Stavo continuando la storia Cuthbert-Roland quando un bel giorno accendo il computer e scopro che le venti pagine che avevo già scritto sono sparite nel nulla… così mi sono distratta con questa fic che in fondo centra un po’ con l’altra visto che ho preso spunto da quelle venti pagine, ma l’avrei dovuta scrivere dopo. Doveva essere una cosa corta corta ma le pagine continuano a moltiplicarsi… E’ una Cort-Vanny, non avevo mai e poi mai pensato a questa coppia prima di adesso, sto definitivamente degenerando. Finalmente torno a scrivere in prima persona, odio la terza persona. Buona lettura… ^^ 

 

 


Come divenni uomo

Parte I

di Mia

 

Sono dell’opinione che le storie vanno sempre raccontate se si ha un pubblico disposto a starle a sentire. Ogni vita è una lunga storia e anche se a volte può sembrare scomoda e imbarazzante ha il diritto di essere raccontata altrimenti sarebbe come ammettere di vergognarsi di ciò che si è stati. Io sono adulto e responsabile delle mie scelte, non mi vergogno di ricordare il mio passato e ciò che ero. Non mi vergogno di ammettere che se non avessi avuto lui nella mia vita ora sarei una totale nullità. Lui ha forgiato il mio carattere e il mio corpo facendomi diventare un uomo. Forse sarei diventato addirittura una puttana da bordello se non ci fosse stato lui ad indicarmi la giusta via guidandomi quasi per mano e facendomi uscire dal tunnel che avevo pericolosamente imboccato per colpa di mia madre. Principessa mi chiamava da piccolo, principessa mi chiama ancora ma il senso ora è totalmente diverso da quello passato, non c’è niente di dispregiativo ed offensivo ma solo affetto. Ero un bambino quando lo vidi per la prima volta, o meglio la prima volta che ricordo di averlo incontrato. E’ un peccato non ricordarlo prima, a quel tempo probabilmente la sua bellezza era ancora intatta o almeno non sfigurata del tutto. Il suo sorriso è l’unica cosa che ricordo di lui di quando avevo tre anni e ricordo di aver pianto quando me lo rivolse, mi aveva fatto paura. Mi aveva donato uno dei suoi rari sorrisi e io gli scoppiai a piangere davanti come se avessi visto l’uomo nero. Ma non era uno dei mostri che spesso mi facevano visita nei sogni, era solo un uomo con troppe cicatrici per essere così giovane… ed erano solo tre anni che era diventato quello che sarebbe stato per tutta la sua vita, altre cicatrici erano destinate a deturpare il suo corpo.. Lui era Cort, Primo Maestro dell’Accademia di apprendisti pistoleri, il suo compito era addestrare al meglio i suoi ragazzi e poi mettere alla prova tutto ciò che aveva insegnato loro nella sfida finale. In ogni sfida una parte del suo corpo veniva sfigurata da quei ragazzi che lui stesso aveva fatto diventare uomini. Ogni apprendista pistolero doveva dimostrare di essere più forte del Maestro che lo aveva addestrato finora, se ci fosse riuscito sarebbe diventato un pistolero altrimenti sarebbe stato esiliato da Gilead per sempre. Non l’aveva scelto lui quel ruolo, era un orfano e il re precedente aveva deciso per lui, lo aveva levato dalla strada e lo aveva trasformato in una macchina di morte capace di creare altre macchine di morte. Quando ero piccolo non sapevo nulla di lui, lo vedevo ogni tanto al castello per parlare con il re. Lo ricordo ogni volta con qualche ferita nuova, a volte zoppicante altre con la sua andatura fiera, solo una cosa era sempre presente, la cicatrice che gli deturpava metà volto. Se mi avessero chiesto chi era Cort io avrei risposto che era l’uomo senza faccia, sapevo solo questo di lui e davvero non sapevo niente. Infondo non ero neanche sicuro chi fossi io stesso. Sono figlio di un pistolero e di una nobildonna, mio padre è morto subito dopo aver messo incinta mia madre. Non ne ho mai sentito la mancanza forse perché mia madre è stata talmente presente nella mia vita da occupare anche il suo posto. Ero continuamente vezzeggiato da lei e visto che sapeva che ero destinato a diventare pistolero ha fatto di tutto per evitarlo. Il mio aspetto poi l’ha aiutata parecchio… da bambino non avevo nulla di maschile, tutti i miei lineamenti erano femminili, avevo occhi blu grandi con delle ciglia lunghissime, riccioli d’oro fino alle spalle, la mia bocca a cuore era rossa come se fosse truccata e la mia carnagione rosea e delicata mi faceva avere un’aria timida e insicura. Chiunque mi avesse visto sarebbe stato d’accordo nel dire che ero una bellissima bambina, era difficile che qualcuno si accorgesse che ero un maschio. Da bambino non ricordo di aver mai messo un vestito da uomo, mia madre era abilissima nel scegliermi vestiti totalmente asessuali che portavano la gente a chiedersi quale fosse il mio vero sesso. Seta, velluto e raso sono stati i tessuti della mia vergogna, anche ora quando mi devo vestire elegante mi si stringe il cuore al ricordo di quante sofferenze mi hanno procurato. Sono stato addirittura educato come una donna, all’età di quattro anni avevo già imparato a suonare il piano, all’età di sette potevo definirmi uno studioso per quanti libri avevo letto.. Tutti i ragazzini della mia età mi maltrattavano, se mi andava bene mi prendevano in giro se no passavano direttamente a picchiarmi. Mia madre era contenta anche di questo, veniva dimostrato con i fatti quanto ero inferiore al resto dei ragazzini che un giorno sarebbero dovuti diventare pistoleri come me. A volte mi convincevo io stesso che forse in realtà ero una donna e che la natura avesse commesso solo un piccolo sbaglio con me: non avrei dovuto avere nulla in mezzo alle gambe. Probabilmente avrei finito per crederlo davvero se non ci fosse stato Steven, mio unico amico e figlio del Re. Andare in giro con lui mi faceva sentire sicuro perché se solo avessero provato a farmi del male lui avrebbe preso le mie difese e bastava un suo sguardo per far scappare chiunque, non perché mettesse veramente paura anzi il suo aspetto non era tanto meno femmineo del mio ma rimaneva comunque il futuro reggente. Quei ragazzini credevano che una volta adulto Steven si sarebbe ricordato di chi gli faceva i dispetti da piccolo, il che li rendeva ridicoli ma tanto bastava per tenermeli lontani. Lo consideravo un fratello e grazie a lui sono riuscito a mantenere una distinta identità sessuale diversa da quella che mia madre mi voleva imporre. Con lui ho giocato alla guerra, ho imparato a tirare di fionda insomma cose da uomini, con mia madre ho imparato a cucire, lavare, fare le pulizie e a suonare il piano, l’unica cosa di cui le sono debitore. Mi è sempre piaciuto suonarlo, credo di avere il talento e le mani giuste per poter essere un vero pianista… Comunque tutto questo per dire che esteriormente ero una bambina ma che grazie all’aiuto di qualcuno riuscivo a capire che in realtà ero un maschio. Ma capirlo e riuscire ad esserlo sono due cose ben differenti, Steven è riuscito a farmelo capire Cort mi ci ha fatto diventare dopo anni di addestramento. Come ho detto mi capitava spesso di vedere Cort e nonostante chissà quante volte sono scoppiato a piangergli davanti lui continuava a sorridermi e chi lo conosce sa quanto questo è maledettamente difficile da credere… Avevo quattro anni stavo giocando in cortile da solo, Steven era impegnato in qualche lezione da futuro re e ogni tanto anche senza di lui trovavo il coraggio di uscire dalla mia stanza, a volte mi andava bene a volte male. Quella volta male. Il mio senso del divertimento allora era anche guardare una fila di formiche che faceva avanti indietro nel formicaio, mi pareva di scoprire chissà quale segreto osservando i movimenti di quei piccolissimi insetti. Lo stavo facendo anche quel giorno seduto per terra con i miei bei vestiti puliti e il faccino da angelo; non li sentii neanche arrivare, mi sollevarono improvvisamente centinaia di braccia quando invece erano solo quattro bambini della mia stessa età, ma si sa che la paura distorce la realtà. Tre di loro mi tennero inchiodato a terra, come se servisse tutta quella forza, non sarei riuscito ad oppormi neanche in uno scontro uno contro uno, quello più grosso mi montò sopra e cominciò a picchiarmi, non prima di avermi strappato i vestiti, era una cosa che facevano sempre o avevano strane voglie già da piccoli o odiavano ciò che indossavo, a questo non gli potevo dare torto l’odiavo anch’io… Rimasi fermo in attesa che si sfogassero e che poi soddisfatti mi lasciassero stare. Ero rassegnato a farmi pestare ogni volta che volevano e quanto volevano, mi sarei lasciato fare di tutto purchè si sbrigassero e mi lasciassero tornare a guardare il meraviglioso mondo delle formiche. Non credo di aver mai visto una formica attaccare un’altra formica, forse era questo che mi interessava così tanto di loro, la loro organizzazione, il modo pacifico di vivere e il loro sistema ugualitario, non sembravano esserci ingiustizie se non quella di poter morire da un momento all’altro sotto il tacco di una persona poco attenta al micromondo. Mentre io nel macromondo venivo pestato come se avessi commesso chissà quale peccato. Tenni gli occhi chiusi ben stretti mi sembrava di soffrire meno se non vedevo i colpi arrivare. Poi com’era cominciata finì, all’improvviso non avevo più nessuno sopra di me niente mi ostacolava di muovermi e finalmente fui libero di respirare di nuovo. Il massacro era durato meno del previsto e quando trovai il coraggio di riaprire gli occhi capii il perché. Qualcuno era venuto in mio soccorso… ed era proprio l’uomo che era capace di terrorizzarmi con il solo sguardo… Cort. Ero talmente frastornato che non vidi nulla di quello che successe, vedevo la bocca di Cort muoversi ma non riuscii ad afferrare una sola parola. Vidi solo il terrore sul viso di quei ragazzini e questo sul momento mi bastò, poi però devo ammettere che ho fatto di tutto per farmi dire cosa gli aveva detto per terrorizzarli ma si è sempre riparato dietro la battuta: “E’ bastata la mia faccia”. Sono quattordici anni che glielo domando e continuerò a farlo finchè non me lo dirà… so essere molto convincente. Quel giorno fu la prima volta che rivolsi parola a Cort, forse è giusto dire il giorno in cui ci conoscemmo veramente, è il primo bel ricordo della mia infanzia. Venne da me visibilmente preoccupato e l’immagine di lui scomposto per me la porto ancora nel cuore perché è veramente difficile far cadere la maschera di freddezza che Cort usa in pubblico. Lo fa di sua spontanea volontà solo quando un suo allievo riesce a batterlo e quindi si è guadagnato il titolo di pistolero, in quel momento dice quello che veramente pensa di lui, di quanto lo ha ammirato. Mi parlò ma io ancora non ero in grado di recepire nulla, mi sollevò di peso portandomi vicino al pozzo e mi bagnò la fronte, mi ripresi abbastanza da riuscire a comprendere quello che mi diceva ed essere capace di rispondergli.   

