Nota1: I personaggi come sempre non appartengono a me ma alla sensei Kodaka.....Questa fic, in oltre, è dedicata alla mia cara nipotina Saya per il suo compleanno!! Auguri nipoooo!!! Spero ti piaccia perchè, come sai, è la prima fic che scrivo su di loro!^^;;

Nota2: Un ringraziamento immeeeennsoooo va alla mia sori Yu (oltre ad un'adorabile e gigantesca statua in suo onore^_^) per tutto l'aiuto che mi ha dato! Mi sarei arenata non so quante volte senza il tuo aiuto....senza escludere il fatto che ti ho tormentata a non finire!^^;;; Grazie sorii!^****^

 

 


Congratulations

di Miyuki


 

Era martedì mattina. Il suo giorno libero...il giorno sacro dedicato ad ore di profondo e riposante sonno.

La sera precedente era rimasto al Club fino a tardi ed una volta tornato a casa aveva dovuto scrivere una relazione che il preside gli aveva scaricato addosso all'ultimo momento e che doveva consegnare il giorno successivo.

In poche parole aveva fatto l'alba ed ora stava cercando di recuperare il tempo perduto.

Atsushi era già uscito. Si era svegliato presto quella mattina perchè aveva un'importante colloquio in facoltà a cui non poteva mancare. Il ragazzo ormai era prossimo alla laurea e non gli restava da fare altro che sistemare alcune documentazioni e trovare un posto come insegnante in qualche istituto.

Masayoshi lo aveva salutato con un vago ed assonnato mugugnio prima di crollare nuovamente nel mondo dei sogni.

Ora era solo soletto a casa, stravaccato nell'enorme letto della loro camera a dormire. I raggi del sole che filtravano dalle tende tirate baciavano il suo corpo perfetto, coperto solamente da un paio di pantaloncini corti ed un fine lenzuolo in lino bianco, e facevano brillare i suoi capelli biondo-ambrati.

L'orologio digitale posizionato sul comodino segnalava le 11.50 ma veniva completamente ignorato dal ragazzo. Masayoshi stava troppo bene dov'era per poter anche solo notare l'ora e pensare di alzarsi per preparare il pranzo (nel suo giorno libero era lui l'addetto alla cucina).

Per quel che lo riguardava avrebbe continuato a dormire per ore, cullato dal cinguettare degli uccelli e dalla brezza primaverile che entrava dalla finestra socchiusa della camera, se solo qualcuno non lo avesse svegliato.....e nel modo peggiore possibile per di più.

La prima cosa che si era sentita era stata la porta d'entrata aprirsi e venir sbattuta con forza un istante dopo. A questo erano seguiti altri strani tonfi ed una corsa sfrenata lungo il corridoio....poi qualcuno si era fiondato nella stanza, balzando di corsa sul letto e sul povero malcapitato che ci dormiva dentro, spappolandolo sul materasso e facendogli prendere un mezzo infarto.

"MAAAA-CHHAAAAAANNNNNNNN!!!!!!"

"WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!" urlò Masayoshi ora, e purtroppo, completamente sveglio "Ma che dia...cosa.....Atsushi!!! Ma sei diventato tutto scemo o cosa!?!?! Che ti è saltato in mente di piombarmi addosso in questo modo!?!?!?"

Il ragazzo ignorò completamente le parole colme d'ira del compagno e si limitò ad abbracciarlo con tutta la forza che aveva in corpo.

"Ce l'ho fatta Ma-chan!!! Ci sono riuscito!!!" disse infine l'altro con voce radiosa ed euforica, affondando il volto nell'incavo della sua spalla.

"Cosa? Che sei riuscito a fare!?" chiese l'altro spazientito.

Se c'era una cosa che Masayoshi odiava più di essere svegliato bruscamente dopo aver sgobbato come un mulo tutta notte, erano le frasi sconnesse e senza senso di Atsushi.

"Ho un lavoro!! Mi hanno assunto all'Istituto Rogai! Non è fantastico!"

Atsushi si allontanò dalla spalla del compagno più grande per fissarlo in volto con l'espressione di chi aveva appena vinto alla lotteria.

Masayoshi lo fissò alcuni istanti con espressione indecifrabile e poi disse:

"E allora?"

"Come sarebbe a dire 'e allora?'!!! Forse non hai capito ma ti ho appena detto che ho un lavoro! E alla Rogai per di più!"

"Ti ho sentito, non sono scemo....ma dovevi per forza fare tutto questo casino? Non potevi dirmelo con calma più tardi?"

"Ma...ma...ma....io pensavo che ti avrebbe fatto piacere saperlo subito!" piagnucolò con un'espressione imbronciata.

"Beh...mi avrebbe fatto più piacere restarmene a dormire. Ti devo rammentare a che ora sono andato a letto ieri sera...anzi questa mattina?" e si passò nervosamente una mano tra i capelli spettinati.

"No...però..."

"Però niente." tagliò corto "Adesso che sono sveglio tanto vale che mi alzi, non credo di riuscire a prendere di nuovo sonno con tutta questa confusione."

Masayoshi si alzò dal letto scostando il lenzuolo e si avviò lentamente verso il bagno, lasciando il povero Atsushi a piagnucolare contro la sua cattiveria ed insensibilità.

Il ragazzo si chiuse saldamente la porta alle spalle, con doppio giro di chiave, e si spogliò velocemente dei pochi indumenti che aveva addosso per poi buttarsi sotto il getto d'acqua calda della doccia.

Sospirò appoggiando la testa contro le piastrelle del muro.

Non voleva essere così brusco con Atsushi ma cavolo!! Il primo ad esserlo era stato lui!

Era d'accordo con lui sul fatto che un lavoro alla Rogai era una cosa meravigliosa ma non poteva contenersi un pò invece di demolire qualsiasi cosa toccasse per la felicità!?

Ma che cosa si poteva aspettare di diverso da lui. Era inutile illudersi che con il passare degli anni diventasse un pò più....composto. Era sempre stato un ragazzo tutto pepe e non sarebbe di certo cambiato.

In fondo lo amava anche per questo suo carattere solare e spensierato...oltre che per la sua gentilezza e la serietà che certe volte dimostrava (troppo poche a suo parere).

Man mano che l'acqua scorreva libera sul suo corpo, il malumore scivolava via lasciando posto ad un lieve senso di colpa. Atsushi era diventato così triste quando non aveva gioito con lui alla notizia....doveva inventarsi qualcosa per tirarlo su di morale...e magari fargli una sorpresa, un regalo di qualche genere per aver ottenuto il posto. Se lo meritava, aveva lavorato sodo per diventare un professore.

Uscito dalla doccia si avvolse un asciugamano attorno alla vita e con un secondo si asciugò i capelli. Poi tornò nella camera da letto con già una vaga idea su quello che avrebbe fatto.

Atsushi era seduto a gambe incrociate sul materasso ed aveva un'espressione abbattuta sul volto. Alzò appena appena lo sguardo per fissare Masayoshi, sperando che non fosse ancora arrabbiato con lui. L'aveva combinata grossa, lo sapeva.

Il biondino lo guardò solo di sfuggita e si diresse verso l'enorme armadio, aprendone le ante e cominciando a vagliare gli abiti. Atsushi sospirò rassegnato mentre Masayoshi rideva sotto i baffi.

"Beh, che stai facendo ancora lì seduto? Cambiati! Altrimenti rischiamo di fare tardi!" disse senza interrompere la sua ricerca.

"Eh? Come...fare tardi? Dove?" chiese il moretto perplesso.

