Disclaimer: i personaggi di questa fic non sono
miei e non solo non ci guadagno niente ad usarli.
Note: Voglio che sia chiara una cosa! Io avevo scartato questa cosa (e
soprattutto quello che verrà dopo) ma ho commesso il TERRIBILE errore di
raccontarlo comunque a Clanes.
Prendetevela con lei!!
Dediche: Ad Aiko che ha visto la parte più brutta di me ma che mi vuole bene lo
stesso. Grazie.
Cronache parte
II
di Naika
Dal libro dei Poteri e delle Magie.
I quattro Signori della Magia.
Capitolo secondo.
Ai Signori dell’Ovest sia cara l’Estate e la Terra.
Che essi dominino sugli animali terrestri e gli allevino perchè siano le
gambe degli uomini.
Che usino la roccia per edificare possenti case dalle mura spesse.
Che coltivino il grano per sfamare il mondo.
Il loro tempo è il giorno.
Ai Signori dell’Est sia cara la Primavera e il Cielo.
Che essi dominino sugli uccelli che solcano i cieli affinchè siano i
messaggeri degli uomini.
Che vivano sulle alture montane dove l’aria è limpida e preziosa.
Che la purifichino per far respirare il mondo.
Il loro tempo è l’alba.
Ai Signori del Sud sia caro l’Autunno e il Fuoco.
Che essi dominino sui predatori perchè non attacchino gli uomini.
Che imparino l’arte della spada e della guerra nelle terre dei vulcani.
Che producano il fuoco per scaldare il mondo.
Il loro tempo è il tramonto.
Ai Signori del Nord sia caro l’Inverno e l’Acqua.
Che essi dominino sulle creature marine perchè esse custodiscono i
segreti degli uomini.
Che studino le arti magiche tra i mari ghiacciati.
Che guidino le correnti e i fiumi per dissetare il mondo.
Il loro tempo è la notte.
Dal libro dei Poteri e delle Magie.
Capitale del regno del Fuoco
Quarantaseiesimo giorno del quinto millennio dal Patto di Zagor
Il vento ululò freddo contro le pareti candide dell’enorme maniero che
sovrastava la capitale del regno dell’Acqua.
Nonostante fosse estate il freddo intenso trasformava l’umidità in
ghiaccio costellando le pareti di marmo bianco, che svettavano sul
l’oceano, di piccoli, scintillanti, cristalli di ghiaccio.
Lo stendardo reale svolazzava argenteo nel cielo tinto di rosso, la
sottile volpe bianca che fissava con i suoi occhi blu la città che si
estendeva sotto di lei.
Kaede Rukawa imperatore dei Domini del Nord percorse per l’ennesima
volta il breve tragitto dalla sua scrivania alla finestra mentre il suono
dei suoi passi eleganti veniva attutito dallo spesso tappeto di pelle
d’orso che stava consumando a furia di fare su e giù.
Non era da lui essere così nervoso ma non gli era nemmeno mai capitato di
ritrovarsi catapultato in una situazione di cui non poteva assolutamente
controllare i risvolti.
Sospirò avvicinandosi nuovamente alla finestra che dava sul golfo.
Enormi velieri bianchi oscillavano lentamente sulle acque carminio, le
vele bianche ammainate mentre maghi dalla lunga, caratteristica, veste di
velluto blu passeggiavano sui pontili od esercitavano i loro incantesimi
di riparazione.
Il cielo, che si stava tingendo di rosso, avvolto dai raggi del sole
morente, gli fece ritornare la mente al problema che lo assillava.
Il suo futuro compagno.
Aveva davvero i capelli rossi come quel sole morente come narravano le
leggende?
Non era mai stato nelle terre del Sud, nella capitale però aveva
conosciuto alcuni abitanti di quei luoghi.
Erano creature decisamente affascinanti con quella pelle dal caldo color
dorato e gli occhi di un rovente castano. Però nessuno dei mercanti o dei
guerrieri che aveva avuto modo di conoscere aveva i capelli rossi.
Il marchio della fiamma.
Così lo chiamava la leggenda.
Appoggiò una mano candida al vetro freddo della finestra osservando il
contrasto che quel rosso cupo faceva sul bianco delle abitazioni dai tetti
coperti di neve.
Si diceva che il popolo dei Fire amasse il caldo e le sue terre erano
tutt’altro che calde.
Chissà come ci si sarebbe ritrovato il suo compagno.
