Nota1: I personaggi come sempre non
appartengono a me ma alla sensei Kodaka.....Questa fic, in oltre, è dedicata
alla mia cara nipotina Saya per il suo compleanno!! Auguri nipoooo!!! Spero
ti piaccia perchè, come sai, è la prima fic che scrivo su di loro!^^;;
Nota2: Un ringraziamento immeeeennsoooo va
alla mia sori Yu (oltre ad un'adorabile e gigantesca statua in suo onore^_^)
per tutto l'aiuto che mi ha dato! Mi sarei arenata non so quante volte senza
il tuo aiuto....senza escludere il fatto che ti ho tormentata a non
finire!^^;;; Grazie sorii!^****^
Congratulations
di Miyuki
Era martedì mattina. Il suo giorno libero...il
giorno sacro dedicato ad ore di profondo e riposante sonno.
La sera precedente era rimasto al Club fino a
tardi ed una volta tornato a casa aveva dovuto scrivere una relazione che il
preside gli aveva scaricato addosso all'ultimo momento e che doveva
consegnare il giorno successivo.
In poche parole aveva fatto l'alba ed ora
stava cercando di recuperare il tempo perduto.
Atsushi era già uscito. Si era svegliato
presto quella mattina perchè aveva un'importante colloquio in facoltà a cui
non poteva mancare. Il ragazzo ormai era prossimo alla laurea e non gli
restava da fare altro che sistemare alcune documentazioni e trovare un posto
come insegnante in qualche istituto.
Masayoshi lo aveva salutato con un vago ed
assonnato mugugnio prima di crollare nuovamente nel mondo dei sogni.
Ora era solo soletto a casa, stravaccato
nell'enorme letto della loro camera a dormire. I raggi del sole che
filtravano dalle tende tirate baciavano il suo corpo perfetto, coperto
solamente da un paio di pantaloncini corti ed un fine lenzuolo in lino
bianco, e facevano brillare i suoi capelli biondo-ambrati.
L'orologio digitale posizionato sul comodino
segnalava le 11.50 ma veniva completamente ignorato dal ragazzo. Masayoshi
stava troppo bene dov'era per poter anche solo notare l'ora e pensare di
alzarsi per preparare il pranzo (nel suo giorno libero era lui l'addetto
alla cucina).
Per quel che lo riguardava avrebbe continuato
a dormire per ore, cullato dal cinguettare degli uccelli e dalla brezza
primaverile che entrava dalla finestra socchiusa della camera, se solo
qualcuno non lo avesse svegliato.....e nel modo peggiore possibile per di
più.
La prima cosa che si era sentita era stata la
porta d'entrata aprirsi e venir sbattuta con forza un istante dopo. A questo
erano seguiti altri strani tonfi ed una corsa sfrenata lungo il
corridoio....poi qualcuno si era fiondato nella stanza, balzando di corsa
sul letto e sul povero malcapitato che ci dormiva dentro, spappolandolo sul
materasso e facendogli prendere un mezzo infarto.
"MAAAA-CHHAAAAAANNNNNNNN!!!!!!"
"WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!"
urlò Masayoshi ora, e purtroppo, completamente sveglio "Ma che dia...cosa.....Atsushi!!!
Ma sei diventato tutto scemo o cosa!?!?! Che ti è saltato in mente di
piombarmi addosso in questo modo!?!?!?"
Il ragazzo ignorò completamente le parole
colme d'ira del compagno e si limitò ad abbracciarlo con tutta la forza che
aveva in corpo.
"Ce l'ho fatta Ma-chan!!! Ci sono riuscito!!!"
disse infine l'altro con voce radiosa ed euforica, affondando il volto
nell'incavo della sua spalla.
"Cosa? Che sei riuscito a fare!?" chiese
l'altro spazientito.
Se c'era una cosa che Masayoshi odiava più di
essere svegliato bruscamente dopo aver sgobbato come un mulo tutta notte,
erano le frasi sconnesse e senza senso di Atsushi.
"Ho un lavoro!! Mi hanno assunto all'Istituto
Rogai! Non è fantastico!"
Atsushi si allontanò dalla spalla del compagno
più grande per fissarlo in volto con l'espressione di chi aveva appena vinto
alla lotteria.
Masayoshi lo fissò alcuni istanti con
espressione indecifrabile e poi disse:
"E allora?"
"Come sarebbe a dire 'e allora?'!!! Forse non
hai capito ma ti ho appena detto che ho un lavoro! E alla Rogai per di più!"
"Ti ho sentito, non sono scemo....ma dovevi
per forza fare tutto questo casino? Non potevi dirmelo con calma più tardi?"
"Ma...ma...ma....io pensavo che ti avrebbe
fatto piacere saperlo subito!" piagnucolò con un'espressione imbronciata.
"Beh...mi avrebbe fatto più piacere restarmene
a dormire. Ti devo rammentare a che ora sono andato a letto ieri sera...anzi
questa mattina?" e si passò nervosamente una mano tra i capelli spettinati.
"No...però..."
"Però niente." tagliò corto "Adesso che sono
sveglio tanto vale che mi alzi, non credo di riuscire a prendere di nuovo
sonno con tutta questa confusione."
Masayoshi si alzò dal letto scostando il
lenzuolo e si avviò lentamente verso il bagno, lasciando il povero Atsushi a
piagnucolare contro la sua cattiveria ed insensibilità.
Il ragazzo si chiuse saldamente la porta alle
spalle, con doppio giro di chiave, e si spogliò velocemente dei pochi
indumenti che aveva addosso per poi buttarsi sotto il getto d'acqua calda
della doccia.
Sospirò appoggiando la testa contro le
piastrelle del muro.
Non voleva essere così brusco con Atsushi ma
cavolo!! Il primo ad esserlo era stato lui!
Era d'accordo con lui sul fatto che un lavoro
alla Rogai era una cosa meravigliosa ma non poteva contenersi un pò invece
di demolire qualsiasi cosa toccasse per la felicità!?
Ma che cosa si poteva aspettare di diverso da
lui. Era inutile illudersi che con il passare degli anni diventasse un pò
più....composto. Era sempre stato un ragazzo tutto pepe e non sarebbe di
certo cambiato.
In fondo lo amava anche per questo suo
carattere solare e spensierato...oltre che per la sua gentilezza e la
serietà che certe volte dimostrava (troppo poche a suo parere).
Man mano che l'acqua scorreva libera sul suo
corpo, il malumore scivolava via lasciando posto ad un lieve senso di colpa.
Atsushi era diventato così triste quando non aveva gioito con lui alla
notizia....doveva inventarsi qualcosa per tirarlo su di morale...e magari
fargli una sorpresa, un regalo di qualche genere per aver ottenuto il posto.
Se lo meritava, aveva lavorato sodo per diventare un professore.
Uscito dalla doccia si avvolse un asciugamano
attorno alla vita e con un secondo si asciugò i capelli. Poi tornò nella
camera da letto con già una vaga idea su quello che avrebbe fatto.
Atsushi era seduto a gambe incrociate sul
materasso ed aveva un'espressione abbattuta sul volto. Alzò appena appena lo
sguardo per fissare Masayoshi, sperando che non fosse ancora arrabbiato con
lui. L'aveva combinata grossa, lo sapeva.
Il biondino lo guardò solo di sfuggita e si
diresse verso l'enorme armadio, aprendone le ante e cominciando a vagliare
gli abiti. Atsushi sospirò rassegnato mentre Masayoshi rideva sotto i baffi.
"Beh, che stai facendo ancora lì seduto?
Cambiati! Altrimenti rischiamo di fare tardi!" disse senza interrompere la
sua ricerca.
"Eh? Come...fare tardi? Dove?" chiese il
moretto perplesso.