- Ehi tutto a posto?- Mi sorrise e per la prima volta non mi fece paura, anzi mi sentii al sicuro. Da mostro era diventato il mio eroe personale e finalmente vidi quanto era bello il suo sorriso.

- Credo di sì-. Piangevo e tiravo su con il naso proprio come una femminuccia, sapevo di essere debole quindi non me ne vergognavo neanche, ormai per me era la normalità.

-Una bambina carina come te non dovrebbe andare in giro da sola per il castello, specialmente con quel bel faccino che hai, fai venire voglia di farti i dispetti. Non ti preoccupare aspetta quattro anni e ti vendicherò io di quei mocciosi-. Ancora non avevo idea di chi fosse in realtà Cort, a me sembrava talmente irreale che a volte mi chiedevo se solo io fossi in grado di vederlo, quindi non capii cosa volesse dire la sua promessa di vendicarmi. Quando lo raccontai a Steven mi spiegò che Cort era il Maestro degli apprendisti pistoleri e che quindi a quei ragazzini gliel’avrebbe fatta pagare cara quando sarebbero diventati suoi allievi, io mi dimostrai un po’ scettico dicendogli che sicuramente l’avrebbe dimenticata una stupidaggine del genere, ma Steven che pareva conoscerlo meglio di me mi disse che era impossibile, Cort non dimenticava mai niente. Tornando in quel cortile io non seppi cosa rispondergli così mi limitai ad annuire.

- Ce la fai ad andare a casa da sola?- Mi mise una mano sui capelli accarezzandoli, non ho mai conosciuto delle mani più dure e ruvide delle sue, per la prima volta avevo visto delle vere mani da uomo, erano rovinate dalle centinaia di sfide che aveva affrontato. Non so perché non gli feci notare che non ero una bambina, quando qualcuno si sbagliava glielo facevo notare subito invece con lui rimasi zitto e ringrazio Gan per aver tenuto la bocca chiusa. Ora so che se gli avessi detto la verità mi avrebbe preso a calci nel sedere per tutto il castello per il disgusto che avrebbe provato nel vedere un ragazzino comportarsi così debolmente. Invece ho continuato a farmi accoccolare dalle sue mani callose facendo finta di nulla. Mi giustificai con me stesso dicendomi che lo stavo facendo solo perché non avevo mai conosciuto le carezze di mio padre e in quel momento vedevo Cort come un padre; già lo sapevo allora che mi stavo raccontando solo cazzate, non dico di essermi innamorato di Cort a quattro anni ma della sua mano e del suo tocco forse sì.

- Questa è la prima volta che non ti metti a piangere appena mi vedi, facciamo miglioramenti-.

- Le chiedo scusa-. Mi vergognai profondamente di aver avuto paura di lui, mi chiesi com’era stato possibile se in quel momento anche facendomi violenza non riuscivo a staccarmi da lui.

- Sei proprio una signorina di buona famiglia, sarai un’ottima moglie peccato che sei troppo piccola…-

- Non è vero!- Non so se mi stessi ribellando al fatto che mi stesse continuando a considerare una femmina o se non mi andava che mi considerasse piccolo. In quel momento mi sentivo grande come non mi ero mai sentito.

