Dopo giorni di ferrea dieta a pane e yaoi, ecco il nuovo parto della mia mente. Molta meno trama……ma molta più azione ( e sapete cosa intendo).

Le cose si complicano nel gruppo……sempre lasciando fuori i “bambini”, come mio solito.

E come al solito, mi rimetto alla vostra clemenza!

 

 

                                  COMPAGNI D’ARME

                     BY KATSUSHIKA

 

 

PARTE I

Dopo lunghi giorni di viaggio in perfetta solitudine, già da qualche chilometro la strada di campagna che percorrevano si era animata.

Una lunga teoria di persone si affrettava nella loro stessa direzione, alti funzionari in auto lussuose con assistenti e servitori al seguito, così come semplici contadini che , raccolto il necessario per il viaggio in un fagotto, a piedi compivano il pellegrinaggio, accalcandosi disordinatamene ai margini dell’asfalto.

In breve scoprirono che la meta di quella varia umanità era un antico tempio che proprio in quei giorni, ogni anno, apriva le sue porte a chi volesse venerarvi una minuscola, ma preziosissima reliquia del Buddha.

Certo il sutra e il chakra che adornavano Sanzo non era passati inosservati e presto si fece loro incontro una delegazione di monaci pronti, con i massimi onori,a riceverlo.

Il nostro bonzo provava una sincera avversione per queste vuote cerimonie, ma la prospettiva di un alloggio accogliente dopo molti giorni di viaggio, lo spinse ad accettare, se pur sdegnosamente, l’ospitalità offerta.

Presto il monastero-fortezza si parò di fronte a loro in tutta la sua austera imponenza, disteso ad occupare buona parte del crinale di una collina, le massicce mura di pietra, che emergevano oltre le punte dei pini,  ingentilite da un’infilata di stendardi votivi che garrivano al vento e l’antico portale di legno, ridipinto per l’occasione, che splendeva al sole, di un cupo rosso lacca.

 

Un’intera ala era stata trasformata in foresteria per i numerosi, illustri ospiti che erano accorsi per le celebrazioni. Non senza difficoltà e a costo di lunghe trattative i monaci riuscirono a ridistribuire gli appartamenti e Sanzo, col suo “seguito” sfilò , con un beffardo sorriso che si allargava sempre più sulle labbra, fra due ali di notabili, che con aria astiosa fissavano quattro ragazzi, mele in arnese, che andavano ad occupare le due stanze più ampie ed eleganti dell’intero edificio.

“Finalmente veri letti!” pensò Gojyo, ma il successivo pensiero fu un irriferibile imprecazione, quando entrando vide i tre lindi futon allineati; ovviamente il bonzo corrotto aveva pensato bene di riservare tutta per sé la camera più  luminosa e con bagno privato.

Appena depositati i pochi bagagli, con la scusa di una fumata, il rosso si allontanò verso il giardino, in cerca di solitudine.

 

Erano ormai passati quanti? Otto, dieci giorni? Da quando lui ed Hakkai si erano amati, per la prima e finora unica volta. Dopo di allora la forzata, stretta  convivenza aveva impedito anche il minimo contatto.

Già quel giorno quando il demone gentile  pose la fatidica domanda “E adesso?”  entrambi avevano convenuto di tacere, con Goku, che tutti e due vivevano come una specie di fratello minore , ed anche con Sanzo.

“Se lo viene a sapere, ci ammazza! Lo sai anche tu!” tagliò corto il rosso, sorridendo tra sé al pensiero di quali ingiurie si sarebbe attirato…lui che certo già normalmente non godeva della stima del venerabile monaco.

Quel segreto fu un pensiero stuzzicante almeno per i primissimi giorni…cercarsi con lo sguardo, mezze parole, sorrisi…..ma si era presto trasformato in una vera tortura.

Hakkai, che era la discrezione fatta persona, pareva non soffrirne, ma lui…

Era diventato taciturno, poco reattivo anche agli sfottò della piccola scimmia, aveva preso l’abitudine di seguire per lunghi minuti con gli occhi i movimenti del dolce demone, per poi risolversi a lasciare la loro compagnia , quando la breve ma incolmabile distanza fra loro gli diveniva insostenibile.

