Claddagh

Di Unmei

 

 

"Ohi ohi ohi….. come mi sento male! Non riesco a respirare bene!"

Goku guaiva standosene rintanato sotto le coperte, dolorante; dalla sera precedente che non stava troppo bene ed era anche andato a dormire presto nella speranza che una lunga notte di sonno gli potesse restituire la piena forma fisica, ma non era servito a niente.

Quel mattino si era svegliato con tutti i muscoli indolenziti e un'anormale sensazione di affanno, stanco come se non avesse riposato per nulla. Infine nelle ultime ore ci si era messa di mezzo anche la febbre. Si sentiva fiacco, ma ciò non gli toglieva la forza di lamentarsi di continuo, esasperando Sanzo, che seduto accanto al suo letto tentava di leggere il giornale.

"Piantala di farne una tragedia, scimmia! Sono solo i sintomi di una banalissima influenza!"

Sbottò alla fine il bonzo, che da ore non sentiva che ripetere la stessa frase, con qualche variazione di tanto in tanto. Pensare aveva sempre creduto che il peggio fosse il ritornello 'ho fame, ho fame'!

"Sii comprensivo….. Non mi diverto mica ad avere la febbre!"

"Lo so benissimo, ma piantala atteggiarti a vittima. Sei monotono."

"Avanti Sanzo….. magari se lo lasci sfogare guarirà più in fretta."

Disse Hakkai, allegramente, portando un vassoio con il pranzo per l'ammalato; cibo leggero e molta frutta zuccherina e fresca. Aspettò che Goku si sedesse, comodamente appoggiato ad una pila di cuscini, e gli mise davanti il tutto, notando con piacere che l'espressione golosa non aveva lasciato il suo volto, nonostante la malattia.

"Un momento di pazienza e porto da mangiare anche per te Sanzo."

"E perché mai dovrei pranzare qui pure io? Non sono malato."

"Credevo che volessi rimanere con Goku….. in fondo è tutta la mattina che stai con lui, sarebbe un peccato se lo lasciassi proprio ora: sai che non gli piace mangiare da solo."

"A lui mangiare piace sempre e comunque."

"Shi però….. she c'è qualcun altro….. preferishco!"

"Non parlare con la bocca piena, scimmia!"

Tuonò il bonzo che, non avendo per una volta l'harisen a portata di mano, arrotolò il giornale e lo calò sulla testa di Goku; poi, sordo alle lamentele di quest'ultimo, cominciò con calma a sbucciarsi un mandarino.

Hakkai lo osservava soddisfatto, come se non si fosse aspettato altro da lui; ormai sapeva per certo come Sanzo si sarebbe comportato, in determinate situazioni, qualunque potesse essere il suo apparente atteggiamento: non si sarebbe fatto ingannare così facilmente. Era anche certo che questo il bonzo l'avesse capito benissimo e si comportasse di conseguenza, limitandosi ad atteggiarsi come ci si aspettava da lui, perché in fondo la cosa lo divertiva.

Goku aveva smesso con le proteste, felice del fatto che Sanzo gli fosse rimasto accanto. La scimmietta pensò che forse non era completamente sfortuna, l’essere ammalato: avrebbe potuto poltrire tutto il giorno, gli avevano anche portato da mangiare a letto e aveva finalmente l'attenzione della persona per lui più importante, che negli ultimi tempi era apparsa un po' distante da lui.

Il ragazzino, grato, guardava affettuosamente il bonzo senza lasciarsi troppo intimorire dalla sua espressione imbronciata…..avrebbe anche esposto quei suoi pensieri a Sanzo, se non avesse temuto rappresaglie da parte sua. C'era un limite anche all'incoscienza, in fondo.

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"Per favore….. mi porti ancora una coperta? Ho freddo."

Sanzo si alzò, questa volta senza protestare o rinfacciare a Goku un'esagerazione ipocondriaca, anzi….. ora era preoccupato.

