Spoilers: direi proprio di no... giusto se non conoscete la fic di Unmei... ^^;;
Disclaimers: i personaggi non sono miei, anche se darei tutto ciò che possiedo per avere Xelloss (poi tanto mi riprenderei tutto grazie ai suoi poteri ^______^) occhi e capelli viola, bastardo, cinico, potente, malvagio... cosa si può volere di più dalla vita? *__*

 


Conseguenze

di Alessia


Con un gesto della mano i resti della loro vittima di quella note, gli schizzi di sangue che ancora stava coagulando sulla parete sparirono, e con un sussurro a fior di labbra annullò l'incantesimo con cui aveva isolato la loro stanza dal resto della locanda.

Si vestì con calma per andarlo a cercare. Nelle ultime notti aveva sempre abbandonato il loro letto, ma la cosa non l'aveva mai disturbato, si amavano ma non per questo dovevano diventare l'uno l'ombra dell'altro. Però questa notte era diverso; si era svegliato con la voglia del corpo del suo amante sotto di sé e non averlo trovato lo aveva alquanto contrariato.

Scese le scale per entrare nella sala comune, ma non c'era nessuno. Solo la piccola principessa di Sailoone era ancora sveglia, riscaldandosi davanti il fuoco del camino. E' vero, l'avevano uccisa quella notte sulla sua isola, e nonostante avrebbe potuto rimuovere da tutti coloro che la conoscevano, i ricordi concernenti la goffa paladina della giustizia, lui aveva preferito crearne un clone identico in tutto e per tutto all'originale, tranne per un piccolo particolare innocente: ora Amelia era innamorata di Gourry.
D'altronde la sua padrona gli aveva proibito di uccidere Lina, ma non di divertirsi torturandola un pochino. E cosa c'era di meglio che scatenare una gelosia repressa che quando sarebbe esplosa avrebbe avuto effetti devastanti?

Uscì dalla locanda per ritrovarsi immerso nel buio cui si abituò ben presto. Se lo avesse voluto avrebbe potuto ritrovare Zelgadiss in meno di un secondo grazie ai suoi poteri, ma sapeva che l'attesa avrebbe reso tutto molto più piacevole. Oltrepassò l'entrata della città in cui si erano fermati, uscendone, e si addentrò nel bosco camminando lungo sentieri già percorsi.

Da quella notte nulla nella loro compagnia era cambiato - escludendo il suo piccolo giochino. Continuavano a viaggiare per il mondo alla ricerca di tesori per Lina e sete di giustizia per Amelia. A Gourry bastava continuare ad essere la guardia del corpo della maga più potente del mondo, mentre Zelgadiss... lui, nonostante tutto, continuava a voler trovare una copia della Holy Bible con l'incantesimo che gli avrebbe consentito di tornare ad essere un umano.
E questo a Xelloss non piaceva affatto. Lui amava il suo demone mezzo golem, e non voleva ritrovarsi fra le braccia un banale essere umano, seppure in grado di padronare in modo eccellente la magia bianca. Non voleva rinunciare alle notti in cui si cibavano di creature inferiori a loro, torturandole e godendo delle loro urla, non soprattutto dopo aver scoperto la meravigliosa indole sadica che albergava in Zelgadiss.
Per questo continuava a eliminare le copie di quel maledetto libro, ma non avrebbe potuto continuare all'infinito, prima o poi l'altro si sarebbe reso conto che era lui a distruggere il suo unico desiderio.

Sentì dei colpi di spada giungergli da destra, e stanco di camminare si teletrasportò in quel luogo, sedendosi su di un ramo dove nessuno l'avrebbe visto.
Come poteva dire di preferire un corpo umano? La sua pelle riluceva sotto la luce della Luna mentre le piccole scaglie di pietra rimanevano opache donando lievi zona d'ombra, i capelli sembravano fili d'argento, sebbene lui sapesse molto bene quanto potevano fare male se non si stava attenti.
Aveva la spada in mano e si avventava contro gli alberi, le piante e tutto ciò che lo circondava con violenza, colpendo più e più volte, sin quasi a distruggere. Ogni colpo veniva portato senza alcuna tecnica, era pura rabbia ciò che animava Zelgadiss. Una furia cieca lo pervadeva e sebbene si vedesse che era esausto continuava a colpire, colpire, colpire.

