Claddagh
- Cap IIdi Unmei
Non era un sonno piacevole, quello che stava dormendo Goku. Era popolato da visioni oscure ed angosciose, di brutti ricordi e paure mai del tutto vinte, ma l'essere strappato violentemente ad esso fu comunque traumatico. Il respiro che gli si piantò in gola, e le fitte che gli esplosero nelle tempie per poi attraversargli tutto il corpo gli fecero spalancare gli occhi, che lucidi e stravolti fissarono prima il soffitto e poi si spostarono istintivamente su Sanzo, ancora al suo fianco.
Guardò il bonzo per cercare in lui un aiuto, ancora ignorando ciò che stava in realtà accadendo, ma poi vide il diadema tra le sue mani e di colpo confusamente comprese, anche se non del tutto.
Nel suo sguardo passò la muta e disperata richiesta di un incredulo perché, e il tormento nel suo cuore si moltiplicò. Per un momento, brevissimo ma terribile, si sentì tradito.
Sanzo sapeva quanto lui temesse quella feroce parte di sé….. fuori controllo e dominata da un istinto sanguinario. Ogni volta diventava più forte, ogni volta era maggiore il rischio di non riuscire più ad apporre il sigillo e riportarlo alla normalità, ed allora perché…..
…..perché mai aveva voluto liberarla?
Sentì la coscienza fortissima del Seitentaisei risvegliarsi e tentare di schiacciarlo; oppose resistenza, cercò di aggrapparsi a se stesso, ai suoi pensieri, ai suoi ricordi, ma fu vano: provò la terribile sensazione di annaspare, d'essere sopraffatto, rinchiuso in una buia cella del cuore.
Al di là della porta Gojyo sentì il suo urlo, violento e disperato com'era stato ogni volta in cui lo aveva udito. Strinse gli occhi e cercò di ignorarlo, ripetendosi che era tutto per il bene di Goku, per salvarlo, per dargli una possibilità di più….. ma era lo stesso difficile, sopportare.
Avrebbe voluto entrare in quella stanza e rimettergli lui stesso il diadema, sia per non sentire più quel grido che gli stringeva il cuore, sia per non dover fronteggiare la creatura terribile che stava venendo liberata. Ma davvero, se ne rendeva conto, quella era l'unica possibilità per guadagnare tempo, e non poteva fare altro che aspettare. E sperare, perché sapeva che se qualcosa fosse andata storta lui mai avrebbe potuto sparare contro Goku, in qualunque stato egli fosse.
Dannato il bonzo, per avergli affibbiato un incarico simile.
Sanzo guardò Goku trasformarsi, affascinato ed inorridito al tempo stesso: il corpo teso in uno spasmo di inimmaginabile dolore, le orecchie che si facevano elfiche, i capelli che crescevano ad una velocità innaturale, le unghie che si trasformavano in pericolosi artigli.
"Perdonami."
Mormorò tra sé, posando lentamente il diadema sul basso comodino. Perdona questo gesto, e l'egoismo che mi ha portato a compierlo.
Goku spalancò gli occhi, le sue pupille erano ormai sottili e verticali; per una frazione di secondo ci fu ancora sofferenza nel suo sguardo, ma presto essa venne sostituito da una luce selvaggia.
Lui e Sanzo si fissarono, immobili, scrutandosi come da dietro un'invisibile trincea, con la freddezza e la tensione di passati duelli lasciati in sospeso. Poi si alzò il sordo ringhio di quella creatura che era molto più di un demone, e che prese lo slancio per gettarsi sull'uomo che lo fronteggiava. Egli non aveva fatto nulla, non aveva mostrato alcun segno di ostilità, ma l'istinto di attaccare era uno stimolo imperante.
Ma…..
….. quell'uomo si scostò agilmente e lo afferrò per un polso, piegandogli il braccio in maniera dolorosa. Ringhiò il suo disprezzo e si contorse per liberarsi, inutilmente.
"Sei patetico, - disse Sanzo, in tono di scherno - debole come un gattino. Cosa pretendi di farmi, in queste condizioni? Sarebbe già tanto se riuscissi a graffiarmi."
