“Scusi, cameriere? Un reverse con doppio round!” (cit.Bads) Dedicato alla mia beta, compagna di avventure e cazzate! Ti voglio bene!
Coyote Ugly
parte II - Il premio
di Bads
L'aria della sera era davvero troppo fredda. O forse gli sembrava così perché era fradicio fino all'osso, e a coprirgli le spalle e la schiena aveva solo una misera giacca, troppo leggera persino per sentirsela addosso. Inoltre andare in giro in moto in quello stato non era stata proprio una mossa intelligente, ma il suo compagno era venuto con quel mezzo di trasporto, e doveva arrangiarsi se non voleva andare a piedi, senza contare che l'aggettivo “intelligente” non si prestava minimamente ad un essere come lui. Si strinse un po' nelle spalle, senza mollare la presa dalla giacca di Rukawa, e rabbrividì, aggiustando alla meno peggio il casco che aveva in testa. “Ru, manca molto? Sto congelando!” urlò tutto d'un fiato il rossino, avvicinandosi all'orecchio del compagno, non sapendo in questo modo di scuotere con insistenza gli incontrollabili ormoni già poco saldi del ragazzo. “Hn” riuscì a rispondere, cercando di concentrarsi sulla guida. La casa non era lontana, e in pochi minuti la raggiunsero senza problemi, senza cioè che il rosso congelasse o che il moro facesse un incidente. “La prossima volta impari a spogliarti davanti a degli sconosciuti” aggiunse seccato Rukawa quando finalmente notò lo stato poco consono di Sakuragi. Non si era neanche reso conto che non aveva indosso la maglietta. Hanamichi non rispose. Un po' perché non sapeva bene cosa dirgli in modo da infastidirlo, perché il cervello sembrava gli si fosse congelato nella testa, un po' perché l'altro non gli lasciò possibilità di replica e andò ad aprire la porta, facendogli cenno di entrare e seguirlo. Quando finalmente entrarono in casa Hanamichi iniziò a sentire un po' di timore, represso fino a quel momento in tutti i modi, e cominciò finalmente a chiedersi cosa diavolo stesse facendo. Già essersi prestato a ballare sul bancone di quel dannato bar non era cosa da lui, ma poteva giustificarsi sostenendo che era stato per lo più costretto, ma aver seguito Rukawa fino a lì, senza opporre la minima resistenza e sapendo bene cosa l'altro avrebbe voluto fargli, non era decisamente un atteggiamento che riconosceva come suo. Avrebbe potuto sottrarsi e fuggire in ogni modo, ma l'aveva seguito lo stesso, si era messo il casco, era montato su quella bella moto e si era stretto al torace di Rukawa, ben sapendo cosa stava facendo e dove stavano andando. E adesso era lì, dentro la casa della kitsune, a togliersi le scarpe con una lentezza esasperante, mentre il ragazzo si sfilava la giacca lanciandola nel salotto. “Non vuoi toglierti la giacca?” gli chiese quando fu tornato di fronte al rosso, non tentando neanche di nascondere il lieve sorriso che gli era balenato sul viso. Sakuragi arrossì e strinse ancora più convinto la giacca, scuotendo piano la testa. “No davvero, sto bene così” disse solo, non osando muovere un muscolo. Kaede parve un po' deluso,
e aspettò qualche attimo perché il ragazzo lo raggiungesse, ma vedendo che non
intendeva muoversi si avvicinò lui. Vide l'altro scuotere violentemente la testa, cercando invano riparo dalle sue mani che ora sfioravano quel petto nudo e freddo. “Ha-i una casa molto calda! Sto benissimo!” quasi urlò Sakuragi, mosso dalla necessità di spostarsi senza darlo troppo a vedere. Se la faccenda fino a quel punto l'aveva lusingato e anche un po' eccitato, ora cominciava davvero a provare un po' di terrore da quella situazione sconosciuta. “Almeno questi dovresti toglierli” insistette Rukawa palpandogli con insistenza una natica, conscio che se l'altro continuava a rifiutarsi, minando la sua pazienza, l'avrebbe spogliato anche contro la sua volontà, perché si sentiva irrimediabilmente caldo e gonfio in mezzo alle gambe. “Sei fradicio, Sakuragi, non vorrai prenderti un malanno” disse spostando la mano sul davanti e sbottonando il primo bottone dei jeans, tornato al suo posto dopo