- No? E quanti anni avresti sentiamo?- Mi sorrise indulgente come se parlasse con un bambino che fa i capricci e in effetti era proprio quello che stavo facendo.

- Quattro…-

- Così tanti? Allora si può fare io ne ho solo ventidue e una moglie mi servirebbe proprio, che dici sistemiamo la cosa con i tuoi? Ti do altri dieci anni per crescere e poi ti sposerò, magari per quel tempo ti abituerai anche alla mia faccia e non piangerai più…- Sapevo che stava scherzando ma nonostante tutto ero talmente idiota da arrossire da testa a piedi proprio come una ragazzina.

- La sua faccia non mi spaventa…- Ed era vero, quasi non la notavo più la cicatrice che gli sfigurava il volto, ora a distanza di tanti anni la amo come tutto il resto di lui.

- Ah no? Mi pareva di sì… e non hai ancora visto la mia parte peggiore…-

- Quale?- Lo chiesi timidamente perché non potevo credere che il mio eroe potesse avere dei difetti anche se il sorriso che mi stava facendo era tutt’altro che innocente.

- Non scherzavo sul fatto che ti avrei vendicato tra quattro anni, lo farò sul serio aspetta solo che mi capitano sotto mano, sta cominciando a piacermi davvero questo schifo di lavoro. Ehi principessa vuoi rimanermi attaccata alle gambe per sempre? Il principe ti ha salvato e ti ha pure promesso di sposarti ora però vai, non posso farti da guardia del corpo per tutto il giorno -.

- La ringrazio signore-.

