Se mi dite che, leggendo Angel Sanctuary, non avete pensato nemmeno per un attimo che tra Michelino e Raphy ci fosse qualcosa...beh, semplicemente non ci credo. È troppo evidente! Tutto questo è per introdurre questa mia fic che, come avrete intuito, è una RaphyXMichelino. Tutti i personaggi sono della g&g (geniale & gotica) sensei Kaori Yuki...ma se in un attimo di pazzia volesse sbarazzarsi del Signor Rosiel o di Michelino, io sarei ben lieta di prendermene cura…! ^__-
Corpo e Spirito di Cily
Si sta alzando il vento. Forse arriverà una tempesta. Sbuffo, pensando che se un umano venisse a sapere che qua in Paradiso il tempo è capriccioso esattamente come nell’Assiah non ci crederebbe. Mi sdraio sulla schiena, con le mani dietro la testa, rimanendo per un po’ a fissare le nuvole che si spostano veloci sopra di me. Sono tremendamente annoiato. Sono appena tornato da una caccia ai demoni giù al confine, ma non sono stanco. Però, se devo essere sincero, non ho nemmeno voglia di tornare a combattere: oggi gli scontri sono stati troppo monotoni, quindi se torno là rischio di annoiarmi il doppio di adesso. Uffa!! Chissà cosa sta facendo Raphael? Starà sicuramente flirtando con una paziente... Sarà anche un arcangelo, ma è un imbecille. Ci conosciamo da migliaia di anni, eppure...eppure non ha ancora imparato a capirmi. Non si è reso conto che sono innamorato di lui. O forse lo sa, ma fa finta di niente. Beh, che importa in fondo? A lui piacciono le donne. Non gli importa che siano belle o brutte, intelligenti o prive di cervello...va a letto con tutte. Sospiro, dandogli del maniaco. Mi metto a sedere, pensando che invece di starmene qui a rimuginare su un demente simile...mi divertirei molto di più a rompergli le scatole. Sorrido malignamente mentre schiudo le mie ali bianche e lascio il tetto del mio palazzo. Arrivo nel suo studio in pochi minuti, con le prime gocce di pioggia che iniziano a picchiettare sulle mie piume. Non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello di passare per la porta, quindi mi dirigo alla finestra che dà direttamente sulla sua scrivania. La spalanco ed entro, facendo il solito chiasso. “Chirurgo maniaco!! Il sommo Capo delle Potestà è venuto a farti visita!! Smettila di fare il cascamorto e...” Ma dov’è?! L’intera stanza è deserta. Plano fino al pavimento e chiudo le ali. Mi guardo un po’ attorno, notando che tutto è al proprio posto...tranne il Capo delle Virtù. A quest’ora dovrebbe essere qui a fingere di lavorare! Se Sevoftarta scoprisse che se ne va a zonzo al posto di fare il suo dovere... Sento una voce provenire dal corridoio e non mi ci vogliono più di due secondi per identificarla come quella di Barbiel. Accosto la porta e do un’occhiata fuori, vedendola parlare animatamente, mentre Raphael si passa una mano tra i capelli con aria assonnata. “È già la quinta volta che trovo Ariel mezza nuda quando entro nello studio. Dato che, anche se le ripeto in continuazione di non lasciarsi sedurre, lei ci casca ogni volta, mi affido almeno al Suo buonsenso, Signor Raphael. Capisco che non le importi di essere scoperto dal Signor Sevoftarta, perché tanto non potrebbe farle del male...ma ad Ariel sì. È una ragazzina indifesa e non voglio che passi dei guai per colpa degli ormoni di un arcangelo maniaco!” Brava, Barbiel! Metti un freno alla sua libido! “Io voglio solo divertirmi...” Barbiel lo guarda malissimo e fa per dire qualcosa, ma lui riprende a parlare: “So che è un tabù e so anche come nascondere le mie scappatelle a quell’impiccione di Sevoftarta, quindi non preoccuparti. Apprezzo il tuo impegno, ma non è necessario.” Raphael ritiene la conversazione conclusa, quindi si gira e si avvia nella mia direzione, così mi sposto dalla porta e mi avvicino alla scrivania, dove lo aspetterò, ma vengo fermato dalla voce di Barbiel, che dice qualcosa