"Al ristorante ovviamente! Bisogna festeggiare la tua entrata alla Rogai, no? Quindi si va fuori a pranzo!"

Questa volta Masayoshi si voltò e gli regalò uno dei suoi soliti sorrisi divertiti. L'altro ragazzo ci mise un pò a registrare la frase, ma quando comprese quello che gli era stato detto balzò giù dal letto con espressione raggiante ed andò ad abbracciare il suo ragazzo.

"Ma-chan! Grazie!"

"Si, daccordo....ora fila a vestirti se non vuoi che cambi idea!" rispose dandogli uno sbuffetto sul naso.

'Ed il primo passo è stato fatto....ora non mi resta che organizzare l'altra sorpresa....'

 

 

Due settimane dopo.

 

"Atsushi!! Datti una mossa! Altrimenti rischiamo di perdere l'aereo!!"

Masayoshi, spazientito, si trovava al volante della sua auto, con il baule aperto in attesa che l'altro ragazzo uscisse di casa e caricasse la sua valigia.

Atsushi era rientrato di corsa dicendo di essersi dimenticato qualcosa d'importante e non lo si era ancora visto tornare. Se continuavano di questo passo avrebbero perso davvero l'aereo che li avrebbe condotti a Parigi, il luogo che aveva scelto per festeggiare l'assunzione del compagno. Era un posto romantico e tranquillo, in oltre la primavera era la stagione ideale per visitare la Francia. Sarebbero stati via solo 3 giorni ma il moretto era già estasiato all'idea di visitare quella città.

"Arrivoooo!!!" urlò il ragazzo uscendo come una furia di casa e sbattendosi la porta alle spalle. Gettò il suo borsone nel baule, serrandolo poi con un colpo secco, e salì auto.

Masayoshi gli scoccò un'occhiata irritata che però non guastò minimamente l'umore euforico del ragazzo anzi, quest'ultimo continuò, come se niente fosse, a sorridere come un'idiota tanta era la felicità che gli scorreva in corpo.

"Allora, si può sapere cosa ti eri dimenticato?"

"Il passaporto"

"Ma non è stata la prima cosa che ti ho detto di mettere via?"

"Si, lo so.....ma sai com'è....mentre cercavo di ricordarmi dove l'avevo messo mi sono venute in mente altre cose che dovevo assolutamente portare via e....beh....una cosa tira l'altra e...ho scordato di metterlo nella borsa..." disse leggermente imbarazzato per la sua sbadataggine.

Masayoshi sospirò sconsolato ma decise di sorvolare sull'argomento, accendendo invece la macchina e partendo in direzione dell'aeroporto.

Una volta lì non ebbero particolari problemi. Fecero il check-in e l'imbarco dei bagagli in breve tempo....ed ancora prima che potessero capacitarsene realmente, erano in volo per Parigi.

Atsushi passò il primo quarto d'ora in assoluto silenzio a fissare il cielo sereno e limpido che scorreva rapidamente fuori dal finestrino. Nuvolette candide chiazzavano di bianco quella distesa azzurra tanto da sembrare quasi degli ammassi di soffice cotone. Si aveva quasi l'impressione di poterle toccare solo allungando il braccio.

Era uno spettacolo mozza fiato a cui aveva assistito solo altre due volte in precedenza, ovvero quando erano andati in gita al mare e quando avevano accompagnato i due fratelli in Norvegia a trovare i parenti, ed era qualcosa che aveva ancora la capica d'incantarlo.

"Tutto bene lì?" chiese una voce dolce che lo distolse dai suoi pensieri.

Atsushi si voltò verso Masayoshi che stava sorridendo al suo intersse per il panorama e ricambiò il sorriso.

"Mai stato meglio!" rispose con sguardo adorante "Non puoi immaginare quanto questo viaggio sia importante per me!"

"Beh....diciamo che ne ho una vaga idea..."

"E' il primo viaggio che facciamo assieme noi due da soli, sai?" disse avvicinandosi un pò di più al compagno.

"Lo so...un motivo in più per festeggiare non trovi?" rispose sfiorandogli una guancia con un dito e, dopo essersi accertato che nessuno stesse guardando nella loro direzione (non che avesse fatto molto differenza), gli piazzò un rapido bacio sulle labbra.

Questo lasciò Atsushi con un'espressione strasognante sul volto ed Masayoshi fu costretto a svegliarlo con un pizzicotto.

"Ora datti una controllata stupido" disse tornando a fare l'indifferente mentre afferrava le cuffiette del film che trasmettevano sullo schermo dell'aereo "E vedi di riposarti...abbiamo parecchie ore di viaggio e se non vuoi arrivare a Parigi rincretinito per il cambio di fuso orario ti conviene darmi retta."

"Ok....." e con questo afferrò anche lui le cuffiette, se le mise addosso e cominciò a guardare 'Il diario di Bridget Jones' con la testa appoggiata sulla spalla del compagno.

Masayoshi non riuscì a trattenere un lieve sorriso prima di concentrarsi anche lui sul film.

 

I due arrivarono a Parigi parecchie ore dopo, o prima sarebbe meglio dire. Fuori dall'aeroporto di Charles de Gaul infatti splendeva un'abbagliante sole mattutino a contrasto con l'imbrunire che si erano lasciati alle spalle in Giappone.

Se Atsushi era stato euforico prima di partire, ora era davvvero incontenibile.

Quel paese straniero lo aveva già conquistato e non vedeva l'ora di uscire per visitarlo tutto. Chissà quanti luoghi interessanti nascondeva e lui avrebbe fatto in modo di visitarne il più possibile in quei tre giorni....e con Masayoshi al suo fianco sarebbe stato ancora più bello.

Fremeva dall'emozione!

Da come si comportava non lo si sarebbe mai considerato un ragazzo di quasi 22 anni.

Trascinò il povero Masayoshi, che lo lasciò pazientemente fare, per tutto l'aeroporto fino a recuperare i loro bagagli. Poi lo condusse all'uscita dove riuscirono a recuperare un taxi senza troppa difficoltà.

Solo allora il ragazzo si accorse di un piccolo particolare. Non conosceva la loro destinazione e non capiva (figurarsi se lo parlava) una sola parola di francese. Così quando il tassista si girò verso di loro sorridendo e chiedendo, a rigor di logica, dove volessero andare, fece scena muta impallidendo.

Masayoshi ridacchiò all'espressione persa e quasi spaventata del compagno e provvedette a porvi subito rimedio.

"All'hotel Renard Rouge per favore" rispose in un perfetto francese con un lieve sentore d'accento straniero che non poteva evitare.

Atsushi lo fissò come se gli fosse spuntato un terzo occhio in mezzo alla fronte o una seconda testa.

"Ma tu...da quando in qua parli francese?"

"Da quando ero ragazzo...a mio padre piaceva viaggiare così ci fece imparare tutte le lingue più importanti. E poi non è la mia prima volta in Francia e tanto meno qui a Parigi."

"Perchè non ne sapevo nulla?" chiese il moretto colpito

"Perchè non l'hai mai chiesto." sorrise astutamente.

Presto il taxi si fermò davanti all'entrata di uno splendido albergo a tre piani, completamente dipinto di bianco. Così pagarono ed entrarono nella hall con i loro bagagli appresso.

Masayoshi si diresse verso la reception dove dialogò tranquillamente con l'addetto al bancone.