- E’ stato un piacere madame-. Mi fece un inchino che poi imparai a fare anch’io ad occhi chiusi, l’inchino del pistolero. Anche se non è un pistolero Cort lo fa meglio di tanti pistoleri sgraziati che lo rendono quasi una scenetta comica. Steven non aveva avuto ragione su tutto, se Cort si fosse ricordato dall’inizio alla fine la nostra chiacchierata il giorno che mi ha visto tra le file dei nuovi apprendisti pistoleri non si sarebbe limitato ad un’espressione sorpresa e lievemente irritata per avergli mentito ma mi avrebbe ammazzato di botte appena visto. Anche adesso a distanza di venticinque anni quando gli ricordo quella conversazione lo vedo che si trattiene a fatica dallo strangolarmi ma almeno così ho lo possibilità di farmi perdonare e anche lui concorda con me che come chiedo scusa io non lo sa fare nessun’altro, così è costretto a perdonarmi almeno fino a quando non ritiro fuori la storia per cominciare tutto daccapo. Mi piace chiedergli scusa e ho già detto di essere maledettamente convincente… Tornando a quel giorno appena Cort se ne andò io corsi da Steven, ero talmente elettrizzato che lo trascinai via dal suo insegnante e in seguito mi sentii in colpa perché sapevo che sarebbe stato punito dal padre per aver saltato la lezione ma lui non mi rinfacciò mai nulla. Mi ascoltò quasi più eccitato di me, non vedeva l’ora di scoprire qualcosa sul suo futuro maestro a cui non era mai riuscito a rivolgere parola ma di certo quello con cui avevo parlato io non era il Cort maestro ma quello che avrebbe imparato a nascondere sempre di più con gli anni. Quel giorno Steven mi rivelò chi era in realtà Cort e subito nacque in me la soggezione per lui ma era troppa l’ammirazione che provavo per preoccuparmi, non avevo ancora visto i suoi metodi di insegnamento, né cosa insegnava e soprattutto non avevo ancora conosciuto la parte peggiore di lui. Nonostante Steven cercasse di mettermi allerta non credetti ad una sola parola riguardante la sua ipotetica crudeltà continuai a pensare di essere stato salvato dal cavaliere senza macchia, dal mio principe azzurro. Non raccontai della finta promessa di matrimonio, se solo ci pensavo mi andavano a fuoco le guance e non volevo che Steven mi prendesse in giro, già troppe persone non facevano altro perché sopportassi che lo facessero anche quelli a cui volevo bene. Fortuna che non dissi nulla altrimenti Cort mi ammazzerebbe sul serio con o senza i miei tentativi di farmi perdonare se sapesse che l’attuale re sa una cosa del genere del cattivo e spietato Maestro di tutti i tempi. Chiedere in sposa una ragazzina di quattro anni stride alquanto con la famigerata crudeltà che si è costruito in tutti questi anni. Errori di gioventù dice lui, quanto lo amo dico io… Dopo essermi confidato con Steven e averlo fatto rosicare di brutto tornai nelle mie stanze, quando mia madre mi vide i vestiti strappati si dimostrò apprensiva come sempre ma nei suoi occhi gli si leggeva in faccia la contentezza di avergli dimostrato per l’ennesima volta la mia debolezza. Ovviamente mia madre l’ho capita solo una volta cresciuto, quando ero piccolo mi godevo le sue coccole come se fossi il ragazzino più fortunato del mondo non mi rendevo conto che mi stava avvelenando l’anima, anche ora non riesco ad odiarla è quasi impazzita quando ha perso mio padre ed è impazzita del tutto quando io sono entrato nell’accademia, forse è stato un bene che sia morta prima che io passassi l’esame di pistolero e quindi che mi mettessi definitivamente con Cort, non avrebbe capito e non l’avrebbe accettato. Avrebbe continuato a rovinarmi la vita. Vorrei poterle spiegare le mie scelte ma non ho avuto tempo. La mia vita da bambino fu sconvolta per la prima volta quando avevo cinque anni, non successe niente di tragico, ma io che facevo affidamento su una sola persona fu abbastanza per farmi vacillare pericolosamente. Il mio più grande e unico amico, Steven, mi abbandonò, o almeno lo percepii io come un abbandono. Un giorno portò al castello un bambino della nostra stessa età ridotto piuttosto male. Io lo vidi sono un mese dopo il suo arrivo ed aveva ancora un aspetto malato. In quel mese quasi non riuscii mai ad incontrare Steven, se sapevo qualcosa di lui era grazie alle informazioni della sua governante. Venni a sapere che aveva pregato il padre di permettergli di tenere il ragazzino con sé, promettendogli che se ne sarebbe preso cura lui. Steven aveva da poco perso sua madre così il padre non riuscì a dirgli di no, lo adottò come figlio bastardo e permise a Steven di tenerlo con sé, tant’è che acconsentì anche a farlo crescere al suo fianco, facendolo dormire con lui e dandogli la sua stessa istruzione. Mise solo una condizione se il ragazzino non avesse imparato a comportarsi a dovere, lo avrebbe allontanato dandogli una sistemazione alternativa. Io vidi Steven solo quel giorno e credo di non averlo mai più visto felice come allora. Non capivo che cosa avesse di così speciale quel ragazzino che con la sua sola presenza era riuscito a farlo sorridere di nuovo, lo odiai subito senza neanche conoscerlo, ero invidioso, capii subito che in confronto al nuovo arrivato io non avevo più niente di speciale per lui. Ero diventato uno dei tanti, la sua priorità si era spostata su qualcun altro. A me non era mai stato permesso di entrare nella sua camera mentre a quel ragazzino gli era permesso addirittura di dormire nel suo letto e di farci il bagno insieme. Steven aveva carta bianca con lui, anche perché era l’unico che ci riusciva a comunicare, doveva dirgli di fare ogni cosa perché di sua spontanea volontà non avrebbe fatto nulla. Non voleva rischiare di infastidire sapeva che se si fosse dimostrato un incapace o una rottura sarebbe stato allontanato da Steven che in breve tempo era già diventato il suo universo. Quando lo vidi per la prima volta me lo presentò come All precisando che in realtà il suo nome era Sunny ma che solo lui lo poteva chiamare così; a distanza di anni ancora la pensa così infatti si irrita sempre quando Cort lo chiama Sunny o addirittura Sun, non è mai riuscito a farlo chiamare All, anche ora che è Re Cort gli continua ostinatamente a disubbidire. Io sono talmente abituato a chiamarlo All che per me ormai è il suo vero nome. Comunque quando me lo presentò non rispose neanche al mio saluto, non mi strinse la mano e non mi guardò negli occhi, anzi si nascose dietro a Steven. Era continuamene terrorizzato, appena sentiva un rumore si irrigidiva e spesso si metteva a tremare, solo se Steven lo abbracciava riusciva a calmarsi. Aveva bisogno di un contatto continuo con lui o gli stringeva la maglietta o gli teneva la mano. Per me era una vera rottura anche se sotto sotto godevo un po’ nel sapere che esisteva qualcuno più debole di me. Appena si rimise in salute mi sorprese la sua bellezza, era totalmente diversa dalla mia ma di intensità uguale. Quando sorrideva riusciva a farmi dimenticare quanto dovevo odiarlo per aver preso il mio posto. Insomma riuscii ad essere arrabbiato con lui per poco tempo nonostante non lo avessi mai sentito parlare cominciai ad accettare la sua presenza come se ci fosse sempre stata. E poi Steven, sensibile come sempre, capì subito che qualcosa non andava in me e mi ha subito rassicurato. Mi disse che Sunny non avrebbe mai preso il mio posto, ovvero quello di fratello, ancora non capiva bene cosa significasse per lui quel bambino ma era sicuro che avevamo due posti speciali diversi nel suo cuore e questo mi bastò. L’unica cosa che volevo era essere speciale per qualcuno e non è che mi importava molto se Steven non mi aveva mai tenuto per mano, abbracciato quando ero impaurito o addirittura baciato le mie lacrime quando piangevo, lui c’era stato sempre per me anche se in modo diverso e questa era l’unica cosa importante. Poi già a cinque anni l’unico che volevo che mi facesse simili cose era Cort, da Steven volevo solo la sua amicizia sincera e sapevo di averla. Così cominciammo a giocare insieme formando anche noi un piccolo gruppetto: la femminuccia (io), lo sfigato (All) e l’eroe (Steven). In tre non facevamo uno dei bulli che mi perseguitavano ma quando stavamo insieme ci sentivamo al sicuro e non solo perché Steven era il futuro re, eravamo semplicemente ka-tet. Mi capitava spesso di incontrare Cort a quei tempi, aveva da discutere vari progetti di insegnamento con il re, erano gli anni in cui si andava profilando il suo vero modo di insegnare, il Maestro prima di lui si limitava solo ad insegnare l’uso delle armi, Cort al contrario si prefiggeva l’obiettivo di farti diventare uomo. Non è un caso che i pistoleri creati da lui siano statisticamente più longevi degli altri, se si sopravvive a lui è difficile che ci sia qualcosa capace di levarti di mezzo. Comunque tutte le volte che lo incontrai non mancava mai di scompigliarmi i capelli intrappolando le dita tra i miei riccioli e sorridermi mentre cercava di districarsi. Era un sorriso così caldo che pareva sottintendere un qualche tipo di segreto condiviso solo da noi due che riusciva a farmi sentire un ragazzino speciale. In quel periodo credo di aver vissuto solo per godere ancora delle sue carezze e dei suoi sorrisi speciali. Ormai la sua cicatrice sul viso era diventata parte della sua bellezza, una cosa in più d’amare, quando lo guardavo non la notavo neanche più, faceva semplicemente parte di Cort. Steven cominciò a prendermi in giro dicendomi che ero innamorato d lui, e se si pensa che avevamo solo cinque anni devo dire che aveva già un grande intuito. Ogni volta che incontravamo Cort cominciava a darmi gomitate sulle costole e fare sorrisetti che mi imbarazzavano più di qualsiasi confessione d’amore che avessi potuto fare spontaneamente, era inutile dirgli di avere un po’ più di contegno e che non era assolutamente vero. Bastava vedermi per capire la verità, davanti a Cort mi comportavo come una bambinetta, arrossivo, sorridevo come uno scemo e abbassavo lo sguardo ogni volta che si avvicinava. Dopo tanti anni Cort mi ha confessato che adorava vedermi in quello stato e gli facevo venire voglia di stuzzicarmi ancora di più, quindi aveva capito benissimo che avevo davvero una specie di cotta per lui già a cinque anni. Riuscii a convincere Steven a trasferire il nostro divertimento quasi davanti alla porta di suo padre il Re, perché così ero sicuro che se Cort fosse andato da lui di certo non me lo sarei lasciato sfuggire. Davanti alla porta era impossibile, le guardie ci avrebbero presi a calci nel sedere solo per aver osato pensarci quindi il meglio che potemmo ottenere fu di insediarci all’inizio del lungo corridoio che segnava le infinite stanze del Re. Tra noi si raccontava che quel corridoio portasse dritto ad un altro mondo per quanto era lungo e che più ti inoltravi più c’erano possibilità di incontrare qualche rara belva infernale messa apposta a guardia del Re. Ogni tanto io e Steven, All era ancora troppo terrorizzato in quel periodo, ci sfidavamo a chi riusciva a fare più passi in quel buco buio e stretto, pensare che ora lo faccio tranquillamente ogni giorno non mi fa sentire ridicolo per quello che ero, allora tutto il castello pareva seminato di trappole e pieno di nemici oscuri ed era proprio quello il divertimento e per incrementarlo non facevamo altro che metterci paura a vicenda. Ero più felice che mai di stare lì, incontrai così tanto spesso Cort che sapevo perfettamente a che ora sarebbe passato e in quale giorno. Non mancavano però le sorprese infatti un giorno in cui ero impegnatissimo in una battaglia all’ultimo sangue con i soldatini di Steven e di All che ormai mi avevano accerchiato, ero una sega anche a fare finta di combattere, quando ad un tratto mi sentii sollevare da due grosse braccia. Subito fui preso dal panico immaginando di doverle prendere ancora una volta e quando negli occhi di All lessi terrore puro già mi ero immaginato il mio funerale. Non pensai che All non aveva mai visto Cort, un po’ perché non pensavo che fosse lui visto che non era il solito orario in cui si faceva vedere e un po’ perché mi ero dimenticato quale reazione potesse scatenare in un bambino il suo volto sfregiato, per me era bellissimo e di conseguenza anche gli altri lo dovevano vedere ugualmente. All si rannicchiò contro il corpo di Steven cercando protezione, io mentre venivo portato via non smisi neanche per un attimo di dimenarmi e scalciare. Quando il mio “assalitore” mi girò nel suo abbraccio mi vergognai come sempre mi capitava ogni volta che me lo ritrovavo davanti. Era una costante per me fare una figura di merda davanti a Cort e quella non fu un’eccezione. Mi sorrise come se fosse felice di avermi spaventato per l’ennesima volta poi voltandosi si rivolse a Steven, l’unico che era riuscito a mantenere abbastanza sangue freddo.