che non mi sarei mai aspettato di sentire. “E non pensa al Signor Michael?” I miei muscoli si bloccano all’istante e così anche il mio apparato respiratorio: vorrei avvicinarmi nuovamente alla porta per vedere l’espressione di Raphael, ma ho paura di fare un qualsiasi rumore che mi impedisca di sentire la risposta, quindi rimango immobile con il fiato sospeso e il cuore che batte all’impazzata. Ma cos’è venuto in mente a Barbiel? Io cosa c’entro? “Non vedo cosa c’entri Michelino in questa storia” Ecco, appunto. “Oh, la prego, non faccia il finto tonto. Sia io che lei sappiamo cosa prova il Signor Michael nei suoi confronti” Se non fossi praticamente pietrificato, con tutta probabilità stramazzerei al suolo in seguito ad un attacco cardiaco. Perché questa conversazione ha preso una simile piega? Deglutisco a fatica e faccio un passo verso la porta, tendendo le orecchie e cogliendo solo un silenzio che a me sembra pesantissimo. “E con ciò?” “Non mi dica che non le importa di farlo soffrire, perché non ci credo!” “Barbiel, non ho voglia di stare qui a litigare con te!” “Fa così perché non vuole ammettere di provare qualcosa per…” “È ovvio che provo qualcosa per lui!” Sto per morire, lo giuro. Io…io...oh, ma che importa di quello che penso! Voglio ascoltare! Sono incredulo e felice e... “Lo conosco da secoli, non posso non provare qualcosa! Però, quel qualcosa è amicizia!” Amicizia. “Non fare quella faccia...! Cosa ti aspettavi che dicessi? Che sono innamorato di lui?” Sì. “Michael è un ragazzino! Sia nel corpo che nello spirito!” Sento le mie mani chiudersi a pugno e le unghie conficcarsi nella carne dei palmi. Non voglio stare qui un minuto di più. Esco dalla finestra e, non curante del temporale, mi dirigo verso casa. Ho la vista annebbiata e, anche se vorrei non accorgermene, so che le lacrime si stanno mischiando alle gocce di pioggia sulle mie guance. Mi strofino gli occhi con la manica della giacca di pelle e, fermato il pianto sul nascere, (tu sei Michael, il Capo delle Potestà...! Tu non puoi piangere!) sbatto le ali rapidamente, aumentando la velocità. Prima arriverò a casa, meglio sarà. Forse. Arrivo alla soglia del mio palazzo e spalanco la porta con violenza, entrando in casa a passi pesanti, lasciando sul pavimento impronte bagnate con i miei stivali. Passo per la sala principale e scorgo di sfuggita alcuni dei miei seguaci che lucidano le loro armi. Li sento salutarmi con rispetto, ma io non li calcolo e mi dirigo nelle mie stanze. Sulle scale incontro Camael, che mi si para davanti. “Signor Michael, dov’è stato?” “Non sono fatti tuoi! Sono di pessimo umore, quindi fai in modo che nessuno mi disturbi! Anzi, manda via tutti! Altrimenti scendo e li riduco a un mucchietto di cenere!” Scanso Camael e, ignorando la sua voce che mi chiama, mi chiudo in camera. Senza spogliarmi, con gli abiti fradici, mi getto sul mio letto enorme e affondo il viso in uno dei cuscini. È un ragazzino! Sia nel corpo che nello spirito! Mi mordo il labbro. Stronzo. Stronzo. Stronzo. Raphael, sei uno stronzo. So di non essere molto maturo, ma non sono un bambino. So ragionare con la mia testa. So cosa voglio. Sono forte, temuto, rispettato. Sono un combattente valoroso. Amo il rischio e il pericolo e non ho paura di niente. Conosco l’odore della morte e il sapore del sangue. Non può dire che sono un ragazzino! Sono un uomo, dentro. Ma fuori... Cosa crede? Che per me sia facile? Io non crescerò mai più. Il mio sviluppo si è completato quando ero ancora un ragazzino, così non potrò mai sperare di crescere. Il mio corpo rimarrà questo per l’eternità. Stringo forte il lenzuolo e rimango ad ascoltare la pioggia che batte sui vetri. Non so per quanto io resti fermo in quella posizione, ma quando mi alzo mi sposto nella stanza adiacente, che uso esclusivamente come guardaroba. Tre pareti sono occupate