Intanto Atsushi si guardò attorno per farsi un'idea del luogo in cui avrebbero soggiornato. Era un albergo piuttosto elegante, arredato con mobili chiari ed in legno smaltato d'oro. Al centro della hall si innalzava una complessa scultura in vetro, illuminata da faretti interni che proiettavano ovunque piccoli bagliori. Quadri dalle spesse cornici erano appesi alle pareti...e specchi.

Masayoshi aveva davvero un gusto impeccabile per questo genere di cose.

"Tutto sistemato" disse il biondino raggiungendo il compagno "Stanza 303...i bagagli ce li porteranno su loro."

Così presero l'ascensore per raggiungere la loro stanza all'ultimo piano. La aprirono e Tasushi rimase di nuovo piacevolmente colpito.

"E' meravigliosa..." sussurrò a bocca aperta.

La camera era enorme e comprendeva un gigantesco letto a quattro piazze sommerso di morbidi cuscini, un salottino con due divanetti, frigobar e balconcino.

"Solo il meglio per te" rispose il compagno in tono seducente.

Atsushi si voltò di scatto e gli circondò la vita con le braccia prima di baciarlo appassionatamente. Masayoshi si lasciò andare e ricambiò il gesto afferrandogli il capo con una mano.

"Grazie..." sussurrò il moretto una volta separati "Questa sarà la migliore vacanza della mia vita."

"Lo spero proprio" rispose l'altro con espressione dolce e soddisfatta. Gli infondeva una gioia immensa riuscire a renderlo felice.

Una volta sistemati i propri oggetti personali e le valigie nella stanza, e dopo essersi rinfrescati e cambiati, Masayoshi decise che era giunto il momento di dare inizio al giro turistico della città.

Per prima cosa, visto che non toccavano cibo da parecchie ore, decisero di fermarsi in un bar a mangiare qualcosa, giusto il necessario per tenersi in forze fino all'ora di pranzo. Fu così che Atsushi assaporò per la prima volta un tocco di cucina francese e ne rimase estasiato.

Una volta sazi scelsero come prima tappa del loro tour il Museo del Louvre.

Atsushi rimase sbalordito di fronte ad una simile raccolta di opere d'arte. Intere sale riempite di quadri, statue ed altre antichità d'ogni genere...ognuna legata ad una propria storia. C'era da rifarsi gli occhi là dentro.

Senza accorgersene il ragazzo si trovò a pendere dalle labbra del compagno, che con l'aiuto di una guida portatile gli stava illustrando con abilità la leggenda relativa ad un dipinto che aveva attirato la sua attenzione.

Continuarono così per tutto il resto della mattina, visitando la sezione egizia, andando a dare un'occhiata alla famosissima Gioconda (circondata ovviamente da una marea di turisti), alla Nike di Samotracia e così via, fino a quando non arrivò l'ora di pranzo.

Allora i due uscirono dal Museo per recarsi in un ristorantino non molto lontano dall'edificio, dove assaggiarono alcuni piatti della casa mentre Masayoshi ascoltava divertito le chiacchiere senza fine di Atsushi. A quanto sembrava il Louvre aveva fatto un'impressione più che positiva sul ragazzo.

La seconda tappa del tour fu una passeggiata lungo la Senna, balzando da bancherella a bancherella alla ricerca di qualche souvenir interessante da comprare e da regalare ai loro amici. Poi si diressero verso la Torre Eifell per osservare dall'alto un paesaggio mozzafiato di Parigi.

Una volta scesi di nuovo a terra presero la metro per dirigersi verso il quartiere latino ed oltre, dove raggiunsero il Palazzo di Lussemburgo ed i suoi immensi giardini.

I due ragazzi decisero di fermarsi lì e si sedettero su una panchina in pietra proprio di fronte alla fontana dei De Medici, a godersi quella splendida brezza primaverile e la compagnia reciproca.

Atsushi appoggiò un braccio sullo schienale della panchina ed alzò il volto verso il cielo limpido con un'espressione beata sul volto. Che splendida giornata che aveva trascorso. Erano in momenti come questi che capiva veramente quanto amasse Masayoshi.

Nonostante il suo carattere irritabile era una persona straordinaria. Gli aveva regalato quel viaggio stupendo e aveva assecondato ogni suo desiderio ancora prima che potesse chiederglielo.

"Allora, che te ne pare della capitale della Francia?" chiese all'improvviso l'altro ragazzo, attirando la sua attenzione.

"E' meravigliosa!" rispose fissandolo con occhi adoranti "Questa vacanza è un sogno divenuto realtà! E' perfetta! Non so davvero come ringraziarti per tutto questo!"

"Non devi...te la sei meritata" disse e poi sorrise maliziosamente "Ma forse un modo per ringraziarmi lo troverai"

"Eh già...forse..." ricambiando il sorriso si sporse verso Masayoshi e lo baciò, incurante dei turisti che passeggiavano lì attorno.

Il braccio che giaceva sullo schienale si mosse così da permettere alla mano di giocherellare con i soffici capelli dorati del compagno e da impedire alla testa di quest'ultimo di sbattere contro la pietra, mentre Atsushi approfondiva il bacio.

Al moretto non interessava assolutamente che li potessero vedere o che li giudicassero dei pervertiti o che altro. Che facessero pure! Tanto erano stranieri...non conoscevano nessuno in quella città...

La cosa che per lui aveva importanza in quel momento era Masayoshi e se solamente fossero stati un pò più appartatigli avrebbe dimostrato subito quanto gli era grato per quella vacanza. Averlo lì, tra le sue braccia a quel modo di certo non aiutava, tutt'altro, gli stava facendo venire strani impulsi.

Non riuscì a trattenere l'altra mano che si intrufolò abilmente sotto la maglietta del compagno per accarezzare quella pelle perfetta e quel fisico scolpito.

Quel gesto fece notare a Masayoshi di essersi lasciato andare troppo, ed in pubblicò per di più, così scansò bruscamente Atsushi e gli diede una sberla sulla testa.

"Scemo! Non ti allargare troppo! Siamo in un parco o l'hai dimenticato!?"

"Uffaaa...non è giusto però!" rispose l'altro mettendo il broncio come un bambino "Sei cattivo!"

Il biondino scosse la testa esasperato mentre si rimetteva a posto la maglietta.

"Cattivo o meno te ne devi stare buono. Cerca di trattenere i tuoi istinti almeno fino a sta sera! Se cominci ad agitarti fin d'ora e con la giornata passata a camminare sulle spalle, non reggerai cinque minuti"

"Perchè....che cos'hai in programma per la serata?" chiese curioso e malizioso.

"Anche questo fa parte della sorpresa" rispose con un sorriso saccente.

Dopo questa breve pausa i due decisero di fare ancora quattro passi in quell'enorme giardino e curiosare un pò all'interno del palazzo prima di fare ritorno all'hotel.

Lì si riposarono un paio d'ora, accoccolati sul letto a guardare la tv, o per lo meno ad inventarsi dei dialoghi assurdi e demenziali di una soap opera francese....visto che non c'erano canali giapponesi e solo uno dei due comprendeva la lingua.

Verso le 8 i due ragazzi cominciarono a prepararsi. Il programma della serata consisteva in una cena nell'hotel e festeggiamenti in un locale che Masayoshi sembrava conoscere bene ma di cui non voleva ancora palrare ad Atsushi.

Masayoshi stava giusto dando un'ultima occhiata alla sua immagine riflessa nello specchio.

Indossava un paio di pantaloni in pelle rossa che gli aderivano quasi come una seconda pelle ed una camicia di seta bianca. Sopra a tutto ci stava un lungo ma leggero soprabito nero. Era vero che era primavera ma le serate potevano essere ancora un pò fredde.

