Parte:unica
Serie:soggetto originale
Disclaimers:
Questo racconto è stato ideato un giorno al telefono,durante un dialogo
telefonico col mio compatriota Jacques. Spero vi piacerà. Dedicato a Vanilla ^^
visto che per il demone mi sono ispirata a un suo disegno. Grazie.
Cuore di amianto
di
Amy & Jacqu
Umidità...ovunque..piovono gocce di sangue. Esco piano, in punta di piedi,
da questo scheletro di edificio, dalla muffa delle vecchie cose, in punta di
piedi per non disturbare il sogno di queste anime sopite.
Il cielo grigio si confonde col cemento delle strade, piccole auto
sfrecciano incuranti del tempo, contro la luce del sole che tramonta.
Inutilmente mi stringo nelle spalle, cercando un po' di calore che sciolga
questo freddo.Una coppia di fidanzatini passeggia giurandosi eterno
amore...io non sono più capace di amare. Ci fu un tempo in cui mi illudevo
di poterlo fare, poi anche l'illusione svanì, strepitando il suo ultimo
rumoroso addio nelle mani del mio nero signore.
Quel tempo ora mi appare così lontano che anche i ricordi si sbiadiscono
come colori antichi, perdendo lucentezza e trasparenza.
Imbocco il viale e salgo le scale due a due, come se avessi fretta.A volte
mi chiedo cosa provino gli umani quando corrono come formiche impazzite,
pieni di stress come palloncini pieni di rabbia....ma mi rispondo subito che
qualunque essi siano, i sentimenti non fanno parte di me.
E' una certezza eppure perché in questi momenti, mentre salgo queste scale
mi pare di sentire il mio cuore palpitare?
Apro la porta, piano. La stanza è buia, come sempre, ma questa volta non c'è
la fiamma della candela: essa giace vicino al letto, spenta. LUI non è
ancora arrivato.
Butto la mia giacca di pelle in terra, senza badare allo strato di polvere
che ingrigisce il pavimento.
I miei passi si smorzano sui brandelli di moquette.
Mi avvicino alla finestra chiedendomi come mai non sia ancora arrivato.Non
è da lui....forse un ritardo..un impegno...niente potrebbe costringerlo a
non venire più qui, nel nostro rifugio decadente e freddo.
Solo una persona potrebbe...e se? ..Scuoto la testa.Che stupido che
sono!...siamo immortali, il tempo,le malattie non ci fanno paura e la
morte...beh la morte siamo noi!
Sento le anime che si contorcono, morenti: Questa città sta morendo e
neppure se ne accorge.
Quei lamenti mi feriscono le orecchie..mio signore, dove sei ? Perché mi
hai lasciato solo?Sai cosa rischio per te.Hai visto le mie ali perdere il
loro candore,hai assistito immutabile alla mia cacciata.
Con un tonfo mi lascio andare sul nostro giaciglio: un materasso umido e
niente di più."Non servono inutili abbellimenti per quello che
facciamo" aveva detto indicando il materasso e io lo avevo guardato
stupito, rendendomi conto della verità intrinseca delle sue parole. Ma poi
cosa facevamo? Cosa eravamo l'uno per l'altro? Cosa ero io per lui?
Probabilmente non avrei mai saputo la risposta a quelle tacite domande Le
voci,ancora quelle voci imploranti...perché? Perché tanto dolore?
...Chiudo gli occhi per cercare di fare tacere quei sussurri lamentosi,
quelle preghiere rivolte alla parte di me che non c'era più o che forse non
c'era mai stata.
Le scapole mi dolgono....le mie ali non si sono ancora rigenerate.
E mentre sono steso, come uno scheletro giace nella bara, il corso e ricorso
dei miei pensieri torna a fluire verso i lidi sabbiosi del mio passato e la
mia vita ritorna prepotentemente con le immagini dei suoi ricordi. Nel mio
riposo le mie barriere cadono e i ricordi hanno nuovamente lo splendore
delle cose passate e perdute.
Respiro piano, spaventato dai miei stessi respiri. A volte mi stupisco di
essere ancora vivo. Un profumo invade i miei pensieri, uno di quei profumi
speziati, lo stesso profumo dei mercati egizi, quando il sole inizia a
riscaldare l'atmosfera.Un profumo misterioso e antico,che racchiudeva in se
mille segreti perduti, mille promesse..un profumo conosciuto..il SUO
profumo. Spalancai di colpo gli occhi, per ritrovarmi a fissare l'immensità
oscura dei suoi,appena ombreggiati da due fila di lunghissime ciglia.
Oddio...basta il tuo profumo per rendermi così? Non mi riesco più a
muovere.
Semplicemente esisto. Su quel letto, immobile, schiacciato dal tuo sguardo
ironico e selvaggio.
Non mi saluti, non mi chiedi neppure come sto, solamente mi fissi con quegli
occhi grigi e ardenti, in silenzio.
Anche quella volta non parlasti, lasciasti che i miei stessi fratelli, i
figli di Dio, i Caritatevoli (che ironia in quel nome!) facessero di me uno
sciocco pupazzo senza ali, sanguinante. E quando mi alzai, sporco di fango e
sangue e fissai quegli occhi che mi avevano legato a loro, come catene, in
cerca di comprensione..amore?In cerca forse solo di pietà essi si
socchiusero, privandomi anche di quel poco di conforto che le tue iridi
scarlatte potevano darmi.
Non più angelo, non demone, sono dovuto fuggire da tutti...ma non da te.
Solo a te mi dono così,senza ribellarmi,senza difendermi.
Le tue mani si insinuano sotto i miei abiti leggeri e pesanti sfogliandoli
come petali di una rosa, lasciandoli cadere, incurante di ogni cosa, sul
pavimento.
Vorrei fare qualcosa per dimostrarti il mio desiderio invece giaccio,supino,
incatenato a questo letto di piacere, privo di volontà alcuna.
Sento le tue labbra, come scie di fiamma sulla mia pelle, percorrere strade
immaginarie, incuranti dei miei ansiti.
Il sangue pulsa in ogni particella del mio corpo e capisco che vivo per
questo: per sentirmi per un'ora vivo, una sola interminabile ora di silenzi
e gemiti e null'altro.Solo qui, in questo letto squallido, con la luce del
sole morente riesco a capire veramente perché vivo.
Sento il tuo corpo nudo ardere contro il mio, pelle contro pelle. I tuoi
capelli che scivolano sul tuo volto mentre mi fai tuo, mentre ti muovi
dentro di me, in un ritmo incalzante, poi con un lento incedere, poi di
nuovo violento per poi abbandonarsi a delle pause in cui ascolti i nostri
corpi pulsare sotto le spinte del tuo ardore.
Non posso più muovermi,completamente soggiogato, privo di dignità, aperto
e nudo come non sono mai stato, posso solo implorare di finirmi..di darmi il
colpo finale e mentre soffoco i miei respiri finali sulla tua spalla, mentre
assaggi il mio sangue dalla ferita inferta dai tuoi artigli, mi illudo di
sentire la tua mascella contrarsi in un gesto nervoso e stanco allo stesso
tempo, un gesto che mi dimostri che vivi, che odi..che ami.
E invece tu infrangi tutti i miei sogni. Ti alzi e ti vesti senza neppure
guardarmi in volto, come se fossi una puttana indegna perfino del tuo
sguardo...
i tuoi passi che si allontanano mentre io giaccio nudo, preda e vittima di
un demone dal cuore di amianto.
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|