Sperava solo che non fosse davvero così confusionario, testardo e
orgoglioso come descrivevano gli altri membri del suo popolo altrimenti
sarebbero nati un sacco di problemi... e lui odiava i problemi.
Kaede scosse il capo rassegnato.
Sarebbero nati comunque.
Un figlio del fuoco come consorte, che cosa assurda!!!
Come se non avesse avuto altri guai a cui pensare.
“Almeno non era una donna” borbottò tra se come magra consolazione.
La sola idea di avere un’altra ‘sbavante’ come le chiamava
gentilmente Akira, tra i piedi gli faceva venire il volta stomaco.
Però questo creava più di qualche problema per il rituale.
Non che a lui mancasse l’esperienza, in quanto re (e soprattutto
fratellastro di quell’hentai di Akira Sendoh) non gli erano certo
mancate le occasioni nè i compagni e le compagne con cui sfogare le sue
voglie, però un conto era fare sesso con uno sconosciuto esperto e consenziente
che poteva tranquillamente abbandonare il giorno successivo, un altro
andare a letto con quello che sarebbe diventato il suo sposo.
Il ragazzo sarebbe stato vergine come prevedeva il patto?
Temeva di sì.
Da quel che ne sapeva infatti, il suo promesso sposo non era assolutamente
interessato ai maschi.
Era logico supporre dunque che non avesse nessuna esperienza in merito.
D’altronde non poteva permettersi di non seguire il rituale alla
lettera.
Anche se lo trovava umiliante sia per il suo compagno che per se stesso
non poteva permettersi che si spargesse la voce che non rispettava gli
antichi scritti come avrebbe dovuto.
Già c’erano fin troppi dubbi che giravano sul suo conto.
La fazione che gli era avversa e che avrebbe voluto la salita al trono di
suo cugino Takano, più vecchio e più saggio a loro dire, era già
piuttosto numerosa e non poteva permettersi in nessun modo di offrire loro
qualche altro punto debole.
E non rispettare il libro dei Riti e delle Cerimonie lo sarebbe
sicuramente stato.
Gli dispiaceva per il suo futuro consorte ma a costo di violentarlo
avrebbe adempiuto al suo dovere.
“Bhe il secondo libro dei Riti e delle Cerimonie dice più o meno così:
....e il consorte macchierà con il sangue della sua innocenza il lenzuolo
nuziale che verrà esposto sui bastioni della torre più alta affinchè
esso sia visibile agli Uomini e agli Dei a testimonianza dell’Unione che
sigilla i loro cuori, le loro anime e i loro corpi.” Mormorò Akira
preparandosi ad innalzare il proprio potere.
Tuttavia il figlio del fuoco sembrava troppo sorpreso persino per
arrabbiarsi.
I suoi occhi nocciola erano così spalancati che il capitano delle guardie
imperiali poteva vederne le singole pagliuzze dorate scintillare.
“Tu...tu...tu.... stai scherzando vero?” chiese ritrovando la voce
seppure quel suono stridulo e decisamente isterico non aveva niente a che
vedere con il suo tono normale.
“Si è sempre fatto così...” cerco di spiegargli Akira
avvicinandoglisi piano come si fa con uno che sta per gettarsi dalla
murata di una nave per cercare di guadagnare la riva a nuoto, cosa che,
Akira ne era sicuro, il bel ragazzo dai capelli rossi stava decisamente
ponderando.
“Questo è troppo!!!” tuonò scuotendo il capo “il tuo re dovrà
starmi a sentire non ho intenzione di piegarmi ad una cosa... a una cosa
così... a QUESTA COSA!!!” esplose arrossendo violentemente “E che
diavolo ma possibile che nessuno di voi noti un piccolo dettaglio? Io sono
un maschio! M.A.S.C.H.I.O!!!! E fino a prova contraria lo è anche il tuo
sovrano! E due maschi non vanno a letto assieme!!!!” tuonò andandosene
sotto coperta sbattendo la porta di legno così forte da scheggiarla
vicino ai cardini.
Akira lo osservò cupo.
Nonostante il cielo sereno.... prevedeva burrasca.
“Si può sapere che gli hai detto?” mormorò Mitsui all’altro
capitano delle guardie lanciando uno sguardo al suo signore che stava
appena degnando il cibo di qualche occhiata mentre di solito ci si
fiondava sopra come se non mangiasse da secoli. Akira scosse il capo
mestamente “Gli ho solo parlato del rituale che segue le nozze” mormorò.