In poche ore la febbriciattola era peggiorata in maniera imprevista; Goku aveva brividi tali da continuare a tremare anche sotto due spesse coperte.

Poco prima aveva anche dato di stomaco, vomitando tutto il pranzo; dopo che i conati si furono placati non aveva più fiato, o la forza di reggersi sulle gambe per tornare a letto,e fu il bonzo a riportarcelo di peso.

Sanzo era certo che nulla di ciò che aveva mangiato potesse avergli fatto male: lui aveva avuto le stesse cose e stava benissimo, e lo stomaco della scimmia era molto più corazzato del suo. Sembrava proprio che avessero sottovalutato il malanno, e nel minuscolo paese in cui si trovavano non c'era nemmeno un medico. E lui era inquieto per tale repentino peggioramento, più di quanto fosse logico esserlo.

Nell'armadio non c'erano altre coperte di scorta, e Sanzo andò a prendere quella nella sua camera; approfittò del momento di solitudine per lasciarsi sfuggire un sospiro sfiduciato; vedere Goku così spento, privo della sua solita vivacità gli metteva malinconia.

Aveva un bel dire lui, di non sopportare la sua esuberanza….. doveva essere una delle menzogne più spudorate del mondo, se già ne sentiva tanto la mancanza. Quella vitalità che sapeva d'estate rigogliosa era la linfa che sosteneva anche lui, rendendogli accettabile il mondo.

Pensò alle rare volte in cui Goku si era preso qualche malanno: più che altro raffreddori, indigestioni….. ma non aveva mai perso il buonumore, o la parlantina, mentre ora sembrava terribilmente giù di corda. Confuso, e depresso, perché non era abituato a sentirsi debole.

Si domandò cosa potesse fare per risollevargli l'umore, cosa importantissima per favorire la sua guarigione, e si rese conto di non averne idea. La sua incapacità di rapportarsi con le emozioni, proprie e degli altri, gli rendeva difficile trovare il modo di consolare le persone….. persino quelle a lui più care. Persino Goku.

Tornò in camera e coprì con cura il malato. Aveva gli occhi chiusi, e pensò che si fosse addormentato, ma quando gli toccò le guance per verificare la temperatura quello aprì gli occhi.

"Sanzo….. scusami."

Disse mortificato.

"E di che cosa, si può sapere?"

"Perché vi sto facendo perdere tempo….. mi dispiace d'essermi ammalato."

"Lo hai fatto apposta?"

"No! Certo che no!"

"Ed allora evita di porgere scuse inutili! Sai bene che mi dà fastidio."

Goku fece un piccolo sorriso e tornò a chiudere gli occhi, prendendo facilmente sonno.

Il monaco non gli disse altro, spense la luce ed uscì dalla camera, anche lui stanco e desideroso di dormire un po'.

Quel che Sanzo non sapeva era che, qualsiasi cosa lui stesso credesse, a modo suo riusciva sempre a consolare Goku.

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Il mattino dopo la febbre era ancora alta.

Goku se ne stava a letto, sempre più demoralizzato; aveva provato a mangiare qualcosa a colazione, ma aveva vomitato di nuovo poco dopo e non se la sentiva di mandare giù nemmeno il thè con il miele che gli avevano portato.

Questo poteva rendere l'idea di quanto lui, che considerava mangiare una funzione ancor più fondamentale del respirare, fosse giù di corda.

Hakkai dovette insistere a lungo perché si convincesse a sorseggiare lentamente la bevanda calda e dolce di miele; dentro vi era stata sciolta la medicina che, sperava, lo avrebbe fatto sentire meglio. Probabilmente gli avrebbe causato una leggera sonnolenza, ma altro riposo non poteva fargli che bene. Goku alla fine lasciò un po’ di thè sul fondo della tazza, ma il giovane non se la sentì di obbligarlo a bere ancora; gli sistemò al meglio i cuscini e lo fece rimettere giù, accostando poi le imposte perché la penombra riposante riempisse la stanza.

