Oooops nel primo capitolo mi
sono scordata i disclaimers, ovviamente i personaggi sono di Re King, io non
mi permetterei mai di rubarglieli e poi non c’è neanche Cuthbert, l’unico
per cui sarei disposta a finire in prigione e solo se lo rinchiudessero
insieme a me… Buona lettura a voi e buona scrittura a me^^
Come
divenni uomo
parte II
di Mia
Gli anni passarono abbastanza tranquilli, molte volte incontrai Cort ma
poche furono così intense come quelle che gelosamente custodivo nel cuore.
Spesso si limitava a salutarmi facendomi l’occhiolino altre volte si fermava
ad accarezzarmi i capelli e a darmi un abbraccio. Appena spariva dalla mia
vista mi venivano le lacrime agli occhi, non solo perchè se ne stava andando
ma anche per quello che mi lasciava dentro. Una di quelle circostanze fu
testimone della nascita dell’amicizia tra me e All. Mentre stavo osservando
con gli occhi lucidi le spalle di Cort che si allontanavano sentii una voce
nuova che mi parlava. Il tono era basso e dolce e mi incuriosii a tal punto
che staccai lo sguardo dalle ultime immagini di Cort per prestare la massima
attenzione a quella novità. Era la voce di All che io non avevo ancora mai
sentito. Steven si era momentaneamente assentato quindi eravamo noi due
soli.
- Vuoi bene a Cort tanto da annullarti e mentirgli per non farlo allontanare
da te…-
- Tu vuoi bene a Steven nello stesso modo vero All?-
- Sì, so che non dovrei ma ormai non dipende più da me, lo chiamate ka voi
vero?-
- Sì è ka, penso che lo sia anche per me, non so come ma credo che Cort
faccia parte del mio destino…- Ancora non sapevo che non faceva
semplicemente parte del mio destino ma che lui era esattamente il mio
destino.
- Non lo sai?-
- No… perché tu sai come lo sarà Steven per te?- Non sapevo nulla delle
dinamiche dei rapporti sessuali quello era l’unico argomento che non avevo
mai approfondito, stranamente non mi interessava affatto, sapevo ogni cosa
tranne quello.
- Sì… ne riparleremo quando sarai più grande-. La sua risposta enigmatica mi
mise curiosità anche perché non mi parve molto felice della cosa.
- Ehi guarda che abbiamo la stessa età!-
- Sì ma a me non potrebbero mai scambiarmi per una principessa, non ho
nessuna traccia di innocenza in me, ho sei anni ma so tante di quelle cose
che potrei averne molti di più-.
- Anch’io so molte cose…-
- Non quelle che intendo io per tua fortuna-. Non lo avevo mai visto così,
non sembrava un bambino, quell’espressione lo rendeva vecchio, mi chiesi
quali cose sapesse per essersi ridotto così, volevo saperle più che altro
per evitare di venirne a conoscenza io stesso ed evitare di ridurmi così,
avevo sempre pensato che la conoscenza non potesse arrecare dolore ma All
davanti a me mi stava dimostrando il contrario.
- Me lo dirai quando sarò più grande… che vuol dire che smetterai di nuovo
di parlarmi?-
- Veramente se per te va bene vorrei considerarti mio amico…- Tornò di nuovo
il bambino timido che conoscevo e ne fui sollevato, ormai dovevo ammettere
che mi piaceva un casino All se non avessi conosciuto Cort prima credo che
All sarebbe stato la mia prima cotta. Se lo sapesse Steven mi ucciderebbe in
un modo molto lento e lo stesso farebbe Cort.
- Davvero? Pensavo di esserti antipatico, non mi hai mai parlato finora-.
- Ti chiedo scusa. E’ incredibilmente difficile ignorarti per un motivo o
per un altro riesci ad attrarre le persone a te. Sei una persona totalmente
ingenua e innocente, non credo che esista qualcuno più buono di te, sei il
contrario di me, tutto ciò che io vorrei essere ma che non sono…- Mi sorrise
luminoso, in quel momento l’avrei voluto confortare sul fatto che lui era
molto più bello di me ma fortunatamente tenni la bocca chiusa. Non era quel
tipo di bellezza che mi invidiava ma questo lo scoprii solo più tardi.
- Perché dici così? Non sei cattivo…- Mi mette ancora i brividi pensare che
quel discorso lo facemmo a soli sei anni, All che con le sue parole
sottintendeva un’infanzia indicibile e inimmaginabile per uno come me nato a
Gilead in cui l’infanzia era sacra e io che anche se non lo sapevo parlavo
di vero amore nei confronti di Cort. All era consapevole del fatto che
avrebbe passato la sua vita con Steven, io ancora non sapevo che il mio
unico desiderio nella mia vita sarebbe stato condividere il mio futuro con
l’uomo che ancora non sapevo di amare. Quel giorno fu il primo gradino verso
la mia crescita e consapevolezza di un mondo del tutto diverso da quello che
avevo sempre immaginato…
- Forse no ma…-
- Ehi non ditemi che sto sognando! Come hai fatto a risvegliare il
principino dal suo silenzio Vanny?- L’intervento di Steven fu proverbiale,
senza la sua interruzione forse avremmo superato il limite parlando di cose
che io ancora non ero in grado di capire e che All non era ancora in grado
di dimenticare inferendoci ferite indelebili per la nostra giovane età.
- E’ bastato che gli facessi pena. E’ passato Cort mi ha allisciato
abbastanza da farmi fare le fusa e poi crudelmente se ne è andato
lasciandomi con le lacrime agli occhi e con sulla punta della lingua la
confessione che non sono una ragazzina…-
- Sulla punta della lingua eh? Se potessi scommetterei il mio regno che Cort
saprà la verità su di te solo il primo giorno di Accademia-. La sua fiducia
nel mio coraggio era pari a zero e non aveva tutti i torti, avevo tentato
quasi ogni giorno di rivelare a Cort la verità sempre con pessimi risultati.
La colpa però ce l’aveva anche Cort, le sue mani, il suo corpo e i suoi
occhi non mi incentivavano affatto ad essere sincero. Sapevo che una volta
smascherato tutti i suoi gesti gentili e gli atteggiamenti affettuosi
sarebbero spariti e non riuscivo ad essere tanto masochista da rinunciarci
facilmente. A volte mi sembrava di alzarmi la mattina solo per poterlo
incontrare e farmi accoccolare da lui… ora sono tornato indietro nel tempo
perché davvero mi alzo la mattina solo per farmi accoccolare da lui anche se
ho la sua attenzione soprattutto sotto le coperte e quindi non ho nessun
motivo di alzarmi, anzi…
- Se lo facessi Gilead avrebbe una nuova discendenza al trono, la mia-. Non
potevo di certo ammettere la mia debolezza davanti a lui, mi avrebbe preso
in giro a vita e mi avrebbe fatto fare figure di merda memorabili davanti a
Cort. Ero certo ormai che Cort sapesse benissimo dell’effetto che aveva su
di me, se non glielo avevano fatto capire i miei occhi le risatine di Steven
erano difficilmente fraintendibili.
- Sapevo che ti avrei trovato con la faccia da pesce lesso, ho visto Cort da
mio padre-.
- Davvero? Ti ha detto qualcosa?-
- Quando mai mi rivolge parola?! Io sono solo il suo futuro Re che vuoi che
gli importi di me?- Gongolai cercando di non darlo troppo a vedere ma sapevo
che era una causa persa in partenza, quando sono felice mi si legge negli
occhi e altrettanto succede se sono triste.
- Sei invidioso ecco qual è il tuo problema!-
- Sei fuori strada amico, più sarò ignorato da Cort meno problemi avrò con
lui…-
- La smettete? È possibile che ogni volta che Cort passa da queste parti c’è
sempre la stessa discussione?-
- Ma Sunny sto cercando solo di fargli aprire gli occhi!- Steven era
scioccato di sentire All parlare e per di più rimproverarlo davanti a
qualcuno. La cosa strana è che era felice che l’avesse fatto.
- Ognuno si sceglie la propria strada da seguire e se Vanny ha scelto questa
noi non siamo nessuno per pretendere che la cambi…-
- Si farà molto male…-
- Forse… ma è la sua vita-. Quella fu la prima volta di tante altre che All
prese le mie difese su questo argomento. Solo dopo anni capii che non lo
faceva tanto per me ma anche per convincere se stesso che non c’era niente
di male nel sognare qualcosa che molto probabilmente non si sarebbe avverato
e che se si fosse avverato avrebbe portato nient’altro che sofferenze.
Eravamo nella stessa situazione e se non ci incoraggiavamo a vicenda chi
l’avrebbe fatto? E’ stato un periodo strano quello, desiderare qualcosa a
cui non riuscivo a dare un nome mi faceva sentire più spaesato del solito.
Sapere che la cosa riguardava il mio ka e Cort mi faceva desiderare di
vederlo e di averlo vicino continuamente come se la sua vicinanza avrebbe
svelato il segreto della mia vita, ma quando succedeva la confusione
aumentava sempre di più, ero talmente felice che mi dimenticavo di tutto il
resto anche della mia menzogna. Mi limitavo a rimanergli tra le braccia
desiderando che il contatto durasse il più possibile e quando mi staccavo da
lui pareva che il cuore mi venisse strappato dal petto. Invidiavo All perché
era arrivato a capire cosa lo legava a Steven, dargli un nome mi sembrava
l’unico modo per mettere un argine a tutte quelle emozioni che mi invadevano
ogni volta che avevo Cort davanti. Non vedevo l’ora di crescere per poter
finalmente sapere questa grande verità che All non aveva voluto svelarmi
perché ero ancora troppo giovane. Non so quante volte mi chiesi il motivo di
tanta segretezza ma se me lo avesse svelato probabilmente avrebbe bloccato
la mia crescita che già andava a rallentatore. Alla fine successe quello che
aveva previsto Steven sin dall’inizio, arrivò il momento di iscrivermi
all’accademia di apprendisti pistoleri senza che fossi riuscito a chiarirmi
con Cort… La cosa incredibile fu che il mio aspetto non era cambiato affatto
negli anni. Avevo otto anni e mi ero alzato e un po’ ingrassato ma tutta la
mia fisionomia, dal viso al corpo, era rimasta quella effeminata di quando
avevo quattro anni. All era cambiato si era fatto bellissimo, il viso e le
espressioni erano già quelle che avrebbe avuto da adulto e che avrebbero
fatto innamorare inutilmente tutta Gilead. Addirittura Steven si stava
facendo uomo e veder crescere lui era un colpo maledettamente duro da mandar
giù visto che l’avevo sempre considerato una femminuccia come me. Tutto
questo per dire che a Cort non gli era ancora venuto nessun dubbio anzi mi
diceva che diventavo ogni giorno più carina specialmente ora che ero un po’
più in carne. Continuavo a vestirmi secondo i gusti di mia madre quindi
neanche i vestiti venivano in mio soccorso. Avevo passato l’ultimo mese a
litigare con lei, fino all’ultimo cercò di convincermi a lasciar perdere
l’accademia… ricordo ancora le sue urla e le sue lacrime. Tutto congiurava
contro di me, mi ritrovai con la domanda di ammissione in mano e con un
problema da risolvere che minacciava di farmi scoppiare il cervello prima
della nuova alba che avrebbe segnato l’inizio del corso e forse la fine
della mia vita. Mi aggirai per il castello sperando e scongiurando allo
stesso tempo di incontrare Cort. Non lo incontrai e pensai di averci messo
abbastanza volontà da desistere e sentirmi con la coscienza a posto ma
proprio quando stavo per tornare in camera lo vidi venirmi in contro e mi
prese un colpo.
