Tanti tanti auguri Eny!!! Buon compleanno!!! Fic fatta apposta per te, come piace a quella tua anima pazza&sadica…eh eh eh, morte e distruzione!



Clear water grave

di Hymeko


"Senpai…sarà sicuro continuare a rimanere qui?"
I lunghi capelli di Ayako volteggiarono nell'aria arrabbiata, una corona di ricci che si attaccavano alle giacche leggere degli altri. Con uno sbuffo infastidito, la ragazza li afferrò con una mano, stringendoli nel pugno.
Accanto a lei, il Gorilla scosse le spalle:
"Se il signor Kitano pensa che lo sia, lo è. Credo"
aggiunse, per dare un giustificazione al pallore che aveva sul viso, alle goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte.
"Ah ah ah! Siete proprio delle mammolette! Ammirate il Genio che sfida senza paura quest'uragano! Impara, orrido scimmione!"
"Idiota!"
Akagi si affrettò a raggiungere l'insolente rossino, che se la rideva sguaiatamente delle paure degli altri, e del tifone che veleggiava spedito verso la costa del Giappone…la più debole periferia stava già investendo l'entroterra, rovesciandovi tutta l'acqua che aveva raccolto in mare.
"Ahi! Gorilla!"
piagnucolò Hanamichi, mentre un bernoccolo tipo noce di cocco gli spuntava dal cranio.
"E non chiamarmi così!"
"Aaahi!!!!"
Altro pugno…Rukawa gli passò accanto sbuffando, chiedendosi quando mai quel rossino idiota sarebbe cresciuto.
I suoi occhi sottili si rivolsero al fiumiciattolo che scappava verso il mare lontano, assecondando il volere dell'uomo che lo lasciava andare, via da quella diga imponente, attraverso una fenditura alla base.
Il vento fischiò, accecandolo momentaneamente d'acqua, ma non ebbe timore…sapere che erano su una costruzione robusta, gli dava calma. Quello era uno dei luoghi migliori, per resistere a un uragano.
"Rukawa!!! Non ti addormentare!!!"
Sbuffando, il volpino si riunì al gruppo completamente fradicio, per seguire altre spiegazioni poco interessanti…il signor Kitano, il responsabile della loro gitarella in cima alla diga, nonché capo della struttura, stava indicando loro due grosse saracinesche in metallo, a una decina di metri da loro:
"E quelle chiuse lassù, in cima alle scale, le vedete?"
"Sìììì"
fu il coretto che irritò il volpino…
'Mica siamo all'asilo…'
"Le apriamo?"
propose il rossino accanto a lui, tutto pimpante.
'…o forse qualcuno sì'
"Idiota"
sbottò, incapace di trattenersi…subito fu un'ennesima rissa, che il capitano s'affrettò a tentare di sedare, mentre Anzai rideva e la guida non si stupiva più di tanto:
"Proprio come i miei bimbi"
aveva rivelato, alla prima zuffa.
"Scommetto che i suoi figli non sono tanto infantili"
gli confessò la manager, l'unica quasi asciutta, dato che Miyagi si ergeva più o meno possente, per difenderla dall'acqua.
In pochi attimi la lite finì come al solito, ovvero col Gorilla che si massaggiava le nocche…l'uomo si rivolse al rossino, sorridendogli:
"Non possiamo fare come vorresti, perché voi siete qui…finiremmo tutti in acqua, altrimenti. Ma appena ve ne andrete, le apriremo, per evitare azzardi. Sapete, col tifone in arrivo, non possiamo correre il rischio che la struttura ceda, abbiamo bisogno di una valvola di sfogo"
"Anche se un certo volpino venisse trascinato via, non se ne accorgerebbe nessuno!"
"Idiota!"
Rukawa non si diede pena di picchiarlo, perché ci pensò Akagi a menarlo…perché sporcarsi le mani, quando bastava il capitano a difendere l'asso della squadra?
Un rombo lontano, basso ma intenso, si propagò invisibile attorno a loro, un brivido profondo come la terra, sinistro come la morte…una sirena strepitò poco distante, mentre i cuori di tutti si gelavano.
"C-Che succede?"
gracchiò Miyagi, perdendo il suo sangue freddo.
"Non lo so…via di qui, presto!"
L'addetto iniziò a correre in fretta lungo la camminata, mentre la pioggia scrosciava più forte, una nemica decisa a impedire un arrivo veloce al più vicino riparo…lo Shohoku lo seguì alla meno peggio, scivolando sul cemento viscido, imprecando contro l'acqua che rendeva tutto più difficile, e il suono pungente che non smetteva di forare le loro orecchie.
