«Grande rilievo nella teoria psicoanalitica ha il complesso di Edipo (dalla tragedia di Edipo Re di Sofocle), con il quale viene designata la modalità con cui si organizza, dal punto di vista del bambino, la relazione tra bambino, madre, padre. La forma classica, nel bambino maschio, consiste nell’amore sessuale per la madre e nella rivalità con il padre. I diversi modi con cui si organizza la relazione bambino-madre-padre sono alla base degli sviluppi rispettivamente normali(…), nevrotici(…) e perversi (omosessualità, in cui prevale “l’essere come” il genitore dell’altro sesso)».

Tratto da l’Enciclopedia della Filosofia e delle scienze umane, ed. DeAgostini

Questa storia che ben poco ha che vedere con Freud e la psicoanalisi e ancor meno con la tragedia sofoclea, ma è da qui che sono partita per approdare nel Giappone degli anni Novanta e mettere bocca in un manga che non è il mio. Perciò, tutti i diritti sui luoghi e sui personaggi citati sono dei rispettivi proprietari.

Buona lettura!


Complesso di Edipo

di Haruka

Primo capitolo-La morte di Saya

Non è stato poi tanto orribile come pensavo, è successo e basta. Come tutte le cose, accadono e noi non possiamo impedirle, le viviamo con dolore, angoscia, terrore ma in realtà ci sfiorano appena perché non possiamo trattenerle, non possiamo evitare che si concretizzino. 

Come sabbia tra le dita.

Detto, fatto. 

Ho preparato le valigie, solo le cose necessarie e ho preso Kamui, il mio piccolo Kamui che non sa nulla e al quale non voglio far sapere nulla almeno finché non sarà inevitabile. 

Via di corsa, come una ladra, come se fossi stata io…che dico? Sono stata io! 

Se non avessi mai conosciuto Saya, se non avessi mai stretto i rapporti con lei, se, se, la vita non può essere tutto un se. 

Saya è morta. 

Sapevo che sarebbe successo, lo sapeva anche lei. 

Kamui è ancora un bambino non posso lasciarlo solo, così lei con tutto il suo amore ha sacrificato se stessa per me, se stessa e la sua famiglia. Fuma e Kotori non sono forse altrettanto piccoli? Come vivranno senza una mamma? Ma io non ci sarò per saperlo. Con tutta probabilità non tornerò mai più da queste parti. 

La prossima spada nascerà tra sei anni e sarà la volta di mia sorella di affrontare il suo destino. 

Quanto a me, oggi sono morta perché senza Saya non c’è vita. Continuerò a respirare, ad esistere solo per Kamui, per colui che deciderà le sorti del Mondo, per il mio bambino, che ora piange attaccato alla mia mano, piange e non capisce. 

Forse non capirà mai. 

Te lo giuro Saya, quando Kamui sarà in grado di cavarsela da solo, io ti raggiungerò e staremo insieme per sempre, per l’eternità. All’inferno, perché è lì che vanno le peccatrici come te e me, persone che distruggono la vita degli altri solo per esaudire il loro desiderio.

Il mio unico desiderio era di vivere con te, Saya, con te che ho amato più di me stessa. Non chiedevo altro, neanche tu, e così abbiamo fatto. Siamo state felici per il tempo che ci è stato concesso, senza mai pensare ad oggi, a quello che sarebbe successo. Da oggi non potrò più essere felice, tu eri la mia felicità, ma mi accontento. Mi sono presa molto più di quanto era lecito per una persona che conosce a cosa il Mondo è destinato. 

Il mio unico rimpianto? Non essere lì per piangere al tuo funerale. Kyuogo mi ucciderebbe! E poi vorrei essere accanto ai bambini, deve essere terribile per loro. Non tanto per Kotori, è così piccola che forse riuscirà a dimenticare, ma Fuma…Lui no, non dimenticherà e non potrà capire il perché di questa tragedia. Sono stata tentata di correre a spiegarmi, a perdermi in quegli occhi seri già da uomo e dirgli che è tutta colpa mia, che deve odiare me, che deve accusare me. Dare la colpa a qualcuno quando si perde una persona cara, a volte, è una necessità,  non per altro  che per dare un senso a tutto il nostro dolore. 

Non l’ho fatto, sto fuggendo. 

Fuggendo dal mio destino, dalla mia morte, dal mio lacerante dolore, da quegli occhi nocciola che ora staranno fissando un qualche punto imprecisato della casa in cerca della risposta a tutto questo male. 

Quando Kamui tornerà, avrai la tua risposta Fuma. Questa è la promessa che faccio a te.

 

Persa nella mia angoscia soffocante, non mi sono accorta che Kamui ora non piange più. Guarda il finestrino del treno che ci porta lontano. So a cosa sta pensando. Non posso affievolire il suo dolore, sono troppo annientata dal mio. 