Nel corso dei secoli Xelloss aveva imparato a non distrarsi mai, a non concedere la minima possibilità all'avversario di attaccarlo. Fu per questo che l'incantesimo che Zelgadiss gli lanciò contro venne schivato con facilità, ma non riuscì a non dimostrare tutta la propria incredulità per quel gesto.
Zelgadiss, il suo Zelgadiss, aveva cercato di colpirlo per ferirlo o chissà cosa altro. Ok la vena sadica, ma qui si stava un po' esagerando.

Scese a terra a un paio di metri da lui, fissandolo con stupore e anche un pizzico di divertimento. In fondo Zelgadiss sarebbe stata la prima persona al mondo che avrebbe potuto raccontare di averlo sorpreso con un suo attacco.
Stava per chiedergli il motivo del suo comportamento quando l'altro si lanciò contro di lui, la spada sguainata, mentre tentava inutilmente di colpirlo. Xelloss evitava i colpi sorridendo, facendo passi all'indietro, ma quando si ritrovò con le spalle contro un albero decise di porre fine a quello stupido gioco e fermò la lama con una mano, spezzandola.
Zelgadiss fece un balzo indietro grazie alla levitazione lanciandogli contro una sfera di fuoco che Xelloss riuscì ad annullare, e ad evitare anche l'elsa della spada che l'altro gli aveva lanciato alle spalle.

Lo guardò sorridendo, un sorriso malvagio che pochi avevano visto e nessuno raccontato "Mi stai stancando Zelgadiss! Cosa credi di fare con questi ridicoli attacchi? E perché lo stai facendo?!"

Il respiro affannato, il sudore che scorreva sulla sua pelle disegnando i contorni dei muscoli, lo guardava con odio. Tutto il suo essere gridava vendetta nei confronti di quel demone. Senza pronunciare una sola parola si alzò in aria, iniziando a scagliargli contro lame di ghiaccio, in continuazione, senza un attimo di esitazione. Voleva distruggerlo.

Ma all'improvviso due mani si posarono sulla sua vita e si fermò di colpo, gli occhi sbarrati. Xelloss era alle sue spalle e non sapeva cosa fare, il suo cervello non ragionava più.
"Ti sei divertito abbastanza?" un sussurro vicino l'orecchio che gli fece scorrere un brivido dietro la schiena, ma quando la sua mentre registrò quelle parole si divincolò con forza da quella specie d'abbraccio, allontanandosi.

Rimasero lì a fissarsi, per aria, sopra le folte chiome degli alberi del bosco che il vento accarezzava, attorcigliando attorno alle gambe i loro stessi mantelli, per un tempo che pareva infinito in quella notte illuminata dalla Luna calante.
"Tu non lo capisci, vero?!" quello di Zelgadiss fu un urlo che riecheggiò attorno a loro. Un urlo pieno di rabbia e disperazione.
"Capire cosa?" che il suo unico amore era impazzito? Oh no, quello lo capiva perfettamente, se ne chiedeva solo la ragione.

Respirò profondamente, cercando di contenere la propria rabbia, ma fu tutto inutile "Tu mi consideri solo come un demone mezzo golem, ma non è così! Io non sono un demone! Io sono un essere umano, la mia anima è quella di un umano! E ogni volta che torturiamo una creatura innocente un pezzo di essa scompare, gettandomi nella disperazione. Tu mi stai uccidendo, lo capisci?"

Per un attimo il suo sorriso vacillò di fronte a quell'accusa. Come poteva dire che lo stava uccidendo quando invece era grazie a lui che era ancora vivo? Non poteva sopportare un affronto del genere!
"Vuoi davvero tornare un essere umano, Zel-kun? Un inutile, patetico, essere umano?" gli si avvicinò con una strana luce negli occhi "Vuoi rischiare di morire per ogni malattia che esiste al mondo? Tu sei praticamente invulnerabile, e vuoi rinunciarvi per cosa? Per un fragile corpo umano?"