da altrettanti armadi contenenti i miei vestiti di pelle, tutti i miei anfibi, le mie cinture, le borchie. Invece l’altra è occupata da un grande specchio. È sporco. Ci passo sopra una mano e sposto una spessa patina di polvere. Sorrido amaramente. Non lo uso spesso. D’altra parte, non vedo a cosa mi servirebbe. Per andare ad ammazzare demoni al confine non devo farmi bello o mettermi in ghingheri. Alle riunioni o ai ricevimenti ufficiali mando Camael, quindi non sono costretto a mettermi in ordine e, anche se ci andassi, non sprecherei tempo a sistemarmi per gente come Sevoftarta. Con la manica umida del mio giubbotto di pelle pulisco una parte dello specchio, quanto basta perché tutta la mia figura sia riflessa nel vetro. Mi osservo per un po’ senza fare niente, poi mi slaccio la giacca, abbandonandola per terra. Mi tolgo gli anfibi senza nemmeno slacciarli e subito dopo le calze vanno a fare loro compagnia. Sfilo la canotta nera e, evitando di posare lo sguardo sul mio riflesso, faccio scorrere la zip. Mi abbasso i pantaloni, calciandoli in direzione degli altri indumenti, poi finalmente alzo il viso e mi guardo nello specchio. I capelli rossi sono raccolti in una treccia che mi ricade su una spalla. I miei occhi sono grandi e le mie labbra sottili e ben disegnate. Il mio tatuaggio raffigurante un drago blu contrasta con la pelle chiara del volto, senza imperfezioni. Accarezzo il disegno e lascio scivolare la mano sul petto. Ho le spalle strette, il torace piccolo, le braccia per niente muscolose, i polsi esili. Giro la mano destra e mi guardo il palmo, realizzando di avere dita corte e sottili. La vita è troppo stretta e i polpacci sono appena accennati. Sospiro, lanciando un’occhiata ai boxer che indosso. Pare che l’unica cosa sviluppatasi nel modo giusto sia proprio lì dentro. A Raphael piacerei se fossi adulto? Sa che mentalmente non sono un bambino. Mi comporto come tale, ogni tanto, ma non lo sono. Lui lo sa, siamo amici da tanto tempo. Ma...se io fossi diverso, se avessi le spalle larghe, se fossi alto, se non avessi questo viso da bambino...lui mi vorrebbe? Certo che no! Lui è il dio dell’eterosessualità! È impossibile contare tutte le ragazze che si è portato a letto. Anche se fossi un uomo, lui non mi calcolerebbe. Lui è... (cinico, egoista, supponente e tremendamente affascinante) ...è un cretino. Michael è un ragazzino! Il ricordo di quello che gli ho sentito dire mi fa incazzare. La rabbia dentro di me si trasforma in fiamme che si concentrano nel palmo della mia mano destra e, quasi senza accorgermene, scaglio la palla di fuoco contro lo specchio, mandandolo in frantumi. Sono furibondo. Nessuno ha il diritto di parlare di me in quel modo! Nemmeno lui! Non posso tollerare che una persona che amo così tanto mi svaluti in questo modo. Se fosse qui probabilmente lo ammazzerei. Lo brucerei fino a consumare tutte le ossa del suo corpo. Chissà se funzionerebbe? Dopo la mia vittoria su Lucifero, nonostante io fossi impazzito e tutto intorno a me si consumasse al contatto con le mie fiamme, lui si avvicinò a me. Mi rimase accanto, fumando tranquillamente, come se non stesse accadendo niente. Come se il suo volto non stesse andando a fuoco. Lui restò con me finchè non mi calmai. Non si lamentò una sola volta delle ustioni e non si arrabbiò mai con me per l’accaduto. Mi disse semplicemente: “Sei solo uno stupido, Michelino”. Forse ha ragione. Forse sono uno stupido. Perché mi sono illuso di avere qualche possibilità con lui? Solo perché ci divertiamo insieme? O forse perché, mentre tutti mi temono e mi rispettano, lui non esita a chiamarmi con quello stupido soprannome, sminuendo il mio ruolo nella gerarchia del Cielo? Perché è l’unico che mi fa sentire bene? ...In fondo io che ne so? Dannazione! Mica l’ho deciso io di innamorarmi di lui! Apro uno degli armadi e mi vesto: ho deciso di tornare al confine. Ho bisogno di sfogarmi e non ho voglia di distruggere la casa intera. Devo far sbollire la rabbia nei confronti di quel chirurgo da quattro soldi...perché ora come ora vorrei solo tagliarlo a metà con la mia spada di fiamme. Esco dalla stanza e scendo in fretta le scale, trovando Camael, che deve avermi aspettato lì da quando mi sono chiuso in camera. “Signor Michael, ha chiamato il Signor Raphael...” “Cosa voleva?” chiedo in tono insofferente. “Non l’ha detto. Vuole che Lei lo richiami” Non faccio niente per nascondere la rabbia che provo, così parlo duramente: “Se ha qualcosa di importante da dirmi, mi chiamerà lui. Io non muoverò un dito per quell’idiota!” Camael mi guarda con la solita espressione impassibile, ma intuisco che non comprenda come mai io ce l’abbia con Raphael. Nonostante ciò, non mi chiede niente, ma si limita a guardarmi, attendendo ordini. “Adesso io esco e starò fuori per un po’. Se quel cretino richiama, riferiscigli ciò che ti ho appena detto” “Come vuole Lei” La pioggia si è fatta più violenta, così decido di prendere la merkavah, che in poco tempo mi porta a destinazione. Inserisco nel computer le coordinate che ordinano al mezzo di rimanere nel luogo in cui l’ho lasciato, poi apro il portellone e, spiegate le ali, mi getto nel vuoto. Quando arrivo al confine occidentale vengo accolto da un gruppo dei miei uomini, che mi aggiornano sugli andamenti della battaglia. “Giornata piuttosto fiacca, capo. Da quando Lei è andato a casa qualche ora fa, qui c’è calma piatta. È arrivato qualche demone di forza infima in avanscoperta, ma li abbiamo già ammazzati” Ascolto in silenzio quello che mi riferiscono, mentre con lo sguardo scruto l’orizzonte deserto. Che palle! Di demoni ce ne sono anche troppi, ma quando hai bisogno di loro non si fanno vivi! “Non ci resta che aspettare, capo” A quest’affermazione mi volto e squadro il soldato con espressione severa. “Aspettare? Ti sembro il tipo che ama le attese?” “No...capo” Il mio sguardo deve essere molto eloquente, perché non aggiunge altro. Mi guardo attorno e, trovato un masso enorme, vi salgo sopra, richiamando i miei uomini. “Mi hanno riferito che i diavoletti non si fanno vedere. Evidentemente hanno paura della Truppa delle Potestà…” “Sì!!” rispondono loro in coro. “Beh, noi non siamo venuti qui per aspettare i loro comodi!” Il mio sguardo raggiunge il soldato con cui ho parlato poco fa, che abbassa il capo con aria colpevole “Noi siamo qui per massacrare e tagliare teste...quindi se non vengono loro da noi, andremo noi da loro!” “Sì!!!” Sorrido compiaciuto di fronte alla mia squadra: “Dichiaro che da questo momento la caccia è aperta!” Dopo urla di assenso, li vedo allontanarsi, chi a piedi e chi sui mezzi da guerra, e li seguo con lo sguardo per qualche minuto, poi decido di unirmi a loro. Ordino di varcare il confine, cosa assolutamente proibita, ma non li sento protestare. Anzi...nei loro occhi leggo approvazione: evidentemente non ne potevano più di combattere sempre nel solito monotono posto. Richiamo la mia spada di fiamme e mi getto in battaglia, mozzando teste e squarciando ali implumi, liberando tutta la rabbia e la delusione che albergano in me. Facciamo una strage e non fermo i miei uomini nemmeno quando iniziano a martoriare i cadaveri. La violenza mi riempie, mi fa stare bene. Quando combatto non penso ad altro e scarico tutta la negatività accumulata, così alla fine della battaglia mi sento sempre rigenerato, rilassato. Oggi l’effetto calmante mi sembra raddoppiato, ma non so se sia perché ho ripulito una buona parte del confine dalla feccia degli Inferi o perché ho deciso di sopprimere i miei sentimenti per Raphael. Eh, già, proprio così. Una persona del genere, che mi vede solo come un ragazzino, non mi merita. Ne sono sicuro. (ma se Raphael non ti merita, chi