"Al ristorante ovviamente! Bisogna festeggiare
la tua entrata alla Rogai, no? Quindi si va fuori a pranzo!"
Questa volta Masayoshi si voltò e gli regalò
uno dei suoi soliti sorrisi divertiti. L'altro ragazzo ci mise un pò a
registrare la frase, ma quando comprese quello che gli era stato detto balzò
giù dal letto con espressione raggiante ed andò ad abbracciare il suo
ragazzo.
"Ma-chan! Grazie!"
"Si, daccordo....ora fila a vestirti se non
vuoi che cambi idea!" rispose dandogli uno sbuffetto sul naso.
'Ed il primo passo è stato fatto....ora non mi
resta che organizzare l'altra sorpresa....'
Due settimane dopo.
"Atsushi!! Datti una mossa! Altrimenti
rischiamo di perdere l'aereo!!"
Masayoshi, spazientito, si trovava al volante
della sua auto, con il baule aperto in attesa che l'altro ragazzo uscisse di
casa e caricasse la sua valigia.
Atsushi era rientrato di corsa dicendo di
essersi dimenticato qualcosa d'importante e non lo si era ancora visto
tornare. Se continuavano di questo passo avrebbero perso davvero l'aereo che
li avrebbe condotti a Parigi, il luogo che aveva scelto per festeggiare
l'assunzione del compagno. Era un posto romantico e tranquillo, in oltre la
primavera era la stagione ideale per visitare la Francia. Sarebbero stati
via solo 3 giorni ma il moretto era già estasiato all'idea di visitare
quella città.
"Arrivoooo!!!" urlò il ragazzo uscendo come
una furia di casa e sbattendosi la porta alle spalle. Gettò il suo borsone
nel baule, serrandolo poi con un colpo secco, e salì auto.
Masayoshi gli scoccò un'occhiata irritata che
però non guastò minimamente l'umore euforico del ragazzo anzi, quest'ultimo
continuò, come se niente fosse, a sorridere come un'idiota tanta era la
felicità che gli scorreva in corpo.
"Allora, si può sapere cosa ti eri
dimenticato?"
"Il passaporto"
"Ma non è stata la prima cosa che ti ho detto
di mettere via?"
"Si, lo so.....ma sai com'è....mentre cercavo
di ricordarmi dove l'avevo messo mi sono venute in mente altre cose che
dovevo assolutamente portare via e....beh....una cosa tira l'altra e...ho
scordato di metterlo nella borsa..." disse leggermente imbarazzato per la
sua sbadataggine.
Masayoshi sospirò sconsolato ma decise di
sorvolare sull'argomento, accendendo invece la macchina e partendo in
direzione dell'aeroporto.
Una volta lì non ebbero particolari problemi.
Fecero il check-in e l'imbarco dei bagagli in breve tempo....ed ancora prima
che potessero capacitarsene realmente, erano in volo per Parigi.
Atsushi passò il primo quarto d'ora in
assoluto silenzio a fissare il cielo sereno e limpido che scorreva
rapidamente fuori dal finestrino. Nuvolette candide chiazzavano di bianco
quella distesa azzurra tanto da sembrare quasi degli ammassi di soffice
cotone. Si aveva quasi l'impressione di poterle toccare solo allungando il
braccio.
Era uno spettacolo mozza fiato a cui aveva
assistito solo altre due volte in precedenza, ovvero quando erano andati in
gita al mare e quando avevano accompagnato i due fratelli in Norvegia a
trovare i parenti, ed era qualcosa che aveva ancora la capica d'incantarlo.
"Tutto bene lì?" chiese una voce dolce che lo
distolse dai suoi pensieri.
Atsushi si voltò verso Masayoshi che stava
sorridendo al suo intersse per il panorama e ricambiò il sorriso.
"Mai stato meglio!" rispose con sguardo
adorante "Non puoi immaginare quanto questo viaggio sia importante per me!"
"Beh....diciamo che ne ho una vaga idea..."
"E' il primo viaggio che facciamo assieme noi
due da soli, sai?" disse avvicinandosi un pò di più al compagno.
"Lo so...un motivo in più per festeggiare non
trovi?" rispose sfiorandogli una guancia con un dito e, dopo essersi
accertato che nessuno stesse guardando nella loro direzione (non che avesse
fatto molto differenza), gli piazzò un rapido bacio sulle labbra.
Questo lasciò Atsushi con un'espressione
strasognante sul volto ed Masayoshi fu costretto a svegliarlo con un
pizzicotto.
"Ora datti una controllata stupido" disse
tornando a fare l'indifferente mentre afferrava le cuffiette del film che
trasmettevano sullo schermo dell'aereo "E vedi di riposarti...abbiamo
parecchie ore di viaggio e se non vuoi arrivare a Parigi rincretinito per il
cambio di fuso orario ti conviene darmi retta."
"Ok....." e con questo afferrò anche lui le
cuffiette, se le mise addosso e cominciò a guardare 'Il diario di Bridget
Jones' con la testa appoggiata sulla spalla del compagno.
Masayoshi non riuscì a trattenere un lieve
sorriso prima di concentrarsi anche lui sul film.
I due arrivarono a Parigi parecchie ore dopo,
o prima sarebbe meglio dire. Fuori dall'aeroporto di Charles de Gaul infatti
splendeva un'abbagliante sole mattutino a contrasto con l'imbrunire che si
erano lasciati alle spalle in Giappone.
Se Atsushi era stato euforico prima di
partire, ora era davvvero incontenibile.
Quel paese straniero lo aveva già conquistato
e non vedeva l'ora di uscire per visitarlo tutto. Chissà quanti luoghi
interessanti nascondeva e lui avrebbe fatto in modo di visitarne il più
possibile in quei tre giorni....e con Masayoshi al suo fianco sarebbe stato
ancora più bello.
Fremeva dall'emozione!
Da come si comportava non lo si sarebbe mai
considerato un ragazzo di quasi 22 anni.
Trascinò il povero Masayoshi, che lo lasciò
pazientemente fare, per tutto l'aeroporto fino a recuperare i loro bagagli.
Poi lo condusse all'uscita dove riuscirono a recuperare un taxi senza troppa
difficoltà.
Solo allora il ragazzo si accorse di un
piccolo particolare. Non conosceva la loro destinazione e non capiva
(figurarsi se lo parlava) una sola parola di francese. Così quando il
tassista si girò verso di loro sorridendo e chiedendo, a rigor di logica,
dove volessero andare, fece scena muta impallidendo.
Masayoshi ridacchiò all'espressione persa e
quasi spaventata del compagno e provvedette a porvi subito rimedio.
"All'hotel Renard Rouge per favore" rispose in
un perfetto francese con un lieve sentore d'accento straniero che non poteva
evitare.
Atsushi lo fissò come se gli fosse spuntato un
terzo occhio in mezzo alla fronte o una seconda testa.
"Ma tu...da quando in qua parli francese?"
"Da quando ero ragazzo...a mio padre piaceva
viaggiare così ci fece imparare tutte le lingue più importanti. E poi non è
la mia prima volta in Francia e tanto meno qui a Parigi."
"Perchè non ne sapevo nulla?" chiese il
moretto colpito
"Perchè non l'hai mai chiesto." sorrise
astutamente.
Presto il taxi si fermò davanti all'entrata di
uno splendido albergo a tre piani, completamente dipinto di bianco. Così
pagarono ed entrarono nella hall con i loro bagagli appresso.
Masayoshi si diresse verso la reception dove
dialogò tranquillamente con l'addetto al bancone.
Intanto Atsushi si guardò attorno per farsi
un'idea del luogo in cui avrebbero soggiornato. Era un albergo piuttosto
elegante, arredato con mobili chiari ed in legno smaltato d'oro. Al centro
della hall si innalzava una complessa scultura in vetro, illuminata da
faretti interni che proiettavano ovunque piccoli bagliori. Quadri dalle
spesse cornici erano appesi alle pareti...e specchi.
