo gli impedisce di incenerirli e spargere poi tutta la polvere che sono al vento…
Wasjlli si era alzato con uno sbuffo seccato ed aveva infilato i pantaloncini che aveva recuperato dal pavimento senza il minimo cenno di imbarazzo. Aveva inforcato un paio di occhiali da sole ed era uscito nel caldo assurdo del primo pomeriggio dopo aver invitato Dago a seguirlo con un sorriso e una pacca sulla coscia.
Riccardo pensava che se avesse rivolto a lui lo stesso gesto la sua lingua non sarebbe stata meno a penzoloni nonostante i suoi testicoli siano al momento rintanati in qualche affranto: avverte solo un coro patetico : -Non tagliateci ! Non tagliateci !
Spia Wasjlli con un occhiata che spera sia concessa dal silenzioso fratello.
Il suo oggetto di desiderio da spettacolo: il corpo candido brilla nella luce accecante, ha piegato una gamba posando il piede sulla seduta della poltrona. Ha sistemato le mani intrecciate sul ginocchio e vi ha deposto una guancia. Osserva il mare assorto: è tornato ad essere una creatura staccata dalla realtà, un qualcosa di appena più concreto di un sogno… Gli trasmette una strana tranquillità: assolutamente immotivata 
-Wasj pensi di riuscire a mettere insieme una motivazione al tuo comportamento ? -
Sposta semplicemente la testa, invece delle guancia è il mento che trova sostegno sulle mani intrecciate, muove piano il capo, come ad ottenere una carezza lieve. Riccardo ricorda quello che trasmettono le sue mani, la sua pelle…
-A cosa ? Al fatto che l’ho fatto entrare o che me lo sono scopato? -
Riccardo è sorpreso: il tono di Wasjlli è divertito, leggero, le parole sussurrate… Suo fratello è una corda tesa: pare sul punto di gridare, di sfoderare la spada che è accuratamente sistemata sul tavolo a disegnare il confine tra lui e loro… Loro?
Riccardo si rende conto dello sproposito. Lui è li come oggetto di discussione non certo come partecipante. E’ abituato a situazioni assurde, naturalmente come ci si può abituare a questo tipo di situazioni…, ma lì si toccano nuove vette, nuovi mondi, da qualche parte della sua memoria viene rispolverato il motivetto di una serie tv vecchissima: Ai confini della realtà
E ricorda suo padre che la canticchiava ad ogni sparata di sua madre… per trattenere il sorriso basta spostare l’attenzione sulla spada e sull'espressione di Keiichi
-Wasjlli la nostra posizione è molto delicata, vorrei che tu non ti portassi a letto il primo ragazzino che raccati per la strada… -
-Non credo che questo “comprometta” la “nostra” posizione… quello che faccio della mia vita non ha importanza Kei e tu lo sai benissimo. L’importante è che io sia un’ombra silente che non offuschi la tua luce. L’unica cosa che devi capire ora è che io non voglio niente di più di quello che già ho. A me piace quello che sono. -
Riccardo spalancò gli occhi, per lui il discorso era quasi incomprensibile… però il tono di quell’ultima frase: dolcissimo. Wasjlli non scherzava e se poteva suonare come la più grande banalità che quell’angelo poteva dire in realtà l’aveva sconvolto. Era suonata come una specie di condanna, come la porta di una cella di clausura, come il rumore di una lama di ghigliottina, come il più sincero e sentito: non mi rompere i coglioni. Ma a livello cosmico, karmatico. E’ tutto questo con quella voce, quella carezza di fuoco liquido. Quando avevano creato Wasjlli qualcuno aveva pensato che era ora di dare una motivazione forte alla creazione della razza umana: era la giustificazione ad un sacco di dubbi che gli erano venuti negli ultimi cinque anni
-Immagino che scoparti certe persone sia estremamente gratificante… -
Era ironico, molto, no anzi, parliamo di tagliente. Riccardo chinò lo sguardo ma più che per vergogna era per controllare che non ci fosse un qualche squarcio sul suo corpo, sollevò lo sguardo e incontrò le lenti degli occhiali di Wasjlli e appena più sotto il suo sorriso