Alla parola rituale il rossino alzò uno sguardo incandescente sui due
prima di sbattere entrambe le mani sul tavolo e alzarsi uscendo dalla
stanza senza dire niente. Mitsui fissò il ragazzo uscire a passo di
marcia dalla cabina dove stavano cenando con un sopracciglio sollevato in
moto di sorpresa.
“Cioè?” chiese sempre più curioso.
Akira sospirò recitando anche per loro quanto prevedeva il libro dei Riti
e delle Cerimonie.
“Ma vi siete bevuti il cervello!” saltò su Mitsui.
Il capitano delle guardie imperiali lo fissò freddamente.
“Modera i termini figlio del fuoco non permetto che i nostri Libri
vengano insultati”
“Cerchiamo di mantenere la calma” disse Akagi mettendosi tra i due che
si lanciavano occhiate roventi.
“Non possono pretendere che Hanamichi vada a letto con Rukawa. E che ca**o
è un maschio!!!”
“E con questo?” chiese freddo Akira mentre i suoi occhi blu
diventavano incredibilmente gelidi.
Akagi avvertì chiaramente il ragazzo alla sua destra richiamare il potere
del fuoco mentre quello alla sua sinistra invocava il ghiaccio.
“Ti sembra normale che due maschi vadano a letto insieme!!” gli chiese
furente Mitsui.
“Non ci trovo niente di male...” gli rispose Sendoh con voce sempre più
fredda.
“Questo non vuol dire che potete obbligare chi non vuole a partecipare
alle vostre perversioni!!!”
“Ah perchè voi non obbligate le vostre donne a sposare persone che non
hanno mai visto e a dar loro dei figli!!!” lo rimbeccò Akira.
“E’ diverso!!!!”
“E in che cosa diavolo sarebbe diverso!!!”
“Adesso basta!!!!” tuonò Akagi che era rimasto immobile a fissare
quel duello verbale finche i due non avevano abbassato la mano alla spada.
Se nella rabbia Mitsui diventava sempre più violento e agitato per contro
più si arrabbiava Akira, più la sua voce diventava impassibile e fredda.
Akagi si mise nuovamente tra loro cercando di farli ragionare.
“Sono sicuro che Kaede e Hanamichi troveranno una soluzione onorevole
per entrambi in modo civile e diplomatico” disse cercando di sedarli.
“Civile e diplomatico il mio Signore?” chiesero in coro i due capitani
delle guardie con la stessa ironia nella voce.
Si voltarono stupiti, fissandosi a vicenda, prima di scoppiare a ridere
dissolvendo l’elettricità che si era creata nell’aria.
“Mi dispiace di essere stato brusco” si scusò Mitsui, Akira scosse il
capo “No scusami tu è che è un tasto su cui sono sensibile” gli
sorrise malizioso prima di continuare “Hai ragione tu non è giusto
imporre una cosa del genere a chi ha fatto un’altra scelta, però...”
Mitsui annuì mentre tornava a fissare l’uscio chiuso, sapeva che cosa
voleva dire Sendoh.
Però il patto andava rispettato....
La nave attraccò tre giorni più tardi nell’enorme porto della capitale
del nord.
Sulla banchina una numerosa folla si era accalcata curiosa alle spalle
della guarnigione che accompagnava il Sovrano del Nord e il Signore
dell’Est. I candidi mantelli bianchi con l’effige d’argento della
volpe facevano bella mostra sulle divise degli ufficiali a cavallo mentre
Kaede accanto a Kenjii e accompagnato dai più alti funzionari del suo
regno attendeva immobile che le manovre di attracco avessero termine.
Fortunatamente l’eclissi si sarebbe verificata in estate, se fosse stato
inverno quell’ultimo tratto di mare sarebbe stato un’unica lastra di
giaccio e avrebbero dovuto accogliere i loro ospiti con le slitte trainate
dai cani.
Kaede si aggiustò il mantello candido con un gesto nervoso del polso.
Odiava essere così al centro dell’attenzione.
Poteva avvertire su di se gli occhi di tutti i ministri che non
attendevano che un suo errore per saltargli alla gola.
Sospirò sommessamente, se almeno avesse saputo come si sarebbe comportato
il suo futuro sposo avrebbe potuto organizzarsi in qualche modo così
invece si sentiva terribilmente impreparato.
Hanamichi osservò la propria figura nel lungo specchio appeso alla parete
della sua cabina.