l'esperienza del bar. “A-ah... io... mh..” balbettò l'altro, cercando di spostare le mani del moretto. “Non fare il finto tonto e non dirmi che non sapevi cosa volevo farti” Cercando di trattenere l'ansia, Sakuragi scosse la testa e gli prese i polsi, solo per cercare di respirare meglio: “Non... è quello, solo che magari... potresti essere meno precipitoso...” Kaede sorrise e si liberò dalla presa. “Ti ho comprato per tutta la notte e non voglio perdere neanche un minuto” spiegò afferrandogli un polso e conducendolo verso la sua camera. Lo fece entrare e richiuse la porta alle sue spalle, accendendo la luce e chiudendo le tende. Il rosso intanto rimaneva immobile come l'aveva lasciato, ogni tanto scosso da qualche brivido di freddo, ma senza farglielo notare più del necessario. Sapeva in realtà che era tutto inutile, aveva poche speranze di restare vestito ancora a lungo. Quando Rukawa si voltò di nuovo verso di lui e gli si avvicinò con passo deciso, si bloccò deglutendo, ricominciando a sentire le mani dell'altro indagare sulla sua pelle, che gli sfioravano le spalle per fargli cadere la giacca per terra. “Già nudo e bagnato” disse leccandogli l'orecchio, senza che il ragazzo osasse rilassarsi anche solo per un momento: “Se avessi saputo che questo corpo mi avrebbe fatto eccitare così tanto avrei preso a guardarti fare la doccia... dopo gli allenamenti” Poi si spostò e lo guardò, mangiandoselo con gli occhi. “Ti voglio” Hanamichi non sapeva cosa fare. Tutto l'ardore di poco prima era sparito insieme alla musica, la puzza d'alcool e i due baristi bisessuali. Sentiva le mani della kitsune, il suo alito, le sue gambe, tutto che si strusciava, che lo toccava, e non sapeva cosa fare, forse perché non era sicuro di cosa volesse. Ma la voce dell'altro lo svegliò nuovamente dai suoi problemi e dai suoi pensieri. “Ricordati che sei mio stanotte, il mio premio” gli sibilò, forse un po' contrariato dalla sua mancanza di partecipazione, poi aggiunse: “Voglio vederti mentre ti spogli”. Il rosso credette di non aver sentito bene, ma era solo un patetico tentativo per fare finta di non aver sentito, perché Rukawa non poteva volere lui, non poteva volerlo vedere spogliarsi davanti ai suoi occhi blu, non poteva semplicemente essere così maniaco. Non lui, non quel ragazzo taciturno e sempre addormentato, non quello che in ogni occasione cercava di sfotterlo. Non poté più pensare,
perché l'altro si allontanò da lui e si sedette sul materasso, attirando la
sua attenzione. E Sakuragi, ovviamente, capitolò. Senza protrarsi in lunghi discorsi sul fatto che fosse un genio, o che era il re degli spogliarelli, anzi annuendo solamente, il ragazzo cominciò a muoversi, involontariamente in modo sensuale, verso l'altra sponda del letto, perché sentiva che le sue gambe avrebbero ceduto da un momento all'altro. Si tolse le scarpe e si stese sul letto inarcando un po' la schiena, mentre sentiva su di sé lo sguardo attento di Rukawa. Se gli avessero chiesto perché lo stava facendo non avrebbe saputo cosa rispondere. Ma vedere quel cubetto di ghiaccio del suo compagno di squadra sbavare nel guardarlo lo faceva sentire stranamente potente. Così, cercando di pensare il meno possibile, cominciò ad accarezzarsi i pettorali, ansimando un po' dalle sue stesse carezze, alzando e abbassando ritmicamente il bacino, con lenti movimenti all'apparenza del tutto innocui. Aprì le gambe e spostò lentamente le mani dal suo torace, una salì e si fermò a sfiorare la delicata pelle del collo, e l'altra scese pericolosamente ad accarezzare l'interno coscia, ancora celato dai pantaloni umidi. “Ah...” Sakuragi spalancò gli occhi, che aveva socchiuso non sapeva neanche quando, e guardò il compagno, chiedendosi perché avesse sospirato. Non lo vide più al suo fianco seduto sul materasso, ma in piedi di fronte al letto, a godersi lo spettacolo con gli occhi spalancati e la bocca aperta, boccheggiando in cerca d'aria. Contento di quella reazione, Sakuragi continuò a massaggiarsi la gamba, notando