"Allora?"
Si ammucchiarono dietro gli altri esperti, un gruppo bagnato e trafelato, su cui il terrore era una presenza che aleggiava costante. Le lucette della consolle di comando scintillavano come lugubri luci natalizie, riflettendosi negli occhi spalancati di tutti i presenti…la paura era palpabile, nell'aria. Qualcosa era andato storto, ne sentivano l'odore impregnare la stanzetta.
Inconsciamente, Rukawa si avvicinò a Sakuragi. Non poteva offrirgli nulla, il rossino non gliel'avrebbe permesso. Ma la sua discreta vicinanza non gliel'avrebbe fatta mancare.
"…è crollata…la diga più a monte è crollata…tutta l'acqua si sta dirigendo qui, al massimo in venti minuti arriverà!"
Un urlo strozzato scappò dalle gole di tutti, le pupille piene delle scene catastrofiche che avevano visto in alcuni film, o nei documentari.
Uno degli specialisti si rivolse al signor Kitano:
"La sua pressione, sommata a quella dell'acqua che è già qui, potrebbe far crollare la diga!"
Negli stessi addetti ai lavori il volpino, l'unico a saper mantenere il suo sangue freddo, vide aumentare la paura…tutto ciò che avevano sempre pensato come indistruttibile, correva il rischio di soccombere sotto la furia dell'elemento da loro custodito…
"State calmi! Basterà spalancare tutte le chiuse, l'acqua defluirà attraverso esse!"
'Un vero leader…'
pensò il moro, osservando come dirigeva i suoi uomini nell'emergenza…sbirciò il rossino accanto a lui, che sembrava essersi rilassato un po', e i suoi compagni. Nessuno tremava più di paura, solo un leggera eccitazione davanti a un pericolo non più mortale.
"Capo…le chiuse non si aprono!"
"Cosa???!!!"
Di nuovo il terrore…Rukawa strinse i denti, mentre Hanamichi tratteneva il respiro, con una strana espressione sul viso. Quasi si aspettasse quella conclusione.
"Provate di nuovo!!!"
"Non accade nulla…devono essersi guastate mentre le revisionavamo!"
"Crollerà tutto! Crollerà tutto!"
"Le città! Le città verranno sommerse!!!"
"I miei figli, mia moglie, li devo avvisare!!!"
"Basta!!!"
Con un urlo, il capo riprese il controllo sul panico dei suoi lavoratori. Squadrandoli uno per uno, in silenzio, li portò di nuovo alla calma, senza dire nulla.
"Portatemi le cariche di dinamite. E i detonatori"
mormorò, senza alzare la voce.
"S-Sì"
L'uomo annuì, prima di girarsi verso lo Shohoku e inchinarsi:
"Mi dispiace che abbiate dovuto assistere a questa scena. Vi prego di non temere: ora faremo saltare le chiuse, e l'acqua defluirà senza causare alcun danno"
"Ma…"
Mitsui si grattò la cicatrice, impensierito:
"…che bisogno avete di distruggerle? Non potete aprirle a mano?"
"In condizioni normali, questa sarebbe la prassi. Ma è un procedimento lungo, ci vogliono almeno 30 minuti per aprire solo una delle paratie. Noi non abbiamo questo tempo, per cui dobbiamo farle saltare. Per favore, voi raggiungete l'ascensore e mettetevi in salvo, sulla cima della montagna"
"S-Sì"
Evidentemente sollevato, Kogure iniziò a radunare la squadra, accanto alla porta…se si fosse mosso con solo un po' d'anticipo, sarebbe andato a sbattere contro l'operaio che portava la dinamite:
"Capo, c'è un problema. Si è verificata un'infiltrazione nel deposito, l'acqua ha allagato il pavimento…e le casse coi detonatori sono completamente fradice. Ho controllato…non funzionano più, a distanza. Bisogna schiacciare il pulsante"
Il gelo abbatté di nuovo la speranza, come un ritorno improvviso dell'inverno, quando si pensa che ormai il caldo non possa più essere spazzato via…l'animo, le certezze di tutti i presenti vacillarono, mentre nella mente anche dei meno esperti la conclusione rideva sadica.
Qualcuno…avrebbe dovuto farli saltare. Rimanendo lì.
"V-Va bene…preparateli. Vado io"
Il signor Kitano prese quasi a forza i candelotti di mano al suo sottoposto, iniziando a prepararsi, frammentando il muro di shock che li aveva avvolti tutti nella sua maglia.
