Disclaimer: i personaggi di questa fic non sono
miei e non solo non ci guadagno niente ad usarli.
Note: questa fic era un'originals inizialmente ma dopo aver letto Another
Country e i Guardiani di Onar mi è venuta voglia di trasformarla in una fanfic
e continuarla (me ha una cartellina con una decina di fic tra originals e no
piantate li da secoli ^^''')
Come sempre chiedo alle autrici delle fic sopraccitate di farmi sapere se
trovano la mia fic in qualche modo un plagio della loro e provvederò
immediatamente a smettere di postarla (_ _)
Warning: Voglio che sia chiara una cosa! Seppure debba assurmermi la colpa per
l'idea io avevo deciso di cestinare questa cosa (e soprattutto quello che verrà
dopo) ma ho commesso il TERRIBILE errore di raccontarlo comunque a Clanes.
Cronache parte
I
di Naika
Dalle cronache di Zagor.
Il giorno del patto.
Libro primo.
Leggero il sospiro del vento aleggiava tra i cavalieri immobili.
Nell’enorme plana deserta che separava i loro quattro regni regnava un
silenzio intriso di morte e sangue.
Avevano combattuto per quanto...?
Anni?
Decenni?
Secoli?
I figli erano succeduti ai padri in quella lunghissima guerra i cui motivi
si perdevano in un passato ormai così remoto da essere leggenda.
Ora i quattro eserciti si trovavo uno di fronte all’altro.
Stanchi, decimati, feriti.
Le cotte un tempo lucenti non erano che ammassi contorti di ruggine.
I cavalli da guerra ridotti in misere carcasse che a stento reggevano il
peso delle bardature.
“E’ giunta l’ora di mettere fine a tutto questo” tuonò la
possente voce di He’Art Sovrano delle Terre dell’Ovest.
“Ci siamo combattuti per troppo tempo” mormorò l’esile Sefire
Regina dell’Est.
“E’ stato versato fin troppo sangue innocente” dichiarò Fire
Signore delle Isole del Sud.
“Sia pace dunque tra noi” sancì la voce profonda di Ice Imperatore
dei Domini del Nord.
He’Art fece un passo in avanti.
Il peso della sua stazza enorme fece tremare la terra mentre i cavalli
rizzavano il capo fissandolo con i loro occhi scuri.
La sua armatura nera scintillò sotto l’irreale luce dell’eclissi
lunare mentre egli alzava alle stelle testimoni il suo enorme scudo con lo
stemma del cavallo da tiro l’animale a loro sacro.
“Io He’Art Custode della Madre Terra” tuonò facendo echeggiare la
voce possente per la valle gremita di soldati “Qui dinanzi a Ariel
Sefire seconda Regina dei monti dell’Est, a Fire Drake Signore dei
vulcani del Sud e a Ice Grieg Sharak Imperatore dei ghiacci del Nord,
proclamo: pace!”
Lo scudo venne piantato al centro della radura mentre il colosso dalla
pelle scura faceva un passo indietro.
Sefire fece un passo in avanti.
La sua leggera cotta azzurrina copriva le forme leggere e aggraziate del
corpo sottile più simile a quello di una bambina che a quello di una
donna.
Lo sguardo azzurro si posò sullo scudo per alcuni secondi prima che con
estrema grazia ella si sfilasse di spalla l’arco e la faretra colma di
frecce.
“Io Ariel Sefire seconda Protettrice del Respiro del Mondo” dichiarò
mentre la sua voce leggera veniva sospinta dal vento che trasportava le
sue parole tra i soldati sussurrandole tra gli elmi piumati. “Qui
dinanzi a He’Art Tecrat primo fa gli Allevatori dell’Ovest, a Fire
Drake il migliore dei Guerrieri del Sud e a Ice Grieg Sharak supremo fra i
Sapienti del Nord, proclamo: pace!”
L’arco d’argento le cui braccia ricordavano le ali spalancate di un
falco in volo venne deposto con la faretra accanto allo scudo prima che la
donna con grazia facesse un passo indietro.
Fire fece un passo in avanti.
La sua chioma carminio svolazzò ribelle sul volto dorato a coprire due
occhi brucianti. Con l’abilità data dalla pratica egli estrasse la
propria spada dal fodero scarlatto della sua armatura facendo guizzare i
muscoli torniti dell’avambraccio. “Io Fire Drake Difensore
dell’Ardente Fiamma Vitale” scandì con fierezza “Qui dinanzi a
He’Art Tecrat il possente, a Ariel Sefire seconda la guaritrice e Ice
Grieg Sharak il mago, proclamo: pace!”
