Ok
gente, se credevate di scampare ad un mio ritorno, vi siete sbagliati di
grosso^^
Sorpresa sorpresa,
questa volta vi posto una MitxKog… eheheh… Micchy, stavolta ti tocca
(sapete, mi aveva supplicato di lasciarlo in pace, ma io, perfida come
poche…^^)
I disclaimers li
conoscete, no? SD non è mio, ma dell’immenso Inoue… che profonda
invidia!!!
Il titolo della fic
l’ho sgraffignato dal film di Gabriele Muccino… Non me ne vogliate, ma
mi piaceva troppo^^
E adesso, concedetemi
un altro secondo per una dedica: a Fra-chan, che mi
sopporta e mi solleva il morale quando sono giù… sei un vero tesoro,
sister^^ a Choco e a Fatina… mhhh,
so che la coppia MitxKo è fra le vostre preferite… quindi non potevo
non pensare a voi^^
Un bacio a tutti
e un abbraccio speciale a Ria!!! An-chan
Come te
nessuno mai
di Antares
“Che diavolo vuoi??”
gli urlò contro Mitsui.
Kogure si ritrasse
d’istinto.
All’improvviso,
sembrava tornato l’Hisashi del periodo buio, la strafottente testa calda
che lui temeva.
“Mitsui…” la sua
era quasi una preghiera.
Il ragazzo gli andò
vicino, e senza dire una parola, schiantò un pugno sull’armadietto poco
a sinistra della sua testa, facendolo sobbalzare.
Kogure era ora
intrappolato tra l’armadietto ed il corpo di Mitsui, che gli si ergeva
innanzi come un muro.
I suoi occhi
scintillavano minacciosi.
“Perché non mi lasci
in pace??” gli soffiò contro, portando il viso a pochi centimetri da
quello dello sconvolto vicecapitano.
Kogure deglutì.
“Perché devi sempre
fare la parte della mia fottutissima coscienza?”
Adesso Mitsui stava quasi
urlando.
Kogure sentì le lacrime
salirgli agli occhi.
Non era questo quello che
voleva…
Perché tra loro doveva
sempre finire in un litigio?
###Flash back###
Quella mattina gli
allenamenti erano stati particolarmente duri.
Akagi era come animato da
una follia psicotica: allenamento ora e sempre, in vista dell’
Incontro-scontro con il temuto Kainan…
Hop
hop hop…
Palleggi, partitella,
canestri fino allo sfinimento… persino Rukawa che viveva per il basket
aveva il fiatone.
Hisashi Mitsui
all’ennesimo scatto non ce la fece più e crollò a terra.
“Mitsui!” un preoccupatissimo
Kogure si precipitò verso il ragazzo accasciato a terra, pronto
a prestargli le prime cure, subito seguito dal resto della squadra.
“Hey, stai bene?”
“Si, tranquillo”
Mitsui appariva stranamente scocciato.
“Adesso
ricomincio…”
“Non se ne parla
neanche!!!”
“”Megane…” un
borbottio d’avvertimento
“Non puoi continuare a
sforzarti così… dopotutto sei appena tornato dopo due anni di paus..”
“Senti, Kogure, sono
fatti miei e … “
“Non una parola di più”
Le parole di Kogure erano
state dette in un tono che non ammetteva repliche.
Non aveva intenzione di
permettergli di strafare…
Ignorando le sue
proteste, quasi se lo caricò in spalla e lo trasportò a forza negli
spogliatoi.
###End flashback###
“Si può sapere a te
che ti frega dei fatti miei???”
Ogni parola una
pugnalata.
Mitsui gli si avvicinò,
infuriato… ormai i loro due corpi erano quasi a contatto, la fronte del
giocatore sfregiato che sfiorava quella di Kogure.
Uno strano calore sembrò
scatenarsi all’improvviso…. Il respiro caldo dell’uno che si
mescolava a quello dell’altro… ansiti che d’un tratto non sembravano
essere più procurati solo dalla rabbia.
Mitsui si allontanò di
scatto.
“Stammi distante… è
meglio, ti assicuro.”
Kogure si limitava a
fissarlo, tremando.
Mitsui raccolse in fretta
e furia la sua roba, la ficcò nella borsa e uscì, nero come un
temporale.
###(Pensieri di Mitsui)###
Accidenti a me!!!
Accidenti a lui!!!!
Accidenti a tutto!!!
Quando sono vicino al
quattrocchi, sento qualcosa che non so definire, ed ho paura.
