Ci sei solo
tu
parte VI di
Sei-chan
Era sabato; aveva
appena comperato del sushi per cena; mancava solo un mese alla fine della
scuola; aveva ricevuto la convocazione per la nazionale… Taro Misaki era
abbastanza contento. Se avesse avuto anche qualcuno con cui giocare quella
sera, non ci sarebbe stato proprio niente che avrebbe potuto desiderare.
Però non aveva nessuno, e questo un po’ rovinava quel perfetto
week-end. Avrebbe dovuto darsi un po’ più da fare, ma non è che fosse
poi tanto esperto; Jeff aveva detto che le sue preferenze si capivano, ma
lui non era altrettanto esperto da capirlo di qualcun altro; e anche se
l’avesse capito, non conosceva così bene le tecniche del
corteggiamento; quando Jeff ci aveva provato con lui, non era nella
condizione migliore per impararle… però qualcuno gli sarebbe davvero
piaciuto, qualcuno come… come… Hyuga Kojiro!!! Quel sottile filo di
fumo che aveva attirato la sua attenzione senza che se ne accorgesse
acquisì mentre si avvicinava la testa ed il corpo del numero 10 della
Toho. Ecco, ora si era distratto e non si ricordava più a chi stava
pensando poco prima, ma fu incuriosito dal ragazzo che sedeva sulla
panchina del parco con un’aria afflitta. Chissà, aveva preso un brutto
voto a scuola, o forse aveva avuto un diverbio con l’allenatore, o
magari... aveva litigato con la sua ragazza. No, le prime due non gli
sembravano plausibili: Kojiro aveva fama di essere un secchione e di
fregarsene altamente dei rimproveri degli adulti… probabilmente aveva
avuto a che dire con la sua donna. Taro era troppo curioso per girare
rispettosamente sui tacchi ed andarsene. Si avvicinò alla panchina e
sfoderò il suo sorriso più cordiale.
- Ehi, Hyuga!-
Kojiro fece una faccia
che era tutta un programma. - Misaki!- esclamò.
- Che cosa ci fai di
bello qui?-
- Che cosa ci fai tu!
Non sei un po’ fuori dai tuoi confini?-
- Be’, lo ammetto…
ma nella tua città c’è un ristorante di sushi a cui mio padre è molto
affezionato… così ne approfitto per mettere il naso fuori casa-.
- Ah- fece Kojiro,
considerando chiuso il discorso. Taro non aveva alcuna intenzione di
andarsene.
Rimase per un attimo a
guardarlo, poi gli prese la sigaretta dalle dita, fece un tiro e la
spense.
- Ehi!- esclamò Kojiro.
- L’avevo appena accesa!-
- Appunto, meglio
smettere finché sei in tempo! E poi sei un calciatore, dovresti stare un
po’ più attento alla tua salute! Vuoi scoppiare prima della metà
campo, alla prossima partita?-
- Non lo faccio mica
spesso!- si giustificò Kojiro. - E poi, che cosa sto qui a parlare di
questo con te!-
- Avevi un faccino così
triste che mi sono avvicinato per vedere che cosa avevi!- disse con finta
ingenuità Taro. Comunque era vero: si era avvicinato per la sua
espressione affranta oltrechè per soddisfare la sua curiosità. -
Faccende di cuore, scommetto…-
Kojiro sussultò. -
Scusa, di che t’impicci?-
- Ah, allora ho
indovinato… scommetto che hai litigato con la tua ragazza. Cos’è, ti
ha beccato con un’altra?-
- Ma non ti fai i fatti
tuoi? E poi non è come pensi-.
- E com’è allora?
L’hai lasciata ma ci stai male, non è vero?-
Kojiro sospirò senza
volerlo e Taro divenne serio.
- Allora… ti ha
lasciato lei, vero? Non è mai bello quando si viene lasciati, ma…-
- Insomma, levati dai
piedi! Non ti ho detto che puoi ficcare il naso nei miei affari!- urlò
Kojiro. Taro si spaventò un pochino.
- Su, dai, non fare così…
altrimenti metti paura… e comunque… anche se non so come sono andate
le cose, c’è sempre una speranza, sai…-
- Tu… tu dici?-
- Dai! Non credo che
lei sia morta! Non è così vero? Riconquistala, per me c’è sempre una
seconda chance!-
- Sì, ma se… me ne
avesse già date tante di possibilità? Cioè se…-
- Ti ripeto,
riconquistala, affascinala, mostrale che pensi solo a lei e che sei
insostituibile… vedrai che la riconquisti-.
- Lo pensi davvero?-
- Oh, insomma, ti vuoi
fidare di me? Dimmi, ti ho mai deluso?-
Kojiro tacque un
attimo. - Ehm, no, non credo…-
- Fingerò di non aver
notato questa tua esitazione. Comunque… be’, provaci. Io adesso vado,
in bocca al lupo!-
- Grazie…- mormorò
Kojiro un po’ frastornato.
- Ah!- si bloccò Taro
picchiandosi la fronte. - Quasi dimenticavo! Dopo la fine della scuola al
nostro club le ragazze hanno organizzato una festa per i convocati in
nazionale… se proprio non riesci a riconquistarla puoi venire a dare
un’occhiata! Ho invitato anche Takeshi, se vuoi dirlo a qualcun altro
fa’ pure… anzi, più siamo e meglio è… il preside si è tanto
raccomandato che sia una festa tranquilla… non so se mi spiego!- Taro
gli strizzò l’occhio e lo salutò con due dita.
Kojiro restò qualche
minuto a guardarsi i piedi, stordito. Quel discorso con Taro l’aveva
confuso, non aveva tanto capito come si era svolto. Però quella storia
della festa non era male… e anche quell’altra cosa sul riconquistare
Ken. Prese dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne sfilò una, poi
scosse la testa e gettò tutto nel cestino più vicino. Era ora di andare
al lavoro, magari poteva pensare a Ken lungo la strada.
Mah, sì, poteva anche
seguirlo il consiglio di Misaki. Era un buon centrocampista, una buona
spalla in campo… magari anche una buona spalla su cui piangere, chissà.
Ma tanto lui aveva ancora Takeshi, e tutto quello che gli serviva era un
po’ di tempo per riaffilare le unghie e tornare alla carica.
Tempo, tempo, tempo…
il tempo non passava mai. Era solo martedì e sembrava che fosse già
passata una settimana intera, quel tempo a scuola era davvero duro da
sopportare… Kojiro aveva chiesto a Ken di aspettare che le sue ferite
non gli bruciassero così tanto, ma comunque non riusciva a farsene una
ragione. Anche quando si faceva tutti quei bei discorsi razionali, quando
Takeshi cercava di fargli capire che così si faceva solo male, l’unico
consiglio che gli sembrava accettabile era quello di Misaki: provare a
riconquistarlo. Adesso il primo passo da fare era rimettere ordine nei
suoi sentimenti: doveva sforzarsi di ricordare cosa faceva piacere a Ken,
in che modo voleva che lui si comportasse e dimostrargli che se si
impegnava poteva cambiare davvero e diventare come piaceva a lui.
Due settimane... due
settimane da quel maledetto San Valentino in cui Ken l’aveva piantato
con tanti ringraziamenti. I denti gli facevano male da quanto li stringeva
per tenere duro. Era difficile concentrarsi con quel pensiero fisso in
testa, Anche giocare a calcio era difficile. Non riusciva a ignorare lo
sguardo di lui che sentiva su di sé anche se gli voltava le spalle.
Essere così vicini e non poterlo toccare, non poterlo baciare, non
potergli neanche sorridere senza chiedersi che cosa avrebbe detto lui e se
l’avrebbe allontanato oppure no. Ridursi a pensare che almeno dopo la
fine della scuola forse sarebbero stati in classi diverse e non sarebbe
stato così straziante sedersi sempre ai soliti banchi con quella frattura
fra di loro.
E più ci pensava, meno
Kojiro riusciva a trovare qualcosa per dimostrare a Ken che lo amava
davvero. Non gli veniva in mente niente che dimostrasse che era lui la
persona giusta, che era insostituibile, come aveva detto Misaki. Come
avrebbe potuto stupirlo, incantarlo, fargli rimangiare le sue parole di
quando l’aveva lasciato? E soprattutto, come poteva essere sicuro che
quello che avrebbe fatto gli avrebbe riportato il suo Ken? Se si fosse
esposto troppo senza ottenere alcun risultato? Che cosa sarebbe successo?