La lunga spada lucente che sull’impugnatura portava la ruggente testa di
un leone con la chioma fiammeggiante venne piantata nel terreno tra le ali
del falco accanto allo scudo con l’effige del cavallo.
Ice fece un passo in avanti.
I capelli neri come la notte disegnavano ombre azzurre sulla pelle così
candida da essere quasi luminosa. I profondi occhi blu si posarono sulle
armi ai suoi piedi. Lentamente egli estrasse da sotto il lungo mantello
bianco foderato di seta argentea un bastone ricurvo su cui era intagliata
una volpe artica che attorcigliava la coda su se stessa. “Io Ice Grieg
Sharak Guardiano della Linfa dell’Essere da cui ogni cosa Inizia e tutte
Terminano saluto Voi custodi. Che il potere della Terra....” lo scudo
cominciò a scintillare sollevandosi avvolto in una luce dorata mentre
fluttuando si fermava dinanzi a He’Art,
“....dell’Aria....”
la faretra e l’arco si sollevarono rilucendo d’azzurro fermandosi
dinanzi a Sefire,
“... del Fuoco....”
la lunga spada venne avvolta da una luce scarlatta mentre si posizionava
dinanzi a Fire,
“...e dell’Acqua....”
il bastone che teneva in mano fremette venendo avvolto da una luce
candida,
“Che ci hanno divisi, ora ci uniscano in un solo canto come avrebbe
dovuto essere, come è e come sarà d’ora in avanti!” tuonò alzando
il lungo scettro magico.
Gli altri tre sovrani fecero la medesima cosa mentre quattro identici
fasci di luce si lanciavano verso l’alto tagliando il cielo nero.
La luna riemerse da sotto l’astro oscuro che aveva offuscato il suo
candore mentre la sua pallida luce avvolgeva quella dei quattro custodi.
La luce dorata della terra vagò per il mondo scintillando sulle
abitazioni distrutte che scricchiolando si rialzarono dalle loro macerie
per ritornare allo splendore che avevano posseduto un tempo.
La luce azzurra dell’aria purificò il cielo, cancellando i miasmi di
morte accarezzando i volti dei feriti cancellandone le cicatrici, lenendo
il loro dolore.
La luce rossa del fuoco ruggì tra gli uomini restituendo la forza e il
calore alle membra stanche ed infreddolite.
La luce bianca dell’acqua emerse dalle profondità della terra con il
suo canto cristallino abbeverarono il mondo e concedendogli nuova vita
mentre accompagnava le anime dei defunti al loro ultimo silenzioso riposo.
In quel nuovo mondo rinato, baciato dalla luce della candida luna che
aveva sconfitto le tenebre i quattro sovrani della magia, capostipiti ed
eredi delle quattro famiglie regnanti si fermarono l’uno dinanzi
all’altro in silenzio riponendo le loro armi.
Sefire si passò una mano pallida tra i capelli biondi con un sorriso
dolce e delicato.
“I miei figli d’ora in poi vivranno in pace con i Vostri. La mia
capitale e la Tua mio Signore” disse voltandosi verso Ice “distano
poche miglia. Farò in modo di essere una buona vicina” Ice annui con il
capo.
“Sarete i benvenuti nella mia casa” disse.
“E così nella mia” asserì la piccola regina spostando lo sguardo
sugli altri due guerrieri.
He’Art rise. “Le vostre costruzioni sono troppo fragili per gente come
noi, finirei per fare danni” disse con una bonaria pacca sulla spalla
del freddo sovrano del nord che per poco non soffocò.
“Dalle vostre parti fa decisamente troppo freddo” disse con un sorriso
malizioso il signore del sud “Ma se sentirete necessità di riscaldarvi
lo spirito donne e vino non mancano nelle Terre del Fuoco” Sefire arrossì
mentre Ice non mutò espressione rimanendo impassibile ancora una volta.
Il sovrano del sud tornò serio prima di voltarsi verso la sua nemesi.
“Fuoco e ghiaccio sono stati acerrimi nemici per tanto, troppo tempo.
Viviamo agli antipodi e con concezioni di vita e costumi diametralmente
opposti ma oggi ho scoperto che il mondo ha bisogno della fredda lucidità
del nord come della forza irruente del sud.” Ice annuì mentre una luce
scintillante gli accendeva lo sguardo. Per la prima volta da secoli un Re
del Fuoco parlava con rispetto ad un Signore del Ghiaccio. “Affinchè
l’incomprensione e l’odio non diano più luogo ad un errore come
questa guerra è certamente stata, il mio clan ti donerà il primo dei
suoi eredi marchiati dalla fiamma ogni qualvolta la luna oscurerà il suo
sguardo su questo mondo, affinchè il giorno dell’eclissi, fuoco e
ghiaccio, siano uno di fianco all’altro e non uno contro l’altro”
Sefire e He’Art trattennero il fiato. La promessa di Fire era solenne e
molto impegnativa. Ice alzò il suo sguardo cupo sull’uomo dinanzi a
lui. “Allora l’accompagnerò con me e regnerà al mio fianco sul
popolo dei Mari e dei Ghiacci affinchè il giorno dell’eclissi, fuoco e
ghiaccio, siano compagni, legati dinanzi agli dei e agli uomini” mormorò.
