Ancora la stessa solfa?  E va beh nessuno di questi personaggi mi appartiene.  Ok?

Questa è la mia parte preferita in assoluto  (beh per adesso ^__- )  e vi farà assaporare un pizzico della  mia  anima perversa e crudelmente sadica,  ma non mi voglio dilungare troppo nell’elencare i miei pregi  *_____*.   In questa parte ho esaudito un mio desiderio ribaltandomi quasi dalla sedia per le risate e penso proprio che sia la prima volta che  qualcosa di così irreparabilmente assurdo si mostra ad occhio umano.  Ma ora basta altrimenti niente sorpresa e io adoro le sorprese!!!!

 


Confessions

di Spil

parte III - Lo sbaglio


 

INTRO: GLENN  LEWIS   “DON’T YOU FORGET IT”  (che invenzione favolosa i lenti fatti come si deve!)

 

“Un altro giorno” pensò  cupamente quasi sbandando per  il corridoio della scuola.

Gli altri studenti che lo incrociavano si scostavano impauriti da quel colosso dai capelli di fuoco dall’aria minacciosa.

Era più trasandato del solito,  con la maglietta stropicciata  che sbordava dai  pantaloni,  la  borsa  da basket trascinata  sul pavimento,  il volto segnato da profonde occhiaie e i capelli spettinati.

Era a pezzi,  questa situazione lo stava logorando e non solo sul piano mentale.  Ormai non dormiva più,  non riusciva a pensare a nient’ altro.

Ma  durante la sua insonnia ininterrotta  aveva deciso di non cedere, avrebbe vinto lui,  non doveva arrendersi, perfino se questo avesse  significato dover  lottare anche con se stesso.

Era nel giusto, ciò che faceva era giusto.

Lui era un ragazzo e Rukawa era il suo rivale,  punto e basta.

Lui amava Haruko.  

Doveva essere così. 

In questo momento era confuso,   si era solo un momento di debolezza inspiegabile,  doveva resistere.

“Resisti,  resisti”.  Si ripetè cercando di  arrivare  in palestra senza sbattere contro la parete del corridoio.

Non poteva avere dubbi,  esitazioni.  Sentì che se fosse accaduto avrebbe perso  se stesso,  sarebbe stato senza difese,  vulnerabile e non poteva  permetterselo,  non voleva più provare quello sconvolgimento,   quelle sensazioni così intense da stordirlo,  non essere più in grado di controllarsi,   di pensare coerentemente,  essere in sua balìa.

Non si riconosceva più,   non era più se stesso.

“Rukawa può  anche andare al diavolo per quello che  me ne frega!!  Non  mi interessa  affatto  cosa  vuole  o pensa,  non voglio  averci niente a che fare!!”. 

 

Rukawa   con la borsa da basket in spalla  lo vide arrancare  nel corridoio.

“Quanto sei testardo!” sbuffò  vedendolo in quello stato pietoso.

Aveva aspettato fin troppo,  lui continuava ad evitarlo e questo era il momento in cui avrebbe potuto affrontarlo.

Ma perchè con lui era così difficile?

Con lui continuava a sbagliare.

Non  riusciva a parlare,  a spiegarsi.

Non era mai riuscito a parlare,   ad aprirsi con nessuno.

Credeva di non averne mai avuto  bisogno.

Ma si sbagliava.  Ora doveva farlo se non voleva allontanarlo ancora di più.

Ma appena lo vedeva non riusciva a dominarsi,  essere razionale,  fargli capire che non voleva umiliarlo,   ferirlo.

Riusciva solo a spaventarlo.

Ma ormai le cose erano andate  troppo avanti,  anche se avesse voluto non avrebbe potuto tornare indietro,  fare un’altra scelta,   tenersi tutto dentro e continuare quella farsa. 

Sarebbe poi servito?

Avrebbero continuato a torturarsi a vicenda fino a consumarsi nell’odio.

Si forse era un egoista ad anteporre i suoi desideri a ciò che realmente Hanamichi poteva provare per lui.

In fondo  non poteva essere certo che  lui lo ricambiasse.

Poteva essere  sicuro di non rincorrere un’illusione?   Di non fare tutto questo per ricavarne solo dolore?

Ma non poteva fare altrimenti.  Era troppo forte,  troppo insopportabilmente ardente ciò che provava per quella testa rossa.

Non vedeva altro davanti a se,  tutto si annullava solo sentendo la sua voce,   guardando il suo viso. 

Il suo orgoglio  poteva anche cedere  a lui,  il mondo poteva anche sbriciolarsi  per quello che gli importava.

Non gli importava più niente,   di se stesso,   di cosa potevano pensare gli altri.

Poteva perdere tutto  per lui.

Era pronto a tutto,  non si sarebbe mai arreso.

“Io ti amo razza di stupido!!”

Lo amava.

Anche quando i suoi occhi di fiamma lo fissavano irosi.

Anche quando lo ricopriva di insulti.

Anche quando  era così insopportabilmente borioso.

Così semplice. 

Amare.

Perchè era questo che urlava dentro di sè.

Fece per avvicinarsi,  ma  sentì una voce chiamarlo.