"Io voglio tornare me stesso! Io non sono nato così. Io non sono un mostro!"
"Un mostro?" allungò una mano verso di lui "Amore, tu non sei un mostro, sei la creatura più perfetta che io abbia mai incontrato..." non aveva mai pensato che la sofferenza del suo Zelgadiss fosse così grande.
"Xelloss... io non voglio più uccidere innocenti, non voglio più bearmi e nutrirmi della sofferenza altrui. voglio riprendere la mia vita esattamente com'era prima di quella notte"
I suoi occhi si allargarono per un istante "Vuoi forse lasciarmi?" la sua voce aveva un suono pericolosamente metallico. Non lo avrebbe mai permesso! A costo d'imprigionarlo nelle segrete del suo castello!

Zelgadiss scosse mestamente la testa, scendendo per tornare coi piedi per terra, e quando lo rivide davanti a sé riprese a parlare "No, non voglio lasciarti, ma non voglio più procurare dolore, mentre tu. sembri incapace di fare altro" si lasciò cadere a terra, sfinito "Perché non riesco a trovarlo?" piantò i propri occhi lucidi in quelli del suo amante "Perché non trovo quel maledetto incantesimo?"

Xelloss lo fissò, incapace di prendere una decisione.
Voleva aiutarlo, ma non poteva rischiare di perderlo. In fondo ciò che Zelgadiss voleva era qualcosa di naturale e se avesse continuato ad ostacolarlo era molto probabile che avrebbe finito col farsi odiare "Io conosco un incantesimo che può farti tornare umano"

Gli occhi di Zelgadiss si spalancarono al suono di quelle parole. Stava per chiedergli perché non glielo avesse mai detto prima, perché quando stava per arrivare a buon punto nelle sue ricerche lui sembrasse riempirsi d'ira; ma la voce del demone interruppe i suoi pensieri.

"Ma è un incantesimo dalla durata temporanea, un solo giorno, e soprattutto... lo si può effettuare un'unica volta. Allo scadere delle ventiquattro ore il tuo corpo tornerà di pietra e mai più potrai tornare umano" si fermò un minuto per fargli ben comprendere il significato delle sue parole "Cosa vuoi, Zelgadiss? Diventare umano per un solo giorno o restare golem?"
Sapeva bene quale sarebbe stata la sua risposta, ed è per questo che riportò alla mente le parole di quell'incantesimo letto una sola volta su una delle copie che aveva distrutto.

"Voglio tornare un essere umano. Sentire l'alito del vento sulla mia pelle, il caldo abbraccio dell'acqua termale, voglio poter avvicinare di nuovo i bambini e giocare con loro senza che debbano provare timore nei mie confronti, voglio persino vedere di nuovo il sangue scorrere via dal mio corpo attraverso una ferita" tutte le parole non erano state altro che un lieve sussurro portato dal vento alle orecchie di Xelloss. Zelgadiss alzò gli occhi, una luce di supplica li illuminava "Ti prego... rendimi la mia vita, anche se sarà per solo un giorno..."

Il demone assentì con la testa, avvicinandoglisi e mettendosi in ginocchio accanto a lui. Sorrise debolmente e gli sfiorò le labbra con le proprie "Ai tuoi ordini..."



Le ultime stelle stavano fiocamente brillando insieme ai primi raggi del mattino, illuminando debolmente la piccola radura in cui due corpi stavano dormendo abbracciati.
Due corpi che a prima vista si sarebbero detti quelli di due semplici mortali, ma in realtà uno era uno dei più potenti e malvagi demoni esistenti al mondo, mentre l'altro... era la vittima di una magia che sarebbe durata ancora poco meno di venti ore.

Si svegliò infreddolito. Stranamente infreddolito.
Il suo corpo di pietra non poteva soffrire il freddo, e allora perché..? Si mosse piano, non aveva ancora aperto gli occhi, e sotto di sé sentì la durezza del terreno. Eppure gli sembrava di ricordare che si fossero fermati in una locanda.
Socchiuse lentamente gli occhi, per poi sbattere le palpebre e cercare di capire dove si trovasse. Una leggera nebbiolina saliva dalla terra rendendo il tutto intorno a sé sfocato. La rugiada sull'erba brillava sotto la pallida luce dell'aurora.