- Ma guarda la mia principessa preferita!- Solo questo mi bastò per farmi
quasi desistere dal presentarmi l’indomani davanti a lui come suo allievo.
Dovevo essere pazzo a rinunciare al suo sguardo, a quella voce e soprattutto
a quelle sue grandi mani che si divertivano ad annodarmi i capelli solo per
poi perderci del tempo a sciogliere i milioni di nodi creati.
- Ciao Cort…- Già dal ciao ero sicuro che non avrei detto nulla neanche
quella sera. Mentalmente mi preparai ad affrontare la sua furia l’indomani
ma mi lasciai abbastanza spazio nel cervello per godermi in pieno il
momento, probabilmente l’ultimo. Per la prima volta l’abbracciai io per
primo, affondai il viso all’altezza dei suoi addominali, aveva la pelle così
morbida che non sembrava che potesse avere così tanti muscoli sotto la
maglietta. Mi immaginai addormentato sopra a quella morbidezza usandolo come
cuscino, abbracciandolo come l’orsacchiotto che mia madre mi aveva messo nel
letto e che era quasi più grande di me, con lui che mi parlava dolcemente
continuando ad accarezzarmi in continuazione i capelli e la schiena. Mi ci
vedevo proprio aggrappato a lui nello stesso letto senza lasciarlo andare
come se ne andasse della mia vita. Magari chiedendoglielo in quel momento mi
avrebbe accontentato, mi avrebbe fatto andare a casa sua e ci saremmo
addormentati abbracciati nello stesso letto e fanculo all’età, al sesso, e
alla differenza di classe. Avrei voluto solo dormici insieme, ancora non
sapevo che ci potesse essere di meglio che dormire tra le sue braccia. Mi
ero avvicinato al segreto che All non mi aveva voluto dire anni prima ma ero
ancora lontano anni luce dal capirlo veramente. Che il mio bisogno emotivo e
quella strana insoddisfazione e felicità potessero concretizzarsi e
trasformarsi in fisicità, esaudendo ogni mio desiderio che non ero ancora
neanche riuscito a elaborare, non mi era mai passato per il cervello. Cort
mi accarezzò ancora per un po’ rivolgendomi un sorriso luminoso, poi
mettendomi un braccio appena sotto le cosce mi alzò e mi abbracciò.
- Anche tu non riesci a dormire principessa?- Con lui che mi teneva in
braccio sarei riuscito a dormire in eterno ma il fatto che non mi volessi
perdere nessuna sua carezza e parola mi teneva ben sveglio.
- No-.
- Che ne dici di venire in un bel posto con me?- Per un attimo pensai
eccitato che mi volesse portare a casa sua, ma poi mi resi conto che mi
poteva portava in qualsiasi posto e io sarei stato comunque al settimo
cielo.
- Sì-. Non gli chiesi dove voleva portarmi perché davvero non mi importava,
non saperlo faceva parte della magia del momento.
- Qualche problema?- Strusciò la guancia sulla mia testa probabilmente per
sentire l’effettiva morbidezza dei miei capelli e poi mi baciò i riccioli
che si erano posati sulla tempia. Strinsi le braccia al suo collo ancora più
forte come a non voler lasciare andare mai quel momento prezioso. Mi chiesi
quando il mio corpo avrebbe tradito la sua natura se io avessi continuato a
fare finta di nulla. Giorni. Mesi. Anni. Passati così con lui… la sua
vicinanza mi faceva fare pensieri pericolosi.
- Sì ma troppo presto si risolverà-. Tremai immaginando l’indifferenza che
avrei ricevuto da lui, la stessa gelida freddezza mischiata al disprezzo che
dimostrava a Steven e All. Rinunciare ai suoi abbracci era già terribile
senza che dovessi essere visto come una qualsiasi nullità e perdere tutto
ciò che ero di speciale per lui.
- Non ho mai sentito qualcuno che si lamenta di risolvere un problema…-
- Se la soluzione al problema porta altri problemi?-
- Vuoi dirmi di che si tratta principessa? Non sono molto bravo a risolvere
i miei casini ma con quelli degli altri sono abbastanza bravo…- Mi chiesi
quali casini potesse avere uno come lui che aveva il destino dell’intero
mondo nelle sue mani, ovviamente questo è quello che pensavo io ad otto
anni… ero abbastanza ingenuo e infatuato da poter credere che fosse lui ad
ordinare al sole di sorgere e tramontare.
- Che problemi hai Cort?-
- Problemi nessuno, casini tanti. C’è molta differenza: i problemi si
risolvono i casini no te li porti dietro come sanguisughe-. Annotai
mentalmente che quindi il mio non era un problema ma molto probabilmente un
casino…
- E’ per questo che non dormi?- Spalancò una porta che non avevo mai notato
prima e ci ritrovammo fuori in una balconata. La notte non era calda e
subito mi strinsi al corpo di Cort per cercarne il calore. Lui pure mi
strinse meglio e continuò a camminare salendo delle scale che ci portarono
sul tetto di quell’ala del castello.
- Oh no piccola, domani è un giorno particolare e ho molte cose a cui
pensare…- Si inginocchiò per farmi scendere ma io gli rimasi aggrappato
fermamente per guardarlo bene negli occhi, pensavo che la mia vicinanza
potesse tranquillizzarlo sui suoi casini facendogli lo stesso effetto che
lui faceva a me.
- Davvero?-
- Già, domani un gruppo di ragazzini sprovveduti affiderà le loro vite nelle
mie mani, facendomi sentire responsabile delle loro vite come hanno fatto
gli altri che li hanno preceduti…- Mi sorrise amaramente, quella fu la prima
e unica volta che mi chiesi se Cort volesse veramente essere il Maestro.
Tornai a chiedermelo solo una volta che divenne il mio uomo avendolo sotto
gli occhi ogni giorno; Cort se avesse avuto scelta non avrebbe mai accettato
di fare il Maestro. Me lo vedo molto bene in una casetta nella periferia di
Gilead a coltivare un pezzetto di terra, allevare ogni tipo di animale e poi
passare il resto del tempo a fare l’amore con me… e sì lo vedo benissimo, un
quadro praticamente perfetto talmente perfetto che impossibilmente reale.
- Perché ti senti responsabile?-
- Sono io che li addestro e quando muoiono è come se mi strappassero il
cuore a mani nude perché è colpa mia…- Mi fece scendere e insieme ci
stendemmo sulle tegole umide, approfittai per realizzare la mia fantasia di
prima, appoggiai la testa sul suo petto, non resistendo alla tentazione di
mettere l’orecchio all’altezza del suo cuore, e lo abbracciai alla vita con
tutte e due le braccia. Il battito del suo cuore era accelerato, segno che
l’argomento gli faceva molto male. Mi accorsi appena dello splendido
spettacolo che avevo sopra di me, galassie intere che rendevano il cielo una
festa di luce. Non riuscii a godermelo in pieno, se Cort era turbato lo ero
anch’io, se lui soffriva io ero capace di piangere sangue per quanto il mio
essere era sintonizzato al suo.
- Cort…-
- Senti freddo?- Portò le dita sui miei capelli e con l’altra mano prese la
mia per sentirmi la temperatura. In effetti ero gelato. Non mi servì
rispondere, si rialzò, si tolse la maglietta, mi rimise nella stessa
identica posizione di prima e mi stese sopra la sua maglietta. Da un lato la
sua maglietta e dall’altro la sua pelle ardente… circondato dal suo odore
non potevo desiderare di meglio…
- Ma così avrai freddo tu…- Cercai di ridargli la maglietta ma fu tutto
inutile mi ristese su di lui a mo’ di coperta.
- Non avrei freddo neanche se stessimo sotto zero principessa, i vestiti li
porto per non essere indecente mica per il calore. E poi il tuo corpo è
abbastanza caldo da riscaldare il mio, quindi copriti bene…- Sentii un
improvviso incendio bruciarmi dentro sentendolo parlare del mio corpo che
scaldava il suo, forse immagini futuristiche mi attraversarono incosciamente
il cervello, immagini che parlavano di corpi intrecciati e incastrati che si
scambiavano il calore dell’altro ogni notte, fredda o calda, non per
scaldarsi ma per placare il desiderio e il piacere. Mi viene nostalgia a
pensare di aver avuto dei momenti di innocenza tale con Cort, dopo tanti
anni di passione furiosa in cui non riusciamo neanche a guardarci senza
finire a rotolarci da qualsiasi parte. So cosa accadrebbe se una situazione
del genere si ripetesse ora che sono adulto, farei l’amore con lui su quel
tetto sotto le stelle, e non mi vergogno di ammettere che in realtà l’ho
fatto e rifatto talmente tante volte che credo che sulle tegole ci sia
rimasta la forma dei nostri corpi… E’ uno dei miei posto preferiti, a Cort
gli basta portarmi lì per farmi felice e farmi diventare disponibile a
qualsiasi sua richiesta, pazza o normale che sia. Il merito va tutto a
quella serata… Cort si confessò uomo e io mi innamorai veramente di lui.