Se gli avesse detto la verità, se gli avesse raccontato tutti i segreti
che gli aveva tenuto nascosto, e poi… e poi lui non fosse ritornato sui
suoi passi? Finché si teneva tutto dentro si sentiva protetto, al sicuro,
nessuno avrebbe potuto fargli del male, niente gli avrebbe fatto paura,
ma… una volta che gli fosse uscito di bocca, non aveva più il
controllo, no, non poteva fidarsi, nemmeno di Ken, se non era sicuro del
risultato…come avrebbe fatto poi a rimangiarsi tutto? Non poteva… e
Ken forse l’avrebbe odiato, se ne sarebbe andato per sempre, e allora
addio affetto, addio amicizia… addio ad ogni tipo di rapporto con lui.
- Capitano, ehi,
capitano!-
- Ciao, Takeshi! Che
aria felice hai, che cosa ti è successo?-
Takeshi si riposò un
attimo con il fiatone: era arrivato correndo.
- Be’, ho una cosa da
dirti, mi sono ricordato che dovevo dirtela da qualche giorno…-
- Ah, sì? E ti
presento con quell’aria tutta felice?-
- Be’, Michi-chan mi
ha appena detto di sì, così me ne sono ricordato…-
- Per che cosa ti ha
detto di sì? Per… quello?-
- Kojiro! No! Che cosa
pensi!- strillò Takeshi arrossendo. - No, è per un’altra cosa… sai,
il club della Nankatsu dà una festa per la nazionale, Misaki mi ha
chiamato la settimana scorsa e mi ha invitato, ho pensato che ci devi
venire anche tu perché… be’, tu sei più convocato in nazionale di
me!-
- O forse perché così
fai la tua buona azione per tirarmi su di morale?-
- Credo che ti farebbe
bene una giornata di svago-.
- Sì, ma anche Ken è
stato convocato in nazionale- disse Kojiro, un po’ aspro.
- S… sì, ma… ecco,
volevo chiederti se… se ti dà fastidio che lo inviti. Tanto penso che
direbbe di no comunque-.
- E perché?-
- Non è mai stato tipo
da queste cose, in casa della Nankatsu, poi…-
- O forse perché ci
sono io? E comunque guarda che nemmeno a me vanno a genio quelli della
Nankatsu…-
- Ma lui non è appena
stat… ehm…-
- Non è appena stato
mollato? Su questo hai perfettamente ragione. Ho più diritto io di
divertirmi-.
- A questo proposito...
come stai? Scusa se te lo chiedo, ma…-
- Ti sei stufato di
fare i salti mortali per evitare di parlarne? Ti capisco! Be’, non posso
dire di essere felice ma sto cercando di uscirne…-
- Allora ci verrai alla
festa?-
- Sai che cosa mi ha
detto Misaki?-
- Che cosa?-
- Che devo provare a
riconquistarlo. Che devo fargli capire che cosa perde davvero
lasciandomi-.
- Cos’hai intenzione
di fare?-
- Esattamente non lo
so… non ho ancora deciso se provarci o no… e poi non riesco ad
inventarmi niente… forse lui ha ragione a dire che sono un egoista e
penso solo a me stesso… non ho idea di che cosa vorrebbe che io facessi,
non…-
- Ma non ricordi che
cosa ti diceva, per che cosa discutevate?-
“Per il sesso”. - Sì,
ma non sono… non sono cose che si possono fare per riconquistare
qualcuno… insomma, serve qualcuno di già riconquistato…-
- Be’, allora digli
che lo farai, se torna con te. Impegnati seriamente…-
- Lui direbbe che le
belle parole non mi mancano, sono i fatti che mi smentiscono… però…
forse ho in mente qualcosa-.
- Di che si tratta?-
- Della convocazione.
Se gli chiedessi un consiglio…-
- Non avevi detto che
hai quasi deciso?-
- Appunto, è il
“quasi” che potrei discutere con lui…-
Ma Ken non era
d’accordo. Probabilmente aveva mangiato la foglia.
- Ken… ciao-.
- Ciao Kojiro, come
va?-
- Oh, be’, bene… è
solo che avrei un problema…-
- Ah, capisco… e io
sono parte del problema?-
- No, no! Tu non
c’entri. È solo… è solo che non riesco a fare la scelta giusta per
quella convocazione di cui…-
- Ah, no! Non ci voglio
entrare proprio. Non me ne parlare! Ti ricordo che è per quello che
abbiano litigato, l’ultima volta! Sbrigatela da solo. Non credere
che basti fingere di aver bisogno di aiuto per farmi tornare sui miei
passi, e chiedermi aiuto per quel problema è proprio l’ultima cosa che
devi fare!-
- Ma…-
- Dimmi la verità. Se
non ti avessi appena lasciato e tu non morissi dalla voglia di tornare con
me correresti a chiedermi consiglio o no?-
Kojiro abbassò lo
sguardo.
- Questa tua esitazione
mi ha già dato la risposta che cercavo. Perciò…- Ken si allontanò
senza dire una parola. Kojiro cercò di trattenerlo, ma si beccò
un’occhiata furiosa che lo trattenne. Però, che idea stupida!
Sventolargli davanti quella lettera quando sapeva benissimo che era stata
proprio il pretesto per la loro rottura… certo che Takeshi avrebbe
dovuto per lo meno avvertirlo!!
Se già i rapporti con
Ken erano freddini, quello contribuì a raffreddarli ancora di più.
Kojiro non capiva. Gli aveva chiesto di essere amici e appena gli chiedeva
un consiglio da amico, se la prendeva… certo che era proprio impossibile
sapere da che parte prenderlo. Ora aveva ottenuto che lo ignorasse e,
quando capitava di incontrarlo, lo inceneriva con un’occhiata di fuoco.
Era l’ultimo mese di scuola, oltretutto gli allenamenti di calcio erano
anche finiti e i momenti per incontrare Ken, a parte in classe, si erano
azzerati del tutto. E lui, se lo vedeva arrivare, cambiava strada
immediatamente.
- Allora, ci vieni alla
festa?- gli chiese per l’ennesima volta Takeshi, circa due settimane
dopo che gliel’aveva detto la prima volta. Come al solito Kojiro aveva
lo sguardo perso nel vuoto mentre escogitava un altro piano ancora più
assurdo per riconquistare Ken. Orami gli veniva naturale, si era quasi
abituato a fantasticare su un ritorno di fiamma, e quello gli dava da
pensare. Pensava, pensava, ma non tentava più di fare niente, né di
parlargli, né di incontrarlo, né di farlo sorridere o di fargli un
favore. Forse si era reso conto che era molto più comodo fantasticare,
molto meno faticoso e doloroso che mettere in atto i suoi piani con il
rischio di rimanere scottato di nuovo. Aveva iniziato a scrivergli una
lettera, ma, finché ci pensava, aveva in mente una lettera bellissima,
dolce, commovente, talmente poetica che chiunque si sarebbe sciolto, ma
appena davanti al foglio bianco la testa gli ritornava vuota come prima.
- Dai! Hai deciso se ci
vieni o no?- rincalzò Takeshi.
- Sì! Sì, ci vengo,
sei contento? Ora la smetterai di ronzarmi intorno come una zanzara?-
- Ehm… capitano, lo
chiederai a Ken?-
- Di venire? Be’, mi
direbbe di no se glielo chiedessi. Perché non lo fai tu?-
- Io lo farei, ma… tu
come reagiresti se ci fosse anche lui?-
- Non credo che saremmo
noi due soli in una stanza… potemmo anche comportarci da persone
civili… tanto se sa che ci sono non ci viene di sicuro…-
- Allora non hai niente
in contrario se glielo chiedo? Sai, Misaki ha parlato anche di lui, e se
poi dovesse scoprire che io…-
- Vai, vai, mettiti a
posto la coscienza! Giusto pro forma, e poi queste cose non gli sono mai
interessate…-
Takeshi attraversò il
cortile alla ricerca di Ken. Non era vero che quelle cose non gli erano
mai interessate. Forse all’inizio no, ma almeno dall’inizio delle
superiori Ken era molto cambiato, non era più un lupo solitario ma si
divertiva a stare con i compagni. Era Kojiro che non era tipo da eventi
mondani…
- Ehilà, Ken! Che si
dice?-
- Sei venuto da parte
sua? Guarda che non è aria!-
- No, ti sbagli, non
sono suo ambasciatore! Sono venuto a dirti una cosa: fra un paio di
settimane quelli della Nankatsu fanno una festa per la nazionale e hanno
invitato anche noi, che cosa ne dici?-
- Alla Nankatsu dici? E
io dovrei mischiarmi con loro ad una festicciola?-
- Be’, io te l’ho
detto… magari ti andava di venire, comunque se cambi idea…-
- Ehi, Kojiro ci
viene?-
- Ehm, sì, mi ha
appena detto che ci sarà-.
- Immagino che tu me
l’abbia chiesto tanto per salvare le apparenze, tanto se c’è Kojiro
di sicuro io non ci vengo, è così?-
- Ma no, Taro Misaki mi
ha chiesto di invitarti, guarda che Kojiro non c’entra!-
- Ah, meno male, allora
non gli importerà se ci sono, perché ho proprio una gran voglia di
venire. Ci mettiamo d’accordo per andarci, ok?-
Takeshi ritornò da
Kojiro con un’espressione strana in volto.