"Hakkai….. Sanzo dov’è? Perché oggi non è venuto a salutarmi?"

"E’ uscito prima che ti svegliassi, quindi credo che sarà presto qui. È andato a fare la spesa."

"Sanzo?"

Chiese incredulo il malato, domandandosi se la febbre gli avesse procurato un’allucinazione uditiva.

"Eh eh, lo so che ha dell’incredibile, ma è stato lui stesso a dire che io dovevo restare qui perché sono quello che può assisterti meglio, e che non si fidava a mandare in giro Gojyo da solo, perché avrebbe di sicuro perso tempo a correr dietro a qualche donna, e lui voleva subito birra e sigarette."

Goku sorrise, e parve rilassarsi un po’.

"Meno male. Temevo che non stesse bene anche lui….. di avergli attaccato qualcosa, visto che ieri è rimasto molto tempo con me."

"Non preoccuparti di questo: Sanzo costituisce un banchetto indigesto anche per i virus, non soltanto per i demoni."

Così Hakkai lasciò Goku, con parole allegre che contava lo mettessero di buon umore.

In realtà era lui stesso a sentirsi abbattuto, per non essere ancora riuscito a far nulla di efficace per affrettare la guarigione.

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Poche ore dopo i tre più grandi del gruppo erano riuniti attorno al tavolo, impegnati in una partita a carte, osservati dal draghetto bianco, sonnecchiante, o forse solo semisoffocato dal fumo di sigaretta che ormai avvolgeva il tavolo come nebbia. La buona sorte si muoveva con strane maree e fino a quel momento nessuno aveva avuto mani particolarmente fortunate. Il gioco si trascinava senza troppo entusiasmo, fino a quando la porta della camera di fronte a loro si aprì di botto, sbattendo contro il muro. Il rumore secco ed inatteso li fece per riflesso balzare dalle sedie, pronti ad affrontare il nemico.

Ma non di nemico si trattava.

"Goku! Perché sei in piedi?"

"Ragazzi, sto benissimo ora! Anzi, ho una fame che non immaginate! Perché non mi portare al ristorante? Ho voglia di yakisoba….. e dopo che ne avrò fatto un'abbuffata potremo ripartire."

"Guarda che mi sembri ancora smunto, scimmia. Secondo me ti sei alzato troppo presto."

Disse Gojyo andandogli incontro; fece per toccargli in viso, per sentirne la temperatura, ma Goku intuì le sue intenzioni e si scansò, evitandolo.

"Ma no, ma no - assicurò con eccessivo fervore - le medicine hanno fatto effetto. Non ne posso più di stare a letto"

E mentre mentiva, Goku vedeva la stanza ondeggiare, e i suoi compagni lontani, sfocati, attraverso una prospettiva completamente sbagliata. I suoni, le voci gli arrivavano nella testa rimbombando, causandogli un dolore stringente alla testa. Anche la luce sembrava troppo forte, vivida. Il suo corpo non rispondeva bene ai comandi e così doveva fare attenzione a misurare ogni più piccolo movimento. Sentiva affanno, e stanchezza, ma sapeva di poter resistere.

Di dover resistere, per non far perdere altro tempo ai suoi amici. Dopotutto, se si trattava solo di dormire e riposare, avrebbe potuto farlo anche in macchina.

"Oh, insomma! Se vi dico che sto bene!"

Ma quando fece un altro passo in avanti d’improvviso tutto intorno sembrò precipitare, e quella cruda luce di poco prima si spense. Ma lui non fece nemmeno in tempo a rendersene conto.

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"Goku!"

Gojyo riuscì appena a prenderlo al volo, e se lo trovò tra le braccia bollente e sudato, con il respiro ridotto ad un sibilo affaticato. Agevolmente lo prese in braccio, riportandolo immediatamente a letto e mormorando sotto voce improperi.

Hakkai e Sanzo gli andarono dietro, egualmente pallidi.