- Vi rubo un attimo la principessa-. Steven rimase alquanto scioccato, era la prima volta che Cort gli rivolgeva parola e tutto ciò che riuscì a fare fu annuire silenziosamente con la bocca spalancata. Almeno non mi sentii il solo nel collezionare figure di merda… Guardai Cort riuscendo almeno a rivolgergli lo stesso sorriso luminoso che lui aveva fatto a me poi nascosi la faccia sul suo petto e con le mani mi aggrappai alla sua maglietta, non avevo certo paura di cadere ma era un gesto inconscio dato dalla voglia di rimanere abbracciato a lui.

- Che dici di accompagnarmi per un pezzo, piccola?- Strofinai la testa sulla sua maglietta per annuire.

- Dove andiamo?-

- Devo parlare con il Re e visto che è impegnato vorrei che mi tenessi un po’ di compagnia mentre aspetto-. Il fatto di dover attraversare quel lungo corridoio buio non mi terrorizzò affatto ero troppo contento di aver avuto tanta fortuna, e poi stavo abbracciato stretto a lui cosa mai poteva succedermi? Dopotutto lui era un eroe…

- Non ho mai visto il ragazzino che stava vicino al figlio del Re chi è?-

- E’ All…-

- Ah è lui il moccioso allora, credo di averlo terrorizzato…-

- Lui è sempre terrorizzato non è colpa…-

- Mia? Oh sì che lo è, e fa bene a temermi…-

- Io non la temo…-

- Mi dai ancora del lei principessa?-

- No- Strusciai ancora  la guancia sulla sua maglietta, non mi resi nemmeno conto che eravamo già arrivati davanti alla stanza del Re, o il tempo si era assottigliato o il corridoio non era poi così lungo come io e Steven credevamo.

- Vuoi rimanermi aggrappata ancora per molto?- Non mi resi conto che ero appeso al suo collo come una scimmia, non mi teneva più abbracciato ma anzi si era chinato per farmi scendere. Arrossii imbarazzato e mi staccai allontanandomi da lui di qualche passo, fu inutile perché subito mi raggiunse e mi ritrovai di nuovo i suoi occhi puntati addosso.

- Hai ancora problemi con quei ragazzini?-

- Sì signore… Cort-.

- Resisti altri tre anni e vedrai che poi ti lasceranno stare o almeno sarà meglio per loro…-

- Grazie-.

- Stai venendo su proprio bene lo sai principessa? Ogni giorno che passa diventi sempre più carina-.

- …- Diventai ancora più rosso sia per il complimento sia perché ancora non ero riuscito a dirgli che non ero una bambina ma ogni volta che stavo per farlo veniva fuori qualche altro vantaggio che mi faceva capire che non sarebbe stata affatto una buona idea.

- Non lo sai che è disdicevole che una bambina si mischi con dei ragazzini?-

- Sono miei amici…-

- Vai contro le convenzioni già da così piccola? Mi piaci principessa-. Mi accarezzò i capelli con affetto compiaciuto davvero della mia presunta ribellione infantile. Mi scansò i capelli dalla fronte e me la baciò… spalancai gli occhi fino a farmeli uscire dalle orbite, era normale dare dei baci d’affetto a delle ragazzine ma a dei ragazzini era una cosa totalmente inconcepibile! Rise della mia espressione, forse gli feci tenerezza pensando che mi stessi vergognando ma in realtà ero semplicemente sconvolto, non avendo avuto un padre era la prima volta che ricevevo un simile gesto d’affetto da un uomo.

- Ora sarebbe gentile da parte tua ricambiare il gesto non credi?- Continuava a sorridermi genuinamente facendomi chiedere se stesse parlando sul serio oppure no. Sapevo che giravano uomini che avevano strane voglie riguardo ai ragazzini ma lo sguardo di Cort non aveva nulla di ambiguo. Quando una sera gli ho raccontato che in quel momento avevo veramente dubitato sul fatto che potesse essere un pedofilo si è mortalmente offeso e non mi ha parlato per due giorni e non mi ha sfiorato per una settimana. Ma quel giorno io ero solo un moccioso con tante paure addosso che mia madre mi aveva instillato quindi fu inevitabile pensare per un momento che volesse qualcosa da me.

- Allora me lo dai questo bacio oppure no?- Mi sembrò quasi addolorato del mio rifiuto così mandai a quel paese le mie paure e mia madre e gli buttai le braccia intorno al collo e senza neanche pensarci gli baciai proprio la cicatrice che gli devastava il volto. Poggiai le mie labbra su quel pezzo di pelle esageratamente liscio ma non provai disgusto tanto che ci rimasi premuto abbastanza da dovermi staccare per riprendere fiato. Quando trovai il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui ebbi la sorpresa di trovarlo con gli occhi lucidi totalmente preso alla sprovvista, era sicuro che gli avrei baciato la parte sana del suo volto.

- E’ la cosa più bella che abbia mai ricevuto…- Si alzò mettendo tra di noi la distanza tra le nostre due altezze, io un nano lui un gigante. Con me riusciva ad essere se stesso ma credo che la commozione che provava in quel momento era estranea addirittura a lui per questo era inevitabile che mettesse delle barriere tra di noi.

- E’ meglio che torni a giocare, il Re ha appena finito di discutere-.

- Ma io non ho visto uscire nessuno-.

- Neanch’io ma ho sentito che stava congedando il suo ospite-. Lo scambiai veramente per un eroe, ancora non sapevo che l’udito come la vista dei pistoleri è più sviluppato di quello delle persone normali e anche se Cort non era un pistolero avrebbe avuto tutte le carte in regola per poterlo essere.

- Ora vai non credo che al Re faccia piacere sapere che ho portato qui una bambina, dovrebbe essere zona vietata per chiunque questa-. Mi voltai per guardare quel buio corridoio che minacciava di inghiottirmi appena mi fossi allontanato da Cort e compresi che non avrei mai trovato il coraggio di tornare indietro da solo. Mi immaginai draghi e chimere ad ogni angolo pronte ad attaccarmi alle spalle alla minima distrazione, voci di fantasmi che mi avrebbero perseguitato anche nei sogni e chissà quanti altri mostri non aspettavano altro che banchettare con un ragazzino impaurito come lo ero io.

