«Grande rilievo nella teoria psicoanalitica ha il complesso di Edipo (dalla tragedia di Edipo Re di Sofocle), con il quale viene designata la modalità con cui si organizza, dal punto di vista del bambino, la relazione tra bambino, madre, padre. La forma classica, nel bambino maschio, consiste nell’amore sessuale per la madre e nella rivalità con il padre. I diversi modi con cui si organizza la relazione bambino-madre-padre sono alla base degli sviluppi rispettivamente normali(…), nevrotici(…) e perversi (omosessualità, in cui prevale “l’essere come” il genitore dell’altro sesso)».

Tratto da l’Enciclopedia della Filosofia e delle scienze umane, ed. DeAgostini

Questa storia che ben poco ha che vedere con Freud e la psicoanalisi e ancor meno con la tragedia sofoclea, ma è da qui che sono partita per approdare nel Giappone degli anni Novanta e mettere bocca in un manga che non è il mio. Perciò, tutti i diritti sui luoghi e sui personaggi citati sono dei rispettivi proprietari.

Buona lettura!


Complesso di Edipo

di Haruka

prologo

Nella penombra di una stanza silenziosa, due donne stavano sdraiate sul futon, l’una con la testa dell’altra sul seno, accarezzandole i lunghi capelli biondi. Stretta in quel tenue abbraccio la donna bionda mormorava lievi gemiti di piacere, mentre la sua compagna le sussurrava dolci parole di gelosia.

- Non lo sopporto, baciarti in quel modo!-

- Ma è mio marito!-

- Non lo sopporto lo stesso, tu dovresti essere solo mia!-

La donna bionda si girò per guardare l’altra negli occhi.

- Abbiamo deciso insieme che doveva essere così!-

- Si, certo, però io…- piagnucolò un po’ la mora tornando ad intrecciare le sue dita affusolate tra i fili color del grano.

- Tohru!- sospirò allora l’altra sporgendosi in avanti in cerca delle labbra più dolci e morbide che avesse mai incontrato.

Si sentirono dei rumori provenienti dal giardino.

- I bambini sono tornati!- disse Tohru interrompendo il bacio.

- Mamma, mamma!- urlava un bimbo moro con due grandi occhi viola, salendo di corsa le scale.

- Non correre per le scale, Kamui! Ti farai male!- lo ammonì l’altro bambino che lo seguiva.

- D’accordo Fuma!- rispose la piccola peste iniziando a salire le scale con calma, suo malgrado.

Non disubbidiva mai agli ordini impartitigli dal suo più caro amico,perché quel bambino poco più grande di lui era sempre così gentile e pacato che sarebbe stato orribile farlo arrabbiare.

- Mamma!- Kamui bussò un paio di volte alla porta della stanza da letto dei suoi zii- Posso entrare? Sono Kamui!- Gli era stato detto più volte, da sua madre, di non entrare mai nella stanza da letto all’improvviso, perché avrebbe potuto disturbare i più grandi nelle loro faccende.

- Entra!- solo allora il piccolo fece scorrere la porta in carta di riso e fece il suo ingresso nella stanza.

- Ciao! Avete accompagnato Kotori dalla sua amichetta?- chiese sua madre seduta sul futon. La zia Saya era seduta poco lontano su un cuscino.

- Si, missione compiuta!- rispose l’altro bimbo entrando a sua volta- La mamma di Mariko-chan ha detto che riaccompagnerà lei stessa Kotori a casa domani pomeriggio, quando torneranno dal mare-

- D’accordo!- sorrise la donna bionda invitando i due bambini ad avvicinarsi.

- Fuma stai diventando un uomo!- esclamò Tohru poggiandosi una mano sulla guancia- Chissà quante ragazze ti correranno dietro tra un po’?!-

- Zia Torhu, smettila di dire così, non è vero!- si schernì l’interessato diventando tutto rosso in faccia. 

La donna si alzò per risedersi davanti al piccolo timido e lo abbracciò.