“Così sia” disse He’Art con la sua voce possente.
“Ascoltate o popoli del mondo” tuonò mentre il vento si alzava forte
spingendo la sua voce in modo che essa percorresse tutte le valli, si
infilasse in tutte le case e giungesse a tutti gli uomini.
“D’ora in anzi ad ogni eclisse lunare il primo fra gli eredi del Sud
segnato dal marchio della fiamma diverrà consorte e regnante al fianco
del sovrano del Nord affinchè il giorno in cui le tenebre copriranno la
luce, fuoco e ghiaccio siano uno di fianco all’altro, uno unito
all’altro per proteggere la vita dalla morte. Cielo e Terra celebreranno
questa unione e ne veglieranno la pace”
Nella valle i cavalieri del sud riposero le loro spade perchè non vi
sarebbe più stata necessità delle loro lame,
I fanti dell’ovest abbassarono i loro scudi e le mazze perchè non
avrebbero più abbattuto nessun nemico,
Gli arceri dell’est spezzarono le loro frecce perchè non avrebbero più
fatto volare i loro dardi avvelenati,
Le lunghe navi del nord spiegarono le loro vele facendo rotta verso la
capitale mentre i maghi tornavano sotto coperta per riposare.
La guerra era finita.
Dalle cronache di Zagor - Il giorno del patto.
Capitale del regno del Fuoco
Quarantesimo giorno del quinto millennio dal Giorno del Patto
“Spostateviiiiiiiiiiiiiii” gridò un ragazzo dalla fiammeggiante
capigliatura rosso fuoco mentre lanciava il suo cavallo a velocità folle
nel cortile del palazzo.
Il destriero saltò con agilità un povero stalliere che stava spingendo
una carriola carica di biada verso le stalle mentre si voltava incredulo a
fissare quel giovane dagli occhi fiammeggianti che si fiondava verso
l’ampia porta che dava sulla strada principale che a sua volta portava
al paese.
“Maestaaaaaaaa fermatevi!!!!” gridò un uomo dal mento segnato da una
piccola cicatrice obbligando il proprio cavallo a saltare il sempre più
sbigottito stalliere mentre tutta una squadra di guardie imperiali dalla
sgargiante divisa rosso fuoco seguiva il loro capitano all’inseguimento
del regale fuggiasco.
“Non riuscirai a prendermi Mitsui!!!” tuonò voltandosi sulla sella
mentre il suo cavallo si lanciava contro la porta.
“Chiudete quelle maledette porte che state aspettando!!!” tuonò
Mitsui alle due guardie che attonite stavano osservando quella furia dai
capelli rossi lanciarsi su di loro. Riscuotendosi di colpo alla voce dura
del loro capitano si affrettarono ad obbedire spingendo i pesanti portali
di legno e ferro su cui spiccava il simbolo del leone. I battenti si
chiusero con un tonfo pochi minuti prima che il cavallo dell’unico
figlio maschio di Fire Ternan Sakuragi secondo vi giungesse.
Hanamichi sorrise tra sè.
“E credi che questo basti a fermare il tensai” mormorò tra se mentre
tendeva una mano dinanzi a se concentrando il proprio potere.
Non si sarebbe piegato.
Non questa volta.
Flash Back
“Che...che cosa?” chiese Hanamichi pallidissimo in piedi di fronte al
trono su cui sedevano il padre e la madre.
“Sarà un matrimonio puramente rappresentativo” gli assicurò sua
madre con un sorriso quasi di scusa.
Hanamichi la fissò con gli occhi nocciola spalancati.
“Che...che...cosa?” chiese nuovamente incredulo.
“Tesoro cerca di capire dobbiamo rispettare il patto, l’eclissi sarà
quest’anno e tu sei l’unico erede dei Fire ad avere i capelli
rossi...” il ragazzo la interruppe incredulo. “Ma io sono un
maschio!” tuonò.
“Nessuno lo sta mettendo in dubbio” gli disse suo padre calmissimo.
“E allora perchè diavolo volete farmi sposare quel frigido pezzo di
ghiaccio che...”