-Sì…estremamente gratificante -
Arrossì, divampò, mentre canti gregoriani lo assordavano: era un sessanta e lode, un centodieci con bacio accademico e abbraccio del rettore, era vincere le olimpiadi, camminare sulla luna…
-Un ragazzino che vive per strada? Lo fa per professione? E quanto ti ha chiesto? -
…era qualcuno che ti afferra i testicoli e stringe al punto che pensi che di dolore si possa morire, era uno che ti tira un calcio nello stomaco dopo averti fregato la cena (almeno non senti la fame…), uno che te lo sbatte nel culo contro un muro che sa di piscio e che ti chiede se dopo il tuo cane avrà voglia di leccarglielo
-Senta- Dago si mette seduto portandosi al suo fianco -No, mi ascolti -Gli occhi di Keichii sono finalmente su di lui: lui che ribolle di rabbia, che non gliene frega un cazzo di quanto ci può mettere a tagliarlo in due -Lei ha le sue giuste ragioni di essere alterato ma non si permetta mai più di rivolgermi certe accuse! Posso vivere per strada, saltare un pasto ogni tanto e vivere con i soldi che lei spende in un giorno per i giornali. Posso anche essermi pagato una notte al coperto e un pasto caldo per me e il mio cane con il mio corpo… ma mai, MAI, mi sono messo su di una strada per vendermi per denaro… mai. Che lei ci creda o no. E tutti i suoi soldi, la sua bella casa e la sua antichissima spada non le da di sicuro il permesso di parlare di me come se non ci fossi o di giudicarmi senza avermi mai rivolto la parola! -
Scatta in piedi e si sorprende che le gambe lo reggano. Sente su di se lo sguardo di Wasjlli, vorrebbe voltarsi per sapere cosa sta pensando, per cercare almeno di intuirlo. E avverte il corpo asciutto e nervoso di Dago che gli si preme contro. Gli carezza la testa senza guardarlo, e il loro modo di dire che anche se le cose sembrano mettersi al peggio in fin dei conti non sono soli. E a loro basta: o almeno è sempre bastato.
Ma non lo guarda, non può. Ha gli occhi fissi in quelli di Keiichi. Ha l’impressione che gli stiano risucchiano la vita, lo tengono inchiodato lì impedendoli anche la dignità di voltarsi ed andarsene sbattendo la porta.
Gli prosciugano la rabbia ed è l’unica cosa che gli ha permesso di attaccarlo, di portare la sua attenzione su di sé. Comincia a non sentirsi poi così sicuro…
-Scusami, la tua replica è corretta, non è con te che dovevo prendermela…- e sposta lo sguardo su Wasjlli
Non si volta ancora per guardare la sua reazione…almeno fino a quando non sente quello sbuffo leggero: sta ridendo, la cosa sembra divertirlo un sacco.
-E’ pensi di riparare in questo modo? Ha dimostrato più onore e rispetto di te Kei, cerca di essere all’altezza… -
-E secondo te cosa dovrei fare? -
Sembrano giocare: incredibilmente ha l’impressione che Keiichi sia improvvisamente rilassato, appoggia i gomiti ai braccioli della poltrona e incrocia le mani di fronte al viso quasi a voler mascherare il sorriso che gli trasforma il viso in quello di un ragazzo. E’ di nuovo tagliato fuori: giocattolo di questi uomini che paiono muoversi su un piano diverso dal suo, parlando una lingua di cui riesce ad afferrare solo qualche parola e anche di quello il senso è solo parziale, superficiale
-Secondo me dovresti offrirgli un tetto… -
-E’ un posto nel tuo letto? -
-Beh, quello sta a me deciderlo -
Benissimo gli offrono un tetto perché gli hanno dato della troia e cercano di riparare offrendogli un posto da mantenuto 
-Credo di avere il diritto di oppormi.. le scuse sono più che sufficienti e non ho intenzione di accettare una proposta del genere… per me è arrivato il momento di togliere il disturbo… -
Se si mette in cammino subito raggiunge il paese prima di notte, certo… non è detto che si sistemi subito ma trovare un posto dove dormire lungo la spiaggia non è difficile…poi, domani mattina cercherà lavoro…in estate un posticino, se sai adattarti, non è difficile, soprattutto se sai adattarti.