"Sapevo che è un dannato idiota senza cervello, ma non pensavo fino a questo punto."

Ringhiò aspro il bonzo, e l’altro volle credere che quello fosse solo il suo modo di esprimere l’ansia, la valvola di sfogo che gli permetteva di mantenere la mente lucida anche di fronte ad una cosa simile. Esistevano persone a cui la preoccupazione acuiva il pensiero piuttosto che offuscarlo, e Sanzo era probabilmente una di quelle.

"Ehi, gente….. date un'occhiata qui."

Nella voce di Gojyo si avvertiva amara sorpresa, ed urgenza. Quando gli altri si avvicinarono videro ciò aveva scoperto spogliando il malato per infilargli nuovamente il pigiama. Aveva un brutto graffio sul fianco, rosso come carne viva e piuttosto gonfio. Non era infetto, non presentava alcun altro danno e la pelle intorno era perfettamente sana, ma quella singola ferita, al tatto, bruciava ancor di più del resto del suo corpo.

"Come se lo è fatto?"

"Forse nell’ultimo scontro, prima di fermarci qui."

"Ma è passata quasi una settimana!"

"Non vuol dire nulla."

Sanzo ascoltò i due discutere, cercando nella memoria quella battaglia; niente di notevole, il solito agguato con nemici in preponderante superiorità numerica. Molti avversari, ma quasi nessuno che valesse i proiettili che aveva usato per ucciderli; sia lui che gli altri si erano liberati facilmente di loro, come se schiacciassero formiche.

Però….. in quel breve attimo di vantaggio che gli avversari avevano avuto al momento dell’attacco….. ricordava un pugnale lanciato. Goku lo aveva visto e si era scostato, e l’arma aveva mancato il bersaglio, ferendolo solo di striscio, causandogli poco più danno che la lacerazione della camicia.

Probabilmente non si era trattato solo di un comune pugnale. Forse era stato intinto nel veleno, prima di essere lanciato, ed esso a poco a poco esso si era diffuso nell’organismo, attaccandolo silenziosamente, rendendo quel graffio trascurato una pericolosa trappola. Sanzo pensò vagamente a quello che sarebbe accaduto se la lama avesse centrato in pieno Goku, se tutto il veleno fosse entrato in circolo….. e provò una vertigine, uno strano senso di estraniazione che ebbe l’effetto di paralizzarlo per qualche secondo.

Morto, sarebbe sicuramente morto. Forse pochi istanti dopo essere stato ferito, forse dopo qualche ora, forse dopo un giorno.

Forse sarebbe andato a dormire la sera tranquillo, per non destarsi più. E quando lui fosse andato nella sua stanza per svegliarlo e sgridarlo per non essersi alzato all’ora stabilita, non avrebbe aperto gli occhi, non si sarebbe mosso, non avrebbe mormorato con voce impastata ‘ancora cinque minuti’.

Sarebbe morto, avrebbe trovato un corpo freddo.

Sarebbe morto, passando dall’oblio del sonno a quello del nulla.

Sarebbe morto, li avrebbe lasciati senza un saluto, senza dirlo a nessuno.

E lui?

Non trovando più calore, respiro, cuore e vita in Goku…… lui che avrebbe fatto?

E poi lo seppe: niente.

Non avrebbe pianto, perché le lacrime non risvegliano i morti e non cambiano le cose….. e le lacrime di dolore lui non riusciva più a versarle. Avrebbe forse potuto piangere di rabbia, questo sì….. ma il dolore lo voleva conservare nel cuore, alimentandolo giorno dopo giorno, facendolo crescere, fino a quando, diventato un mostro gigantesco, lui stesso ne sarebbe stato divorato.

Quel mostro era già in lui, non ancora abbastanza grande da consumarlo, ed era la presenza raggiante e vitale di Goku a tenerlo sopito….. la morte di Goku lo avrebbe destato e sarebbe stata per lui il nutrimento finale, quello che gli avrebbe dato la forza per spezzare le ultime catene.