potrebbe mai farlo? Dai, Michael, lo sai bene che non è così...sei semplicemente, stupidamente e inutilmente orgoglioso. Sei permaloso. Ci sei rimasto male perché pensavi che non gli importasse del tuo corpo, perché pensavi che non fosse come gli altri...) E poi, io non ho bisogno dell’amore. Insomma, che cosa potrei farmene? Io sono un generale del Cielo Supremo. Sono nato per combattere, per difendere lo Yetzirah, per massacrare. (ti sei sentito tradito, perché contro di te ha usato quello che ritieni il peggior insulto. Lui sa che odi il tuo corpo, eppure ha parlato in quel modo. Tradimento. È per questo vero?) Non sarà difficile smettere di amarlo. Basterà non vederlo, non parlargli. Lo eviterò e farò finta che non esista. Occuperò il mio tempo combattendo, combattendo, combattendo. (non è buffo, Michael? Tutti ti tradiscono...!! Prima Lucifero, poi Bar...e adesso anche il caro Raphael!) La voce nella mia testa copre le grida dei miei uomini, che mi osannano e gioiscono per la vittoria. Ma io non voglio ascoltare la mia mente, io voglio solo... (ma sai qual è la cosa più esilarante di tutto ciò? Tu dici che dimenticherai Raphael...ahahah!! Sei proprio debole, Michael...) ...essere rispettato. Voglio sentire queste lodi per sempre, perché a loro non serve un capo bello e adulto. Loro vogliono ME, sanguinario e forte. A loro non importa del mio aspetto, perché sono potente e coraggioso. (sei debole perché, anche se ti metti in testa di odiare o dimenticare chi ti ha voltato le spalle tu non ci riesci. Non ci riesci mai. Vuoi un esempio?) Rimango per un po’ con i miei uomini, che mi offrono corna di demone volante e artigli come ricordo della schiacciante vittoria di oggi, poi mi congedo e torno alla merkavah. (quando hai avuto davanti Lucifero, avresti potuto spazzarlo via per sempre, eppure non l’hai fatto. Certo, l’hai ferito...ma perché non l’hai ucciso? Perché sei debole! Non sei nemmeno stato capace di uccidere tuo fratello! Quel fratello che attirava la luce, la fama e la gloria e che per te non lasciava mai niente. Quel fratello che ti ha tradito.) Arrivo a casa e ho una bruttissima sorpresa. Ad aspettarmi, nella grande sala al pianoterra, c’è Raphael, comodamente seduto su uno dei divani di pelle, con un bicchiere di vino in mano. (evitarlo sembra più difficile del previsto, vero? voglio proprio vedere se hai la forza di mandarlo via...!) Alza lo sguardo e mi saluta. “Ciao Michelino, dove sei stato? È tutto il giorno che ti cerco! Speravo che ti andasse di venire con me al mercato dell’Avvento. Ci sono dei libri che vorrei prendere, quindi domani potremmo farci un salto. So che non ti diverti a fare questo genere di cose, ma dopo potrei accompagnarti in armeria e...” Si blocca e mi fissa in silenzio per un po’. “Che cos’hai?” “Niente. Non vedo perché dovrei avere qualcosa” Il mio tono è brusco, quasi infastidito. Bene. Almeno capirà che la sua presenza non è gradita. “Beh, intanto per cominciare te ne stai lì in piedi con un’espressione truce sul volto. Inoltre non mi hai interrotto una sola volta, il che è strano...” “Non ho niente. E, comunque, non ho nessuna voglia di andare al mercato con te. E nemmeno all’armeria. Voglio solo essere lasciato in pace, quindi fammi il piacere di levarti dalle palle” La sua espressione tranquilla non muta, ma non commenta e si limita ad alzarsi. Mi passa accanto ed esce da casa mia, ma sulla soglia si rivolge nuovamente a me: “Quando ti sarà passato il malumore chiamami” Nel momento in cui sento la porta chiudersi dietro di lui, riprendo a respirare normalmente. Mi sento meglio. Molto meglio. (ti faccio le mie congratulazioni, Michael! Ce l’hai fatta...! Non credevo che saresti riuscito a trattarlo così freddamente. Fai progressi. Vedrai che la prossima volta, se ti impegni, riuscirai a non affondarti le unghie nei palmi e a non