“Proprio adesso?!?” si nascose dietro l’angolo.

 

- Hanamichi! -  una voce argentina lo fece voltare.

- ...Ciao Ha... ruko..--   era  a dir poco imbarazzato e anche lei non sembrava molto a suo agio.

- Senti per  l’altra volta.....— disse lei esitante.

Hanamichi  diventò rosso fino alla radice dei capelli    ricordando cosa era successo VERAMENTE  l’altra volta.  Tutti i suoi guai avevano avuto inizio lì.

--Aah..... l’altra volta...—  sorrise forzatamente.

 

Rukawa  continuava a spiarli.

“Che idiota,  è arrossito come un ebete appena gli ha parlato”  ma da quella distanza non riusciva ad afferrare chiaramente cosa  si dicevano.

Avrebbe voluto avvicinarsi per sentire meglio,   ma lo avrebbero visto.

 

Hanamichi per distogliersi dai suoi pensieri cercò di concentrarsi su di lei. 

Osservò la sua titubanza,  era deliziosa.

Il modo  in cui si sistemava nervosamente le ciocche di capelli  dietro le orecchie,   come le si formavano due piccole fossette appena accennava ad un timido sorriso.

- Non vi siete fatti male vero?— proruppe alzando improvvisamente il viso verso di lui con uno  sguardo infantilmente fiducioso.

Si era proprio deliziosa.

Ma niente di più.

Solo tenerezza per quel viso che aveva rincorso fino ad allora.

Solo affetto per le sue continue gentilezze nei suoi confronti.

Questa  consapevolezza lo sferzò improvvisa,  inattesa.   La guardava,   guardava il suo viso e non provava niente.

Si sforzò di raccogliere l’attenzione su di lei.

Niente,  neanche un briciolo dello sconvolgimento che aveva sentito con Rukawa solo guardandolo negli occhi.

Perchè?  Cosa significava?

Non aveva mai riflettuto seriamente su ciò che provava per Haruko,  ma non aveva mai avuto dubbi.

Fino a quando Rukawa non l’aveva baciato.

Provò un’angoscia improvvisa.

Non è possibile,  non è vero. 

E ora lei  gli chiedeva di rassicurarla,  ma se lui stesso aveva bisogno di rassicurazioni?   Di una via d’uscita,   si doveva uscire da questa situazione.

- Io non mi faccio certo battere da Rukawa ah ah ah!!     le rispose con voce fin troppo affettata.

- Haruko!! —  le sue amiche stavano andando via. 

--Si arrivo!  Hanamichi promettimi almeno  di non litigare... ti prego. —  dicendo questo gli prese la mano tra le sue e lo guardò  quasi implorante.

Hanamichi rimase sorpreso dal suo gesto. “Ama veramente Rukawa e quel baka non la vede nemmeno ma si mette a molestare me!!”.

 

Rukawa si conficcò  le unghie nei palmi alla vista di quel quadretto.

Provò una gelosia feroce e incontrollata.

Lei.

Lei non avrebbe mai dovuto lottare,  farsi accettare,   per lei era così  dannatamente facile toccarlo,   poteva farlo indisturbata,  non essere giudicata da lui.

Era una perfetta bambolina,  con cui gingillarsi,  da mostrare a tutti e poteva ricevere da Hanamichi  ciò che lui anelava disperatamente. 

Ebbe paura.  Perchè   tutto sembrava scivolargli tra le dita,  lui gli sfuggiva,   negava,   non lo accettava.  Non riusciva a raggiungerlo.

Malgrado il suo orgoglio,  malgrado  la sua  indifferenza verso gli altri  invidiava quella ragazzina insipida.

Desiderò spasmodicamente averlo così, che il suo sguardo potesse posarsi su di lui senza ombra d’odio e rancore. Almeno questo.

Perchè non  si lasciava  amare da lui?  Perchè non voleva accettarlo?  

Ma non lo avrebbe  mai  lasciato andare.

Non poteva.

Lo pretendeva. 

 

- Ci proverò –  rispose  roco Hanamichi abbassando lo sguardo alla sua supplica.

- Bene,  sono più tranquilla!  Ora devo andare  ci vediamo –  sorrise  rassicurata  allontanandosi e agitando allegramente  la mano verso di lui.

Ma si fermò improvvisamente.

Rukawa  si era parato davanti a lei. 

-... Ciao.... Rukawa...—  mormorò   arrossendo timidamente. 

Rukawa  non la degnò di una risposta  e  fissò i suoi occhi freddi   su Hanamichi che rimase  come interdetto vedendoselo davanti.

--Datti una mossa   invece di perdere tempo,  o vuoi arrivare in ritardo? —  disse seccamente,   spostando uno sguardo apertamente astioso su Haruko.

Hanamichi si riprese in fretta  sentendo  le sue  parole piene di premura nei suoi confronti. 

--Razza di... —  

- Già  avete gli allenamenti,  è meglio che vada — lo interruppe lei  a disagio per le  parole gelide di Rukawa.

Rukawa la guardò  scomparire dietro l’angolo,  poi posò  lo sguardo su Hanamichi che lo fissava con occhi  torvi.