-Aspetta. Siediti. -
Per un attimo ha la tentazione di mandarlo dove merita poi ubbidisce, ci sono persone che ricevano rispetto e ubbidienza limitandosi ad esistere: Keiichi è una di queste
-Cerchi lavoro?-
Deglutisce: che fare?
-Non ho documenti…-
-Ti ho chiesto se cerchi lavoro non la tua posizione sociale…Ci fermiamo qui per tutta l’estate, forse di più… quattro, cinque mesi, se ti accontenti di un posto come tuttofare…-
Non è l’offerta in se o chi la fa ma il periodo, quattro o cinque mesi, diverrebbe maggiorenne, e lì è un posto isolato, quella gente non gli chiede documenti, quella gente viene da tanto lontano che potrebbe non interessarsi minimamente alle vicende del suo paese o almeno a quelle che lo riguardano e poi…Wasjlli… è lì e lo fissa incuriosito, non fa nient’altro per convincerlo a restare lì e dispensa bellezza… vivere lì, anche come cameriere, ma vivere lì e poterlo vedere, parlargli, conoscerlo…
-Potrebbe interessarmi.. quali sono le condizioni?-
Se fossimo in uno di quei racconti dove tutti i pezzi s’incastrano a creare un disegno fantastico avrebbe detto sì e morta lì ma fra quattro giorni potrebbe ritrovarsi in mezzo ad una strada nella stessa situazione in cui l’ aveva abbandonata
Keiichi  solleva un poco un sopraciglio
-Solitamente non mi occupo di queste cose… vitto alloggio per te e quel cane… soldi?-
Potrebbe bastare vitto e alloggio ma…
-Duecento a settimana… pagato in contanti ogni lunedì -
E meglio non essere pagato sul fine settimana… troppe distrazioni, certo che seicento al mese…
Sorride
-Duecento? Dollari? -
Impallidisce un poco, un milione e mezzo più o meno…più il vitto e l’alloggio…
-Sta a lei decidere…-
Keiichi sembra sul punto di scoppiare a ridere, si copre gli occhi con una mano e annuisce
-Ok, ok… che tipo…-
Si ricompone subito ma mantiene quel sorriso divertito e pare un attimino più caldo ed umano della statua che era…
-Wasjlli mi sembra che hai movimentato abbastanza la giornata, stasera abbiamo ospiti e non credo che abbiamo altro tempo da perdere.. Pensi di poter occuparti del tuo nuovo acquisto?-
Vorrebbe poter replicare con qualcosa di altrettanto pungente e bastardo ma non gli viene proprio nulla e si limita a guardarlo lasciarli lì per dirigersi lungo la terrazza verso stanze che non conosce ancora
-Sei stato grande…-
Si volta stupito verso Wasjlli, si rende conto di essere sfinito, sarà l’incontro di Keiichi, sarà la mattina tra le lenzuola di Wasjlli, saranno tutta una serie di paure e speranze che gli girano in testa ma pensa davvero che farà fatica ad alzarsi da lì
-Io mi sento sfinito-
Ride e trova almeno la forza di sorridergli
-Ti credo! Kei è una specie di muro, non puoi parlarci puoi solo cercare di scalarlo o sbatterci contro.-
Allunga una mano e gli sfiora il viso, il collo, torna su e gli tocca le labbra con la punta delle dita.