Gli lasciò il braccio, spingendolo di nuovo sul letto, solo per essere immediatamente riassalito. La scena si ripeté tale e quale, ma questa volta, anziché lasciar subito andare Goku, Sanzo lo bloccò contro il materasso, tenendogli un ginocchio sullo stomaco e precludendogli ogni possibilità di reazione, anche se quello tentava di dibattersi.
"Te lo ripeto, lascia perdere. Se ci tieni ad uccidermi dovrai riconquistare forza e salute, animale che non sei altro."
Parlava con sprezzo, ma in cuor suo si sentiva sollevato. Aveva visto giusto: Goku, che poco prima non riusciva nemmeno a muoversi, ora era addirittura in grado di tentare un attacco, seppure con risultati risibili. Non poteva permettere che sprecasse energie in inutili assalti; doveva fare in modo di tenerlo tranquillo fino al ritorno di Hakkai, e poi rimettergli il dispositivo di controllo.
"Ti è rimasto un po' di raziocinio per capire le mie parole? Sei malato, ricordi? E se ci tieni a vivere devi stare buono e fare come ti dico."
Sembrò che lo ascoltasse, anche se con un'espressione d'odio furente, l'oscuro rovescio del luminoso affetto che gli dimostrava di solito.
Non era abituato, Goku, ad essere sconfitto e tenuto a bada, nemmeno da quel bonzo che sempre riusciva a fermarlo. Non sapeva perché, ma non era mai riuscito ad attaccare quel semplice, debole umano con tutta la sua potenza: qualcosa lo bloccava, lo rallentava, lo faceva persino esitare. Come se una parte di lui volesse essere catturato e ancora una volta rinchiuso dal sigillo di quell'uomo. Ora era costretto ad ammettere che egli stava dicendo il vero: si sentiva spossato, nemmeno volendolo sarebbe riuscito ad opporgli una forza sufficiente a procurargli un serio danno.
Smise di divincolarsi, mostrando di acconsentire alla tregua, ma non perse l'espressione ostile che anzi si era accentuata. Sanzo cautamente lo lasciò andare e tornò alla poltroncina.
"Sei più ragionevole di quanto pensassi."
Commentò.
Era una strana sensazione trovarsi faccia a faccia con quella parte di Goku, e parlare con lui invece di combatterci. Sicuramente un dialogo sarebbe stato più stimolante di un monologo, ma nutriva poche speranze sulla possibilità di ottenere risposte: la scimmia selvatica continuava a fissarlo, le ciglia aggrottate e le labbra tirate in maniera da mostrare le zanne. Eppure era lo stesso volto del ragazzo dolce e semplice che conosceva da tanti anni, che adorava divertirsi, che giocava con i cuccioli, e abbastanza sensibile ed onesto da non vergognarsi di piangere. Forse, continuando a guardarlo, avrebbe infine trovato il suo Goku dietro la maschera sanguinaria.
Ora l'atmosfera tra loro era tesa e pesante, difficile da sopportare. Gli pareva di leggere anche un qualche tipo di accusa nello sguardo ferino del Seitentaisei, ma doveva essere solo un'impressione: non credeva che in quelle condizioni fosse capace di provare emozioni complesse, o qualcosa di più del gusto sadico della distruzione.
<Sbagli.>
Gli disse la coscienza. Nel profondo del cuore, quasi contro la sua volontà, gli veniva da separare Goku dalla creatura che aveva davanti, di considerare quest'ultima un intruso, un nemico. Ma scrutandolo più attentamente capì che era un errore: si trattava di un unico essere: stessa anima e stesse emozioni, stessa vita. Era sempre la sua scimmia, anche se in quei momenti si risvegliava una parte della sua personalità solitamente assopita, ma non per questo meno autentica.
"Puoi anche smettere di startene lì a ringhiare come se fossi pronto a saltarmi alla gola, ti ho già detto che non serve. O forse devo intendere che hai fame? D'altra parte ne hai sempre."