Masayoshi aveva davvero un gusto impeccabile
per questo genere di cose.
"Tutto sistemato" disse il biondino
raggiungendo il compagno "Stanza 303...i bagagli ce li porteranno su loro."
Così presero l'ascensore per raggiungere la
loro stanza all'ultimo piano. La aprirono e Tasushi rimase di nuovo
piacevolmente colpito.
"E' meravigliosa..." sussurrò a bocca aperta.
La camera era enorme e comprendeva un
gigantesco letto a quattro piazze sommerso di morbidi cuscini, un salottino
con due divanetti, frigobar e balconcino.
"Solo il meglio per te" rispose il compagno in
tono seducente.
Atsushi si voltò di scatto e gli circondò la
vita con le braccia prima di baciarlo appassionatamente. Masayoshi si lasciò
andare e ricambiò il gesto afferrandogli il capo con una mano.
"Grazie..." sussurrò il moretto una volta
separati "Questa sarà la migliore vacanza della mia vita."
"Lo spero proprio" rispose l'altro con
espressione dolce e soddisfatta. Gli infondeva una gioia immensa riuscire a
renderlo felice.
Una volta sistemati i propri oggetti personali
e le valigie nella stanza, e dopo essersi rinfrescati e cambiati, Masayoshi
decise che era giunto il momento di dare inizio al giro turistico della
città.
Per prima cosa, visto che non toccavano cibo
da parecchie ore, decisero di fermarsi in un bar a mangiare qualcosa, giusto
il necessario per tenersi in forze fino all'ora di pranzo. Fu così che
Atsushi assaporò per la prima volta un tocco di cucina francese e ne rimase
estasiato.
Una volta sazi scelsero come prima tappa del
loro tour il Museo del Louvre.
Atsushi rimase sbalordito di fronte ad una
simile raccolta di opere d'arte. Intere sale riempite di quadri, statue ed
altre antichità d'ogni genere...ognuna legata ad una propria storia. C'era
da rifarsi gli occhi là dentro.
Senza accorgersene il ragazzo si trovò a
pendere dalle labbra del compagno, che con l'aiuto di una guida portatile
gli stava illustrando con abilità la leggenda relativa ad un dipinto che
aveva attirato la sua attenzione.
Continuarono così per tutto il resto della
mattina, visitando la sezione egizia, andando a dare un'occhiata alla
famosissima Gioconda (circondata ovviamente da una marea di turisti), alla
Nike di Samotracia e così via, fino a quando non arrivò l'ora di pranzo.
Allora i due uscirono dal Museo per recarsi in
un ristorantino non molto lontano dall'edificio, dove assaggiarono alcuni
piatti della casa mentre Masayoshi ascoltava divertito le chiacchiere senza
fine di Atsushi. A quanto sembrava il Louvre aveva fatto un'impressione più
che positiva sul ragazzo.
La seconda tappa del tour fu una passeggiata
lungo la Senna, balzando da bancherella a bancherella alla ricerca di
qualche souvenir interessante da comprare e da regalare ai loro amici. Poi
si diressero verso la Torre Eifell per osservare dall'alto un paesaggio
mozzafiato di Parigi.
Una volta scesi di nuovo a terra presero la
metro per dirigersi verso il quartiere latino ed oltre, dove raggiunsero il
Palazzo di Lussemburgo ed i suoi immensi giardini.
I due ragazzi decisero di fermarsi lì e si
sedettero su una panchina in pietra proprio di fronte alla fontana dei De
Medici, a godersi quella splendida brezza primaverile e la compagnia
reciproca.
Atsushi appoggiò un braccio sullo schienale
della panchina ed alzò il volto verso il cielo limpido con un'espressione
beata sul volto. Che splendida giornata che aveva trascorso. Erano in
momenti come questi che capiva veramente quanto amasse Masayoshi.
Nonostante il suo carattere irritabile era una
persona straordinaria. Gli aveva regalato quel viaggio stupendo e aveva
assecondato ogni suo desiderio ancora prima che potesse chiederglielo.
"Allora, che te ne pare della capitale della
Francia?" chiese all'improvviso l'altro ragazzo, attirando la sua
attenzione.
"E' meravigliosa!" rispose fissandolo con
occhi adoranti "Questa vacanza è un sogno divenuto realtà! E' perfetta! Non
so davvero come ringraziarti per tutto questo!"
"Non devi...te la sei meritata" disse e poi
sorrise maliziosamente "Ma forse un modo per ringraziarmi lo troverai"
"Eh già...forse..." ricambiando il sorriso si
sporse verso Masayoshi e lo baciò, incurante dei turisti che passeggiavano
lì attorno.
Il braccio che giaceva sullo schienale si
mosse così da permettere alla mano di giocherellare con i soffici capelli
dorati del compagno e da impedire alla testa di quest'ultimo di sbattere
contro la pietra, mentre Atsushi approfondiva il bacio.
Al moretto non interessava assolutamente che
li potessero vedere o che li giudicassero dei pervertiti o che altro. Che
facessero pure! Tanto erano stranieri...non conoscevano nessuno in quella
città...
La cosa che per lui aveva importanza in quel
momento era Masayoshi e se solamente fossero stati un pò più appartatigli
avrebbe dimostrato subito quanto gli era grato per quella vacanza. Averlo
lì, tra le sue braccia a quel modo di certo non aiutava, tutt'altro, gli
stava facendo venire strani impulsi.
Non riuscì a trattenere l'altra mano che si
intrufolò abilmente sotto la maglietta del compagno per accarezzare quella
pelle perfetta e quel fisico scolpito.
Quel gesto fece notare a Masayoshi di essersi
lasciato andare troppo, ed in pubblicò per di più, così scansò bruscamente
Atsushi e gli diede una sberla sulla testa.
"Scemo! Non ti allargare troppo! Siamo in un
parco o l'hai dimenticato!?"
"Uffaaa...non è giusto però!" rispose l'altro
mettendo il broncio come un bambino "Sei cattivo!"
Il biondino scosse la testa esasperato mentre
si rimetteva a posto la maglietta.
"Cattivo o meno te ne devi stare buono. Cerca
di trattenere i tuoi istinti almeno fino a sta sera! Se cominci ad agitarti
fin d'ora e con la giornata passata a camminare sulle spalle, non reggerai
cinque minuti"
"Perchè....che cos'hai in programma per la
serata?" chiese curioso e malizioso.
"Anche questo fa parte della sorpresa" rispose
con un sorriso saccente.
Dopo questa breve pausa i due decisero di fare
ancora quattro passi in quell'enorme giardino e curiosare un pò all'interno
del palazzo prima di fare ritorno all'hotel.
Lì si riposarono un paio d'ora, accoccolati
sul letto a guardare la tv, o per lo meno ad inventarsi dei dialoghi assurdi
e demenziali di una soap opera francese....visto che non c'erano canali
giapponesi e solo uno dei due comprendeva la lingua.
Verso le 8 i due ragazzi cominciarono a
prepararsi. Il programma della serata consisteva in una cena nell'hotel e
festeggiamenti in un locale che Masayoshi sembrava conoscere bene ma di cui
non voleva ancora palrare ad Atsushi.
Masayoshi stava giusto dando un'ultima
occhiata alla sua immagine riflessa nello specchio.
Indossava un paio di pantaloni in pelle rossa
che gli aderivano quasi come una seconda pelle ed una camicia di seta
bianca. Sopra a tutto ci stava un lungo ma leggero soprabito nero. Era vero
che era primavera ma le serate potevano essere ancora un pò fredde.