E’ strano ma non riesce nemmeno ad eccitarsi, resta lì a subire quella carezza curiosa senza provare altro che un piacere lento e vischioso, rilassante. Ogni tanto brividi partono increspandogli la schiena ma non riesce a muoversi, è inchiodato lì, e gli viene in mente qualche verso, parole sparse che gli riempiono la mente ed accompagnano i gesti

-Quando amore ti chiama, segui il segno, anche se sale ripido il sentiero.
E quando le sue ali ti avvolgono, abbandonati, anche se tra le sue piume ti ferisse una lama.
E quando amore parla, non indugiare a credergli, anche se la sua voce sconvolge i tuoi sogni

Poiché amore incorona e amore inchioda a una croce….

Era sua madre a recitargliela, quando li raggiungeva nel grande letto di legno scuro. Ed è di nuovo lì, tra il corpo dolce e generoso di lei e quello spigoloso e ferito di suo padre. Ricorda come si tendeva per cercare il contatto, il calore. Come scivolava e riemergeva dal sonno ritrovando la stanza illuminata dal sole, le tende che si gonfiavano muovendosi leggere arrivando a sfiorarli ed avvolgerli rendendo la realtà più irreale del sogno. E c’era la musica, c’era sempre la musica dov’era sua madre…
-Sei grande per queste cose…-
Lo accoglieva così ma sorrideva. Aveva ragione ma non ci avrebbe mai rinunciato. Frequentava alcune famiglie di amici e rimaneva stupito della loro distanza: fra di loro sembrava strano restare nella stessa stanza senza toccarsi…
-Puoi scegliere Riccardo, puoi affrontare la vita come una roccia:infrangerla, lasciarti travolgere e avvolgere, ma lasciare che il tuo cuore rimanga intoccato. O puoi sfiorarla: lasciarti trasportare come una foglia o una piuma, scivolare su essa, lasciarsi penetrare in una certa misura ma potendo scegliere che lato mostrare e quale tenere nascosto. O puoi essere goccia, dissolverti, scioglierti, annullarti in essa.- 
Posava la testa sulla gamba di sua madre che seduta tra i cuscini gli accarezzava i capelli pettinandoglieli con le dita. Suo padre scivolava nel sonno più vicino tendendo un braccio fino a riuscire ad abbracciare entrambi.
Rimanevano così per ore, rendendo le mattine eterne. Era il posto più sicuro del mondo quel letto, il più colmo di amore, il più sacro. Era una sensazione che non aveva mai più provato e non aveva il dubbio di averli persi per sempre
-Dove sei finito?-
Sbatte un paio di volte gli occhi come per schiacciare delle lacrime che in realtà non c’erano
-Scusa?-
Wasjlli si sfilò gli occhiali e si tese fino a toccargli le labbra con le proprie
-Eri lontano da qui… lontanissimo-
Gli sorrise -Già, un’altra vita-
Si aspettò una domanda, uno sguardo incuriosito ma nulla, si rese conto che dopo che si era mostrato reticente a parlare di sé Wasjlli non gli aveva chiesto più nulla… tranne il suo nome
-Non mi chiamo Mario-
-Non mi stupisce-
-Non vuoi sapere?-
-Solo quello che sei disposto a dirmi. Mi aspetto lo stesso da te-
-Riccardo-
-Un nome importante, maestoso-
-Mi stai prendendo in giro?-
Rise ed era bellissimo -Un poco…vieni-
Lo guardò interrogativo ma poi lo segui docile imitando fiducioso Dago che si era portato al fianco di Wassjli dopo essersi stiracchiato ben bene. La stanza era, ora, perfettamente in ordine, si chiese se ci lavoravano dei folletti li dentro…
-Andiamo, ci conviene parlare prima con Andrej… mi rendo conto che non ho la più pallida idea di come sia disposta questa casa…-
-Andrej ?- domandò mentre raccattava, e rinfilava nello zaino, le sue proprietà
-E’ il braccio destro di mio fratello ma in realtà è un factotum. Dalla gestione della case in cui abitiamo all’organizzazione delle nostre giornate… E’ il genio della lampada!-
Pare molto divertito non capì da cosa, e poi era distratto… Wasjlli camminava apparentemente ignaro di quello che suscitava. Si muoveva leggero, aveva un passo deciso ma incredibilmente lieve, una naturalità ed una grazia che gli sembrava venire da anni di danza. Lo incantava, era stupido ma lo immaginava vestito con larghi pantaloni fruscianti stretti alla caviglia e un corto gilet ricamato, e null’altro: un personaggio da mille e una notte.