- Beh? Che aspetti? Non mi dire che hai paura?-

- N… no-. Mentii spudoratamente, avevo sentito una nota di irritazione nella sua voce e non volevo di certo alimentarla. Rimasi comunque immobile incapace di fare un primo passo e qui Cort venne in mio aiuto, mi diede una bella pacca sul sedere che per la forza d’urto me ne fece fare tre e questo mi diede la forza di mettermi a correre con la ferma intenzione di non fermarmi fino a quando non avessi raggiunto Steven dall’altra parte. Cosa che ovviamente non mi riuscì… dopo aver preso coraggio e rincorsa sono inciampato nei mie stessi passi a pochi metri da Cort… un’altra memorabile figura di merda da aggiungere alla già lunga lista ancora aperta. Feci un volo che quasi attraversai metà corridoio sulla faccia e sulle ginocchia, ovviamente mi sbucciai dappertutto e i lividi si sarebbero fatti vedere e sentire anche troppo presto… Rimasi steso fino a quando non fu Cort stesso a tirarmi su di peso. Mi tenne in braccio nuovamente e controllò che tutto fosse a posto, ovvero se non avevo niente di rotto, per lui il fatto che mi stessi dissanguando dal ginocchio non era affatto grave. Non riuscii a trattenere le lacrime per lo spavento e per il dolore confermando così la mia fama di grande piagnone ma almeno ci guadagnai tante carezze gentili da parte di Cort che cercava di rassicurarmi e calmarmi. Mi spostò i capelli dalla fronte e mi asciugò le lacrime che ormai mi scorrevano a fiumi, anche quando il dolore e la paura erano passati continuai a piangere lo stesso, ero un piagnone ma anche un grosso paraculo, mi piaceva troppo vedere Cort così preoccupato e affettuoso per non approfittarmene.

- Shh principessa non è niente è solo un graffio…-

- Mi fa male…- Mentii spudoratamente per ricevere una nuova dose di carezze e di sguardi preoccupati. Quando cercò di mettermi giù io rimasi aggrappato al suo collo con tutte le mie forze senza nessuna intenzione di farmi scaricare così presto, avevo a disposizione ancora tante di quelle lacrime che sarei potuto andare avanti a frignare almeno per l’intera mattinata…

- Mettiti giù così posso darti una controllata…- Tirai su con il naso drammaticamente come se obbedirgli mi costasse chissà quanto dolore e quanta fatica e poi feci come mi aveva chiesto ma rimasi comunque abbracciato a lui complicandogli non poco ogni movimento. Con mia enorme sorpresa si strappò una manica della sua maglietta e me la legò intono al ginocchio per farlo smettere di sanguinare.

- Guarda in che condizioni devo parlare con il Re ora! Ho la maglietta strappata e sono sporco di sangue sembrerà che ho fatto a botte per l’ennesima volta. Certo che sei un disastro principessa! Non ho mai visto una ragazzina tanto goffa come te-. Non aveva un tono di rimprovero anzi pareva che l’intera scena lo avesse fatto divertire e gli avesse cambiato l’umore della giornata. Gli facevo troppa tenerezza per potersi arrabbiare con me, che bei tempi che erano quelli…

- Immagino che dovrò portarti indietro io stesso per essere sicuro della tua incolumità vero?- Non riuscii a nascondere un sorriso di vittoria che quasi mi fece scoprire, infatti Cort subito si fece sospettoso.

- Non te ne starai mica approfittando eh principessa?- Scossi la testa con troppa convinzione tanto da risultare più falso delle mie pistole giocattolo infatti Cort scoppiò a ridere non credendomi neanche per un secondo. Non sono mai stato bravo a mentire…

Mi strinsi a lui sfacciatamente senza alcuna intenzione di ribattere, una volta scoperto potevo solo sperare che non mi prendesse a calci nel sedere e visto come rideva non sembrava proprio intenzionato a farlo.

- Va bene andiamo, in fondo sono stato io a rapirti. Se il Re sapesse che lo sto facendo aspettare perchè devo accompagnare una principessina impaurita perderei tutta la mia credibilità-. Per tutto il tragitto rimasi con la faccia premuta sul suo collo, non parlai e non lo guardai mi limitai a respirare il suo forte odore maschile dalla sua pelle rifugiandomi in quella sicurezza che riusciva a donarmi. Ricordo di aver pensato: “voglio che Cort sia il mio papà, voglio che sia mio fratello maggiore, mio amico, voglio che sia qualunque cosa basta che mi rimanga vicino come adesso”… Da bambini si usava spesso l’aggettivo speciale per definire la persona a cui si voleva più bene in assoluto. Per Steven lo era All mentre la mia persona speciale era senz’altro Cort, sia per me che per Steven l’aggettivo speciale andava oltre al significato comune in un modo che neanche noi comprendevamo.

Ci fermammo vicino alla fine del corridoio in modo da rimanere in penombra e non farci vedere da Steven. Mi staccai da lui e subito mi venne voglia di ritornargli in braccio, si stava comodi lassù ad un’altezza che non avrei mai raggiunto neanche una volta adulto. 

- Vai pure non credo che questi ultimi passi ti saranno fatali e per stare più sicuri rimarrò qui fino a quando non sarai arrivata. Non vorrei che qualche mostro cattivo ti faccia del male-. Mi prese in giro ma non mi sentii affatto ridicolo sapevo di aver recitato la parte della bambina in difficoltà solo per rimanergli il più vicino possibile, non importava se Cort pensava che ero un caso disperato se con i casi disperati si dimostrava così premuroso e gentile. Gli sorrisi ampiamente dimostrandogli tutta la mia gratitudine, in cambio ricevetti una nuova carezza sulla testa anche se sembrava che stesse giocando con i miei capelli, è una cosa che fa ancora adesso gli piace toccarli e avvolgere i riccioli tra le sue lunghe dita, specialmente quando facciamo l’amore…

- Grazie Cort-.

- Ehi ma come ti chiami? Continuerò a chiamarti principessa comunque ma è venuto il momento delle presentazioni…-

- Vanny…-

- Ma che razza di nome è? Hmmm è decisamente meglio principessa, ti si addice di più. Ora vai mi stai facendo aspettare un Re ricordi?-

- Sì…- Camminai all’indietro per poterlo vedere fino all’ultimo e anche quando l’oscurità lo inghiottì continuai lo stesso a farlo per farmi guardare da lui, ero sicuro che stesse ancora fermo lì. Il momento esatto in cui se ne andò un brivido freddo mi attraversò la schiena come se avessi perso qualche fonte di calore interna. Quando tornai al mio posto Steven mi guardò con occhi grandi come la sua faccia, sembrava sconvolto per qualche ragione a me ignara.

- Vanny! Ha scoperto che sei un maschio e ti ha picchiato?- Io lo guardai senza capire, Cort e le botte in quell’epoca erano due concetti del tutto inconciliabili mentre in futuro sarebbero stati un’accoppiata inscindibile, una costanza nella mia giovane vita da apprendista pistolero.

- Sei scemo?- Gli risposi piuttosto piccato per aver solo pensato una cosa del genere, l’idea che Cort mi potesse picchiare era totalmente assurda, a quei tempi aggiungo.

- Ma ti sei visto?- Non mi ero visto ma potevo immaginarmi, vestiti stracciati, sporchi di sangue e viso terribilmente arrossato con occhi ancora più rossi.