“HANAMICHI SAKURAGI!!!” Tuonò suo padre con quel tono che, il
figlio lo sapeva bene, prometteva guai.
“L’eclissi lunare oscura le nostre terre una volta ogni mille anni. Da
quando Fire Drake primo fece la propria promessa a Ice Grieg Sharak
concedendogli in sposa la prima delle sue figlie al cospetto dei sovrani
del Cielo e della Terra mai una volta il nostro clan è venuto meno alla
promessa fatta! E il nostro mondo ha conosciuto solo anni di pace e aiuto
reciproco!”
“Ma erano femmineeeee!!!” tuonò Hanamichi che ben conosceva la storia
dato che doveva sorbissi delle noiosissime lezioni per quattro ore al
giorno mentre avrebbe potuto uscire ed allenarsi all’uso della spada
come ogni buon figlio del fuoco che si rispettasse.
Certo non si era aspettato che quella storia antica che aveva imparato
tanto svogliatamente finisse per toccarlo così da vicino!
Mai prima di allora era capitato che i Signori del Fuoco non avessero
nemmeno una figlia femmina con i capelli rossi.
Maledì le sue sorelle e i loro capelli castano scuro che avevano
ereditato dalla madre.
Era assurdo.
Totalmente assurdo e lui non aveva nessuna intenzione di piegarsi
all’ordine di suo padre.
Aveva tre sorelle.
Una era sposata ma le altre due erano in età da marito che il ghiacciolo
si scegliesse una di loro!!!
“Ora basta Hanamichi, non abbiamo chiesto il tuo parere domani partirai
con una scorta alla volta della capitale del Nord e fra dieci giorni come
vuole il cerimoniale ti unirai in matrimonio con Kaede Rukawa primo
Imperatore di An’Tar”
Hanamichi fissò allibito suo padre prima di stringere la mascella.
“Come desiderate padre” mormorò chinando il capo in un rigido segno
di saluto prima di voltare le spalle ai genitori e uscire a passo di
marcia dalla sala del trono.
Non appena fuori tuttavia aveva sollevato il capo rivelando uno sguardo
rifulgente del fuoco che scorreva nelle sue vene e senza pensarci due
volte aveva sellato il suo cavallo ed era fuggito.
Peccato che suo padre avesse previsto una mossa del genere e gli avesse
affibbiato alle spalle il primo tra i cavalieri della guardia imperiale.
Hanamichi fissò il pesante uscio di legno con odio tendendo la propria
mano destra dinanzi a se.
Con un ruggito il fuoco fuoriuscì dal suo palmo proteso avvolgendo
l’ampio portale trasformando il solido legno e il ferro in una nuvoletta
di cenere sottile.
Il rossino sorrise soddisfatto mentre spronava il cavallo con maggior
vigore, tuttavia il sorriso gli scomparve dalle labbra quando oltre la
porta ormai disintegratasi riconobbe la sagoma possente di Takenori Akagi
il figlio delle Re dell’Ovest che in sella al suo possente cavallo
sembrava aspettare proprio lui.
“A quanto pare mio padre aveva ragione” disse con un sorriso mentre
emetteva un fischio acuto.
Il cavallo di Hanamichi rallentò immediatamente l’andatura
avvicinandosi al piccolo trotto a quello più grande del ragazzo più
vecchio. “Traditore” ringhiò il rossino alla sua bestia che tuttavia
scosse il capo con noncuranza. Era noto a tutti che nessun animale
terrestre, cavalli in particolare avrebbero disubbidito ad un ordine
mentale del popolo della Terra. Mitsui giunse al galoppo pochi secondi più
tardi mentre sul bel volto si dipingeva un sorriso ferino.
“Principe Akagi il Vostro arrivo è stato decisamente provvidenziale”
disse eseguendo un inchino sulla sella del proprio cavallo.
“Voi siete pazzi se pensate che...”
Hanamichi si fermò strabuzzando gli occhi prima di accasciarsi
addormentato sulla propria sella.
Akagi sollevò un sopracciglio sorpreso mentre Mitsui sollevava una
piccola boccetta di vetro per mostrargliela.
“Un regalo da parte di Kenji Fujima” spiegò con un sorriso “Il
sovrano dell’Aria ha preso molto sul serio il suo compito di protettore
di questo matrimonio” disse sorridendo “e prevedendo la poco
diplomatica reazione del nostro principe ci ha mandato del sonnifero che
abbiamo provveduto a mettergli nella colazione” gli spiegò il cavaliere
mentre tornavano al trotto verso il castello con il principe addormentato
sulla sella del suo cavallo che d’altro canto seguiva trotterellando
quello dell’erede delle terre nell’ovest. Akagi sorrise “Cielo e
Terra celebreranno questa unione e ne veglieranno la pace” ripetè
citando le Cronache. “E’ nostro compito fare in modo che l’erede di
Fire Drake primo e di Ice Grieg Sharak convolino a nozze, dopo di
che possono fare quello che vogliono.” Lo sguardo dell’alto guerriero
dalla pelle leggermente più scura si posò sul ragazzo addormentato.