All'improvviso due forti braccia gli circondarono la vita mentre un respiro caldo gli solleticava il collo.

"Credo che questa sera ti dovrò tenere d'occhio....non vorrei che qualcuno ti rapisse vestito così!" sussurrò Atsushi, comparendo lui stesso nello specchio alle spalle di Masayoshi.

"Lo stesso vale per me.." rispose lanciando un'occhiata d'approvazione al compagno.

Atsushi indossava un paio di jeans neri ed una maglietta smanicata e attillata dello stesso colore con un'enorme croce rossa sulla schiene. Bastava che alzasse appena le braccia per mettere il mostra il vetre scolpito. Un cordoncino in cuoio gli circondava il collo.

"Non credo sarà possibile visto che starò sempre incollato a te."

"Bene" sorrise girandosi nell'abbraccio per posare un casto bacio sulla sua guancia, prima di sgusciare via.

"Andiamo?" disse inforcando un paio di occhiali dalla lente panna, più per bellezza che per altro.

Il moretto lo seguì ben volentieri, afferrando al volo il suo giubbino in pelle ed uscendo dalla stanza.

 

 

Alcune ore dopo giunsero di fronte all'entrata del 'Rose D'Argent', uno dei club più esclusivi di Parigi. Una coda quasi interminabile di persone stava aspettando con pazienza di entrare, o per lo meno ci sperava.

Masayoshi per la serata si era fatto procurare dall'hotel un'auto, visto che difficilmente avrebbero trovato un taxi alle 5 di mattina. Così si fermò alla fine della passerella dedicata agli ospiti importanti (gasatucci eh Machan?-___-;;; NdMiyu - per me sempre e solo il meglio!u__u NdMachan) e scese dalla macchina mentre il posteggiatore andava loro incontro per requisire la vettura e portarla nel parcheggio sorvegliato, lasciando loro un semplice cartellino numerato.

Poi si diresse con passo deciso e confidenziale verso l'entrata, seguito a ruota da Atsushi.

Davanti alla porta li attendevano due energumeni non a poco, uno con la testa rasata e l'altro con folti capelli neri sparati per aria, entrambi vestiti rigorosamente di nero.

Masayoshi sorrise allegramente ai due uomini mentre questi, dopo averlo fissato attentamente qualche istante, spalancarono gli occhi sorpresi.

"Pierre! Maurice! Come state?"

"Signor Masayoshi! Che piacere rivederla! Quasi quasi non la riconoscevamo!" rispose il rasato.

"Sono passati 5 anni dall'ultima volta che è stato qui!"

"Eh già...ma certe cose non cambiano, voi siete ancora qua! Vi divertite sempre a spaventare i clienti?" chiese lanciando un'occhiata ai primi della coda che si tenevano alla rispettosa distanza di tre passi dai due buttafuori.

"Ovviamente..."

"...e ci pagano pure per farlo!"

"Siete sempre i migliori!" rise di gusto.

L'uomo dai capelli neri, Maurice, notò finalmente la presenza di Atsushi, che se ne stava un pò da parte, non avendo capito una sola parola di quello che si erano detti.

"E' con voi?" chiese con uno strano sorriso sulle labbra.

"Si, è CON me...quindi non farti strane idee!"

"Peccato!" rise.

Pierre scosse la testa. Il suo collega era senza speranza.

"Entrate pure signor Masayoshi...il capo è dentro. Pensò sarà felice di rivederla dopo tanto tempo."

"Grazie...ah! Il mio nome è sulla lista se te lo dovessero chiedere"

"Vedo" disse indicando con non curanza la cartelletta che teneva tra le mani "Ma anche se non ci fosse stato nn avrebbe avuto importanza, è sempre il ben venuto qui!"

Così Masayoshi passò un braccio attorno alle spalle di Atsushi e lo trascinò dentro il locale.

"Che cosa vi siete detti?" chiese il moretto mentre attraversavano un corridoietto, alla fine del quale stava una porta.

"Niente di speciale. Erano solo vecchi amici."

"Ma tu conosci proprio tutti eh?"

Il biondino sorrise, aprendo la misteriosa porta nera da cui proveniva una musica molto alta.

"Benvenuto al Rose D'Argent!"

Davanti a loro si apriva un'enorme stanza dalle pareti scure drappeggiate da tendaggi di stoffa argentata. Sul lato sinistro, vicino a dove si trovavano loro, stava il lungo bancone del bar. Davanti ad esso c'erano numerosi tavolini, quasi tutti occupati.

Dal lato opposto faceva bella mostra una pista da ballo pavimentata in marmo bianco, cincondata da divanetti in pelle e bassi tavolini di cristallo.

Qua e là si innalzavano delle colonne che reggevano un soppalco, dove la gente 'importante' soleva appostarsi e occultarsi discretamente se lo desiderava.

"Oh mio dio!" sussurrò Atsushi.

"Bello eh?"

"Altrochè! Sono senza parole."

"Allora non parlare e seguimi. Ragiungiamo il nostro tavolo." con questo i due salirono al piano rialzato e si sedettero ad un tavolo in un angolo, contrassegnato da un fiore in argento.

Il locale era pieno, ma non eccessivamente da risultare fastidioso. Ordinarono da bere e si accoccolarono l'uno di fianco all'altro sul divanetto, sorseggiando il loro drink.

"Piaciuta la sorpresa?" chiese Masayoshi.

"Moltissimo..." rispose regalandogli un sorriso raggiante e prendendogli una mano "Lo sai che ti amo, vero?"

"Anch'io ti amo" sorrise dolcemente accarezzandogli una guancia con la mano libera.

I due si fissarono alcuni secondi, poi Atsushi si alzò in piedi, trascinando con sè il compagno.

"Andiamo a ballare! Non dovevamo festeggiare?"

"Certamente!"

Scesero nuovamente la scala e si diressero verso la pista da ballo semi affollata. Si appropiarono di uno spazio e presero a muoversi a ritmo serrato di musica. I loro occhi non lasciarono mai quelli del compagno mentre i loro corpi si sfioravano, come attratti da uno strano magnetismo.

Le luci della pista accaldarono ulteriormente i loro corpi, creando degli strani effetti su Masayoshi. I suoi capelli brillavano come fili d'oro e la sua camicia aveva assunto un'insolita trasparenza.

Atsushi non resistette all'impulso di passare le braccia attorno alla sua vita, attirandolo così un pò più vicino a sè.

Masayoshi sorrise malizioso, passando a sua volta le braccia attorno alle sue spalle.

Continuarono a ballare abbracciati per parecchio tempo, incuranti di eventuali sguardi curiosi o invidiosi...anche se la maggior parte della gente non faceva troppo caso a loro.

Al termine dell'ennesima canzone si separarono, fermandosi un attimo a riprendere fiato. Fu così che Masayoshi scorse una persona familiare tra la folla. Afferrò Atsushi e lo trascinò fuori dalla pista.

"Vieni con me un secondo. Devo salutare una persona."

"D'accordo...stavo giusto cominciando ad avere caldo là in mezzo."

I due si avvicinarono ad un gruppo di persone, tutte vestite in modo elegante ed impeccabile. Masayoshi arrivò alle spalle di un uomo di mezz'età, dai capelli leggermente spruzzati di grigio, e gli coprì gli occhi con le mani.

"Ma che...?"

"Indovina chi sono?"

L'uomo si ammutolì di colpo sorpreso e poi balbettò. "Ma..Masayoshi?"

"Esatto!"