Fissare la sua nuca per ore, durante gli spostamenti in auto, e sforzarsi di trovare una frase, una stupida battuta, per potersi protendere a respirare il profumo di quei folti capelli neri, per poter appoggiare, anche per un solo istante la propria mano , su quella spalla, che avrebbe voluto coprire di miele e baci.

Struggersi per amore, era una vera novità ed anche un insulso demone da eliminare diventava una gradita distrazione.

E la notte era peggio ancora, quando frammenti di quel breve incontro di corpi tornavano a visitarlo, fotogramma dopo fotogramma, tanto vividi da fargli percepire fisicamente il calore, il sapore di quella carne con la quale avrebbe voluto fondersi all’infinito.

Possibile che Hakkai avesse riacquistato la sua flemma e sembrasse spesso quasi dimentico di tutto?

Questo, in fondo, era il dubbio a cui Gojyo non voleva dare risposta!

 

Poco dopo l’alba il Kappa decise si lasciare il suo letto e di affrettarsi ai bagni comuni.

Tutto il monastero sembrava sospeso nel più completo silenzio e dovette faticare non poco per soffocare l’eco dei suoi passi nei corridoi deserti.

Ciò che non si aspettava era la calda sensazione del vapore che lo investì quando entrò nelle docce.

Lo scroscio segnalava che qualcun altro lo aveva preceduto , ma quello che vide, era qualcosa di davvero inaspettato e poco mancò che scivolasse sul pavimento reso viscido dall’umidità rappresa.

Uno dei box era in effetti occupato, la porta era stata dimenticata completamene aperta e Goyjo potè vedere……vedere Hakkai.

Il potente getto stava portando via con sé l’abbondante sapone che lo ricopriva e che rendeva la sua pelle diafana, lucida e quasi opalescente.

Quella liquida carezza metteva in splendida evidenza ogni particolare del suo corpo; i capelli corvini splendevano intrisi d’acqua, pigri rivoli scendevano seguendo la dritta linea della schiena e la curva delle natiche, per poi disperdersi nella piega della coscia.

Ad occhi chiusi, il demone gentile si muoveva lentamente, per assaporare il piacevole massaggio del bocchettone sulle spalle indolenzite dai lunghi giorni alla guida. Rilassato, con un lieve sorriso d’appagamento ad increspargli le labbra schiuse, ignaro di essere osservato, offriva a Gojyo , una visione sensualissima e domestica insieme.

Con gli occhi fissi su quell’immagine di uno splendente giovane, languidamente appoggiato alla parete di piastrelle, Gojyo, quasi senza accorgersi, continuava ad avvicinarsi, come per accertarsi che quell’eccitante spettacolo non fosse solo il frutto dei suoi sensi al limite della frustrazione; e così facendo pestò con tutto il suo peso la sottile coda di Hakuryu, che, come un fedele cane, era lì accucciato a fare la guardia.

-Kiuuuuuuuuuuuuuu!- fù lo stridulo lamento che lo riportò alla realtà.

- Gojyo!.. ..hai avuto la mia stessa idea!- lo apostrofò senza scomporsi Hakkai, che sotto lo sguardo imbarazzato del rosso, si limitò a chiudere i rubinetti e ad avviarsi a recuperare un  grande telo, con cui cominciò a frizionarsi vigorosamente.

- Ah….io….sì…pensavo di….- Gojyo stentò non poco a riprendere il controllo almeno parziale del proprio cervello. Aveva atteso, cercato un momento simile ed adesso, dopo quello che aveva visto, tutto desiderava tranne che parlare.

- Posso…..aiutarti?...- e si insultò mentalmente per la banalità delle parole che era riuscito a mettere stentatamene in fila, forse erano meglio i fatti…..decisamente meglio.

Così strinse il telo che il demone gli porse, con un lieve cenno della testa, e avvolgendolo in esso, al contempo lo strinse in un morbido abbraccio.  

Hakkai gli dava le spalle e così iniziò con ampi movimenti circolari ad aspergere quelle pelle candida, dalle piccole gocce di umidità che ancora la  imperlavano. Prima il collo, poi lentamente percorrendo tutta la schiena, scendendo fino a sfiorargli i fianchi.

Sotto le sue mani lo sentì sospirare debolmente, per poi abbandonarsi morbidamente a quel contatto, oscillando lievemente, e reclinare la testa sino a  poggiala su una sua spalla.