- Be’, che ti ha
detto?-
- Non prendertela,
capitano… ha detto che ci viene-.
- Ah- disse Kojiro
burbero. - Bene, così ci saremo proprio tutti-.
Kojiro e Ken non
parlarono mai insieme della festa. Non parlarono proprio di nulla, e
nessuno dei due era preparato ad incontrare l’altro alla stazione. Si
guardarono. Kojiro fece un tentativo di muoversi verso di lui, ma Ken si
mise a guardare con estremo interesse il cartellone degli orari, per
scongiurare ogni suo approccio.
- Ciao! Ehi, ciao,
ragazzi!- gridò Takeshi da lontano arrivando di corsa. - Michi-chan è già
arrivata?-
Nessuno dei due gli
rispose. Michiko arrivò dopo dieci minuti, e si stupì del calore che
trovò sulla banchina della metropolitana. Fra Ken e Kojiro l’aria era
talmente gelida che se qualcuno ci fosse passato in mezzo sarebbe
congelato all’istante.
- Ciao! Ci siete anche
voi?- disse Michi, ma la sua voce si perse nell’arrivo del treno.
Trovarono quattro posti vuoti, ma Ken preferì sedersi da un’altra
parte.
- Mister simpatia viene
alla festa con noi?- si lamentò Michi. - Spero proprio che sia divertente
come adesso!-
- Michi-chan,
smettila!- sussurrò Takeshi, guardando di sottecchi Kojiro che si
tormentava le labbra.
La conversazione languì
anche quando cambiarono treno e fino a quando non arrivarono alla scuola.
Al cancello incrociarono Sanae Nakazawa carica di bottiglie di bibite che
rientrava.
- Ciao!- li
salutò barcollando. Michi le prese qualche bottiglia e l’aiutò. -
Siete venuti anche voi, allora! Misaki non era sicuro che veniste…
comunque mi fa piacere. Ah, io sono Nakazawa- aggiunse poi rivolta a
Michiko.
- Io sono
Toyotomi, piacere- rispose Michi. - Ti ho visto a qualche partita, sai-.
Le due ragazze
cominciarono subito a conversare fra loro, e Takeshi le seguì mentre
depositavano le bottiglie al buffet. Kojiro e Ken rimasero indietro ed
entrarono insieme, sempre ignorandosi intensamente.
Dentro la
palestra c’era della musica e diversi gruppetti di ragazzi che
chiacchieravano allegramente. Oltre a molti della Nankatsu, a Kojiro parve
di scorgere anche Misugi della Musashi(1) e
Hikaru Matsuyama della Furano(2),
direttamente da Hokkaido. Appena entrarono Misaki, che era vicino alla
porta, li scorse e andò a salutarli.
-
Ehi, ciao, ragazzi! Speravo che veniste, prima ho visto Sawada con la sua
ragazza. Allora, Wakashimazu, è da un pezzo che non ci vediamo, va tutto
bene? Hyuga, ehm… allora, non ce l’hai fatta, vero?- continuò,
abbassando la voce e allontanandolo un po’ da Ken.
-
A… a fare che cosa?- rispose Kojiro altrettanto piano, guardando con la
coda dell’occhio Ken che si faceva scuro in volto e desiderando
liberarsi di Taro per restare assieme a lui.
-
A rimetterti con la tua ragazza! Avevi detto che l’avresti portata se…
Be’, a quanto pare non ti ho dato un buon consiglio, vero?-
-
No- rispose asciutto Kojiro. Intanto Ken gli aveva lanciato un’occhiata
stizzita e si era allontanato verso il buffet, aveva incrociato
Wakabayashi e si erano messi a parlare. Kojiro si mordicchiò un labbro.
-
Sai, speravo davvero di vederla, ad essere sincero… quella volta eri
davvero abbattuto, sarei stato curioso di vedere la ragazza che ti ha
spezzato il cuore… è della tua scuola?-
Taro
sembrava un giornale di pettegolezzi, e l’ultima cosa che Kojiro voleva
era che si mettesse a curiosare nella sua vita privata. - E tu? Quale di
queste è la tua ragazza?- buttò lì a bruciapelo. Taro arrossì.
-
Nessuna, nessuna…- si affrettò a rispondergli. - Non sono uno che ha
molto successo con le donne…-
-
Però in Francia… ce l’avevi lì una ragazza?-
- Una
specie…- sussurrò Taro arrossendo ancora di più.
Kojiro sorrise
più per cortesia che per altro. Aveva cominciato quel discorso solo perché
Taro smettesse di domandargli della sua vita sentimentale, e adesso non
sapeva più andare avanti.
Per fortuna
arrivò Oozora.
- Ehi, Taro,
vuoi tenere tutti gli ospiti per te? Ciao, Hyuga, sono contento che tu sia
venuto!- salutò Kojiro tendendogli la mano.
- Mi ha fatto
piacere il vostro invito-.
- Ho già
salutato Sawada, mi ha detto che c’è anche Wakashimazu, dov’è?-
Già. Dov’era
Ken? Kojiro si guardò attorno nella palestra ma non riuscì a vederlo.
- Propongo di
dividerci e cercarlo- proposte Taro, sorridendo. - Chi lo trova per primo
lancia un razzo rosso, d’accordo?-
Kojiro si alzò
e si diresse verso le bibite, scrutando la folla cercando di trovare Ken.
Prese da bere, si appoggiò con noncuranza al tavolo e vide Misaki e
Oozora, e anche Ishizaki(3) e gli
altri, aggirarsi e salutare tutti gli altri ospiti. Solo Ken non si
vedeva...
Ken se l’era
presa molto quando aveva visto Taro che allontanava Kojiro da lui come se
stessero cospirando qualcosa che lui non doveva sapere. Si era irritato
parecchio. Già non aveva tutta quella voglia di stare a quella festa, se
poi Kojiro lo ignorava in quel modo…
Aveva
affrontato in modo bellicoso un vassoio di biscotti, ignorando qualche
ragazza che l’aveva riconosciuto e lo additava alle altre con gridolini.
Era indeciso se voltarsi di scatto e fulminarle con lo sguardo o se
allontanarsi il più possibile, quando una mano gli si posò su una
spalla. Se era una di quelle che cercava un approccio… si voltò
repentinamente e si trovò davanti Genzo Wakabayashi(4)
con quel suo sorrisino metà di scherno e metà cordiale.
- Ciao,
Wakashimazu. Non credevo di trovarti qui-.
- Mi hanno
invitato- rispose asciutto Ken.
- Però mi fa
piacere vederti. Sei venuto con la tua combriccola di campioni?-
Ken annuì.
Genzo si servì qualcosa, poi andarono a sedersi abbastanza lontano dal
rumore per fare due chiacchiere.
- Sei tornato
da molto?- chiese Ken.
- Non molto,
poco più di una settimana…-
Ken si stupì,
perché Genzo giocava ad Amburgo già da un po’ di anni e lì né le
scuole né il campionato dovevano essere ancora finiti. - Come mai? Solo
per ritornare nella nazionale?-
- Be’,
innanzitutto per questa splendida festa, non me la sarei persa per niente
al mondo!! E poi, be’, ad Amburgo… ma dimmi di te, sei pronto per la
nazionale?-
Aveva cambiato
discorso il più in fretta possibile, questo Ken l’aveva capito
benissimo. Che cosa gli era successo in Germania?
- Prontissimo a
vestire la maglia da titolare, e tu?-
- Anch’io,
chissà… forse ti lascerò iniziare come titolare, sai!-
- Perché?-
chiese Ken a bruciapelo.
- Be’...
magari l’allenatore mi vuole risparmiare per la finale…- rispose
ostentando allegria, come se lo stesse prendendo in giro ma non troppo.
- Non me la
racconti giusta, comunque sono fatti tuoi. Sappi soltanto che mi sono
allenato come mai prima e non voglio quel posto solo perché tu hai deciso
di lasciarmelo! Fra noi due c’è una sfida, se l’hai dimenticato, e io
non sono il sostituto di nessuno! Se vestirò quella maglia è perché me
la merito, hai capito?-
Genzo sorrise.
Ken non aveva perso niente del suo temperamento!
- Hai ragione,
ti devo per lo meno una spiegazione. Sì, sono fuori dalla squadra perché
mi sono fatto male… e quando ho avuto la convocazione ho deciso di
ritornare e curarmi qui per cominciare subito gli allenamenti, ma… il
medico non sa se potrò entrare in campo fin dalle prime partite, comunque
se è questo che vuoi, raccolgo la tua sfida! Ce la metterò tutta per
battermi ad armi pari, ma ti assicuro che non sarà facile!-
- La vedremo!-
disse Ken,sorridendo e tendendogli la mano. Genzo la strinse e sorrise a
sua volta.