- Non ci credo che non soffri il freddo, tutti hanno un limite…-
- Anche se mi cospargessi di neve gelida non avrei freddo, dopo lo shock
iniziale non ci farei neanche caso…- Rise della mia incredulità, anni dopo
ho testato la sua reale resistenza al freddo e mi ha davvero impressionato,
gli ho spalmato addosso una pala di neve e non ha fatto altro che
rabbrividire un attimo e poi si è messo tranquillo con ancora tutta la neve
appiccicata a darmi la caccia per farmela pagare. Quando mi ha acchiappato
mi ha spalmato addosso tutta la neve che gli era rimasta e io sì che ho
tremato, ce l’avevo in punti in cui non sarebbe mai potuta entrare senza
l’aiuto delle mani abili di Cort, ho quasi urlato quando il gelo è entrato a
contatto con il mio calore ma poi mi ha riscaldato lui stesso e la neve si è
squagliata. Ci ho provato solo quella volta a farlo perché nonostante fosse
stato bellissimo l’idea di sentirmi dentro ancora quel gelo mi fa preferire
tutti gli altri modi che abbiamo di fare l’amore che sono tantissimi e non
tutti così traumatizzanti. Rabbrividisco al pensiero di quella sensazione ma
se penso anche alla carne calda di Cort che mi possiede e mi riscalda
rabbrividisco anche di desiderio. In genere sono io che lo riscaldo, quella
volta le cose sono andate diversamente… devo ammettere che preferisco essere
bollente per lui piuttosto che ghiacciato e rendergli meno confortevole il
mio corpo. Ama il mio calore e io amo donarglielo, brucio per lui, lui è il
mio fuoco e quando facciamo l’amore non fa altro che prendersi ciò che gli
appartiene, ciò che mi provoca.
- Non ho mai portato nessuna qui, è troppo speciale per portarci una puttana
qualsiasi non credi principessa?- Io allora non sapevo neanche chi fossero
le puttane, nel castello non avevano il permesso di entrare e io non l’avevo
mai viste. Avrei voluto tornare sull’argomento di ciò che lo addolorava ma
sentivo il suo cuore più tranquillo. Il fatto che la vicinanza reciproca
riusciva a calmarci gli animi era già evidente a tutti e due e mai lo
negammo.
- Sei la prima persona che condivide con me tutto questo… ma in futuro ci
porterò la donna della mia vita, se mai riuscirò a trovarla, e l’amerò sotto
questo cielo fino a quando crollerà esausta dal fare l’amore e gli donerò
l’universo intero…-
- Che vuol dire fare l’amore Cort? Noi lo stiamo facendo?- Mi sembrava una
cosa bella da fare e speravo che in quel momento noi lo stessimo facendo,
infondo io mi sentivo così bene che mi pareva strano di non star facendo
altro che guardare le stelle. Mi sentivo davvero come se mi stesse donando
l’universo intero e non solo un bellissimo panorama.
- No che non lo stiamo facendo! Sei troppo piccola per poterlo fare…-
Scoppiò a ridere come se avesse sentito l’assurdità più grande della sua
vita, mi fece male la sua reazione, mi sentii come se mi stesse
sottovalutando… dovrei ricordargli questa cosa ogni tanto per ricordargli
per quanto tempo mi ha snobbato e magari mi chiederebbe scusa come solo lui
sa fare…
- Ma che cosa dovrei fare per fare l’amore con te Cort?- Gli avrei voluto
dimostrare con i fatti che non doveva sottovalutarmi, io ero pronto a
qualunque cosa per lui.
- Dovresti condividere il tuo corpo con il mio e anche la tua anima-. Pensai
a qualsiasi modo possibile di condivisione dei corpi ma non me ne venne in
mente uno così fui costretto a chiedere di nuovo, ero troppo ansioso di
poterlo fare per aspettare che il mio cervello si mettesse finalmente a
funzionare.
- In che modo dovrei condividere il mio corpo con il tuo?-
- Oh Gan mi ci mancava di diventare anche Maestro di educazione sessuale per
signorine di buona famiglia. Tu le sai le differenze tra uomo e donna vero?-
Quelle mi erano chiarissime erano praticamente l’unica cosa che mi davano la
certezza di essere un uomo. Annuii con convinzione fingendomi quasi offeso
per la banalità della domanda.
- Bene, allora tu dovresti lasciarmi entrare nel tuo corpo-.
- Non è mica possibile una cosa del genere!- Per me che avevo il desiderio
di portarmi Cort ovunque andassi era una scoperta eccezionale, un sogno
diventato realtà. Quindi era normale che fossi agitato più del solito.
- Oh sì che lo è, te lo posso assicurare…- Il sorrisetto che fece mi levò
ogni dubbio, effettivamente esisteva il modo e stavo per scoprirlo e la mia
vita avrebbe avuto finalmente senso con Cort dentro di me.
- E come?- Per un po’ Cort rimase in silenzio forse non sapendo come
rispondermi, alla fine decise per la dimostrazione pratica, la teoria non è
mai stata il suo forte.
- Ci sono due punti in cui posso entrare nel tuo corpo, principessa. Uno è
questo…- Mi mise una mano sul sedere e con un dito premette la mia fessura,
non ci mise niente di sessuale stava davvero facendo una lezione per quanto
gli riguardava. Per quanto riguardava me invece ero totalmente affascinato
da quello che mi stava facendo e il suo dito lo percepii in ogni
terminazione nervosa nonostante fosse semplicemente appoggiato e diviso
dalla pelle dagli strati dei vestiti. - E’ l’altro è davanti-.
Fortunatamente ero steso a pancia sotto altrimenti la mano di Cort mi
avrebbe tastato anche davanti e si sarebbe trovato in mano una grossa
sorpresa, o meglio minuscola non è che sia mai stato dotato ma grossa per lo
shock che gli avrebbe causato. E avrebbe anche scoperto che l’unico accesso
per il mio corpo era quello che aveva toccato in precedenza, anche lui
avrebbe fatto nuove scoperte che gli sarebbero state utili in un futuro
purtroppo abbastanza lontano.
- Perché non lo facciamo?- Sospirai per il pericolo scampato, non capivo
perché non potessimo farlo in quel momento, io ero prontissimo a condividere
il mio corpo anche subito. Quel dito non mi era sembrato un così grosso
ostacolo al compimento dell’opera… Avevo capito che fare del sesso con
qualcuno fosse permettere all’altra persona di entrare nel tuo corpo con il
suo dito e ne fui certo per parecchi mesi fino a quando non mi è capitata
una dimostrazione pratica davanti. Non mi passava per la mente che ciò che
doveva entrare nel mio corpo fosse qualcosa di più grosso, per questo non
capivo dove stava il problema, ok magari mi avrebbe fatto un po’ male ma
anch’io che ero una simile femminuccia sarei stato in grado di sopportare un
simile dolore. Quando ho iniziato il mio racconto ho detto di non
vergognarmi del mio passato, beh mentivo, di questo non mi vergognerò mai
abbastanza, tanto è che nessuno lo sa, neanche Cort. Cort è ancora sicuro
che quella notte riuscì a spiegarmi cos’è il sesso e che da quel momento in
poi non ebbi più dubbi, se io avessi capito veramente di cosa si stava
parlando probabilmente sarei scappato a gambe levate il più lontano
possibile da lui. O forse sarei rimasto comunque, l’amore per Cort mi ha
sempre mandato in pappa il cervello…
- Principessa non sono un maniaco, prima cresci e poi ne riparliamo-.
Fortunatamente uno dei due aveva abbastanza neuroni per mettere un freno
alla cosa…
- Ma se stiamo facendo l’amore e io ti do il mio corpo, tu cosa mi dai in
cambio?- Questa fu la domanda che mi ha fottuto, che ha segnato il mio
destino. Da quel momento in poi avrei vissuto solo per raggiungere un unico
scopo, ovvero la risposta che mi diede Cort.
- Se si tratta di amore ti darei in cambio il mio cuore e la mia anima… è
una fregatura eh?-
- Affatto, quando crescerò farò l’amore con te Cort sotto questo stesso
cielo, su questo tetto, e ti dimostrerò amore eterno e sconfinato con il mio
corpo e tu lo farai donandomi il tuo cuore e la tua anima. E tutto questo
sotto lo sguardo di migliaia di stelle, mi amerai all’infinito guardando
l’infinito…- Rimase a guardarmi stupito sia per la mia promessa sia per i
sentimenti che essa celava, non mi ero riparato da lui gli avevo mostrato in
pieno tutto ciò che provavo e l’intensità dei miei sentimenti lo fecero
vacillare, non pensava che una bambina della mia età fosse capace di una
profondità d’animo tale.
- Ehi sei sicura sul tuo futuro eh?-
- No, questa è l’unica certezza che ho-. Mi alzai dal suo petto e lo guardai
negli occhi, glieli trovai luminosi come non mai e mi annotai come ulteriore
scopo della mia vita rendere felice quell’uomo perché se lo era lui lo ero
anch’io. Poggiai le mie labbra sulle sue fredde quando ancora mi stava
guardando, arrivai addirittura a leccargliele più per il desiderio di
riscaldarle che per altro e prima che mi staccasse lui lo feci da solo.
Contrariamente alle mie aspettative non si infuriò, mi raggomitolò sul suo
corpo e riprese ad intrecciarmi i capelli. Sapevo che sarei dovuto rientrare
ma rimasi ancora un po’ a godermi gli ultimi momenti di pace che avrei
vissuto con lui e poi con uno sforzo enorme di volontà mi alzai.
- Devo andare domani è una giornata speciale per me…-
- Come mai?-
- Inizia la mia nuova vita che mi aiuterà ad essere una persona migliore…-
- Se diventi ancora migliore di così c’è il rischio che mi innamori sul
serio di te principessa e non importa se hai otto anni o meno…-
- Beh spero che lo farai davvero con il tempo, non vorrei mai che tu
provassi odio per me…-
- Perché dovrei odiarti?-
- Forse un giorno ne avrai motivo, e quando succederà ti prego di ricordarti
che sono sempre io, che se mi vuoi bene adesso me ne devi volere anche
dopo-.
- Ehi perché stai piangendo?- Non me ne accorsi ma in effetti sentivo le
lacrime scendermi sulle guance, un pianto silenzioso degno dello strazio che
sentivo dentro.
- Quando diventerò una persona degna di te, farò in modo di rispettare la
mia promessa, tu aspettami e avrai la tua persona da amare e da portare
quassù tutte le volte che vorrai, il mio corpo sarà tuo, il tuo cuore sarà
mio. Buonanotte Cort e stai tranquillo, ho sentito dire che sei il migliore
Maestro che Gilead abbia mai avuto. Tutto è ka, vedi quelle stelle che
sembrano formare un cono di luce? Alla punta di quel cono c’è l’origine
stessa del ka, se le cose vanno troppo male è colpa della Torre Nera che sta
perdendo il suo equilibrio, non prenderti responsabilità più grosse di te,
nessuno si può opporre al ka-. Mi accorsi di aver detto troppo appena lo
guardai in faccia, era difficile da credere che una bambina di otto anni
sapesse così tante cose…
- E tu come fai a conoscere la Torre Nera?- Sembrò veramente meravigliato,
la Torre Nera è un segreto che solo i pistoleri sanno, è una verità troppo
apocalittica per renderla nota a chiunque. Sapere che l’intero universo si
regge sull’ultima magia in un’epoca in cui la magia sta scomparendo
desterebbe il panico, sarebbe come ammettere che il mondo si regge davvero
sul guscio della Tartaruga Maurin e che da un momento all’altro possa
cascare perdendo l’equilibrio. Io sapevo questo e molto altro da tutti i
libri che avevo letto, leggende, miti, verità unendo tutto questo ero
arrivato alla conclusione che la Torre Nera esisteva e che ormai anch’essa
stava perdendo la sua Magia. Non potei ammettere la verità con Cort perché
molti di quei libri che avevo letto erano proibiti e solo grazie all’aiuto
di Steven ero riuscito ad averli. Quindi buttai lì una risposta piuttosto
evasiva.