L'uomo di voltò di scatto e fissò sbalordito il ragazzo da testa a piedi, prima di stritolarlo in un forte abbraccio.

"Cosa diavolo ci fai qui mascalzone!? Quando sei arrivato? E perchè non mi hai avvertito!?"

Il biondino ricambiò l'abbraccio mentre Atsushi osservava filo di gelosia ed ammirazione lo sconosciuto. Nonostante l'età era una persona molto affascinante e alta, più di loro di buon cinque centimetri, e con un fisico atletico.

"E' un piacere rivederti dopo tutto questo tempo Vincent!"

"Anche per me, anche per me!" disse lasciandolo andare "Ma ora rispondi alla mie domande! Su avanti!"

"Sono venuto a fare una piccola vacanza...mi fermerò qualche giorno. Sono arrivato questa mattina." sorrise "E non ti ho avvertito perchè volevo farti una sorpresa!"

"E ci sei riuscito alla grande! Ma dimmi, sei da solo? Non c'è Masami? Oppure quel folle del tuo vecchio?"

"Masami è rimasto in Giappone a fare il piccioncino con il suo ragazzo mentre mio padre è ancora in Norvegia. Sono venuto qui con...un...mio amico...non parla una sola parola di francese quindi ti pregherei di usare una lingua comprensibile anche a lui."

Vincent spostò lo sguardo su Atsushi, osservandolo attentamente prima di fare un cenno d'approvazione e sorridere. Amico eh? Anche un cieco avrebbe capito il loro rapporto.

"Piacere di conoscerti, io sono Vincent Gosrard, un vecchio compagno d'università del padre di Masayoshi e propietario di questo posto." si presentò in un perfetto giapponese.

"Ah! Fa piacere sentire qualcuno che parla la tua lingua! Io sono Atsushi...complimenti per il locale, è davvero meraviglioso!" e strinse la mano dell'uomo ricambiando il sorriso.

"Grazie! Mi fa piacere che sia di tuo gradimento! E così sei riuscioto nella grande impresa, eh?"

"E sarebbe?"

"Quella di riuscire a far innamorare questo ragazzo - indicando Masayoshi, che era diventato paonazzo - non è cosa da poco sai? Devi esserne fiero!"

"Oh lo sono, glielo assicuro!" disse ridacchiando.

"Tra te e Masami scommetto che tuo padre ha preso un colpo!"

"Vincent...." lo ammonì il biondino.

"Ok ok scusa! Vi va di venire al mio tavolo a scambiare quattro chiacchere? Oppure posso venire al vostro se preferite?"

Masayoshi e Atsushi si scambiarono un'occhiata. Nessuno aveva da obiettare.

"Ben volentieri...andate pure avanti se non vi dispiace. Io passo al bar a predere qualcosa. Machan?"

"Per me niente grazie"

"Allora vado." e così si allontanò verso il bancone del bar, mentre gli altri due si dirigevano verso il loro tavolo al piano superiore.

Atsushi adocchiò alcuni sgabelli liberi e si sedette, in attesa che il barista finisse di servire gli altri ospiti. Quel locale era davvero favoloso, enorme e con un servizio di prima classe. Dire che si stava divertendo un sacco era poco...e poi Masayoshi era stato così dolce.

Avrebbe trovato un modo per ringraziare il suo amato di tutto questo trattamento. Già...lo avrebbe ringraziato per benino una volta tornati in hotel, nella loro camera.

Atsushi sorrise immaginando quello che avrebbe potuto fargli, poi un movimento al suo fianco lo distrasse. Qualcuno si era seduto sullo sgabello alla sua sinistra.

Si voltò a fissare il nuovo arrivato ed incontro due penetranti occhi azzurri che lo fissavano con interesse. Il ragazzo aveva corti capelli rossi ed era molto alto, lo si capiva anche da seduti. Indossava un completo pantaloni e camicia bianchi, con un foular rosso al collo.

Atsushi distolse lo sguardo e tornò a fissare la fila ordinata di bottiglie dietro il bancone.

"Giapponese?" chiese una voce fortemente accentata nella sua lingua.

Era stato il misterioso ragazzo a parlare.

"Si"

"E' la prima volta che vieni al Rose D'Argent? Non ti ho mai visto prima."

"Sono arrivato a Parigi questa mattina."

"Oh bene, fa piacere vedere qualche faccia nuova qua dentro....specialmente se carina come la tua."

"Grazie" mormorò leggermente nervoso.

Si era ritrovato, senza volerlo, a conversare con questo tipo che neppure conosceva e che gli stava già dando sui nervi. Lo metteva a disagio il modo in cui lo guardava e come gli parlava. Non gli piaceva.

"Io sono Alexander Pomerleau"

"Atsushi Arisawa" si limitò a dire.

Poi il cameriere arrivò finalmente da loro ed il moretto fu grato di questa breve interruzione.

"Che cosa posso fare per voi signori?"

"Io vorrei una vodka liscia" chiese Atsushi.

"Io un sex on the beach" rispose l'altro sorridendo ed appoggiando un gomito sul bancone.

Quando il barista si allontanò per preparare i loro drink, il francese tornò a parlargli.

"Allora Atsushi....cosa sei venuto a fare qui a Parigi?"

"Sono qui in vacanza per qualche giorno. Tu invece, com'è che parli così bene la mia lingua?"

"Mio padre ha alcuni fornitori in Giappone così mi ha costretto ad impararla, anche se non sono molto bravo."

"Mi sembra che te la stia cavando bene."

"Grazie...piuttosto dimmi...sei venuto da solo?" chiese sorridendo maliziosamente, appoggiando con disinvoltura una mano sulla sua coscia, cominciando ad accarezzarla.

Atsushi arrossì e rabbrividì. Come osava questo qua!? Fortunatamente il barista tornò di nuovo a salvare la situazione, portando con sè le loro ordinazioni. Dio, lo avrebbe baciato quell'uomo per il suo tempismo!

"No, sono in compagnia....ed ora che ci penso si staranno domandando che fine abbia fatto...grazie per la chiaccherata." afferrò il proprio bicchiere e se ne andò, lasciando il francese ad intrattenersi da solo.

Fu un sollievo raggiungere Masayoshi e Vincent, che stavano chiaccherando e ridendo allegramente al loro tavolo.

"Atsushi finalmente! Credevo ti fossi perso!" disse il biondino.

"Scusami, c'era gente al bancone." disse sedendosi accanto a lui.

Masayoshi lo fissò sospettoso. Riusciva a percepire un certo disagio nel compagno. Che fosse successo qualcosa? Beh, glielo avrebbe chiesto più tardi...intanto si limitò a circondargli le spalle con un braccio, cercando di tranquillizzarlo e così fu. Atsushi gli si accoccolò contro sorridendo.

I tre continuarono a chiaccherare per parecchio tempo. Vincent aveva cominciato a narrare le avventure giovanili sue e del padre di Masayoshi, oltre ad alcune vicende particolarmente interessanti che riguardavano il ragazzo stesso. Ormai ci aveva preso gusto e la faccia supplicante di Masayoshi non sembrava avere effetto sull'uomo.

Atsushi, da parte sua, non aveva mai riso tanto e non avrebbe mai pensato che il suo Machan da giovane avesse potuto fare certe cose....nonostante lo conoscesse bene e sapesse che era un tipo piuttosto impulsivo e facile all'ira.

Purtroppo sembrava che quei momenti di pace stessero già per finire. Atsushi intravide il francese del bar avvicinarsi al loro tavolo con un sorriso smagliante sulle labbra e passo sicuro.