Forse era ora di un po’ di stabilità nella sua vita…cominciava a diventare un piccolo perverso…
Wasjlli si voltò per dirgli qualcosa ma si fermò rabbuiandosi
-Hai una faccia da spavento!-
Cercò di rassicurarlo con un sorriso ma si rese conto che era una stupida pantomima
-Un pensiero stupido che mi ha rivoltato lo stomaco… mi sono ricordato di un nomignolo che mi dava… suoi nervi.-
Scosse la spalle
-Senti è qui, ti avviso che cercherà di metterti a disagio quanto mio fratello ma dopo di lui ti parrà una passeggiata…-
Bussò annunciandosi prima che potesse replicare in alcun modo: per dirgli che poi? Era stanco, davvero stanco
-Vieni pure Wasjlli-
Diede ordine a Dago di aspettarli fuori, era certo che una volta ufficialmente assunto non ci sarebbe stato più niente da dire. 
Era un uomo, non una specie di guerriero antico vestito di furia, ma un uomo, forse un po’ rigido… sedeva dietro la scrivania impugnando deciso una penna che mandava riflessi dorati illuminata dalla luce asettica del pc.
Anche lui era un po’ asettico. Impeccabile nel completo grigio chiaro, impeccabile la camicia immacolata, impeccabile la cravatta, il taglio corto dei capelli completamente candidi, la postura che trasmetteva solidità e impeccabilità. Sollevò lo sguardo e lo fissò su di lui: lo inchiodò su di lui
-Credevo fossi venuto per sapere i tuoi compiti della giornata… chi è il signore che ti accompagna?-
Un po’ gelidino ma in effetti dopo Keichii sembrava al massimo un venticello fastidioso… Il fatto era che appariva spento, un paragone opaco. Poi c’era Wasjlli che sembrava semplicemente divertito di tutto quello che viveva, bastava spostare l’attenzione su di lui e tutto il resto si riduceva a una mosca ronzante
-Riccardo è un nuovo dipendente Andrej-
Un sopracciglio si alzò ma fu un movimento rapido e millimetrico, forse solo un’illusione in fin dei conti.
-Davvero? Strano non ero stato avvertito… posso avere le vostre referenze signor…?-
S’irrigidì,:questo non era buono..
-Riccardo, è già stato assunto, tu devi solo preparare il contratto. E basta, niente domande, niente indagini.-
Quello che segui fu un rapido scambio di battute in una lingua che risultò arabo per Riaccado ma poteva ben immaginare cosa stavano discutendo. Andrej replicava secco e conciso ma Wasjlli lo disarmava con sorrisi, lievi cenni della mano e frasi che sembravano musica
-Allora è deciso- chiuse dopo alcuni minuti
-Cosa?- gli chiese lui un po’ preoccupato
-Tutto a posto-
-Vi faccio presente che non é sano far entrare in casa… chiunque. Non vorrei che la vostra leggerezza sia causa di pericolo per la vostra incolumità.-
-Riccardo è persona fidata-
-Già il suo stipendio è un furto!-
Arrossì, sapeva che era vero
-Sono…-
-Andrej spero tu non voglia discutere le decisioni di Keichii…-
Parve turbato -No…cosa sa fare?-
-Io… beh, un po’ di tutto-
-Allora farai un po’ di tutto, aspettami fuori, ti accompagnerò alla camera che ti verrà affidata. Wasjlli tu puoi fermarti un attimo, dobbiamo metterci d’accordo per l’incontro di stasera.-
Guardo Wasjlli interrogativo, tutto lì?