Alzò una mano per passarsela sul viso, ma si bloccò non appena le vide. Dita dalla carnagione rosea, unghie rovinate, ma bianche. Girò lievemente il braccio e la pelle del polso lo colpì col suo pallore.
In un istante capì che l'incantesimo di Xelloss aveva funzionato. Il demone aveva ripetuto quella formula un'infinità di volte, in una lingua di cui non credeva l'esistenza. E man mano che le parole venivano ripetute lui aveva sentito il proprio corpo tendersi per poi gelare, raggomitolarsi per poi bruciare, le ossa scricchiolare senza mai rompersi. Il dolore lo aveva invaso, ma era stato un dolore dolce, piacevole.

Si era addormentato fra le braccia del suo amante, esausto oltre ogni dire, incapace di controllare se il suo corpo fosse ancora lo stesso o meno. Ma ora poteva vederlo. Il suo desiderio si era avverato. Xelloss lo aveva fatto tornare un essere umano, sebbene per un solo giorno.

Si sollevò, sedendosi sull'erba e rivolgendo uno sguardo pieno di gratitudine al demone dagli occhi viola che ora dormiva quasi fosse un bambino si alzò in piedi e si guardò intorno, quasi non sapesse cosa fare. Un luccichio ad una decina di passi da sé attirò la sua attenzione. Raccolse ciò che rimaneva della sua spada e decise che la prima cosa sarebbe stata comprare una nuova arma.

All'improvviso lo colse il desiderio di andare subito, di iniziare all'istante quell'unico giorno di cui avrebbe dovuto memorizzare ogni istante per portarlo insieme a sé per il resto della sua vita di demone mezzo golem. Rivolgendo un ultimo sguardo a Xelloss si alzò in volo per raggiungere la città, e la sensazione del vento sulla sua pelle lo bloccò all'istante. Era così diverso da ciò che provava col suo corpo di pietra e anche da ciò che ricordava.
In realtà non aveva mai smesso di sentire la carezza del vento, ma col suo corpo di pietra sentiva solo l'aria e la sua più o meno forza. Adesso invece poteva distinguere se l'aria fosse calda o fredda, il tipo di vento che spirava.
Sarebbe stato capace di rimanere fra le correnti d'aria per ore e ore, ma il suo tempo era così poco.
Si beò di un'ultima raffica di vento gelido proveniente dalle montagne che portava con sé l'odore della neve e riprese il suo volo.



Xelloss si svegliò da solo nella radura, il Sole doveva essere sorto da tre o quattro ore al massimo, ma Zelgadiss era già lontano da lui. Si alzò in piedi, stiracchiandosi, e dopo un'occhiata alle sue vesti decise che sarebbe stato molto meglio cambiarle. Erano sporche di fango e qua e là c'era qualche strappo causatogli dalla spada di Zelgadiss. E dire che era sicuro di averli evitati tutti!

In meno di un secondo, dopo aver pronunciato poche parole apparentemente nel vuoto i suoi vestiti sparirono, lasciandolo nudo per un secondo, ma subito altri abiti uguali ai primi lo coprirono dalla testa ai piedi.
Guardò nella direzione della città e decise che per quel giorno l'avrebbe lasciato da solo, sarebbe andato dalla sua padrona a riferire gli avvenimenti degli ultimi giorni dopodiché si sarebbe recato al suo castello. La sera avrebbe fatto ritorno in quella stessa radura ad attendere il ritorno del suo Zel-kun.



I suoi organi interni non avevano mai subito modifiche, ma sin dal primo boccone il cibo gli parve avere un sapore diverso. Tutto era... più saporito, dolce, morbido, appiccicoso, croccante. In una parola: buono. Durante la colazione la scena che si presentò agli occhi degli altri avventori era molto simile a quella cui avrebbero assistito se a quel tavolo ci fossero stati Lina e Gourry.

Uscì dalla locanda soddisfatto, sulle labbra un sorriso felice che mancava da quel volto da molto, troppo tempo. Respirò a pieni polmoni, il vento gli scompigliava i capelli castani che danzavano davanti gli occhi grigi come acciaio liquido.
Si diresse verso la bottega del fabbro per acquistare una nuova spada, era talmente felice che neanche il pensiero del modo in cui la sua si era rotta riuscì a rattristarlo.

Era quasi arrivato quando fu colpito alla testa da qualcosa e voltandosi vide una bambina correre verso di lui. Istintivamente portò un pezzo di stoffa davanti il viso per coprirsi, ma nel compiere il gesto vide la pelle rosea della propria mano e sorridendo s'inginocchiò davanti la bimba che sembrava molto più impaurita che non dispiaciuta.