Gli lanciò una strana occhiata penetrante prima di concentrare la sua attenzione su Vincent.

"Signor Gosrard! Finalmente l'ho trovata! Era da un pò che la cercavo!"

L'uomo si voltò verso il nuovo arrivato e sorrise cortesemente dandogli il benvenuto, anche se quel gesto sembrava piuttosto sforzato. Non sembrava gradire la sua presenza tanto quanto non la gradiva Masayoshi.

Il ragazzo aveva notato lo strano sguardo che aveva lanciato ad Atsushi ed aveva sentito il suo compagno irrigidirsi tra le sue braccia alla sua comparsa.

Quel tipo non gli piaceva. Gli stava antipatico a pelle, lo irritava....era combattuto dall'impulso di alzarsi e spaccargli la faccia lì sul posto, non si sa perchè. Comunque non si aspettava nulla di buono dalla sua presenza.

"Ah! Alexander! Cosa posso fare per te?"

"Mio padre mi aveva pregato di riferirle un messaggio. La voleva invitare alla festa in onore del suo venticinquesimo anno di matrimonio...l'invito ufficiale le dovrebbe essere recapitato a giorni...ma mio padre ha preferito che l'avvertissi prima della cosa."

"Oh! Ringrazia infinitamente Andrè da parte mia e digli che verrò senz'altro!"

"Sarà fatto....ma mi scusi, non aveva intenzione di disturbarla. Vedo che era in compagnia."

"Non ti preoccupare Alexander...questi sono semplicemente dei cari amici." disse voltandosi verso i due ragazzi "Masayoshi, Atsushi...vi presento Alexander Hugolin Pomerleau."

"Ho già avuto il piacere di fare la conoscenza di Atsushi giù al bar." rispose sorridendo mentre passava lo sguardo dal moretto a Masayoshi, che si limitò a fare un cenno con il capo senza distogliere gli occhi da quel tipo. A quanto pare aveva ragione....qualcosa era successo prima...ed avrebbe messo la mano sul fuoco che quel damerino da strapazzo centrava fino al collo.

I due si fissarono per alcuni istanti, studiandosi come avrebbero fatto due animali in lotta per il loro territorio....ed il 'territorio' in questione stava cominciando a sentirsi parecchio a disagio.

Alla fine fu Alexander ad interrompere il silenzio.

"Così siete voi la 'compagnia' con cui è giunto qui a Parigi."

"Esatto. Lui è con me. Chi vi aspettavate, una ragazza per caso o una bella gita di famiglia?" lo stuzzicò Masayoshi, sfoderando uno di quei ghigni derisori di cui andava fiero e stringendo maggiormente a sè Atsushi.

"Oh no, certo che no, ma sapete com'è...sperare nella fortuna non costa nulla."

"A quasto sembra la vostra fortuna vi ha abbandonato questa sera."

"Oh ma io non sono il tipo da lasciare che dettagli del genere mi impediscano di ottenere ciò che voglio. Sono un ragazzo ricco di risorse."

Sia Atsushi che Vincent potevano percepire l'atrito che fluttuava tra i due mentre si fissavano in cagnesco, con un sorriso che stonava sulle labbra.

Atsushi si sentiva sempre più a disagio. Era felice della reazione che aveva avuto il suo compagno….vederlo così geloso e protettivo gli scaldava il cuore….solo che altri cinque minuti in quella situazione ed i suoi nervi sarebbero crollati. Così strinse delicatamente la mano di Masayoshi, il cui braccio stava ancora sulle sue spalle, per attirare la sua attenzione.

Il biondinò si voltò subito verso di lui, con sguardo interrogativo e privo dell’odio che nutriva nei confronti di Alexander.

“Dimmi?”

“Vado un attimo in bagno, ok? Torno subito.”

“D’accordo. Ti aspetto qui.” rispose, ma prima di lasciarlo andare lo attirò a sè posandogli un casto bacio sulle labbra, in modo che Alexander vedesse che stava giocando con la propietà di qualcun altro ed incassasse il colpo nel modo che preferiva.

Quando si separarono Atsushi gli sorrise dolcemente con occhi adoranti.

“Sei perfido” sussurrò.

“Lo so”

Il ragazzo allora si alzò e, senza guardare Alexander, scese al piano di sotto. Quest’ultimo fulminò con lo sguardo Masayoshi, che se ne stava seduto con un’espressione soddisfatta sul volto. Vincent avrebbe voluto ridere per la sua abilità innata nello spiazzare le persone, ma si controllò. Non era carino ridere di un cliente.

Una voce non molto lontana raggiunse l’orecchio dei tre. Una ragazza tutta curve e minigonna stava chiamando il loro inaspettato, e sgradito, ospite. Alexander la saluto con quel suo solito sorriso e le disse che sarebbe arrivato subito,ma prima di andarsene si permise un’ultima occhiataccia a Masayoshi.

“Non pensare che finisca qui!” e se ne andò.

I due ancora seduti al tavolo lo videro scomparire tra la folla e tirarono un sospiro di solievo.

“Che tipo irritante!” borbottò Masayoshi.

“Già…mi spiace che sia venuto qui a crear problemi…è davvero un caso disperato quel ragazzo. Tutto il contrario del padre, un uomo davvero per bene e rispettabile…”

“Immagino che avrà il suo bel da fare con lui.”

“Oh senz’altro….non sa accettare un ‘no’ come risposta e questo gli causa non pochi guai…”

Intanto Atsushi aveva raggiunto il bagno, lussuoso come tutto il resto del locale, con il pavimento e le pareti in marmo rosa, i lavandini in ceramica bianca impeccabile. Aprì la manopola dell’acqua fredda e si diede una sciacquata al viso, per scacciare via la tensione.

Possibile che certa gente fosse così sfacciata….i tentativi di abbordaggio di quell’Alexander erano tutt’altro che velati. Per fortuna che la seconda volta era con il suo Machan, che lo aveva prontamente difeso, altrimenti non avrebbe saputo cosa fare. Che tipo viscido.

Lui amava solo il suo Machan. (detto così mi sembri tanto Nobu!^^;;; NdMiyu- Machaaaaannnn!!!! Sei immaaaansooooo!! *_____* NdNobu- appunto ^_^;;;; NdMiyu)

/Beh…non puoi negare che i primi tempi, quando cercavi di conquistare Machan, ti comportassi in modo peggiore di quel damerino…/ disse una vocina nella sua testa.

Che stai insinuando?

/Eri appiccicoso/

Non è vero!!

/Si che è vero…piombavi in infermeria ad ogni momento libero e non ti scollavi più…/

Ma era diverso!! Io volevo solo dimostrargli il mio amore!

/Metodi ortodossi no?/

Oh zitta tu! Come vedi mi MIEI metodi hanno funzionato!

/Furtuna!/

Sciooo!!! Lasciamo in pace guastafeste!

Atsushi sbuffò e chiuse il rubinetto. Afferrò a tentoni una salvietta e cominciò ad asciugarsi il volto.

Quando aprì di nuovo gli occhi, vide riflesso nello specchio qualcosa che non gli piacque affatto. Alexander si trovava in piedi a pochi passi da lui, con le braccia incrociate ed un sorriso da predatore sulle labbra. Preso com’era da quel suo piccolo dibattito interiore non lo aveva sentito entrare, non si era neppure accorto della sua presenza fino a quel momento.

Atsushi si voltò di scatto, fissandolo sorpreso.

“Che ci fai tu qui?”

L’altro ragazzo fece un passo avanti.

“Non riesci ad immaginarlo mio caro Atsushi?”