- Sono caduto… e Cort si è preso cura di me-

- Deve avere proprio un debole per te…-

- Se è così ha un debole per una ragazzina non per me-.

- Certo pensa che tu sia una ragazzina, dovresti tagliare almeno i capelli, un taglio più corto ti renderebbe molto più uomo-. Mi prese in giro sapendo bene che i capelli erano l’ultimo dei miei problemi, era tutto l’insieme che non andava, addirittura il mio nome era asessuato! E poi devo ammettere che i miei capelli sono l’unica cosa che mi sono sempre piaciuti, quando vado a dormire ho praticamente un secondo cuscino e il fatto che Cort si addormenti mentre ancora me li sta accarezzando dimostra quanto possano piacere anche a lui…

- Non te la ridere tanto non è che tu sia più uomo di me sai? Ti riconoscono come bambino solo perché tutti sanno che sei il figlio del Re ed è noto a tutti che il Re non ha figlie femmine…-

- Ammetto di non essere il prototipo della virilità ma Vanny tu mi batti alla grande. Se non fossi stato il figlio del Re la gente avrebbe comunque avuto dei dubbi sul mio sesso, con te invece non c’è dubbio tutti ti scambiano per una bambina…-

- Fottiti Steven-. Con Steven mi trovavo bene anche perché potevo esprimere al meglio la mia personalità, con lui si poteva parlare di qualsiasi cosa dalla più elevata a quella più terra terra, la nostra cultura già a cinque anni era maggiore di qualunque altro adulto normale. Steven era costretto ad imparare, io volevo farlo. Ma non mancavano di certo gli insulti, in qualche modo dire parolacce mi faceva sentire più maschio della mia profonda cultura. Essere un genio mi faceva sentire ancora più femmineo, infondo è l’arte della guerra a contraddistinguere un uomo mica il suo sapere…

- Che brutte parole in bocca ad una principessa!-

- Ne hai ancora per molto?-

- Solo per altri tre anni ma solo perché sarai morto per poterlo ancora fare…-

- Ma di che parli?-

- Vanny cosa pensi che succederà quando il primo giorno di accademia ti vedrà tra le fila dei nuovi apprendisti? Si sentirà preso in giro e non credo che a Cort piaccia una simile sensazione, sono sicuro che ti ucciderà-.

- Non lo farebbe mai, e poi ho intenzione di dirglielo prima o poi…-

- Oh sì certo continuando a fargli gli occhi dolci magari. Lo stai idealizzando troppo, non sai di quello che è capace. Non è un uomo normale è una macchina di morte quello, dovresti cercare di stargli il più lontano possibile invece che cercarlo come se fosse acqua nel deserto-.

- Più o meno lo è…-

- Ti distruggerà quando gli capiterai sottomano…-

- Stai terrorizzando All-.

- Certo perché lui ha più cervello di te…- Si stava rassegnando a parlare, non era la prima volta che mi faceva simili prediche quindi ormai riconoscevo i primi segnali di cedimento.

- Non mi farebbe mai del male-.

- Oh Gan certo che no! Magari quando sarai grande ti chiederà addirittura di sposarlo!- Arrossii dalla testa ai piedi al ricordo di Cort che me lo chiedeva davvero, non lo avevo mai raccontato a Steven, non volevo che mi distruggesse anche quel ricordo.

- Pensavo che fossi mio amico Steven…- Dicendolo lo pregai con gli occhi di smetterla di darmi addosso. Non sapevo difendermi dagli altri e tanto meno sapevo farlo con il mio migliore amico.

- Lo sono, per questo non vorrei che tu facessi una brutta fine. Tutti hanno paura di Cort, addirittura mio padre sta attento a come lo tratta…-

- Mi piace proprio per questo, nessuno si permetterebbe mai di prenderlo in giro e di sicuro a nessun stronzetto gli viene voglia di prenderlo di mira. Hanno troppo rispetto per lui…-

- E se fosse paura e non rispetto?-

- Ha importanza? Il risultato è ciò che conta. Ammiro la sua forza e la sua sicurezza, due cose che io non avrò mai-. Avevo ragione non sono mai riuscito ad essere né forte e né sicuro ma almeno sono riuscito ad ottenere la sicurezza e la forza di Cort ed è come se fossero le mie.

- Ok per ora la finisco con la predica, ma non sperare che non ritorni sul discorso. Ti voglio troppo bene per non preoccuparmi per te-. Con la coda degli occhi vidi All stringersi maggiormente al corpo di Steven, già da bambino era geloso di chiunque si avvicinasse a lui, almeno con il tempo si è abituato alla mia presenza e a quella di Cort così siamo immuni dal suo sguardo che uccide.

- Lo so, grazie-.

- Sai stavo spiegando a Sunny chi è Cort, non l’aveva ancora mai visto per questo era tanto terrorizzato. Stavo per raccontargli una cosa che non credo che tu sappia…-

- Cosa?-

- Sai quale storia si porta dietro la cicatrice che ha sul volto?-      

- No-. Sinceramente non me lo ero neanche mai chiesto era come se quella cicatrice fosse un suo segno distintivo, una cosa che aveva sin dalla nascita come il suo nome, quindi perché mi sarei dovuto chiedere il perché della sua esistenza?

- Cort è diventato Maestro giovanissimo, credo che sia stato il Maestro più giovane dell’intera storia di Gilead. Ci vogliono anni di addestramento, più di quanti servano per diventare pistolero, per poter solo sperare di essere preso in considerazione per quel ruolo. Cort ha iniziato ad addestrarsi a quattro anni e a diciotto è riuscito a fare il miracolo, ha scavalcato aspiranti più vecchi di lui ed è diventato Primo Maestro dell’Accademia di Pistoleri di Gilead. Il Maestro in carica in quel momento ha dovuto lasciare all’improvviso, il perché non lo so, tant’è che la nomina è caduta su Cort…-

- Ma com’è possibile?- Mi riusciva difficile credere che un ragazzo giovane e inesperto fosse riuscito a superare aspiranti più vecchi ed esperti di lui.

- Fu raccomandato dai suoi stessi insegnanti e pare che comunque Cort si fosse già fatto una nomea per tutta Gilead per quanto riguarda la sua forza e la sua crudeltà. Si diceva che avesse ammazzato tante persone come se fosse stato l’intera fanteria di Gilead…-

- Non ci credo!-

- E’ così che dice la leggenda…-

- Mi stai dicendo che andava in giro ad ammazzare la gente?-

- Ma sei scemo? Certo che no! Seguiva gli ordini che riceveva e le persone erano tutte dei ricercati per crimini indicibili!-

- Ah ecco, lo dicevo io che non è una persona cattiva-.