Ti meritavi una madre migliore, meno egoista!

- Kamui!-

- Voglio tornare da Fuma e Kotori -

- Non puoi- rispondo mestamente. Mi sento un mostro.

- Perché?- i suoi occhi viola sono colmi di lacrime.

- Saya è morta per noi, se restiamo succederà qualcosa di terribile alle persone che vivono al tempio. Vuoi questo?-

- La zia è morta?! No, non voglio! Fuma e Kotori devono essere felici!-

- Lo sarete tutti e tre, quando un giorno sarai forte abbastanza per tornare-

 

Ho infilato una serie incredibile di bugie, a mio figlio. 

A Togagure non succederà più nulla, almeno per i prossimi sei anni. E quando Kamui tornerà a Tokyo sarà la fine di tutto, qualsiasi sarà la sua scelta. 

Ma cosa posso fare? Saya ora non c’è più, neanche volendo potrei tornare indietro, Kyuogo non mi permetterebbe mai di influire ancora nella sua vita, nella vita della sua famiglia. Per un attimo, stamani quando ho avuto la certezza che lei non apparteneva più a questo mio mondo, ho pensato di portar via con me anche i suoi bambini, per crescerli lontano da tutto e da tutti, loro tre in un Eden creato da me. Non posso fare una cosa così meschina ad un uomo a cui ho già rubato l’amore della sua donna, proprio non posso.

Kamui ora dorme, lo prendo in braccio per cullarlo un po’, per proteggerlo. Le lacrime hanno rigato le sue guance, le asciugo con la mano, gli do un piccolo bacio. 

Avevo paura, una paura folle quando sono rimasta in cinta, da sola senza l’appoggio della mia famiglia, senza la minima idea di come si cresce un bambino. Sapere che avrei dato alla luce colui che cambierà le sorti della Terra, non mi faceva stare meglio, anzi mi terrorizzava. 

Ricordo che una sera mi sentì male, Saya e suo marito mi accompagnarono in ospedale e poi mi fecero dormire in casa loro. Era solo un malanno, ma io ero spaventata a morte. Saya venne in camera mia, mi mise una mano sulla spalla e sorrise. Il mondo tornò a girare nel verso giusto, per me. Smisi di avere paura perché Saya era con me. Sentimmo i vagiti di Fuma e accorremmo nell’altra stanza. Il piccolo stava nel suo lettino ma si era svegliato e piangeva. Saya lo prese in braccio e lo cullò. Ricordo di essermi domandata se anch’io sarei stata una madre così premurosa. Imitando lei, ho imparato da esserlo.

Ma adesso è tutto finito, Saya non c’è più, io sto fuggendo, Kamui dorme dopo aver versato un fiume di lacrime. E Fuma e Kotori? La piccola si sarà sentita male per lo shock. Fuma starà da qualche parte con la sua espressione di bambino già grande a diventare ancora più grande, bruciando, suo malgrado, le tappe. 

Spero che tu non stia piangendo, perché dubito che tuo padre sappia capirti e asciugare le tue lacrime. Io forse potevo, ma sono troppo lontana.

Mi sento improvvisamente stanca, credo che mi concederò un piccolo sonnellino lasciandomi cullare dal ritmo regolare del treno, forse in sogno la vedrò ancora.

*     *     *

Una lunga fila di persone vestite a lutto lasciarono il tempio dove si era tenuto il funerale salutando con lievi cenni del capo, tutti rigorosamente in silenzio. Nella stanza rimasero solo un uomo e un bambino. Non si dissero nulla per molto tempo, poi l’uomo si alzò e invitò il piccolo a seguirlo.

- Fuma- esordì gravemente- ora che tua madre è morta dovrai occuparti tu di tua sorella, questo ti richiederà dei sacrifici e una maturità che forse non hai ancora. Non sarà facile, specie i primi tempi quando il ricordo e il dolore sono più vivi e bruciano il cuore. Devi essere forte!-

Il ragazzino annuì e fissò per un attimo quell’uomo, suo padre, che a riusciva appena a contenere la sua angoscia dietro ad una maschera di freddo distacco. Capì che stava soffrendo ma che non voleva darlo a vedere per dare il buon esempio, per non permettere a questa tragedia di distruggere quello che ancora possedevano. Erano ancora una famiglia, dovevano rimanere uniti.

- Kamui?- si azzardò a chiedere il bambino dopo questa riflessione.

- Se ne sono andati-

- Torneranno?-

- Forse-

Fuma si voltò indietro verso l’altare e notò, per la prima volta, una spada affissa alla parete.