come anche la mano della kitsune si stesse muovendo verso la stessa zona. “Dai, Sakuragi...” Hanamichi non si fece pregare e tornò ad occuparsi dei pantaloni, calando la cerniera, sempre con una lentezza fastidiosa, e il rumore della zip fermò per un attimo il respiro di Rukawa, la cui eccitazione stava crescendo man mano che passava il tempo. Ormai non aveva più scuse per temporeggiare, e probabilmente non aveva neanche voglia di inventarsele, e sollevando il bacino riuscì a spostare i pantaloni, calandoli fino alle ginocchia, lasciando il resto del lavoro al compagno di squadra, che evidentemente non vedeva l'ora di rendersi utile in qualche modo nell'aiutarlo a spogliarsi. Dopo aver lanciato lontano i jeans, Rukawa tornò a guardare Sakuragi, che giaceva abbandonato sul letto. Aveva i capelli scarmigliati e umidi, le braccia abbandonate sul cuscino vicino al viso, le gambe spalancate e il bacino un po' sollevato che si muoveva piano, cercando un po' di soddisfazione. “Ah Ru...” lo chiamò Hanamichi, vedendo che non si muoveva: “Vieni...” Rukawa scosse la testa, inumidendosi un po' le labbra troppo secche. Anche se avrebbe tanto voluto acconsentire e lanciarsi su di lui, strappandogli quei miseri boxer con cui era rimasto che nascondevano a malapena cosa si celava sotto la stoffa, si impose di aspettare e torturarsi ancora un po' prima di toccarlo, e guardarlo mentre finiva di spogliarsi. “Non hai finito...” disse indicando i boxer, mentre Sakuragi insisteva nel tenersi aggrappato ai cuscini. “Toglimeli tu, ti prego...” “Sei un maiale...” sussurrò
Hanamichi, un po' scontento, mentre faceva scorrere le mani lungo il petto per
raggiungere il lembo della stoffa. Sakuragi sorrise, un po' imbarazzato, e si tolse con un rapido gesto anche i boxer, per non dover pensare più a come doveva comportarsi, li lanciò via e si sollevò un po', aspettando l'altro. E Rukawa finalmente si avvicinò. Appoggiò il ginocchio sul materasso, si protese in avanti posando i palmi sul cuscino e avvicinò il volto, annusando l'odore dei suoi capelli, e del suo collo. Sentì Sakuragi gemere e muoversi, tentando di eliminare la distanza tra i loro corpi, poi voltare il viso verso il suo. “Contento?” “Non sai quanto...” Si abbassò, andandosi a strofinare ovunque, senza gravare con il suo peso sul corpo caldo dell'altro, e con un gemito gli morse il collo, sentendo Sakuragi agitarsi e gridare dalla sorpresa. “Ti voglio...” ripeté, ormai sicuro che l'altro non l'avrebbe più rifiutato, e sollevò il volto per baciarlo. “Anche io” sospirò il rosso prima di chiudere gli occhi. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò sfiorandogli le labbra con la lingua, e lentamente la fece scivolare nella sua bocca con un gemito, sollevandosi un po' facendo forza sulle ginocchia. Non sentiva l'altro rispondere, ma continuò a lambire ogni punto della sua bocca senza fermarsi, lasciandosi guidare dall'istinto. Dopo un po' si staccò, cominciando a preoccuparsi dato che l'altro ancora non si era mosso, e lo guardò abbandonato sui cuscini, con gli occhi chiusi e la bocca aperta come gliel'aveva lasciata. “Ah...” mormorò solo, respirando velocemente. “Tutto ok?” gli chiese Rukawa, un po' preoccupato a vederlo in quello stato. Hanamichi finalmente aprì gli occhi e chiuse la bocca, arrossendo, e sollevandosi un po' annuì, guardandolo intensamente. “Non... riuscivo a respirare...” disse come spiegazione, dato che l'altro ancora aspettava che parlasse: “Non ho mai baciato nessuno” “Neanche io, dohao...” disse Rukawa, solo per rassicurarlo, poi si avvicinò di nuovo, perché non riusciva in nessun modo a stargli lontano e scese lentamente lungo il suo petto. “Quasi dimenticavo...” aggiunse tra un bacio e l'altro strofinando le labbra sulla pelle abbronzata del suo torace: “Dato che sei stato molto bravo, ti meriti un bel regalo” Sakuragi rabbrividì, ma non per il freddo né per timore, e guardò la testa nera dell'altro scendere sempre di più verso il suo ombelico, e sperò che scendesse ancora, ben