A quella silenziosa profferta il rosso avrebbe voluto reagire, prendendolo, possedendolo con tutto la forza del desiderio che fluiva ormai  pulsante nelle sue vene. Decise invece, col poco autocontrollo di cui era ancora capace, di non spezzare quel momento prezioso, quell’estenuato senso di attesa, che rendeva i sensi ancora più vigili e pronti a cogliere il minimo stimolo. Lentamente si chinò a baciare il collo che gli era stato offerto, inebriandosi del profumo che emanava, riscaldato dal calore della febbre che lui stesso aveva acceso. Lo percorse con le labbra socchiuse e poi ancora con la lingua, sentendo Hakkai tendersi e rabbrividire, e tendendosi e rabbrividendo lui stesso.

Disegnò una linea umida lungo la clavicola e nella piccola fossetta che delimitava, iniziando poi a solleticare coi denti prima i muscoli della spalla e poi  risalendo,  centimetro per centimetro, fino al lobo dell’orecchio.

Ad occhi  chiusi cercò le labbra del suo amante, che lo accolsero calde, in un profondissimo bacio. Ne esplorò ogni più piccolo anfratto, più e più volte, come se lo volesse divorare, perché davvero era questo che sentiva urlare da ogni fibra del suo corpo, AVEVA FAME DI HAKKAI !

Lo voleva come si vuole l’aria per respirare, l’acqua per spegnere la sete, come un bisogno urgente ed irrinunciabile.

Con la mano percorse l’esile fianco, spostandosi poi a saggiare la consistenza del membro già completamente eretto , iniziando a stimolarlo percorrendo con un lento movimento tutta la sua lunghezza.

 

Col primo, alto ansimo le gambe di Hakkai cedettero tanto da doversi puntellare al muro, cinto e sostenuto dal forte braccio di Gojyo. La scossa che quel contatto gli aveva provocato, gli aveva letteralmente mozzato il fiato, tale era la prepotenza del piacere che stava sperimentando da sembrare qualcosa di nuovo e sconvolgente, impossibile da paragonare a qualsiasi esperienza precedente.

Perse il controllo, voleva perdere il controllo, voleva arrivare alla vetta ed andare oltre…gemiti sempre più profondi ed un movimento furioso che chiedeva solo di portarlo alla fine, che arrivò presto, come un tuono a scuoterlo completamente e lasciarlo esausto, quasi in preda alla vertigine.

 

La mano di Gojyo era su Hakkai, ma la sua eccitazione aveva seguito lo stesso crescendo, gli stessi respiri, gli stessi gemiti e reclamava adesso soddisfazione. Sciolse l’abbraccio il tempo necessario a liberarsi della canotta ormai umida e dei pantaloni ormai dolorosamente angusti per la sua voluminosa virilità. Stringere il demone a sé ed entrare nel suo corpo furono un’unica azione, alla quale seguirono spinte profonde e ritmate. Quel contatto era così completo ed avvolgente che a stento riuscì a trattenersi.

I loro corpi erano lucidi per il vapore che impregnava l’aria e per il loro stesso sudore, che lubrificava l’attrito della loro pelle, surriscaldata dall’amplesso.

Quando ogni sua fibra fu satura di piacere e il pulsare del sangue segnalò l’approssimarsi dell’acme,

si staccò tanto quanto fu sufficiente a far voltare Hakkai verso di sé e a fargli intrecciare le gambe intorno ai suoi fianchi. Il tempo di perdersi in quegli occhi di giada, limpidi e, in quel momento, quasi liquidi, e poi furono pure ondate di voluttà, da cui lasciarsi invadere, a cui correre incontro, fino all’ultimo gemito liberatorio.

 

Costretto fra la parete e quel corpo muscoloso con cui oscillava e sussultava all’unisono, il demone dagli occhi verdi, stava perdendo lentamente coscienza di sé e di ciò che lo circondava, come se il suo io si fosse polverizzato ed andasse espandendosi insieme al fluire del godimento, che lo stava sommergendo. Offrirsi a Gojyo, consegnarsi così completamene al piacere che gli procurava, ne centuplicava l’effetto, fino a sprofondarlo in un ovattato deliquio. Era come se stessero volando, restando al contempo ancorati alla propria carne tremante.