- Io so molte cose come avrai modo di conoscere in futuro…-
- E non sai cos’è il sesso…- Mi guardò con perplessità, mi sarei guardato
con la stessa faccia se ne avessi avuto la possibilità e vedendo la mia
espressione del tutto confusa alla nuova parola “sesso” sarei scoppiato a
ridere come fece lui.
- Il sesso?- Fui veramente serio nel chiederlo, non sapevo che per tutta la
sera non avevamo fatto altro che parlare di sesso, dopotutto ancora adesso
sono fermamente convinto che fare sesso sia diverso dal fare l’amore.
- Fare l’amore intendevo… non starti a scervellare troppo principessa, ne
dovranno passare di anni prima che tu possa farlo, e quando deciderai di
farlo verrai da me, mi presenterai il fortunato e io ti dirò se ne sarà
degno…- Mi accarezzò i capelli con più affetto del solito come se fosse
preso da una strana malinconia, magari in quel momento immagini del futuro
gli sono passate davanti. Si spiegherebbe la nostalgia sul suo volto di quel
momento.
- Ma io ho già scelto te Cort, te l’ho già detto-. Ebbi la conferma che mi
stava sottovalutando, peggio per lui, pensai, un giorno sarebbe stato mio
comunque.
- Buonanotte principessa…- Mi liquidò così, fu l’ultima frase che mi disse
per anni con quella dolcezza manifesta. Mi rattristai perché non aveva
risposto alla mia dichiarazione, non so cosa mi aspettavo da lui quando
glielo dissi ma sicuramente non che mi mandasse via. Lo abbracciai un’ultima
volta e gli dissi mentalmente addio per chissà quanto tempo, mi fu
impossibile non chiedermi quando avrei avuto l’occasione di abbracciarlo di
nuovo, mi misi l’anima in pace e lo guardai per ricordarmi bene l’affetto
che provava e che gli si leggeva in faccia, lo avrebbe potuto nascondere e
mascherare una volta diventato mio Maestro ma nel suo cuore sarebbe rimasto
comunque, anche una volta scoperto chi ero veramente.
- A domani Cort, addio-. Non si rese conto del significato del mio saluto,
gli stavo dicendo sia addio sia che domani mi sarei presentato davanti a lui
come suo allievo ma probabilmente anche lui si sentiva alquanto confuso dopo
le cose che gli avevo detto. Mi lasciò andare e quello fu il nostro ultimo
incontro della mia infanzia da quel momento in poi l’avrei rivisto solo come
mio Maestro e il cambiamento fu così brusco che quasi la violenza cancellò
il ricordo di tutto ciò che c’era stato prima. Quasi mi fece dimenticare
come era Cort in realtà, non facendomi distinguere la figura del Maestro dal
Cort che avevo iniziato ad amare quella notte. Era tardi quando rientrai
nella mia stanza talmente tardi che non mi misi neanche a letto, mi sedetti
al piano e con le dita feci finta di suonarlo, chiusi gli occhi per
immaginarmi il suono delle note che sarebbero uscite e andai avanti così per
tutto il resto della notte. La mattina presto mia madre venne da me, non fui
stupito anche se avevo sperato che mi lasciasse stare almeno quel giorno.
Contro ogni mia previsione però si presentò tranquilla, bellissima come non
l’avevo mai vista, quasi rischiai d’innamorarmi di lei quella mattina quando
si avvicinò e mi baciò la fronte. Guardandola sperai di diventare bello come
lei perché a quel punto Cort non avrebbe di certo potuto sottovalutarmi e
respingermi come aveva fatto quella notte. La sua pazzia la faceva diventare
ancora più bella gli faceva scintillare gli occhi e gli rendeva la pelle
rosea come se fosse perennemente accaldata. Un uomo l’avrebbe scambiata in
uno stato di perenne eccitazione. Riuscì a farmi fesso con la sua bellezza,
appena le sorrisi, tirò fuori il vestito che aveva preparato con tanta cura
per l’occasione. Esattamente come tutti gli altri era semplicemente
ridicolo. Mi rifiutai di metterlo appena lo vidi e subito si scatenò il
pandemonio, mia madre perse il controllo, cominciò a lacerarsi i vestiti e a
strapparsi i capelli, le sue urla non sembravano neanche più umane, alla
fine sconfitto mi inginocchiai davanti a lei e l’abbracciai. La
tranquillizzai abbastanza da farla ritornare lucida, cedetti al suo
desiderio, le presi quell’orribile vestito dalle mani e lo indossai, non mi
vergognavo di spogliarmi davanti a lei, mi considerava asessuato magari
vedendo il mio corpo si sarebbe accorta quale fosse la verità. Non se ne
accorse mai, con il suo sguardo mi adorava e a volte mi accarezzava ma non
mi diceva mai nulla. Misi quel vestito e la guardai negli occhi che
bruciavano per la vittoria ottenuta, sapeva che quel vestito era in realtà
una catena che mi teneva legato a lei e al passato, e sapeva che io entravo
in accademia proprio per tagliare con il passato e con lei. Quando l’avevo
messo avevo ammesso che non mi sarei mai liberato di lei nonostante tutti i
miei tentativi, alla fine io sarei rimasto quello che ero, un debole senza
identità sessuale, e lei, mia madre, una pazza, la mia carceriera. Mi
guardai allo specchio e strinsi le mani a pugno così forte da farmi uscire
il sangue dai palmi. Avevo appena iniziato la mia nuova vita e già ero stato
umiliato e sottomesso dalla stessa donna che aveva rovinato la mia vita
precedente, cominciai a credere che avesse davvero il potere di distruggermi
l’esistenza intera. Quando lasciai la stanza la vidi che teneva tra la
faccia il mio pigiama, mi chiesi che fine mi avrebbe fatto fare la sua
ossessione per me e se ci sarebbe stato il giorno in cui mi avrebbe lasciato
andare. Amai mia madre anche in quel momento che si stava crogiolando con il
mio odore mentre il mio cuore e la mia personalità andavano in pezzi, anche
quel giorno pensai che prima di tutto e su tutto c’era lei, poi c’ero io.
Lei aveva bisogno di protezione, amore, fiducia, obbedienza io non avevo
diritto a nulla se lei non stava a posto. Il fatto che lei non stesse mai a
posto e che io non ero mai stato felice era irrilevante. Attraversai il
corridoio come se il mio corpo pesasse una tonnellata, il pensiero di
presentarmi davanti a Cort conciato in quella maniera e dirgli chi ero mi
terrorizzava, si sarebbe sentito preso in giro e mi avrebbe ammazzato. Già
la sera prima avevo preparato il vestito giusto da mettere, avevo cercato di
assumere davanti allo specchio l’espressione più maschile che potessi avere,
si sarebbe incazzato lo stesso ma magari non si sarebbe sentito preso per
culo. Passai davanti alla stanza di Steven e All e bussai, avevamo deciso di
andarci insieme e scommisi con me stesso che gli sarebbe bastata un’occhiata
per pentirsene, avrei fatto vergognare anche loro.
- Oh Gan! Cort ti ucciderà senz’altro!- Mi urlò Steven tanto forte da
stordirmi le orecchie, aveva gli occhi fuori dalle orbite incapace di
fermare lo sguardo su un punto preciso del mio vestito. Forse stava cercando
almeno una parte che potesse essere definito normale, sforzo inutile visto
che anch’io avevo provato a fare altrettanto con scarsi risultati.
- Tua madre ha veramente esagerato stavolta, non avresti dovuto
permetterglielo-. Contrariamente alle mie previsioni non mi allontanarono
schifati anzi All mi abbracciò e subito a noi si unì anche Steven, non so
cosa ne sarebbe stata della mia vita se non ci fossero stati loro. Sono
stati i migliori amici che uno come me potesse avere…
- Ho provato a ribellarmi ma non potete immaginare cosa ha combinato…-
- Sei troppo buono, devi imparare a farti rispettare se desideri stare al
fianco di Cort, non è tipo da tenersi al suo fianco un debole Vanny…-
Nonostante cercasse di asciugarmi le lacrime con la manica della sua camicia
le parole di All mi causarono un’altra crisi di pianto.
- Ma sai una cosa? Hai dimostrato di avere del fegato a metterti quell’affare
e mostrarti a Cort così, molti avrebbero rinunciato, io per primo credo che
avrei preferito saltare il primo giorno di lezione e farmi punire piuttosto
che affrontarlo come stai facendo tu adesso. Sono fiero di essere tuo amico
Vanny-. Steven mi commosse e il risultato fu che piansi ancora per un po’
bagnando la camicia di All fin quasi la spalla.
- Anch’io sono fiero di te, ma se non smetti di rovinarmi la camicia nuova
ti darò io un buon motivo per continuare a frignare, non voglio più vederti
piangere capito Vanny? Non darla vinta a tua madre dacci sempre più motivi
per essere fieri di te-. Abbracciai forte All e gli baciai una guancia, in
quel momento credo che se Steven avesse avuto meno diplomazia mi avrebbe
dato un calcio negli stinchi per farmi allontanare dalla sua proprietà. Poi
feci lo stesso con lui e stavolta mi guadagnai un’occhiataccia da parte di
All, erano terribilmente gelosi già così piccoli ma se si faceva finta di
ignorarli erano abbastanza innocui, almeno con me. Ci unimmo al resto del
gruppo senza fretta, sapevamo che sarei stato vittima di tutti gli sguardi
degli altri ragazzini e né All né Steven avevano voglia di iniziare la
giornata con una rissa che con molta probabilità sarebbe stata punita. Non
eravamo più bambini ora ogni gesto veniva giudicato dal nostro Maestro ed
essendo Cort sapevamo che non avevamo a che fare con uno che avesse molta
pazienza ma piuttosto con uno che prima usava le mani e poi apriva la bocca.