Indossava un paio di attillati pantaloni di velluto bordò così scuro da
sembrare nero finchè la luce non si posava sulla stoffa spessa rubandole
riflessi sanguigni. Una camicia di seta dello stesso colore gli fasciava
l’ampio torace trattenuta in vita da una spessa fascia dorata a cui era
anche legata la lunga spada da cerimonia. Sulla camicia un’elegante
giacca del colore del tramonto trapuntata con fili dorati che creavano un
gioco di luce che illuminava la sua pelle rendendola quasi scintillante. I
capelli carminio erano stati pettinati con cura dal suo cameriere
personale che ora era chino dietro di lui per sistemare le lunghe pieghe
del mantello scarlatto agganciato sulla spalla destra del figlio di Fire
con una testa di leone d’oro massiccio, le fauci spalancate ad
abbracciare la sua spalla.
Nelle orbite vuote due rubini scintillavano spargendo la loro luce sui
capelli del giovane re mentre la lunga criniera dorata si arruffava dietro
il lungo collo del ragazzo andando a sfiorare i capelli scarlatti.
Gli occhi di Hanamichi rilucevano determinati nel volto abbronzato.
Quei ghiaccioli avrebbero assaggiato il suo fuoco!!
Il lieve bussare lo distrasse dalle sue elucubrazioni.
Mitsui con la sgargiante divisa di gala infilò la testa mora nella cabina
lanciandogli uno sguardo di approvazione. “Volevo avvertirti che siamo
arrivati.” Gli disse.
Hanamichi annuì nervosamente congedato il cameriere prima di seguire la
sua guardia del corpo.
Sul ponte Akira stava dando le ultime direttive quando avvertì i passi
dei due alle sue spalle.
“Oh bene siete arriv...” le parole gli morirono sulle labbra mentre il
suo sguardo si posava sul promesso sposo. L’abbigliamento elegante
rendeva la sua figura regale e maestosa.
Il suo sguardo era fiero, scintillante, la lunga spada gli sfiorava di
tanto in tanto le gambe fasciate dai pantaloni scuri, gli alti stivali
neri e quel mantello di fuoco che gli copriva le spalle larghe gli davano
un'aria imponente.
Il sole sembrava splendere solo per lui mentre giocava con i riflessi dei
suoi capelli, delle sue vesti disegnate sul fisico scattante, sui rubini
che scintillavano sulla testa del leone che allargava la sua criniera
dorata sul mantello carminio rivaleggiando con la calda tonalità di
quella pelle profumata.
E aveva di nuovo quello sguardo....
Fuoco liquido striato d’oro.
<Kaede farà un colpo>.
Pensò tra se cercando di riprendersi per evitare di cominciare a sbavare
sul ponte come una di quelle ochette che spesso inseguivano il suo
sovrano.
Akagi gli tirò un poco delicato calcio sugli stinchi mentre Hanamichi lo
fissava contrariato non riuscendo a capire che diavolo aveva da guardarlo
in quel modo e Mitsui sollevava un sopracciglio con un sorrisetto sul
volto.
Sendoh si stampò in volto il suo miglior sorriso per mascherare il suo
interesse.
Si era scoperto troppo.
Fortunatamente Hanamichi sembrava non aver capito il motivo del suo
sguardo fisso anche se non poteva sperare la stessa cosa per Mitsui.
Con un piccolo rollio la nave si fermò accanto alla banchina avvertendoli
che era ora di scendere.
Il capitano della guardia imperiale fece loro strada, dopo essersi
assestato il mantello bianco, verso le scalette che li avrebbero portati a
terra.
Finalmente la nave era giunta in porto.
Kaede la fissava immobile, la solita espressione impassibile sul volto,
mentre osservava il portello aprirsi spinto dalla magia e una serie di
gradini composti d’acqua comparire dal nulla per giungere fino alla
banchina. Il primo a scendere fu Akira che giunto dinanzi a loro si inchinò
a Fujima prima di salutarlo con un cenno del capo mettendosi al fianco del
suo signore.
“Com’è?” non potè fare a meno di domandargli Kaede in un sussurro
udibile solo alla sua guardia del corpo.
Akira gli sorrise mentre nei suoi occhi si accendeva una luce che ben
conosceva.
“Ci sono quasi rimasto secco” mormorò facendolo voltare verso di lui
con un sopracciglio sollevato per lo stupore.