Ed allora….. ed allora avrebbe potuto….. ricominciare il viaggio, e portare a termine la missione.

E tornare al tempio, smettere di vivere ed esistere soltanto, in giorni sempre uguali, scivolando nell’apatia, nel silenzio, circondato dalla mediocrità, con i ricordi come spilli nel cuore, e bere e fumare e bere fino ad uccidere anche il suo corpo, lentamente, lentamente.

E poi si ricordò che Goku era vivo e la visione di una vita futura grigia e vuota sfumò, anche se ormai gli aveva ammorbato i pensieri.

"Hakkai, se si tratta di veleno tu non puoi fare nulla, vero?"

Il demone annuì, provando un senso di nausea alla consapevolezza di tanta impotenza; era odiosa la sensazione di poter solo stare a guardare mentre la situazione si aggravava.

Perché sarebbe continuata a peggiorare, così come era peggiorato Goku: bastava guardarlo per capire che l’ipotesi di un miglioramento spontaneo era illusione.

"Io….. prendo Hakuryu e vado nella città più vicina a cercare un medico, un antidoto. È l’unica cosa che possa fare. Parto immediatamente."

Disse, scosso, uscendo dalla stanza.

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La notte si era fatta piena ed il silenzio era quasi insopportabile; in esso il ticchettio dell’orologio sembrava frastuono. Batteva nelle orecchie ed in ogni piega del cervello, ricordando ossessivamente che il tempo passava in fretta, che la città era lontana, che Hakkai era da solo ed i pericoli erano tanti….. che Goku continuava a stare male, sempre peggio, che ad ogni minuto poteva essere troppo tardi.

In quella stanza il tempo correva, ma era anche orribilmente immobile, e Sanzo non ci voleva più pensare. Avrebbe assistito il malato fino all’alba e poi Gojyo sarebbe andato a dargli il cambio; c’erano ancora tante ore da far passare….. e aveva bisogno di un paio di birre per riuscirci.

Si alzò senza fare rumore, muovendosi nella semioscurità e fu stupito di trovare la luce accesa nella piccola cucina. Il kappa era seduto al tavolo, davanti ad un posacenere traboccante di cicche; vedendo che nel pacchetto c’era ancora qualche sigaretta il bonzo si servì da solo e se ne accese una. Erano più leggere delle sue, ma poteva accontentarsi.

"Perché non te ne vai a dormire? O quando sarà il tuo turno strascicherai i piedi per il sonno, e sarai completamente inutile."

"Non ci riesco, a dormire, bonzo. Se vuoi posso darti il cambio anche adesso, sei tu quello che ha la faccia di uno che ha bisogno di staccare la spina."

"Grazie, ma non serve."

"Senti….. capisco che tu voglia rimanere con lui, ma non strafare."

 

Sanzo si bloccò per un impercettibile istante, a quelle parole. Spense la sigaretta consumata solo a metà e con distacco si aprì una lattina e mandò giù un sorso.

"Cos’è che capiresti, tu?"

Chiese poi.

"Non sta scritto su nessun contratto che devi fare a tutti i costi l’indifferente, sai? Per di più in questo momento ti riesce dannatamente male. Vuoi bene a Goku e sei preoccupato per lui, perciò desideri rimanergli vicino….. è normale."

"Tsk. Volergli bene? Se sono preoccupato è solo perché lui è il più forte di noi tutti, e se lo perdessimo potremmo trovarci nei guai."

"Seee. Questa è una puttanata talmente grossa che non se la berrebbe nemmeno l’ultimo degli imbecilli."

"Nessuno ha chiesto il tuo parere."

Già stava tornandosene al capezzale del malato, irritato, ma le parole di Gojyo lo raggiunsero comunque.

"Non ti sentiresti meglio, ammettendo ciò che provi?"

 

****

Goku aveva gli occhi aperti, quando tornò da lui; Sanzo si dispiacque che si fosse svegliato proprio nei minuti che lui aveva passato nell’altra stanza, trovandosi così da solo. Tornò alla seggiola lasciata accanto al letto, provando a rivolgergli la parola.

"Come ti senti?"

Goku si inumidì le labbra e scosse piano la testa.

"Non tanto bene"

Disse alla fine, con una voce sommessa e lenta che sembrava costargli fatica.

"Ascolta, ricordi di esserti ferito ad un fianco, qualche giorno fa?"

"Eh? Sì….. ma era una cosa da niente."

"Invece potrebbe essere proprio quella la causa del tuo malessere: l’arma doveva essere avvelenata. Hakkai è andato in città alla ricerca di un antidoto, quindi….. devi resistere ancora un po’."

"Ho capito. Mi….. mi spiace di essermi fatto ferire. Se fossi stato più….."

"Ti ho già detto di piantarla di scusarti"

Lo interruppe Sanzo, anche se in realtà avrebbe voluto sgridarlo e punirlo per essere stato poco accorto durante il combattimento. Sapeva però benissimo che dietro al suo rimprovero ci sarebbe stata solo apprensione, e che Goku aveva bisogno di tutt’altro che di rimbrotti e critiche.

"Torna a riposare, scimmia. Il tempo passerà più in fretta."

Ma il ragazzo sembrò non ascoltarlo, continuò a fissare il soffitto per qualche minuto; ma poi strinse gli occhi e alcune lacrime scivolarono libere ai lati del suo viso.

"Sanzo….."

Suonava così fragile e incerto, come se non fosse sicuro di dover dire ciò che stava per raccontare.

"Sanzo….. prima, quando mi sono svegliato, ho provato ad alzarmi, ma….. ma non ci sono riuscito! Mi sento troppo pesante, non ce la faccio!"

La frustrazione e l'angoscia risuonavano in ogni parola, e Goku sembrava smarrito, terribilmente bisognoso di qualcosa di forte, tangibile e caldo, come un abbraccio. Sanzo lo intuì, e avrebbe voluto rincuorarlo, davvero….. era così breve la distanza tra loro, bastava allungare le braccia, e trarlo a sé. Ma non ci riusciva. Pur volendolo….. qualcosa lo bloccava. Non era capace di abbracciare nessuno.

"Sei debole per via della febbre, ecco tutto - gli disse alla fine- prima ti sei anche alzato, sei svenuto, e hai esaurito tutte le energie. Avresti dovuto startene buono."

Goku scosse la testa, tristemente, perché gli sembrava che Sanzo non capisse ciò che tentava di spiegargli.

"Dammi la mano"

Gli chiese. Il bonzo rimase a guardarlo, perplesso, incerto.

"Ti prego, dammi la mano. Solo un momento."

Implorò, cominciando con il tendere la propria. Sanzo cedette, porse la destra e Goku l'afferrò, tenendola nella sua.

"Ecco senti? Che ne pensi della mia stretta? Sembra quella di un bambino, non ti dà nemmeno un po' di fastidio, lo vedo….. eppure io ci sto mettendo tutta la mia forza….. tutta…."

Si interruppe, tremò.

"Io….. ho paura."

Lasciò andare la mano di Sanzo e girò il volto cercando di dominare tutte le paure che lo stavano logorando, obbligandosi a smettere piangere, a controllarsi, a comportarsi come un adulto.

Intanto a Sanzo tornavano in mente le parole di Gojyo.

[Ammettere ciò che provo….. e che diamine cambierebbe? Come potrebbe ciò far stare meglio lui, o me? L'unica verità che non posso fare niente, non riesco a fare niente! Ed ho ancora più paura di lui.]

"Sanzo tu….. tu credi che morirò?"

Domandò Goku, continuando a non guardarlo, e il suo tono era d’improvviso dolorosamente calmo.