Si sentiva vagamente ridicolo, gli pareva di stare parlando da solo, eppure provava il bisogno di dire qualcosa, di non lasciare che il silenzio imperasse nella stanza, separandoli ancor di più….. continuando a rivolgersi a lui poteva forse stabilire un contatto pacifico, una tregua duratura se proprio la pace non era possibile.
Sul tavolo vicino alla finestra c'era una cesta con un po' di frutta; andò a prenderla e la porse a Goku; egli guardò con sospetto le mani che gli porgevano l'offerta, ma poi bruscamente la strappò loro. Si mise a mangiare avidamente, frutti dissetanti il cui succo zuccherino gli colava lungo il mento. Sanzo lo osservava, sperando che grazie alle forze recuperate riuscisse a mandar giù quel leggero pasto senza dare di stomaco; intanto si accese una sigaretta e mosse alcuni passi per la stanza.
Si sentiva stanchissimo, schiacciato dal sonno, prostrato dalla tensione, dalla preoccupazione….. dalla paura, anche se era dannatamente umiliante ammetterlo, e non poteva ancora permettersi di riposare. O forse in quel caso era meglio dire 'allentare la guardia' ?
[Perché non ti rimetti a dormire, stupida scimmia? Così potrò stare un po' tranquillo anche io.]
Pensò, aspirando una lunga e lenta boccata di fumo.
****
Il desiderio di Sanzo restò inascoltato. Per lunghe ore Goku rimase vigile in una maniera snervante e non gli tolse mai gli occhi di dosso, seguendo ogni suo movimento, mantenendo l'espressione dura riservata a ciò che si considera un pericolo. Però….. c'era anche qualcosa di diverso, o almeno a Sanzo ciò pareva di cogliere. Era come se ci fosse anche curiosità, interesse, domande inespresse. Riflessione.
A cosa stava pensando, in quella testa dura? Stava cercando nei suoi ricordi, nella parte razionale di sé, di capire chi lui fosse, e quale era la loro relazione?
O semplicemente stava raccogliendo le energie, escogitando un metodo per ucciderlo?
Ma non era questo, no. Goku davvero voleva capire. Comprendere quale fosse l'origine del potere che quell'uomo biondo aveva su di lui, e non si riferiva solo alla sua capacità divina di creare dal nulla il sigillo che lo imprigionava. Voleva capire perché se ne sentiva attirato, perché il suo sguardo lo turbava, e perché con quei suoi occhi intensi riusciva addirittura a frenarlo.
Come quella volta, nel deserto, la ricordava bene….. e ancora prima, sì.
Quell'uomo, una notte lontana anni, gli aveva detto 'io non ti abbandonerò'….. gli aveva detto 'come potrei lasciare solo un idiota come te?'
Ma non gli aveva creduto.
Ecco il motivo per cui quella volta, tra le sabbie, si era bloccato, quando i loro sguardi si erano incontrati da vicino: aveva mantenuto la promessa, e lui ne era rimasto sorpreso. Stupito, perché nella sua mente aveva solo ricordi di sangue e disprezzo, di astio e isolamento. Aveva dormito a lungo, nel cuore del Goku che tutti amavano, e quando aveva riaperto gli occhi….. aveva davvero trovato quell'uomo ancora accanto a sé. Quell'uomo, che pur morente e indebolito lo aveva affrontato senza batter ciglio.
Sentì qualcosa nel profondo dell'anima. Un'emozione che gli fece tremare le spalle per un brivido che non era né di freddo né di febbre, e che se fosse stato completamente se stesso avrebbe riconosciuto come malinconia.
Era talmente assorto in quei pensieri che si accorse dei movimenti di Sanzo solo quando questi gli posò una mano fresca sulla fronte. Sussultò, e la allontanò con un gesto brusco, rivolgendo all'umano un altro ringhio e tendendosi come pronto all'attacco.
"Hai la febbre, mettiti giù e dormi."
Disse piattamente Sanzo, massaggiandosi la mano su cui ora spiccavano profonde unghiate brucianti. Il suo ordine fu inutile: la stupida scimmia non gli dava ascolto….. e a lui stava venendo mal di testa.