All'improvviso due forti braccia gli
circondarono la vita mentre un respiro caldo gli solleticava il collo.
"Credo che questa sera ti dovrò tenere
d'occhio....non vorrei che qualcuno ti rapisse vestito così!" sussurrò
Atsushi, comparendo lui stesso nello specchio alle spalle di Masayoshi.
"Lo stesso vale per me.." rispose lanciando
un'occhiata d'approvazione al compagno.
Atsushi indossava un paio di jeans neri ed una
maglietta smanicata e attillata dello stesso colore con un'enorme croce
rossa sulla schiene. Bastava che alzasse appena le braccia per mettere il
mostra il vetre scolpito. Un cordoncino in cuoio gli circondava il collo.
"Non credo sarà possibile visto che starò
sempre incollato a te."
"Bene" sorrise girandosi nell'abbraccio per
posare un casto bacio sulla sua guancia, prima di sgusciare via.
"Andiamo?" disse inforcando un paio di
occhiali dalla lente panna, più per bellezza che per altro.
Il moretto lo seguì ben volentieri, afferrando
al volo il suo giubbino in pelle ed uscendo dalla stanza.
Alcune ore dopo giunsero di fronte all'entrata
del 'Rose D'Argent', uno dei club più esclusivi di Parigi. Una coda quasi
interminabile di persone stava aspettando con pazienza di entrare, o per lo
meno ci sperava.
Masayoshi per la serata si era fatto procurare
dall'hotel un'auto, visto che difficilmente avrebbero trovato un taxi alle 5
di mattina. Così si fermò alla fine della passerella dedicata agli ospiti
importanti (gasatucci eh Machan?-___-;;; NdMiyu - per me sempre e solo il
meglio!u__u NdMachan) e scese dalla macchina mentre il posteggiatore andava
loro incontro per requisire la vettura e portarla nel parcheggio
sorvegliato, lasciando loro un semplice cartellino numerato.
Poi si diresse con passo deciso e
confidenziale verso l'entrata, seguito a ruota da Atsushi.
Davanti alla porta li attendevano due
energumeni non a poco, uno con la testa rasata e l'altro con folti capelli
neri sparati per aria, entrambi vestiti rigorosamente di nero.
Masayoshi sorrise allegramente ai due uomini
mentre questi, dopo averlo fissato attentamente qualche istante,
spalancarono gli occhi sorpresi.
"Pierre! Maurice! Come state?"
"Signor Masayoshi! Che piacere rivederla!
Quasi quasi non la riconoscevamo!" rispose il rasato.
"Sono passati 5 anni dall'ultima volta che è
stato qui!"
"Eh già...ma certe cose non cambiano, voi
siete ancora qua! Vi divertite sempre a spaventare i clienti?" chiese
lanciando un'occhiata ai primi della coda che si tenevano alla rispettosa
distanza di tre passi dai due buttafuori.
"Ovviamente..."
"...e ci pagano pure per farlo!"
"Siete sempre i migliori!" rise di gusto.
L'uomo dai capelli neri, Maurice, notò
finalmente la presenza di Atsushi, che se ne stava un pò da parte, non
avendo capito una sola parola di quello che si erano detti.
"E' con voi?" chiese con uno strano sorriso
sulle labbra.
"Si, è CON me...quindi non farti strane idee!"
"Peccato!" rise.
Pierre scosse la testa. Il suo collega era
senza speranza.
"Entrate pure signor Masayoshi...il capo è
dentro. Pensò sarà felice di rivederla dopo tanto tempo."
"Grazie...ah! Il mio nome è sulla lista se te
lo dovessero chiedere"
"Vedo" disse indicando con non curanza la
cartelletta che teneva tra le mani "Ma anche se non ci fosse stato nn
avrebbe avuto importanza, è sempre il ben venuto qui!"
Così Masayoshi passò un braccio attorno alle
spalle di Atsushi e lo trascinò dentro il locale.
"Che cosa vi siete detti?" chiese il moretto
mentre attraversavano un corridoietto, alla fine del quale stava una porta.
"Niente di speciale. Erano solo vecchi amici."
"Ma tu conosci proprio tutti eh?"
Il biondino sorrise, aprendo la misteriosa
porta nera da cui proveniva una musica molto alta.
"Benvenuto al Rose D'Argent!"
Davanti a loro si apriva un'enorme stanza
dalle pareti scure drappeggiate da tendaggi di stoffa argentata. Sul lato
sinistro, vicino a dove si trovavano loro, stava il lungo bancone del bar.
Davanti ad esso c'erano numerosi tavolini, quasi tutti occupati.
Dal lato opposto faceva bella mostra una pista
da ballo pavimentata in marmo bianco, cincondata da divanetti in pelle e
bassi tavolini di cristallo.
Qua e là si innalzavano delle colonne che
reggevano un soppalco, dove la gente 'importante' soleva appostarsi e
occultarsi discretamente se lo desiderava.
"Oh mio dio!" sussurrò Atsushi.
"Bello eh?"
"Altrochè! Sono senza parole."
"Allora non parlare e seguimi. Ragiungiamo il
nostro tavolo." con questo i due salirono al piano rialzato e si sedettero
ad un tavolo in un angolo, contrassegnato da un fiore in argento.
Il locale era pieno, ma non eccessivamente da
risultare fastidioso. Ordinarono da bere e si accoccolarono l'uno di fianco
all'altro sul divanetto, sorseggiando il loro drink.
"Piaciuta la sorpresa?" chiese Masayoshi.
"Moltissimo..." rispose regalandogli un
sorriso raggiante e prendendogli una mano "Lo sai che ti amo, vero?"
"Anch'io ti amo" sorrise dolcemente
accarezzandogli una guancia con la mano libera.
I due si fissarono alcuni secondi, poi Atsushi
si alzò in piedi, trascinando con sè il compagno.
"Andiamo a ballare! Non dovevamo festeggiare?"
"Certamente!"
Scesero nuovamente la scala e si diressero
verso la pista da ballo semi affollata. Si appropiarono di uno spazio e
presero a muoversi a ritmo serrato di musica. I loro occhi non lasciarono
mai quelli del compagno mentre i loro corpi si sfioravano, come attratti da
uno strano magnetismo.
Le luci della pista accaldarono ulteriormente
i loro corpi, creando degli strani effetti su Masayoshi. I suoi capelli
brillavano come fili d'oro e la sua camicia aveva assunto un'insolita
trasparenza.
Atsushi non resistette all'impulso di passare
le braccia attorno alla sua vita, attirandolo così un pò più vicino a sè.
Masayoshi sorrise malizioso, passando a sua
volta le braccia attorno alle sue spalle.
Continuarono a ballare abbracciati per
parecchio tempo, incuranti di eventuali sguardi curiosi o invidiosi...anche
se la maggior parte della gente non faceva troppo caso a loro.
Al termine dell'ennesima canzone si
separarono, fermandosi un attimo a riprendere fiato. Fu così che Masayoshi
scorse una persona familiare tra la folla. Afferrò Atsushi e lo trascinò
fuori dalla pista.
"Vieni con me un secondo. Devo salutare una
persona."
"D'accordo...stavo giusto cominciando ad avere
caldo là in mezzo."
I due si avvicinarono ad un gruppo di persone,
tutte vestite in modo elegante ed impeccabile. Masayoshi arrivò alle spalle
di un uomo di mezz'età, dai capelli leggermente spruzzati di grigio, e gli
coprì gli occhi con le mani.
"Ma che...?"
"Indovina chi sono?"
L'uomo si ammutolì di colpo sorpreso e poi
balbettò. "Ma..Masayoshi?"
"Esatto!"
L'uomo di voltò di scatto e fissò sbalordito
il ragazzo da testa a piedi, prima di stritolarlo in un forte abbraccio.