Mi sento indifeso sotto i
placidi laghi dei suoi occhi.
Potrei gonfiarlo di
botte… potrei farlo senza che lui opponga la minima difesa…
Ma sarebbe inutile.
La sua forza viene da
dentro.
Me lo ha dimostrato non
appena è rientrato nella mia vita… o per meglio dire… quando io sono
ripiombato nella sua…
Cioè, io me ne stavo lì,
pronto a spaccare il mondo e tutti
quegli idioti che mi stavano attorno, quando lui si è messo in mezzo…
ed è stato il più completo black-out.
E’ vero, so
perfettamente che l’ho colpito al viso con un pugno, e che di solito
questa non è una lampante manifestazione d’affetto, ma… come ho già
detto, ero in black-out.
Quasi due anni che non lo
vedevo ed è stato un ciclone che ha scardinato in un attimo la blindatura
del mio cuore…
E’ quasi ridicolo, a
ben pensarci… Hisashi Mitsui, temuto teppista che si fa mettere in
scacco da un tipo come il piccolo quattrocchi… si, c’è quasi da
morire dal ridere.
Ho fatto un sacco di
stronzate, in questi ultimi due anni, la più grande delle quali è stata
dimenticare la nostra amicizia… o perlomeno quella che io consideravo
essere semplice amicizia.
Dopo quel dannatissimo
incidente, è come se avessi deciso di allontanare tutti i ricordi che mi
legavano al basket; ho fatto un patto con il diavolo… fa di me ciò che
vuoi, ma allontana da me questa sofferenza.
Sono stato all’inferno,
per davvero.
L’inferno dell’anima.
E in quella palestra,
grazie a lui, grazie alla sua determinazione, alla sua forza sono rinato.
O almeno spero.
Alle volte è così
difficile lasciarsi il passato alle volte, specie per chi lo ha già fatto
una volta.
Stupido.
Mille volte stupido.
Ho gettato al vento due
anni.
Due fottutissimi anni,
senza neppure guardarmi indietro, senza neppure per un attimo domandarmi a
cosa stavo per rinunciare.
Come potrò mai
ringraziarti, Megane?
Sei tu quello che mi dà
il coraggio di ingoiare la fatica e continuare a scarpinare… sei tu che
mi sostieni e non mi permetti di rimanere indietro.
Sei tu.
Solo tu.
Solo che tutte queste
assurde attenzioni che hai per me mi confondono.
E mi fanno un immenso
piacere…. Perché benché tu sia dolce con tutti con me lo sei in modo
tutto speciale, un affetto che sembra andare oltre la semplice amicizia…
Ma cosa cavolo vado a
pensare… a sperare… sono io quello strano qui, non di certo lui!!!
Ma le sue attenzioni mi
fanno piacere…
Forse troppo… e se non
mi sta lontano, non sono sicuro di poter rispondere di me…
###Pensieri di Kogure###
Io amo Mitsui.
Penso si possa dire
tranquillamente che si è trattato di un colpo di fulmine.
Alle volte è così
difficile ammetterlo… perfino con me stesso…
Ma lo amo.
Fin dall’inizio.
Lui invece sembra essere
infastidito da me.
Cosa posso fare?
Cerco sempre di essergli
d’aiuto.. so come deve sentirsi… no, non lo so, ma posso immaginarlo.
E’ come un neonato, che
deve imparare a vivere.
Mhhh… no, credo che il
paragone esatto sia quello di una persona che ha perso la memoria e deve
ricostruirsi un’esistenza.
Non è più L’ Hisashi
Mitsui, MVP della prefettura, idolatrato da insegnanti e studenti.
Ora è per tutti un ex
teppista, che incute timore e paura.
Per quello che è stato e
per quello che potrebbe tornare ad essere.
In fondo è così
fragile, la sua situazione.
Basterebbe un nulla per
scoraggiarlo.
Per questo mi prodigo
sempre, e cerco di stargli vicino.
Ma che dico… racconto
frottole persino a me stesso.
Non è solo per questo..
non solo ma anche.
Diciamo che il mio è
pure egoismo… l’idea di stare con lui, il più tempo possibile…
Non so dire se sia
successo lentamente o all’improvviso.
So solo che ho scoperto
di non poter più fare a meno di lui, di volerlo accanto a me ogni singolo
istante della mia vita…
E’ un desiderio che mi
avvolge in lente ondate di dolce sofferenza, che non fa realmente male.