“Tuttavia posso capire la sua rabbia. Infondo lo mandano a sposare una
persona che non ha mai nemmeno visto, per motivi che posso capire gli
sembrino assurdi” Mitsui scosse le spalle con indifferenza. “E’ il
peso della corona. A nessuno di loro è data scelta. Anche la sorella
maggiore di Hanamichi ha dovuto sposare un uomo che non amava” Akagi
annuì ben consapevole che a lui sarebbe probabilmente toccato lo stesso
destino.
“Devi ammettere però che la sua situazione è alquanto singolare”
disse Akagi riscuotendosi dai suoi pensieri. Mitsui sorrise “Bhe in
effetti...” mormorò.
“No, no, no e poi no!” tuonò Hanamichi togliendosi la giacca
dell’elegante completo di velluto bordò ricamato in oro che gli avevano
fatto indossare praticamente dopo una lotta all’ultimo sangue da cui
molti servitori erano usciti feriti o bruciacchiati. “Suvvia Hanachan”
lo rimproverò sua sorella raccogliendo la giacca dal pavimento dove il
fratello l’aveva gettata e porgendogliela nuovamente. “Si tratterà
solo di un matrimonio di rappresentanza...” “E vorrei ben vedere!”
tuonò il ragazzo diventando scarlatto in volto. “Ma comunque dovrò
passare la mia vita in un palazzo del nord a gelarmi le ossa in mezzo ad
una banda di maghi babbioni e studiosi che non hanno niente di meglio da
fare che osservare le maree!!!” Emise un flebile gemito accasciandosi
sul letto. “Perchè io?” gemette. La sorella gli si sedette accanto
passandogli una mano tra le ciocche carminio. “Lo sai la leggenda...”
“Al diavolo la leggenda!!!” tuonò il rossino scattando in piedi.
“Oh insomma Hana smettila di comportarti come un bambino!” esclamò la
ragazza dimostrando di possedere non meno verve del fratello. “Questo
matrimonio è necessario. Un tuo rifiuto o un tuo comportamento sgradevole
potrebbe far scoppiare addirittura una guerra!! Almeno tu andrai in sposo
ad un bell’uomo..” mormorò mentre la sua voce si spegneva in un
flebile bisbiglio e nei suoi bei occhi nocciola spuntavano le lacrime.
Hanamichi si sentì un verme correndo ad abbracciare la sorella.
“Scusami” mormorò accarezzandole i capelli castani “Ma mettiti nei
miei panni questa situazione è assurda” lei annuì asciugandosi le
lacrime con un fazzolettino di pizzo. “Lo so bhe guarda il lato positivo
Kaede Rukawa ha la tua età potreste diventare amici!” Hanamichi la fissò
dubbioso sul fatto che lui e un ghiacciolo potessero diventare amici ma
non disse nulla per non ferire ulteriormente la sorella.
La carrozza e la scorta reale partirono come stabilito dagli accordi.
Durante tutto il viaggio Hanamichi non fece che borbottare tra se
letteralmente rinchiuso nella carrozza mentre Mitsui e Akagi che facevano
parte della sua scorta speciale cavalcavano poco avanti al cocchio.
Grazie ai cavalli portati in dono dal principe Akagi quel viaggio che
solitamente avrebbe richiesto due settimane di tempo si sarebbe concluso
in soli cinque giorni. Notizia che non aveva certo reso felice il giovane
principe che non aveva ancora abbandonato del tutto i suoi piani di fuga
anche se in effetti quelle poche volte che gli si presentò l’occasione
propizia alla fine desistette all’idea dell’onta che avrebbe dato alla
sua famiglia, alla possibile guerra che ne sarebbe potuta derivare e
soprattutto al fatto che sarebbe stato bollato come codardo.
E tra i figli del fuoco non c’era insulto peggiore.
La carrozza giunse al porto di Ladlend nel pomeriggio del quinto giorno.
Cavalli e bagagli vennero caricati sulla sontuosa nave da parata del re.
Ad attenderli sulla banchina con un radioso sorriso sul bel volto
giovanile trovarono il capo delle guardie imperiali di sua maestà Rukawa.
Il giovane piuttosto alto con una strana capigliatura sparata verso il
cielo li salutò calorosamente smentendo la fama di gelidi asociali e
musoni che contraddistingueva il suo popolo.