- Fuma, hai una vaga idea di quanto io ti voglia bene?-

- Si, zia, me lo dici tutti i giorni!- rispose Fuma esasperato da tutte quelle continue manifestazioni di affetto. Voleva bene a sua zia, ma era troppo appiccicosa!

- E anche tu, Kamui, hai idea di quanto voglia bene a te, piccolo mio?- 

Kamui lasciò il suo posto accanto alla donna bionda e corse tra le braccia di sua madre.

- Più di tutte le stelle del cielo?- chiese quando con la guancia accarezzò la camicia di seta della donna.

- Molto di più!- continuò sua madre euforica.

Era un vecchio gioco che facevano da quando erano piccoli. Prima di Kamui, Torhu lo aveva fatto con Fuma, che aveva un paio di anni di più del suo tesoro. Ma ormai, il ragazzino stava crescendo e quei giochini da bambini non lo interessavano più. 

Fuma aveva compiuto dieci anni, il mese prima, e frequentava la quinta elementare, seguiva i corsi di kendo e aveva preso a leggere i primi libri, aveva il permesso di stare in piedi più a lungo e molto tempo durante il pomeriggio lo dedicava allo studio. Ormai, era in quella fase in cui si interessava alle cose degli adulti, incominciava ad avere i suoi piccoli segreti, e i giochi di sua sorella e Kamui non lo entusiasmavano più. Giocava sempre con loro, appena poteva, ma più per farli contenti che per piacere suo. Torhu aveva notato che Fuma stava assumendo questa pericolosa abitudine di preoccuparsi prima degli altri che di se stesso, la stessa stupenda abitudine che l’aveva fatta innamorare di sua madre, Saya.

 

- Più dei granelli della sabbia?- continuava Kamui sempre più divertito.

- Molto di più!- e  la madre gli posò l’ennesimo bacio sulla guancia.

- Mamma, papà ha telefonato?- Fuma si diresse verso sua madre, che era rimasta seduta a guardare il ritrattino famigliare.

- Telefonerà stasera!-

Kyugo Monou, il padre di Fuma e marito di Saya, era partito la sera precedente per raggiungere un fratello ad Osaka che aveva avuto un incidente. Da quando i bambini erano nati era la prima volta che si allontanava di casa senza di loro. Era partito con una certa apprensione, ma non poteva fare a meno di andare. Torhu aveva caldeggiato molto la sua partenza, sperava infatti di poter stare un po’ da sola con Saya. Per una casualità, una compagna di scuola di Kotori aveva invitato la piccola al mare per due giorni. Così erano rimaste in casa solo le due donne e i due bambini.

- Fuma!- esordì la donna mora- ora sei tu l’uomo di casa!- Il bambino scattò sull’attenti irrigidendosi.

- Naturalmente, vi proteggerò io!- 

- Che vuoi proteggere tu, che non sai nemmeno fare le divisioni!- lo canzonò Kamui, scappando subito via. Le due signore scoppiarono a ridere.

- Kamui, come osi, moccioso, neanche tu sai fare le divisioni!- e corse dietro a quel diavoletto dagli occhi viola.

- Si, ma io non faccio la quinta elementare!- si sentì ancora dal piano inferiore.

Saya si alzò e si affacciò alla finestra.

- Giocate nel parco del tempio, senza uscirne!- ammonì i due che si stavano rincorrendo intorno ad un grosso albero di susino- E non venite a disturbare!-

Aggiunse quella seconda frase più per scrupolo che per altro, sapeva che persi nei loro giochi i due monellacci non si sarebbero fatti vivi fino all’ora di cena. Si girò verso la sua compagna, che nel frattempo aveva  chiuso la porta.

- Dove eravamo rimaste?-

 

La sera, dopo cena, i due uragani furono spediti a fare il bagno. Si erano presentati a casa tutti impolverati e sudati a causa di una sedicente partita di pallone. 

Saya appoggiò gli asciugamani su una sedia, nell’avantibagno dove Fuma e Kamui si stavano spogliando.

