I personaggi di Yu Yu appartengono agli aventi diritto.

Questo racconto è molto descrittivo...dovete immaginarvi un po’ tutta la scena...scusate se inserisco tutti questi termini giapponesi...nikurashii vuol dire odioso...scusatemi anche per il mio Hiei, lo sò che è troppo dolce per essere l’originale...DOPOTUTTO è UNA FANZINE!!!


Dubbio

parte seconda: Crying

di Jpnir



Kurama nuotava, perso nei suoi sogni.

Cosa era successo realmente?

Si era svegliato in quella grotta umida, il sole già alto nel cielo.
Il torace ferito era stato malamente medicato, e proprio dalla rudezza di quella medicazione era certo che fosse stato Hiei.

Ricordava solo poche immagini della sera precedente, e tra queste un bacio.

Un bacio di Hiei.

Una cosa così desiderata da apparire irreale.

Doveva essere frutto della sua immaginazione, si convinse.

Uscì dall’acqua e si accorse di avere freddo: quando si era svegliato i suoi vestiti erano spariti, e al momento non aveva avuto idee migliori che quella di mettersi a nuotare nel vicino fiume per riscaldarsi col movimento e, già che c’era, per ripulirsi dal sangue rappreso che lo ricopriva quasi del tutto e per togliersi di dosso le bende, ormai inutilizzabili.

E adesso era nudo come il giorno in cui era nato.

Si avviò verso la caverna, se non altro lì poteva accendere un fuoco.

Nel frattempo si augurava di non incontrare Hiei: in passato non si era mai vergognato di farsi vedere da lui senza vestiti addosso, ma nel caso la sera prima fosse realmente successo qualcosa, non gli pareva proprio il caso di farsi vedere nudo.

Mentre stava arrivando alla grotta, però, scorse Hiei.

Si accucciò svelto dietro ad un cespuglio e si mise ad osservarlo.

Era a petto nudo, i muscoli madidi di sudore resi lucidi dal riflesso del sole, intento a stendere il pigiama di Kurama, che a quanto pare aveva lavato, su di un ramo.

A Kurama venne da sorridere.

Era contento che Hiei si fosse preoccupato addirittura di lavargli i vestiti.

Un gesto così insolito...no, non doveva farsi illusioni.Per di più non si ricordava nulla di reale della sera precedente, quindi...

In quel momento Hiei si accorse dell’aura di Kurama.

“Vieni fuori”, gli disse.

Per tutta risposta Kurama bisbigliò all’albero vicino di prendergli i vestiti, e questo prontamente allungò le sue fronde fino a posare le vesti di Kurama davanti a lui.

Il kitsune si vestì, ma dalla faccia di Hiei quando uscì allo scoperto si rese conto che il pigiama bagnato sottolineava non poco le sue forme sottili.

“Accidenti...”, stava pensando Hiei nello stesso momento, ricordandosi tutt’a un tratto di quanto il fisico di Kurama fosse sexy, e che effetto avesse su di lui.

Ringraziò il cielo di non avere addosso anche lui dei pantaloni aderenti, nel frattempo si preparò psicologicamente al discorso che si preparava a fare con Kurama.

“Baka...”, gli disse, e subito dopo non sapeva se pentirsi o meno di quello che aveva appena detto.

Guardò verso Kurama, e nonostante la distanza si accorse che aveva gli occhi velati di lacrime.

Lo youko nel frattempo fingeva di osservare le fronde della pianta che aveva di fianco, e nel frattempo cercava di cacciare indietro le lacrime che la confusione regnante nella sua mente gli stava imponendo di versare.

“Tu non capisci...”, riuscì a dire.

“Non capisco che cosa?” sbottò Hiei.

“Me.”

Hiei si avvicinava a passi lenti, le mani nelle tasche dei larghi pantaloni neri, i piedi scalzi sul manto di petali ed erba che ricopriva il terreno antistante la grotta.

“E cosa c’è da capire, Kurama?”

“Te l’ho già detto. Me.”

“Smettila con questi giochi di parole”.

Hiei era ormai di fronte a Kurama, il mento alzato per guardare in faccia il Kitsune. Si accorse che Kurama stava cominciando a piangere.

“Che cosa c’è adesso da piangere, baka?!”

“E smettila di darmi dello stupido, nikurashii!”

Nel frattempo Kurama si era seduto su una roccia, prendendosi il viso tra le mani così da celare le lacrime, mentre Hiei pensava a quanto era cambiato il suo Kurama mentre era nel Makai.

Era così fragile, così logoro, così enigmatico. Così poco youko. Così umano.

“Sono stato via troppo”, disse, riferendosi ai suoi pensieri.

Kurama non disse nulla.

Ci fu qualche minuto di silenzio poi Kurama si decise e cominciò a formulare la domanda che tanto lo angosciava.

“Ieri notte...”

Hiei ebbe un guizzo al cuore. Si voltò di scatto, e senza lasciar finire a Kurama la frase disse: “Dimentica ieri sera. Avevi la febbre, non hai bisogno di giustificarti”.

Era infatti questa la conclusione a cui era giunto Hiei: la dichiarazione di Kurama non era altro che un delirio causato dal virus del Makai. Ne era più che certo. Fece per andarsene, quando Kurama alzò la testa di scatto e urlò: “Aspetta!”

Quando Hiei si voltò, gli si parò davanti il fragile volto del suo amato youko: i due smeraldi piangenti lacrime a fiotti, quell’espressione  così triste che tanto amava, i capelli bagnati appiccicati alla fronte... sentì di amarlo con tutto il cuore.

“Ieri sera io...di ieri sera...non mi ricordo nulla...che cosa ti ho detto, cosa ho fatto? Hiei...”

Ma Hiei non ascoltava più. Non mi ricordo nulla. Queste parole frullavano nella testa del Jaganshi. Non sapeva se ridere o piangere.

Pianse.

Pianse solo due piccole lacrime, prese tra le mani il volto di Kurama, del suo amato Kurama, e sussurrando “Ai shiteru yo...” , lo baciò.

Quando si separarono, anche Kurama pianse, ma stavolta di gioia, tra le braccia del suo Jagnshi.

Hiei non sapeva cosa dire, si teneva abbracciato a Kurama più per paura di vedere il suo volto che per altro, perchè non sapeva cosa avrebbe detto Kurama, e nel frattempo piangeva piangeva a modo suo, senza singhiozzi nè sospiri, solo due lacrime lungo le guance, così calde in quella fredda mattina.

“Perchè piangi?”

“Perchè...mi sono ricordato tutto....”.

Hiei si preparò al peggio. "... e....quindi?”, disse, la voce strozzata dalle lacrime.

Ancora felicemente imprigionato nell’abbraccio di Hiei, Kurama alzò il viso segnato dal pianto, sorrise e disse: “Sukida...”

Hiei fece involontariamente uno dei pochi, uno dei più grandi sorrisi della sua vita. Era senza fiato, era vero, era tutto vero, Kurama lo amava, amava lui. Non era più solo, non sarebbe più dovuto partire per annegare il suo dolore nel tempo...

Kurama si mise a ridere, nel vedere il viso di Hiei con quell’espressione così insolita.

Hiei se ne accorse ma non riusciva a smettere di sorridere, si mise a ridere, e nel frattempo piangeva, un pianto e una risata nervosi, causati dalla gioia e dalla tensione che si allentava.

Strinse Kurama a sè, mentre questo lo circondava con le sue braccia esili.

“Non andartene più...”disse Kurama, ancora in lacrime, quasi supplicando.

“Non piangere, non piangere...”sussurrava Hiei, “non me ne andrò mai più via da te.”

  

 

 


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