- Non ti azzardare a metterla in mezzo!!! —  gli ringhiò a denti stretti  oltrepassandolo.

 

Agli allenamenti.

- Attenti ai passaggi!! —  urlò Gori da bordo campo.

- Allora voi dovete essere più veloci e tu Sakuragi —  disse brusco il capitano alla matricola più irriverente della squadra.

- Eeh? — non ne aveva azzeccata una, cosa che non era passata inosservata da Rukawa che non gli aveva staccato gli occhi di dosso.

- Devi stare più attento alle finte altrimenti ti fregheranno sempre capito?!? — gli ripetè per l’ennesima volta Gori incrociando le braccia.

- Lo so già,  e poi  nessuno riesce a fregare il grande  genio del Basket  chiaro!?!? —  sbraitò strafottente  infilando le mani nei calzoncini.

Gori miracolosamente  si trattenne dal mollargli un cazzotto in testa e gli disse ironico: — Ora vedremo... Rukawa!!—

Al suono di quel nome Hanamichi sentì tutti i muscoli del corpo   irrigidirsi istantaneamente.

- Vediamo se riesci ad intercettare il pallone senza commettere fallo!! —  disse Gori  indicando la causa di tutte le sue disgrazie.

“Dannazione!!!  Con tutte le persone possibili proprio tu!?!”.  Guardò  truce Rukawa posizionarsi  senza obiezioni di fronte a lui palleggiando.

- Ma  così non è che finiranno per ammazzarsi?    chiese  titubante Kogure osservandoli.

- Ma no,  almeno quella testa calda riceverà una bella lezione e “forse “ imparerà qualcosa,  anche se non ci spero molto —  rispose sconsolato Gori. 

“Forza Hanamichi  concentrati sul gioco, sei un genio, fagli vedere di cosa sei capace!!” si disse mentalmente cercando di sgombrare la mente catalizzando l’attenzione sulle mani di Rukawa e sul movimento costante e ipnotico del pallone che rimbalzava sul parquet.

Rukawa continuava a  palleggiare senza  fretta di agire.

- Sei pronto?-  gli disse piano.

- Con chi credi di avere a che fare!?!? Io sono sempre pronto!! -  gli urlò furioso.

- A  si? —  scattò fulmineo in avanti senza che Hanamichi riuscisse minimamente a  prevederlo,   scartandolo di lato.

- Maledetto!! —  si girò su se stesso e corse come un razzo verso di lui,   piegandosi poi  in avanti allargando le braccia per bloccarlo e rubargli il pallone.

Ma seguiva a fatica i suoi movimenti rapidi tesi a  smarcarsi e i suoi tentativi di impadronirsi del pallone erano troppo lenti e goffi.

Rukawa scivolando fluidamente  all’indietro palleggiando   per sottrarsi ai suoi attacchi furiosi  si lasciò sfuggire un ansito  di piacere.

Ecco quella sintonia che riuscivano a creare solo in campo, quella rivalità che li accendeva, il fuoco della sfida nel suo sguardo teso.

Quanto avrebbe desiderato che quel momento non finisse mai, solo li riusciva ad averlo per sè, Hanamichi era lì con lui, solo per lui.

- Non sai fare di meglio?— gli disse sarcastico Rukawa con lo sguardo che  brillava  sgusciando dalla sua marcatura,  facendo  poi scivolare il pallone dietro la schiena da una mano all’altra.

“Maledizione!!!  Non mi faccio battere da te!!”

- TI FACCIO VEDERE  IO!!!!!! — urlò  fuori di sè  lanciandosi verso il pallone  e  colpendolo al braccio.

- Cosa ti avevo detto?  E’ fallo!!!!!—  urlò Gori avvalorando così il suo scetticismo.

- Merda!!--  sfuggì tra i denti ad Hanamichi bloccandosi all’ammonizione.

- Sei una schiappa —  gli disse   Rukawa  asciugandosi il sudore con  il bordo della maglietta.

- RAZZA DI IMBECILLE COME TI PERMETTI?!? - gli latrò contro agitandosi,   ma  improvvisamente la vista  gli si appannò e   sentì  girargli la  testa.

Erano due giorni che non dormiva e mangiava a malapena e questo  era il risultato.

Rukawa  sbarrò gli occhi e  alzò una mano per sorreggerlo vedendolo impallidire bruscamente e muovere scompostamente una mano alla ricerca di un appoggio

Hanamichi  serrò gli occhi  e piantò i piedi per terra.

“Riprenditi,   forza,  riprenditi!!”

Riaprendo  gli occhi  vide Rukawa di fronte a lui con la mano appoggiata sulla sua schiena per sostenerlo.

- Non mi toccare! —  gli sibilò scostandosi e  incespicando  all’indietro.

Non riusciva a stare in piedi.  Ma non voleva che Rukawa lo vedesse così,   non voleva  essere esposto al suo sguardo.

Doveva  uscire.  Doveva prendere una boccata d’aria altrimenti sarebbe stato ancora male. 

- Dove credi di andare!?!—  chiese alterato Gori guardandolo dirigersi verso la porta esterna.