"Mi spiace, signore, non volevo farvi del male... non... non lo direte alla mia mamma, vero?" aveva gli occhioni sgranati colmi di lacrime e si stringeva forte al petto la palla che l'aveva colpito.
Le sorrise rassicurante "Non mi hai fatto nulla, piccola. Non preoccuparti"
La bambina lo ringraziò col sorriso più bello che avesse mai ricevuto e corse via per tornare a giocare coi suoi amici che l'aspettavano dietro l'angolo di una bottega. Li guardò allontanarsi pensando che per la prima volta dei bambini non l'avevano temuto come un mostro che avrebbe potuto far loro del male, ma solo come un adulto che li avrebbe potuti far punire dai propri genitori.

Svoltato l'angolo si ritrovò in un vicolo in cui la luce del giorno sembrava faticasse arrivare. Camminò per la stretta strada buttando un'occhiata in alcune piccole botteghe, non tutte propriamente lige alle regole. Arrivato in fondo si ritrovò in una strada pienamente illuminata, chiusa su tre lati da un alto muro, da sinistra però veniva il rumore di un fabbro e dei suoi apprendisti all'opera.

La bottega era piuttosto fresca, ma ogni tanto arrivavano delle vampate d'aria calda provenienti dalla fucina "Buongiorno, mio signore" il fabbro uscì da una porta sulla destra, un uomo alto e robusto che con una sola mano sarebbe stato in grado di spezzare l'osso del collo di un uomo.

Zelgadiss estrasse dal fodero ciò che rimaneva della sua spada, porgendogliela per l'elsa che l'altro prese studiandola attentamente "La comprai molti anni fa da te ed ora ne vorrei una altrettanto buona"
L'artigiano annuì "Mi ricordo questa spada. L'ho fatta io personalmente. Una delle mie migliori creazioni, oserei aggiungere" la posò sul bancone e andò ad una delle rastrelliere della parete di destra prendendo una spada sottile e lucente "Non è come quella che avevi, mio signore, ma sono sicuro che la troverai altrettanto soddisfacente"

Zelgadiss ne impugnò l'elsa, cercando la presa più adatta per la propria mano. Colpì l'aria con alcuni fendenti, sino a quando non tornò a dare la propria attenzione al fabbro "D'accordo, la prendo"
Dopo alcuni minuti uscì dalla bottega con la sua nuova arma e un pugnale che aveva ottenuto in cambio della sua vecchia spada col relativo fodero.

Si alzò in volo dirigendosi verso il mare.
Quella infinita distesa d'acqua lo aveva sempre affascinato, chissà, forse perché era cresciuto in una città sul mare, e ora voleva tornare a sentirne l'inebriante profumo. Il porto era pieno di navi, alcune in partenze mentre altre stavano effettuando le manovre di attracco.

Si sedette sul tetto di una delle case più alte osservando la gente in strada andare e venire. Il Sole faceva splendere tutto ciò su cui la propria luce si posava, rendendo anche la cosa più squallida degna di essere ammirata.
Rimase lì seduto per alcune ore, memorizzando ogni sensazione, ogni cosa che vedeva. Forse era impossibile, ma gli sembrava che persino la sua vista, la percezione delle cose e delle persone che lo circondavano, fosse cambiata.

Xelloss... doveva tutto al demone che l'amava più di sé stesso e che non sapeva se sarebbe mai riuscito a ricambiare con lo stesso enorme sentimento.
Lui amava Xelloss, di questo era sicuro, ma il suo sentimento era nato dopo che il demone gli aveva salvato la vita ed ora non sapeva dire quanto di ciò che provava fosse amore e quanto solo gratitudine.

La mattina successiva, quando si era svegliato e aveva visto il corpo esanime, torturato, squarciato della piccola Amelia si era sentito male. Si era ricordato di tutto ciò che le era stato fatto. Che lui gli aveva fatto. Ed era stato allora che Xelloss si era svegliato, trovandolo sull'orlo delle lacrime mentre vomitava anche la sua anima. E così aveva creato quel clone che ora viaggiava con loro per cercare di alleviare il suo dolore. Ma era un dolore che lo accompagnava costantemente, ed ogni volta la vista della piccola principessa fasulla gli procurava una fitta al cuore, come mille piccoli aghi che lo trafiggessero contemporaneamente.