“Senti Alexander, se non lo hai ben afferrato io sto con Masayoshi e tu non mi interessi! Quindi fai a meno di sprecare il tuo tempo con me!”

“Ah ma io non accetto un ‘no’ come risposta…ed il fatto che tu cerchi di respingermi ti rende ancora più desiderabile di prima.” disse ormai a meno di due passi dal moretto “Sei fortunato lo sai? Potresti avere qualunque cosa se lasciassi perdere quel tipo e ti mettessi con me…ogni tuo desiderio si realizzerebbe prima ancora che tu possa finire di esprimerlo….”

“Masayoshi ha già realizzato tutti i miei desideri e sono felice come sto ora…..non mi faccio comprare dai tuoi soldi…” rispose appoggiandosi al lavandino, non sapendo dove svignarsela visto che Alexander gli bloccava qualsiasi via di fuga.

“Sono sicuro di poterti persuadere…nessuno mi ha mai rifiutato in eterno…”

Atsushi stava per sbattergli in faccia che ‘c’era sempre una prima volta’, quando si ritrovò lui stesso sbattuto contro il lavandino, con le labbra del francese premute contro le sue. Cercò di liberarsi dalla sua presa ma non ci riuscì, era in una posizione davvero svantaggiosa.

Sentì le mani del ragazzo farsi strada sotto la sua maglietta ed accarezzargli il petto con gesti languidi. Le sue mani invece puntellavano contro le sue spalle nella speranza di riuscire ad allontanarlo. Non voleva che quell’essere lo taccesse…ma invece di allontanarsi si faceva sempre più vicino.

Forzò la sua lingua all’interno della bocca di Atsushi per approfondire il bacio e quest’ultimo non potè fare altro che subire. Non sembrava ma quell’Alexander era piuttosto forte, e poi l’altezza lo aiutava….o forse era lui che aveva perso l’allenamento a schivare questo genere di attacchi, visto che Koji si era finalmente sistemato con Yoriko?

Beh…questo di certo non cambiava la situazione…gli venivano le lacrime agli occhi da tanto si sentiva impotente.

Poi, all’improvviso, tutto finì. Non si sentiva più addosso le mani e le labbra di quell’essere. Osò aprire lentamente gli occhi mentre una lacrima di frustrazione gli scendeva su una guacia.

Davanti a lui stava un Masayoshi letteralmente livido di rabbia. Se gli occhi potessero sputare fuoco, i suoi avrebbero già incendiato tutto il locale. Alexander giaceva seduto a terra mentre fissava, dal basso, con odio il biondino.

“Senti un po’ Ugolino….come ti sei permesso di mettere le mani addosso ad Atsushi!? Hai per caso deciso di morire giovane?”

“Io faccio quello che mi pare….non devo dare spiegazioni ad un pezzente come te!” disse alzandosi in piedi, per nulla intimorito.

“Oh, è qui che ti sbagli! Non puoi fare quello che ti pare con il ragazzo degli altri, specialmente non con il MIO!” disse sferrandogli un pugno al volto ed uno allo stomaco, facendolo piegare in due “Non so se fino ad ora ti abbiano sempre lasciato farei i tuoi comodi, ma io non sono solito lasciare che gli altri tocchino ciò che è mio! Quindi è tempo che qualcuno ti insegni un po’ le buone maniere!”

“Toccami un'altra volta ed io…io ti denuncio…mio padre….”

“Tuo padre non farà niente fidati! Ed anche se ci provasse non temo i vostri giochetti….per quel che mi importa puoi essere anche il principe della Luna! Ti concerei per le feste in ogni caso!”

Così, cinque minuti dopo, ‘Ugolino’ volò fuori dalla porta del bagno, privo di sensi e piuttosto mal ridotto. (e questa fu la fine delle malefatte di ‘Ugolino il Centimano’!u__u NdYu) Masayoshi intanto era subito accorso accanto ad Atsushi e lo fissava con sguardo preoccupato mentre gli asciugava la scia ancora umida di quella lacrima fuggiasca.

“Stai bene?”

“Si…ma tu come…cos’eri venuto a fare qui?” chiese ancora leggermente frastornato dalla velocità degli avvenimenti.

“Ero venuto ad accertarmi che non rischiassi di ‘perderti’ un’altra volta…”

“Grazie” mormorò abbracciando Masayoshi, che gli posò un bacio sulla fronte.

Qualche istante dopo fece la sua entrata Vincent, seguito da Pierre e Maurice, i quali erano già pronti a menare le mani…ma scoprirono di essere stati anticipati.

“Masayoshi…che è successo?” chiese il padrone del locale.

“Ugolino lì aveva calcolato male contro chi si stava mettendo quando ha osato mettere mano su Atsushi!” rispose tornando a mostrare la rabbia di prima “Quando si sveglia ditegli che se ha ancora intenzione di assalire qualcuno nel bagno, che si prenda almeno la briga di chiudere la chiave la porta!”

“Oh questa non gliela lascio passare! Dovrà fare i conti con me!” sibilò Vincent “Ragazzi – lanciando un’occhiata ai due buttafuori – occupatevene voi!”

“Con molto piacere!” dissero i due sorridendo e raccogliendo da terra Alexander, per poi portarlo via.

“Per noi penso sia arrivata l’ora di togliere il disturbo.” disse infine Masayoshi, circondando la vita di Atsushi con un braccio e stringendolo a sé.

“Mi spiace che sia finita in questo modo ragazzi.”

“Non è stata colpa vostra.” lo rassicurò il moretto.

“Torneremo domani a farti visita” aggiunse l’altro trascinando fuori dal bagno il compagno.

“Ne sarei felice”

 

Il tragitto in auto verso l’hotel trascorse in assoluto silenzio. Atsushi poteva chiaramente sentire la tensione e la rabbia che ancora circolava nel corpo di Masayoshi…e sapeva altrettanto bene che in questi momenti non era il caso di disturbarlo con della conversazione inutile. Così se ne rimase tranquillo nel sedile accanto al guidatore ad osservare la Parigi notturna che scorreva fuori dal finestrino.

Non lo aveva mai visto così arrabbiato. Però era felice della reazione del suo compagno, lo aveva difeso prontamente e lo aveva consolato con dolcezza dopo l’accaduto. Era stato piacevole sentirsi il centro della sua gelosia, sentirlo così protettivo e possessivo nei suoi confronti.

Peccato che era dovvuto succedere tutto quel casino per poter assaporare queste sensazioni.

Arrivarono in hotel alle due e mezza circa. Salirono nella loro camera e si chiusero la porta alle spalle. Atsushi era sul punto di parlare, visto che non reggeva più quel silenzio, quando si trovò schiacciato contro la parete con la bocca di Masayoshi sulla sua. Il suo corpo questa volta agì d’istinto e con trasporto ricambiò quel bacio focoso, circondandogli il collo con le braccia.

Sapeva quello che stava cercando di fare….ed era ben lieto di concederglielo.

Quello era uno dei momenti in cui Masayoshi sentiva il bisogno di essere il dominante, voleva dimostrargli che lui gli apparteneva, proprio come era vero il contrario. Loro si appartenevano a vicenda, il loro era un rapporto ecquo dove nessuno dei due avrebbe mai negato qualcosa all’altro…perché si amavano troppo.

Il biondino si allontanò quel tanto che bastava per parlare mentre una sua mano accarezzava dolcemente il volto del compagno, che lo fissava con occhi adoranti.

“Permettimi di farti dimenticare gli spiacevoli ‘inconvenienti’ della serata.” sussurrò nel suo orecchio con tono seducente.