- Torno subito—  disse Hanamichi  senza voltarsi cercando di non barcollare.

- Ma dove credi di essere!?!?  Qui non si fanno  pause!!!!! —  sbraitò il capitano.

- Dai Takenori lascialo andare,  non mi sembra in gran forma, così almeno  si schiarirà le idee — lo blandì bonariamente Kogure.

Rukawa lo guardò uscire e chiudere la porta.

“Quello stupido!  Quasi stramazza a terra e cerca  di fare l’eroe!  Dannazione a te!!”.

Non poteva cavarsela così facilmente.

Passò bruscamente il pallone  a Mitsui  e si diresse verso l’uscita.

- Ma Rukawa  che fai?—  chiese  Mitsui afferrando il pallone vedendolo  allontanarsi senza una parola  verso l’uscita.

- MA COS’E’ L’ASILO!?!?  NON SIAMO ALL’INTERVALLO!!!!  RUKAWA!!!!!!!! - urlava imbestialito  Gori trattenuto a malapena da Kogure.

- Takenori.. cal... mati!! —  balbettava Kogure agitando le braccia verso il capitano.

- Allora già che ci sei vai recuperare quell’imbecille!!!!—  proruppe  Gori  cercando di riprendere la calma. 

 

Hanamichi si appoggiò contro il muro chiudendo gli occhi e  respirando  profondamente.

Cominciava a sentirsi meglio.

“Sta passando, è stato solo un momento, se non ci fosse stato quel baka a farmi perdere le staffe non sarebbe successo niente!”.

Sempre lui.  Più si sforzava di non pensare,   più lui,   le sue labbra,   il suo viso,  non lo abbandonavano. 

Ma perchè per lui provava queste sensazioni che lo turbavano così tanto?   Qualcosa di così sconosciuto e intenso da fargli paura,  non aveva mai provato niente di simile.

Gli balenò davanti agli occhi l’immagine  di  Rukawa che lo sorreggeva in palestra.  Il suo sguardo era diverso dal solito,   sembrava preoccupato.

Per lui.

No questo  non cambiava le cose,   non lo avrebbe mai accettato.

Ma non riusciva a dare un ordine,   una ragione a quello che gli stava succedendo,   si sentiva perso.

Non sapeva che cosa fare.

“Perchè non può essere tutto come prima?”.

Quanto avrebbe voluto dimenticare tutto,   non dover pensare,   soffocare quello che aveva sempre rifiutato di vedere e che ora stava per emergere senza che la sua resistenza disperata servisse a niente.

“Non puoi fuggire da ciò che senti” gli alitò  nel cervello la sua coscienza.

“Non è vero,  posso  farlo!!!!  Io lo odio,   lo disprezzo,   lo detesto!!!!”

Non voleva avere paura,    non voleva  soffrire.

Non poteva mettere in discussione  se  stesso,   ciò che era,   che aveva  sempre creduto di  essere,   di volere.

Non sarebbe più stato se  stesso.

 

Udì la porta aprirsi e richiudersi piano.

- Adesso arrivo!!—   proruppe scocciato senza aprire gli occhi. 

“Neanche un attimo di pace dannazione”.

Sentì  improvvisa una mano calda sfiorargli appena la guancia.

Aprì di scatto gli occhi e schizzò letteralmente indietro di un balzo alla vista di Rukawa a pochi centimetri da lui con la mano ancora protesa verso il suo viso.

- Che  vuoi!?!—  sbottò  allarmato.

- Vattene a casa —   gli  disse glaciale sistemandosi la fascia sul braccio.

- Che cavolo te ne frega?  Fatti i cazzi tuoi, non ho bisogno  che tu mi dica cosa devo fare, hai capito? —  proruppe   irritato  voltandogli le spalle. 

- Lo sapevo che eri  un idiota e ora ne ho avuto la conferma —   sentì la sua voce che si  allontanava.

- Cosa??? -  si voltò di scattò e  fece per afferrargli la spalla  quando Rukawa si  girò  improvviso verso di lui bloccandogli il  polso tra le dita sottili.

- Lasciami andare!! -  si strattonò tirandosi indietro,    liberandosi bruscamente.

Doveva stargli lontano,  il più lontano possibile.

Non riusciva a prevedere le sue azioni,   ad anticiparlo per evitare il peggio.

Non  lo capiva,  non capiva  affatto i suoi gesti,  i suoi sguardi che sembravano scivolargli addosso e oltrepassarlo,  quella sua glaciale riservatezza,  come se intorno a lui non ci fosse niente,  come se niente lo potesse toccare e scalfire. 

Non si fidava di lui.

Non poteva fidarsi di lui.

Rukawa  notò  i suoi movimenti nervosi e  il panico attraversargli lo sguardo.

- Hai paura di me? —  mormorò guardandolo di sbieco.

- Io non ho paura di nessuno chiaro? —   gli urlò rosso in volto,  sentendogli pronunciare ciò che sapeva bene di  provare.

- Allora non scappare —   rispose a voce bassa facendo un passo.

- Stammi lontano!!!—   lo minacciò levando il pugno verso di lui.