"Cosa diavolo ci fai qui mascalzone!? Quando
sei arrivato? E perchè non mi hai avvertito!?"
Il biondino ricambiò l'abbraccio mentre
Atsushi osservava filo di gelosia ed ammirazione lo sconosciuto. Nonostante
l'età era una persona molto affascinante e alta, più di loro di buon cinque
centimetri, e con un fisico atletico.
"E' un piacere rivederti dopo tutto questo
tempo Vincent!"
"Anche per me, anche per me!" disse
lasciandolo andare "Ma ora rispondi alla mie domande! Su avanti!"
"Sono venuto a fare una piccola vacanza...mi
fermerò qualche giorno. Sono arrivato questa mattina." sorrise "E non ti ho
avvertito perchè volevo farti una sorpresa!"
"E ci sei riuscito alla grande! Ma dimmi, sei
da solo? Non c'è Masami? Oppure quel folle del tuo vecchio?"
"Masami è rimasto in Giappone a fare il
piccioncino con il suo ragazzo mentre mio padre è ancora in Norvegia. Sono
venuto qui con...un...mio amico...non parla una sola parola di francese
quindi ti pregherei di usare una lingua comprensibile anche a lui."
Vincent spostò lo sguardo su Atsushi,
osservandolo attentamente prima di fare un cenno d'approvazione e sorridere.
Amico eh? Anche un cieco avrebbe capito il loro rapporto.
"Piacere di conoscerti, io sono Vincent
Gosrard, un vecchio compagno d'università del padre di Masayoshi e
propietario di questo posto." si presentò in un perfetto giapponese.
"Ah! Fa piacere sentire qualcuno che parla la
tua lingua! Io sono Atsushi...complimenti per il locale, è davvero
meraviglioso!" e strinse la mano dell'uomo ricambiando il sorriso.
"Grazie! Mi fa piacere che sia di tuo
gradimento! E così sei riuscioto nella grande impresa, eh?"
"E sarebbe?"
"Quella di riuscire a far innamorare questo
ragazzo - indicando Masayoshi, che era diventato paonazzo - non è cosa da
poco sai? Devi esserne fiero!"
"Oh lo sono, glielo assicuro!" disse
ridacchiando.
"Tra te e Masami scommetto che tuo padre ha
preso un colpo!"
"Vincent...." lo ammonì il biondino.
"Ok ok scusa! Vi va di venire al mio tavolo a
scambiare quattro chiacchere? Oppure posso venire al vostro se preferite?"
Masayoshi e Atsushi si scambiarono
un'occhiata. Nessuno aveva da obiettare.
"Ben volentieri...andate pure avanti se non vi
dispiace. Io passo al bar a predere qualcosa. Machan?"
"Per me niente grazie"
"Allora vado." e così si allontanò verso il
bancone del bar, mentre gli altri due si dirigevano verso il loro tavolo al
piano superiore.
Atsushi adocchiò alcuni sgabelli liberi e si
sedette, in attesa che il barista finisse di servire gli altri ospiti. Quel
locale era davvero favoloso, enorme e con un servizio di prima classe. Dire
che si stava divertendo un sacco era poco...e poi Masayoshi era stato così
dolce.
Avrebbe trovato un modo per ringraziare il suo
amato di tutto questo trattamento. Già...lo avrebbe ringraziato per benino
una volta tornati in hotel, nella loro camera.
Atsushi sorrise immaginando quello che avrebbe
potuto fargli, poi un movimento al suo fianco lo distrasse. Qualcuno si era
seduto sullo sgabello alla sua sinistra.
Si voltò a fissare il nuovo arrivato ed
incontro due penetranti occhi azzurri che lo fissavano con interesse. Il
ragazzo aveva corti capelli rossi ed era molto alto, lo si capiva anche da
seduti. Indossava un completo pantaloni e camicia bianchi, con un foular
rosso al collo.
Atsushi distolse lo sguardo e tornò a fissare
la fila ordinata di bottiglie dietro il bancone.
"Giapponese?" chiese una voce fortemente
accentata nella sua lingua.
Era stato il misterioso ragazzo a parlare.
"Si"
"E' la prima volta che vieni al Rose D'Argent?
Non ti ho mai visto prima."
"Sono arrivato a Parigi questa mattina."
"Oh bene, fa piacere vedere qualche faccia
nuova qua dentro....specialmente se carina come la tua."
"Grazie" mormorò leggermente nervoso.
Si era ritrovato, senza volerlo, a conversare
con questo tipo che neppure conosceva e che gli stava già dando sui nervi.
Lo metteva a disagio il modo in cui lo guardava e come gli parlava. Non gli
piaceva.
"Io sono Alexander Pomerleau"
"Atsushi Arisawa" si limitò a dire.
Poi il cameriere arrivò finalmente da loro ed
il moretto fu grato di questa breve interruzione.
"Che cosa posso fare per voi signori?"
"Io vorrei una vodka liscia" chiese Atsushi.
"Io un sex on the beach" rispose l'altro
sorridendo ed appoggiando un gomito sul bancone.
Quando il barista si allontanò per preparare i
loro drink, il francese tornò a parlargli.
"Allora Atsushi....cosa sei venuto a fare qui
a Parigi?"
"Sono qui in vacanza per qualche giorno. Tu
invece, com'è che parli così bene la mia lingua?"
"Mio padre ha alcuni fornitori in Giappone
così mi ha costretto ad impararla, anche se non sono molto bravo."
"Mi sembra che te la stia cavando bene."
"Grazie...piuttosto dimmi...sei venuto da
solo?" chiese sorridendo maliziosamente, appoggiando con disinvoltura una
mano sulla sua coscia, cominciando ad accarezzarla.
Atsushi arrossì e rabbrividì. Come osava
questo qua!? Fortunatamente il barista tornò di nuovo a salvare la
situazione, portando con sè le loro ordinazioni. Dio, lo avrebbe baciato
quell'uomo per il suo tempismo!
"No, sono in compagnia....ed ora che ci penso
si staranno domandando che fine abbia fatto...grazie per la chiaccherata."
afferrò il proprio bicchiere e se ne andò, lasciando il francese ad
intrattenersi da solo.
Fu un sollievo raggiungere Masayoshi e Vincent,
che stavano chiaccherando e ridendo allegramente al loro tavolo.
"Atsushi finalmente! Credevo ti fossi perso!"
disse il biondino.
"Scusami, c'era gente al bancone." disse
sedendosi accanto a lui.
Masayoshi lo fissò sospettoso. Riusciva a
percepire un certo disagio nel compagno. Che fosse successo qualcosa? Beh,
glielo avrebbe chiesto più tardi...intanto si limitò a circondargli le
spalle con un braccio, cercando di tranquillizzarlo e così fu. Atsushi gli
si accoccolò contro sorridendo.
I tre continuarono a chiaccherare per
parecchio tempo. Vincent aveva cominciato a narrare le avventure giovanili
sue e del padre di Masayoshi, oltre ad alcune vicende particolarmente
interessanti che riguardavano il ragazzo stesso. Ormai ci aveva preso gusto
e la faccia supplicante di Masayoshi non sembrava avere effetto sull'uomo.
Atsushi, da parte sua, non aveva mai riso
tanto e non avrebbe mai pensato che il suo Machan da giovane avesse potuto
fare certe cose....nonostante lo conoscesse bene e sapesse che era un tipo
piuttosto impulsivo e facile all'ira.
Purtroppo sembrava che quei momenti di pace
stessero già per finire. Atsushi intravide il francese del bar avvicinarsi
al loro tavolo con un sorriso smagliante sulle labbra e passo sicuro.
Gli lanciò una strana occhiata penetrante
prima di concentrare la sua attenzione su Vincent.