- Ken! Sei qui!
Ciao, Wakabayashi-.
- Hyuga, che
piacere rivederti!-
- Ken, ti
stanno cercando tutti, vogliono salutarti. Ah, ecco Misaki e Oozora-.
- Finalmente ti
abbiamo trovato, Wakashimazu… Oozora moriva dalla voglia di salutarti!-
disse Taro allegramente.
- Non ci
vediamo da quella famosa finale, vero?- disse Tsubasa con finta ingenuità.
- Ah ah ah, che
ridere, Oozora. Comunque sappi che è stata tutta fortuna- rispose
freddamente Ken.
Per un attimo
tutti tacquero imbarazzati, poi iniziarono le danze. Qualcuno mise un
disco e una ragazza chiese a Genzo di ballare. Qualche altra si stava
avvicinando per domandarlo anche a loro, ma Ken si alzò in piedi. - Vado
a prendere un po’ d’aria- disse, e fuggì. Kojiro gli andò dietro.
- Che cos’hai,
sembri arrabbiato con tutti! Non ti diverti?-
- Ma lasciami
un po’ in pace, va’ a chiacchierare con i tuoi amici!-
- Che cosa vuoi
dire? Ma che cosa intendi?-
- Niente, non
intendo niente. Solo forse preferisci complottare con Misaki piuttosto che
stare con me!-
- Non so che ti
prende! Non ci siamo mica venuti insieme qui, e poi non complotto con
nessuno. Mi sembrava che fossi tu quello che voleva essere lasciato in
pace-.
- Non è vero,
io ti ho detto che volevo che restassimo amici, sei tu che hai detto che
non vuoi, e non fai altro che darmi il tormento-.
- Darti il
tormento? Se una volta che ti chiedo un consiglio come amico mi prendi a
pesci in faccia!-
- Guarda che ho
capito qual era il tuo gioco. Volevi riavvicinarti a me grazie a quella
stupida scusa! Be’, non ci casco, e di quella storia non voglio più
sentir parlare, è molto meglio se mi lasci in pace!-
- Ecco! Vedi
come fai, ma ti ascolti? Mi hai detto che vuoi essere lasciato in pace, e
poi ti arrabbi se alla festa ti ignoro! Decidi un po’ tu quello che
vuoi, ma poi fammelo sapere! E, a proposito… ho deciso di restare alla
Toho, alla fine-.
- Ah. Be’,
era ora che ti decidessi- mormorò Ken imbarazzato.
- Credevo ti
facesse piacere-.
- Se credi che
sia la decisione giusta, allora mi fa piacere. Ma non credere che lo dica
solo perché sono contento che tu rimanga-.
- Ora sei tu
che non sei sincero. Davvero non avresti fatto una piega se avessi deciso
di andarmene?-
- Io sono
sincero, sei tu che sei troppo presuntuoso. Cosa credi, che ti avrei
supplicato di restare? Forse, se stessimo ancora insieme…-
- Ken, io…-
- Non pensare
neanche di riprovarci, Kojiro. Sono stato chiaro fin dall’inizio-.
- Almeno dimmi
una cosa… io non ti manco?-
- Mi chiedi se
mi manchi? Ma certo! Per mesi sei stato il mio unico pensiero, provo tanti
sentimenti verso di te, e ci vorrà ancora tanto perché non mi facciano
più soffrire-.
- Anche io
soffro, che cosa credi-.
- Il modo
migliore per smettere è mettersi il cuore in pace. Quindi…-
- Cerchi di
farmi capire che devo smettere di correrti dietro? Ma tu dimentichi che
anche io ti ho amato…-
- Non ho detto
che sarà facile, e non è detto che sarà subito. Ma prima o poi ci
passerà, vedrai-.
- Ti rendi
conto che stiamo chiacchierando come vecchi amici?-
- Sì, e
sarebbe bello che durasse-.
- Perché credi
che non durerà?-
Ken alzò le
spalle e distolse lo sguardo, fissandolo sulla festa dietro a Kojiro.
Takeshi sedeva
sconsolato su una delle panche della palestra, tutto solo, mentre intorno
a lui le coppiette ballavano. Taro gli porse un bicchiere di succo che
rifiutò, e poi si sedette con lui.
- La tua
ragazza… com’è che si chiama?-
- Toyotomi…-
- Dove se ne è
andata?-
- Sta ballando
con Oozora, laggiù- indicò col mento Takeshi.
- Oh… mi
dispiace… mi dispiace molto, ora Nakazawa la farà a fettine…-
- Be’, almeno
si diverte... e con me non ha voluto ballare!-
- Ma dai, non
prendertela… tu te la puoi godere per il resto del tempo, è giusto che
qualche volta tu la divida un po’ con gli altri!-
- Già…-
mormorò Takeshi, sempre più triste.
- Senti…-
sussurrò Taro, avvicinandosi con l’aria da cospiratore. - Sai, un po’
di tempo fa ho incontrato Hyuga nel parco della vostra città…-
- Sì, me
l’ha detto…-
- … e abbiamo
parlato della sua ragazza…-
- Eh?-
- Sì, quella
da cui è stato mollato, era piuttosto triste, e gli ho detto che doveva
riconquistarla e portarla alla festa ma a quanto pare non c’è
riuscito… ecco, volevo sapere come…-
- Ma Kojiro non
ha mai avuto una ragazza!- sbottò Takeshi senza pensarci. - Cioè…-
cercò di rimediare.
- Come non ce
l’ha mai avuta? Ma... era così giù, così triste… vuoi dire che mi
ha raccontato una balla? Ora vado e…-
- No, no, non
ti ha mentito, ma… ecco, sono cose piuttosto private, e…-
- Ma dai! Tu
sei il suo migliore amico e di certo sai qualcosa, dai, sono solo curioso,
avanti…-
- Io non credo
che…-
- Sawadaaa!-
piagnucolò Taro. Oltre a Kojiro, sapeva benissimo che Takeshi era molto
legato a lui, fin da quando, prima di arrivare alla Nankatsu, avevano
giocato insieme nel Meowa(5). Anche se
c’era stato per poco tempo, avevano fatto amicizia ed erano rimasti
amici anche dopo.
Takeshi sospirò.
Probabilmente uno psichiatra gli avrebbe detto che in realtà lui moriva
dalla voglia di dire a Taro quello che riguardava Kojiro, ma lui non se ne
rese mai conto.
- D’accordo,
senti, devi promettere che non dirai nulla a nessuno, e soprattutto non lo
sei venuto a sapere da me. Devi promettermelo!-
- Quante
storie! Sono sicuro che ne faceva meno lui se glielo chiedevo di persona!
D’accordo, ti prometto tutto quello che vuoi. Allora dimmi: come mai non
è riuscito a portare qui la sua ragazza, oggi?-
- Be’, in
realtà…- Takeshi lanciò un’occhiata di sfuggita a Kojiro e Ken,
abbastanza lontani. - In realtà, ecco, la ragazza, cioè… quello che tu
intendi per… c’è venuto, oggi. È Ken quello con cui stava-.
Taro perse
quasi l’equilibrio dalla panca. - Che… che cosa intendi dire? Hyuga e
Wakashimazu stavano insieme? Allora sono…-
- Non urlare!
Non l’hai saputo da me, ricordatelo. Ora sei contento di averlo saputo?-
Taro si
ricompose e sorrise. Takeshi non comprese il vero perché di quel sorriso,
ma Taro si sentiva rassicurato: forse c’era qualcuno che sentiva le
stesse cose che sentiva lui, e che l’avrebbe capito se si fosse
confidato. Sospirò.
- Ora non è
che li tratterai male, vero?- chiese Takeshi con una certa urgenza nella
voce. - Non è che li disprezzerai o…-
- Non temere,
non ho pregiudizi. Non li disprezzerò, non li maltratterò, non li
sputtanerò con gli altri…- enumerò contando sulle dita.
Finalmente la
musica finì. Michi-chan tornò da Takeshi e si sedette accanto a lui.
- Simpatico,
Oozora- disse. -Sono le occhiatacce di Nakazawa che gli rovinano la
piazza. Perché non mi porti da bere?-
Takeshi saltò
in piedi come un soldatino ubbidiente.
- Tu non
balli?- chiese Michi a Taro.
- No… non ho
nessuna che mi difenda, sai-.
Takeshi tornò
con le bibite, e Yuzo Morisaki(6)
venne a chiamare Taro con una faccia un po’ preoccupata. Taro andò con
lui, raggiungendo in un angolo i compagni di squadra, e qualche momento
dopo un gruppetto di ragazze attraversò la sala ridendo e dicendo a tutte
le ragazze di andare con loro sul campo, all’aperto. Ishizaki,
Wakabayashi ed alcuni altri uscirono a loro volta con un pallone da basket
in mano facendo lo stesso con i ragazzi. Taro andò verso Ken e Kojiro,
senza accorgersi dello sguardo iroso di Ken che si era appena fissato su
di lui.