Rukawa  si avvicinava  lentamente,  incurante delle sue proteste.

Ora lo aveva di fronte.

Troppo vicino,  i suoi occhi lo stordivano,  due fuochi blu,  freddi e penetranti.

Sentì un desiderio bruciante pervaderlo, affondare  e alitargli allusivo fin nel cervello. 

Hanamichi lo afferrò per  il collo della  maglietta.

- Devi smetterla, io non ti sopporto!!  Voglio che mi lasci in pace!! -  gli uscì a denti stretti cercando di lottare con se stesso.

Rukawa socchiuse gli occhi e sporgendosi  gli accarezzò appena le labbra serrate.

Caldo.  Le sue labbra erano così morbide e calde,  gli girava la testa.

- Devo lasciarti andare? —  sussurrò con voce suadente addossandosi contro di lui,  muovendo le dita leggere all’interno della sua canottiera,  sul suo  collo, tra i suoi capelli, sfiorando teneramente  con le labbra seriche le sue guance arrossate e piegando sensualmente il collo in direzione della sua bocca ansimante.

“Maledetto!”. 

Come faceva ad essere così travolgente?  Appena aveva posato le mani su di lui,  i pensieri erano diventati confusi e spezzati,   voleva fargli perdere la testa,   lo stava sfidando a reagire,   a cedere di nuovo.

Lo afferrò per le spalle frenando le sue carezze in un ultimo disperato tentativo di opporsi.

- Smettila... -   riuscì solo a mormorare ansante prima che Rukawa non soffocasse le sue parole  baciandolo  con violenza,   consumandolo,   avvolgendolo stretto tra le braccia.

Hanamichi si aggrappò alla sua maglietta cercando di spingerlo via.

Si contrasse sentendo ancora quella morbidezza fremente e  il suon sapore così unico assalirlo in bocca, inebriare  suoi sensi e abbattere la sua resistenza.  

Sapeva cosa fare, voleva farlo, non resisteva e in quell’istante capì che non avrebbe mai provato  niente di così assoluto  con nessun altro. 

Solo lui.

Si solo lui sapeva farlo sentire così, solo lui con un tocco lo faceva perdere, non esisteva più niente, solo il suo corpo allacciato al suo,  la sua bocca e la sua lingua che si scontrava con la sua.

Rukawa lo spinse contro la porta della palestra.

Mosse le mani sulla sua schiena accarezzandola  e tirò con decisione la sua canottiera fuori dal bordo dei pantaloncini, affondando  le mani sulla sua pelle nuda, tra le scapole, facendo drizzare ogni pelo del suo corpo a quel contatto, scivolando poi sul suo torace  e cominciando a  stuzzicare con le dita i capezzoli

Hanamichi  cominciò a  gemere  nella sua bocca che non lo lasciava,   era  tormentosamente eccitante il movimento delle sue mani che scivolavano lente e morbide  sul suo petto incendiando  ogni fibra del suo essere,  e provocandogli delle scosse violente ed elettrizzanti  per tutto il corpo.  

A dispetto di tutto,  della sua volontà,  desiderava che continuasse, che non si fermasse.

Questa verità lo infuriava, non poteva accettare di essere incapace di controllare, di rinchiudere ciò che si dibatteva dentro di sè.

Se qualcuno avesse aperto la porta in quel momento sarebbe stato un vero  disastro.

Riuscì a spingerlo via.

Hanamichi  rimase scosso con  il dorso della mano sulle labbra tumide  e la canottiera mezza sollevata.

Rukawa leggermente ansante rabbrividì vedendolo così,   scarmigliato e languidamente abbandonato contro la porta.

Fece per muovere un passo.

“Ora... non posso più aspettare... devo dirglielo”.

- Io ...ti... -

- Sei un bastardo—  lo interruppe Hanamichi senza ascoltarlo appoggiandosi sfinito alla porta.

Era stanco,   stanco di tutto,   non avrebbe retto ancora  per molto,   il suo equilibrio stava andando in frantumi.

Voleva disperatamente che tutto finisse,  che tutto tornasse come prima.

Non voleva più stare in quello stato di  continua  angoscia,   questa storia doveva finire.

Aveva  paura,   paura  di  non riuscire più a frenarsi,   ma soprattutto paura di lui.

“Deve finire”.

- TU NON SAI COSA VOGLIO!!!  COSA  DESIDERO!!!!!  TU NON MI CONOSCI AFFATTO!!!  TU NON SAI NIENTE!!!!   SEI SOLO UN PERVERTITO!!! MI FAI SCHIFO!!!   TI ODIO LO VUOI CAPIRE!!!!!   TI DISPREZZO!!!!!  NON TI AZZARDARE PIU’ A TOCCARMI  O GIURO CHE TI UCCIDO CON LE MIE MANI!!!!!  NON TI VOGLIO PIU’ VEDERE,   NON TI SOPPORTO PIU’!!!!!! -

Aveva  urlato con tutto il fiato e  il rancore che aveva in corpo.

Ecco lo aveva fatto,  era finita.

Ma non si sentì affatto sollevato.

Vuoto.