morderti le labbra mentre lo tratti male. Voto complessivo: 7+) Salgo nella mia camera e, appena tocco il letto, mi addormento. Dormo fino alla tarda mattinata e, probabilmente, avrei riposato ancora, se Camael non fosse venuto a svegliarmi. “Cosa c’è? Ho sonno! Vattene!” Nascondo la testa sotto il cuscino e richiudo gli occhi, ma lui afferra il guanciale e lo alza. Io non mi stacco, così solleva anche me...per poi lasciarmi andare, facendomi ricadere sul materasso. “Camael!! Non trattarmi così! Io sono il tuo capo!!” Ormai non ho più sonno e capisco che ha fatto apposta a farmi arrabbiare: era sicuro che in questo modo mi sarei svegliato del tutto. “Il Signor Sevoftarta Le ha lasciato un messaggio” Scendo dal letto e sistemo il laccio di un anfibio che durante il sonno è uscito dai passanti. Non è la prima volta che dormo vestito, quindi non mi preoccupo di aver sporcato le lenzuola di sangue e fango: più tardi le cameriere cambieranno le coperte. Finalmente una delle abituali pause di Camael finisce e lui riprende il discorso, sempre con lentezza esasperante: “Il Signor Sevoftarta la ammonisce per aver oltrepassato il confine e aver così disubbidito agli ordini. Dice anche che un’azione pericolosa e sanguinaria come quella che Lei ha guidato ieri non dovrà più ripetersi” Mi metto a ridere. Sevoftarta che mi ordina di non essere sanguinario? Questa sì che è una barzelletta divertente! Tutti noi arcangeli sappiamo che non si fa scrupoli a torturare i prigionieri e a far strappare loro le ali! Che lurido ipocrita! Sicuramente vuole tenermi buono per non far arrabbiare il Comitato Supremo. “Non mi degnerò nemmeno di rispondergli. Io faccio il mio lavoro e lui dovrebbe fare il suo senza impicciarsi degli affari altrui!” Mi sciolgo la treccia e mi tolgo le scarpe: “Camael, fai preparare la merkavah e comunica agli uomini che si trovano già alla base che tra poco arriverò” Quando esce mi infilo sotto la doccia e, una volta terminata, mi rivesto in fretta. Raccolgo nuovamente i capelli ancora bagnati e, prima di scendere al piano sottostante, faccio una puntatina al mio arsenale privato. Scelgo un paio di armi stuzzicanti, perfette per gli scontri corpo a corpo, e finalmente esco di casa. Mentre rigiro tra le mani le spade e i pugnali penso che oggi mi divertirò un mondo.
***
Osservo bene il teschio di demone bianco e, dopo aver appurato che non ci siano ammaccature, inizio a lucidarlo, fermandomi ogni tanto per rimirarlo nei suoi particolari. Oggi la caccia è stata più che soddisfacente: ho scovato una nuova tana di diavoli e ho persino ucciso un rarissimo demone bianco…il cui teschio è entrato di diritto nella mia collezione di trofei di guerra. Canticchio il ritornello della canzone che sto ascoltando a tutto volume e, mentre il batterista si lascia andare a virtuosismi meravigliosi, ripenso a questi ultimi giorni e a come tutto sia cambiato tra me e Raphael. Sono settimane che non lo sento. O meglio, che non mi faccio trovare. Beh, avevo detto che l’avrei evitato, no? Lo sto facendo. Mi ha lasciato un sacco di messaggi ed è venuto a trovarmi, ma io sono sempre riuscito a svignarmela. Ultimamente sto bene. Non penso ad altro che alla guerra, quindi non ho tempo per struggermi. Però, adesso che sono solo nella mia stanza... È passato più di un mese da quel giorno in cui l’ho spiato mentre parlava con Barbiel e, purtroppo, non posso ancora ammettere di averlo dimenticato. Dannazione, io ci provo! Ma non ci sono ancora riuscito... Mi capita spesso di fare dei sogni. Sogni sul passato. Quel passato in cui eravamo inseparabili, in cui la nostra sinergia era inestinguibile. Durante il sonno mi è successo numerosissime volte di rivivere quegli attimi in cui mi salvò dall’autodistruzione. Ma perché proprio adesso faccio questi sogni? Perché proprio quando voglio lasciarmi tutto alle