- Sei irrecuperabile lo sai? Comunque tornando alla cicatrice… Quando Cort divenne Maestro la sua inesperienza in quel ruolo non si fece sentire, sembrava nato per essere Maestro. Appena arrivato dovette subito accettare le sfide degli allievi che avevano sfidato il Maestro precedente. Il risultato fu che il numero di ragazzi che divenne pistolero quell’anno, e così tutti gli anni a venire, fu incredibilmente più basso che in precedenza. La preparazione che avevano sembrava non bastare contro di lui, riuscirono a batterlo solo i migliori del loro corso. Sai chi è stato il primo a sfidarlo?-

- No…- Ero molto assorto, non immaginavo che Cort fosse così forte. Si vedeva e si percepiva che non era una persona normale ma non pensavo che fosse così tanto fuori dal comune…

- E’ stato mio padre…-

- Il Re?-

- A quei tempi non lo era ancora ovviamente, era solo un’apprendista pistolero. Tutti i Re devono prima passare l’esame per poter salire sul trono. Se non lo passano perdono sia la nomina a pistolero che il trono. Essere esiliati è il male minore-.

- Anche tu dovrai riuscire a battere Cort per poter diventare Re-. All’improvviso compresi quale pressione sentisse Steven sulle sue spalle e mi chiesi come riuscisse a sopportarla mantenendo sempre un sorriso sulle labbra. Per la prima volta intuii che Steven sarebbe stato un grande Re se mai fosse riuscito a diventarlo.

- Già, pensare poi che Cort è diventato quasi imbattibile con gli anni mi mette abbastanza paura da farmela addosso… Se non riesco a batterlo sarò il primo futuro reggente ad aver fallito-.

- Ce la farai a batterlo Steven… allora mi parli di questa cicatrice?- Si era oscurato in volto, sembrava come se con la mente fosse lontano migliaia ruote da lì…

- La cicatrice gliel’ha fatta mio padre…- Aveva perso ogni piacere nel raccontare, la sua voce si fece piatta senza alcuna particolare intonazione come se fosse diventato qualche stramberia elettronica degli Antichi. Mi fece male vederlo in quello stato ma feci comunque finta di niente continuando ad essere interessato al discorso, dopotutto c’era All vicino a lui che cercava di trasmettergli quel calore che in genere era lui a ricevere. Cominciai a cambiare idea su di lui, dopotutto non era così male come credevo.

- Davvero?-

- Sì, dopo una sfida memorabile è riuscito a batterlo e ha segnato il suo corpo per la prima volta. La cicatrice che ha sul volto è la firma che mio padre gli ha lasciato. Ha usato la lancia, l’arma più simile al bastone di Cort che si possa scegliere per sfidarlo. Mio padre voleva batterlo nella disciplina che era più consona a Cort per fargli capire subito che lui gli era superiore in tutto e per tutto. Voleva mettere subito in chiaro che alla fin fine non era altro che un servo e nonostante l’importanza del suo ruolo come tutti i servi doveva sottostare al Re, cioè a lui. Sai che cosa si mormora in giro? Che se mio padre lo avesse sfidato ora non avrebbe avuto una sola possibilità di batterlo, per questo ora non può impedirsi di temerlo, Cort è diventato troppo forte. Di conseguenza però anche i pistoleri forgiati da lui sono più forti quindi l’equilibrio è ancora intatto-.

- Ho intravisto il suo petto sotto la maglietta e ho visto che è pieno di cicatrici e a volte zoppica anche vistosamente…-

- Ognuna di quelle cicatrici è l’addio che i suoi allievi gli fanno sia che ne escano vincitori sia che vengano battuti da lui. Un giorno ci sarà anche il nostro marchio sul suo corpo… Sul corpo di Cort ci sono le firme dei migliori pistoleri che Gilead abbia mai avuto e voglio che ci sia scritto anche il mio nome perché ho intenzione di essere il migliore-.

- A me non attira per nulla l’idea di ferirlo…- Pensare solo di fare del male a Cort era inconcepibile, io ero fatto per amarlo mica per farlo soffrire, gli avrei voluto spiegare questo semplice concetto ma mi resi conto che sarei passato per pazzo. Steven ancora non si rendeva conto quanto io fossi distante dal mondo della violenza e della guerra, pensava che ero così solo perché ero ancora troppo piccolo ma che una volta cresciuto avrei dimostrato al mondo che ero nato per essere un pistolero nonostante il mio aspetto urlasse il contrario. Non capiva che io ero così e basta, non mi interessavano le armi, a me piacevano i libri, il piano e tutte le forme possibili dell’arte tranne quella della guerra e in questo non sarei mai riuscito a cambiare.

- Dopo quest’ultima stronzata ho raggiunto il limite di stronzate sopportabili in un'unica giornata, per mia fortuna ho lezione e di certo non ho nessuna intenzione di arrivare tardi e farmi picchiare per starti a sentire. Andiamo Sunny non vorrei che Vanny ti contagiasse con la sua idiozia…- Ci salutammo, io rimasi ancora un po’ a giocare con i miei soldatini immaginando di aver sconfitto almeno per una volta l’invincibile armata di Steven, in realtà ero stato vergognosamente sconfitto per la milionesima volta. Mi stufai quasi subito e decisi che era molto meglio tornare in camera mia dove sarei stato anche più sicuro. Avevo voglia di suonare il piano, la mia vera e unica passione che stavo cercando inutilmente di soffocare. Quando arrivai nella mia stanza mi sedetti e suonai per ore senza mai alzarmi e smisi solo quando un servo mi avvertì che la cena era stata servita, quando se ne andò ripresi a suonare scordandomi la cena e tutto ciò che non riguardava la melodia che usciva magicamente dai tasti. Sapere che ero io a produrre una simile magia mi faceva sentire qualcuno, peccato che quel qualcuno non fosse quello che il mondo si aspettava da me e che quindi ero costretto a sopprimere fuori da quella stanza. Quando smisi le dita erano così irrigidite che il dolore mi avrebbe perseguitato anche l’indomani. Incapace di dormire lessi un libro e mi resi appena conto del sorriso genuino dipinto sulle mie labbra, era questa la vita che avrei voluto fare per sempre… e una volta cresciuto e dimostrato quanto contavo sarei riuscito ad averla. L’unica cosa che contava più di questo era dimostrare che ero un vero uomo e per fare questo mi sarei dovuto affidare a Cort, lui sarebbe stato l’unico capace di compiere un simile miracolo con una femminuccia come me. Che io diventassi pistolero o meno non era poi così importante, ciò che volevo era tirare fuori l’uomo che era nascosto in me per poter decidere finalmente le sorti della mia vita indipendentemente da quello che la gente voleva o si aspettava da me. Non dissi a nessuno il vero motivo per cui mi sarei iscritto all’accademia di pistoleri, tutti erano convinti che volevo farla per diventare pistolero e seguire le orme di mio padre, anche dopo negli anni non spiegai mai la verità, era troppo personale e allo stesso tempo così semplice da risultare banale, volevo diventare abbastanza forte da riuscire a battermi per le cose in cui credevo e per ottenere ciò che volevo fregandomene di quello che diceva o pensava chi mi stava intorno. Per me questo voleva dire essere un uomo, avere abbastanza palle per credere in se stessi e in quello che si faceva, proprio come faceva Cort. Alla fine riuscii ad addormentarmi stranamente e inconsapevolmente felice di non aver incontrato mia madre per tutto il giorno. Forse dopotutto, senza accorgermene, stavo crescendo anch’io…

 

 

Continua…

 

 

Non avrà mai fine questa storia… chissà se riuscirò a tornare da Cuthbert e Roland, e da Hap e Leo prima o poi. ^^’’