Il vuoto dentro di sè.

E un disgusto insopportabile attanagliargli il petto, come se qualcosa di mostruoso e troppo  ripugnante gli fosse scaturito dalle labbra.

Un disgusto verso se stesso,   come se gli avesse lanciato contro una bestemmia.

Le sue parole gli  si stavano rivoltando contro.

“STAI ZITTO!!  STAI  MENTENDO!!  STAI MENTENDO!!”

Rukawa si rifiutò di ascoltare,  di capire,  di accettare le sue parole,  respinse con tutte le sue forze ciò che implicavano.

Non lo accettava.

Non poteva sopportarlo.

Lo travolse un desiderio violento di scuoterlo,  di tappare quella bocca che sputava odio e rancore a suon di pugni,  di pestarlo davanti a quella porta, di cancellare così  la sofferenza,  fino a non sentire più quelle parole assordanti,   non vedere più quello sguardo ricolmo di risentimento.

Hanamichi vide il suo sguardo distaccato mutare improvvisamente,  diventare ferale,   minaccioso.

Provò  un’improvvisa  paura.

Rukawa mosse un passo verso di lui  che  involontariamente indietreggiò. 

 

- *RUKAWAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!! *-

 

Vennero  investititi   da una voce.  Ma non era  “una “ voce.   Ma decine e decine di voci femminili.  Una sopra l’altra.  In sintonia e contrasto tra  loro.

E tutte intonavano con acuti che superavano abbondantemente un’ ottava: 

--RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA RUKAWA---

Si  voltarono. 

Erano  accerchiati  da una trentina di ragazze,  per fortuna Haruko non c’era,   ma Hanamichi  giurò di aver visto anche qualche inserviente  e le cuoche della mensa.  Tutte urlavano, agitavano le braccia, piangevano e si strappavano perfino i capelli,    in una massa informe e ondeggiante.

Il delirio. 

Rukawa osservava  la folla femminile con lo stesso interesse che avrebbe potuto avere guardando asciugare la vernice su un muro.

Hanamichi invece tremava di rabbia  e la  vena sulla fronte cominciò a pulsargli pericolosamente.

“Ma che cavolo fanno?   E per questo  deficiente poi!!!   Sembrano tante  galline in un pollaio!!!! “.

Gli  abbaiò contro: - MA  LA   VOLETE   FINIRE  RAZZA  DI SGALLETTATEEEEEEEEEE !!!!!????!!!!!!-

- No. -  Sillabò  con la sua voce profonda Il gallo del pollaio. 

“E adesso che vuoi? ”  Hanamichi si voltò verso Rukawa con l’urlo ancora  in gola.

Le voci si acquietarono  in adorazione del loro dio in terra che aveva proferito  parola.

Continuò con tono atono e monotono.

- Lascia perdere amore,  devono sapere la verità... –

- ... che tu —

e così dicendo  lo  prese   per   mano.

- ... sei il mio AMICHETTO! -

La folla era rimasta  momentaneamente  gelata da  quella semplice parola così adorabile in bocca al loro dio,  ma assolutamente crudele e insostenibile per le loro orecchie.

Hanamichi non aveva ancora chiuso la bocca per lo shock, era rimasto completamente basito  e ora tutti i suoi pezzi stavano  rotolando ai piedi di Rukawa.

“Non è possibile non può essere  vero non è possibile non può essere vero“  solo questo girava a circuito chiuso nella sua testa,   se c’è l’aveva ancora e non era esplosa  per l’eccessiva pressione. 

Rukawa  mantenne  immoto lo sguardo sulla folla,   che cominciò a muoversi. 

Hanamichi  percepì un brusio che saliva e si abbassava dalle squinternate. 

Istintivamente si girò,   sarà stato l’istinto di conservazione  o pura casualità,   ma sicuramente era meglio essere attaccato di fronte,   piuttosto che alle spalle.

Non l’avesse mai fatto.

Ora era veramente,completamente, totalmente al centro della loro attenzione. Era il fulcro dei loro più intimi desideri.  L’oggetto più ricercato.  Da uccidere.

L’odio preso singolarmente può essere pericoloso, ma considerato massicciamente è sicuramente letale e di questo ora ne era certo. 

Una trentina d’occhi erano accecati da puro furore e istinto omicida.

Indietreggiarono  o meglio Hanamichi indietreggiò,   trascinandosi dietro Rukawa  che non accennava a lasciargli la mano,   ma che anzi la  stringeva  maggiormente  e questo  non contribuiva certo  a renderlo più simpatico alle folli.

Ma ormai c’era poco da fare.

“Che destino infame   farsi massacrare da un orda di psicopatiche   e in compagnia di questo idiota,   che cosa gli è venuto in mente?   Proprio ora doveva ritrovare l’uso della parola!?”.

Le potenziali assassine si muovevano lentamente ma inesorabilmente  verso Hanamichi  brandendo mazze e bastoni.

“Ma dove cavolo li hanno trovati!?!?   E poi in così poco tempo!!!!!”.

Serrò gli occhi pronto al martirio.