-
Ehi, ragazzi! Le ragazze del club di basket ci hanno sfidato, perché non
venite a giocare anche voi?-
Kojiro
stava per accettare gentilmente, ma Ken sbuffò e si fece da parte.
-
Penso che sia ora di andarmene da questo posto- sbottò crudamente.
-
Ken, aspetta…- cercò di trattenerlo Kojiro. - Ma perché?-
-
Mi sono rotto le palle, vado a casa. Saluta tutti- disse freddamente a
Taro, poi si allontanò con le mani nelle tasche, calciando sassi. Kojiro
era rimasto di stucco, voleva trattenerlo ma qualcosa lo trattenne a sua
volta.
-
C’è… qualcosa che non va? È colpa mia?- chiese Taro.
-
No, no… è nervoso, lo è da un po’, ehm… non ti preoccupare-.
-
Be’, allora, li fai due tiri con noi o no?-
Kojiro
alzò le spalle e per qualche minuto decise di scordarsi Ken. Giocò un
po’ contro le ragazze del basket e poi si fece sostituire, sedendosi ai
bordi del campo. La festa in sé era stata bella, le ragazze avevano
organizzato bene ogni cosa e non erano finiti a fare una partita di
calcio, come succedeva sempre, col suo solito seguito di rabbie, rancori e
vendette. Quella settimana ci sarebbe stata anche la conferenza stampa di
presentazione dei ventitré convocati, ma la presenza dei giocatori non
era prevista. Ci sarebbe andato solo qualcuno, lui sapeva Misugi e
Wakabayashi, e a onor del vero era contento di non dovercisi mettere anche
lui. Dopo un po’ Taro venne a sedersi accanto a lui.
-
Mi hanno chiesto tutti dove fosse Ken…- disse.
-
Mi dispiace, non è da lui comportarsi così… forse non gli andava molto
di venire alla festa…-
-
Non te la prendere per lui, può capitare una giornata no... tu ci sarai
alla conferenza stampa?-
-
No, per fortuna… non ho tutta quella voglia di andarci, sai-.
-
Dimenticavo, le occasioni ufficiali ti rendono nervoso!-
-
Già, e poi… anche se non sembra ormai la scuola deve ricominciare,
e…-
-
Quest’anno sarà difficile per noi, e poi avremo gli esami per
l’università…-
-
Tu l’hai già scelta?-
-
No, ma so già che deve essere in un posto che mi permetta di vivere per
conto mio-.
-
Non vai d’accordo con tuo padre?-
Taro
sorrise. - No, non è quello… ma credo che sia un buon momento per fare
qualcosa di nuovo e cominciare una vita mia…-
-
Sarebbe bello- disse Kojiro, e sorrise a sua volta. Taro si voltò a
guardarlo. Probabilmente aveva i suoi stessi pensieri e sentiva le stesse
cose che sentiva lui, avrebbe potuto essere così facile parlarne con
lui… ma ci sarebbero stati altri momenti. Chissà se anche Kojiro, come
lui, sentiva che la sua casa e la sua famiglia gli andavano stretti, e non
perché stava male con i suoi, ma perché aveva la sensazione di non
essere se stesso…
-
Comunque prima c’è un altro anno di superiori, un anno di mondiali poi!
Sai che ti dico? Potremo ritenerci fortunati se racimoleremo le presenze
minime!!!!-
Kojiro
rise di cuore; dopo un po’ Takeshi venne a chiamarlo, salutarono tutti e
tornarono verso la stazione.
-
Capitano, che fine ha fatto Ken?-
-
Non lo so, e non mi interessa; se ha deciso di fare l’idiota davanti a
tutti sono affari suoi-.
-
Si è arrabbiato per qualcosa?-
-
Ma no, stavamo lì a parlare tranquillamente e ad un certo punto ha preso
e se ne è andato. Chi lo capisce è bravo!-
La
scuola ricominciò senza che Kojiro e Ken avessero modo di parlare. Il
preside li tediò con un discorso identico a quelli degli anni passati, e
poi scoprirono di non essere più in classe insieme; Kojiro era finito in
una classe dove conosceva poche persone, ma non gli interessava; voleva
dire avere più tempo per studiare, e quell’anno era oltremodo
importante. Ken non reagì in nessun modo nel sapere che non era più
insieme a Kojiro, ma probabilmente era sollevato; non avrebbero più
dovuto affrontarsi per forza come era successo nell’ultimo mese.
Gli allenamenti
del club ripresero. In campo erano costretti a vedersi, ma Kojiro intuiva
dalle labbra strette di Ken che faceva un grande sforzo per sopportarlo;
gli veniva da piangere per la rabbia; perché Ken si ostinava ad essere
indisponente? Alla festa gli sembrava che avessero fatto dei progressi, si
erano parlati da persone civili e qualcosa si era chiarito; lui aveva
capito che a Ken dava fastidio quel suo provarci di continuo, e aveva
detto a Ken che anche lui ci stava male e che gli voleva bene; non era
possibile riprendere da lì? Se solo Ken avesse smesso di fare lo
scontroso ogni volta che lo vedeva…
Ken rimase a
raccogliere i palloni nel campo. Vide Kojiro voltarsi, mentre rientrava
negli spogliatoi, e guardarlo finché non colse la sua occhiata; si
accorse di aver abbozzato un sorriso e si affrettò a cancellarlo dal suo
viso. Quando anche lui rientrò negli spogliatoi li trovò ormai vuoti.
Sentiva solo l’acqua di una doccia scorrere, forse qualcuno c’era
ancora o più probabilmente l’avevano lasciata aperta. Si spogliò, ma
mentre andava alle docce incrociò Kojiro che usciva. Immediatamente si
irrigidì e si scostò per farlo passare. Anche Kojiro si fermò, poi passò
oltre.
- Scusami se mi
sono attardato- gli sibilò all’orecchio con durezza. Ken si voltò di
scatto ma Kojiro non lo guardava più. Si infilò nella doccia ed indugiò
parecchio, lavandosi anche i capelli accuratamente per perdere tempo; ma
quando tornò nell’altra sala trovò ancora Kojiro seduto su una panca,
a torso nudo, col viso nascosto dentro la sua salvietta. Lo ignorò e si
vestì; quando ebbe finito, però, Kojiro non aveva ancora accennato a
muoversi, e gli parve quasi che non respirasse; lo toccò leggermente su
una spalla.
- Kojiro…
Kojiro…-
- Che c’è?-
scattò Kojiro, e i suoi occhi si strinsero quando lo vide. - Oh, scusami,
tolgo subito il disturbo ora, un attimo solo- disse in tono sarcastico,
infilandosi la felpa.
- Non c’è
problema, fai con calma- disse Ken indeciso su cosa pensare. Kojiro aveva
gli occhi rossi e le labbra livide, ma non sembrava avesse pianto. - Va
tutto bene?-
- Certo-
continuò con quel suo tono ironico. - Benissimo, molto meglio di prima,
grazie!-
- Mi stai
prendendo in giro? Perché se è così non ne capisco il motivo-.
- Ah, non lo
capisci? Certo, il signorino non lo capisce! Ma sicuro, come posso
prendermela se appena mi vedi mi scansi come se fossi un appestato! Scusa
tanto se ti ho occupato il tuo spogliatoio, se per caso ho respirato la
tua aria, se…-
- Allora,
finiscila! Che cavolo stai dicendo? Spiegamelo senza fare lo scemo per
favore!-
- Vuoi che te
lo spieghi? Entri in doccia, mi vedi e ti fai un metro in là per non
essere sfiorato da me, ecco cosa c’è! Secondo te non ci devo star male?
Non avevo ancora capito di farti così schifo, anche se hai giocato ad
evitarmi in queste due settimane!-
- Non mi fai
sch.…- mormorò Ken stranito. - Non intendevo offenderti-.
Kojiro lo guardò
in tralice, poi prese la sua roba e sbatté la porta del suo armadietto,
andandosene. Ken gli corse dietro.
- Kojiro,
Kojiro, aspetta… aspetta un attimo! Fammi capire!-
- Vuoi capire?
Allora prima sei tu che devi far capire a me, perché vuoi che restiamo
amici se poi non mi vuoi nemmeno vedere?-
- Ancora con
questa storia?-
- Perché alla
festa sei stato così gentile e poi agli allenamenti mi guardavi come se
fossi trasparente? E poi ora ti ritrai appena mi vedi?-
- Guarda che
non è come pensi. È che non mi aspettavo di vedere nessuno-.