 

 

 

 

PARTE II

A poco più di un giorno di macchina dal tempio, i quattro incontrarono, come correttamene indicato dai loro ospiti a cui avevano chiesto indicazioni, una piccola cittadina, ed in essa un modesto albergo.

Fortuna volle che ci fossero camere disponibili e, con insolita generosità, Sanzo dispose che ognuno ne avesse una tutta per sé.

Al momento della distribuzione delle chiavi con un rapido calcolo, basato su quella scelta dal monaco, Gojyo riuscì ad assicurarsi la più lontana da quelle severe orecchie. A separarle vi erano infatti quella di Hakkai, contigua alla propria e quella di Goku, che col suo russare, era in grado di coprire qualsiasi altro rumore, o così almeno sperava il rosso;  perché era certo che quella notte non l’avrebbe passata da solo.

Mentre ridiscendeva al pian terreno dopo aver disfatto i bagagli incrociò Hakkai che si era attardato con Hakuyu, e che solo allora si accingeva a potare in camera i propri.

- La mia è la numero 3!- l’apostrofò , facendo oscillare il pesante portachiavi, davanti a quegli amatissimi occhi verdi.

-Sono riuscito a prendere quella accanto alla tua. E’ la più isolata, vedrai Hakkai, non ci sentirà nessuno!- e quelle ultime parole ebbero l’immediato effetto di far cambiar colore alle guance del demone, che dopo aver rapidamente verificato non ci fosse nessun altro per le scale, non seppe far di meglio che chinare la testa e fissare confuso il pavimento.

-Quale occasione migliore! Aspetteremo, diciamo un’ora , dalla fine della cena, così tanto per non dare nell’occhio e poi ci ritireremo. Quei due rompiscatole seguiranno il nostro esempio e così, appena sentiremo le loro porte chiudersi, potrai venire da me……..pensa un’intera notte tutta per noi…...- mentre accalorato spiegava il semplice piano, Gojyo aveva poggiato la mano sul muro, bloccando Hakkai fra questo e il suo corpo, e la naturale conclusione del discorso fu un bacio che il kappa scoccò mirando deciso alle labbra, ma che l’”uomo divenuto demone”, dirottò sul proprio collo, con un rapido movimento della testa.

Sanzo era rimasto immobile in cima alla rampa, stupito e poi come impietrito per le parole e le immagini che gli arrivavano chiaramente, ma che la sua mente continuava a cercare di classificare come  un’errore, un’illusione.

Il mezzo-demone che bisbigliava eccitato quell’osceno invito, che si strusciava lascivamente all’amico, come migliaia di volte gli aveva visto fare con la facile ragazza di turno!

Eppure il demone dagli occhi di giada non sembrava sottrarsi a tutto quello e quando le labbra del kappa si posarono sulla sua pelle, non si scostò, ma anzi rimase immobile, ad occhi chiusi, come per assaporare quel delizioso contatto.

Dunque la sua non era ritrosia, ma semplice cautela, trovandosi in effetti in un luogo pubblico, di frequente passaggio, in quella locanda che dopo il loro arrivo aveva esposto il cartello di “completo”, dei suoi ben due piani di stanze.

 Queste e cento altre elucubrazioni affollavano la mente del bonzo, mentre faceva precipitosamente

 ritorno nella sua stanza.

 Era disgustato da quello spettacolo indecente e furioso. Ma perché? Per la dissolutezza che Gojyo aveva ancora una volta dimostrato ? Perché non aveva idea da quanto, ma certamente la faccenda durava già da qualche tempo ed i due erano riusciti a tenerlo all’oscuro di tutto, l’avevano ingannato? Perché mai e poi mai aveva pensato a loro in termini che non fossero di affidabili compagni di viaggio, di buoni combattenti?

L’immagine di loro due insieme, in tali faccende affaccendati cominciò a presentarsi alla sua mente, in modo quasi ossessivo e la cosa lo sconvolgeva, non poco. In fondo la faccenda non lo riguardava, se non andava ad interferire con la missione. Perché continuava ad attribuirvi così tanta importanza, decisamente più del dovuto?