- Quella? Non c’è mai stata- chiese indicando l’oggetto. Se ne sentiva attratto incredibilmente.

- La spada che sono tenuto a custodire come sacerdote di questo tempio. Fuma, fammi una promessa: non avrai mai a che fare con quella spada, ti terrai lontano il più possibile. Ho già perso tua madre, non sopporterei di perdere anche te-

Il bambino si limitò ad annuire, continuando a fissare l’oggetto in questione. Allora il padre, lo fece girare di colpo e, scotendolo con vigore, gli ordinò di promettere.

- Lo prometto!- disse spaventato il figlio, solo allora Kyuogo si calmò e passandogli una mano tra i capelli gli sussurrò

- Vado da tua sorella, tu resta ancora un po’ se ti fa sentire meglio-

 

Fuma lasciò il tempio poco dopo suo padre, non aveva voglia di rientrare in casa. Le sorelle del sacerdote avevano deciso di fermarsi alcuni giorni lì a Togagure per occuparsi dei bambini. Ma Fuma non si sentiva più un bambino, perciò non aveva molto piacere ad avere quelle due zitelle tra i piedi. Voleva stare un po’ da solo, sua madre era morta, era un dolore solo suo, nessuno poteva capirlo, neanche Kotori o suo padre. Loro vivevano questa nuova condizione in un modo diverso, perché erano due persone diverse. Nessuno può veramente comprendere il dolore di un’altra persona! Girovagò un po’ per il quartiere, attento a non farsi vedere da nessuno perché altrimenti i vicini lo avrebbero riportato a casa. 

Stava facendo buio. 

Passò davanti la casa di Kamui, ma naturalmente non c’era più nessuno. 

Proseguì. C’era un parco pubblico poco dopo la scuola che frequentava, vi passeggiò per un po’ distratto. Voleva solo non pensare, non pensare a quello spettacolo orrendo a cui aveva assistito, non pensare a Kotori ammalata, al dolore dipinto sul volto di suo padre, alla partenza di Kamui. Non pensare affatto…

 Ad un tratto, il suo piede destro urtò qualcosa. Fuma abbassò il capo e notò che quel qualcosa era la mano insanguinata di una donna, osservando bene notò che tutto il corpo della donna era riverso per terra cosparso di sangue. Una ferita al petto l’aveva uccisa. Le lacrime gli salirono agli occhi ed in un momento la sua mente fu catapultata di nuovo nella stanza del secondo piano dove Kotori e lui avevano trovato il corpo smembrato della loro mamma. Tutto quel sangue lo nauseava, si sentì mancare il respiro. Con uno sforzo serrò gli occhi per fermare le lacrime ma non riuscì a trattenere un gemito.

- Mamma-

- Era tua madre?- una voce pacata e profonda si insinuò nelle orecchie del bambino, che lentamente si girò fino ad incontrarne il proprietario.

- No- rispose educatamente.

L’uomo davanti a lui sorrise, ma ricompose il ghigno davanti alla severità sul volto del piccolo.

- Cosa ci fai in giro a quest’ora? E’un po’ tardi per un bambino della tua età!-

Fuma non ci vide più dalla rabbia, questo era troppo!Aveva l’età per accollarsi il peso di una famiglia, perché quello era stato il senso finale del discorsetto di suo padre, ma non aveva l’età per stare in giro nel parco dietro la scuola dopo il tramonto?!

- Non sono piccolo, vado già in quinta!- urlò 

- Ma non mi dire!- lo schernì l’uomo.

Non riusciva a vederlo bene. Era un uomo alto, moro, vestito elegantemente, come tanti altri uomini di affari che aveva visto nella zona degli uffici. Ma di certo non era un dirigente di azienda! Non ne aveva l’aria.

- Cosa è successo a tua madre?- continuò il signore vestito di nero, notando lo sguardo indagatore del bambino.

- E’ morta-

- Anche la mia-

- E’ una cosa triste. Mi sento strano, come se nulla sarà mai più come prima-

- Anch’io ho provato qualcosa del genere quando lei è morta-

- Ma non può capire il mio dolore, né io il suo, siamo due persone diverse, sentiamo le cose in maniera diversa-

- Nulla può essere più vero! Però, signor “non sono piccolo, vado già in quinta”- Fuma arrossì a quell’ennesimo scherno- è tempo di tornare a casa. Per quanto vuota ti possa sembrare adesso la tua casa senza la presenza di tua madre, devi farci ritorno. Non puoi fuggire! Sarebbe bello, credo, ma perfettamente inutile. Mi sembri un ragazzino abbastanza intelligente per capirlo-

Fuma si asciugò le lacrime agli angoli degli occhi ed annuì allontanandosi di qualche passo dallo sconosciuto.