sapendo cosa sarebbe successo, per la prima volta accorgendosi di non provare imbarazzo. Quando finalmente sentì la lingua del compagno sfiorare la sua eccitazione si lasciò cadere sulle lenzuola, stringendo i pugni sui cuscini; istintivamente aprì di più le gambe, per lasciargli spazio e sentì le sue mani fredde a tenergli fermi i fianchi, quando l'unica cosa che voleva fare era spingersi sempre più in alto, verso quella bocca. Gli stava donando sensazioni fino a quel momento solo immaginate, lo lambiva e lo completava, con la lingua, con i denti e con le labbra, e si accontentava solo di guardarlo, di perdersi nel contemplare le reazioni che sapeva provocare, senza staccare gli occhi dal suo viso, attento ad ogni sospiro, gemito o brivido. Rukawa dovette aumentare la pressione sui suoi fianchi, perché con l'approfondire quelle carezze Sakuragi cominciava a dare segni di irrequietezza. Le sue urla erano aumentate di volume, i suoi movimenti erano raddoppiati e il suo viso rifletteva chiaramente come non fosse abituato a quel tipo di rapporto. “Ru... ti prego, Ru...” strillava ogni volta che aveva abbastanza fiato per farlo, e Rukawa si sentiva sempre più instabile. Voleva prenderlo, era vero. Voleva girarlo e prenderlo, sentirlo urlare sotto di sé e muoversi contro di lui. Però sapeva che facendolo subito non sarebbe durato molto, e lui voleva farlo durare. Chissà quando gli sarebbe capitato di nuovo. Così tornò a prenderlo in bocca, soddisfacendo finalmente il suo desiderio, e dopo poco Sakuragi si sciolse nella sua bocca, urlando al soffitto tutto il suo piacere. Rukawa sorrise, contento di vedere il suo compagno così arrendevole, e gli accarezzò piano i polpacci, mentre ancora si contorceva, preda dell'orgasmo appena avuto. “Piaciuto il regalo?” gli sussurrò dopo un po', vedendolo piano piano riprendersi. “Vedrò di... spogliarmi più spesso se questo è il risultato...” “Sono contento di vedere che hai afferrato il concetto” rise Rukawa, poi abbassò lo sguardo sui suoi vestiti e sbottonò subito i pantaloni, sospirando un po' quando riuscì a liberare il suo membro. Sakuragi lo guardava ancora con il fiatone e gli occhi un po' velati, ma non si risparmiò uno sguardo imbarazzato, osservando i movimenti di Rukawa. “Vuoi che... non so, ti... ricambi il favore?” mormorò cercando le parole meno imbarazzanti per esprimere il concetto. “E' una buona idea, Sakuragi...” disse Rukawa, pensandoci su: “Ma preferirei fare qualcos'altro” Ancora una volta il rossino arrossì, intuendo le intenzioni del compagno, e lo osservò senza muovere ciglio mentre si spogliava velocemente dei suoi abiti. “Allora...” gli disse quando ebbe finito: “Ci riproviamo a baciarci?” Non fece in tempo a terminare la frase che Sakuragi si era già lanciato sulle sue labbra, ripetendo velocemente quello che aveva imparato poco prima da Rukawa, tenendogli fermo il viso con le mani e trascinandolo con sé a sdraiarsi sul letto. Stava ricominciando di nuovo ad eccitarsi con il suo corpo così vicino, la lingua nella sua bocca, e le mani della kitsune che di nuovo lo accarezzavano ovunque, più fameliche di prima. “Se continui così non ce la faccio più” gli sussurrò sulla bocca, succhiandogli un po' il labbro: “Girati, ti prego” Sakuragi sospirò un po', poi a fatica si voltò, dato il poco spazio presente, che gli consentì di strofinarsi al meglio contro le parti basse della kitsune. “Lo sai cosa voglio fare?” “Si che lo so, Rukawa, non sono mica scemo” Rukawa sorrise e morse voracemente la pelle dietro il collo del ragazzo, che cercava una posizione comoda. Quando si fu sistemato, sostenendo il peso con gli avambracci e le ginocchia, voltò il viso verso il compagno, che si stava inumidendo le dita e il pene. “Sei sicuro?” “Chiedimelo un'altra volta e me ne vado” sibilò Sakuragi: “Non ci voglio pensare adesso, voglio solo farlo” Rukawa annuì, in fondo anche lui si sentiva allo stesso modo. Inserì un primo dito, mentre lo massaggiava lentamente, senza esagerare, e subito sentì l'altro irrigidirsi, mentre gli diceva di provare un po' di fastidio. Senza aspettare ne inserì un altro, e un altro ancora, fermandosi quando sentì Sakuragi urlare in modo poco convincente e chinare la testa contro i cuscini, tremando un poco. “Te l'ho già detto prima, cazzo” disse, piuttosto minaccioso, quando tolse il viso dal cuscino: “Cerca di essere meno precipitoso... mi fai male” Rukawa non rispose, non voleva dirgli niente perché sapeva esattamente quello che faceva. Era meglio abituarlo subito, oppure avrebbe sofferto inutilmente per tutta la sera. “Meglio fare così, fidati”