Akira non era uno che si prodigava in complimenti.
Akagi scese subito dopo salutando con un inchino il signore dell’Est
mentre gli porgeva gli omaggi di suo padre prima di inchinarsi anche di
fronte a Kaede e scambiare i saluti di rito.
Tra la folla si distribuì un bisbiglio sommesso quando sulla soglia del
portello un alto ragazzo dai capelli rossi come il fuoco si fermò
sospettoso fissando i gradini che volteggiavano nell’aria prima di
percorrerli a larghe falcate e giungere sul molo.
Akagi che si era fermato dinanzi al re del Nord si scostò proprio in quel
momento per permettere ai due di vedersi.
Kaede non cambiò espressione ma Akira rise tra sè quando vide le pupille
dei suoi occhi blu allargarsi mentre serrava la mascella nel tentativo di
non farla cadere per lo stupore.
Non aveva fatto un infarto ma poco ci mancava.
Hanamichi cercò di tenere un passo lento e solenne ostentando una
sicurezza che era ben lungi dal provare mentre si dirigeva a testa alta
verso colui che sarebbe diventato il suo compagno di vita. Akagi che stava
parlando con il signore del Nord impedendogli di vederlo si spostò
proprio in quel momento permettendogli finalmente di conoscere il volto
del suo destino.
Rimase senza fiato.
I signori del nord avevano fama di essere splendidi ma il loro re non lo
era.
Dire splendido sarebbe stato un insulto.
Era assolutamente perfetto.
Alto quasi quanto lui, il sovrano dei ghiacci indossava un candido
mantello di velluto bianco foderato d’ermellino.
La camicia di seta argentea gli accarezzava delicatamente la pelle lunare
sotto una spessa giacca di damasco candido finemente ricamato in argento
su cui erano cuciti tanti piccoli diamanti a raffigurare fiocchi di neve.
Pantaloni di velluto bianco fasciavano due lunghe gambe muscolose
infilandosi in spessi stivali di cuoio macchiati dalla neve candida e
dalla brina che ricopriva il pontile.
I lineamenti classici del volto erano illuminati da due occhi blu come il
mare in tempesta, i capelli corvini sospinti dal vento gli accarezzavano
la fronte con dita delicate spedendo ombre azzurrine sulla pelle
trasparente.
Hanamichi fece scivolare il suo sguardo sulla sua figura in silenziosa
ammirazione finchè non giunse al suo volto marmoreo su cui non brillava
nessuna espressione.
Memore delle parole delle capo delle guardie imperiali ignorò la
freddezza che la linea dura di quella bocca e la mascella decisa
sottolineavano, cercando lo sguardo cobalto di quello che sarebbe
diventato suo marito.
I loro occhi si incontrarono...
Ghiaccio e fuoco.
Ma lo stesso orgoglio, la stessa fierezza, la stessa determinazione a non
cedere per primo.
Sfortunatamente per lui, come voleva il patto stipulato tanti anni prima,
Hanamichi era giunto sull’isola come ‘dono’ da parte della famiglia
Fire e quindi dovette piegare il capo ed eseguire un inchino da manuale di
fronte all’algido signore del Nord.
Una volta che anche Mitsui li ebbe raggiunti Kaede e il suo seguito li
accompagnarono alle carrozze che li attendevano per portarli a palazzo.
Come voleva l’etichetta erano state predisposte le vetture da cerimonia.
Fujima dunque salì su una sottile calesse trainato da due grifoni bianchi
mentre un paggio dalla corporatura esile e delicata lo aiutava a sistemare
il lungo mantello azzurro sul sedile di pelliccia turchina.
Quando il giovane re si fu accomodato il cocchiere diede un fischio acuto
e le grandi belve volanti tesero le loro ali spiccando il volo trainando
il cocchio leggero.
Per il principe dell’Ovest era stata invece approntata una grande
carrozza di mogano scuro trainata da grossi palomini delle pianure.
A Mitsui e a Sendoh vennero portati due cavalli sellati in modo che
potessero cavalcare accanto alla grande carrozza reale.
Il capo delle guardie di Fire tirò un sospiro di sollievo nel constatare
che non doveva mettersi a sedere dentro uno di quei traballanti scatoloni
di legno.
Kaede si fermò invece dinanzi alla più sontuosa delle carrozze ferme nel
piazzale.
Di un elegante ciliegio, la raffinata vettura era dipinta di bianco e
argento mentre lo stemma reale faceva elegante mostra di se sulle
fiancate.