spalle? (perché è bene ricordarti che, anche se ti impegni tanto, sei debole, Michael, quindi non riesci a scordarlo...) Nonostante il volume altissimo dello stereo sento la porta aprirsi con violenza e, voltandomi, vedo Raphael. Ha un’espressione furibonda e pare proprio che cerchi rogne. Inspiro profondamente, maledicendo Camael che l’ha lasciato entrare, e faccio per parlargli in modo aggressivo, (vorresti urlargli di andarsene, vero? Non sei ancora pronto per vederlo, perché lui è ancora lì, in quell’inutile cuore che ti ritrovi...! Mmh, andando avanti di questo passo, non sarai MAI pronto...) ma lui mi precede e, afferrandomi per un braccio, mi fa alzare dal tappeto, costringendomi a guardarlo negli occhi. E quello che vedo non mi piace: lo conosco da millenni, ma non l’ho mai visto così arrabbiato. Mai. “Si può sapere che ti è preso?! Sei completamente uscito di testa?!” “Questo dovrei chiederlo io!” Faccio per liberarmi, ma appena tento di divincolarmi la sua stretta sul mio braccio si intensifica, costringendomi a trattenere un gemito di dolore. “Mollami immediatamente!” Evidentemente non si era accorto di avermi bloccato, perché si guarda la mano e, sorpreso nel vederla stringere il mio arto sinistro, lascia la presa. Mi massaggio l’avambraccio, fissandolo minaccioso: “Allora, che vuoi?” “Voglio sapere che ti è preso” La sua voce si è fatta più calma, ma il tono è comunque duro. “Non capisco a cosa tu ti stia riferendo” “Non fare il finto tonto, Michelino! Ho sentito di quello che accade al confine e credo davvero che tu stia esagerando” “Io faccio solo il mio dovere!” Lui scuote la testa: “No, non è vero. Il tuo dovere è proteggere il confine, non addentrarsi nel territorio dei nemici, facendo delle stragi” “Guarda, Raphael, che quando si fa una guerra non si vince regalando ai nemici margheritine. Bisogna combattere e...” “Sì, combattere. Ma non fare scempio dei cadaveri e bruciare ogni cosa che ti capita a tiro. Non pensi ai tuoi uomini? In territorio nemico i demoni potrebbero tendere loro delle imboscate e finirebbero tutti ammazzati” “Sono ottimi combattenti che sanno fare il loro lavoro e sanno morire con dignità” Mi afferra la maglietta, facendomi sollevare il capo. “Ma che diavolo stai dicendo? È la tua truppa ciò di cui stai parlando! Una volta non avresti mai parlato così! Hai sempre avuto a cuore la sorte dei tuoi. Perché sei cambiato?” Mi libero dalla presa ma non rispondo. “Il Comitato Supremo è in subbuglio: stanno pensando di toglierti il comando delle truppe” parla lentamente, senza guardarmi. “Che cosa? Ma è ridicolo!! Non possono farlo! Quello è il mio esercito!” Non possono farmi questo! Io...non saprei più...andare avanti, vivere. Sarei...solo. “Temono che tu possa perdere il controllo una seconda volta, come dopo la Prima Guerra Universale...” (però stavolta non ci sarà lui a salvarti dall’autodistruzione...) Lo fisso in silenzio. E lui cosa pensa? Anche lui crede che accadrà di nuovo? “Io non so cosa pensare” È come se avesse intercettato il mio pensiero... “Ma spero che questo tuo stato d’animo passi in fretta. Ho capito che è un modo per sfogarti. Ti è già capitato in passato: ti sei sempre rifugiato nella guerra. Ma ora non capisco il motivo di tutto ques...” Lo prendo per il colletto della camicia e stringo con forza, senza guardarlo in faccia. Mi prendo qualche secondo per riuscire a calmare le fiamme che vogliono scatenarsi dentro di me, poi parlo. “Tutti mi tradiscono. Lucifero, Bar...e adesso tu.” Non alzo lo sguardo ma mi pare di avvertire i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa. “Tu...lo sai cosa odio di più?” Resta in silenzio per un po’, ma appena stringo la presa sulla sua camicia mi risponde: “Il tuo corpo” “Esatto. Quando penso che dovrò rimanere così per l’eternità mi viene voglia di bruciare tutto, senza lasciare nemmeno la cenere.” La mia voce procede lentamente e Raphael non mi interrompe, ma rimane ad ascoltarmi in silenzio, non muovendo un muscolo. “Qualche tempo fa sono venuto nel tuo ufficio e ti ho sentito parlare con Barbiel. Hai detto che non avresti mai potuto provare qualcosa per me perché sono un ragazzino...