- O forse è
perché credevi mi fossi fermato apposta per incontrarti, vero? E visto
che ormai mi odi…-
- Non è vero
che ti odio!-
- E allora
perché non vuoi più che torniamo amici? Ogni tentativo che faccio non ti
va bene, io sto tentando, ma se tu non mi vieni incontro…-
Un’ombra passò
sul volto di Ken. Distolse lo sguardo.
- Ora capisci
che cosa si prova? A cercare di piacere ad una persona che, per quanti
sforzi tu faccia, non cerca di ricambiarti?-
- L’hai fatto
solo per vendicarti?-
- No… non ci
avevo neanche pensato. Me l’hai fatto capire tu adesso. Comunque il male
che tu senti è lo stesso che facevi a me. Ti rendi conto di che cosa si
prova? Di come si sta male?-
- Ma io non ti
ignoravo in questo modo!-
- No, ma mi
tenevi deliberatamente lontano da te. Io ti allontano fisicamente, tu
invece mi tenevi lontano dai tuoi sentimenti, ma è la stessa cosa. Non
avevo intenzione di fartelo apposta-.
- Hai ragione,
fa male. Solo adesso comprendo… quanto ti sia costato tutto quanto-.
- È per colpa
tua che abbiamo rotto-.
- Ma se mi hai
lasciato tu!-
- Sì, ma è
colpa tua, se avessi fatto delle cose diverse…-
- Immagino che
anche se mi dici quello che avrei dovuto fare non mi servirà per
riconquistarti-.
- No, infatti-.
- Allora non
dirmelo, non importa. Senti, io… ti ho fatto soffrire, è vero, e anche
tu hai fatto soffrire me, anche se non c’è paragone… perché non
scordiamo tutto e ricominciamo daccapo? Per quanto sforzi faccia, non ti
convincerò a tornare con me, e tu per quanto ci provi non starai meglio
tanto facilmente, quindi… mettiamoci una bella pietra sopra, ti va?-
- Cosa intendi
dire?-
- Io non
cercherò più di riconquistarti e tu smetterai di essere così scostante
con me. Se non riusciamo subito a diventare ottimi amici… almeno
proviamoci. Io ci proverò-.
- D’accordo,
ci proverò anche io… anche se non so bene come si fa-.
- Questo… non
lo so neanche io. Forse… parlare in questo modo è un inizio-.
- Forse tornare
a casa insieme come ai vecchi tempi è un proseguimento-.
- Forse
smettere di lanciarci occhiatacce attraverso il campo è un buon
obiettivo-.
- Si può fare.
Amici?- Ken gli tese la mano.
- Amici! Ora ti
accompagno a casa?-
- Perché non
ti accompagno io invece?-
- Perché casa
tua è più vicina ed è sulla strada per casa mia!!!-
- Affare fatto
allora-.
Si avviarono
fianco a fianco. Ogni tanto parlavano di qualcosa, ogni tanto fra loro
calava un silenzio imbarazzato, ma entrambi stavano facendo del loro
meglio.
- Eccoci
arrivati, allora. Buona notte, Kojiro-.
Kojiro restò
fermo, e lo guardò per un po’.
- Be’, che
cosa c’è ora?-
- Come… come
si salutano i buoni amici? Credi che… un abbraccio si possa fare?-
Ken arrossì. -
No! Cioè… solo se non ti monti la testa, d’accordo? Io rimango sempre
out per te-.
- Ho capito il
messaggio. Ci parliamo per la prima volta da settimane… non voglio
rovinare tutto-.
Ken sorrise e
abbracciò Kojiro, che appoggiò il viso sulla sua spalla.
- Grazie, Ken!
A domani-.
- A domani,
Kojiro. Buonanotte!-
Ken lo guardò
allontanarsi, poi entrò e si chiuse la porta alle spalle. Erano due mesi
che lui e Kojiro si erano lasciati, non valeva la pena di trascinare
ancora a lungo il suo rancore. Anche se era vero che non si era mai
accorto di fare così male a Kojiro, di stare rivolgendogli lo stesso
trattamento che aveva detestato in lui. Forse era un modo per prendersi la
sua rivincita… ma probabilmente era giunto il momento di smetterla.
Sapeva che Kojiro voleva tornare a tutti i costi con lui, e il
proibirglielo era già una buona punizione… ma era sicuro che non fosse
una punizione anche per se stesso? L’amava da molto tempo, e lui aveva
una parte importante nel suo cuore; scoprire quello che era e innamorarsi
di lui era stato tutt’uno. Ma forse se non era durato vuol dire che non
doveva durare, la cosa migliore da fare era guardare avanti e lasciarsi
quella storia alle spalle. Lui e Kojiro d’ora in poi si sarebbero
comportati da buoni amici. Era così che doveva andare, punto.
Quando si mise
a letto, si rese conto di essere davvero stanco. Gli sembrava che un
grosso peso si fosse levato via dal suo cuore, che finalmente poteva
riprendere a battere alla sua velocità normale. Fino a quel momento si
era quasi sentito soffocare dalla necessità di non cedere a Kojiro né a
se stesso, ma ora era tempo di smetterla.
Takeshi seppe
prima di loro la data del primo raduno della nazionale; a dire la verità
Ken e Kojiro avevano altre cose per la testa oltre la nazionale: si
parlavano di nuovo da poco ed entrambi erano impegnati a selezionare le
cose da dire. Venne fuori che metà dei giorni del ritiro coincidevano con
la prima settimana di vacanza dall’inizio della scuola, la prima
settimana di maggio. Takeshi gongolava. Non avere il ritiro significava
tenersi tutta la settimana libera; per gli altri convocati il riposo
andava a farsi benedire.
Ken e Kojiro
presero il treno di mattina presto, destinazione Tokyo; lì avrebbero
trovato il pullman della federazione che li avrebbe portati dritti nel
complesso del ritiro. Non furono gli ultimi ad arrivare; c’erano alcuni
che abitavano lontano che sarebbero arrivati solo il giorno dopo.
- Avete già
assegnato le camere?- disse Ken. Kojiro trasalì. Non aveva pensato alla
questione delle camere ma capì che avrebbe dovuto. Di solito al ritiro
della nazionale stava in camera con Ken e Takeshi, e rare volte si era
unito anche qualcun altro, ma adesso Takeshi non c’era e avrebbe
scommesso le gambe che anche Ken non ci teneva particolarmente a finire in
camera con lui.
- Vi abbiamo
lasciato una camera libera, come al solito. Non vi va?- intervenne Genzo,
gelato dalle loro facce.
- Da noi c’è
ancora un posto libero. Uno di voi ci può venire…- saltò su Taro,
cercando di impedire lo spargimento di sangue.
- Ma… e
Misugi?- sussurrò Ishizaki. - È vero che sta sempre in camera con noi?-
continuò rivolto ad Oozora, che annuì.
- Be’, per
una volta possiamo anche cambiare. Hyuga, Wakashimazu, che ne dite?-
Ken alzò le
spalle. - Per me…-
Kojiro sorrise
un po’ sollevato. - Se va bene a Ken, non c’è problema. Ci vuoi
andare tu?-
- No, no,
preferisco sistemarmi nella stanza libera. Mi scelgo il letto che voglio-
rispose Ken, gelido, senza un’ombra di ironia nella voce. Prese la sua
borsa e salì le scale senza dire più nulla a nessuno.
- Ehm… vieni,
Kojiro, porta pure in camera le tue cose- disse Taro. Lo accompagnò fin
sulla porta e gli indicò il suo letto, quello sotto a destra, poi lo
lasciò solo. Kojiro posò sul letto la borsa, sbuffando. Il letto sotto
non gli era mai piaciuto, ma si doveva adattare per quieto vivere. Neanche
se avesse voluto, ora, avrebbe potuto fare a cambio con Ken. Primo, perché
Ken non si sarebbe lasciato piegare, e poi che figura ci avrebbe fatto?
Gli altri due non sembravano molto d’accordo…
Sistemò le sue
cose nei cassetti, pensò di fare un riposino ma decise di aspettare,
tanto la cena sarebbe stata servita fra poco. Scese in salone. Gironzolò
un po’ senza meta, sentendosi molto fuori posto; di solito aveva Takeshi
con cui chiacchierare, ma senza di lui e con Ken ancora così distante
sarebbe stato difficile… non gli era mai interessato farsi dei veri
amici fra i compagni, e i loro discorsi si fermavano a chiacchiere di
circostanza, senza grandi preteste né grande sincerità.
- Sì, ma perché
non li hai lasciati fare come al solito?- udì la voce di Ishizaki.
- Andiamo, non
l’ha mica comperato quel posto, Misugi!- rispose Taro.
- Ma adesso
arriva e si trova tutto cambiato, dai! Cosa faresti tu?-
- Tsubasa,
diglielo anche tu! Non è mica la morte di nessuno, no?-
- Cavolo,
dovevi stare zitto! Adesso ci tocca Hyuga in camera, sai che
divertimento!-
Kojiro si bloccò.