-Non devo firmare nulla?-
-Servirebbe? Wasjlli mi ha spiegato che non hai documenti…-
E già… tutto troppo semplice..
-Riccardo aspetta fuori io finisco qui e poi ti accompagno-
Uscì senza replicare, era stupito, per quello che stava avvenendo, per la sua reazione. Per come si sentiva. Si sedette per terra scivolando giù lungo il muro, Dago ci mise un attimo per  insinuarsi tra le sue gambe
-Sembrerebbe che siamo a posto, se tutto va bene potremo stare nascosti qui per un bel pezzo-
Dago commento con una leccata soddisfatta
-Sì, Wasjlli mi piace molto, ma non al punto di dimenticarmi la prudenza, e poi piace anche a te e tu non sbagli mai… Ma Keichii non ti piace… in effetti anche a me ha ricordato qualcuno…-
Dago s’immobilizzò guadandolo fisso, avrebbe voluto sul serio riuscire a capirlo: che significava quello sguardo, che doveva stare in guardia? Che erano in pericolo? O che si stava sbagliando?
-Ho voglia di pace, per questo mi sento così stanco, per questo un attimo mi sento in paradiso e un attimo dopo giù all’inferno. Ma forse potrebbe andarci bene, non abbiamo diritto ad un po’ di fortuna-
La porta si aprì e si vide di fronte Wasjlli, non era una risposta quella?
-Mi ami Wasjlli?
Avrebbe voluto chiederglielo ma era stupido, di uno stupido abissale, si conoscevano da meno di un giorno… come poteva fargli una domanda del genere?
-Andiamo su…- gli tese una mano e l’aiuto ad alzarsi, era forte –vieni ora Andrej ci accompagna alla tua camera-
-Quel cane fa parte del bagaglio?-
-Andrej…-
L’uomo scosse il capo aggiustandosi gli occhiali dalla sottile montatura d’oro, aveva in mano un immenso mazzo di chiavi.
-Senta, sappia che ogni danno causato da lei o da quella bestia sarà scalato dal suo stipendio…-
-Dago è molto educato-
-Dago?-
-E’ un personaggio dei fumetti…-
Si sentiva in dovere di fornire almeno un limite di spiegazione… certo che con i loro nomi al primo comunicato avrebbero dovuto alzare le tende in fretta e furia
-Segno del vostro livello culturale immagino…-
Non rispondere… non rispondere per favore
-Abbituati ad essere strapazzato da Andrej… è l’unica forma di divertimento che conosce-
-Wasjlli! Non dovresti andare a prepararti per gli ospiti di tuo fratello?-
-Non preoccuparti, voglio solo accertarmi che tu non ti mangi Riccardo appena volto l’angolo-
-Devo iniziare subito il lavoro?- cercava almeno di ritagliarsi uno spazio
-Forse più tardi ci sarà qualcosa per lei-
Lui voleva tornare nel letto di Wasjlli, con Wasjlli, voleva rituffarsi tra le sue braccia, affogare la malinconia nel sesso, dopo era certo che sarebbe stato meglio.