gli disse dopo un po', dato che l'altro continuava a lamentarsi. Si sentiva un po' preso in giro, infondo lo sapeva che Rukawa non l'aveva mai fatto, anche se non gliel'aveva detto esplicitamente. Non aveva mai baciato nessuno, no? Come poteva aver fatto di peggio? Scosse la testa, perché si era reso conto che pensare in quella situazione non era molto saggio, perché altrimenti avrebbe dovuto cominciare a chiedersi perché permettesse che il ragazzo lo toccasse in quel modo. “Beh io... ci ho provato... da solo” disse Rukawa, ringraziando il cielo che almeno da quella posizione Sakuragi non poteva vederlo in viso. “Ripeto: sei un maiale... ah!” Finalmente un gemito, e Rukawa sorrise, muovendo più velocemente la mano, allargando ogni tanto le dita, sentendo l'altro assecondare i suoi movimenti senza più irrigidirsi. “Ci sei?” gli chiese dopo poco, troppo poco, ma Sakuragi annuì, forse non sapeva neanche lui a cosa stava per andare incontro. “Allora... vado?” “Si, ti prego!” “O-ok” Stava prendendo tempo, se ne accorgeva benissimo. E probabilmente era anche un capriccio inutile, dato che non poteva certamente più tornare indietro, ma era a dir poco terrorizzato dall'idea di poter fare male al compagno. Nessuno si era mai abbandonato con lui in un modo così intimo, e non voleva minare la fiducia che l'altro, forse anche con un po' di incoscienza, aveva riposto in lui. “Vado” ripeté, solo per prendere coraggio, poi si avvicinò sempre di più, e lo penetrò lentamente, facendo forza sul bacino, tentando di non ascoltare i lamenti dell'altro e andando sempre più a fondo. Quando fu completamente all'interno si fermò, tenendo fermi i fianchi di Sakuragi, e non si mosse a lungo, combattendo contro sé stesso e contro il piacere che stava provando ad essere finalmente dentro il suo corpo. “Ah.. i...” sospirò il rosso, cercando di non muoversi, anche se il dolore che gli prendeva completamente la schiena e i fianchi gli urlava di inarcarsi, di girarsi, di fare qualcosa per attutire quelle fitte insopportabili. “Ahi...” sospirò ancora, solo perché aveva bisogno di svuotare i polmoni, e stabilizzò di nuovo il respiro, affannato come se per tutta la sera non avesse fatto altro che correre. Deglutì più volte tentando di eliminare il groppo fastidioso che si era formato in gola, ma rimase ancora fermo, mentre il dolore iniziale si attutiva. “Come va?” gli chiese Rukawa, ancora fermo alle sue spalle, accarezzandogli piano il ventre e le gambe: “Non mi muovo finché non me lo dici tu...” “Grazie” mormorò Sakuragi, e provò a muovere la schiena in avanti: “Comincia ad andare meglio” Mosse per un attimo i fianchi e sentì ancora una fitta, anche se meno intensa della precedente, così si ritrasse un po' dal compagno, per poi spingersi nuovamente contro di lui. Sentì Rukawa gemere, stringendo maggiormente la presa sui suoi fianchi, e affondare le unghie nella sua carne, respirando molto lentamente. “Se vuoi che stia fermo non farlo più” sibilò in un solo istante, guardando il soffitto. “La fai facile tu...” disse Sakuragi, che non aveva proprio idea di dove trovassero la forza di litigare in un momento così: “Non hai un cazzo nel culo...” “Di certo se ce l'avessi non mi lamenterei così tanto” “Allora perché non facciamo a cambio?” “Dopo, dohao, prima finiamo qui” E prendendolo alla sprovvista uscì rapidamente, si sputò su una mano e si inumidì velocemente, poi gli prese di nuovo i fianchi, tenendolo