Ishizaki e Misaki stavano discutendo della sua sistemazione. E non era una
discussione felice. Doveva esserci anche Oozora lì con loro. Era evidente
che l’uscita di Taro non gli era andata a genio. Rimase in ascolto.
- Ryo, non
potevo fare altrimenti-.
- Perché no?
Hanno sempre fatto comunella, adesso dobbiamo fare i samaritani e cedergli
le nostre camere?-
- Senti, io…-
- Ryo ha
ragione, Taro, che cavolo t’è saltato in mente?-
Kojiro soffocò
un sorriso. Tsubasa Oozora, di solito sempre misurato e accomodante,
tirato giù dal suo olimpo da un posto in camera!
- Anche tu ti
ci metti?-
- Perché non
dovrei? Senti, si mettono sempre in camera loro tre, gli abbiamo lasciato
una camera libera come vogliono loro, e adesso ci vieni a dire che
dobbiamo cambiare tutto! No, guarda, me lo devi spiegare, se no non
capisco proprio-.
- E va bene, ma
non deve uscire da qui. Mi hanno detto… mi hanno detto che Hyuga e
Wakashimazu non vanno tanto d’accordo in questo periodo… e di sicuro
non volevano stare in camera insieme. Sappiate questo e cercate di essere
gentili! In fondo… è solo per una settimana-.
- Uffa!!! Perché
quei due hanno un brutto carattere dobbiamo andarci di mezzo noi. Guai a
te se ci combina qualche casino…-
- Ah, e…
ragazzi, non una parola, con lui, chiaro?-
- Per quel che
mi riguarda, la parola lui non me l’ha mai rivolta, quindi con me sei al
sicuro!- Ishizaki si alzò per andarsene. Kojiro fece appena in tempo a
nascondersi per vedere i tre lasciare i loro divanetti e dirigersi verso
la loro camera. Giudicò opportuno non farsi vedere per un po’ e continuò
a gironzolare. Incontrò Ken.
- Ehm… ciao-
lo salutò.
- Ciao. Ti…
ti piacciono i tuoi nuovi compagni di stanza?-
- Lo stai
dicendo per scherzare?-
- Be’, ci
hanno evitato un problema, comunque-.
- Cosa intendi
dire?-
- Non ci tenevo
particolarmente a finire di nuovo in una camera da letto con te-.
Kojiro arrossì.
- Già. Mi sarei sentito a disagio anche io-.
- Anche se mi
sentirò a disagio comunque con quei due là-.
- A chi lo
dici! Li ho appena sentiti discutere per avermi appiccicato alla loro
camera. Come se io fossi contento!-
- Bisogna fare
buon viso a cattivo gioco. Se è bel tempo staremo molto fuori ad
allenarci, sopporteremo, vedrai. L’importante è allenarci e fare bene
quell’amichevole… e poi è solo una settimana -.
- È quel che
hanno detto anche loro! Una settimana sola… però qualcosa di buono c’è-.
- Che cosa?-
- Stiamo
parlando normalmente… forse stando separati non rovineremo quello che
stiamo ricostruendo fra noi-.
- Forse. Lo
spero! Ora… è meglio che saliamo a prepararci per la cena. Ti confesso
che ho una fame…-
- Anche io!-
Salirono le
scale in silenzio, fianco a fianco. La stanza di Kojiro era la più vicina
alle scale, e si salutarono davanti alla porta. Kojiro bussò.
- Allora ci
vediamo dopo!- sorrise a Ken.
- A dopo!-
sorrise dolcemente Ken mentre la porta si apriva. Ishizaki li vide
salutarsi col sorriso sulle labbra e gratificò Kojiro di un’occhiata di
fuoco.
- Se vuoi ti
puoi fare tu la doccia- disse poi. - Io prima… devo trovare il
docciaschiuma… forse l’ho lasciato a casa…-
- Ti presto il
mio- disse Tsubasa, mentre Kojiro si infilava nel bagno prima che Ishizaki
cambiasse idea.
Non fece in
tempo a chiudere la porta che origliò di nuovo una conversazione su di
lui.
- Altro che non
andare d’accordo! Si sono salutati come due amiconi, altroché! Questa
è la più grande…-
- Sssh! Ti
sente!- sibilò Taro, e subito tutti e tre fecero silenzio. Kojiro pensò
che se nella doccia ci fosse stato Misugi non avrebbero parlato male di
lui, punto primo, e punto secondo non sarebbero nemmeno restati in
silenzio come in quel momento. E da lì capiva che cos’era in realtà
per i suoi compagni: un estraneo…
Si fece la
doccia in fretta perché non protestassero anche per quello e, quando uscì,
i tre smisero di parlare, per poi riprendere subito dopo, ma quello stacco
si fece notare. Sistemò la sua roba sul letto e la rimise via in ordine.
Ishizaki entrò in bagno e Taro e Tsubasa continuarono la loro
conversazione.
- E allora che
cosa è successo?- diceva Taro.
- Io le ho
detto che volevo continuare a giocare in Brasile, con la squadra, e lei mi
ha risposto che invece avrei dovuto pensare a farmi un’istruzione…-
- Non hai
intenzione di proseguire gli studi?- intervenne Kojiro, senza pensarci.
Gli altri due ammutolirono e lo guardarono arrossire. - Ehm… scusate…-
- Be’, potrei
anche studiare in Brasile, è questo che mia madre non capisce- continuò
Tsubasa, cercando di essere naturale. - Però potrei anche darmi al
professionismo, il San Paolo mi ha offerto un ingaggio-.
Kojiro tacque e
continuò a riporre la sua roba.
- Anche a me
piacerebbe che qualche squadra mi volesse- disse Taro. - Però ora come
ora non ho proprio voglia di lasciare il Giappone… e tu, Kojiro?-
- A me
piacerebbe essere uno studente normale-.
- Ehi, scusa se
conversiamo, eh!-
- Non era
rivolto a voi. Penso che sarebbe bello giocare da professionista, però
non voglio abbandonare gli studi-.
- La fama di
secchione te la meriti, allora!- rise Tsubasa, e anche Kojiro, per la
prima volta, sorrise. Non aveva mai scambiato tante parole con nessuno dei
compagni in nazionale, ma si stava rivelando meno terribile di quanto
pensasse.
- Non
dimenticare che lui ha una borsa di studio alla Toho!-
- Che fra
l’altro ha portato via a me!-
- Ma smettila!
Se tu non vedevi l’ora di andare in Brasile!-
- Già, prima
che Roberto mi tirasse il bidone-.
- Ho fatto
tanto per avere quella borsa che non voglio sprecarla, capite? Ma ormai
vorrei andare via dal paese, non so, da qualche altra parte-.
- Magari puoi
fartela liquidare e usarla per un’altra università-.
- Non lo so. Ho
firmato un contratto prima di entrare alle medie-.
- Dì un po’,
e a te non sono arrivate proposte?-
- Sì, una, qui
in Giappone, ma… non l’ho accettata-.
- Davvero? Non
ti sembrava abbastanza? No, scusa, sembra offensivo detto così…-
- Non fa
niente, Misaki! È che in quel periodo non avevo le idee tanto chiare... e
nemmeno adesso, se dovessi scegliere di nuovo. Vorrei andar via, è vero,
ma vorrei anche non farlo, non so se…-
- Be’, credo
che sia normale, anche se poi andarsene non è così terribile, te lo dico
io che ho viaggiato un sacco!-
- Ma con te
c’era tuo padre!-.
- Be’,
Tsubasa, tu non avevi nessuno, a parte Roberto… eppure sei andato in
Brasile. Genzo è andato ad Amburgo…-
- …ma resta
il fatto che avevamo tutti qualcuno su cui contare anche lontano da casa.
Andar via senza nessun riferimento, invece…-
- …no, invece
bisognerebbe provare, tagliare tutti i ponti, ricominciare… trovare
qualcosa di diverso da quello che siamo stati finora…-
- Ehi, Hyuga,
siamo filosofi, adesso? Alla nostra età non si dovrebbero tagliare i
ponti… insomma, io non sono mai stato nessuno nemmeno dove sono nato,
non so neanche perché ricominciare daccapo!-
Kojiro abbassò
gli occhi e si mordicchiò un labbro. Taro notò anche che si tormentava
le dita delle mani, e lo faceva solo quand’era molto nervoso. Che Hyuga
ne avesse combinata una di quelle grosse?