-Eccoci: la televisione può essere usata anche come una radio, mi sembra che nel bagno ci sia una doccia ma deve controllare lei… ogni parte del mobilio e della biancheria è segnato…-
Arrossi violentemente
-Non ho intenzione di portami via un armadio!!!-
-…per la lavanderia-
-Non sapevo che mandassimo i mobili in lavanderia Andrej-
Per la prima volta vide Wasjlli irritato, Andrej ritorno immediatamente nei ranghi
-Penso possiate sistemarvi senza la mia supervisione. Wasjlli vieni?-
-Arrivo subito-
Attese che fosse uscito poi gli sorrise
-Non lasciarti prendere dallo sconforto-
Tuffo una mano tra i suoi capelli afferrandone una manata alla base del cranio. Un brivido parti facendolo sussultare mentre il suo stomaco si annodava. Tirò giù fino ad avere la sua bocca comoda e si dedicò ad un bacio che pensava potesse ridurlo ad una gelatina alla fragola.
-Vorrei avere tempo…-
E lo lascia lì: con il cuore a mille, il petto che si alza e si abbassa come se avesse corso i cento, Dago che lo fissa con la testa inclinata, dolcissimo e grottesco nelle sue cicatrici
-Che hai da guardare? Lo hai visto? Com’è, come si muove, come parla… sarà volgare ma quel ragazzo è la concretizzazione della parola orgasmo!-
Dago uggiolò e dopo uno sbadiglio decise che era il momento di esplorare la stanza visto che il suo padrone aveva spostato le sue capacità di ragionamento nei boxer
Riccardo si guarda intorno, la camera è piccola ma ha una porta-finestra che da sul giardino che occupa, in pratica, tutta una parete. C’è un armadio a due ante con sotto tre cassetti, una scrivania con relativa sedia, telefono, lampada. Un letto è un comodino. Si siede sul letto e inspira profondamente, quella è la sua stanza, di là c’è il suo bagno. La televisione è fissata ad una parete come in qualche albergo. Sì, è piccola ma è sua, e per chi ha dormito nell’androne di una porta con il terrore della polizia o di un qualunque passante che decideva che la tua faccia è degna di essere ridisegnata da un calcio o un pugno quello è il paradiso…
La televisione… lo fa per curiosità e per puro masochismo: l’accende. L’ora è giusta, il tardo pomeriggio è il regno dei talk-show, vagola un po’, ma poi figurarsi se non lo trova. Un gesto lieve della testa ed ecco i suoi capelli lucidi e serici che si ricompongono in un’ala perfetta che va a velargli un poco il volto fino a quasi a nascondergli lo sguardo di uno smeraldo vellutato, ma solo quasi. Balena un sorriso discreto, un accenno di sorriso, mentre ascolta attento la presentatrice di turno, non annuisce, basta l’intensità lusinghiera di quagli occhi che hanno il potere di farti provare…tutto, lui ti guarda e tu esisti. Ride prima di rispondere, una risata gutturale e calda, bassissima. Si tocca lievemente il risvolto della giacca, come se ci fosse bisogno di sistemarla… è perfetto, un bellezza discreta e perfetta. Ricordava l’effetto che faceva nelle feste organizzate dal giornale: pareva passare inosservato, solo che nessuno gli staccava gli occhi di dosso, magari non si riusciva a dire cosa avesse di così… attraente, forse gli occhi ma nessuno avrebbe potuto dire cosa che non c’era che non andava.
Poteva rispondere, biblicamente parlando era un sepolcro imbiancato: parla, la sua voce è ancora un incantesimo lieve che affascina. E’ puro masochismo, ricorda il passato: se non fosse stata quella voce calda a dirglielo…
-Sono morti Ric, non posso dirtele in altri modi, sono morti.-
Aveva annuito, è strano ma vede la scena come se fosse stato uno spirito fluttuante in quella dannata stanza.
