AVVERTENZE:
Questo parto della mie mente malate è una specie di prologo, e poi ho realizzato il sogno della mia vita (non è vero, il sogno della mia vita è un'altro, vero Sendo??) cioè una Fic su un cuoco e un cameriere.
Siccome faccio la cuoca credo sia deformazione professionale...
Scusatemi!!!!!!!!!



Cuoco

parte I

di Lara


-Ehi cuoco! Sono pronti i piatti del tavolo 20?- Il cuoco in questione alzò di scatto la testa verso la fonte di quelle parole, un cameriere.
-E che cazzo! Cosa credi, che per fare le cose basti il tempo di chiederle! Sei appena entrato con quella comanda!- La piccola lite passò inosservata nella cucina in pieno fermento, era l'ora del servizio della sera, il ristorante era pieno, i cuochi come al solito pronti a far volare le parole,  e non solo, in direzione dei camerieri, e i camerieri pronti a fare richieste assurde.
-Datti una calmata Mat! Guarda che ho solo chiesto!- Il cameriere, un bel ragazzo sui vent'anni guardava in cagnesco l'antagonista del momento, colui che stava ai fornelli, il cuoco.
-Non rompere, ed eccoti i piatti del 20! Sparisci prima che diventino freddi!-
Con quelle parole il cameriere sogghignando prese in consegna i piatti dal cuoco, rompere le scatole velocizzava sempre la cucina.

Due ore dopo.

-Mat!- Il cuoco si voltò, era appena uscito dal locale, era finito il suo turno e stava tornando a casa quando la voce del cameriere, Alessandro, lo fermò.
-Che vuoi Ale? Hai finito pure tu?- Mat lo guardava venirgli incontro con un sorriso, vestito in jeans e maglietta non sembrava neppure lui, era troppo abituato a vederlo vestito da cameriere, con la giacca e il papillon. Era molto alto, almeno quanto lui che era uno e ottanta. 
-Si, oggi faccio la mia mezza di riposo, ma ho la macchina dal meccanico, visto che abito vicino a te mi dai un passaggio?- Ale sorrise speranzoso, fissando gli occhi azzurri dell'altro, illuminati dalla sorpresa.
-Abiti vicino a me? Non lo sapevo! E da quanto?- Possibile che fossero vicini e non se fosse mai accorto?
-Da poco, una settimana più o meno, ed esattamente l'appartamento al primo piano della palazzina davanti alla tua. Allora, me lo dai il passaggio?- Mat annuì e si diresse verso la macchina seguito da Ale. Come faceva a sapere dove abitava? Mah, doveva averlo visto uscire per andare al lavoro. Ma allora perché lui non lo aveva mai visto?
-Come mai ti sei trasferito?-
Ale sorrise, come poteva dirgli la verità, che si era trasferito per vederlo più spesso? Che lo amava? Optò per una mezza verità.
-Così sono più vicino al lavoro e più lontano dai miei che non mi possono vedere. Ti spiace avere un cameriere come vicino di casa, signor cuoco?-
Mat rise mentre fermava la macchina ad un semaforo rosso e voltandosi verso il suo interlocutore.
-Certo che non mi spiace, e poi lo sai no che la guerra c'è solo all'ora del servizio! Per il resto del tempo siamo tutti grandi amici! Più o meno.-
Il resto del viaggio passò tra tranquille chiacchiere, poi, arrivati a destinazione, si salutarono e si misero d'accordo per il mattino dopo, sarebbero andati insieme al lavoro.

Ale entrò nel suo appartamento al settimo cielo, anche l'indomani sarebbe restato solo con Mat per un po'.
Entrò nella piccola cucina ancora sottosopra e si fece una tazza di caffè, pensando agli occhi azzurri e al viso dai tratti delicati del cuoco che era entrato nel suo cuore.
Neppure lui sapeva come era successo, ma un mese prima, quando era stato assunto, l'aveva visto per la prima volta, chino sul tagliere a tagliuzzare delle verdure.
I capelli biondi che erano stretti in un corto codino e la frangia che gli ricadeva sugli occhi limpidi come il cielo di Marzo. La giacca bianca tutta chiazzata aveva il primo bottone slacciato e lasciava intravedere i pettorali muscolosi.