Risvegliandosi da quei cupi pensieri volse lo sguardo al cielo dove il Sole era già alto, e prestando un poco più attenzione si rese conto che anche le voci e i rumori del porto erano diminuiti. Si erano tutti riuniti nelle proprie case o nelle locande per mangiare, e scoprì che anche lui era affamato nonostante non avesse fatto nulla.

Scese in un piccolo vicolo deserto e si diresse verso una delle locande più belle della città, chiedendo una stanza dove venisse portata una tinozza con dell'acqua calda per il bagno mentre lui avrebbe mangiato.
Il cibo era squisito, e sebbene affamato mangiò con molto meno entusiasmo rispetto alla colazione. In fondo non erano altro che semplici ingredienti il cui assemblaggio aveva dato come risultato un piatto commestibile.

Il passare delle ore unito al tipo di pensieri che aveva fatto lo avevano reso triste, malinconico, e neanche la sensazione dell'acqua calda che avvolgeva il suo corpo, rilassandone i muscoli era riuscito a distrarlo poi molto. Prese un profondo respiro e immerse la testa sotto l'acqua, rimanendovi sino a quando non sentì i propri polmoni bruciare. Riemerse in fretta, respirando affannosamente, le ciocche di capelli che gli gocciolavano sul viso.

Uscì dalla vasca grondante acqua e stava per prendere un asciugamano quando vide in un angolo della stanza un grande specchio. Vi si avvicinò titubante, spostando con una mano i capelli che gli coprivano il volto.
Trattenne il respiro davanti la sua immagine riflessa e incredulo avvicinò una mano per assicurarsi che quello fosse davvero il suo aspetto. Poggiò i polpastrelli sullo specchio mentre l'altra mano sfiorava il proprio corpo.

Si posò una mano al centro del petto, sfiorando con la punta dell'indice l'incavo alla base del collo. Piano si spostò verso sinistra a sfiorare un capezzolo e un involontario gemito uscì dalle sue labbra. L'acqua calda aveva reso la sua pelle molto più sensibile, arrossandola un poco. Scese più in basso, chiudendo gli occhi e studiando con le dita i muscoli dell'addome, risalendo piano e stuzzicando lievemente i capezzoli. Si passò involontariamente la lingua sulle labbra che scoprì secche e si poggiò contro lo specchio con la mano.

Riaprì gli occhi all'improvviso, studiando il proprio viso. Le gote soffuse da un lieve rossore, gli occhi spalancati e liquidi, pieni di quel desiderio che tutte le notti leggeva nello sguardo di Xelloss. Un lungo respiro spezzato fece sussultare il proprio petto mentre con lo sguardo scendeva sempre più in basso, fermandosi dove sino a quel momento non aveva guardato. Si allontanò di un passo, su gambe malferme, studiando il proprio corpo nella propria interezza.

Era bello.
Era davvero bello.
Continuando a sorridere alla propria immagine riflessa si sdraiò sul letto, e piano piano, continuando a sfiorare lievemente il proprio corpo, cadde in un sonno leggero.

Quando si svegliò la prima cosa che vide fu il Sole che stava tramontando. Si precipitò alla finestra disperato, stringendo le mani sul davanzale di legno sino a farsi sbiancare le nocche.
No! Non poteva essere così tardi! Doveva fare ancora così tante cose! Lui... lui voleva... doveva... desiderava... nella mente sprazzi dei suoi sogni, delle sue speranze... con un gemito cadde in ginocchio rendendosi conto che ciò che voleva era una vita normale.

La normale vita di un semplice essere umano.
Una cosa che lui mai più avrebbe potuto desiderare di avere. Queste semplici, banali, insignificanti ventiquattro ore avevano rovinato tutto. Xelloss lo aveva avvertito, mai più avrebbe potuto subire un incantesimo di questo tipo e adesso, a causa di un momento di profondo sconforto aveva detto addio a tutto. Alla sua unica possibilità di tornare un uomo e di avere una vita vera.