- E non state a mollo due ore, non siete dei pesci!-

I bambini protestarono qualcosa in contrario mentre entravano nel bagno. La donna uscì, ormai sapevano fare da soli.

Insaponati per bene, si sciacquarono con il gettò della doccia e poi letteralmente si gettarono nella vasca.

- Waoh! Come si sta bene!- urlò Kamui riemergendo con i capelli tutti appiccicati alla fronte. Fuma rise annuendo e con la mano gli scansò le ciocche che finivano sugli occhi- Grazie, Fuma!-

- Prego, Kamui!-

- Fuma- l’altro bambino si accostò  appoggiando la schiena contro le maioliche e una spalla contro quella del compagno, poi inclinò la testa per appoggiarla sul petto di questi.

- Che c’è?- chiese l’interpellato inclinando a sua volta la testa, appoggiandola su quella del più piccolo.

- Ti voglio bene!-

- Anch’io, Kamui!- ma Kamui si scansò guardandolo irritato.

- Tu non dici mai che mi vuoi bene!-

- Ma te l’ho appena detto!- lo interruppe.

- No, tu hai detto “anch’io”! Tu dici sempre “anch’io”, ma non dici mai che mi vuoi bene!-

- Ti voglio bene, Kamui!- Fuma si arrese e Kamui sorridente lo abbracciò.

- Più delle stelle del cielo?-

- Oh no, ancora questa storia!- sbuffò Fuma, che di quel ridicolo giochino non ne poteva più.

- Ma è il gioco della mamma?!- protestò Kamui.

- Si, lo so! Senti, Kamui, ti voglio bene più a che a qualsiasi altra persona, animale o essere inanimato che sia stato creato, è sufficiente così?-

- Io molto di più!- sorrise il bambino mentre i suoi occhi viola scintillarono di gioia. 

Fuma si avvicinò a lui,  gli strinse le mani, poi accostò la testa a quella di Kamui e gli appoggiò le labbra sulle sue, togliendole subito. Kamui lo guardò perplesso.

- Non va bene?- chiese Fuma preoccupato che quel gesto potesse aver infastidito il suo amico- E’ così che la tua mamma dice alla mia che le vuole bene. Pensavo fosse una cosa bella da fare, perché io ti voglio bene, Kamui!-

- Se lo fa la mia mamma, allora lo puoi fare anche tu, Fuma!- rispose serio il bambino.

- Meno male, mi ero preoccupato! Puoi farlo anche tu, Kamui!-

- E anche Kotori?-

- No, lei è mia sorella, e i fratelli si dicono “ti voglio bene” solo a parole-

- Io non ho mai visto la mamma fare così con zia Saya-

- Io si, non mi credi? Quando salgono in camera e non dobbiamo dar loro fastidio. Una volta sono entrato, perché Kotori si era fatta male e le ho viste. Zia Torhu ha detto che baciava la mamma perché le vuole bene e che quello è un bacio che si da alle persone speciali-

- Allora, io sono speciale per te, Fuma?-

- Si, sei il mio migliore amico!-

- Allora questo è il nostro segreto, non lo diciamo a Kotori-chan perché lei è tua sorella!- Detto così Kamui timidamente si sporse in avanti imitando quello che il suo amico speciale aveva fatto prima con lui.

 

- Fuma, Kamui, non starete ancora dentro l’acqua?!- urlò Torhu aprendo la porta del bagno. I due scoppiarono a ridere. 

 

Note:

Autrice: Ecco fatto! Ne ho iniziata un’altra…-

Ria: Inserire Saya e Tohru è stato un vero colpo di genio. Però nei prossimi capitoli i pargoli sono cresciuti, vero? Sarebbe troppo sdolcinato!

Autrice: Si! Avevo già deciso di far crescere i pargoli. Dal secondo capitolo saranno alle prese con le prime cotte e…Ma non sveliamo tutto! Forza e coraggio,  passiamo alla storia vera e propria!

 



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