E’ solo un formicolio
che parte da qui, dal centro del mio cuore e si dipana per tutto il
corpo…
Quando sto con lui mi
sento insieme stupido ed esaltato, miseramente imbarazzato, come mai in
vita mia… e tuttavia miracolato.
E’ amore questo?
Si, penso di si.
Io sono innamorato.
Non ho chiesto io questo
sentimento, non l’ho cercato ne voluto.
Ma adesso ne sono
completamente invischiato.
E sento che è giusto,
che è una cosa bellissima.
Mi elettrizza, e mi
spaventa, perché spesso lo vedo così diverso dal ragazzo che
ricordavo…
Così adulto…
Io mi sento un ragazzino
paragonato a lui.
Non posso illudermi che
mi basti essergli amico… quando lo occhieggio di nascosto e gli sbircio
il profilo e il cuore mi fa un male disperato, e contemporaneamente è
come se mi si illuminasse…
Come posso farlo se ogni
volta che me lo trovo vicino vorrei baciarlo, sentire le sue calde labbra
sulla pelle, sentirlo ansimare il mio nome…. Come vorrei… essere
l’unica persona che si risveglia al mattino accano a lui,… ammirare i
colori dell’alba riflessi sul suo viso…
###IL GIORNO DOPO###
Scende la sera, a
Kanagawa.
Il sole sprofonda piano
all’orizzonte, incendiando le nubi… un bellissimo tramonto.
C’è silenzio, nel
cortile dell’istituto superiore.
Solo se ci si avvicina
alla palestra si può avvertire un rimbombo secco…
La palla che rimbalza sul
parquet lucido, lo stridio delle scarpe da basket, il rumore di un pallone
che va a canestro.
Una e infinite volte.
Una figura slanciata si
allena.
E da come si impegna
diresti che ne va della sua vita.
Finte, scarti,
dribbling… a combattere contro un invisibile avversario.
Gioca, questa figura,
gioca e basta.
Danza con il pallone, al
ritmo di una musica fatta di silenzi e ansiti di fatica… il ruscellare
del sudore sul corpo segna il passare del tempo.
Ore, minuti… non ha
importanza.
Tutto quello che conta
adesso è giocare, impegnare la mente.
Un tiro.
Punto.
***
Mitsui camminava per il
cortile della scuola indeciso se andare a casa o fare gli ultimi quattro
tiri…
Sbuffando, prese a calci
la ghiaia.
Se fosse tornato troppo
presto sicuramente sua madre avrebbe trovato qualche lavoretto da fargli
fare… e a lui la cosa non andava proprio.
Da quando aveva lasciato
perdere i suoi ex-amici teppisti, i suoi lo ammorbavano con un sacco di
richieste…
Sorrise.
Capiva che era il loro
modo per tenerlo occupato, per scongiurare il pericolo che non avesse
nulla da fare… e che, annoiandosi, decidesse di rivangare il passato.
Ma Mitsui sapeva che
questo non sarebbe mai accaduto.
Non aveva intenzione di
lasciarsi ancora andare.
In quei due anni aveva
perso troppo, e adesso lo stava a fatica riconquistando… no, aveva
imparato la lezione… troppo bene.
Decise di fermarsi in
palestra, ammesso e non concesso che fosse ancora aperta.
*Poco male* si disse *Se
la trovo chiusa mi rassegnerò a pelare patate per la cena*
Zufolando un’oscura
canzoncina si incamminò a passo spedito verso la costruzione.
***
E’ brava, questa
figuretta.
Ormai, dopo anni di duro
allenamento, i suoi movimenti hanno perso tutta la goffaggine.
E’ riuscita nel suo
intento di irrobustirsi… non sarà il migliore giocatore della
prefettura, ma sicuramente non
sfigura durante le partite.
E’ soddisfatta di sé.
O almeno, cerca di
esserlo.
Un altro canestro.
Un altro punto.
Ma non è ancora
sufficiente.
Sa che appena smetterà
di concentrarsi sull’uno a uno contro se stessa, il vecchio cane che è
la sua coscienza, la attaccherà di soppiatto.
E sarà dura scrollarselo
di dosso.
Ha ancora energie da
spendere.
Si prepara per un altro
tiro.
***
Mitsui aggrottò le
sopracciglia.
La palestra era aperta.
Bene.
Ma qualcuno si stava già
allenando.
Male.
Probabilmente
quell’invasato di Rukawa aveva deciso di prolungare la sessione, e si
stava concentrando su qualche nuovo tipo di tiro.