"Signor Gosrard! Finalmente l'ho trovata! Era
da un pò che la cercavo!"
L'uomo si voltò verso il nuovo arrivato e
sorrise cortesemente dandogli il benvenuto, anche se quel gesto sembrava
piuttosto sforzato. Non sembrava gradire la sua presenza tanto quanto non la
gradiva Masayoshi.
Il ragazzo aveva notato lo strano sguardo che
aveva lanciato ad Atsushi ed aveva sentito il suo compagno irrigidirsi tra
le sue braccia alla sua comparsa.
Quel tipo non gli piaceva. Gli stava
antipatico a pelle, lo irritava....era combattuto dall'impulso di alzarsi e
spaccargli la faccia lì sul posto, non si sa perchè. Comunque non si
aspettava nulla di buono dalla sua presenza.
"Ah! Alexander! Cosa posso fare per te?"
"Mio padre mi aveva pregato di riferirle un
messaggio. La voleva invitare alla festa in onore del suo venticinquesimo
anno di matrimonio...l'invito ufficiale le dovrebbe essere recapitato a
giorni...ma mio padre ha preferito che l'avvertissi prima della cosa."
"Oh! Ringrazia infinitamente Andrè da parte
mia e digli che verrò senz'altro!"
"Sarà fatto....ma mi scusi, non aveva
intenzione di disturbarla. Vedo che era in compagnia."
"Non ti preoccupare Alexander...questi sono
semplicemente dei cari amici." disse voltandosi verso i due ragazzi "Masayoshi,
Atsushi...vi presento Alexander Hugolin Pomerleau."
"Ho già avuto il piacere di fare la conoscenza
di Atsushi giù al bar." rispose sorridendo mentre passava lo sguardo dal
moretto a Masayoshi, che si limitò a fare un cenno con il capo senza
distogliere gli occhi da quel tipo. A quanto pare aveva ragione....qualcosa
era successo prima...ed avrebbe messo la mano sul fuoco che quel damerino da
strapazzo centrava fino al collo.
I due si fissarono per alcuni istanti,
studiandosi come avrebbero fatto due animali in lotta per il loro
territorio....ed il 'territorio' in questione stava cominciando a sentirsi
parecchio a disagio.
Alla fine fu Alexander ad interrompere il
silenzio.
"Così siete voi la 'compagnia' con cui è
giunto qui a Parigi."
"Esatto. Lui è con me. Chi vi aspettavate, una
ragazza per caso o una bella gita di famiglia?" lo stuzzicò Masayoshi,
sfoderando uno di quei ghigni derisori di cui andava fiero e stringendo
maggiormente a sè Atsushi.
"Oh no, certo che no, ma sapete
com'è...sperare nella fortuna non costa nulla."
"A quasto sembra la vostra fortuna vi ha
abbandonato questa sera."
"Oh ma io non sono il tipo da lasciare che
dettagli del genere mi impediscano di ottenere ciò che voglio. Sono un
ragazzo ricco di risorse."
Sia Atsushi che Vincent potevano percepire l'atrito
che fluttuava tra i due mentre si fissavano in cagnesco, con un sorriso che
stonava sulle labbra.
Atsushi si sentiva sempre
più a disagio. Era felice della reazione che aveva avuto il suo
compagno….vederlo così geloso e protettivo gli scaldava il cuore….solo che
altri cinque minuti in quella situazione ed i suoi nervi sarebbero crollati.
Così strinse delicatamente la mano di Masayoshi, il cui braccio stava ancora
sulle sue spalle, per attirare la sua attenzione.
Il biondinò si voltò
subito verso di lui, con sguardo interrogativo e privo dell’odio che nutriva
nei confronti di Alexander.
“Dimmi?”
“Vado un attimo in bagno,
ok? Torno subito.”
“D’accordo. Ti aspetto
qui.” rispose, ma prima di lasciarlo andare lo attirò a sè posandogli un
casto bacio sulle labbra, in modo che Alexander vedesse che stava giocando
con la propietà di qualcun altro ed incassasse il colpo nel modo che
preferiva.
Quando si separarono
Atsushi gli sorrise dolcemente con occhi adoranti.
“Sei perfido” sussurrò.
“Lo so”
Il ragazzo allora si alzò
e, senza guardare Alexander, scese al piano di sotto. Quest’ultimo fulminò
con lo sguardo Masayoshi, che se ne stava seduto con un’espressione
soddisfatta sul volto. Vincent avrebbe voluto ridere per la sua abilità
innata nello spiazzare le persone, ma si controllò. Non era carino ridere di
un cliente.
Una voce non molto
lontana raggiunse l’orecchio dei tre. Una ragazza tutta curve e minigonna
stava chiamando il loro inaspettato, e sgradito, ospite. Alexander la saluto
con quel suo solito sorriso e le disse che sarebbe arrivato subito,ma prima
di andarsene si permise un’ultima occhiataccia a Masayoshi.
“Non pensare che finisca
qui!” e se ne andò.
I due ancora seduti al
tavolo lo videro scomparire tra la folla e tirarono un sospiro di solievo.
“Che tipo irritante!”
borbottò Masayoshi.
“Già…mi spiace che sia
venuto qui a crear problemi…è davvero un caso disperato quel ragazzo. Tutto
il contrario del padre, un uomo davvero per bene e rispettabile…”
“Immagino che avrà il suo
bel da fare con lui.”
“Oh senz’altro….non sa
accettare un ‘no’ come risposta e questo gli causa non pochi guai…”
Intanto Atsushi aveva
raggiunto il bagno, lussuoso come tutto il resto del locale, con il
pavimento e le pareti in marmo rosa, i lavandini in ceramica bianca
impeccabile. Aprì la manopola dell’acqua fredda e si diede una sciacquata al
viso, per scacciare via la tensione.
Possibile che certa gente
fosse così sfacciata….i tentativi di abbordaggio di quell’Alexander erano
tutt’altro che velati. Per fortuna che la seconda volta era con il suo
Machan, che lo aveva prontamente difeso, altrimenti non avrebbe saputo cosa
fare. Che tipo viscido.
Lui amava solo il suo
Machan. (detto così mi sembri tanto Nobu!^^;;; NdMiyu- Machaaaaannnn!!!! Sei
immaaaansooooo!! *_____* NdNobu- appunto ^_^;;;; NdMiyu)
/Beh…non puoi negare che
i primi tempi, quando cercavi di conquistare Machan, ti comportassi in modo
peggiore di quel damerino…/ disse una vocina nella sua testa.
Che stai insinuando?
/Eri appiccicoso/
Non è vero!!
/Si che è vero…piombavi
in infermeria ad ogni momento libero e non ti scollavi più…/
Ma era diverso!! Io
volevo solo dimostrargli il mio amore!
/Metodi ortodossi no?/
Oh zitta tu! Come vedi
mi MIEI metodi hanno funzionato!
/Furtuna!/
Sciooo!!! Lasciamo in
pace guastafeste!
Atsushi sbuffò e chiuse
il rubinetto. Afferrò a tentoni una salvietta e cominciò ad asciugarsi il
volto.
Quando aprì di nuovo gli
occhi, vide riflesso nello specchio qualcosa che non gli piacque affatto.
Alexander si trovava in piedi a pochi passi da lui, con le braccia
incrociate ed un sorriso da predatore sulle labbra. Preso com’era da quel
suo piccolo dibattito interiore non lo aveva sentito entrare, non si era
neppure accorto della sua presenza fino a quel momento.
Atsushi si voltò di
scatto, fissandolo sorpreso.
“Che ci fai tu qui?”
L’altro ragazzo fece un
passo avanti.
“Non riesci ad
immaginarlo mio caro Atsushi?”