SBAMM

- MA CHE DIAVOLO COMBINATE!?! -

Una possente voce quasi gli staccò l’orecchio.

Era Gori che aperta la porta della palestra  si stava chiedendo perché quei due pezzi di  imbecilli non si decidevano a  rientrare per allenarsi.

Ma si ammutolì  davanti allo spettacolo che lo attendeva.

Una  folla di donne inferocite in posizione d’attacco. 

Non ebbe il tempo di capire o di riprendere a mazzolarli che Hanamichi  trascinando con se  Rukawa lo spinse bruscamente dentro la  palestra facendolo quasi cadere,   barricando poi  la porta che tremava per i colpi con il proprio corpo.

Hanamichi ritrovato fiato  urlò a Rukawa : -- Maledetto bastardo che cazzo c’hai nella testa!!!!  Avrei dovuto lasciarti fuori,   ti avrebbero dato quello che meriti!!!! - 

--Volevano massacrare te non me. –  rispose  piatto  Rukawa  abbassandosi per prendere il pallone.

- Ma che cosa ti ho fatto dannazione  a te!?!? -

- Mi hai provocato-- rispose tranquillamente Rukawa palleggiando.

- Pezzo d’imbecille se non fossi occupato a tenere la porta ti farei vedere io!!!!!! -

- Non vedo l’ora. –  gli rispose con finta malizia.

- Dannazione io ti ammazzo ti ammazzo ti ammazzo ti ammazzo!!!!!!!!!!!!!-

- Mi spiegate cosa diamine succede? —  Gori sembrava più preoccupato per la porta che non per  la loro condizione di assediati. 

Intanto Hanamichi continuava ad inveire contro Rukawa e l’intero sesso femminile.

- Ma Hanamichi cosa fai li? -  Ayako gli  si era avvicinata. 

Kogure osservò la folla all’esterno - Ma guarda le fan di Rukawa come sono numerose oggi….. ma sbaglio o sono mazze quelle che hanno in mano...e... stanno premendo contro i vetri della palestra!!!!! —  era completamente terrorizzato. 

La voce di Ayako a quel punto divenne “lievemente “ alterata.

- Quale bravata  demente avete combinato!?!? -  urlò  agitando in aria il suo gigantesco ventaglio

Hanamichi deglutì  nervosamente fissando furente  Rukawa in posizione di tiro che non si curava minimamente delle conseguenze da lui provocate. ”Carogna!!!!!!   Prima che quelle mi uccidano ti ammazzerò,  almeno avrò questa soddisfazione!!!! “.

Canestro.  

– Ma cos’è sto casino? — chiese Mitsui.  Ormai il rumore era assordante.

- Aiutatemi a tenere la porta!!!!!! - Hanamichi non c’è la faceva più e  la porta  vibrava violentemente.

- Ma insomma! -  Ryota diede un occhiata fuori  – Le hai fatte arrabbiare sul serio questa volta!  Non avrai preso a pugni Rukawa davanti ai loro occhioni dolci spero! -

Hanamichi abbassò lo sguardo per la vergogna.

“Magari fosse così  e invece… ma io non centro niente è stata una sua  idea, faceva prima ad usare un megafono!!! Non potrò più farmi vedere in giro, cosa gli è venuto in mente  di spararla così grossa, ci siamo solo baciati… solo un bacetto... piccolo… beh… non era proprio piccolo…  ma è stato lui ad incominciare!!!! ARGGGGGH!!!! La mia vita è finita!!! E tutto per colpa tuaaaaaaaa!!!!   Tu sei la fonte delle mie disgrazie,  razza di psicopatico con manie di protagonismo, DANNAZIONE!!! DANNAZIONE!!!  DANNAZIONEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!! “.

Un altro canestro.

 

-Takenori ti prego  bisogna fare qualcosa! — balbettò Kogure supplicando il capitano.

- Dai Mitsui,  Ryota aiutate quel mentecatto  a tenere la porta,  tra un po’ quelle pazze  se   ne andranno —  sospirò  Gori.

Dopo una buona  mezz’ora    il chiasso  e la pazzia dilagante  scemarono.  

Hanamichi giaceva sfinito contro la porta.  

“Ti stacco la testa ti stacco la testa ti stacco la testa ti stacco la testa ti stacco la testa ti stacco la testa “.

Questo  suggerimento velato  rimbalzava  senza posa  nella sua testa.

--Muoviti  seghetta! –  lo apostrofò il fulcro delle sue divagazioni omicide. 

Era troppo. 

“Mi stai  prendendo per il culo!?!?  Mi stai facendo questo  per divertirti vero?   Perverso figlio di puttana!!!!!  Io ti ammazzo,  ti ammazzo!!!!”.

Hanamichi era oltre il furore. Oltre l’ira. Oltre ogni possibile  comunicazione dove due  corpi non  potevano  avvinghiarsi  e  spezzarsi le ossa.

Si trascinò sulle ginocchia. Più vicino. Era lì  di spalle che palleggiava. Anche morente gliela avrebbe fatta pagare parola di Hanamichi Sakuragi.