Finì col presentarsi a cena con aria più torva del solito ed in clamoroso ritardo e trascorrerla in perfetto silenzio, riuscendo a mala pena a piluccare svogliatamente i tanti manicaretti proposti. A conclusione del pasto Gojyo si accomiatò per andare a far scorta di sigarette, così Sanzo ,attirato da un’elegante scacchiera che faceva bella mostra di sé nella zona conversazione, decise di sfidare Hakkai.

E’ facile immaginare il disappunto del rosso nel tornare e vedere il demone dagli occhi verdi impelagato in una simile sfida. Certo comunque di poter offrire un miglior programma per la serata, si decise alla fine a salutare e salire in camera, dove si preparò a riceverlo, da lì  a poco.

La noia dell’attesa, il caldo della stanza, il lauto pasto, fatto sta’ che quando il rosso si ridestò, era ormai l’alba ed il suo letto era ancora desolatamene vuoto.

Scese così a colazione, pronto a fare ad Hakkai una sfuriata di fronte all’intera compagnia, ma  quando nel corridoio se lo trovò di fronte, le sue velleità svaporarono, di fronte alla solita, disarmante bonomia dell’amico

-         Potrai mai perdonarmi! Davvero sono desolato! Ma la partita era così avvincente…..che incredibile avversario, non pensavo fosse così abile nelle strategie, così creativo nelle mosse….davvero…ho perso la cognizione del tempo e quando la partita si è chiusa era ormai quasi mattina! Spero davvero tu possa perdonarmi!-

-         E sentiamo, chi ha vinto?-  rispose di rimando il rosso, con una certa rassegnazione mal celata nella voce.

-         Nessuno! Questo è il risultato più eccezionale che io abbia mai ottenuto!-

-         Come nessuno? Che gioco è quello in cui nessuno vince?-

-         Vedi, eravamo allo stesso livello, siamo arrivati ad uno stallo, da cui nessuno dei due è stato in grado di uscire ed abbiamo dovuto ammettere la parità…..non è eccezionale!?!-

 

Dopo colazione Hakkai e Goku, andarono a far provviste per il proseguo del viaggio e Sanzo si risolse a cogliere quell’occasione ed affrontare con Gojyo la spinosa questione dell’inaspettata evoluzione del suo rapporto con Hakkai.

-         Che vuoi, Sanzo? Se si tratta delle mie sigarette, scordatele! Manda Goku a comprartele e togliti dai piedi.- l’apostrofò il kappao appena questi ebbe varcato la soglia.

Con sua massima sorpresa il monaco non rispose, ma misurò a grandi passi la stanza per piazzarsi infine immobile davanti a lui.

Solo allora Gojyo scorse il lieve fremito che lo percorreva e che gli ricordava le onde sismiche che si susseguono prima dell’eruzione di un vulcano.

-         COME HAI POTUTO!?! Fare questo ad Hakkai? Che razza di uomo sei? Maledetto, infido Kappa! Un animale! No, peggio! Perché LUI? Perché non sfogarti altrove come fai di solito? Mezzo demone hai davvero toccato il fondo! Giuro che te ne pentirai!- le prime parole erano state urlate ma lentamente il tono era tornato a livelli normali e l’ultima minaccia fu proferita con una lentezza raggelante. Ed era stata accompagnata dal gesto altrettanto lento di estrarre e puntare la S&W ad altezza uomo.

-         Come hai potuto?  Ma di che diavolo stai blaterando monaco! Io non ho fatto niente a nessuno!.......Ma ..allora….tu sai tutto? Ci hai visti…sentiti…ci hai spiati!- la sorpresa era talmente tanta che non si era nemmeno accorto di essere sotto la minaccia di un arma.

-         Ma che credi Sanzo! Pensi che l’abbia avuto con la forza? E’ così? DANNAZIONE!!!

Hakkai è un uomo e come tale ha scelto….ed ha scelto me!- proseguì Gojyo.

Sanzo restava immobile, apparentemente calmo, inespressivo e  con i suoi splendidi occhi viola ,  ridotti ad una fessura, guardava Gojyo, attraverso il mirino della pistola.

-         Perché ti scaldi tanto?.... La cosa ti sconvolge a tal punto?...Oppure, è invidia la TUA! – ed il tono del rosso si era fatto quasi canzonatorio.