L'aveva in mente come una fotografia quell'immagine che gli aveva rapito il cuore.

Aveva deciso che sarebbe stato suo, a tutti i costi. Ma la cosa si stava rivelando molto lenta, ma sapeva ce la avrebbe fatta.
O almeno lo sperava con tutta l'anima.
Intanto avrebbe cercato la sua amicizia, poi, un passo alla volta. A quel pensiero sorrise.
Si sedette sul divano davanti alla televisione e l'accese.
Solo per sentire il campanello della porta suonare.
 Guardò dallo spioncino e vide Mat.
Era felice di vederlo, certo, ma che ci faceva li? Aprì la porta con un sorriso interrogativo.
-Ciao! Entra pure.- Mat sorrise, e scosse la testa.
-Grazie, ma sono solo venuto a darti questo, l'ho trovato in macchina, devi averlo perso.-
Ale prese in mano il braccialetto di cuoio, non si era nemmeno accorto di averlo perso. Però doveva ammettere che la fortuna era dalla sua parte. 
-Non mi ero neanche accorto di averlo perso! Grazie! Ma dai, non stare li sulla porta, entra che ti faccio vedere casa mia! E per ringraziarti che ne dici di un caffè. Al momento è quasi l'unica cosa che ho in casa.-
Ale si passò una mano tra i corti e lisci capelli neri con aria imbarazzata, facendo entrare il suo ospite e chiudendo la porta. -Siediti pure dove vuoi, anche se le possibilità sono poche, divano, divano, oppure divano.-
Mat rise divertito, la casa presentava una quantità di scatoloni sparsi, e le uniche cose sballate erano il divano, il televisore con il lettore DVD e un tavolino un po' sbilenco.
-Penso che mi siederò sul divano Ale, ma non è che hai bisogno di una mano con il trasloco?-
-No, non ti preoccupare; oggi metto un po' a posto, non è che abbia tutte queste cose, è che viste negli scatoloni sembrano il doppio. Allora, caffè?- 
Passarono il resto del pomeriggio a parlare, rilassati e tranquilli con la televisione che andava in sottofondo, ignorata da entrambi.


Le cose si stavano mettendo decisamente bene, Alessandro era al settimo cielo, era ora di conquistare il cuore di Mat.
La settimana dopo avevano deciso di andare in vacanza assieme, al mare. Era l'inizio di settembre. Il lavoro era tanto ma non così tanto da far negare loro un settimana di vacanza, e poi Ale non avrebbe accettato un no a costo di licenziarsi!
Passare una settimana al mare con lui. Dopo una stagione intera di lavoro gomito a gomito.

Tute le volte che si erano trovati a casa di uno o dell'altro la sera e passato la notte a parlare.
I giorni erano volati, ma le notti, quando lui non c'era, sembravano ancora più soffocanti e calde.
A rigirarsi nel letto sognando le sue mani, il suo viso, le sue labbra.
Quelle labbra che ogni volta doveva farsi violenza per non cercarle con le proprie, quelle labbra che sembravano chiedere di essere morse, baciate. 
La frangia bionda e lunga che spingeva indietro con gesti automatici ma talmente sensuali da togliere il fiato, e i capelli sciolti che gli accarezzavano il collo.
Era geloso di quei capelli certe volte. Potevano accarezzare quel collo bianco e sottile come voleva fare lui. Si, era proprio innamorato, come aveva giurato non sarebbe successo mai più. Dopo che era stato lasciato, sbeffeggiato, preso in giro. No. Era sicuro che Mat non era quel genere di persona. Non gli avrebbe spezzato il cuore. O si? 
Ma doveva provare, lo sapeva, non poteva restare nell'ombra del dolore, per paura di soffrire ancora.
Lo amava, e sperava con tutto il cuore che Mat per lo meno non lo gettasse anche come amico, dopo.