Ormai anch’io ero entrato in quell’ottica del nuovo Cort e lo temevo come e
più di chiunque altro. Tutti gli altri ragazzini erano piccole miniature dei
futuri pistoleri che sarebbero stati in futuro con camicie di cotone e jeans
stracciati come se fossero sopravvissuti a chissà quante missioni e con gli
irrinunciabili stivali da cowboy. Io avevo il mio solito completo di velluto
abbastanza largo da nascondere la fisionomia del mio corpo, non mi sentii
mai così ridicolo come in quel momento come se non bastassero tutte le
sensazioni negative che mi facevano tremare di terrore. Mi trovavo lì,
bersaglio cosciente di tutti i ragazzini e stavolta anche di Cort, sapevo
che Steven aveva ragione mi avrebbe distrutto appena riconosciuto.
Continuavo a guardarmi intorno in attesa del suo arrivo, non ero mai stato
tanto nervoso in vita mia e il disagio che provavo nel sentirmi nel posto
sbagliato al momento sbagliato mi faceva sentire sempre più piccolo e
inutile. Più volte mi passò per la mente di andarmene e rinunciare, con Cort
avrei potuto fare finta di essere una ragazzina fino a quando il mio corpo
non mi avesse tradito e poi avrei potuto continuare la mia vita quotidiana
senza trasformarmi in una caricatura di pistolero. Avevo appena fatto un
passo indietro quando vidi Cort arrivare con tutta tranquillità come se non
lo stessimo aspettando da mezz’ora, segnale chiaro che diceva che lui era il
Maestro e poteva fare tutto quello che gli pareva e noi allievi dovevamo
stare zitti e subire. Notai che zoppicava vistosamente e come per magia
tutta la preoccupazione per me sparì facendo posto per quella nei confronti
di Cort. Mi turbava sempre vederlo ferito ed era comico il fatto che nella
mia situazione continuavo a preoccuparmi più per lui che per me. La notte
prima non ricordavo di averlo visto zoppicare e probabilmente la causa del
suo dolore era l’umidità presa sul tetto in mia compagnia, nonostante il
ricordo mi riscaldasse il petto mi sentii in colpa, ricordavo perfettamente
che ero stato appoggiato per tutto il tempo proprio su quella gamba. Notai
subito che quel Cort era diverso dal mio Cort, i suoi occhi erano di
ghiaccio e se in precedenza non li avevo visti quasi mai dolci ora
sembravano quelli di un assassino, ma ciò che più mi stupii fu il suo
sorriso diventato freddo e calcolatore, un sorriso che doveva mettere paura,
sadico, distorto, troppo simile ad un ghigno. Ebbi veramente paura di lui
per la prima volta e anche per lui. Temevo che un giorno il Cort che
conoscevo io un giorno avrebbe semplicemente smesso di esistere per lasciare
l’intero comando al suo alter ego, il Maestro. Ripensai a tutte le volte che
Steven aveva cercato di mettermi in guardia sulla vera natura di Cort e
ancora una volta ero d’accordo nel dire che quello che avevo davanti non era
affatto il vero Cort, Steven mi avrebbe dovuto avvertire di stare attento
alla sua copia… Non ci guardò neanche come se per lui fossimo soltanto
spazzatura quotidiana che doveva smaltire. Prese in mano una lista dove
presumo ci fossero stati scritti i nostri nomi, non lo lesse ma lo strappò
facendoci intendere che se ne fregava dei nostri nomi e che chiamarci per
nome ci avrebbe dato un’importanza che per lui non avevamo, eravamo semplici
nullità e le nullità non avevano nomi. Nonostante io sapessi che questo non
era vero visto che lui stesso me lo aveva detto rimasi pietrificato dal suo
atteggiamento. Rimanemmo tutti immobili per paura di irritarlo prima di aver
cominciato, ci sembrava di cattivissimo umore, non sapevamo che quello era
il suo solito umore altrimenti ne saremmo stati ancora più terrorizzati.
Finalmente parve accorgersi della nostra presenza, fulminando alcuni di noi
e continuando ad ignorare gli altri, io che mi ero nascosto dietro a Steven
non ero stato notato. Le sue parole riuscirono a raggiungermi comunque, non
c’era niente che potesse proteggermi dalla durezza della sua voce.
- Allora mettiamo subito le cose in chiaro, voi siete solo delle nullità,
parassiti di Gilead e probabilmente lo sarete per sempre, neanch’io posso
fare miracoli con una merce così scadente. Siete larve, sarebbe troppo
paragonarvi ai vermi, i vermi hanno una loro utilità, le larve sono
semplicemente delle rotture di coglioni. Avrò fatto un miracolo con voi se
riuscirò a trasformarvi in vermi alla fine del corso quindi se pensate che
un giorno riuscirete a diventare pistoleri levatevelo dalla mente, non mi è
mai capitato un gruppo più scarso del vostro. Ora che abbiamo messo in
chiaro le mie e le vostre aspettative ecco le regole. Una volta entrati a
far parte dell’accademia, non apparterrete più ai vostri genitori né a voi
stessi ma indovinate a chi? Le vostre inutili vite apparterranno
esclusivamente a me, potrò farvi qualsiasi cosa che mi passi per la mente e
sapete cosa mi fa godere di più? Che non avrò bisogno di motivi per farvi
del male, se mi state sulle palle vi punisco, se mi girano vi puniscono,
quindi pensate che cosa vi posso fare se sarete voi a farmi incazzare.
Nessuna lamentela verrà sopportata, se vengo a scoprire, e contateci che
succederà, che siete andati a piagnucolare dalle vostre mammine vi assicuro
che per tutta la vostra vita sarete costretti a camminare a gambe larghe.
Non ammetto piagnistei, se vi picchio e voi piangete non fate altro che
beccarvi ancora più botte, dovrete abituarvi al dolore. Potete ritirarvi e
dimostrare le nullità che siete in qualsiasi momento, vi basta chiederlo una
volta e sarete esauditi. Non vi sarà permesso di fare risse tra di voi se
non quelle autorizzate da me, ma non vi preoccupate avrete molte occasioni
di sfogarvi il più del tempo lo passerete a fare a botte per cui non ci sarà
bisogno di farlo fuori dal mio orario; dovrete imparare cos’è la disciplina
e farla vostra. Passerete tutti i giorni in mia compagnia, tranne la
domenica e qualche ora in cui assisterete alle lezioni delle materie
teoriche con un altro maestro. A parte questa inutile perdita di tempo…- Mi
sentii un po’ stizzito per questa sua definizione per le materie che erano
le mie preferite, infatti anni dopo sono diventato io Maestro di quello che
Cort continua ostinatamente a chiamare inutile perdita di tempo. Non ha il
minimo rispetto per il mio lavoro, non fa altro che brontolare che l’unica
cosa importante è la pratica per un pistolero. Abbiamo cominciato le nostre
prime litigate su questo argomento quando ero ancora un suo allievo
beccandomi non poche botte per la mia insolenza e ostinazione, almeno ora ci
guadagno qualcosa di meglio, il suo e il mio modo di chiedere scusa ci
invoglia a litigare sempre di più…
- A parte questa inutile perdita di tempo sarete addestrati nel
combattimento e nella sopravvivenza. Imparerete ad usare qualsiasi arma
esistente ma anche a combattere a mani nude nel corpo a corpo, imparerete a
sopportare ogni tipo di limitazione alzando di molto la vostra soglia del
dolore e infine imparerete a destreggiarvi in qualsiasi ambiente. Gilead ha
tutto quello di cui abbiamo bisogno: boschi, deserto e lago. Questi luoghi
diventeranno le vostre seconde case. Farò in modo che la maggior parte di
voi si ritiri prima della fine del corso ma per quelli che riusciranno a
resistere ci sarà un ultimo esame da sostenere: dovrete riuscire a
sconfiggermi. Fareste bene a ritirarvi già da adesso risparmiandovi così
dolore e fatica inutile perché è impossibile che riusciate a sconfiggermi,
non succederà neanche tra un milione di anni, quindi fatemi un piacere non
fatemi perdere tempo inutilmente. Datemi una buona ragione e sarò io stesso
a buttarvi fuori, e ripeto datemi qualsiasi motivo e vi punirò. Devo
avvertirvi che conosco infiniti tipi di punizioni corporali e non, mi pare
inutile specificare che quelle che preferisco sono le corporali. Solo io
posso giustificare una vostra assenza, se non venite ad una mia lezione per
qualsiasi motivo che a voi sembra vitale ma non me l’avete chiesto sarete
puniti; saranno puniti i ritardi; ogni sorta di insubordinazione e
disobbedienza; se non sarete in grado di portare a termine la prova che vi
pongo; chi è tanto stupido da mettersi a discutere con me e sarà punita ogni
cosa che mi urterà di voi. Le prime lezioni non saranno traumatiche vi farò
visitare i boschi e il deserto e mi darete una dimostrazione delle vostre
capacita di nuotatori. Poi passerò ad insegnarvi ad andare a cavallo e dopo
di questo inizierò con le cose serie-. Fece un sorriso così sadico che tutti
noi rabbrividimmo di terrore, io ero deciso a scappare ma la mano di Steven
mi bloccò in tempo. Non feci in tempo a districarmi dalla sua stretta che
Cort iniziò a ispezionarci uno per uno. Su ognuno aveva avuto qualcosa da
ridire tremai all’idea di cosa potesse dire una volta che fosse arrivato a
me. Scoprii anche troppo presto la sua reazione: rimase a fissarmi
imbambolato incredulo. Ancora incapace di parlare mi toccò con una mano i
capelli e mi alzò il viso che avevo prontamente abbassato al suo arrivo.
- E tu che ci fai qui?- Mi chiese con gli occhi ancora spalancati, non
riusciva proprio a capacitarsi della mia presenza nel suo regno.
- Non si vede?-
- Io non addestro bambine, e non credo che questa sia una nuova direttiva
del re-. Mi guardò, credo che se non glielo avessi chiaramente detto Cort
non ci sarebbe mai arrivato.
- Ti ricordi? Oggi iniziava la mia nuova vita, la mia nuova vita da
ragazzino…- Aspettai che esplodesse la bomba ma ancora la reazione di Cort
fu lenta a venire.
- Un ragazzino?-
- Sì mi dispiace Cort-.
- Tu saresti un ragazzino?- Cominciò finalmente a realizzare ma la sorpresa
sul suo volto non se ne era ancora andata piuttosto si era aggiunta
l’irritazione, si stava rendendo conto che l’avevo preso in giro per tutto
il tempo.