- Grazie per la pazienza!- disse con un inchino di congedo

- Non vuoi che ti accompagni a casa?- chiese con garbo il signore.

- Potrebbe essere un malintenzionato e comunque non abito lontano-

- Saggio, il piccolo! Scherzo, non sei piccolo! Comunque ho smesso da tempo di dare fastidio ai bambini! Proprio non vuoi che ti accompagni?-

- Non deve risolvere il problema del cadavere che ha lasciato alle sue spalle?- 

- Quale cadavere?!- rispose divertito alzandosi, in modo tale che Fuma potesse vedere che dove prima c’era il corpo esamine di una donna, ora c’erano solo petali danzanti di ciliegio. Il ragazzino rimase stupefatto e si stropicciò più volte gli occhi per essere sicuro di non avere le allucinazioni- Non preoccuparti, prima c’era davvero una donna morta, ma ora non più. Funziona così, fa parte del sacrificio al Ciliegio. Io non sono un banale assassino, io sono il Sakurazukamori!-

- Sakurazukamori, mai sentito!Credo che oramai mi sono messo nei guai, perciò tanto vale non contrariarla!- Fuma porse la mano all’uomo che la raccolse nella sua e insieme si incamminarono molto lentamente. 

Davanti all’entrata del tempio, il Sakurazukamori lesse l’iscrizione sul tori d’ingresso

- Tempio di Togagure!- rifletté un attimo- Dove viene custodita la spada destinata a “Kamui”-

- Non so per chi sia quella spada- rispose Fuma- ma è compito di mio padre proteggerla-

- Capisco. Ora va dentro, tuo padre sarà in pensiero-

- Forse-

- Ci potremmo rivedere un giorno, perché è qui che “Kamui” deve tornare se vuole dare inizio all’ultima leggenda del pianeta-

- Che fortuna! In un giorno muore mia la madre, scompare il mio migliore amico e uno strano tipo mi da appuntamento per il futuro. Oh cielo!- pensò il piccolo.

Seishiro trattenne Fuma per un braccio facendolo voltare e poi gli passò una mano tra i capelli.

- La prossima volta che ci vedremo, sono sicuro che andremo molto d’accordo-

- Alla prossima Sakurazukamori! - disse il bambino liberandosi dalla presa.

L’uomo sparì in una tempesta di petali.

*     *     *

Era notte inoltrata, dal mare tirava un brezza fredda e il cielo prometteva pioggia. Kamui era incollato alla finestra della camera da letto da più di mezz’ora. Si era addormentato piangendo sul treno e si era svegliato solo all’arrivo. Sua madre aveva cercato una stanza d’albergo e dopo aver mangiato qualcosa alla buona, si erano ritirati in camera. Tohru era già sotto le coperte, facendo finta di dormire. Aveva permesso al figlio di stare in piedi quanto voleva. Era stata una giornata terribile, almeno questo glielo doveva.

Kamui sospirò, poi sospirò ancora. Non aveva più voglia di piangere, né voleva dormire. Aveva capito che sua madre era inamovibile, al tempio da Fuma e Kotori non sarebbero tornati, almeno non in breve tempo.

Non aveva avuto neanche il tempo di salutarli, di dirli che era molto triste per la loro mamma, non aveva neanche promesso di tornare. Però aveva promesso di sposare Kotori e Fuma aveva promesso di proteggerlo se lui avesse protetto Kotori. Era tutto quello che aveva, tutto quello che gli rimaneva di quei otto anni con loro, ovvero di tutta la sua vita. E poi c’era quel piccolo segreto tra lui e Fuma… Non era molto, ma gli sarebbe bastato almeno fino al giorno in cui avrebbe potuto fare ritorno dai suoi amici, fino al giorno in cui sarebbe stato abbastanza forte per affrontare il suo destino.

 

 

Note:

Autrice:Lo so la prima parte è melensa. Ma mi sono rifatta con la seconda. Non ho resistito all’idea di far incontrare Fuma e Seishiro anche in questa storia. Chissà a quali sviluppi potrei approdare?!(Oddio già le vedo, le fan di Seishiro e Subaru armate di forconi per linciarmi!). Avrei voluto far incontrare anche Subaru e Kamui, ma non era molto credibile

Fuma: Senti un po’ tu, ma che ti sei messa in testa? La madre lesbica, il padre stronzo, Seishiro pedofilo… Datti una regolata!

Autrice: Pazienza, vedrai che poi ti diverti!

Seishiro:  Ehm, non vorrei disturbare, signora autrice, ma che intenzione ha sta volta?

Autrice, sorridendo mefistofelica:Non ho ancora deciso, Sei-chan, ma sarà divertente anche per te!

Seishiro: Subaru mi strozza! Sigh!




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