Finalmente il giorno della partenza, la macchina carica di valige, come se le vacanze dovessero durare mesi invece che sette semplici giorni.
-Allora Mat, ti sbrighi? Ma quanta roba ti stai portando dietro??-
La voce di Ale era felice, sembrava un bambino alla prese con le prime vacanze, felice e spensierato. Indossava una maglietta azzurra che metteva in risalto il torace, e pantaloni bianchi larghi.
-Senti chi parla, il signor tre borsoni da una tonnellata! E aiutami a metterli in macchina invece di criticare!-
Mat si mise a ridere alla faccia sconvolta di Alessandro, un lieve rossore che si diffondeva sul viso abbronzato.
 -Dai che scherzo Ale! Non fare quella faccia!!- Il ragazzo si riprese, ma il rossore traditore aveva deciso di rimanere ancora un po' sul suo viso.
Aiutò a caricare i borsoni in macchina.
-Per fortuna che siamo solo noi due, una terza persona in macchina non ci stava, figurarsi le eventuali valigie!-
A quel pensiero Mat rise, seguito da Ale che si perse a contemplare quegli occhi stupendi.
-Hai ragione, una terza persona proprio non ci starebbe.- Però Ale non lo intendeva solo come spazio fisico, quella settimana Mat era solo suo, non lo avrebbe mai diviso con nessuno.

Finalmente la partenza, la macchina divorava i chilometri dell'autostrada con loro due che ridevano e scherzavano, ascoltavano la radio, commentavano le canzoni e i cantanti, si divertivano a correre nell'autostrada semi deserta. In fondo era pur sempre un mercoledì.


Mat cercava con tutto se stesso di non darlo a vedere, ma era da un po' che si era accorto che per lui Ale non era solo un amico. Era stato difficile ammetterlo con se stesso, lui era pur sempre un ragazzo, e Ale pure. 
Non sapeva cosa fare, per un periodo aveva anche pensato di allontanarsi, ma solo il pensiero lo faceva stare troppo male.
Il pensiero di non vedere più quegli occhi di giada illuminati dal sorriso, quelle mani lunghe e affusolate, e quel viso angelico, quell'ovale perfetto incoronato di corti e lisci fili di seta nera.
Come desiderava far passare le mani attraverso quei fili superbi, per poi portarle a circondare l'ovale perfetto del volto e poi scendere. Scendere sempre più, poggiarle sul petto sodo, sugli addominali scolpiti, scendere ancora.
A quel punto Mat troncò di netto i suoi pensieri, si stava eccitando, e non gli sembrava proprio il caso visto il costume e la spiaggia abbastanza affollata.
Ale, sdraiato al sole accanto a lui, non si era fortunatamente accorto di nulla, ma il suo sguardo si era incollato alla nuca scura dell'amico.
Doveva dirglielo, ma quando, e soprattutto come senza rischiare di perderlo? 
Senza rischiare di allontanarlo per sempre da lui?

Mat era ignaro del fatto che Ale stesse facendo le stesse sue riflessioni ad un passo da lui, sdraiato sulla sabbia bianca e rovente sotto il sole del primo pomeriggio.
Le loro anime già si tendevano la mano, in attesa del reciproco incontro. 
Nel mare bambini giocavano allegri, e le loro grida avevano un che di innaturalmente vivo nella calura statica del pomeriggio.
Come di comune accordo, Ale e Mat si alzarono per andare a fare un tuffo, tutti e due un piano in mente per dichiarare i propri sentimenti all'altro.

Finalmente la sera, con la brezza fresca che saliva dal mare e che portava via il caldo soffocante del giorno.
Nella terrazza dell'albergo camerieri affaccendati servivano la cena ai commensali, ignari delle loro fatiche e pieni di pretese.
-Mat, non ti sembra strano essere il cliente. Quando vedo i camerieri servirmi mi fa uno strano effetto...-
Ale sembrava imbarazzato da questa sua confessione, ma sorrideva all'indirizzo di Mat.
E come poteva non sorridergli? Era veramente splendido.
Indossava un paio di vecchi jeans stinti attillati e una camicia bianca sbottonata fino a metà. Splendido, angelico. Se solo avesse potuto gli sarebbe saltato addosso li, davanti a tutti.
Probabilmente il suo sguardo stava lasciando trapelare qualcosa, perché Mat smise di parlare e lo fissò con aria interrogativa, la testa bionda leggermente piegata di lato e le labbra socchiuse.
-Qualcosa non va Ale? Mi sembra che mi stai fissando in modo strano da un pezzo.-
Ale si riprese con un sorriso imbarazzato e il viso rosso come un peperone.
-No, niente, stavo solo pensando ad altro, non ti preoccupare!-
-Va bhè, allora sei d'accordo? -
Ale lo fissò in silenzio per un lungo minuto, una faccia talmente ebete da far ridere Mat fino alle lacrime.
-Cosa c'è da ridere Mat?! Smettila che ci stanno guardando tutti malissimo!
Basta Mat! Smettila.-
Ma la cosa degenerò invece di migliorare, perché anche Ale si unì alla risata, contagiato dall'ilarità dell'amico. Finalmente tra le occhiatacce degli altri clienti dell'albergo e dei camerieri finirono di cenare e si diressero verso la loro stanza, sempre ridendo.
Appena chiusa la porta alle loro spalle crollarono sul pavimento di moquette blu contorcendosi dal gran ridere.
-Smetti di Ridere Mat! Sennò non riesco a smettere!-
Senza neanche più il fiato per parlare Mat diede le spalle all'amico cercando di calmarsi, era proprio vero che il riso era contagioso, e poi amava sentire la risata allegra e argentina di Ale, sembrava una risata talmente libera, lo liberava dentro, sembrava che quel suono meraviglioso gli togliesse un peso dalle spalle.
Alla fine si calmarono tutti e due, non senza piccole ricadute.
-Allora non hai capito quello che ti ho chiesto prima, volevo sapere se ti andava di andare a fare un giro sulla spiaggia Ale.-
Mat si sentiva un perfetto idiota a chiedere una cosa simile ad un ragazzo, ma in fondo doveva trovare il coraggio di dirglielo, o non sarebbe più riuscito a dormire, ad essere in pace con se stesso.

-Certo, aspetta che prendo la felpa.-

Era quasi mezzanotte, e la luna era solo un sottile spicchio rossastro nel cielo limpido, i loro piedi nudi non facevano rumore nella sabbia soffice e ancora tiepida, il leggero risuonare delle onde contro il bagnasciuga era ritmico e rilassante, un eterno rincorrere la terra ferma.
I due camminavano fianco a fianco, in silenzio. Ognuno concentrato fino allo spasimo sull'altro, senza sapere come cominciare il suo discorso, senza sapere come l'altro avrebbe preso, senza sapere che i loro pensieri erano l'uno lo specchio dell'altro.

Ale. ora è qui, è vicino a me ma non so come dirlo. Perderlo mi ucciderebbe. L'acqua lambisce i miei piedi scalzi, il rumore sordo delle onde si mescola ai miei pensieri. Lui è qui, ad un passo da me.
Ale è qui al mio fianco.
Vorrei tendere la mia mano fino ad imprigionare la sua, dirgli tutto quello che mi passa per la mente ma non ho il coraggio di dirgli nulla; mi fermo. 
Lo fisso con insistenza muta negli occhi. Spero assurdamente che capisca lo stesso, senza parole, mi sorprende fissandomi con la stessa intensità. 
Non so più che pensare, che sappia leggere nel mio animo?
Impossibile, o no? Il suo sguardo entra in me più forte di un grido, mi sembra di annegare nello stagno smeraldino dei suoi occhi.
E' buio ma i suoi occhi sono luminosi, pieni di luce. Intriganti, invitanti, come e più della mela del peccato originale.
Belli, immensamente luminosi e spaventosi.
Abissi in cui rischio di perdermi senza poter più trovare la strada per il ritorno.
Vedo che si passa la lingua sulle labbra secche, e guardo incantato quello spettacolo a cui vorrei partecipare.
Sta per iniziare a parlare, e all'improvviso non so più se ho paura o se sono felice, finalmente si chiariranno le cose, spero almeno.


Mat si ferma a fissarmi, so che devo dirlo, so che questo è il momento giusto.
Il mio Mat, un angelo biondo e delicato, sembra quasi un fiore talmente bello, ma talmente delicato, che uno sfiorare può deturpare per sempre la sua bellezza.
Lo vedo annegare nei miei occhi, mentre io annego nei suoi.
Vorrei urlarlo al mondo intero, vorrei dire a tutti che io lo amo, che adoro questo ragazzo così bello, che lui è solo mio.
Non lo sa ancora forse, ma lui è solo mio.
Mi decido a parlare, passo la lingua sulle labbra seccate dall'aria della notte e lo vedo seguire ipnotizzato il mio gesto. Esulto dentro di me, so che ho una speranza.
-Devo dirti una cosa Mat, una cosa molto importante. Solo ascoltami fino in fondo, ok?-
Non dice nulla ma lo vedo annuire, è impallidito, e la sua pelle bianca ora è ancora più diafana. Non ha certo nulla da temere per spaventarsi così, ma credo non lo sappia.
-E' da un po' che dovevo dirtelo, solo che ho paura.-
Mi fermo e osservo le sue iridi azzurre appena visibili oltre il bordo nero come un pozzo d'oscurità delle pupille.
Ho tuta la sua attenzione, anche se la mia voce è poco più di un sussurro so che la sente perfettamente, accenno un mezzo sorriso e vado al sodo. 
Ormai come deve andare andrà.
-Io mi sono innamorato di te Mat. Sei libero di fare quello che credi, accettare il mio sentimento o andartene. Ma non disprezzarmi.-
Queste parole mi sono costate un pezzo della mia anima. Ma la sua reazione non è tra quelle che mi aspettavo. Mi lascia letteralmente senza parole.



O DIO O DIO O DIO!!!!!!!! Al momento riesco solo a pensa quello. Mi ama. O DIO O DIO O DIOOOOO!!!!!! Ha appena detto di amarmi, e mi chiede di non disprezzarlo per questo.
Ma come potrei visto che io lo amo a mia volta? Sorrido felice come non mai. 
Lui guarda sorpreso le mie labbra incurvarsi. Non se lo aspettava. 
Vorrei mettergli le braccia al collo ma mi sento impacciato come se fossi tenuto fermo da fili d'acciaio.
Mi sembra di essere un ragazzino che non sa che fare. E sotto un certo aspetto credo proprio sia così. Chi l'avrebbe mai detto che io mi sarei innamorato di un ragazzo, e che ne sarei stato ricambiato?
-Come faccio a disprezzarti? Non potrei mai. Perché anche io. sai.-
Le parole non escono, mi sento impacciato e disorientato, incapace di esprimermi.
Voglio dirglielo anche io che lo amo. Voglio che senta la mia voce e guardi i miei occhi mentre glielo dico.
Ma le parole non escono. Sembrano bloccate nel fondo dello stomaco. 
Vedo la sua mano che, lenta, occupa lo spazio che la separa dal mio volto in un tempo apparentemente infinito.
Sfiora lieve e bollente il mio volto, accarezzando con il pollice le mie labbra, disegnandone i bordi e sfiorando gli angoli.
Mi avvicino a lui senza accorgermi del passo che ho fatto, siamo sempre più vicini, e chiudo gli occhi.
Alla dolce carezza si sostituiscono le sue labbra, più dolci di qualsiasi nettare. All'improvviso ho paura, ma le sue braccia allacciate attorno al mio collo dopo un attimo in cui mi sembrano sbarre di una prigione, mi tranquillizzano, e scendono lievi fino ai miei fianchi.
Il bacio si fa più profondo sento la sua lingua che sfiora delicata e intrigante le mie labbra, e io le do accesso alla mia bocca, dove inizia a corteggiare la mia.
Con movimenti sempre più profondi e sensuali, senza fretta, assaporando ogni angolo, esplorando in tutte le sue parti la mia bocca.
Mi sta facendo impazzire.
Allaccio le mie mani dietro il suo collo stringendolo di più a me, quasi avessi paura di vederlo scappare.
Le sue mani sui miei fianchi stringono e rilasciano la mia carne in un dolce tormento, poi risalgono sotto la maglia accarezzando la pelle nuda, riempiendomi di brividi.
Annaspando alla ricerca d'aria mi stacco da quelle labbra meravigliose e accarezzo quel volto perfetto, passo le mie dita tra i fili di seta nera come spesso ho sognato di fare, sento il profumo d'incenso della sua pelle e con le labbra accarezzo dolcemente il suo collo.
Penso di aver raggiunto la felicità.





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