fermo, e lo penetrò di nuovo. Stavolta Sakuragi assecondò il suo affondo, inarcando un po' la schiena e sollevando la testa, contento di sentire meno dolore, e cominciò a gemere sempre più convinto, mentre Rukawa lo prendeva, aumentando il ritmo man mano che aumentavano le sue urla. Sentiva il cuore pulsargli prepotente nella testa, nelle mani strette sulle lenzuola sgualcite, nella gola e in mezzo al petto, gli impediva quasi di pensare e di respirare. Ogni volta che Rukawa si faceva strada dentro di lui il respiro gli moriva in gola tanto era intensa la sensazione che stava provando. “Ah... Saku-ragi.. ah!” Non esisteva nulla di più intenso, nulla di più debilitante, ne era convinto, e neanche nulla di lontanamente più piacevole. Se ne rendeva conto solo sentendo l'altro urlare il suo nome in modo così insistente. Non stava provando la stessa cosa, altrimenti non sarebbe riuscito neanche a respirare. “Ah, Rukawa... ven...” Sakuragi non riuscì a finire la frase che il piacere lo colse improvvisamente, e si liberò inarcando la schiena e schiacciando il volto tra i cuscini, soffocando le sue urla. Continuò a gemere finché anche il corpo di Rukawa raggiunse l'orgasmo, liberandosi tra le sue viscere, per poi accasciarsi sulla schiena del rosso, accarezzando con labili baci tutto ciò che riusciva a raggiungere.
Era sicuro di essersi appisolato, anche se non sapeva dire per quanto, gli sembrava un minuto ma poteva essere più di un'ora, quando qualcosa di umido e caldo gli entrò in bocca, giocando con la sua lingua, e lo costrinse ad aprire gli occhi. “Ho sonno, kitsune” mormorò voltando il volto dall'altra parte, ma Rukawa non aveva intenzione di lasciarlo in pace. “Ma cosa dici? Sono solo le tre di notte” gli disse: “E dato che ho pagato la bellezza di quarantamila yen potresti anche essere più partecipe” “Intanto quei soldi li hai dati a Kogure, non a me” precisò Hanamichi, sollevandosi un po' mentre Rukawa continuava a strusciarsi e ad accarezzarlo: “E in ogni caso domani dobbiamo andare a scuola, e abbiamo anche gli allenamenti” “Non mi importa” sillabò Rukawa, mentre Sakuragi spalancava gli occhi dallo stupore: “E poi non volevi fare a cambio?” “Ah!” capì al volo Hanamichi, sorridendo e rispondendo finalmente alle carezze: “Potevi anche dirlo prima, se la metti così posso anche concederti il secondo round” “Sei incredibile...” disse Rukawa, sollevandosi un po' e spingendolo verso il basso, ma l'altro non sembrava dello stesso avviso. “Cosa fai?” gli chiese, quando capì il perché di quel movimento. “Beh, pensavo volessi... ricambiare il favore di prima” disse Rukawa, scoprendo solo in quel momento quanto fosse imbarazzante dirlo esplicitamente. “Non ci penso neanche kitsune...” rispose Sakuragi scuotendo la testa energicamente. Kaede spalancò gli occhi e lo guardò malissimo, cercando di capire il perché di quel cambio di prospettiva. “E perché mai?” “Beh, considerando dove è stato, non ho la minima intenzione di mettermelo in bocca” Rukawa spalancò la bocca, inorridito da quanto il dohao continuasse ad essere deficiente anche in quella situazione, che di ordinario aveva ben poco. Comunque non aveva voglia di litigare, e con quello zuccone era inutile discutere, così sbuffando si alzò dal letto, spostando in malo modo il corpo dell'altro che giaceva su di sé, e uscì in fretta dalla stanza, diventato sordo alla voce di Sakuragi che lo chiamava e gli domandava dove diamine stesse andando. Stizzito da quel comportamento, anche Hanamichi si alzò, maledicendo tutte le volpi non appena il dolore ai paesi bassi si fece sentire, e divaricando le gambe saltellò inseguendo Rukawa fuori dalla stanza, pensando che se ne fosse andato perché si era offeso per le sue parole. Non avrebbe mai immaginato di trovarlo in bagno, dentro la doccia, che si sciacquava ovunque, con un'espressione più imbronciata del solito. “Cosa fai?” gli chiese per la seconda volta in pochi minuti, e si vide rispondere con uno sguardo incenerente. “Mi lavo, cosa vuoi che faccia?” “Ti