"Credi forse di spaventarmi? - gli chiese, con un mezzo sorriso beffardo - Non potresti mai. E sai perché? Perché la prima volta che ti vidi stavi piangendo. Anche se eri una furia scatenata restavi solo un bambino minuscolo con il viso bagnato di lacrime. Te lo ricordi?…..oh, certo. Lo leggo nel tuo sguardo!"
Sanzo si accorse di avere veramente attirato la sua attenzione, e continuò a parlare, rievocando l'episodio che era sempre vivo nella sua mente: la luna piena, enorme, i bonzi terrorizzati, il suo cuore che scoppiava mentre correva incontro al momento che avrebbe definitivamente cambiato la sua vita.
"Ti ho temuto sì, quella notte, non appena ti ebbi davanti così diverso da come ti conoscevo, circondato da un'aura maligna tanto forte da essere quasi visibile….. ma mi bastò pensare a chi eri in realtà, e alla faccia che avevi quando ti trovai nella prigione, ai sorrisi che mi rivolgevi e che io non capivo, per decidere come agire e perdere ogni esitazione. Eri solo un moccioso, in fondo….. e come vidi poi, un moccioso spaventato. Ecco perché, per quanto tu possa ringhiare, digrignare i denti e distruggere ogni cosa che ti capiti davanti, non avrò mai paura di te."
Si era fatto strano, lo sguardo di Seitentaisei. Sorpreso, colpito e disorientato.
Più quell'uomo parlava più sentiva i ricordi farsi nitidi, reali, anche se in qualche modo essi sembravano 'riflessi', vissuti sulla pelle di un altro. Gli tornava alla mente la lontana paura che Sanzo lo avesse abbandonato, di essere nuovamente solo, perduto.
Ricordava l'angoscia che Sanzo lo avesse dimenticato, e i monaci che si riferivano a lui con la parola 'mostro'….. e ancora a distanza di tanto tempo ciò risvegliava la sua furia. Però, inspiegabilmente, non aveva più voglia di attaccare e non solo perché sapeva di essere troppo debole per farlo.
Lui voleva….. che quell'uomo continuasse a parlargli. Da un lato le sue frasi erano sferzanti, e veritiere, perciò lo infastidivano, ma ascoltarlo era come essere sedotti da un incantesimo. Forse, oltre alle parole, era il modo in cui le diceva, e la sua voce: catturava l'attenzione, era quasi ipnotizzante….. sembrava risuonare direttamente nel cuore e poi riempirti la mente. Sentiva chiaramente combattere dentro di sé la voglia di distruggere….. e quella di essere compreso….. l'istinto di uccidere il monaco che aveva così tanto, troppo potere su di lui, e il desiderio, del Goku 'umano' di affidarglisi con fiducia, in pace.
Perché quell'uomo lo chiamava 'stupido' e 'scimmia', e lo guardava con occhi superbi, ma poi era disposto a rischiare la vita per aiutarlo?
Si distese e lasciò che le palpebre si chiudessero, sempre più turbato dalla tregua forzata.
Sapeva che ad una parte di memoria gli era precluso l'acceso, ma non si trattava dei ricordi della vita nel tenkai, non solo. Ciò che era legato al Goku amabile di tutti i giorni si faceva caotico e frammentario, quando veniva privato del diadema, e nella frenesia non aveva mai avuto il tempo di badarvi. Ora che era costretto a riflettere era come se le immagini si facessero nitide e la parte più "umana" della sua anima cercasse di riunirsi a quella "demoniaca".
Non poteva permettere una cosa simile: temeva di perdere la propria forza e di svanire per sempre, se ciò fosse accaduto.
Aprì gli occhi all'istante, quando sentì una pezza umida e fresca passargli sulla fronte, e si trovò a fissare il volto di Sanzo, bianco e teso.
Per qualche istante il malato ricambiò il suo sguardo diretto, impossibile indovinare i pensieri dietro quei dorati occhi inumani….. sempre che ce ne fossero davvero, e che lo sperare in una razionalità nascosta non fosse che vana speranza. Quando Goku, calmo, richiuse gli occhi senza rifiutare l'attenzione che gli stava venendo prestata, Sanzo si stupì, indeciso se prendere il gesto come fiducia o rassegnazione. Provò una malinconica impressione di deja vù, come se si fosse già preso cura ad un Goku febbricitante….. e privo di diadema.