La parola proibita, quella che non avrebbe dovuto mai essere pronunciata, ormai aleggiava nell'aria e si portava via l'ossigeno.

Morte, morire….. Le immagini di quella vita grigia e vuota, apatia e solitudine, il nulla giorno dopo giorno….. la visione di un se stesso davvero completamente solo si affacciò ancora alla sua mente e ne provò repulsione, terrore. Spesso si arrabbiava con Goku, e lo sgridava, lo mandava via…… ma lo cacciava solo perché sapeva che in realtà non si sarebbe allontanato troppo, che lo avrebbe ritrovato subito; dietro la porta chiusa Goku sarebbe stato ad aspettarlo.

"Prima o poi morirai. Tutti moriamo. Lo farai quando sarai vecchio."

"Io penso….. penso che succederà presto, invece. Lo sento da come mi batte il cuore, dal mio respiro, dalle mie ossa. Lo sento."

"Non morirai."

Goku avvertì il materasso abbassarsi accanto a lui e seppe che Sanzo gli si era seduto a fianco, sul letto. Sentì una mano fresca accarezzargli i capelli sudati, incoraggiante, che gli riempì il cuore di eguali gioia e tristezza. Fu di nuovo vicino alle lacrime, ma le ingoiò.

"Se muoio adesso non potrò continuare il viaggio, non potrò più aiutarti….. mi dispiace!"

"Ti ho già detto e ripetuto di piantarla con le scuse, stupidissima scimmia. Tu sei vivo, e continuerai ad esserlo molto a lungo. Non discutere con me."

"Sanzo……Sanzo, anche se morirò tu aspettami! Non dimenticarmi! Io tenterò di nascere di nuovo, subito, e appena potrò ti verrò a cercare, tornerò da te. Mi ricorderò di te….. aspettami al tempio, ed io arriverò, lo prometto. Aspettami!"

[Ho detto che non morirai!]

Urlò la mente di Sanzo. Ma la frase che uscì dalla sua bocca fu:

"Va bene."

E si raggelò, perché significava che una parte di lui, nel profondo, già si era rassegnata all'idea di perdere Goku.

E scoprì anche che in realtà era ben capace di abbracciare, e lo stava facendo, chino su Goku, stringendolo, e mormorandogli l’ordine di dormire e basta, e di non preoccuparsi di nulla.

Tutto sarebbe andato bene, tutto si sarebbe aggiustato.

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Goku dormiva.

Non il suo sonno scomposto di sempre, di traverso sul letto, o raggomitolato abbracciando il cuscino. Goku dormiva quasi come riposano i morti nelle loro bare.

E Sanzo guardava dritto davanti a sé, il muro bianco e la crepa che ne attraversava l’intonaco. Sapeva, sapeva che Hakkai non sarebbe giunto in tempo.

Goku scivolava via, lontano, lì dove le sue mani non l'avrebbero più raggiunto.

Goku diceva che sarebbe tornato da lui….. e forse lo avrebbe davvero fatto, ma sarebbero trascorsi anni, e lui non voleva passarli da solo.

Goku aveva ancora troppo da fare, da vedere, da imparare da questa vita, per iniziarne già un'altra. Era nato stupida scimmia, doveva diventare almeno una scimmia intelligente, prima di morire.

Sanzo si odiava per il non poter fare nulla, per il fatto di stare lì seduto a guardare.

Se solo fosse stato possibile dare forza a Goku, prendendo la propria e donandogliela, lo avrebbe fatto. Forza, sangue, respiro.

Infonderli in lui, così che il suo corpo potesse lottare ancora, vincere il veleno, o tener duro fino a quando Hakkai avesse portato la medicina.

Forza e resistenza, ciò di cui Goku aveva bisogno, e ciò che continuava a perdere come un palloncino bucato perde aria….. un minuscolo forellino che piano piano lo faceva afflosciare.

Forza e resistenza, forza e resistenza.

Ma la febbre non calava, tutto sembrava inutile.

Forza e resistenza.

Sanzo capì.

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"Di nuovo qui, occhi suadenti? Va' davvero a dormire, adesso, mi occupo io di….. che significa?"

Gojyo fissò perplesso la pistola che Sanzo gli aveva puntato contro. Se l'era trovata davanti spesso, ma questa volta era sicuro di non aver fatto nulla per irritare quel monaco mentalmente instabile. Guardare le scanalature della canna così da vicino non era piacevole.

"Sanzo, il tuo cervello da bonzo è definitivamente finito in discarica?"

Chiese, ostentando indifferenza. La pistola si abbasso, Sanzo la girò e gliela porse dalla parte del calcio.

"Prendila."

"Eh?"

"Pensavo che i pervertiti finissero col diventare ciechi, non sordi. Prendila."

"Che vuoi dire con questa battuta, eh?"

Chiese, strappando l'arma di mano al legittimo padrone.

"È carica, e qui ci sono altre munizioni. Nel caso dovesse andarmi male….. usala."

"Andarti male?"

"Quella volta i proiettili non l'hanno nemmeno scalfito, ma era al pieno della sua forza, e ora è debole. Se sarà necessario….. lo fermeranno."

Gojyo capì, e preferì aver continuato ad ignorare quel piano assurdo e suicida.

"No. Oh no. Oh no no no. Tu sei pazzo, completamente. Ma che senso ha?"

"Forse è l'unica cosa che potrà dargli un po' di tempo in più. Sta….. sta morendo, Gojyo. Io lo impedirò. E se lo stesso dovrà morire….. allora non sarà per il veleno di quello stupido demone!"

Anche gli occhi di Sanzo sembravano accesi di febbre. La sua espressione era irremovibile, dura….. ed irrequieta. Stirò un acre sorriso.

"Non sei contento? Sto seguendo il tuo consiglio: ammetto ciò che provo."

"Sarebbe inutile tentare di fermarti, vero?"

"Fa' un tentativo e vedrai."

"Probabilmente mi uccideresti, anche senza questa."

Disse il kappa, soppesando la pistola, e il silenzio di Sanzo fu una sufficiente risposta.

"Allora….. fai quello che devi. Dopotutto sei tu il suo padrone, no?"

Sanzo si voltò, guardò la porta della camera di Goku. Prima di tornare da lui parlò di nuovo con Gojyo, consegnandogli ancora una cosa, e avendone in cambio uno stupore ancora maggiore di poco prima.

"Ma questo….. questo no! Come ti viene in mente? E poi io non sono un bonzo, non puoi darlo a me!"

"Ci sei solo tu qui, idiota. Se finisco ammazzato riportalo a Cho'an."

"E se finisco ammazzato anche io? Non ci pensi?"

"In tal caso spero di non dover patire la tua compagnia anche all'inferno."

Sanzo se ne andò senza più voltarsi, chiuse la porta della camera, e Gojyo rimase solo, stringendo nella destra la shoreijyu e nella sinistra il sutra del cielo demoniaco.

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Follia, era follia, davvero.

Forse la sua ultima, forse la sua stessa vita sarebbe stata il prezzo, ma non importava.

Pensava all'esistenza spenta, pensava che la risata di Goku non ci sarebbe mai più stata, e sapeva di stare facendo ciò che era giusto.

Mentalmente chiese scusa alla sua piccola scimmia per ciò che stava per compiere, perché per il miraggio della salvezza liberava il distruttore che aveva già causato sofferenza e rimorso a Goku….. ma non poteva tornare indietro, era troppo egoista.

Follia, sì….. sarebbe morto forse lui. Forse anche Gojyo, e poi chissà quanti altri. Forse avrebbe liberato il caos e aggiunto altro delirio ad un mondo già impazzito.

Non gli importava, se esisteva anche solo una remota possibilità.

Le sue mani erano salde quando sfilò il diadema dalla fronte bollente di Goku.

___continua______