I tuoi genitori sono morti, annuisci, certo, sì,sì, è stato fatto tutto il possibile ma devi capire che non c’era altro sistema… Quella frase lo scuote un poco, aggrotta la fronte. Ecco annuisci, aggrotti la fronte, sinceramente non è una risposta sana ad una esperienza del genere… ma se volete che vi sveli un segreto non ci sono risposte sane… Lui li si era ammalato, le parole come un virus, follia depressione, usate i termini che più vi sembrano adatti, ne ho sentiti tanti… Ma il nostro piccolo Riccardo su quella frase comincia a sbiellare, o meglio, la sua ragione rimane aggrappata coi denti e le unghie fintanto che c’è Marcello, la sua voce che rende quella notizia assurda accettabile, il suo sguardo che gli concede di esistere… Quando poi era rimasto solo (Ti lascio solo…cioè, era arrivato a dirglielo, come se gli stesse facendo un favore, una gentilezza, e l’aveva presa per tale!… Ti lascio solo…), quando la stanza si era svuotata della presenza di Marcello e si era riempita dell’assenza dei suoi genitori, il male l’aveva assalito con fauci ricolme di lame, fulminante, irreversibile.
Vista da fuori ha del comico, no sono passati tre anni, non sufficienti perché faccia meno male, ma almeno riesce a riderci sopra, in un modo che sembra un conato di vomito. Già si guarda in giro per capire la provenienza di quel suono assurdo, una specie di guaito ma più lungo, più gutturale. Era come se per produrlo si rinunciasse a respirare, era troppo rapido e ripetuto per riuscire ad inspirare. Si era voltato verso Dago ma aveva faticato a vederlo per le lacrime:stava piangendo! Finalmente capì: era lui, nasceva da lui, dal suo petto, dalla sua gola, dal suo cuore. La stanza si era riempita di persone, mani e braccia che lo stringevano, lo premevano. Ma arrivavano troppo tardi…ti lascio solo…era tutto in quella frase.
Dago ringhiò riportandolo alla realtà, arrossì sbrigandosi a girare
-Scusami, deve darti molto fastidio-
Dago andava su e giù innervosito e teso, lo chiamò per cercare di fare pace a colpi di coccole e carezze ma venne volutamente ignorato. 
-Cosa devo fare per farmi perdonare?-
Si piazzò davanti alla finestra cominciando a grattarsi con un impegno che pareva voler escludere anche la più remota possibilità che potesse interrompersi per dare retta ad un bipede con la sensibilità di un sasso e l’egoismo tipico della sua razza. Sapeva che gli sarebbe passata, con il suo tempo. Era meglio darsi da fare per pagarsi quella stanza e il vitto. Si diresse in bagno, piccolo e funzionale, c’era addirittura la biancheria!!
Yuppy-doo
Si diede una veloce rassettata, Si osservò critico nello specchio, aveva i capelli lunghi, molto, arrivavano ben oltre le spalle. Sua madre aveva inventato una specie di filastrocca con cui lo faceva ridere da piccolo e lo ricattava da grande
-Ha fatto un bambino con la testa piena di codini di porcellino!-
Scosse il capo facendoli danzare, la cosa più sorprendente era il colore, passavano dal castano scuro al biondo cenere:sembrava un campionario vagante di tinte per capelli. Li strinse in una coda semplice, si infilò sulla pelle nuda una camicia di jeans e il paio di pantaloni tagliato al ginocchio, aveva solo quelli puliti al momento… chissà se c’era una lavatrice da qualche parte o mandavano tutto in lavanderia… Li sembrava brutto mettersi a stendere sul ferro della doccia ma aveva urgente bisogno di  biancheria pulita!
Wasjlli, aveva voglia di vederlo, di abbracciarlo e sentire il sapore della sua bocca, di scoprire cosa voleva fargli se avesse avuto più tempo…
Sospirò e gli parve di sentire un’eco proveniente da una regione, ben precisa, poco più giù del suo ombelico
-Vediamo di distrarci un po’. Dago io vado, cercherò un piccolo presentino per farmi perdonare la mia coglionaggine: non volevo farti del male bello.-
Dago si voltò ma solo un attimo giusto per fargli capire che lo sapeva ma non poteva sempre fargliele passare tutte lisce… per il suo bene anche.
Chiuse la porta e si mise alla ricerca della cucina.




Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions