Disclaimer: i personaggi di questa fic non sono miei e non solo non ci guadagno niente ad usarli.




Cronache

parte VI

di Naika


Dal Libro degli Eredi e delle Dinastie
I figli del Ghiaccio e del Fuoco.
Libro primo.

La Madre Luna dona la vita.
Essa splendendo candida nel cielo abbraccia con la sua benevolenza gli amanti allacciati, donando alla nuovo essere frutto del loro amore, le caratteristiche che lo guideranno nel mondo.
Una ad una le stelle argentee donano alla nuova, piccola, fiamma vitale le sue capacità.
L’intelletto.
La forza.
La bellezza.
L’attitudine ad un’arte o un mestiere.
Esse intrecciano la loro luce tessendo i delicati merletti del suo carattere.
Finchè prima che il sole sorga ad illuminare il primo palpito di questo nuovo essere la Madre Luna pone al nascituro l’ultimo dono.
Fa di esso un suo figlio donandogli ciò che ella per prima ha avuto il potere di fare.
Gli dona la capacità di procreare.
Tuttavia la notte dell’eclissi il potere della Luna viene offuscato dalle Tenebre.
E sebbene le stelle tessano ugualmente la loro rete di destini, ai figli nati il giorno dell’eclisse non viene data la possibilità di dare alla vita.
Così è sempre stato per Acqua e Fuoco.
Due forze contrapposte eppure legate.
L’una inesistente se non per negare l’altra.
Incatenate.
Il potere dei figli nati dall’unione di queste due forze è enorme e sconcertante.
Per questo le tenebre lo temono.
Per questo esse offuscano la candida Madre affinché a tali figli non sia concessa la procreazione.
Perchè se i figli di Acqua e Fuoco dessero vita ad un popolo, la tenebra non avrebbe scampo.
Il figlio nato da Ice Griegh Sharak e Flavie Rhon Fire per questo motivo nacque sterile.
Ad esso che era uomo di grande saggezza e potenza il popolo del Nord concesse così di scegliere il suo successore.
Tra i Signori del ghiaccio non per nobiltà ma per forza magica ed intelletto egli scelse il nuovo, giovane, Re.
E così fecero i figli del Ghiaccio e del Fuoco dopo di lui.
Per questo fra tutte la dinastia del Ghiaccio splende candida e argentea come una stella.

                                                           Dal Libro degli Eredi e delle Dinastie


Capitale del regno dell’Acqua
Novantesimo giorno del quinto millennio dal Patto di Zagor

Rukawa fissava il medico seduto di fronte a lui con gli occhi spalancati.
Quello che gli era appena stato riferito era assurdo.
Totalmente, completamente, assolutamente impossibile.
“Co... cos...come...che...” balbettò non riuscendo a dar voce ai pensieri sconnessi.
Il medico scosse il capo.
“Ho fatto un’analisi del suo sangue al vostro sposo e ho trovato delle tracce di Maternis.”
Gli occhi di Rukawa si allargarono ancora di più.
Esisteva solo un campione di quella polvere dorata che aveva il preciso scopo di permettere alla donna che l’assumeva di rimanere gravida, ed era sigillata in uno scrigno dorato nell’aula di magia.
Com’era possibile che Hanamichi ne fosse venuto in possesso?
E poi la scatola era ermeticamente chiusa.
Solo un alto funzionario o un membro della famiglia reale potevano conoscere la parola magica necessaria per aprirla.
Nemmeno il popolo dell’aria era in possesso di un filtro tanto potente.
Così potente che i maghi avevano deciso all’unanimità di sigillarlo per evitare ‘incidenti’
Si coprì la bocca con una mano tremante.
Hanamichi....
Hanamichi era...
“Lui lo sa?” chiese con voce flebile.
Il medico scosse il capo.
“Gli ho dato una pozione per farlo riposare, il suo corpo sta subendo dei notevoli scompensi a causa della gravidanza e più la cosa si protrae più il suo organismo ne risente”
Rukawa impallidì violentemente.
“Rischia la vita?” chiese dimenticando per un momento l’assurdità di quella situazione preoccupato per la sorte del compagno.
“No, ma potrebbe comunque essere pericoloso protrarre la gravidanza” gli spiegò il medico.
Rukawa scosse il capo assolutamente incredulo.
“Maestà” lo chiamò Otis fissandolo seriamente “Il vostro consorte è solo a metà del secondo mese di gravidanza, possiamo farlo abortire”
“I...io...” Rukawa era assolutamente confuso.
Non capiva più nulla.
Hanamichi aspettava un bambino.
Portava in grembo suo figlio.
Però la gravidanza per lui era pericolosa.
E certo era un maschio!
Non era fatto per avere bambini!!
Anche se grazie al Maternis il suo corpo aveva sviluppato un utero per accogliere la nuova vita che stava crescendo nel suo ventre questo non significava che Hanamichi fosse diventato una donna.
Anche se avrebbe portato avanti la gravidanza come avrebbe potuto partorire???
“Devo parlarne con lui” mormorò scuotendo il capo.
Il medico annuì.
“Qualunque sia la vostra decisione Maestà, sappiate che faremo di tutto per far soffrire il meno possibile il vostro consorte.”
Rukawa annuì con il capo mentre il medico se ne andava.
Quando la porta si richiuse alle sue spalle l’enormità della notizia che era caduta su di loro lo colpì in pieno.
I figli del fuoco erano considerati i Protettori dell’Ardente Fiamma Vitale.
Le donne del loro popolo erano quelle, fra tutte, ad avere il più ampio tasso di natalità.
Hanamichi possedeva il potere del Fuoco, in quanto membro della famiglia reale nelle sue vene scorreva parte del potere divino di Fire capostipite della sua casata e il Maternis, quel filtro sigillato per la sua potenza incontrollata, aveva fatto il resto.
Lui aveva fatto il resto.
“Un figlio...” mormorò incredulo passandosi una mano tra i capelli corvini, cercando una spiegazione a quella situazione inconcepibile.
Ma come, anzi CHI poteva avere avuto accesso a tale pozione e soprattutto perchè farla bere ad Hanamichi?
Gli ritornò in mente la loro prima notte di nozze.
Quel desiderio assoluto con cui Hanamichi l’aveva cercato.
La passione dei loro amplessi quella notte.
Era accaduto allora?
Ci avrebbe scommesso il suo stesso regno.
E c’era solo una persona che all’epoca conosceva abbastanza Hanamichi da procurargli una droga per la prima notte...
Una sola persona che avrebbe voluto vederli felici insieme...
Uno solo che aveva anche la facoltà di aprire lo scrigno nell’aula di Magia...

“AKIRAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!”


Il salone era ormai sgombro degli ospiti e Akira e Mitsui si stavano nuovamente dirigendo ai piani superiori per avere informazioni sulla salute di Hanamichi quando avvertirono quell’urlo disumano.
Il diretto interessato spalancò gli occhi incredulo, impallidendo.
Il suo re sembrava furioso.
Il suo grido aveva fatto tremare tutto il castello.
Un paggio che stava passando per il corridoio divenne cinereo fissando prima la direzione da cui il ruggito era giunto e poi l’alto capitano delle guardie.
Akira si sentì morire quando lesse pietà negli occhi del giovane prima che questo sparisse in una porta laterale decidendo che era più saggio girare a largo.
“Sembra arrabbiato” disse Mitsui, mettendo il dito nella piaga, mentre l’amico si dirigeva come un condannato a morte verso gli appartamenti reali. 
Entrò senza bussare ben sapendo che comunque Rukawa lo stava aspettando e così, infatti, era.
Il suo sovrano vibrava per la rabbia a stento trattenuta, la scrivania ridotta ad un blocco di ghiaccio lucente su cui era posato uno scrigno che non ebbe difficoltà a riconoscere.
“Ohi, ohi” mormorò.
Rukawa lo fulminò con lo sguardo mentre Mitsui impallidiva.
Li avevano scoperti!!!
Possibile che la loro droga avesse fatto male ad Hanamichi ad una tale distanza di giorni?
Ormai era passato più di un mese e mezzo!
“La riconosci?” gli chiese fremente Rukawa gli occhi ridotti a due fessure argentee.
Akira annuì con il capo.
“E sai che cos’è questo?” disse tirando fuori il sacchettino rosso con la bella M ricamata sopra.
“Un afrodisiaco” rispose a mezza voce il ragazzo.
Rukawa lo rimise nella scatola prima di fissarlo di nuovo.
“Oh sì il Maternis è un afrodisiaco, ma un afrodisiaco molto particolare. Il suo scopo preciso è quello di far sì che dall’amplesso degli amanti che lo usano nasca un figlio.”
Akira spalancò gli occhi.

Maternis?
Ma la M e la F non stavano per Maschio e Femmina?
Corrugò la fronte mentre cercava di ricordare le lezioni che aveva seguito sull’argomento.
Maternis.
Dove aveva già sentito quel nome?
D’un tratto si rivide seduto nell’aula di magia accanto al suo maestro che gli mostrava la scatola dorata.
“Qui dentro sono custoditi i più potenti tra gli afrodisiaci” gli aveva spiegato battendo un colpettino sul coperchio dorato per riattirare l’attenzione del ragazzo che stava allegramente sorridendo alla sua bella assistente.
“Il Frenesis e il Maternis...” aveva detto il suo maestro con tono solenne prima di sbottare un “Ma Lord Sendoh mi state ascoltando o no?”

Akira fissò Rukawa con occhi sgranati, ricordando.
All’epoca era stato troppo distratto dalla sua prima cotta per prestare attenzione alle parole del suo maestro e ora...
Mitsui guardava senza capire il suo sovrano mentre Sendoh chiudeva gli occhi pregando con tutte le sue forze che non fosse davvero successo quel che temeva.
Non era possibile.
Non doveva essere possibile.
Nemmeno il Maternis poteva essere COSI’ potente.
Rukawa incrociò le braccia sul petto sorridendo loro con quello che tuttavia pareva più un ghigno.
“Ho l’onore di informarvi che Hanamichi porta in grembo mio figlio” disse cupo.
Akira divenne pallido come un cencio barcollando pericolosamente mentre Mitsui fissava prima Rukawa poi lui e, resosi conto che non stavano affatto scherzando, perse i sensi.

Hanamichi aprì stancamente gli occhi nella stanza immersa nella penombra.
Era svenuto.
Era da quella mattina che stava poco bene e alla festa...
Sotto gli occhi di tutti, era crollato.
Si mosse tra le lenzuola guardandosi attorno confuso.
Era di nuovo nella grande stanza reale.
“Tesoro..” si voltò verso quella voce conosciuta, dal tono preoccupato.
Rukawa era fermo in piedi accanto alla finestra ma sentendolo muoversi si era avvicinato al letto con uno sguardo carico di tenerezza.
“Kaede” mormorò sorridendogli debolmente.
“Come ti senti Hana?” gli chiese il sovrano scostandogli dolcemente una ciocca rossa dalla fronte prima di sedersi su una sedia accanto al letto.
“Spossato” sbuffò Hanamichi prima di fissarlo negli occhi.
“Che mi è successo Kaede?” gli chiese incerto.
Vide i suoi occhi assumere una strana luce che lo preoccupò.
“Sei svenuto” mormorò Rukawa sfuggendo il suo sguardo.
“Questo lo so anch’io baka kitsune, volevo sapere PERCHE’, sono svenuto” gli fece notare torvo.
Rukawa emise un piccolo sospiro prima di voltarsi verso di lui.
“Non so come dirtelo” ammise.
Come poteva dirgli una cosa del genere?
Hanamichi lo fisso spaventato “Mi hanno avvelenato?” chiese un po’ preoccupato.
Dopo il matrimonio Rukawa gli aveva raccontato dei problemi che i seguaci di suo cugino gli avevano già provocato pur di mettere in discussione la sua salita al trono.
E se il consorte reale fosse morto sarebbe stato certamente un duro colpo per Rukawa.
Perchè lui rappresentava la garanzia dell’alleanza tra nord e sud.
Rukawa lo fissò dolcemente prima di fare un’altro profondo respiro.
“In un certo senso.” mormorò “Ricordi la nostra prima notte di nozze?” lo vide arrossire e  gli accarezzò dolcemente una guancia continuando.
“Mitsui ti aveva messo nel bicchiere un afrodisiaco molto potente creato da Akira”
Il rossino strabuzzò gli occhi incredulo.
Ora capiva!
Quell’urgenza.
Quel bisogno che l’avevano assalito d’un tratto.
“Solo che Sendoh ha commesso un errore”
Le parole di Rukawa lo riportarono bruscamente alla realtà strappandolo dai ricordi.
“Che tipo di errore?” chiese preoccupato.
“Ha aggiunto del Maternis alla pozione anzichè del Frenesis. Mentre questo secondo si limita a scatenare la frenesia amorosa il primo è stato creato per far sì che, inoltre, dall’amplesso dei due amanti nasca una nuova vita” Hanamichi lo fissò confuso e incredulo.
Quello che gli stava dicendo Rukawa che cosa aveva a che vedere con lui?
Quel Matris, Maternis o come si chiamava, aveva avuto degli effetti collaterali?
“Le nostre pozioni sono molto, molto potenti, Hanamichi” gli mormorò Rukawa.
“Lo stesso Libro delle Arti e dei Misteri dice: non vi sarà confine, ne ostacolo. Non avrà significato l’impossibile. L’uomo dimenticherà l’irrealizzabile.”
“Ka...kaede che cosa vuoi dirmi?” gli chiese improvvisamente pallido il ragazzo.
Eppure sapeva.
Ancora prima che Rukawa desse voce ai suoi dubbi, la sua anima aveva già risposto alla sua domanda.
Si era accorto che qualcosa in lui stava cambiando.
O meglio... crescendo.
Con il passare dei giorni ne aveva avvertito la forza e il calore.
Eppure era impossibile.
Si era detto che il cibo diverso da quello a cui era abituato e l’eccessivo tempo passato a far nulla gli facevano immaginare le cose.
Ma ora...
Ora...
“Hana, porti in grembo mio figlio”
Hanamichi chiuse gli occhi trattenendo il respiro.
Era assurdo.
Semplicemente assurdo.
“Io... io non...” balbettò scuotendo il capo fissando Rukawa con occhi spalancati per la confusione.
L’imperatore gli accarezzò il viso con dolcezza senza sapere che dirgli.
La notizia era stata uno shock per lui, non riusciva proprio ad immaginare come si doveva sentire Hanamichi in quel momento.
Lui che quel figlio lo portava dentro di sè.
Una lacrima gli scivolò sulla gota abbronzata e Rukawa si stese accanto a lui nel letto prendendolo tra le braccia.
“Andrà tutto bene amore, vedrai” gli mormorò dolcemente stringendolo a sè.
Hanamichi si accoccolò contro di lui prima di abbassare una mano e posarsela sul ventre.
“Un figlio” sussurrò con voce incerta prima di sollevare lo sguardo, per incontrare quello del compagno.
“Tuo figlio” mormorò fissandolo negli occhi blu.
Kaede posò una mano su quella abbronzata, sul suo ventre.
“Nostro figlio, tesoro” lo corresse.
Hanamichi intrecciò le dita con le sue prima di affondare il capo nella sua spalla.
“Per gli dei...” gemette.

“Maestà è pericoloso” cercò di farlo ragionare il medico.
Era tornato a visitare Hanamichi alcune ore dopo il suo risveglio e aveva ricevuto la sconcertante affermazione che il ragazzo non era assolutamente intenzionato ad abortire.
“Ma si può fare, no?” chiese Hanamichi appoggiato ad una miriade di cuscini, una coperta gettata sulle spalle ampie mentre Rukawa seduto accanto a lui aveva ancora la destra intrecciata con la sinistra dell’amante.
Il medico corrugò la fronte “Potremmo effettuare un cesareo però...”
“Non ho intenzione di uccidere mio figlio!” tuonò deciso Hanamichi avvertendo la stretta rassicurante di Rukawa.
Quando il compagno gli aveva detto qual’era stata la proposta del medico di corte si era sentito morire.
Per quanto faticasse ancora, anche solo ad accettare la vita che stava crescendo dentro di lui, la sola idea di liberarsene...
Si era sentito male.
Era diventato così pallido che Rukawa era scattato in piedi come una molla pronto a far accorrere il medico se lo stesso Hanamichi non l’avesse fermato.
Ne avevano parlato.
E avevano deciso.
Rukawa gli aveva assicurato che avrebbe rispettato la sua decisione, qualunque essa fosse stata, eppure quando gli aveva detto che avrebbe tenuto il bambino aveva visto un lampo di sollievo negli occhi blu.
“Dovrete evitare qualsiasi genere di sforzo Maestà e probabilmente passare la maggior parte del tempo a letto” gli fece notare il medico.
Hanamichi annuì.
Aveva immaginato una cosa del genere.
Gli era bastato vedere che cos’era successo il primo mese per capire che non sarebbe stata una cosa facile.
Addirittura dolorosa.
Ma non aveva intenzione di rinunciare.
Non avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
“Se questo è il desiderio di vostra maestà faremo tutto il possibile per darvi la possibilità di avere il bambino” gli assicurò Otis.
“Questo è il nostro desiderio” disse Rukawa con voce profonda prima di voltarsi verso il rossino che gli sorrise dolcemente.
Il medico se ne andò da lì a poco dopo aver controllato tutte le funzioni vitali del consorte e della piccola vita che gli cresceva nel ventre raccomandandosi ancora una volta di evitare tutti gli sforzi.
“Niente sesso per otto mesi” mormorò Rukawa fingendosi dispiaciuto e ricevendo un’occhiata di fuoco da parte del compagno.
“Volpaccia maledetta vieni qui che ti spenno!!” disse allungando le braccia per afferrarlo.
Rukawa gli bloccò i polsi contro le lenzuola sorridendogli sornione.
“Non ti agitare Hana niente sforzi ricordi” gli disse sfiorandoli le labbra con le proprie.
“Hn” sbottò il rossino “Per questa volta ti salvi ma aspetta che il tensai sia di nuovo in forze e di te non resterà che un mucchietto di cenere!!” minacciò.
Rukawa gli sorrise sedendosi sul letto accanto a lui passandogli un braccio intorno alle spalle.
“Va bene tesoro ma adesso sdraiati e cerca di riposare un po’”
“Sto bene Kaede” cercò di protestare il rossino.
“E’ meglio se dormi un’altro po’ hai avuto abbastanza emozioni per oggi” gli disse Rukawa facendolo sdraiare e rimboccandogli le coperte ignorando le sue proteste.
“Io sto benissimo Kaede smettila di fare la chioccia!!” protestò cercando di alzarsi senza successo.
Lo sguardo del suo compagno era duro come il ghiaccio.
Deciso a non cedere di un millimetro.
Hanamichi chiuse gli occhi con un sospiro.
Sarebbero stati otto mesi lunghissimi.
“Kaede?” mormorò dopo un po’.
“Hn?” gli chiese il volpino che si era sdraiato sopra le lenzuola accanto a lui e che lo fissava con il capo poggiato alla mano candida.
“Che cosa racconto ai miei genitori?” chiese arrossendo violentemente prima di voltarsi a fissarlo.
Kaede spalancò gli occhi, si era completamente dimenticato che la famiglia del rossino sarebbe giunta a castello da lì a pochi giorni.
“Bhe...” scosse il capo “la verità, credo...” mormorò.
“Mio padre come minimo ti brucerà vivo!” borbottò prima di sorridere malignamente tra se.
“E se lasciassimo a Mitsui e Akira il compito?” chiese mentre nei suoi occhi si accendeva una luce sadica.
Rukawa scosse il capo. “Sarebbe difficile” mormorò contrito.
Eppure Hanamichi notò quella stessa luce scintillante nel suo sguardo.
“Perchè?” chiese curioso.
“Li ho fatti rinchiudere nelle segrete.” gli disse l’imperatore sorridendo.

Takano fissò la sua spia immobile.
Aveva il forte impulso di colpirlo per la stupidaggine che gli aveva appena riferito eppure allo stesso tempo sapeva che il suo giovane, fedelissimo servo, mai gli avrebbe riportato un’informazione falsa.
Il figlio del Fuoco portava in grembo l’erede al trono.
“Assurdo” sbottò incredulo passeggiando nervosamente avanti e indietro nel sontuoso salotto della sua villa.
Aveva agi e confort in quell’enorme villa proprietà della sua famiglia.
Aveva servi che lo seguivano ovunque per accontentare ogni suo desiderio.
Aveva donne bellissime nel suo letto.
Però non gli bastava.
Non era soddisfatto.
Quando il re era morto era sicuro che sarebbe stato LUI a salire al trono.
Non potevano certo metterci quell’efebo dagli occhi celesti che a malapena si era visto in giro per il castello in tutti quegli anni.
Kaede Rukawa era così silenzioso e schivo che qualcuno ignorava persino che il re avesse un figlio.
Tuttavia Lord Sendoh era intervenuto appellandosi al Libro delle Dinastie per concedere al ragazzo il tempo di crescere in modo di raggiungere l’età del potere e nel frattempo aveva assunto il comando come capo del consiglio.
Le sue proteste non erano servite a nulla.
I suoi tentativi più o meno legali di ‘convincere’ il principe a rinunciare non erano serviti.
Il moccioso sembrava dotato di una volontà ferrea.
Alla fine egli stesso si era recato al castello in visita.
Si era presentato dinanzi a quel ragazzino che ricordava a malapena con un sorriso borioso che gli era morto subito sulle labbra.
Gli occhi del ragazzo erano due laghi blu in cui risplendeva un potere terribile.
La sua pelle candida scintillava sotto la luce della grande sala delle udienze mentre l’aria attorno a lui cristallizzava.
E senza rendersene conto si era trovato in ginocchio dinanzi a lui.

“Maledizione!!” tuonò mandando un grosso vaso di ceramica ad infrangersi sul pavimento con un gesto della mano.
Il trono spettava  a LUI!
Però non poteva usurparlo con la forza a Rukawa.
Aveva aspettato nell’ombra che il ragazzo salisse al trono.
Aveva atteso, pronto ad intervenire, che commettesse un qualsiasi errore che l’avrebbe distrutto.
Ma tutte le volte che stava per sbagliare un membro della famiglia Sendoh interveniva a sistemare le cose.
Il giovane re sotto il consiglio di Lord Sendoh e con l’aiuto del figlio di questi, quasi coetaneo a lui, aveva preso le redini del regno guidandolo saldamente verso un periodo di splendore e di tranquillità come non se ne vedevano da secoli.
Baciato dalla Luna.
Così lo chiamava il popolo, con riverenza.
Persino al sua freddezza era stata ignorata prendendola come serietà.
Takano si sedette massaggiandosi le tempie.
Aveva bisogno di pensare.
Quando aveva saputo che suo cugino avrebbe dovuto sposare il figlio dei Fire come prevedeva il Patto, aveva gioito tra se immaginando che il figlio del fuoco l’avrebbe aiutato, seppur inconsapevolmente, a distruggere il suo nemico.
E invece il sovrano e il rossino  maledetto sembravano andare d’amore e d’accordo.
Avevano seguito alla lettera il rituale.
E ora...
Ora....
Il bastardo del Sud aspettava un figlio da Rukawa.
Lui, un uomo, grazie al Maternis avrebbe dato un erede al trono a suo cugino!!
Quando la notizia si fosse sparsa si sarebbe gridato al miracolo.
Se il bambino fosse nato l’intero popolo del Ghiaccio si sarebbe inginocchiato dinanzi al suo re considerandolo alla stregua di un Dio.
Non poteva permetterlo. 
Doveva liberarsene.
Doveva liberarsi di quel fastidioso figlio miracoloso e preferibilmente anche dello sposo.
Se quel rossino che stava rovinando i suoi piani fosse perito...
Allora sì che per Rukawa sarebbe stato nei guai.
Poteva addirittura scoppiare una guerra.
E si sa, durante le guerre volano tante frecce.
Una poteva sfuggire e piantarsi nel costato del re.
Sorrise mentre sollevava lo sguardo sul suo fido galoppino.
“Voglio che il signore del Fuoco perda il figlio che aspetta. Non mi interessa come fai. Stupralo, uccidilo, torturalo, non ha importanza. Ma deve perdere il bambino!”
La spia annuì con uno scintillio feroce nello sguardo prima di voltarsi e andarsene per eseguire gli ordini del suo signore.

Continua....

E mo cominciano le stragi ^__-

Kiss Naika




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