"No, ci vado io"
Rukawa sussultò, mentre tutti si volavano a fissare la fonte di quella voce…un viso calmo, dolcemente triste, e due occhi ormai rassegnati alla…morte.
"Sakuragi ti sembra il momento di scher…"
"Non sto affetto scherzando! Prendimi sul serio per una buona volta, Akagi!"
Akagi, non Gorilla…il respiro di Rukawa si mozzò, imitato da tutti gli studenti lì presenti. Cos'era accaduto al loro pazzo, scatenato, imprevedibile Hanamichi? Dov'era andato? Chi era quel ragazzo al suo posto, somma di rassegnazione e mestizia?
"Mi dia quella dinamite, e faccia in fretta…mi spieghi cosa devo fare"
"Nulla! Non devi fare nulla! Non permetterò che tu ti sacrifichi! Non è compito tuo! Presto portateli via!"
Il capo scosse violentemente la testa, accingendosi a uscire…sfruttando le sue doti di giocatore, Hanamichi gli sbarrò il passo, impedendogli l'uscita.
"Non sto scherzando. Non la lascerò andare…dia a me quella dinamite"
"Smettila di fare l'eroe! Morirai, lo sai a cosa vai incontro?"
"Lo so benissimo…"
Di nuovo quella rassegnazione…Rukawa si strofinò le braccia, impaurito dalla sua certezza di non avere un futuro.
"…perché morirò lo stesso, fra qualche mese"
Un singhiozzo, forse Miyagi o una delle altre matricole, mentre il rossino prendeva gentilmente l'esplosivo dalle mani del signor Kitano, che non aveva più la forza di ribattere:
"Le mie arterie sono più sottili del normale, è una malattia ereditata da mio padre. Lui…è morto per questo, tre anni fa. A me restano più o meno quattro mesi, e quindi…non posso permettere che un padre di famiglia muoia, lasciando i suoi figli soli, come lui ha lasciato me"
Nessuno parlò, nessuno osò interromperlo, non una parola per ribattere…solo lacrime silenziose, lacrime discrete. Lacrime colme d'affetto, per quel ragazzo che nessuno aveva mai apprezzato veramente, ma stava salvando non solo il loro futuro, ma anche quello di una famiglia.
"Allora, mi dica cosa devo fare"
"S-Schiaccia qui"
mormorò Kitano, troppo scioccato per fare altro.
"E dove le devo posizionare?"
"S-Sulla colonna fra le due chiuse…ci penserà l'acqua a tirarle giù"
"Bene"
Hanamichi sorrise, sorrise davvero. Come faceva coi suoi amici, come dopo una vittoria di cui sapeva avere una parte di merito.
Sorrise col cuore, mostrandosi infinitamente bello, perché quello era il suo addio. Non parole, non lagnosi pianti disperati. Solo una briciola del suo bell'animo ingiustamente disprezzato.
E poi se ne andò, senza dir loro nulla.
………
'Nemmeno a me…nemmeno a me, al suo più grande nemico'
Rukawa posò la fronte contro la parete dell'ascensore, senza comprendere il perché se ne fosse andato così, senza dir nulla nemmeno a lui. In fondo, loro due erano i più vicini, nella squadra. Almeno, dal suo punto di vista.
'Non posso lasciarlo andare, così'
Il grosso ascensore si fermò, le porte si aprirono con un disgustoso scampanellio elettronico, allegro e brioso. Il moro li osservò tutti, i suoi compagni e i responsabili della diga, le facce smunte e gli occhi vitrei, il signor Kitano più di tutti, consapevoli che, per la loro vita, una si sarebbe volontariamente spenta.
'Senza di me…'
Scosse la testa, e mentre quei muti cadaveri ambulanti si allontanavano, si rendeva conto che ormai non si sentiva più parte di loro.
L'unica, la più forte, fu Ayako, che si girò a richiamarlo:
"Dai Rukawa…non puoi rimanere lì. Esci, andiamo"
Il volpino la fissò, immobile.
Si guardarono, negli occhi. Il blu del volpino era un pozzo senza fondo, dove la luce mancava.
"Rukawa?"
chiamò lei, con una sfumatura di preoccupazione.
"No…non posso lasciarlo morire da solo"
Prima che potessero fermarlo, schiacciò il pulsante per tornare sotto, al livello delle chiuse, dove il ragazzo che non aveva mai confessato d'amare, stava andando incontro a una morte solitaria.
"Non morirai senza nessuno accanto"
gli promise, incredibilmente leggero.
La porta s'aprì, stavolta lo scampanellio gli sembrò un saluto…Rukawa posizionò lo zaino davanti alla fotocellula, perché le porte non si chiudessero, e corse via, verso la morte.