“E’ un onore incontrarvi Principe” disse con un profondo
inchino ad Akagi quando questi si presentò.
“Sua maestà si scusa di non essere venuto di persona ma aveva parecchie
cose da sistemare per il matrimonio e poi sarebbe stato scortese lasciare
solo il Sovrano dell’Est.” Spiegò loro mentre si guardava attorno
ansioso di vedere questo famoso figlio del fuoco. Kaede non aveva fatto
una piega quando gli era stato comunicato che la sua promessa sposa in
verità non era una femmina ma un maschio. Akira comunque lo conosceva
abbastanza bene dall’aver notato nel suo sguardo un lampo di sollievo.
Di donne che si gettavano ai suoi piedi ce n’erano fin troppe e la sola
idea di venirsi a trovare sposato con una di loro aveva fatto accapponare
la pelle al suo algido signore. “Fujima è già giunto a castello?”
chiese Akagi distraendolo dai suoi pensieri. Akira annui. “E arrivato
ieri in volo sul dorso dei suoi grifoni.” Spiegò loro.
“Non ho mai visto un grifone” commento Mitsui curioso “Oh beh
assomigliano a dei grossi falch...” Akira interruppe la frase a metà
quando il paggio che aveva finito di scaricare i bagagli andò ad aprire
lo sportello della carrozza al suo regale passeggero. Dall’elegante
cocchio di mogano scuro emerse un giovane alto, dalla pelle dorata e dai
fulgidi capelli carminio che cadevano in ciocche scomposte su due pozzi di
lava incandescente che si guardarono intorno con furia a malapena
trattenuta. L’aria attorno a lui vibrava scintillando tanto il suo
potere ribolliva. Akira rimase senza fiato mentre lo osservava venire
verso di loro. Lo splendido corpo forgiato dagli allenamenti all’uso
della spada, le spalle ampie e tornite, le lunghe gambe fasciate dai
pantaloni di velluto rosso che poco lasciavano all’immaginazione. Era
assolutamente meraviglioso. L’abito elegante non riusciva minimamente a
sminuire l’impressione che quello dinanzi a lui non fosse un uomo ma una
belva. Uno splendido giovane leone dal portamento fiero e orgoglioso.
D’un tratto il capitano delle guardie si trovò ad invidiare
profondamente il suo signore.
Se quel ragazzo fosse stato il suo consorte lui di certo non si sarebbe
limitato ad un matrimonio platonico.
Sorrise tra sè a quel pensiero.
Bhe probabilmente non l’avrebbe fatto nemmeno sua maestà anche perchè
il rituale prevedeva che quanto meno la prima notte di nozze i due sposi
si unissero in tutti i sensi.
Il ragazzo posò gli occhi dorati su di lui prima di eseguire con rigido
inchino.
Era chiaro come il sole che quella situazione lo mandava letteralmente in
bestia.
“Hanamichi Sakuragi quarto figlio di Fire Ternan Sakuragi della famiglia
di Fire” si presentò rivelando una bella voce profonda.
Da quelle labbra dovevano uscire dei gemiti meravigliosi quando.... il
capitano della guardia Imperiale scosse il capo prima di sfoderare il
migliore dei suoi sorrisi inchinandosi con grazia elaborata.
“Akira Sendoh guardia personale di sua maestà Kaede Rukawa della
Famiglia di Sharak” si presentò.
“Ho avuto il privilegio di scortarvi”.
Il promesso sposo annui lanciando uno sguardo cupo alla grande nave da
parata che portava un’elegante volpe argentata incisa sulla fiancata.
Non era mai stato per mare e dover passare tre giorni su quell’enorme
casa galleggiante non lo attirava affatto. D’altronde la capitale del
Signore dell’Acqua non poteva che essere in mezzo al mare pensò con un
sorriso mesto.
“Ti posso assicurare che è solidissima” gli disse il capitano delle
guardie Imperiali affiancandoglisi.
Il rossino sollevò un sopracciglio sorpreso ma non commentò limitandosi
a seguirli a bordo.
Con gran dispiacere del ragazzo dai capelli a porcospino che sperava di
poterlo conoscere un po’ meglio, il principe ereditario di Fire si ritirò
quasi subito nella sua cabina.
Hanamichi si sedette con un sospiro nella sua cabina mentre osservava
quella stanza che poteva benissimo essere quella di una casa anzichè la
cuccetta di una nave.
Sdegnò il cibo posato con ricercatezza in una grande coppa di vetro
stendendosi invece sul letto a baldacchino.
Avrebbe preferito stare all’aria aperta ma l’idea di osservare la
costa allontanarsi lo riempiva di angoscia.
Lanciò uno sguardo al pavimento della nave.
Legno.
Quanto sarebbe stato facile bruciarlo.
Erano abbastanza vicini alla costa perchè i soccorsi arrivassero in tempo
a salvare quasi tutti.
Quasi.
Perchè lui sarebbe annegato.
O almeno così avrebbe potuto lasciar credere...
Il suo sguardo si illuminò per un poco prima di spegnersi.
Dimenticava che sulla nave oltre al principe e a Mitsui che avrebbero
sicuramente percepito il suo potere liberarsi c’era anche la guardia
personale del re che a quanto ne sapeva era piuttosto potente con le magie
dell’acqua.
Probabilmente la nave non sarebbe colata a picco neanche se avesse
traforato tutto lo scafo.
Con un sospiro si volto nel letto chiudendo gli occhi e senza accorgersene
si addormentò.
Quando si svegliò attraverso l’oblò potè notare che il mare era tinto
del rassicurante color rosso del tramonto. Si alzò stiracchiandosi e con
indosso solo i pantaloni bordò e la camicia dalle maniche larghe di seta
nera che aveva indossato sotto la giacca, uscì dalla cabina e da lì sul
ponte. La nave pareva funzionare praticamente da sola dato che in giro non
vedeva marinai, un uomo dalla pelle candida stava seduto poco lontano da
lui limitandosi a lanciare uno sguardo alle vele quando voleva allentare
un fiocco o far ruotare il timone. “Maghi” borbottò tra se cercandosi
un luogo isolato del ponte, cosa affatto difficile dato che era deserto.
Mitsui e Akagi dovevano essersi ritirati sotto coperta. Si posò al
parapetto lasciando che il vento che imprigionava ancora parte del calore
diurno gli accarezzasse il viso scompigliandogli i capelli già arruffati.
Akira salutò i suoi ospiti per dirigersi sul ponte a controllare la
situazione.
Era passato dinanzi alla cabina del figlio del fuoco ma aveva trovato la
porta chiusa e quando aveva provato a bussare non gli aveva risposto
nessuno.
Si diresse lentamente sul ponte mentre copriva uno sbadiglio.
Fu allora che scorse l’oggetto dei suoi pensieri negligentemente
appoggiato al parapetto.
Il vento gli accarezzava i lineamenti virili facendo volteggiare quegli
incredibili capelli rossi mentre gli ultimi raggi solari traevano riflessi
di oro liquido sulla pelle del volto e dei pettorali lasciati scoperti
dalla camicia di seta nera che gli svolazzava attorno. I pantaloni bordò
gli fasciavano la vita in maniera estremamente sensuale scivolando sui
fianchi ora non coperti dalla giacca che indossava prima, mettendoli in
evidenza.
Il ragazzo ignaro di tanto attento esame si passò una mano dorata tra i
capelli carminio mentre chiudeva gli occhi spingendo indietro il capo per
respirare a pieni polmoni l’aria profumata.
Tutto il suo corpo s’inarcò in quel gesto languido mentre egli
socchiudeva le labbra in un leggero sorriso.
Akira si impose di respirare per non soffocare mentre faceva in fretta
alcuni passi indietro per riprendere il controllo del suo corpo. Stava
ancora tentando di capire qual’era il giusto ordine da dare al suo
cervello per farlo tornare a reagire normalmente quando la voce profonda
del suo sogno erotico ad occhi aperti lo riscosse.
“Buonasera Lord Sendoh” lo salutò il ragazzo giungendo alle sue
spalle.
Contando mentalmente fino a dieci prima di voltarsi Akira si stampo in
faccia il suo miglior sorriso convinto di aver ormai riacquisito il
controllo del suo corpo.
Tuttavia quando si voltò si rese conto che il detto ‘la carne è
debole’ non era stato inventato da uno sciocco.
Con il sole morente alle spalle, il mare tinto di quella stessa tonalità
sanguigna sullo sfondo, la sola camicia nera a fare da contrasto sulla
pelle dorata, il figlio di Fire sembrava un Dio.
Il vento dispettoso scompigliò i capelli del rossino facendoglieli
scivolare sul volto in liquidi riflessi di fuoco mentre il suo profumo
intenso e selvaggio gli scivolava addosso come una carezza.
Per la prima volta in tutta la sua vita Akira arrossì. “Splendido”
mormorò a fior di labbra.
Il ragazzo dai capelli rossi lo fissò sorpreso.
“Come?” chiese stupito.
Il porcospino si diede mentalmente dello stupido prima di riacquistare
almeno una parvenza di sangue freddo. Ni..niente” balbettò “E’ uno
splendido tramonto non trovi?” disse indicando il sole alle sue spalle.
Il ragazzo annuì voltandosi verso il sole che stava annegando nel mare.
Anche lui si sentiva come quell’astro che sprofondava nel mare scuro.
In lontananza la costa era ormai solo una piccola linea sottile ma gli
bastò vederla per sentirsi ancora peggio.
“Parlami di lui” mormorò sedendosi in maniera alquanto rischiosa sul
parapetto.
Akira lo fissò adorante per alcuni secondi prima di rendersi conto che
gli era stata fatta una domanda.
Andò a sedersi accanto a lui osservando il mare scuro per non distrarsi
ulteriormente.
“Parli di Kaede?” chiese ben sapendo che si riferiva a lui.
“Kaede?” chiese il rossino sorpreso dalla familiarità con cui il
capitano aveva pronunciato quel nome.
Akira annuì “Siamo praticamente cresciuti insieme, anche se ho sempre
saputo che lui sarebbe diventato un giorno il mio sovrano. Vedi quando suo
padre è morto in un brutto incidente a cavallo sono stati i miei genitori
ad allevarlo. Mio padre era il primo consigliere del re e dopo la sua
morte ne ha assunto momentaneamente le veci finche Kaede non è stato in
età per assumersi il peso della corona.” Hanamichi annuì conosceva
quella parte della storia. La madre dell’attuale sovrano era morta di
parto e quando anche il padre era venuto a mancare era stato il primo
ministro a coprire momentaneamente la carica finche a quindici anni il
giovane principe non era salito al trono. Nonostante le paure di molti nel
vedere quel bambino sul trono del più potente dei quattro Domini, Kaede
Rukawa si era dimostrato un bravo governate anche se piuttosto chiuso e
dall’indole solitaria. “Per me lui è come un fratellino. Abbiamo solo
un anno di differenza sai?” disse con un sorriso dolce “Credo di
essere la persona che lo conosce meglio se non l’unica. Non spaventarti
se all’inizio ti sembra un pezzo di marmo” ridacchio “il fatto è
che non è bravo a gestire le sue emozioni se vuoi capre cosa pensa devi
fissarlo negli occhi” Hanamichi lo fissò corrucciato non sembrava una
persona con cui poter stringere quanto meno un’amicizia probabilmente si
sarebbe trovato più a suo agio con Akira.
“E mi raccomando non svegliarlo mai!” Hanamichi sollevò il volto di
scatto.
“E perchè diavolo dovrei svegliarlo!” chiese stringendo con forza le
mani introno al parapetto di legno che scricchiolò pericolosamente.
“Bhe dormirete insieme” mormorò Akira scuotendo le spalle con
noncuranza.
“CHE COSAAAAAAAAA!!!!” tuonò il rossino facendo vibrare tutta la nave
con quel grido.
Sendoh lo fissò stupito. “Io..io credevo che lo sapessi...il rituale
prevede...” s’interruppe di botto rendendosi conto che data la sua
precedente reazione forse non era il caso di dirgli cosa prevedeva il
rituale.
La frase però ormai gli era sfuggita e ora si ritrovò due polle roventi
fisse in viso.
“Ce cosa prevede il rituale?” chiese il figlio del fuoco facendo un
passo avanti cupo, la voce che vibrava pericolosamente bassa.
“Hemmm... ecco forse non è il caso...” mormorò Akira cercando una
scusa da propinargli o di inventarsi qualcosa per calmare quella belva la
cui figura cominciava a scintillare pericolosamente di rosso.
“Parla o giuro che riduco questa bagnarola in un ammasso di cenere”
minacciò.
Akira deglutì.
Temeva che se gliel’avesse detto la ‘bagnarola’ come l’aveva
chiamata lui si sarebbe davvero ridotta ad un mucchio di cenere.
Facendo ricorso a tutto il suo potere e concentrandolo nelle mani nel caso
ce ne fosse bisogno fece un profondo respiro. “Bhe il secondo libro dei
Riti e delle Cerimonie dice più o meno così: ....e il consorte macchierà
con il sangue della sua innocenza il lenzuolo nuziale che verrà esposto
sui bastioni della torre più alta affinchè esso sia visibile agli Uomini
e agli Dei a testimonianza dell’Unione che sigilla i loro cuori, le loro
anime e i loro corpi.” mormorò.
Continua....
H:è-é non dovevi andartene in ferie!!!
N:^^''' hemm...
H:non mi farai violentare anche stavolta vero? è-é
N:^^''' hemm....
H:MA SAI DIRE SOLO HEMMMMM!!!!è___é
N:^^''' ..... (hemm.....)
Kiss Naika_che_non_voleva
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|