Sei splendidi unicorni bianchi dalla lunga, lucente, criniera argentea
aspettavano impazienti un ordine del cocchiere per partire alla volta del
palazzo.
Hanamichi si concesse uno sguardo di ammirazione a quelle creature
splendide mentre seguiva il suo futuro sposo.
Un paggio aprì loro la porta mentre il re del nord si voltava verso di
lui.
“prego” disse indicandogli la carrozza con un gesto aggraziato del
polso.
Il ragazzo dai capelli rossi gli passò davanti accomodandosi nell’ampio
abitacolo foderato di seta candida seguito poco dopo dal ragazzo dagli
occhi blu.
Il paggio che aveva aperto loro la porta la richiuse prima di fare il giro
della carrozza ed andare a sedersi dietro di essa mentre nello spazioso
abitacolo calava il silenzio.
Kaede rimase immobile osservando di sottecchi il giovane che aveva
dinanzi.
Era davvero splendido come gli aveva detto Akira anzi forse anche di più,
perchè nessuna parola sarebbe stata in grado di descrivere quell’aura
di forza e di calore che percepiva in lui, l’orgoglio e la fierezza
della sua figura.
Sorrise tra sè ringraziando nuovamente la sua buona stella.
Infondo rispettare le regole dettate dal rituale poteva rivelarsi, molto,
molto piacevole.
Restava soltanto da sondare che cosa ne pensasse quella specie di belva
dagli occhi fiammeggianti.
Temeva che il carattere del suo giovane consorte non fosse decisamente dei
più mansueti e domarlo sarebbe stata una sfida rischiosa.
Ma lui non si era mai tirato indietro e non avrebbe cominciato ora.
Prima di tutto doveva trovare qualcosa da dirgli.
Una conversazione da intavolare con lui per cercare di comprenderne il
carattere e soprattutto per conoscerlo.
Per kami di quella persona che avrebbe sposato solo l’indomani sapeva a
malapena il nome!!!
Però che dirgli?
Poteva chiedergli com’era andato il viaggio?
Poteva chiedergli di parlargli del suo regno natale?
O magari se aveva qualcosa in contrario nel fare l’amore con lui....
Quest’ultimo pensiero lo accantonò in fretta mentre borbottava qualcosa
tra sè sull’influenza di Akira e su certi rossini dal corpo
d’infarto.
Hanamichi lanciò un’occhiata al suo algido futuro sposo, immerso nel
silenzio teso e pesante dell’abitacolo.
Immaginava che avrebbe dovuto intavolare una qualche specie di
conversazione con lui.
E che cavoli il giorno dopo avrebbe dovuto sposarlo di che cosa potevano
parlare!!
E poi aveva il tarlo della parole di Akira a proposito del rituale.
Lui non aveva nessuna intenzione di andare a letto con quel ghiacciolo
dagli occhi da favola.
Scosse il capo allontanando con forza l’ultimo pensiero.
Poteva ammettere che il suo futuro consorte era decisamente un uomo
splendido ma da lì a farci l’amore...
No,no,no si rifiutava categoricamente anche solo ponderare l’idea.
Avrebbero dovuto rinunciare al loro stupido rituale!!!
Il silenzio stava diventando veramente pesante mentre il rossino si
lambicava il cervello alla ricerca di un argomento neutro per riempirlo.
Il tempo?
Il regno?
Il suo compagno non sembrava un tipo molto loquace.
Da quando era sceso dalla nave le uniche parole che l’aveva sentito
pronunciare erano state il suo nome completo con cui gli si era presentato
e quel ‘prego’ che aveva detto quando l’aveva invitato a salire
sulla carrozza.
Però poteva sforzarsi anche lui un po’ no?
Infondo lui giocava in casa poteva almeno prendersi la briga di dirgli
dove stavano andando, quanto ci avrebbero messo ad arrivare e soprattutto
che cosa avrebbero fatto una volta arrivati!!!
Era troppo teso.
E troppo concentrato su quella storia assurda della prima notte.
Così teso e concentrato che alla fine parlò senza pensare.
“Non ho intenzione di venire a letto con te”
Continua....
R: *__*
H: scordatelo volpaccia!!!è_é
R:*__*
H: LA SMETTI!!! è_é
R: *__*
H:Grrr.....
N:su...su state buoni. Non posso lavorare con tutto questo fracasso!!! ^^
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