………
Hanamichi si scostò una ciocca di capelli fradici dal viso…le gocce scorrevano leggere sul suo viso, al posto delle lacrime.
Sentiva freddo, leggero nel corpo, più grande nell'animo. Non aveva mai pensato di morire così, quindi…non era pronto, semplicemente. Aveva sempre immaginato di chiudere gli occhi in un letto d'ospedale, con un ramo di ciliegio fiorito sul comodino, anche finto se necessario.
Non così, su una diga di cemento, senza nessuno accanto.
Certo, era felice di star aiutando quella famiglia, però…sperava di vedere il sorriso di qualcuno, prima di chiudere gli occhi per sempre. Di potergli sussurrare, asciugandogli le lacrime, qualcosa tipo: non ti lascerò…veglierò su di te. Oppure: non piangere, ci rivedremo.
No…anche quel suo sogno, non avrebbe avuto un compimento.
"A quanto pare, è il mio destino"
mormorò alla pioggia.
"Idiota, solo i pazzi parlano da soli"
Quella voce…Hanamichi affondò i denti negli insulti che stavano per uscirgli, in automatico. Ma non in quel momento…non doveva essere lì.
"R-Rukawa? Che cazzo ci fai qui?"
"Hn"
Il volpino non rispose altro, passeggiando tranquillamente fino al parapetto.
"Ma sei scemo???!!! Non hai capito quello che per succedere qua?"
"Hn"
Hanamichi non ci vide più…senza gentilezza lo afferrò per la spalla, strattonandolo con violenza:
"Mi hai capito? Devi andartene!!!"
"No. Io resto qua"
Con facilità, Rukawa si liberò da lui, piantandogli gli occhi nei suoi, smorzando con la propria calma la rabbia che vi vedeva.
"Ru…"
pigolando, il rossino indietreggiò, allontanandosi da lui…non capiva, non era pronto a nulla di simile, lui era in fin di vita ma Rukawa…
"M-Morirai se rimani"
ripeté, tentando di comprendere perché fosse lì. Forse che il Gorilla avesse deciso di mandare da lui l'unico, in grado di scuoterlo?
"Lo so"
commentò placidamente il moro, gettando indietro la testa, sollevando un arco di goccioline scintillanti.
"Allora perché sei qui?"
Dalla destra del rossino, oltre la spessa diga, provenne un rombo lontano…
"La senti? È l'acqua che arriva! Vattene Rukawa, io devo far saltare tutto!"
Istigato dalla disperazione, Hanamichi iniziò a spingerlo, a mandarlo via, a rigettarlo verso l'ascensore…Rukawa si divincolò con facilità, stendendolo con un colpo d'incontro ben piazzato.
"Ma sei scemo? M'hai quasi spaccato la mascella!!!"
"Smettila di lamentarti, stiamo per morire, no?"
Hanamichi interruppe il suo inveire, guardando sbigottito la mano che l'altro gli tendeva, gentilmente, quasi quel pugno non fosse esistito…un po' tremante, la prese, rialzandosi grazie ad essa.
"P-Perché hai detto…stiamo?"
Voleva morire con lui? Per quale motivo?
'No, impossibile…ho sentito male'
"Perché ho preso la mia decisione…"
rispose con un fil di voce la volpe, accarezzandogli distrattamente una spalla…così larghe e forti, destinate a un simile ingiusto peso…
"S-Stai scherzando, vero?"
Rukawa inarcò il sopracciglio, fingendosi offeso:
"Pensi che lo farei in un momento simile?"
"Ah…Rukawa…"
Hanamichi s'allontanò da lui, boccheggiando…quegli occhi erano troppi carichi di consapevolezza, troppo decisi ad accettare quel termine, per potersi rassegnare, sopportare. Non poteva approvare che un ragazzo, con tutta una splendida vita davanti, morisse solo per…accompagnare lui.
"Non capisci, vero?"
"No…"
ammise il rossino, scuotendo la testa, e scrutando di striscio la diga, che iniziava dolcemente a tremare.
"Lo so…è parecchio incredibile, però…ti amo. Avrei voluto passare la mia vita con te accanto, ma dato che essa m'è negata, mi accontento di morire con te"
"Rukawa non fare l'idiota"
Il corpo irrigidito, le pupille ridotte a due fessure, il cuore che correva nel suo petto e le lacrime che minacciavano di corrodergli la pelle…Hanamichi s'allontanò da lui, scappando da quel sentimento troppo forte per essere accettato, lì.