“Senti Alexander, se non
lo hai ben afferrato io sto con Masayoshi e tu non mi interessi! Quindi fai
a meno di sprecare il tuo tempo con me!”
“Ah ma io non accetto un
‘no’ come risposta…ed il fatto che tu cerchi di respingermi ti rende ancora
più desiderabile di prima.” disse ormai a meno di due passi dal moretto “Sei
fortunato lo sai? Potresti avere qualunque cosa se lasciassi perdere quel
tipo e ti mettessi con me…ogni tuo desiderio si realizzerebbe prima ancora
che tu possa finire di esprimerlo….”
“Masayoshi ha già
realizzato tutti i miei desideri e sono felice come sto ora…..non mi faccio
comprare dai tuoi soldi…” rispose appoggiandosi al lavandino, non sapendo
dove svignarsela visto che Alexander gli bloccava qualsiasi via di fuga.
“Sono sicuro di poterti
persuadere…nessuno mi ha mai rifiutato in eterno…”
Atsushi stava per
sbattergli in faccia che ‘c’era sempre una prima volta’, quando si ritrovò
lui stesso sbattuto contro il lavandino, con le labbra del francese premute
contro le sue. Cercò di liberarsi dalla sua presa ma non ci riuscì, era in
una posizione davvero svantaggiosa.
Sentì le mani del ragazzo
farsi strada sotto la sua maglietta ed accarezzargli il petto con gesti
languidi. Le sue mani invece puntellavano contro le sue spalle nella
speranza di riuscire ad allontanarlo. Non voleva che quell’essere lo
taccesse…ma invece di allontanarsi si faceva sempre più vicino.
Forzò la sua lingua
all’interno della bocca di Atsushi per approfondire il bacio e quest’ultimo
non potè fare altro che subire. Non sembrava ma quell’Alexander era
piuttosto forte, e poi l’altezza lo aiutava….o forse era lui che aveva perso
l’allenamento a schivare questo genere di attacchi, visto che Koji si era
finalmente sistemato con Yoriko?
Beh…questo di certo non
cambiava la situazione…gli venivano le lacrime agli occhi da tanto si
sentiva impotente.
Poi, all’improvviso,
tutto finì. Non si sentiva più addosso le mani e le labbra di quell’essere.
Osò aprire lentamente gli occhi mentre una lacrima di frustrazione gli
scendeva su una guacia.
Davanti a lui stava un
Masayoshi letteralmente livido di rabbia. Se gli occhi potessero sputare
fuoco, i suoi avrebbero già incendiato tutto il locale. Alexander giaceva
seduto a terra mentre fissava, dal basso, con odio il biondino.
“Senti un po’
Ugolino….come ti sei permesso di mettere le mani addosso ad Atsushi!? Hai
per caso deciso di morire giovane?”
“Io faccio quello che mi
pare….non devo dare spiegazioni ad un pezzente come te!” disse alzandosi in
piedi, per nulla intimorito.
“Oh, è qui che ti sbagli!
Non puoi fare quello che ti pare con il ragazzo degli altri, specialmente
non con il MIO!” disse sferrandogli un pugno al volto ed uno allo stomaco,
facendolo piegare in due “Non so se fino ad ora ti abbiano sempre lasciato
farei i tuoi comodi, ma io non sono solito lasciare che gli altri tocchino
ciò che è mio! Quindi è tempo che qualcuno ti insegni un po’ le buone
maniere!”
“Toccami un'altra volta
ed io…io ti denuncio…mio padre….”
“Tuo padre non farà
niente fidati! Ed anche se ci provasse non temo i vostri giochetti….per quel
che mi importa puoi essere anche il principe della Luna! Ti concerei per le
feste in ogni caso!”
Così, cinque minuti dopo,
‘Ugolino’ volò fuori dalla porta del bagno, privo di sensi e piuttosto mal
ridotto. (e questa fu la fine delle malefatte di ‘Ugolino il Centimano’!u__u
NdYu) Masayoshi intanto era subito accorso accanto ad Atsushi e lo fissava
con sguardo preoccupato mentre gli asciugava la scia ancora umida di quella
lacrima fuggiasca.
“Stai bene?”
“Si…ma tu come…cos’eri
venuto a fare qui?” chiese ancora leggermente frastornato dalla velocità
degli avvenimenti.
“Ero venuto ad accertarmi
che non rischiassi di ‘perderti’ un’altra volta…”
“Grazie” mormorò
abbracciando Masayoshi, che gli posò un bacio sulla fronte.
Qualche istante dopo fece
la sua entrata Vincent, seguito da Pierre e Maurice, i quali erano già
pronti a menare le mani…ma scoprirono di essere stati anticipati.
“Masayoshi…che è
successo?” chiese il padrone del locale.
“Ugolino lì aveva
calcolato male contro chi si stava mettendo quando ha osato mettere mano su
Atsushi!” rispose tornando a mostrare la rabbia di prima “Quando si sveglia
ditegli che se ha ancora intenzione di assalire qualcuno nel bagno, che si
prenda almeno la briga di chiudere la chiave la porta!”
“Oh questa non gliela
lascio passare! Dovrà fare i conti con me!” sibilò Vincent “Ragazzi –
lanciando un’occhiata ai due buttafuori – occupatevene voi!”
“Con molto piacere!”
dissero i due sorridendo e raccogliendo da terra Alexander, per poi portarlo
via.
“Per noi penso sia
arrivata l’ora di togliere il disturbo.” disse infine Masayoshi, circondando
la vita di Atsushi con un braccio e stringendolo a sé.
“Mi spiace che sia finita
in questo modo ragazzi.”
“Non è stata colpa
vostra.” lo rassicurò il moretto.
“Torneremo domani a farti
visita” aggiunse l’altro trascinando fuori dal bagno il compagno.
“Ne sarei felice”
Il tragitto in auto verso
l’hotel trascorse in assoluto silenzio. Atsushi poteva chiaramente sentire
la tensione e la rabbia che ancora circolava nel corpo di Masayoshi…e sapeva
altrettanto bene che in questi momenti non era il caso di disturbarlo con
della conversazione inutile. Così se ne rimase tranquillo nel sedile accanto
al guidatore ad osservare la Parigi notturna che scorreva fuori dal
finestrino.
Non lo aveva mai visto
così arrabbiato. Però era felice della reazione del suo compagno, lo aveva
difeso prontamente e lo aveva consolato con dolcezza dopo l’accaduto. Era
stato piacevole sentirsi il centro della sua gelosia, sentirlo così
protettivo e possessivo nei suoi confronti.
Peccato che era dovvuto
succedere tutto quel casino per poter assaporare queste sensazioni.
Arrivarono in hotel alle
due e mezza circa. Salirono nella loro camera e si chiusero la porta alle
spalle. Atsushi era sul punto di parlare, visto che non reggeva più quel
silenzio, quando si trovò schiacciato contro la parete con la bocca di
Masayoshi sulla sua. Il suo corpo questa volta agì d’istinto e con trasporto
ricambiò quel bacio focoso, circondandogli il collo con le braccia.
Sapeva quello che stava
cercando di fare….ed era ben lieto di concederglielo.
Quello era uno dei
momenti in cui Masayoshi sentiva il bisogno di essere il dominante, voleva
dimostrargli che lui gli apparteneva, proprio come era vero il contrario.
Loro si appartenevano a vicenda, il loro era un rapporto ecquo dove nessuno
dei due avrebbe mai negato qualcosa all’altro…perché si amavano troppo.
Il biondino si allontanò
quel tanto che bastava per parlare mentre una sua mano accarezzava
dolcemente il volto del compagno, che lo fissava con occhi adoranti.
“Permettimi di farti
dimenticare gli spiacevoli ‘inconvenienti’ della serata.” sussurrò nel suo
orecchio con tono seducente.