Hn, quel ragazzo era
ossessionato dal basket.
Mitsui era quasi deciso a
tornare indietro.
*Non mi va di vederlo…
anche perché neppure mi parlerebbe… fosse Sakuragi, potrei farmi
quattro risate, ma con Rukawa…*
In verità, l’asso
dello Shohoku, spesso lo metteva in soggezione… era talmente bravo da
non sembrare neppure umano, e rendeva Mitsui dolorosamente consapevole dei
propri limiti, inducendolo a pensare a quanto tempo avesse sprecato…
Ciononostante si concesse
una sbirciatina… magari gli dei sarebbero stati benevoli e l’avrebbero
ricompensato con l’immagine di Sakuragi che si schiantava contro il
tabellone del canestro, mentre tentava di eseguire un terzo tempo…
Ghignando al pensiero,
spinse la porta, pieno di aspettativa.
Il cuore gli saltò in
gola.
La porta aperta mandava
una striscia di luce che tagliava in due il campo, immerso nella penombra.
Kogure non si era preso
la briga di accendere le luci, tanto non aveva nessuno da vedere.
E il buio alle volte era
confortevole.
Confortante.
La lama di luce quindi lo
colpì all’improvviso, distraendolo dai suoi esercizi.
Gli occhi corsero alla
porta e registrarono una sagoma che si stagliava nera su uno sfondo
chiaro…
Il respiro gli si mozzò,
un attimo prima che il suo cervello registrasse quello che il suo cuore
aveva già afferrato.
Mitsui.
Kogure rimase a fissarlo,
gelato, in posizione di tiro.
No, non adesso… non era
ancora abbastanza pronto…
Non sapeva ancora bene
come comportarsi.
Non sapeva cosa dirgli…
se ascoltare ancora la testa o lasciar parlare il cuore.
In silenzio, volse le
spalle alla figura del ragazzo e raccolse la sua roba da terra,
enumerandola, per tentare di tenere occupata la sua mente.
La giacca.
La sacca da basket.
La cartella.
Si caricò tutto sulle
spalle e si incamminò verso l’uscita, sperando, pregando, affinché
Mitsui non dicesse nulla.
Tenne caparbiamente la
testa puntata sulle sue scarpe, quasi in ammirazione della porzione di
spazio che stava calpestando.
Mano a mano che si
avvicinava al suo… amico… poteva ancora chiamarlo così?… divenne
sempre più consapevole dello
strano calore che andava espandendoglisi lungo il corpo.
Un respiro profondo.
Un altro passo.
Un altro respiro
profondo.
L’intensità e la
lunghezza delle sue inspirazioni aumentavano mano a mano che la distanza
fra i due diminuiva.
Lo passò, quasi
sfiorandogli la spalla, dato che
Mitsui non si era dato pena di scostarsi per lasciarlo uscire.
Finalmente fuori.
Mai l’aria gli era
sembrata così pura.
Prese a camminare più
veloce, ed infine a correre… ma non per scappare, no.
Lui non scappava mai.
E allora perché teneva
ancora gli occhi a terra?
Perché li alzava solo
per arrischiare un’occhiata di tanto in tanto da sopra la spalla?
Come un ladro che
sorvegli la sua fuga?
***
Mitsui fissava la
palestra vuota ed improvvisamente più buia.
Se n’era andato senza
nemmeno rivolgergli la parola…
Sospirò.
C’era da aspettarselo.
L’ultima volta che si
erano visti era andato molto vicino a picchiarlo.
Un’altra volta.
E tutto perché non era
abbastanza uomo da ammettere con se stesso che…
*Che stupido che sono!!*
Stupido e sciocco.
E codardo.
Si girò e lo seguì,
correndo a perdifiato nella sera.
***
Kogure camminava solo,
perso nei suoi pensieri.
Respirava piano, tentando
di alleviare il bruciore che la corsa di poco prima gli aveva scatenato
nei polmoni.
Aveva dato fondo a tutte
le sue energie residue, e caracollava sfinito per la strada, camminando
rasente il muretto, a cui ogni tanto si appoggiava.
All’improvviso una mano
calò sulla sua spalla.
Sobbalzando, Kogure si
volse, solo per ritrovarsi a fissare le familiari fattezze di quello che
era diventato il suo maggiore cruccio.
Mitsui lo guardava,
insondabile, le ombre della sera che gareggiavano in oscurità con quelle
dei suoi occhi.
Kogure affondò in quello
sguardo di buio e sensuale velluto.