lavi così poi posso prendertelo in bocca?!” urlò stupito Sakuragi, che sicuramente cominciava a pensare di non conoscere affatto il suo compagno di squadra. “Sì, Sakuragi, anche se detta così può sembrare una cosa stupida” Hanamichi avrebbe tanto voluto rispondergli che non sembrava stupida, ma lo era del tutto, ma non lo fece, forse perché non voleva mettere a repentaglio la sua unica possibilità di farsi la volpe. Però sbuffò e si avvicinò alla doccia, entrando insieme al ragazzo nel vano e togliendogli dalle mani la spugna con cui si stava sfregando ovunque. “Ti lavo io” rise Sakuragi, prendendo Rukawa per una spalla e facendolo appoggiare alle fredde piastrelle. Prese dal pavimento una saponetta e ci si sfregò velocemente le mani, mentre l'acqua tiepida continuava a scorrere tra di loro. Sakuragi si avvicinò e il getto lo investì completamente, bagnandogli la schiena e le spalle, e portò la mano insaponata a stringere il ragazzo, che si aggrappò con forza al suo collo e ansimò. Lo lavò con cura, massaggiandolo avanti e indietro, a volte premendo con i polpastrelli o grattando piano con le unghie, sempre con delicatezza, e Rukawa chiudeva gli occhi, sollevando una gamba per allacciarla sui suoi fianchi, beandosi della sensazione di piacere che provava, sballottato tra la delicatezza dell'acqua che gli cadeva dolcemente sul ventre, attutita dal corpo del rossino, e quella mano che si spostava lentamente, quasi scivolando in movimenti sempre più fluidi. “Ti piace?” chiese Sakuragi, dato che il ragazzo, prima così rumoroso a sbandierare la propria beatitudine, ora stava stranamente zitto, limitandosi a sospirare impercettibilmente. “Sì, è...” mormorò Rukawa,
non trovando le esatte parole per esprimere quello che stava provando. Era
diverso da prima, era meno violento, meno impetuoso, quasi più sereno, anche
se non meno bello ed eccitante. Hanamichi sorrise e si avvicinò per baciarlo, senza penetrarlo con la lingua, solo muovendo le labbra dolcemente, così come gli aveva detto il compagno, e a Rukawa questo sembrava bastare. Quando si staccarono, Sakuragi mosse l'altra mano, ancora insaponata, e la spostò tra le piastrelle e il corpo sinuoso del moro, cominciando a massaggiarlo con sempre più ardore. “Ah, adesso ho capito...” mormorò Rukawa, mentre un dito di Sakuragi che cominciava ad insinuarsi dentro di lui lo stava mandando in paradiso: “Era una scusa quella di lavarmi... così non hai dovuto prendermi in bocca...” “Guarda che non ho nessun problema a farti un pompino, volpaccia” disse Hanamichi, aumentando la foga con cui lo stava massaggiando: “Ma dovremo farlo un'altra volta, ora sei tutto insaponato” Kaede sbuffò, facendo forza sulla gamba attorno ai fianchi del rosso per avvicinarlo a sé, dato che il calore dell'acqua non gli bastava più. “No... smetti...” disse quando sentì un altro dito penetrarlo con dolcezza: “Sto per... no... voglio...” “Zitto Ru...” rispose solo il rosso, continuando con le sue carezze, ma l'altro non voleva saperne di abbandonarsi. Lo vide sollevare le braccia in cerca di un appiglio, mentre mandava indietro la testa rischiando di scivolare per terra, così lo prese al volo, sostenendolo tra il muro e il suo corpo, senza smettere di toccarlo. “Ti tengo io” gli sussurrò nell'orecchio: “Lasciati andare” E Rukawa si rilassò, permettendo finalmente al suo corpo di venire e di abbandonarsi tra le braccia del rosso, che lo sostenevano in modo che non cadesse. Sakuragi lo prese con cura,
facendogli passare il braccio sotto l'ascella e tenendolo saldamente per un