Impossibile, assolutamente….. non aveva mia avuto un contatto così diretto, prolungato e non violento con Seitentaisei.
Oppure sì?
[….. decisi che non avrei mai avuto rimpianti…..]
[….. che lo avrei difeso a qualunque costo…..]
[….. perché anche inzuppato di sangue, restava la persona più pura al mondo.]
[Era lui ad essere il sole!]
La persona più pura del mondo….. a guardarlo lo sembrava davvero, anche in quel momento, in cui il suo volto rilassato non era attraversato né da ferocia né da diffidenza. Così, con i lineamenti finalmente distesi e i capelli sparsi sul cuscino, era di una bellezza intensa, selvaggia e fiorente, come la natura che l'aveva generato. Sanzo tornò a bagnare la pezza e a passargliela sul volto; lo vide aprire gli occhi ancora una volta, solo una fessura attraverso la quale luccicavano iridi preziose e ardenti. I suoi pensieri si sciolsero e le frasi che gli sgorgarono di bocca vennero spontanee e sincere.
"Non credo che tu uccida solo per il gusto di farlo. Tu sei Goku, la parte di lui piena di rabbia e paura, che semina distruzione perché pensa che altrimenti sarà lui a essere annientato. La parte di lui che ha terrore della solitudine e dell'abbandono, perché li ha già patiti abbastanza e sa quanto siano strazianti….. ed è anche colpa mia, allora, se in tutti questi anni nulla è cambiato, se simili timori ancora ti affliggono. Non ho trovato un rimedio a tutto questo, non ho saputo capirti e starti vicino come avrei dovuto, non ho alleviato le tue angosce. Forse le ho solo alimentate….."
Si accorse di stare parlando lentamente, quasi a fatica, mentre le palpebre gli si facevano pesanti, andando a chiudersi contro la sua volontà. Scosse la testa, schiarendo la mente, e riprese il discorso.
"Può darsi che sperassi di non dover più assistere alla tua trasformazione, di tenerti a bada rinchiudendoti in un mondo piccolo e protetto, sempre sotto i miei occhi, poiché nulla ti turbasse. Forse se fossimo sempre rimasti al tempio ciò sarebbe avvenuto, ma sarebbe stato come ignorare il problema, e scappare vigliaccamente. È in questo viaggio, in cui siamo costretti a fronteggiare i nostri tormenti interiori, che devo riuscire ad aiutarti, a salvarti. Se ci riuscirò….. se ci riusciremo….. un giorno non avrai più bisogno di quel diadema."
Infine tacque, stupito e quasi a disagio per l'aver pronunciato così tante parole, e di aver messo a nudo sentimenti che erano poco chiari anche per lui. Ma era tutto vero, questo lo sapeva. E forse si ingannava, ma gli sembrava d'aver sortito un qualche effetto su Goku: come se avesse toccato una corda remota nella sua anima, come se qualcosa si fosse spezzato nella sua espressione e nel suo respiro, che pareva più veloce.
Il monaco quasi si aspettava che la sua scimmietta gli parlasse, che rispondesse finalmente, dimostrandogli che le sue parole avevano ragione d'essere. Oramai si rifiutava fermamente di credere che Seitentaisei fosse soltanto una bestia feroce e attendeva un piccolo gesto, una parola che gli desse tale conferma.
Ma a quanto pareva essa non sarebbe giunta quel giorno: Goku richiuse gli occhi e si girò su un fianco, e lentamente si rannicchiò, restando tranquillo, forse dormendo, forse aspettando, forse persino riflettendo.
Sanzo sospirò, gettò la testa all'indietro e fece roteare il collo indolenzito. Guardò l'orologio alla parete e si accorse che erano davvero passate molte ore dalla partenza di Hakkai….. probabilmente ormai mancava poco al suo ritorno. Che strano, il tempo sembrava essersi deformato: era stato terribilmente lungo e denso nell'attesa, nel muto confronto con Goku, ed ora sembrava essere volato, dissolto nel nulla. Come un sogno.