- Cort non ti volevo prendere in giro, te lo avrei voluto dire…-
- Sta’ zitto!- Finalmente arrivò la reazione che mi aspettavo, violenta e
irruente come era Cort mi mise una mano intorno alla gola ma appena si
accorse che mi stava davvero strozzando mollò subito la presa, era ancora
incapace di farmi male veramente.
- Scusami Cort-. Gli ripetei tra un colpo di tosse e un altro.
- Vieni con me…- Mi prese per la camicia di velluto e mi trascinò via di lì,
in effetti avevamo un po’ troppi occhi addosso per poter continuare il
discorso ma io me la feci quasi sotto al solo pensiero di allontanarmi da
Steven e All. Non ero mai stato da solo con quel Cort, non sapevo niente di
lui sapevo solo che era capace di mettermi paura quando l’altro invece non
lo aveva mai fatto. Mi portò dietro la sua casa dove nessuna poteva vederci,
era il campo privato di allenamento, dove ancora adesso si allena di tanto
in tanto.
- Ti do due minuti per spiegarmi che cazzo succede, poi ti sbatto fuori
dall’accademia!-
- Non puoi farlo!- Anche se ero terrorizzato all’idea di frequentare le sue
lezioni non ci avrei mai rinunciato perché sarebbe stato come rinunciare al
mio scopo di diventare finalmente un uomo migliore e sicuramente avrebbe
significato rinunciare a lui.
- Oh sì che posso, non hai sentito il mio discorso prima? E sarai anche
fortunato che te ne andrai su tutte e due le tue gambe, stranamente anche se
mi hai preso per culo per tutto questo tempo non ho voglia di farti male-.
- Non me ne andrò Cort, almeno prima ascoltami!-
- Va bene parla…-
- Non so come giustificarmi… non volevo prenderti in giro, tu mi hai
scambiato per una bambina e io non ti ho mai smentito, sei stato sempre così
buono e gentile con me che avevo paura di perdere il tuo affetto, vedevo
come trattavi i ragazzini mentre io ero la tua principessa. Tu insieme a
Steven e All mi hai salvato la vita, non volevo perderti…-
- Ti ho salvato la vita?-
- Sai perché mi hai scambiato per una bambina? E’ vero io sono piuttosto
effeminato ma non centra, anche Steven lo è ma nessuno lo scambia per una
bambina mentre io non vengo mai riconosciuto per quello che sono. Mia madre
fin da piccolo mi ha costretto a mettermi dei vestiti tipo questo, mi ha
insegnato a comportarmi come una signorina e mi ha educato come se fossi una
donna da dare in sposa. E’ stato un incubo e lo è tuttora, solo i momenti
che ho passato con te e con Steven mi hanno fatto uscire quasi normale da
questa storia. Solo per questo non ti ho mai detto niente, stavo troppo bene
con te mi sono voluto regalare un po’ di felicità con l’inganno è vero ma
Cort tu non sai cosa vuol dire vivere con quella donna…-
- Cazzo principessa non venirmi a parlare di infelicità, io sono stato
addestrato dall’età di quattro per questo schifo di posto e credimi se ti
dico che quello che faccio ai miei allievi è una sciocchezza in confronto a
quello che ho subito io dai miei Maestri… porca miseria lo sai ora quanto ci
metterò a levarmi dalla testa la parola principessa quando ti guardo?-
- Non c’è bisogno che te lo dimentichi sono sicuro che sai pronunciarlo
anche in tono sdegnoso…- Gli sorrisi amichevolmente sperando davvero che non
smettesse di chiamarmi principessa, amavo troppo quel soprannome per
rinunciarci.
- Su questo puoi giurarci, ‘principessa’- Sputò il nomignolo come qualcosa
di disgustoso, quasi rimpiansi il fatto che mi ci chiamasse ancora.
- Non avevo dubbi…- Storsi il naso per fargli capire quanto non apprezzavo
quel genere di tono ma lui fece finta di nulla dopotutto mi sarei dovuto
abituare a quel nuovo Cort.
- Passerò sopra al fatto che mi hai preso per il culo tutto questo tempo ma
ora dimmi come ti sei permesso di presentarti davanti a me con quel vestito?
Se fosse stato qualcun altro lo avrei massacrato di botte già dal primo
giorno mentre con te devo prima prendere confidenza con il fatto che non sei
una bambina. Non picchierei mai una bambina ma stai sicuro che appena
entrerò nell’ottica che sei un ragazzino con te non avrò più alcun
scrupolo…-
- Non è stata colpa mia, io avevo preparato il vestito che mi ha dato Steven
ma poi stamattina mia madre è entrata e ha cominciato a dare fuori di testa
finché non ho accettato di mettermi questo schifo di vestito, non ti volevo
mancare di rispetto…-
- Non riuscirei comunque a smettere di chiamarti principessa, sei troppo
buono e adorabile-. Mi guardò perplesso non sapendo neanche lui come
comportarsi.
- Non voglio crearti nessun problema, in effetti il Vanny che conoscevi è
svanito ieri sera consideralo morto se ti aiuta-.
- Non vedo molta differenza tra il Vanny di ieri e quello di oggi-.
- Sono qui apposta per cambiare, aiutami a farlo. Da solo finirei per
diventare quello che vuole mia madre-.
- Non diventerai mai pistolero Vanny, e non te lo sto dicendo per renderti
insicuro te lo dico perché non hai né il carattere giusto e né il fisico,
ritirati prima che ti faccia male…-
- Allora non hai capito, voglio che tu mi aiuti a cambiare!-
- Io conosco un unico modo per farlo e non ti piacerà, non ti piacerà quello
che farai, ciò che subirai o quello che diventerò io. Potresti non farcela-.
- A me non interessa diventare pistolero Cort. Ora che sai che sono un
maschio mi vergogno ad ammetterlo ma ricorda quello che ti ho detto ieri,
erano tutte cose vere, è per quello voglio migliorare-. Abbassai gli occhi
perché anche se non lo stavo dicendo apertamente, gli stavo ripetendo le
stesse cose ovvero che volevo essere degno di lui e tutto quello che ne
consegue, potevo leggere nel viso di Cort tutti i ricordi della sera
precedente.
- Davvero parlavi sul serio ieri?-
- Su ogni cosa-. Specificando l’ogni intendevo proprio quello a cui stava
pensando lui, la promessa che avrei fatto l’amore con lui sotto quel cielo
stellato. Ero talmente arrossito che non sarebbero servite parole.
- Mi spiazzi veramente, ti adoravo come bambina e ora non so davvero cosa
fare-.
- Accettami come tuo allievo, so che ora è tutto cambiato ma io non smetterò
di credere in quelle parole…-
- Non posso vietarti di sperare ma te lo devo dire io non…-
- Non dirlo, anche se lo pensi non dirmelo, per ora è l’unico motivo che ho
per andare avanti-.
- Come vuoi ma se davvero vuoi diventare mio allievo dovremo dimenticare la
nostra amicizia passata anche se sarà inevitabile che tu diventerai il mio
preferito…-
- Questo è un bene?-
- Non sempre, sono molto esigente con i miei preferiti-. Mi sorrise
sadicamente come non aveva mai fatto precedentemente. Durante quella
discussione non mi aveva mai trattato male ma comunque era chiara la
differenza netta che c’era tra il Cort di quel giorno e quello della sera
prima. Non avevo ancora visto niente ed ero già sconcertato…
- Allora mi accetterai?-
- Purtroppo sono costretto ad accettarti, sei figlio di un pistolero ed è
tuo diritto entrare a far parte dell’accademia per cercare di seguire le
orme di tuo padre-. Di diventare come mio padre a me non importava
assolutamente nulla ma rimasi in silenzio visto che pareva che solo grazie
al lui Cort mi avrebbe accettato. Per la prima volta ringraziai quel padre
che non avevo mai conosciuto e la cui morte mi aveva distrutto la vita fino
a quel momento.
- Grazie Cort!- Lo abbracciai di istinto e lo sentii irrigidirsi
immediatamente, capii subito che quella era una cosa che non avrei mai più
dovuto fare ma le vecchie abitudine, soprattutto quelle belle, sono
difficili a morire.
- Non ringraziarmi ragazzino non sai in che cosa ti stai andando a
cacciare-. Non so perché ma anche essere chiamato ‘ragazzino’ non mi
dispiaceva affatto, mi sembrava un giusto compromesso per una principessa al
maschile. Ora non so se mi piace di più quando mi chiama principessa o
quando mi chiama ragazzino, in tutte e due riesce a mettere una nota
perversa e maliziosa che mi fa andare a fuoco al solo suono della sua voce e
sono sicuro che in tutti gli anni che Cort è stato mio Maestro non ha fatto
altro che perfezionare quella nota per raggiungere la perfezione una volta
diventato il mio uomo. Se si mettesse di impegno riuscirebbe a farmi venire
solo chiamandomi principessa o ragazzino; ha una voce veramente sexy e
seducente, così calda che mi fa sciogliere come burro al sole.
Fortunatamente usa quel tipo di voce solo con me altrimenti dovrei andare in
giro armato e sempre fortunatamente usa la sua voce roca di desiderio solo
quando fa l’amore con me altrimenti non servirebbe neanche essere armato
farebbe una strage lui con quella voce scandalosa che si ritrova.
- Farò del mio meglio te lo assicuro-.
- Purtroppo il tuo meglio non sarà abbastanza… Ora torniamo dagli altri…
Vanny ricordati di una cosa… non metterti mai frignare hai capito?-
- Lo so che ho una pessima reputazione e che ho pianto quasi tutte le volte
che ci siamo visti ma ormai quella è storia chiusa-.
- Già è storia chiusa, ricordatelo bene, se c’è una cosa che non sopporto è
vedere qualcuno piangere e se lo fa un mio allievo lo picchio finché non
smette hai capito?- A quel tempo non capivo come un ragazzino potesse
smettere di piangere se continuava ad essere picchiato poi ho scoperto che
se si ha a che fare con il calci e i pugni di Cort, si farebbe di tutto per
farlo smettere anche imparare a controllare i liquidi del proprio corpo.
- E’ incredibile come tu sia diverso Cort…- Non mi servii specificare nulla,
lo sapeva bene anche lui per poter fare finta di non capire…
- Non è facile essere il Maestro te l’ho detto ieri…- Riapparve quell’espressione
malinconica e triste, ma stavolta fu solo per un attimo fugace si rimise
subito la maschera di freddezza.
- Credo che non sarà facile neanche essere tuo allievo eh?- Gli strappai un
mezzo sorriso e mi mise una mano in testa che non assomigliava neanche
lontanamente alle sue vecchie carezze ma me lo feci bastare.