Il mondo sembrava essersi
improvvisamente spopolato.
Né suoni, ne voci, ne
versi da animali.
Solo loro due, in tutta
la terra.
“Scusami” Mitsui
soffiò quella parola quasi con timore.
Scusami per ieri.
Per due anni fa.
Per tutto.
Kogure avvertì la gola
contrarsi, pericolosa avvisaglia del pianto.
Si limitò ad annuire,
certo che i suoi occhi avrebbero parlato per lui.
Non si fidava a dar voce
ai suoi pensieri… non era certo di riuscire a mantenere il controllo
delle sue corde vocali abbastanza a lungo.
Per cui si limitò a
fissare l’altro ragazzo, a lungo, cercando di comunicargli tutto quello
che gli si agitava dentro.
Kami, quegli occhi.
Così dolci, così buoni,
così fiduciosi.
Che non lo
rimproveravano.
Che gli stavano dicendo
di aver capito…
“Io tengo a te”
Gli occhi si
spalancarono, sorpresi.
Mitsui attirò Kogure
contro di sé e lo abbracciò, circondandogli la vita con le braccia.
Kogure si sentiva bene
fra quelle braccia forti.. perso in un bozzolo di morbido calore.
Protetto come nessuno mai
l’aveva fatto sentire.
Al sicuro.
Nascose il viso fra le
pieghe del maglione di Mitsui, venendo investito dal suo profumo.
Mitsui avvertì le mani
di Kogure arrampicarsi lungo la sua schiena, e aggrapparsi alle sue
spalle.
Come sembrava piccolo.
Un tesoro prezioso e
fragile, da custodire e adorare.
Perché continuare a
combattere contro quel sentimento che stava crescendo dentro di lui?
Che senso aveva opporsi?
“Perché mi sento così
quando sono con te?”
Chiese Mitsui, parlando
contro i capelli di Kogure.
“Così come?”
La voce del ragazzo gli
giunse soffocata, dato che stava parlando contro il suo petto… sentire
quelle labbra accarezzalo al di sopra del maglione lo fece rabbrividire.
Delicatamente, ma con
fermezza, gli sollevò il viso, deliziosamente arrossato.
“Così” sussurrò,
chinandosi e sfiorandogli le labbra in un leggerissimo bacio.
Assurdo.
Impossibile.
Sconvolgente.
Per un istante entrambi i
ragazzi si sentirono andare a fuoco.
Kogure avvertiva il suo
cuore rimbalzargli nel petto, a ritmo sfrenato…
Non stava accadendo
davvero, no, assolutamente no.
Era di nuovo in preda a
quella sua solita fantasia.
Mitsui non lo stava
baciando… non erano sue quelle labbra che gli premevano dolcemente
addosso, non era suo quel penetrante profumo, non erano sue le mani che
gli sfioravano il volto per poi affondargli nei capelli.
No.
Era tutto un parto della
sua immaginazione.
Si.
Serrò forte gli occhi.
Se era davvero una sua
fantasia, pregò affinché durasse all’infinito.
*Non smettere mai, Mitsui…*
Mitsui stava impazzendo.
Quelle labbra sotto le
sue, quel sapore…
Agognava di più… si…
era come un assetato che più beve più vuole bere…
La mano sinistra scivolò
dietro la nuca del compagno, sostenendolo, accompagnandolo ancora più
vicino al suo volto.
Leccò piano quelle
labbra, formulando inconsciamente una richiesta, una preghiera…
*Non ritrarti… non
respingermi…*
Quasi svenne quando
avvertì che Kogure rispondeva al bacio, timidamente ma con decisione.
Non aveva mai provato una
simile perdita di controllo, una sensazione come di smarrimento… non era
il suo primo bacio, ma si rese conto che ciò che gli stava scatenando
dentro era un’emozione del tutto nuova…
Nessuno mai gli era
entrato così in profondità nell’anima.
Nessuno mai.
*Come te nessuno mai,
Kogure…*
Non era un sogno.
No.
Kogure sorrise dentro di
sé.
Quelle sensazioni erano
troppo assolute, troppo annichilenti per essere un sogno.
Farfalle gli volavano
nello stomaco… oppure era solo il letale impatto della felicità?
*Non lasciarmi Mitsui…
come te nessuno mai…*
Come te nessuno mai.
Ormai
sapete che sono ultra-romantica, no?^^
Un grazie a tutti quelli
che sono riusciti ad arrivare fin qui… avete uno stomaco di ferro!!!
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