Ora la sua scimmia era immobile e il suo respiro quieto. Pareva finalmente dormire, per fortuna, e lui pensò di potersi concedere un attimo di riposo; chinò la schiena, si appoggiò al materasso e poggiò il capo sulle braccia conserte. Non voleva addormentarsi anche lui, ma passare qualche minuto di relax….. per riposare gli occhi.
Solo per riposare gli occhi…..
Poco dopo il sonno ebbe facile vittoria, e lui esausto scivolò senza accorgersene in un limbo scuro e silenzioso.
E Goku, che ancora non dormiva, per istinto afferrò il momento in cui l'umano perdeva ogni difesa nel torpore; si voltò verso di lui e lo fissò intento. Si impresse ancor meglio nella memoria il suo volto, richiamò il suono della sua voce, e allungò lentamente una mano verso di lui. Gli toccò i capelli, provando una misteriosa nostalgia, desiderando di vederli splendere sotto il sole. Gli sfiorò il viso, attento a non svegliarlo. Se voleva liberarsi dell'umano quella era l'occasione ideale: sarebbe stato così facile rompere il suo collo delicato, mentre era inerme. Ucciderlo ed essere libero.
Ma….. esitava. La stessa, ben nota, forza misteriosa che lo aveva frenato nei loro combattimenti vietandogli di usare tutta la propria potenza, come se fare del male a quell'uomo fosse un atto suicida, lo inchiodava ancora.
Era una frustrante, spiazzante, detestabile emozione che nonostante tutto gli stava diventando familiare, e che doveva avere radici tanto profonde e intricate da non poter essere estirpate.
Le sue dita esitavano sulla guancia di Sanzo, che continuava a dormire; le sopracciglia bionde erano lievemente aggrottate, come se la preoccupazione lo perseguitasse anche in sogno. Anche Goku si sentiva lambire dal mare della sonnolenza….. si chiese se quell'uomo ci sarebbe ancora stato, quando ne fosse riemerso. Se….. avrebbe mantenuto ancora una volta la promessa.
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"Ti ho preparato del nameko, ma se dopo avrai ancora fame c'è il teriyaki."
"*Se* avrà ancora fame? Hakkai, guarda che è una cosa scontata, vorrai mica che quel pozzo senza fondo si accontenti di una zuppa?"
Goku indirizzò una boccaccia a Gojyo ma non iniziò il solito battibecco, molto più interessato a fare onore al piatto che aveva davanti. Il rosso sorrise, sollevato dal vedere la veloce ripresa del suo più giovane amico.
A quanto pareva il veleno che aveva avuto in corpo era tratto da un serpente piuttosto comune da quelle parti. Secondo il medico era stato fortunato ad esserne intossicato solo in minima misura, altrimenti il siero non sarebbe servito a nulla. In realtà, aveva spiegato, chi era così disgraziato da essere morso da uno di quei rettili moriva nel giro di pochi minuti, tanto che spesso non c'era nemmeno il tempo di iniettare l'antidoto. Nonostante fosse stato molto male, la sorte era stata generosa con Goku.
Gojyo rivolse la sua attenzione a Sanzo, che dall'altra parte della tavola stava portando a termine un solitario, e che imprecò, quando girando l'ultima carta scoprì che per l'ennesima volta non gli era riuscito. Nonostante il sollievo si propagasse da lui praticamente ad ondate, il bonzo si comportava come se nulla fosse….. come se Goku fosse passato attraverso un semplice raffreddore e lui non fosse stato disperato al punto di mettere a repentaglio la propria vita per salvarlo. Rimpianse di non aver avuto una macchina fotografica a portata di mano quando, esasperato dalla lunga attesa e roso dalla tensione, silenziosamente e incurante delle possibili conseguenze, si era introdotto nella camera dove i suoi compagni erano chiusi ormai da tempo.