- Hai ragione da vendere ragazzino… aspettami qui ti vado a prendere un
vestito più adatto per l’occasione, non puoi rimanere con quel coso addosso…
non solo perché è pietoso ed è un pugno allo stomaco ma ti intralcerebbe
pure-.
- E’ proprio orrendo eh?- Ci scherzai sopra per non disperarmi, quel vestito
mi sarebbe stato da schifo anche se fossi stato veramente una ragazzina,
Cort annuì solennemente e se ne andò, tornò solo dopo alcuni minuti, chissà
dov’è andato a prendermelo…
- Non è un vestito da principessa come quelli a cui sei abituato ma andrà
bene per quello che devi fare…- Lo stesi un attimo per vederlo e sorrisi
luminoso, il mio primo vestito da maschio.
- E’ bellissimo!- In realtà faceva schifo era sporco e stracciato e appena
Steven me lo vidi addosso mi promise subito un nuovo vestito. Ero veramente
orgoglioso di quel vestito era il regalo più bello che avessi mai ricevuto e
non solo perché era venuto da Cort. Cort mi guardò perplesso per la gioia
ingiustificata che sprizzavo da tutti i pori, solo allora cominciò a credere
veramente che la mia infanzia non era stata tutta rose e fiori come sempre
aveva creduto.
- Mettitelo, ho già sprecato abbastanza tempo…- Feci finta di non aver
sentito quel sprecato ma lo guardai confuso non sapendo bene cosa dovevo
fare. Mi diceva di metterlo ma rimaneva lì con me, aspettavo che se ne
andasse ma rimase dov’era.
- Allora? Che hai bisogno anche di essere vestito? Non dirmi che stiamo a
questi livelli principessa!- Si passò una mano sugli occhi segno che stava
perdendo la pazienza. Mi sbrigai ad accontentarlo, anche se imbarazzato
iniziai a spogliarmi, nessuno tranne mia madre mi aveva ancora visto nudo e
della mia nudità provavo vergogna come se il mio corpo fosse la
rappresentazione del mio stato di ambiguità sessuale. Non sapevo com’era il
corpo nudo di una donna ma stranamente pensavo che fosse molto simile al
mio, anche questo è sicuramente colpa di mia madre. Rosso in viso evitai di
guardarlo il momento in cui mi trovai davanti a lui totalmente nudo.
Percepivo il suo sguardo su di me e mi girai dandogli le spalle e cominciai
a rivestirmi in fretta…
- Porca puttana sei veramente un ragazzino!- Lo guardai fulminandolo
infastidito, perché risultava così difficile a chiunque credere la mia
effettiva maschilità? Mi chiesi se per il resto della mia vita non fossi
stato costretto a tirarmi giù le mutande per dimostrare chi ero in realtà,
non era affatto una bella prospettiva, ero anche poco dotato… Anche dopo non
è che sia mai stato così virile, è una fortuna che con Cort non ho la
possibilità di dimostrare il mio lato dominante che è inesistente, ed è una
fortuna che non sia mai stato con una donna, mi sono risparmiato una
figuraccia incredibile. Non sono dotato ma è in linea con il mio aspetto
così androgino che tanto piace a Cort. Tanto per spiegarmi, non è che sia
privo del mio attrezzo riproduttivo ma a Gilead gli uomini sono abbastanza
focosi e dotati io semplicemente non sono tra quelli, sono focoso più di
loro ma per quanto riguarda le misure sono al di sotto della media. Quello
che ho mi basta per quello che mi serve, ovvero eccitarmi alle carezze di
Cort, avere orgasmi uno dietro l’altro e quando sono fortunato e Cort
stranamente premuroso me lo prende in bocca portandomi ad un nuovo livello
del paradiso. Tornando a quel lontano passato, quella era la prima volta che
mi spogliavo davanti a Cort e il suo sguardo perplesso e stupito me la fece
diventare la peggiore della mia vita, mi sentivo un animale raro da
vivisezionare ma fu l’ultima. Nelle occasioni dopo mi guardò con sempre più
interesse notando ogni più piccolo cambiamento del mio corpo. Prese ad
osservarmi come se volesse vedere fino a dove potessi arrivare, ed è inutile
dire che una volta cresciuto non gli dispiaceva affatto posare il suo
sguardo per qualche attimo in più sul mio corpo nudo, facendomi capire che
non gli ero affatto indifferente…
- Che pensavi che stessi raccontando balle? E’ per questo che sei rimasto lì
a guardarmi come un pervertito mentre mi spogliavo?- Mi allacciai la cintura
dei pantaloni con rabbia, con gli occhi che già mi bruciavano di lacrime,
pensare che avevo da poco promesso di non frignare più. Fu la prima lezione
che mi venne impartita: è dura mantenere la parola data… Fu anche il primo
schiaffo che ricevetti da lui e anche se non ci mise neanche la metà della
forza che avrebbe usato in futuro mi sentii bruciare la guancia per tutto il
giorno.
- Questo è un avvertimento non puoi dire o fare quello che ti pare e tanto
per essere chiari è mio dovere essere sicuro di non far entrare nella mia
accademia ragazzine o qualsiasi altro tipo di impostore. Vedi di darti una
calmata non mi frega niente se sei così insicuro di te stesso da sentirti
perseguitato, sei solo un ragazzino da addestrare. Ti trovavo una bellissima
bambina prima e ti trovo un bellissimo ragazzino ora ma in entrambi i casi
non c’è neanche una possibilità che mi possa eccitare un corpo acerbo come
il tuo. Non permetto a nessuno di darmi del pervertito quando si parla di un
mio allievo, ricordatelo altrimenti in futuro non sarò più così tenero.
Dimmi che hai capito Vanny-. Già da bambino sapevo che Cort era molto rigido
e che difficilmente andava contro i propri principi. Lo capii ancora di più
quando cercai di sedurlo in tutte le maniere con pochi risultati nonostante
fossi già grande. Non avrebbe mai approfittato di un suo allievo figurarsi
di quelli più piccoli. Sono fiero di essere riuscito ad ottenere quello che
ho ottenuto da lui quando ero ancora un suo allievo perché non credo che
nessun altro sarebbe riuscito ad ottenere di più, anzi non avrebbe ottenuto
nient’altro che botte e pure tante…
- Ho capito e ti chiedo scusa, so che non sei un pervertito ti sei sempre
comportato bene con me. Hai ragione è solo un mio complesso che spero tu
riesca a levarmi…-
- Non faccio mica miracoli… ma vedremo quello che si può fare-. Mi squadrò
con attenzione valutando sul momento quante potessero essere le possibilità
che potessi diventare in futuro un pistolero o quantomeno qualcosa che ci si
avvicinava. Lessi subito nei suoi occhi la sfiducia che potessi combinare
qualcosa di buono ma vedevo brillare anche la luce della sfida che non lo
avrebbe fatto rinunciare tanto presto a farmi diventare almeno un uomo…
- Andiamo… Ricordati quello che faccio non lo farò perché ti odio né perché
ho voglia di perseguitarti, vedrai che alla fine del corso sarai esattamente
quello che vorrai essere. Io farò solo quello che deve essere fatto perché
questo accada ovviamente molto dipenderà da te…-
- Io farò di tutto Cort e neanch’io ti odierò mai, non potrei neanche se lo
volessi-.
- Questo è tutto da vedere…- Nonostante anni e anni di punizioni, derisioni
e pestaggi non è mai riuscito a farsi odiare veramente. Quando tornammo
dagli altri tutti gli sguardi erano puntati su di me alla ricerca di qualche
livido o di qualche segno di maltrattamento ma l’unica differenza che c’era
era solo il mio abbigliamento che per quanto orribile era, era pur sempre
migliore di quello che indossavo prima. Steven e All mi guardarono come se
fossi andato sulla Luna e poi tornato indietro tutto intero, andai da loro
che subito mi toccarono per vedere se ero reale o solo un’illusione, risi
delle loro espressioni. Il mio primo giorno all’Accademia di Cort alla fine
fu meno traumatico di quello che pensavo, sarebbero stati molto peggio i
giorni a venire… Se chiedete a Cort dirà che sono stato il suo peggior
allievo, che non sono servite a niente le botte, le minacce, le derisioni,
sono rimasto la schiappa che ero nonostante i suoi sforzi ma almeno sono
diventato una schiappa di pistolero uomo. Quindi obiettivo raggiunto. I
primi giorni passarono abbastanza lisci. Cort ci insegnò ad andare a cavallo
e ci fece visitare i boschi e il deserto, fu quasi divertente… il brutto
venne quando iniziò a fare sul serio. Ho preso tante di quelle botte da non
ricordare più neanche le occasioni, ricordo solo che Cort mi puniva anche
durante i corsi di sopravvivenza dove nonostante riuscissi alla perfezione
mi puniva perché non usavo i metodi insegnati da lui ma quelli che io
conoscevo grazie alla mia cultura, metodi più pacifici e sicuri. Lui diceva
di cacciare per procacciarci il cibo io coglievo bacche, lui diceva di
tracciare il territorio per orientarsi, io usavo le stelle e le piante e
così via… Non sopportava che gli disobbedissi e sosteneva che i miei metodi
non mi formavano quanto quelli da lui dati. Ho preso parecchie botte per
questo. Il resto le ho prese perché ero totalmente incapace di tenere in
mano un’arma qualunque. L’unica cosa in cui andavo bene e che mai mi ha
procurato una punizione è stata immersione, ero uno dei migliori. Comunque
davvero non sono mai riuscito ad odiarlo Cort, solo in un’occasione ci sono
andato vicino ma ne parlerò più avanti. Sempre quando avevo otto anni
successe anche un’altra cosa, oltre alla mia iniziazione ad apprendista
pistolero, che cambiò e stravolse la mia vita e di chi volevo più bene. Non
ci fu bisogno che All mi svelasse il suo famoso segreto perché me lo trovai
sbattuto praticamente in faccia. Non fu sconvolgente e né traumatizzante, la
risposta l’avevo già nella mia anima stava solo aspettando di poter venire
alla luce. Quando la scoprii mi dissi ‘beh come ho fatto a non arrivarci
prima da solo?’ Era talmente lampante che quello che volevo era quello che
mi sembrava impossibile non averlo mai sospettato. Probabilmente era anche
colpa del discorso che Cort mi aveva fatto sul sesso e della mia convinzione
che il dito centrasse qualcosa con il fare l’amore con qualcuno, questo non
è da escludere ero piuttosto confuso sull’argomento o peggio ero piuttosto
sicuro che funzionasse così… Capii anche il perché All non me l’avesse
svelato prima, in effetti ero ancora troppo piccolo per capire veramente il
senso profondo della cosa, avrei visto solo l’aspetto esteriore e molto
probabilmente ne sarei rimasto terrorizzato. Ciò che non sconvolse me però
sconvolse lo stesso All… Eravamo venuti a sapere che una festa sarebbe stata
organizzata nelle segrete. Ne fummo subito incuriositi, il castello aveva
una sala enorme per qualsiasi tipo di festa e le segrete di certo non
avevano niente da offrire di più anzi venivano utilizzate come prigioni.