Asciugandosi l'unica lacrima che era scivolata sulla sua guancia si rialzò e si rivestì con calma, cosicché quando uscì dalla locanda era buio e le strade semi deserte. Si coprì il volto col cappuccio del mantello e s'incamminò verso la porta della città, verso il bosco. Sapeva che in quella radura avrebbe trovato Xelloss ad aspettarlo.

Xelloss che lo aveva lasciato da solo per tutta la giornata e non sapeva se essergliene grato o meno. Aveva avuto tutto quel tempo per sé e i suoi pensieri, però in alcuni momenti lo avrebbe voluto al suo fianco. La presenza di quel demone, forse il più malvagio mai esistito, lo aveva sempre tranquillizzato, infondendogli una profonda pace.

Al limitare del bosco si fermò, scoprendosi il volto e fissando il sentiero dinanzi a sé. Provava... aveva come la sensazione che entrare avrebbe realmente significato dire addio al suo unico desiderio, all'unica cosa che lo avesse fatto vivere in tutti questi anni, e... non avendo più quel sogno cosa gli sarebbe rimasto? Tornare indietro invece... continuare a cercare per ogni angolo di questo mondo sino a trovare ciò che lo avrebbe aiutato.

Scuotendo la testa entrò nella foresta. I suoi erano i pensieri di un povero disperato incapace di guardare in faccia la realtà, ma lui non era così. Aveva scelto lui di sottoporsi a quell'incantesimo ed ora ne avrebbe subito le conseguenze.

Si fermò al centro della radura, guardandosi intorno, scrutando in ogni angolo, ma Xelloss non c'era. Sarebbe venuto o..?
Stese il proprio mantello sull'erba per poi sedervicisi a gambe incrociate, le spalle ricurve, lo sguardo basso a fissare - senza vederle - le proprie mani intrecciate.

Tra poche ore sarebbe tornato ad essere quel mostro in cui Rezo l'aveva trasformato. Avrebbe di nuovo avuto quel corpo di pietra che detestava quando il suo amante amava.

Sospirando si stese sull'erba fissando le stelle.
Era così strano, aveva inseguito questo momento per la maggior parte della sua vita, ma quando era giunto non aveva saputo cosa fare. E questo soprattutto perché...

Socchiuse debolmente gli occhi, non poteva neanche pensarlo, non poteva rendere quel pensiero cosciente; farlo avrebbe significato troppe cose. Avrebbe significato accettare Xelloss in tutto e per tutto - soprattutto quella parte demoniaca che lui come mago sciamano aveva sempre rifiutato; avrebbe significato che quella nuova Amelia con la sua cotta per Gourry, che scatenava la gelosia di Lina, gli piaceva.

...perché la sua vita gli piaceva. Forse il suo aspetto veniva temuto, ma non era sempre così. Era un mago potente, forse non come Lina ma si sapeva difendere. Aveva degli amici e aveva qualcuno che lo amava.
In fondo non è questo che una persona sogna di avere?
E lui lo possedeva.

"Pensieroso, Zel-kun?"

Spostò lo sguardo, Xelloss era alla sua sinistra col suo solito sorriso dipinto sulle labbra. Gli porse una mano per farlo sedere accanto a sé. Si spostò un poco in avanti per poi voltarsi e baciarlo. Un bacio semplice, pieno d'amore ma privo di passione. Senza schiudere gli occhi si raggomitolò nell'abbraccio del demone con cui avrebbe diviso la sua vita e che ora sapeva amare con tutto sé stesso, senza alcuna remora o dubbio.
"Grazie." un mesto sussurro soffocato dalla stoffa degli abiti di Xelloss.

"Ti amo, Zel-kun." lo circondò con le proprie braccia, passandogli una mano fra i capelli morbidi. Il suo piano aveva funzionato. Aveva fatto capire a Zelgadiss che tutto ciò che desiderava lo possedeva già. E non avrebbe mai saputo che l'incantesimo che aveva usato sarebbe stato permanente se lui non l'avesse modificato secondo i suoi voleri "Anch'io ti amo, Xel-kun."

Vide la pelle del suo amante iniziare a scurirsi leggermente, i capelli farsi più ispidi. Tra poco avrebbe di nuovo stretto a sé quel corpo di pietra che amava, e lentamente iniziò a spogliarlo.


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Fine ^^



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