Poco prima di aprire la porta non sapeva esattamente cosa aspettarsi….. probabilmente tutto, anche la morte, tranne quello che si vide davanti: due beati dormienti.
Sanzo, evidentemente collassato per la stanchezza che si trascinava dal giorno prima, era chino sul letto, in una posizione che al momento del risveglio gli sarebbe costata parecchi dolori alla schiena e altrettante bestemmie. E anche Goku dormiva, accanto a lui. Le loro mani si sfioravano; appena un intrecciarsi in punta di dita, forse nemmeno volontario, ma che a vedersi faceva fremere il cuore di una strana tenerezza e di una sorta di benevola invidia per il legame che i due dividevano. Se fosse riuscito a ritrarli in quella situazione avrebbe potuto ricattare il bonzo, facendosi comprare da lui le sigarette vita natural durante!
Più o meno in quel momento aveva udito il rumore del motore di Hakuryu, e scuotendo leggermente per una spalla il suo peggior amico lo svegliò. Era meglio rimettere il dispositivo di controllo al suo posto prima che Hakkai arrivasse e tenesse loro una predica sull'avventatezza. Naturalmente era scontato che tutta la faccenda sarebbe rimasta un segreto fra loro due.
"Beh, che hai da fissare?"
Chiese Sanzo, avvertendo lo sguardo prolungato di Gojyo.
"Niente, niente….. non è il caso di essere così aggressivi. Dopotutto solo l'altro giorno mi avevi affidato un compito ingrato, ora per riconoscenza potresti trattarmi un po' più gentilmente, ti pare?"
"Tzk."
Approfittando del fatto che Hakkai era tornato in cucina e che Goku era tutto concentrato sul suo pasto, il kappa si avvicinò al bonzo e gli parlò ironicamente a mezza voce.
"Piuttosto….. da quando la scimmia si è ripresa tu fai l'indifferente e non gli hai nemmeno detto di quanto sei contento di rivederlo in forma. Potrebbe restarci male, povera bestia! E poi non avevi proclamato di essere giunto ad ammettere i tuoi sentimenti?"
"Non capisco di cosa tu stia parlando."
Troncò Sanzo, cominciando a riposizionare le carte per una nuova mano. Straordinario come quanto più ostentasse distacco tanto più i suoi veri pensieri si palesassero.
"Ho già capito, siamo alle solite…… beh, io vado in cucina da Hakkai a vedere se c'è uno spuntino anche per me. Forse dovrei ammalarmi anche io, così poi Hakkai mi preparerebbe i miei piatti preferiti. E sicuramente sarebbe un infermiere più piacevole di te."
Nell'allontanarsi lesse sulle labbra del bonzo una risposta irripetibile e ghignò soddisfatto.
Gojyo non sapeva se lasciarli strategicamente soli potesse servire a qualcosa….. conoscendoli, Goku sarebbe stato capace di non alzare gli occhi dal piatto, facendo lavorare solo le mascelle, e Sanzo di mantenere un mutismo esasperato. Lui si sarebbe accontentato di origliare alla porta sperando in qualche sviluppo interessante.
***
"Sanzo?"
Venne dopo un po' il richiamo di Goku.
"Nh?"
"Senti….. è forse successo qualcosa prima che arrivasse il dottore?"
"Qualcosa 'cosa' ?"
Il ragazzo girò il cucchiaio nella scodella ormai vuota e ripulita con la massima perizia.
"Non lo so. Mi pare…..d'aver fatto un sogno strano. Non che lo ricordi, è più una questione di sensazioni. Come se fosse accaduto qualcosa di importante, ma non so cosa."
"Se è importante lo ricorderai da solo, non sta a me raccontartelo, soprattutto ora."
"Però….."
Goku tacque, zittito dallo sguardo imperioso di Sanzo. Ma quello non era l'unico argomento di cui aveva da discutere, e non si intimorì più di tanto, limitandosi a passare ad un altro discorso.
"Quello che mi ricordo bene è di aver detto delle cose….. imbarazzanti. Devo esserti sembrato ridicolo."
"Cioè?"
