SPOILER:
Mannaggia, mai una volta che mi ricordi qual'e' il volumetto. Mi pare il 9...
DISCLAIMER:
La canzone usata e' 'The Crying Tree of Mercury' ed appartiene agli Smashing
Pumpkins (x chi lo vuol sapere l'album e' 'MACHINA, the Machines of God') e i
personaggi appartengono alle Clamp (ma non si puo' proprio far richiesta di
adozione, mannaggia??)
NOTE:
Questa l'ho scritta ancora quest'estate, in una serata davvero nera. Il mio 'io'
depresso ha preso il sopravvento sulla mia parte razionale (che devo ammettere
fa sempre più spesso cilecca). Quando sono tornata in me qualche tempo dopo mi
sono trovata davanti queste tre pagine di songfic. Dato che non sapevo cos'altro
poter fare, l'ho letta. E mi è piaciuta. Spero piaccia anche a voi. Questa e'
l'unica ff che io abbia scritto che ha come coppia Seichiro e Subaru, x un
motivo molto semplice: io Seishiro-san se l'avessi davanti lo ucciderei. Prima
che shikigami, ofuda, shinken e quand'altro mi vengano lanciati contro,
lasciatemi specificare che lo odio si', ma cordialmente, altrimenti non avrei
sprecato neanche due sillabe su di lui. E non ho neppure specificato in che
senso lo 'ucciderei'.... *^_^
Crying Tree di
Kemis
Il
vento soffiava la pioggia contro il vetro della stanza. Subaru rimase a
osservare l’esterno in silenzio. Le nubi temporalesche celavano il sole,
coprendo interamente il cielo di una spessa coltre cupa. La voce
insistente dell’uomo che parlava alla radio ripetè di nuovo l’ora,
affrettando i ritardatari a rincasare per la cena.
Subaru decise
brevemente che non avrebbe mangiato, non ne aveva voglia. Rimase a
osservare la sottile striscia di fumo che si sollevava dalla sigaretta
accesa tra le sue dita, il cui bianco risaltava in contrasto al colore del
cielo fuori.
La
sua mente era vuota, Subaru si rifiutava di pensare ad alcunché, sapendo
che sarebbe bastato un solo pensiero cosciente a riportare la sua memoria
all’incontro al Nakano Sun Plaza avvenuto appena quattro giorni prima.
Rimase a osservare la pioggia che scorreva sul vetro con sguardo vacuo.
Notò
distintamente che quell’odioso speaker aveva finalmente smesso di
parlare, lasciando il posto a una musica lenta e cupa. Lasciò cadere la
testa contro il vetro freddo, chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dal
suo ritmo, ascoltando le parole del cantante.
This
is the song I’ve been singing my whole life
I’ve
been waiting like a knife
To
cut open your heart
And
bleed my soul to you
Senza aprire
gli occhi scosse debolmente la sigaretta sopra il portacenere, portando
lentamente l’altra mano al petto, sopra il lungo taglio sottile, un
dolore pulsante stranamente rassicurante.
I
did it all for you
You
and you and you and you
Vagamente
irritato dalla direzione che la sua mente stava prendendo, tentò di
pensare ad altro. Rivide davanti a sé il fragile ragazzo dai capelli
corvini – poco più che un bambino, in realtà – che era stato scelto
per essere il Kamui dei Draghi del Cielo. Nei suoi grandi occhi viola
Subaru vi aveva visto rispecchiato il suo dolore. Ripensò alla
risolutezza che con i suoi discorsi aveva risvegliato in quelle pozze
senza fondo violacee – risolutezza che sconfinava nella disperazione, un
altro sentimento che gli era insopportabilmente familiare.
This
is the sound I’ve been making my whole life
I’ve
been waiting for this night
To
clear up all the talk
Riudì
le parole che si erano scambiati nel fondo del cuore del ragazzo.
“…Anche
se qualcuno ti dicesse che sei egoista?”
Lentamente
alla figura di Kamui si sovrappose quella di un se stesso sedicenne.
“…Anche
se qualcuno ti biasimasse per questo?”
Rivide
se stesso pronunciare quelle stesse parole alla sua immagine riflessa in
uno specchio, in un solitario pomeriggio autunnale.
“…Anche
se nessuno capisse i tuoi pensieri?”
Un
pomeriggio cupo e piovoso, proprio come oggi, un pomeriggio in cui aveva
preso la sua decisione, in cui aveva scelto la sua strada. Sapeva dove
portava quel sentiero, sapeva a cosa sarebbe andato incontro,
sapeva a quale solitudine, a quale folle oscurità stava spalancando le
braccia, ma c’era stato un unico pensiero nella sua mente.
“…Io
vivo affinché si avveri il futuro che desidero…”
Although I’m selfish to a fault
Is
it selfish it’s you I want
You
I did it all for you
Incapace
di evitarlo, l’immagine del Sakurazukamori si affacciò alla sua mente,
i suoi occhi – uno uniforme e latteo, l’altro color ambra, ma freddo
quanto quello di vetro – e il suo sorriso, sempre lo stesso. Subaru
odiava quel sorriso, quella immancabile maschera peggiore di
un’espressione indifferente, quel sorriso perennemente presente sul suo
volto. Bevendo un caffè in compagnia, o fumando una sigaretta, o
uccidendo un innocente. Il sorriso non spariva mai.
Al
Sakurazukamori si accostò la figura del ‘Seishiro-san’ che aveva
conosciuto nell’anno del Patto, degli occhi color ambra pieni di affetto
e preoccupazione per lui – pieni di bugie – e, nonostante i
suoi sforzi, si sentì tornare quel sedicenne fiducioso, ingenuo… e
innamorato.
This
love will stand as long as you
There’s
really no excuse
I
did it all for you
Sentì
un’improvvisa umidità scivolare contro la guancia appoggiata alla
finestra. Decise che si trattava della condensa del suo respiro contro il
vetro freddo, finché una goccia non raggiunse le sue labbra socchiuse.
Sentendone il gusto salato, non seppe più negare l’evidenza a se
stesso. Aprì lentamente gli occhi, rifiutandosi di fissare quelli verdi
pieni di lacrime del suo riflesso e guardando invece la città ammantata
di scuro, come un mantello su cui le gocce di pioggia lanciavano deboli
bagliori morenti nel crepuscolo.
These
are the tears I’ve been crying my whole life
Like
an ocean of desire
Nella
sua mente rivisse il breve incontro al Nakano Sun Plaza, risentì la mano
dell’assassino sulla sua, il suo respiro caldo sulle dita, la sensazione
di quelle labbra sensuali sorridere contro il dorso, contro il suo
stesso marchio.
Sentì
improvvisamente che i suoi demoni lo assalivano, demoni che stava evitando
già da quattro giorni.
Una
parte di lui, quella che ancora ragionava, trovava ridicolo il fatto che
le scelte e la determinazione costruite negli ultimi nove anni fossero
state scosse in quel modo in pochi minuti, che poche parole e qualche
lieve tocco fossero riuscite ad alzare una cortina di nebbia intorno a
lui, isolandolo e confondendolo, facendogli perdere l’orientamento.
I’m
reaching through the noise
Across
the dusk of time
Aspirando
profondamente dalla sigaretta, lottò per ritrovare il suo equilibrio
interiore, per livellare il tumulto che era esploso dentro di lui. Ripeté
mentalmente le parole che aveva detto a Seishiro-san quel giorno.
“…Ti
stavo cercando per esaudire il mio desiderio…”
“…A
me non interessa affatto il futuro del mondo…”
Within
the lilting lies
I am singing out to you
Ascoltò
le ultime note della canzone disperdersi nell’aria. La sigaretta si era
spenta fra le sue dita, la cenere era caduta a terra e un po’ sui suo
pantaloni. Da qualche parte nell’appartamento il suo poketbell stava
suonando, un altro lavoro di cui occuparsi, altre persone da salvare.
Riappoggiò
la testa contro la finestra, pretendendo che il freddo che sentiva
avvolgerlo fosse il freddo del vetro, il freddo di quella sera piovosa, il
freddo dell’appartamento…
Richiuse
gli occhi e lasciò che le tenebre invadessero la sua mente e il suo
cuore, perdendosi nell’oblio.
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