fianco. “Sì...” mormorò, cominciando a riprendersi, appoggiando il peso sulle proprie gambe, cercando di scoprire se gli tremavano davvero o era solo una sua impressione. “Allora, lo facciamo questo secondo round?” sussurrò Hanamichi malizioso nel suo orecchio, leccandolo e mordendolo. “Credevo fosse già cominciato, Sakuragi” “Può darsi” rise Hanamichi, prendendolo di peso e voltandolo verso le piastrelle: “Ora però è il mio turno di scoparti, volpaccia” “Scurrile come tuo solito, dohao” sospirò Rukawa, posando la guancia sul muro godendo per un attimo di quella frescura: “Lascia almeno che mi riprenda...” “Scusa Ru” gli rispose, prima che potesse finire la frase, inserendo di nuovo un dito al suo interno: “Non sono mai stato una persona paziente, e ne ho voglia” Rukawa annuì e lo lasciò fare, constatando come Sakuragi, anche se era uno scimmione di prima categoria, si dimostrasse delicato e più dolce di quanto avrebbe dovuto essere. Infondo, anche se non l'aveva mai fatto, qualche volta ci aveva provato da solo, e non aveva bisogno di tutta quella preparazione. Glielo disse, in modo da velocizzare l'operazione, e subito Sakuragi acconsentì e tolse le sue dita, preparandosi a penetrarlo. “Guarda che ti farà male,
volpaccia” gli disse solo, mentre cominciava a spingere: “Cerca di stare
fermo, vedrai che passa” “Se non ti fa male, allora...” sorrise Hanamichi, prendendolo per i fianchi uscendo piano, per poi affondare con maggiore insistenza. Il risultato che sentì non era esattamente ciò che si era aspettato, dato che Rukawa aveva cominciato a gemere e sospirare spingendosi sempre di più verso di lui. “Non fa così male...” riuscì solo a dire, notando lo stupore di Hanamichi: “Come vedi mi lamento.. meno di te...” “Zitto” E affondò. Uscì lentamente, sibilandogli di non dire nient'altro, e affondò di nuovo, liberando finalmente il grido animale che gli prudeva in gola. Sentiva Rukawa gemere, e nuovamente quella sensazione alla testa lo colpì, più violenta di prima. Il cuore aveva ricominciato a battergli nei posti più assurdi, e un nuovo tipo di piacere si stava insinuando nelle sue viscere, quello di sentire il corpo stretto dell'altro accoglierlo, dilatarsi al suo passaggio e ritrarsi quando si allontanava. In un attimo si rese conto che non era il compagno ad essere rumoroso, anche perché in quel momento non emetteva un fiato, anzi sembrava trattenere il respiro, ma in quella situazione sentiva le urla salirgli dai polmoni prima che potesse accorgersene. “Ah, Ru! È... stupendo...” continuava a ripetere, con voce sempre più acuta mentre affondava, premendo violentemente i polpastrelli sulla carne dei suoi fianchi, così come l'altro aveva fatto poco prima. Lo sentì venire, lo prese per le spalle e lo sorresse, mordendogli il collo e le orecchie, mentre con poche altre spinte riusciva a venire a sua volta nel corpo di Rukawa, completamente debilitato da quella situazione. Senza che potessero impedirlo caddero rovinosamente nel vano, respirando forte e cercando di non affogare con l'acqua che continuava a cadere dalla doccia. “Volpe... malefica...” mormorò il rosso quando si fu ripreso, aprendo gli occhi e cercando Rukawa, che giaceva proprio di fianco a lui, mentre si passava una mano lungo il collo. Kaede sorrise, e sospirò, e si spostò un po' per chiudere il rubinetto dell'acqua, facendo un enorme sforzo di volontà contro il suo corpo, che non aveva la minima voglia di muoversi. “Non dovevi lavarmi, dohao?” gli disse quando riuscì a notare le loro condizioni, con i corpi cosparsi di sperma, saliva e sapone. “Ho avuto di meglio da fare” sostenne il rosso, cui si stavano nuovamente chiudendo gli occhi dalla fatica. Cercando di fare forza sulle sue poche cellule ancora sveglie si sollevò a sedere, e guardò Rukawa. “Adesso possiamo andare a letto?” Aveva decisamente sonno, e voleva dormire almeno un paio d'ore prima di andare a scuola, così si alzò e aiutò l'altro a fare lo stesso. Gli passò un asciugamano e, dopo essersi asciugato, si diresse di nuovo verso la stanza, gettandosi a peso morto sul letto e chiudendo gli occhi, estasiato. “Dohao” sussurrò Rukawa quando lo raggiunse, cercando di trovare un posto nel suo letto dove potesse sdraiarsi: “Chi ti ha detto che potevi dormire? La notte non è ancora finita...” Sakuragi spalancò gli occhi e lo guardò stranito. L'urlo che seguì quella frase assomigliava molto a quello di un coyote in trappola.
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