"Non sono un idiota, sono solo…innamorato. Di un bel ragazzo coi capelli rossi, che non esita a sacrificare il tempo che gli rimanere per…far felici dei bambini"
Dita nervose passarono in quei capelli di brace…sensazioni turbinose gli vorticavo nel corpo, mischiandogli l'anima. Lusinghe, riconoscimenti, paura, felicità…non aveva il tempo di assaggiarle tutte. Doveva solo mandarlo via di lì, era già brutto che qualcuno dovesse morire, per una meraviglia della tecnica mezza rotta…sarebbe stato imperdonabile, se ci fosse stata una seconda vittima.
"Se mi ami davvero…"
Cosa di cui dubitava, nel fondo…probabilmente quella volpe lunatica s'era presa una sbandata, niente più.
"…allora vattene"
"No"
Netto, deciso, irremovibile…Hanamichi deglutì, la sua insicurezza che iniziava a vacillare, sbriciolata da quella forza.
"Ru…."
piagnucolò, cercando nelle mura frementi un aiuto.
"Non ti lascio da solo…non posso. Per cui non me lo chiedere più…accetta la mia decisione, come noi abbiamo rispettato la tua"
Hanamichi chiuse gli occhi, cercando nelle profondità della mente un'idea, una delle sue geniali trovate per salvarlo…non doveva morire con lui…
Lentamente, senza guardarlo in viso, si avvicinò a lui, portando i toraci a contatto…Rukawa si morse le labbra per non mugolare, quando la sua fronte si posò contro il suo collo.
"H-Hana…che cosa provi per me?"
"S-Se te lo dico, torni indietro?"
Avrebbe mentito, pur di salvarlo…
"No…prima…mi sei sembrato talmente triste, quando hai confessato di aver vissuto solo, finora. E io…non posso permettere che tu muoia, in quella stessa solitudine"
Qualcosa dentro il rossino si spezzò, come se una lastra di cristallo si fosse ridotta in schegge…una luce fiammeggiò, finalmente libera di splendere. La riconobbe facilmente…era la sua volontà di cedere, il desiderio che qualcuno rimanesse lì, con lui.
Non aveva tentato seriamente di fargli cambiare idea, semplicemente perché neppure lui, lo voleva.
Di scatto, Hanamichi alzò la testa, sfiorando la guancia del volpino…un rossore esplose sul suo viso, specchiandosi leggermente in quello del moro. Così vicini, le labbra a poca distanza, il fiato che si mischiava…il gelo non c'era più, per la prima volta il rossino sentiva che il suo sogno si stava compiendo. Non sarebbe morto da solo…ci sarebbe stato Rukawa, con lui.
"Dimmi cosa provi per me…"
"I-Io non lo so…"
"Va bene lo stesso…"
Alzandogli il viso con due dita, Rukawa si inebriò dell'imbarazzo profondo che lo dominava…lentamente, si accostò a lui, posandogli le labbra su una guancia. Non lo avrebbe mai forzato, lo amava anche così…
"N-Non fraintendere…è solo che non ci ho mai pensato. Sapendo di dover morire, io mi sono sempre imposto di…non innamorarmi mai, sul serio"
"Grazie…"
Un timido sorriso, unico ringraziamento per quella triste verità…dagli occhi scuri del rossino caddero due lacrime, che le dita bianche dell'altro raccolsero in fretta.
"Grazie a te…per esser qui con me. Adesso io…non ho più paura"
Hanamichi abbracciò Rukawa, stringendoglisi contro, accostando le braccia dietro il suo collo. Gemette, quando le mani del volpino si posarono sui suoi fianchi, gli accarezzarono piano la schiena.
"Fai quello che devi"
lo invitò, posandogli un bacio su una tempia.
Il rossino annuì, cercandogli la bocca con un bacio:
"Non sia mai, che non baci il primo ragazzo per cui mi sono preso una cotta…"
"Hn?"
"Adesso, stupido volpino! Non senti come mi fai battere il cuore?"
Due mani strettamente intrecciate…Hanamichi le fece posare sul suo cuore, perché lo ascoltasse.
"Hn…avremo tempo, te lo prometto"
Mano nella mano, si avvicinarono alla colonna di cemento, dimentichi di tutto il mondo…Hanamichi posò un dito sull'interruttore, poi si tese verso il compagno, per farsi abbracciare:
"Tutto l'eternità, K-Kaede?"
"Te lo prometto…tutto l'eternità"
Hanamichi allungò il viso e si lasciò baciare, sorridendo mentre la lingua del volpino violava con rispetto la sua bocca, in un lungo, languido bacio.
CLICK

Fine


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