“Letto. Ora.” fu la
semplice risposta di Atsushi, che allacciò le gambe attorno alla vita
dell’amato e si lasciò trasportare verso l’enorme letto.
Masayoshi distese
gentilmente l’altro ragazzo sulle lenzuola bianco antico, cominciando subito
a sollevargli la maglietta ed a mostrare così la sua pelle perfetta. Le sue
labbra continuarono a sfiorargli la bocca per poi scorrere sulle guancie,
sulla mandibola fino al collo, dove cominciò a leccarlo e mordicchiarlo.
Atsushi inclinò la testa in modo da dargli maggior accesso mentre lui stesso
stava lavorando con i bottoni della sua camicia.
Ben presto camicia e
maglietta volarono sul pavimento mentre i petti nudi dei loro proprietari
entrarono in contatto. Masayoshi si sistemò comodamente tra le game del
compagno e quando Atsushi senti sfiorarsi anche le loro erezioni, non riuscì
a trattenere un gemito di piacere, cominciando a contorcersi nell’abbraccio
dell’amante.
Masayoshi cominciò a
scendere con le sue labbra lungo tutto il suo corpo, baciando ogni
centimetro di pelle disponibile ma soffermandosi in particolar modo sui due
capezzoli, con i quali giocherellò a lungo con i denti al solo scopo di
strappare dolci sospiri e suoni dalle labbra del compagno. Non dovette
sforzarsi molto perché Atsushi era ormai argilla nelle sue mani.
Masayoshi conosceva
maledettamente bene i suoi punti deboli e li sfruttava ad ogni occasione.
Bastava un suo tocco per farlo crollare e gemere senza ritegno.
Il biondino scese sempre
più in basso con le mani, fino a raggiungere l’allacciatura dei pantaloni,
cominciando lentamente a sbottonarla. Poi cominciò a sfilarglieli assieme
agli slip e presto Atsushi si ritrovò nudo di fronte allo sguardo famelico
dell’altro ragazzo. Lo stava divorando con gli occhi.
Atsushi rabbrividì sia
per quegli occhi roventi, sia per il respiro caldo sul suo membro eccitato
che lo stava torturando senza dargli l’appagamento che desiderava. Inarcò la
schiema e gemette frustrato.
“Nessuno può toccare ciò
che è mio” sussurrò Masayoshi, sfiorando appena con le labbra la punta
dell’erezione del compagno.
“Ma…Machaann…ti..prego….”
Masayoshi ovviamente
l’ignorò. Aveva voglia di giocare con lui quella sera, sentiva il bisognio
di far sentire ad Atsushi che gli era indispensabile, così continuò con la
sua tortura limitandosi a semplici e casti baci mentre l’altro muoveva i
fianchi per fargli capire che desiderava di più.
Alla fine, quando la
stretta sui suoi capelli si fece quasi disperata e dolorosa, fu certo di
averlo stuzzicato a sufficienza e decise di accontentarlo, prendendolo
finalmente in bocca.
Atsushi emise un verso a
metà tra un sospiro di sollievo ed uno di piacere mentre sentiva la bocca
calda di Masayoshi avvolgerlo e cominciare a succhiarlo, prima con cadenza
lenta, poi con foga sempre maggiore. Poco tempo dopo il moretto si svuotò
completamente nella bocca del compagno, urlando a gran voce il suo nome.
Masayoshi assaporò fino
all’ultima goccia di quel nettare afrodisiaco, nulla doveva andare perso.
L’altro ragazzo intanto si sforzava di riprendere il controllo sulla sua
respirazione e sui battiti frenetici del suo cuore. A fatica riuscì ad
aprire gli occhi per osservare il suo amato.
“Machan…” sussurrò con
voce rauca.
Il biondino si alzò sui
gomiti e lo fissò interrogativo.
“I tuoi
pantaloni…toglili…”
Sorrise maliziosamente.
Si sfilò i pantaloni in pelle con una lentezza snervante e li gettò in un
punto indefinito del pavimento.
Ora anche lui se ne stava
nudo di fronte al compagno, che si inarcò, incontrandolo a metà strada
quando tornò nuovamente a distendersi su di lui.
Masayoshi racchiuse le
sue labbra in un bacio appassionato mentre le mani continuavano a vagare
curiose sul suo corpo. Poi si allontanò tornando a sussurrargli
nell’orecchio.
“Voltati”
Atsushi aveva la mente
annebbiata dalle sensazioni che gli stava facendo provare Masayoshi, ma fece
come gli era stato ordinato. Così si ritrovò disteso sul materasso a pancia
in giù, con le braccia che gli facevano da cuscino.
Il biondino, allora, si
ridistese su di lui, cominciando ad applicare lo stesso trattamento alla
schiema che aveva riservato precedentemente al petto. Baciò, leccò,
mordicchiò ogni centimetro di pelle fino a raggiungere i glutei. A quel
punto si allontanò quel tanto che bastava per fargli sollevare il bacino dal
letto.
Divaricò i glutei con le
dita ed affondò il viso tra di essi, con sguardo rovente, andando a
stuzzicare con la lingua la piccola apertura. Atsushi gemette sonoramente
anche se cercava di attutire i versi mordendosi le dita.
Masayoshi introdusse la
lingua all’interno della fessura cercando di rilassare il muscolo per ciò
che sarebbe avvenuto. Quando Atsushi cominciò a muovere i fianchi
irrequieto, nonostante la sua presa, capì che era pronto.
Si alzò e si posizionò
dietro di lui, allungandosi per posizionare un casto bacio sul suo collo e
sussurrargli dolci parole nell’orecchio.
“Ti amo”
Il moretto non ebbe tempo
di rispondere che si sentì invaso in un unico fluido movimento dal membro
del compagno. Inarcò la schiena mentre un urlo strozzato di piacere gli si
perdeva nella gola. Cominciò subito ad assecondare i suoi movimenti,
andandogli incontro con il bacino ed il piacere raggiunse vette
indescrivibili.
Era passato parecchio
tempo dall’ultima volta che Masayoshi lo aveva posseduto in quel modo, con
una tale passione e desiderio. Si sentiva bruciare ed ogni sua cellula, ogni
muscolo del suo corpo sembrava gioire di quell’unione.
Le spinte di Masayoshi si
fecero sempre più forti e profonde. Sapeva che presto sarebbe giunto al
limite così passò un braccio attorno alla sua vita ed andò ad accarezzare
l’erezione del compagno in sincronia con i suoi movimenti.
Poco dopo Atsushi si
irrigidì e si svuotò nella sua mano e sulle lenzuola, mordendosi le labbra
per non urlare, mentre il biondino seguì il suo esempio e si svuotò dentro
il suo corpo.
Entrambi si accasciarono
sul letto, stanti ed appagati. Rimasero in quella posizione alcuni istanti
prima che Masayoshi uscisse e si stendesse accanto a lui. Il moretto si
accoccolò al suo finaco, usando la sua spalla come un cuscino.
I loro respiri erano
ancora affannati ma il sonno stava già prendendo lentamente il controllo.
Ciò però non evitò ai due di sussurrarsi le ultime parole della serata.
“Spero che tu abbia
capito che nessuno oltre a me ti può toccare” disse baciandogli dolcemente i
capelli.
“Ho afferrato il
concetto.” sorrise “Ma lo stesso vale per te…non sei l’unico ad essere
geloso.”
“Come se non lo sapessi
già…”
Con questo si lasciarono
andare, l’uno tra le braccia dell’altro. Le luci notturne della città
filtravano attraverso le tende della finestra, illuminando vagamente i loro
corpi addormentati. A mattina quelle stesse luci si tramuteranno in raggi
del sole che riscalderanno le loro anime legate fino al momento del
risveglio.
*OWARI*
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|