 

- IO TI AMMAZZOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-

 

Si lanciò su di lui atterrandolo letteralmente con un sonoro tonfo, cominciando a picchiarlo selvaggiamente, riempiendolo di pugni.

Preso dalla furia  non se ne  accorse subito.

Rukawa  era immobile.

Non lo colpiva,   non si difendeva,   non reagiva.

“Non reagisce,  perché non reagisce?!? ”.

Non capiva.

Poi vide.

Teneva il viso tumefatto  voltato  da un lato. 

 

Stava piangendo in silenzio. 

 

Hanamichi lo  guardò incapace di parlare.

Stringere.

Qualcosa lo stringeva,  nel petto. 

Era insopportabile.

Le sue lacrime erano insopportabili.

Era troppo doloroso.

Adesso,   solo adesso lo vedeva.

Per la prima volta vedeva Rukawa.

Capiva, la sua anima.

 

- Demente lo vuoi ammazzare!?! -  Gori  lo aveva afferrato per il collo  allontanandolo bruscamente.

Tutti lo guardarono  allarmati.   Si strattonò da lui  e corse fuori.

Corse  fino a quando  i piedi cominciarono a dolergli,   fino a quando le ginocchia non cedettero.

Si accasciò per terra,   sulla spiaggia.

Cominciò a colpire furioso  la sabbia.

- BAKA!!!!  BAKA!!!  SEI UN BAKA!!!! —  urlò contro il vento.

Perchè erano arrivati a questo punto? 

Rukawa aveva fatto qualcosa che non avrebbe mai immaginato,   si era reso vulnerabile ai suoi occhi.

Stava piangendo.

Si era umiliato per lui.

Non voleva prenderlo in giro.

Perchè non l’aveva mai capito?

Perchè era stato così idiota da trattarlo così?

L’aveva insultato,  schernito,  rifiutando di vedere che si trovava davanti ad una persona,   con un cuore,   delle emozioni.

Non aveva mai capito Rukawa.

Si era auto convinto che fosse insensibile a tutto.

Per lui era stato così facile pensarlo.

Scappando come uno stupido,   senza capire niente di se stesso, di cosa voleva veramente.

Non aveva mai capito niente per tutto questo tempo.

Rukawa aveva cercato di farsi accettare da lui. 

Aveva sempre avuto paura  che Rukawa potesse  ferirlo, giocare con i suoi sentimenti.

Non aveva mai accettato ciò che provava perchè ne aveva avuto  paura, era stato  talmente inteso e lacerante da schiacciarlo e temeva ciò che Rukawa avrebbe potuto vedere in lui.

Si era nascosto dietro l’affetto per Haruko per non pensare e non guardare in faccia la realtà.

Vide cadere sulla sabbia smossa delle gocce e sentì il viso rigato di lacrime.

Lacrime che scioglievano la paura,  la sua ottusità  e testardaggine. 

Piangeva perchè ora  capiva che cosa  aveva sempre fuggito,  osteggiato e che ora lo stava  lambendo insistentemente come le onde che si infrangevano sulla battigia.

Ora,  solo ora capiva quanto Rukawa fosse importante. 

Voleva Rukawa. 

Voleva disperatamente Rukawa.

Doveva andare da lui,   riparare a ciò che aveva fatto.

Anche facendo la figura dell’idiota.

Non voleva più scappare.

Ora sapeva cosa desiderava.

Cosa voleva sentire  sulle labbra,   tra le braccia,   nel cuore. 

Si alzò e meccanicamente  si mosse facendo un paio di metri,  poi si fermò

- Merda! -

Non sapeva nemmeno dove abitava.

 

OUTRO: AALIYAH   ”I CAN BE     – AALIYAH  THE ALBUM—      1979-2001  (More than a woman)

 

FINE TERZA PARTE

 

Spil :  Oh  oh oh   la parte del massacro  è stata una figataaaaaa!!!!  Mi piace troppo!!!  Scandalo e folle pronte ad uccidere  e poi voi soli contro il pregiudizio,  è  tutto così romantico!!!

Hana: Tu sei sadicaaaaaaaaaaa!!!!! Quelle volevano la mia carne!!!!!

Ru :  Non posso non apprezzare una buona dose di perversione,  anche a me è piaciuta.  

Hana :  Certo a  te non succede niente!!!

Ru:  Hai mai sentito parlare di spirito di sacrificio?

Hana: Vai al diavolo!!!!!!!!! Non ti azzardare più a farmi una cosa del genere!!!!!!!!!!!!!!!

Ru: Cos’è non ti piace la parola amichetto?  

Hana:  Non voglio sentire niente!! (le orecchie di Hana  si richiudono curiosamente  su  loro stesse)

Spil:  Senti un pò,  prima gli fai i dispetti dicendogli tutte quelle cattiverie  e poi pretendi che non si vendichi?  Assumiti le tue responsabilità!!!!

Hana:  Ma se sei  stata tu a farmi dire  tutte  quelle cose ^___________^

Spil:   Dettagli^^

Ru:  Già già sei stato  proprio cattivo (scuotendo la testa)

Hana:(Con faccina offesa)  Non è giusto!!!!!!   Siete voi che mi fate sempre i dispetti!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 


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