Nessuno di noi aveva il diritto di partecipare alle feste, l’età minima era
undici anni ma fino allora avevamo sempre trovato il modo di infilarci a
qualsiasi cena o ballo tenuto al castello ed eravamo sicuri di trovare un
espediente per imbucarci anche a questa. La cosa strana è che nessuno ne
parlava quando nelle volte precedenti non si parlava di altro per settimane.
Capimmo subito quindi che quella non era una festa come tutte le altre, una
festa segreta a cui solo poche persone prescelte era permesso di
partecipare. Dal momento in cui sapemmo l’esistenza di questa festa in ogni
nostro momento libero che avevamo cercavamo un modo per entrare anche noi.
Nonostante la conoscenza totale del castello e dei suoi passaggi segreti non
riuscimmo a trovare di meglio che una crepa sul muro che se anche non ci
permetteva di entrare ci faceva spiare l’intero ambiente adibito per la
festa. Fummo incuriositi dalla miseria della stanza, a Gilead vengono fatte
feste talmente sfarzose che bisogna quasi tenere gli occhi socchiusi per
evitare di abbagliarsi con lo splendore delle luci, dei mobili e dei cibi.
In quella stanza invece era tutto così grezzo e squallido che era difficile
pensare di poterci fare una festa. Steven e All erano incuriositi quanto me,
insieme sgattaiolavamo dalle nostre stanze per controllare se quella fosse
stata la notte giusta. Trovammo tutto tranquillo per molte notti e quando
ormai ci stavamo perdendo d’animo giunse la sera giusta. Tutta la stanza era
annebbiata dal fumo di tabacco e la puzza di whisky riusciva a trasparire
anche attraverso la crepa da cui spiavamo. I nostri occhi erano sgranati per
la sorpresa, mai avevamo visto tanta volgarità e promiscuità al castello,
sembrava la festa dell’indecenza e della trasgressività, una di quelle orge
che si dice si facessero quando ancora gli Antichi non erano estinti. Gente
mezza nuda o totalmente nuda girava per la stanza in cerca di compagnia
occasionale, amanti che si divoravano in ogni angolo o anche al centro della
sala senza alcun pudore. Vidi per la prima volta una puttana in vita mia, e
non solo una, la sala ne era piena e oltre a loro c’erano anche donne che
venivano fuori dalle mura del castello a cui abitualmente non era permesso
l’accesso. Steven si accorse che gli unici presenti del castello erano suo
padre, il Re, e i suoi pistoleri. L’invito era solo per loro e la festa era
un incontro dove sfogare tutti i loro istinti e le voglie. Relazioni
clandestine venivano portate alla luce per essere riassopite il giorno dopo,
strane voglie venivano soddisfatte per poi poterle negare alla nuova alba,
gusti particolari che si cercava di nascondere venivano manifestati davanti
a tutti. Era una festa basata sul sesso estremo, vedemmo di tutto e di più,
qualcosa ci disgustò, altro ci incuriosì io per di più del tempo rimasi con
la bocca spalancata, mai mi era passato per la mente che al mondo potesse
esistere anche quel tipo di realtà. Poi spostando lo sguardo da due donne
che ci stavano dando dentro con unico uomo andai a sbattere contro la verità
che andavo cercando, svelando finalmente il segreto che All non mi aveva
voluto dire. Vidi due uomini fare sesso, due pistoleri che parevano stonare
in quel quadro così volgare e sporco… Sembrava che fossero delineati da
un’aurea pura che li contraddistingueva da tutto il lerciume e lo squallore
che li circondava, se fossi stato più grande avrei subito capito che quei
due non stavano solo scopando come chi li circondava, loro erano amanti
nella vita e quello che stavano facendo davanti a tutti non era del sesso ma
stavano facendo l’amore dimostrando quanto questo fosse più puro e completo
di qualsiasi altro atto. Ce l’ho ancora chiara in mente quell’immagine,
amore puro in mezzo alla lussuria. Era tutto quello che chiedevo io e che un
giorno ero sicuro sarei riuscito ad ottenere. Non ho mai scoperto chi
fossero ma non passa giorno senza che li ringrazi, sono stati i primi ad
indicarmi ciò che volevo e se sono quello che sono in parte lo devo anche a
loro e alla dimostrazione pubblica di amore fisico innocente, puro e totale
che hanno dato in mezzo a quell’orgia di istinti primordiali. C’era lussuria
anche in quello che facevano loro ma sembrava disintegrarsi sotto il peso
del legame che li univa. La seconda volta che vidi una scena del genere fu
quando vidi Steven e All fare l’amore anche loro davanti a tutti senza
vergogna e senza paura, un’altra lezione di amore assoluto per chi neanche
sospettava l’esistenza di un simile legame e sentimento. Quella notte
imparai molte cose, chinato, quasi in ginocchio, vedevo un uomo fidarsi
ciecamente di un altro e permettergli l’accesso più intimo al suo corpo e
alla sua mente e l’altro uomo prenderlo con un’adorazione tale da sembrare
che lo stesse semplicemente riempiendo con la sua essenza in cambio della
sua, aveva molto di spirituale quasi quanto la fisicità. Sembravano che si
stessero solo sfiorando per quanto quello che stavano facendo sembrasse
giusto e inevitabile, la fluidità fatta corpo… mi immaginai io come l’uomo
di sotto e Cort sopra di me che mi dimostrava quanto mi amava. Per un attimo
mi dimenticai anche la storia assurda del dito e mi immaginai solo io con
lui al posto di quei due… o meglio io e Cort soli senza lo schifo di
contorno da bordello… sono sempre stato un tipo romantico o perlomeno
riservato. Staccai a fatica gli occhi dalle mie due divinità perché avevo da
fare un’ultima cosa prima di ritenermi soddisfatto. Cercai Cort in ogni
corpo sdraiato o in piedi che fosse ma con un sospiro di sollievo non lo
trovai… quella volta. Le volte successive fu sempre presente con due o tre
puttane che quasi lo rendevano invisibile… avrei voluto uccidere lui e le
puttane quando l’ho visto. Quella notte invece potei ritenermi soddisfatto e
quando mi rialzai per ritornare nella mia stanza notai un corpo sdraiato al
mio fianco. Quando mi avvicinai scoprii che era All in pieno attacco
epilettico, Steven non si era accorto di nulla era ancora intento a
sbirciare dalla crepa. Lo chiamai subito e quasi prese un colpo anche a lui
vederlo in quello stato. Lo portammo subito dal medico, io rimasi fuori,
Steven al contrario non si fece cacciare rimase fino a quando non si riprese
e poi pretese delle spiegazioni. All si rifiutò di parlargli così Steven
aspettò la mattina e poi andò direttamente dal padre che messo sotto
pressione alla fine gli disse quello che sapeva. Ciò che Steven venne a
sapere poi lo disse a me, ovviamente con il benestare di All. I discorsi
strani di All alla fine ebbero finalmente senso dopo una simile scoperta…
venimmo a sapere che All non era stato affatto abbandonato come pensavamo ma
che era stato lui a scappare di casa a soli quattro anni dopo che per mesi i
suoi stessi genitori, dopo averlo violentato, lo avevano venduto per pochi
spiccioli a chiunque avesse avuto voglia di divertirsi. Loro lo avevano
gratis gli altri per una miseria… era diventato l’unico mezzo di sostegno
della sua famiglia… avevano addirittura una stanza adibita apposta. Appena
ha trovato l’occasione giusta con le poche forze rimaste è scappato dopo di
che Steven l’ha trovato, si spiegano anche le condizioni pessime in cui
stava… All saltò due settimane di lezioni dopo quell’episodio, evidentemente
Cort era stato avvertito perché non disse e non fece nulla neanche quando
tornò, io credo che lo sapesse già dall’inizio visto che non capitava mai
che All dovesse fare coppia con qualcuno di diverso di Steven. Quando tornò
sembrò essere tornato il bambino impaurito di un tempo, era di nuovo
smagrito con un’aria malaticcia incapace di fidarsi di niente e nessuno. Si
aggrappava alla camicia di Steven come faceva da piccolo e cosa incredibile
smise di parlarmi. Eravamo davvero tornati indietro nel tempo… Durante le
lezioni faceva tutto quello che gli si diceva di fare più per paura che Cort
gli mettesse le mani addosso che per voglia, era diventato nuovamente una
bambola. Steven non lo lasciava mai solo, fu quel periodo di crisi a legarli
in modo definitivo ed è solo grazie all’amore e alla pazienza di Steven se
All riuscì ad uscirne una seconda volta. A me riparlò solo dopo un mese ma
tornò a comportarsi normalmente solo il mese dopo, mi chiese scusa,
imbarazzato forse non per come si era comportato ma perché sapevo quello che
gli era stato fatto. Io mancando di sensibilità lo abbracciai per fargli
capire quanto gli volevo bene, subito mi si irrigidì tra le braccia, non lo
lasciai andare e pian piano lo sentì rilassarsi, da quel momento tornammo ad
essere amici come prima. Mi mancava come amico, per questo non avevo
rinunciato a lui, e se lo avessi lasciato andare dal mio abbraccio
probabilmente tra di noi si sarebbe formata una barriera invalicabile per
sempre. Tornammo ad essere il magico trio ma quell’esperienza ci aveva fatto
crescere e segnato per sempre. Io da quel giorno cominciai a vedere Cort
come mio possibile amante, Steven aveva scoperto una terribile verità sul
suo amore e All si era finalmente liberato del terribile segreto che si era
tenuto dentro per tutti quegli anni. Non solo l’accademia ci aiutava a
crescere ma anche la semplice vita quotidiana nascondeva sorprese che erano
davvero difficili da superare e quando ci riuscivamo eravamo contenti di
poter dire di aver fatto un piccolo passo verso la vita adulta e quindi
verso tutti i nostri sogni, quali essi fossero erano più vicini che mai…
quelli di Steven… di All… i miei… e forse anche quelli di Cort, anche se
ancora non lo sapeva… un sogno in comune… il più bello… il più importante.
Ahimè avevo ancora solo otto anni ed io avevo appena iniziato a crescere…
l’attesa sarebbe stata ancora lunga… ma l’amore era già arrivato.
Continua…
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