-         TU, Genjo Sanzo,che odi tutto e tutti, compreso te stesso….che non hai amici, figuriamoci relazioni…..se si esclude quella  scimmietta lagnosa, che per qualche inspiegabile ragione si ostina a rimanerti accanto!.....Ti rode davvero la felicità altrui!?!....Perchè io ed Hakkai SIAMO felici. Ci amiamo!- e quest’ultima frase fu pronunciata con compiacimento, con un tono quasi di sfida.

-         Sembri sincero. E’ amore dunque….beh tanto peggio…..i legami sono pericolosi, Gojyo! Ci rendono deboli!-

-         Debole? …Ti sembro debole IO? Lo sono sembrato negli ultimi scontri?....In tutta sincerità, pensi che sia più debole adesso, che non sarò più in grado di combattere, di portare a termine la missione? Pensi questo anche di Hakkai?-

-         I sentimenti sono una distrazione che NON possiamo permetterci. Non NOI, non adesso! Sempre in viaggio, sempre….in guerra. Un momento di smarrimento, un bisogno ….ti possono essere concessi. Ma perché complicare così le cose? Perché Hakkai?- reagì finalmente Sanzo, distogliendo lo sguardo, e parlando sommessamente, come fra sé e sé.

C’era qualcosa di insolito nella sua voce….qualcosa che sembrava rammarico. Il furore, lo sdegno che si agitavano in lui da quando aveva udito le parole rivolte al dolce demone sulle scale, si erano come frantumanti davanti alla semplice realtà delle ammissioni di Gojyo. E lo avevano lasciato confuso e , per la prima volta in vita sua, incapace di reagire.

Quell’impercettibile esitazione non era sfuggita al rosso, lo aveva fatto sentire forte ed era esattamente di questo che aveva bisogno, non avrebbe ceduto, non stavolta……si trattava di lui ed Hakkai! Nel suo smisurato egocentrismo, il bonzo si era arrogato il diritto di dettare le regole, di tracciare il percorso su cui, da troppo tempo, si erano snodate le loro stesse vite, trattandoli spesso con sufficienza, se non addirittura da semplici subordinati. Era quindi in gioco la sua libertà personale, era forse il momento di saldare, in una volta sola, i tanti conti che avevano in sospeso.

Eppure c’era dell’altro, non era certo il Sanzo che conosceva, l’esile giovane dell’aria tetra e tormentata, che adesso si trovava di fronte, spogliato di ogni superbia. 

-         L’amore è sofferenza……come e quanto la mancanza d’amore è sofferenza! Dovresti saperlo bene, Kappa!!!- proruppe il monaco, e sembrò quasi un insulto, il riferimento ad un’infanzia che li aveva visti sperimentare, prematuramente, la crudeltà di uomini e demoni….forse l’unica cosa che profondamente li accomunava.

Gojyo si irrigidì ed i suoi pugni si contrassero tanto violentemente che le nocche sbiancarono. Desiderava ferirlo a sua volta, voleva annientarlo, con le parole, lo sguardo, la forza, se necessario. E come in un perfetto bluff, al posto del rancore, che quelle parole gli stavano facendo crescere dentro, apparve sul suo viso un seducente sorriso.

-         Sei preoccupato……non vuoi che io soffra?- gli si rivolse con tono basso e mellifluo, appoggiandosi mollemente con la schiena alla parete ed incrociando la braccia sul petto.

-         Ma…se non è invidia , la tua, che cos’è?  E’….magari ……..gelosia? E’ questo, venerabile, incorruttibile bonzo? Vorresti essere al mio posto………o a quello di Hakkai?

Per me sta’ bene! Sarà un’esperienza nuova, moooolto interessante! – proseguì, fissandolo sfrontatamente negli occhi. Con noncuranza si staccò dal muro ed avanzò , mani in tasca, in modo studiatamente sensuale, verso di lui.

-         COME OSI!?! Non ti muovere! – intimò Sanzo, tendendo nuovamente il braccio a minacciarlo con la S&W spianata.

-         Calma……calmati…è perfettamente inutile puntarmi addosso quest’arnese, Sanzo! IO non ti temo e tu lo sai !