Kojiro si stese
sul suo letto. Ishizaki uscì dalla doccia e ci entrò Taro. Tsubasa si
mise a parlare con Ryo e lui si mise in disparte. Era buffo come non
pensava davvero che voleva andar via fin quando non erano gli altri che
glielo facevano notare. Gli sembrava di restare a terra mentre tutti
prendevano il loro aereo; Oozora voleva tornare in Brasile, Misaki aveva
viaggiato molto e non si faceva problemi nel viaggiare di nuovo… e non
c’erano solo loro ad avere quel coraggio: Wakabayashi ormai viveva in
Germania, molti degli altri compagni avevano già firmato i primi ingaggi,
persino Takeshi usciva dall’esclusività del loro rapporto, e
addirittura con una ragazza, e Ken… be’, Ken aveva il coraggio di
restargli amico nonostante tutto… e lui? Lui non aveva neanche il
coraggio di affrontare se stesso, chiuso nella sua stanza, come avrebbe
potuto affrontare il mondo? Come si faceva a diventare abbastanza maturi
per comportarsi da adulti?
Forse… forse
la strada passava anche dall’amicizia con i suoi compagni. Oozora e
Misaki avevano dimostrato di non considerarlo come invece lui considerava
loro, semplici fastidi sopportabili. Magari avevano avuto qualche
difficoltà ma avevano brillantemente sostenuto una conversazione che lui
si aspettava lasciassero cadere; ed era già un progresso. Forse con un
po’ di sforzo anche Ishizaki…
- Hai ritrovato
il docciaschiuma?- gli chiese cercando di essere gentile.
- Perché, me
l’ha preso tu?- gli rispose bruscamente.
- No, era…
era solo per sapere...-
- Ah, be’, se
è solo per sapere…-
Kojiro annuì e
lasciò perdere. Probabilmente nemmeno Ishizaki era pronto per diventare
un suo amico del cuore… per fortuna non aveva niente da ridire contro di
lui in campo. Nonostante tutte le divergenze personali che potevano
esserci, almeno in campo erano una squadra affiatata e con una buona
intesa.
Matsuyama e
Misugi non avevano seguito niente della partitella d’allenamento della
nazionale A contro la nazionale B. Avevano giocato dieci contro dieci
perché Misugi non si stancasse troppo e Matsuyama era traumatizzato da un
ruzzolone per le scale. Avevano confabulato tra loro ridacchiando, seduti
in panchina, poi, alla fine della partita, mentre i giocatori sciamavano
verso le docce, avevano chiamato Ken a voce alta.
- Ehi,
Wakashimazu! Senti qua, ne ho un’altra…- aveva gridato Hikaru, e due
minuti dopo anche Ken era scoppiato a ridere come uno scemo. Si
allontanarono tutti e tre insieme continuando a ridere e a raccontarsi
barzellette. Nonostante le sue stesse aspettative, Ken aveva legato subito
coi due compagni di stanza, pareva che si divertissero un mondo e stavano
sempre insieme. Anche Kojiro stava con i suoi compagni di stanza, anche
perché non sapeva come rompere il ghiaccio con gli altri, ma si sentiva
sempre un po’ fuori posto.
Infine anche
quella settimana terminò. Fecero un’amichevole con l’under 21 della
Nuova Zelanda, che finì in un pareggio, ma si divertirono un mondo.
L’indomani sarebbero ritornati a casa, molto presto.
Kojiro aveva già
preparato il borsone, e se ne era andato dalla stanza che Oozora e
Ishizaki stavano mettendo a soqquadro perché avevano perso qualcosa che
era stato loro prestato da Genzo, che li aveva minacciati di morte, e così
aveva preferito fare un giro. Anche Taro doveva aver pensato la stessa
cosa.
- Ciao, Hyuga!
Vai a spasso?-
- Già… la
nostra camera è un po’ sottosopra-.
- Lo so! Anche
io sono fuggito, ma tanto queste cose succedono sempre, e questo è
niente! Non sai come ci riduciamo dopo un mese di ritiro!-
Kojiro
sorrise. - A proposito di questo, volevo ringraziarti per avermi offerto
la vostra stanza, so che non te l’hanno fatta passare liscia…-
- Ci siamo
divertiti più di quanto ci aspettassimo, no? E poi… si vedeva che tu e
Wakashimazu eravate un po’ in difficoltà-.
- Davvero?-
Taro annuì. Si
sedettero su un divanetto della sala comune. - Però ora sembrate andare
più d’accordo. È così?-
- Be’, lui va
molto d’accordo anche con i suoi attuali compagni di stanza…-
- Anche lui si
è adattato in fretta-.
- Lui ha più
successo con le persone di…-
- Di te? Che
cosa vuoi dire? Anche tu hai fatto amicizia con noi, non dimenticarlo!
Avresti potuto immusonito in un angolo…-
- Come faccio
di solito, del resto! Comunque, credi che non abbia notato i tuoi sforzi
per coinvolgermi più che potevi? Me ne sono accorto, sai-.
- Ah, davvero?-
si schermì Taro.
- Anche se non
capisco perché ti sia dato tanta pena!!!-
- Vuoi la verità?
Ecco, la verità è che… tu cominci a piacermi, Hyuga, davvero. Non so
ancora esattamente quanto, ma… m’interessi, ecco…-
- Co… cosa
vuoi dire… cioè, tu… come sai di me…- Kojiro indietreggiò di venti
centimetri, senza accorgersene.
- Avanti, Hyuga,
si capisce! Si vede da come ti comporti-.
- Che
significa? Che tutti sanno…-
- No, non
voglio dire che sei così palese, ma… io lo capisco, riesco a notarlo,
sai. Non c’è nessun problema, Hyuga, rilassati!-
- È solo... è
solo che… io non…- Kojiro si guardava le mani e intanto si chiedeva
perché diavolo non se la dava a gambe.
- Non ti
preoccupare. È perfettamente naturale. Non c’è niente che non va,
credimi…-
Taro allungò
una mano fino al suo viso, e lo spinse a voltarsi verso di lui. Lo guardò
negli occhi, gli si avvicinò e lo baciò dolcemente sulle labbra. Kojiro
rimase lì inebetito. Taro si staccò e sorrise.
- Sei carino.
Non lo avevo mai notato prima- disse con semplicità. Kojiro saltò in
piedi pronto a battersela.
- Oddio… ma
che hai fatto? Sei… sei uscito di testa?- gridò isterico.
- Cosa vuoi
dire?- Taro sorrise ed alzò le spalle. - Ti ho detto che mi piaci e te
l’ho dimostrato, che male c’è?-
- …-
- Sei carino
anche con il viso aggrottato, sai!- sorrise di nuovo Taro. Aveva un
sorriso così disarmante… Kojiro ne fu catturato.
- Anche tu…
lo sei-. Cercò di sorridergli: e che cavolo, non sapeva niente di lui…
era stupito. E anche vagamente spaventato.
- Allora
qualche volta… potremo vederci?-
- Io…
credo… credo di sì- rispose Kojiro, e sorrise. Era imbarazzato,
intimidito e anche un po’ allibito, ma forse era solo un momento
passeggero sia per Misugi che per lui. Ma come faceva quello lì ad essere
così sicuro di sé… anche in un momento come quello????
Dopo pochi
minuti l’allenatore scese le scale per radunare tutti quanti e
rispedirli a casa. Ken e Kojiro si avvicinarono al loro pullman.
- Allora ciao,
alla prossima, Wakashimazu!- salutarono Misugi e Matsuyama, tendendo la
mano a Ken. - Arrivederci anche a te, Hyuga-.
- Arrivederci-.
- Hyuga, non è
stato male stare in camera con te. Ti lavi molto più di Ryo!- disse
Tsubasa sorridendo, e beccandosi una gomitata da Ishizaki. Entrambi
porsero la mano a lui e a Ken, poi venne il turno di Taro.
- Ci vediamo
presto- gli disse semplicemente, mentre Kojiro si agitava tanto da aver
paura che gli scoppiasse il cuore. - A presto, Wakashimazu-.
- A presto-
rispose Ken.
- Uffa, meno
male che è finita! Se penso che sprecheremo anche le vacanze estive in
questo modo!!- si lamentò poi il portiere, sul pullman.
- Eh, già-
rispose Kojiro, soprapensiero. Anche lui era contento che fosse finita…
non capiva molto bene come fosse finita, in realtà… sapeva solo
che era stato baciato da Misugi e che non aveva avuto voglia di
strappargli le budella, dopo.
Forse era un
segno del cielo…
(1)
Jun ”Capitan coccolone” Misugi della Musashi =Julian Ross
capitano del Mambo F.C.
(2)
Hikaru Matsuyama della Furano -
Hokkaido = Capitan Philip Callaghan della Flynet
(3)
Ryo Ishizaki = Bruce Harper
(4)
Genzo Wakabayashi = Benji Price
(5)
Meowa = Muppet, ex squadra di Kojiro, Ken e Takeshi in cui Taro ha giocato
per un breve periodo
(6)
Yuzo Morisaki= Alan Crocker, il portiere della Nankatsu
.
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