«sia nel corpo che nello spirito»” Fa per dire qualcosa, ma io riprendo a parlare: “Pensavo che una persona che mi era così vicina, che sapeva tutto di me...non avrebbe mai detto una cosa simile. Speravo che non l’avrebbe mai nemmeno pensata...” Mollo la presa e sento i miei occhi velarsi di lacrime. Le ricaccio indietro e sollevo lo sguardo: lui mi fissa con un’espressione addolorata e, senza staccare gli occhi dal mio viso, inizia a parlare. “Perdonami, Michelino. Io…non volevo offenderti. Non pensavo che stessi ascoltando” Voglio ribattere, ma lui continua: “Non volevo che Barbiel sapesse la verità...prima di te” Rimango in silenzio e trattengo il fiato, in attesa. “Io ti amo, Michelino” Il mio cuore esplode e dentro di me scoppiano un miliardo di emozioni diverse, facendomi passare dalla gioia più infinita, al rimorso, al sospetto. Poi, una prende il sopravvento. Lo scruto in viso e domando: “Tu...mi stai dicendo questo per calmarmi? È un modo per fermare la violenza del mio esercito? Giuro, Raphael, che se è così ti ucc...” Mi abbraccia all’improvviso, facendo fermare la mia respirazione. “Io ti amo sul serio, Michelino. Da sempre” Non voglio cedere, non voglio cedere, non voglio cedere. “Tu...sei un donnaiolo...” lo dico contro la sua spalla, senza riuscire a far sembrare il mio tono di voce convincente. “Tu, quando sei triste, ti rifugi nella guerra. Io tra le braccia di una donna. Pensavo che non ti avrei mai avuto...ma Barbiel mi ha costretto a fare i conti con me stesso. Mi ha detto di parlarti e, quando mi sono deciso...tu hai iniziato ad evitarmi” Rimango in silenzio, deglutendo a fatica. “Perdonami per quello che ti ho detto...non sapevo che scusa usare per far tacere Barbiel. Ma la verità è che mi piace tutto di te...e amo il tuo volto, il tuo corpo, il tuo spirito” Non so se sia a causa di queste parole sussurrate all’orecchio o del forte abbraccio in cui mi chiude, ma il mio viso si fa caldo e, probabilmente, sono arrossito di brutto. Non ho la più pallida idea di cosa dire: l’uomo che amo mi si è appena dichiarato...che cosa devo fare? “Raphael...” mi stacco leggermente dal suo abbraccio e lo guardo negli occhi. Lui aspetta che io parli, ma non è ciò che voglio fare. Mi alzo in punta di piedi e, ad occhi chiusi, gli sfioro le labbra in un bacio un po’ goffo. Lui sorride e china la testa verso di me, baciandomi di nuovo. Sento le sue braccia attorno alla mia vita e io, senza pensare, gliele passo attorno al collo. La sua lingua mi accarezza le labbra, facendole schiudere e permettendomi di assaggiare il mio primo bacio. Assaporo ogni sensazione fino in fondo e quando ci stacchiamo mi sembra di aver dimenticato tutta la rabbia e la sofferenza delle ultime settimane. Raphael mi attira nuovamente a sé ma, poco prima che le nostre bocche si sfiorino, mi stacco dall’abbraccio e mi dirigo verso la porta. “Ehi! Ma che ti pren...” Mi volto verso di lui, notando la sua comprensibile aria interrogativa: “Devo fare un salto alla base per richiamare le truppe entro i confini dello Yetzirah” Lui mi sorride maliziosamente: “Torna presto...ho migliaia di anni da recuperare con te…” “Chirurgo maniaco” borbotto, chiudendomi la porta alle spalle.
Owari
Allora, che ve ne pare? Spero che vi sia piaciuta! ^^ Il chirurgo maniaco si è lamentato perché non ho scritto la lemon, ma ormai si arrangia, dato che non ho nessuna intenzione di riscrivere il finale! ^^ Un bacio a tutti da un’umile schiava dello splendido Signor Rosiel! ^*^
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