"Quando….. quando ho promesso che se fossi morto sarei tornato da te, chiedendoti di aspettarmi. Sono stato patetico, vero? Ho persino pianto."
Concluse crucciato. Sanzo non rispose subito; certi discorsi lo mettevano in difficoltà, specialmente se il suo interlocutore guardava a lui come ad una specie di divinità alla quale votare la vita. Dopo tanti anni si era rassegnato al fatto che Goku non avrebbe mai fatto suoi i princìpi buddhisti del non attaccamento. Già, decisamente non era proprio il tipo. Forse meglio così.
"In fondo non c'è niente di male a piangere nel momento in cui ci si sente deboli ed impotenti. La paura è una reazione normale. L'importante è smettere in fretta di frignare e reagire."
Goku sorrise.
"Hai ragione. - disse - Però io parlavo sul serio, sai? Davvero sarei tornato."
…..
…..
…..
"E davvero io ti avrei aspettato."
Confessò piano, pentendosi quasi subito.
Ma il volto di Goku si illuminò di una felicità perfetta che Sanzo ebbe un tuffo al cuore. Forse ammettere i suoi sentimenti era ancor più complicato di quanto credesse: era come voler dare un nome all'indefinibile, o una dimensione all'infinito.
Una sola parola non sarebbe bastata, forse nemmeno dieci o cento.
Goku era Goku, e Goku era insieme a lui, ecco tutto.
Non riusciva ad immaginare nulla di diverso, forse perché nulla di diverso poteva esistere, e la predestinazione sfugge alle definizioni degli uomini.
"Sanzo….. mi insegni quel gioco che stai facendo?"
"Ma non dovresti stare reclamando la seconda portata, a quest'ora?"
"Posso finire di mangiare anche dopo. Allora? Mi insegni?"
"Mah….. tentar non nuoce, anche se dubito che una scimmia possa imparare un solitario."
"A giocare a mah-jonh ho imparato!"
"Vieni qui o no?"
Goku, compiaciuto, ridacchiò. Nonostante la brutta avventura già aveva ricominciato ad apprezzare l'opportunità di essere riempito d'attenzioni; lasciò il suo posto e corse a sedersi accanto a Sanzo, come uno scolaro diligente.
"Senti Sanzo….. non è vero che è colpa tua. Non ho più paura di essere abbandonato da te, so che non lo farai."
Il bonzo si fermò a metà della mescolata di carte, e fissò frastornato il compagno.
Possibile che….. che ricordasse ciò che gli aveva detto mentre era senza dispositivo di controllo? Non ne aveva mai conservato memoria, perché era dovuto accadere proprio quando lui si era scoperto così tanto? Sentì un lieve velo d'incertezza nella voce, quando gli rispose.
"Come mai quest'uscita, adesso?"
"Non lo so. È strano, è una cosa che mi è venuta in mente, e ho sentito di dovertela dire."
Sanzo esitò. Non sapeva esattamente come ribattere, come prendere quelle parole; vedeva la confusione anche sul viso di Goku, che probabilmente era più perplesso di lui. Vedeva l'implorazione di un conforto, o almeno di una risposta…. vedeva in quegli occhi preziosi il fuoco generoso e vitale di un amore riservato solo a lui, puro nella forma ma difficile da spiegare. Era certo che quel fuoco non avrebbe mai potuto trovarlo altrove.
"Nessuno….. - disse, assorto, scostandogli i capelli dal diadema - nessuno abbandonerà nessuno."
E quando Gojyo socchiuse silenziosamente la porta per sbirciare, ancora una volta pianse la mancanza di una macchinetta fotografica, anche usa e getta, per immortalare lo spettacolo che lo vide testimone: l'intimo abbraccio in cui erano stretti i suoi due compagni, un bonzo testardo ed una scimmia ingenua….. il largo sorriso di quest'ultima e la rara espressione di serenità sul viso del monaco.
Se avesse fatto a gran voce la sua entrata in quel momento come minimo Sanzo sarebbe stato fulminato da un infarto…… ma siccome era un kappa sensibile, oltre che pervertito, sorrise e chiuse la porta, lasciandoli soli.