Il rosso era ormai arrivato a pochissimi centimetri dalla pistola, continuando a fissarlo, vi si fermò davanti e gli occhi si contrassero in un’espressione di pura malizia, quando prese a percorre con un dito il freddo metallo dell’arma. Una leggerissima carezza scese e risalì la canna, e la chiara allusione, ad altre ben più intime, fece avvampare il monaco,  i cui occhi d’ametista brillavano adesso, dilatati visibilmente per la sorpresa.

“Vediamo fin dove riesco ad arrivare…è dunque questo il tuo punto debole, la macchia sull’immagine di perfezione che ti sei costruito e che propini al mondo? Un cedimento, anche minimo e potrò umiliarti, sbeffeggiarti, come tu ami fare con i tuoi nemici ed anche con noi……..In fondo non sei altro che una delle tante biondine dal pessimo carattere, che son sempre riuscito a sedurre…..se non fosse per il tuo nome….e per questa dannata  shoreijyu!” questo quello che gli attraversò la mente, prima di trarre un profondo respiro e, con tutta la rapidità di cui era capace, afferrare la S&W, trappandola, con un ampio gesto circolare, dalla mano di Sanzo, che sbilanciato dallo strattone, pesantemente cadde a sedere sul pavimento.

Il tempo di rimettere con cautela la sicura e l’infallibile arma, volò in un angolo, dall’altra parte della stanza, poi il mezzo-demone abbassò lo sguardo a cercare il rivale. La vista del giovane bonzo sotto di lui, inspiegabilmente lo turbò e non solo per la rarità di un Sanzo atterrato e disarmato, ma per la sensualità di quella veste scomposta e scostata a rivelare il lucido top e i jeans aderenti, che normalmente copriva, e l’eleganza della posa che anche in quel frangente tutto il suo corpo aveva assunto. Gojyo fu costretto ad ammettere di non essere immune al fascino che il monaco, quasi inconsapevolmente, emanava e i cui effetti aveva tante volte letto divertito negli occhi di donne e uomini, di ogni età, in ogni luogo che avevano attraversato insieme.

“Perché questi pensieri, perché proprio adesso?  E’ il risentimento a guidarmi..…o che cosa?”

e mentre la sua mente rimaneva sospesa, aggrappata a questa domanda, la risposta la diede il suo corpo, che come dotato di volontà propria, proseguì quanto Gojyo aveva intenzionalmente cominciato.

Con pochi strattoni sciolse il nodo della veste cerimoniale e la cintura sibilò, tracciando una complessa voluta nell’aria per poi scivolare dalla sua mano, lontano da loro.

La leggera stoffa prese a scendere per inerzia e si aprì rivelando la nera guaina che fasciava abitualmente il busto del monaco.

Sanzo continuava a fissarlo, inchiodato a terra dall’ampia mano del rosso, ma soprattutto da quel sentimento confuso, misto di paura ed eccitazione che aveva fato impazzire i battiti del suo cuore, da quando Gojyo si era chinato su di lui.

Il mezzo-demone, in quel silenzio sospeso, percepiva chiaramente il rimbombare di quei battiti, che dimostravano la sua vittoria, ma qualcosa in lui lo pungolò a spingersi oltre. Alleggerì la pressione di quel contatto, tanto da trasformarlo quasi in una carezza e , dopo aver cercato ancora una volta quel viola magnetico, ne profanò la bocca con un profondissimo bacio.

Cercò la sua lingua e l’avvolse con la sua, combattendo quella voluttuosa lotta finchè il fiato glielo permise. Si staccò quindi da lui, pronto a contrastarne la prevedibile, violenta  reazione, che invece non arrivò, al suo posto un sospiro di quegli occhi d’ametista, che risuonò come un SI’ urlato nella sua mente, e lo spinse a cercare di nuovo quegli squisitissimi baci.

Poggiò le palme sul pavimento e con il proprio peso spinse Sanzo a distendervisi. Affondò entrambe le mani in quei setosi capelli biondi, deliziandosi della consistenza del corpo sotto di lui, ed iniziò a percorrere con le labbra il mento, gli alti zigomi, la fronte, per poi fare sempre ritorno a quella bocca calda ed accogliente.