“Letto. Ora.” fu la semplice risposta di Atsushi, che allacciò le gambe attorno alla vita dell’amato e si lasciò trasportare verso l’enorme letto.

Masayoshi distese gentilmente l’altro ragazzo sulle lenzuola bianco antico, cominciando subito a sollevargli la maglietta ed a mostrare così la sua pelle perfetta. Le sue labbra continuarono a sfiorargli la bocca per poi scorrere sulle guancie, sulla mandibola fino al collo, dove cominciò a leccarlo e mordicchiarlo. Atsushi inclinò la testa in modo da dargli maggior accesso mentre lui stesso stava lavorando con i bottoni della sua camicia.

Ben presto camicia e maglietta volarono sul pavimento mentre i petti nudi dei loro proprietari entrarono in contatto. Masayoshi si sistemò comodamente tra le game del compagno e quando Atsushi senti sfiorarsi anche le loro erezioni, non riuscì a trattenere un gemito di piacere, cominciando a contorcersi nell’abbraccio dell’amante.

Masayoshi cominciò a scendere con le sue labbra lungo tutto il suo corpo, baciando ogni centimetro di pelle disponibile ma soffermandosi in particolar modo sui due capezzoli, con i quali giocherellò a lungo con i denti al solo scopo di strappare dolci sospiri e suoni dalle labbra del compagno. Non dovette sforzarsi molto perché Atsushi era ormai argilla nelle sue mani.

Masayoshi conosceva maledettamente bene i suoi punti deboli e li sfruttava ad ogni occasione. Bastava un suo tocco per farlo crollare e gemere senza ritegno.

Il biondino scese sempre più in basso con le mani, fino a raggiungere l’allacciatura dei pantaloni, cominciando lentamente a sbottonarla. Poi cominciò a sfilarglieli assieme agli slip e presto Atsushi si ritrovò nudo di fronte allo sguardo famelico dell’altro ragazzo. Lo stava divorando con gli occhi.

Atsushi rabbrividì sia per quegli occhi roventi, sia per il respiro caldo sul suo membro eccitato che lo stava torturando senza dargli l’appagamento che desiderava. Inarcò la schiema e gemette frustrato.

“Nessuno può toccare ciò che è mio” sussurrò Masayoshi, sfiorando appena con le labbra la punta dell’erezione del compagno.

“Ma…Machaann…ti..prego….”

Masayoshi ovviamente l’ignorò. Aveva voglia di giocare con lui quella sera, sentiva il bisognio di far sentire ad Atsushi che gli era indispensabile, così continuò con la sua tortura limitandosi a semplici e casti baci mentre l’altro muoveva i fianchi per fargli capire che desiderava di più.

Alla fine, quando la stretta sui suoi capelli si fece quasi disperata e dolorosa, fu certo di averlo stuzzicato a sufficienza e decise di accontentarlo, prendendolo finalmente in bocca.

Atsushi emise un verso a metà tra un sospiro di sollievo ed uno di piacere mentre sentiva la bocca calda di Masayoshi avvolgerlo e cominciare a succhiarlo, prima con cadenza lenta, poi con foga sempre maggiore. Poco tempo dopo il moretto si svuotò completamente nella bocca del compagno, urlando a gran voce il suo nome.

Masayoshi assaporò fino all’ultima goccia di quel nettare afrodisiaco, nulla doveva andare perso. L’altro ragazzo intanto si sforzava di riprendere il controllo sulla sua respirazione e sui battiti frenetici del suo cuore. A fatica riuscì ad aprire gli occhi per osservare il suo amato.

“Machan…” sussurrò con voce rauca.

Il biondino si alzò sui gomiti e lo fissò interrogativo.

“I tuoi pantaloni…toglili…”

Sorrise maliziosamente. Si sfilò i pantaloni in pelle con una lentezza snervante e li gettò in un punto indefinito del pavimento.

Ora anche lui se ne stava nudo di fronte al compagno, che si inarcò, incontrandolo a metà strada quando tornò nuovamente a distendersi su di lui.

Masayoshi racchiuse le sue labbra in un bacio appassionato mentre le mani continuavano a vagare curiose sul suo corpo. Poi si allontanò tornando a sussurrargli nell’orecchio.

“Voltati”

Atsushi aveva la mente annebbiata dalle sensazioni che gli stava facendo provare Masayoshi, ma fece come gli era stato ordinato. Così si ritrovò disteso sul materasso a pancia in giù, con le braccia che gli facevano da cuscino.

Il biondino, allora, si ridistese su di lui, cominciando ad applicare lo stesso trattamento alla schiema che aveva riservato precedentemente al petto. Baciò, leccò, mordicchiò ogni centimetro di pelle fino a raggiungere i glutei. A quel punto si allontanò quel tanto che bastava per fargli sollevare il bacino dal letto.

Divaricò i glutei con le dita ed affondò il viso tra di essi, con sguardo rovente, andando a stuzzicare con la lingua la piccola apertura. Atsushi gemette sonoramente anche se cercava di attutire i versi mordendosi le dita.

Masayoshi introdusse la lingua all’interno della fessura cercando di rilassare il muscolo per ciò che sarebbe avvenuto. Quando Atsushi cominciò a muovere i fianchi irrequieto, nonostante la sua presa, capì che era pronto.

Si alzò e si posizionò dietro di lui, allungandosi per posizionare un casto bacio sul suo collo e sussurrargli dolci parole nell’orecchio.

“Ti amo”

Il moretto non ebbe tempo di rispondere che si sentì invaso in un unico fluido movimento dal membro del compagno. Inarcò la schiena mentre un urlo strozzato di piacere gli si perdeva nella gola. Cominciò subito ad assecondare i suoi movimenti, andandogli incontro con il bacino ed il piacere raggiunse vette indescrivibili.

Era passato parecchio tempo dall’ultima volta che Masayoshi lo aveva posseduto in quel modo, con una tale passione e desiderio. Si sentiva bruciare ed ogni sua cellula, ogni muscolo del suo corpo sembrava gioire di quell’unione.

Le spinte di Masayoshi si fecero sempre più forti e profonde. Sapeva che presto sarebbe giunto al limite così passò un braccio attorno alla sua vita ed andò ad accarezzare l’erezione del compagno in sincronia con i suoi movimenti.

Poco dopo Atsushi si irrigidì e si svuotò nella sua mano e sulle lenzuola, mordendosi le labbra per non urlare, mentre il biondino seguì il suo esempio e si svuotò dentro il suo corpo.

Entrambi si accasciarono sul letto, stanti ed appagati. Rimasero in quella posizione alcuni istanti prima che Masayoshi uscisse e si stendesse accanto a lui. Il moretto si accoccolò al suo finaco, usando la sua spalla come un cuscino.

I loro respiri erano ancora affannati ma il sonno stava già prendendo lentamente il controllo. Ciò però non evitò ai due di sussurrarsi le ultime parole della serata.

“Spero che tu abbia capito che nessuno oltre a me ti può toccare” disse baciandogli dolcemente i capelli.

“Ho afferrato il concetto.” sorrise “Ma lo stesso vale per te…non sei l’unico ad essere geloso.”

“Come se non lo sapessi già…”

Con questo si lasciarono andare, l’uno tra le braccia dell’altro. Le luci notturne della città filtravano attraverso le tende della finestra, illuminando vagamente i loro corpi addormentati. A mattina quelle stesse luci si tramuteranno in raggi del sole che riscalderanno le loro anime legate fino al momento del risveglio.

 

 

*OWARI*




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