Un gemito trattenuto e poi Gojyo senti le mani del bonzo scivolare sotto la sua canotta, in cerca di un maggiore contatto. Una scintilla, un lampo, nell’incontrare gli occhi dell’altro, le pupille evidentemente dilatate per la crescente eccitazione, poi entrambi presero confusamente a sfilarsi  i vestiti di dosso, quasi strappandoli nella foga,  senza smettere di cercare, nuovi ampi tratti di pelle da coprire con umidi baci.

Si ritrovarono così seduti, uno di fronte all’altro, a saziare il proprio desiderio con la vista della reciproca nudità.

Gojyo si accostò ed iniziò a percorrere coi polpastrelli il candido petto del monaco, che non seppe trattenersi dall’ansimare ed inarcarsi a quel tatto. Mani forti lo percorsero più e più volte, fino ad afferrare la sua virilità già turgida ed iniziare a stimolarlo con un massaggio sempre più potente e rapido.

Scosse come d’elettricità iniziarono a percorrerlo, ad intervalli sempre più ravvicinati, mentre osservava dita esperte lavorare su di lui, ora soffermandosi sul roseo bordo della cappella, ora scendendo a serrare forte la base, sprofondandolo inesorabilmente in un piacere che presto zampillò copioso dal suo corpo tremante.

Gli ultimi brividi lo stavano lasciando quando una nuova scossa lo fece tendere e gemere.

Con dita intinte nel seme che aveva sparso, il rosso aveva preso a violarlo, con spinte profonde e perentorie e Sanzo ebbe la terrorizzante sensazione di aver perso completamente il controllo del suo corpo, che non si ritraeva al disgusto che provava, ma reagiva al nuovo stimolo con partecipe voluttà. Si sentì invocare il nome di Gojyo, si sentì chiedergli di più, si sentì chiedergli di prenderlo, e nel momento in cui si unirono mentre la sua coscienza sprofondava nel piacere, la sua anima andò in frantumi e si ricompose intorno ad una nuova consapevolezza.

Nausea, godimento, dolore, come ondate si frangevano nella sua mente, mentre gli affondi si facevano strada in lui, ed il suo io si dibatteva per dare voce al NO , che le sue labbra non pronunciarono, neanche quando il mezzo-demone lo guidò ad issarsi su di lui, neanche quando si liberò in lui, con un gemito alto e pieno.

 

Gojyo sciolse infine  il loro abbraccio e delicatamente accompagnò il candido corpo del bonzo a ridistendersi  sul pavimento. Trasse un profondo respiro, tergendosi il sudore che gli imperlava la fronte ed alzò infine il viso in cerca di quello di Sanzo., che giaceva adesso immobile, lievemente voltato di lato, gli occhi serrati.

Non c’erano state parole fra loro, ma questo era il momento di una spiegazione, voleva, doveva dire qualcosa per dare senso e realtà a quello che anche lui non riusciva a spiegarsi. Con le dita gli fece delicatamente voltare il viso ancora arrossato, ma quando i loro sguardi si incontrarono,  non trovò che un’impassibile maschera, il ghiaccio più duro in quegli splendidi pozzi viola, tanto crudele da fargli scostare la mano, come se l’avesse ferito.

Confuso e leggermente intimorito da quall’atteggiamento, tacque e si limitò a restare seduto, così sul freddo impiantito, guardandolo rialzarsi e prendere lentamente a rivestirsi.

-         Sanzo, aspetta!......io…..noi..”- esordì il kappa.

-         Non c’è mai stato, non c’è e non ci sarà mai un NOI!!!- lo interruppe il monaco, voltandosi bruscamente verso di lui, con un tono alto, arrochito dalla rabbia, poi mentre finiva di risistemare ed annodare la tunica, i gesti e la sua intera persona si riappropriarono della consueta calma e fu con tono piatto ed incolore che, già con la mano sul  pomello della porta, proseguì

-         Ricorda…….una sola parola su tutto questo e ti uccido!- e senza permettergli di replicare, uscì.

Gojyo rimase a fissare il vuoto della sua assenza, immobile nella sua scomoda posizione sul pavimento, ben sapendo però che , anche se quella porta si era chiusa separandoli fisicamente, niente fra loro era concluso, ma che anzi, ciò che era accaduto quel giorno aveva aperto una nuova e complessa fase della loro vita.

 

 

     TO BE CONTINUED………………………..