Ci sei solo tu

parte VI

di Sei-chan


Era sabato; aveva appena comperato del sushi per cena; mancava solo un mese alla fine della scuola; aveva ricevuto la convocazione per la nazionale… Taro Misaki era abbastanza contento. Se avesse avuto anche qualcuno con cui giocare quella sera, non ci sarebbe stato proprio niente che avrebbe potuto desiderare. Però non aveva nessuno, e questo un po’ rovinava quel perfetto week-end. Avrebbe dovuto darsi un po’ più da fare, ma non è che fosse poi tanto esperto; Jeff aveva detto che le sue preferenze si capivano, ma lui non era altrettanto esperto da capirlo di qualcun altro; e anche se l’avesse capito, non conosceva così bene le tecniche del corteggiamento; quando Jeff ci aveva provato con lui, non era nella condizione migliore per impararle… però qualcuno gli sarebbe davvero piaciuto, qualcuno come… come… Hyuga Kojiro!!! Quel sottile filo di fumo che aveva attirato la sua attenzione senza che se ne accorgesse acquisì mentre si avvicinava la testa ed il corpo del numero 10 della Toho. Ecco, ora si era distratto e non si ricordava più a chi stava pensando poco prima, ma fu incuriosito dal ragazzo che sedeva sulla panchina del parco con un’aria afflitta. Chissà, aveva preso un brutto voto a scuola, o forse aveva avuto un diverbio con l’allenatore, o magari... aveva litigato con la sua ragazza. No, le prime due non gli sembravano plausibili: Kojiro aveva fama di essere un secchione e di fregarsene altamente dei rimproveri degli adulti… probabilmente aveva avuto a che dire con la sua donna. Taro era troppo curioso per girare rispettosamente sui tacchi ed andarsene. Si avvicinò alla panchina e sfoderò il suo sorriso più cordiale.

- Ehi, Hyuga!-

Kojiro fece una faccia che era tutta un programma. - Misaki!- esclamò.

- Che cosa ci fai di bello qui?-

- Che cosa ci fai tu! Non sei un po’ fuori dai tuoi confini?-

- Be’, lo ammetto… ma nella tua città c’è un ristorante di sushi a cui mio padre è molto affezionato… così ne approfitto per mettere il naso fuori casa-.

- Ah- fece Kojiro, considerando chiuso il discorso. Taro non aveva alcuna intenzione di andarsene.

Rimase per un attimo a guardarlo, poi gli prese la sigaretta dalle dita, fece un tiro e la spense.

- Ehi!- esclamò Kojiro. - L’avevo appena accesa!-

- Appunto, meglio smettere finché sei in tempo! E poi sei un calciatore, dovresti stare un po’ più attento alla tua salute! Vuoi scoppiare prima della metà campo, alla prossima partita?-

- Non lo faccio mica spesso!- si giustificò Kojiro. - E poi, che cosa sto qui a parlare di questo con te!-

- Avevi un faccino così triste che mi sono avvicinato per vedere che cosa avevi!- disse con finta ingenuità Taro. Comunque era vero: si era avvicinato per la sua espressione affranta oltrechè per soddisfare la sua curiosità. - Faccende di cuore, scommetto…-

Kojiro sussultò. - Scusa, di che t’impicci?-

- Ah, allora ho indovinato… scommetto che hai litigato con la tua ragazza. Cos’è, ti ha beccato con un’altra?-

- Ma non ti fai i fatti tuoi? E poi non è come pensi-.

- E com’è allora? L’hai lasciata ma ci stai male, non è vero?-

Kojiro sospirò senza volerlo e Taro divenne serio.

- Allora… ti ha lasciato lei, vero? Non è mai bello quando si viene lasciati, ma…-

- Insomma, levati dai piedi! Non ti ho detto che puoi ficcare il naso nei miei affari!- urlò Kojiro. Taro si spaventò un pochino.

- Su, dai, non fare così… altrimenti metti paura… e comunque… anche se non so come sono andate le cose, c’è sempre una speranza, sai…-

- Tu… tu dici?-

- Dai! Non credo che lei sia morta! Non è così vero? Riconquistala, per me c’è sempre una seconda chance!-

- Sì, ma se… me ne avesse già date tante di possibilità? Cioè se…-

- Ti ripeto, riconquistala, affascinala, mostrale che pensi solo a lei e che sei insostituibile… vedrai che la riconquisti-.

- Lo pensi davvero?-

- Oh, insomma, ti vuoi fidare di me? Dimmi, ti ho mai deluso?-

Kojiro tacque un attimo. - Ehm, no, non credo…-

- Fingerò di non aver notato questa tua esitazione. Comunque… be’, provaci. Io adesso vado, in bocca al lupo!-

- Grazie…- mormorò Kojiro un po’ frastornato.

- Ah!- si bloccò Taro picchiandosi la fronte. - Quasi dimenticavo! Dopo la fine della scuola al nostro club le ragazze hanno organizzato una festa per i convocati in nazionale… se proprio non riesci a riconquistarla puoi venire a dare un’occhiata! Ho invitato anche Takeshi, se vuoi dirlo a qualcun altro fa’ pure… anzi, più siamo e meglio è… il preside si è tanto raccomandato che sia una festa tranquilla… non so se mi spiego!- Taro gli strizzò l’occhio e lo salutò con due dita.

Kojiro restò qualche minuto a guardarsi i piedi, stordito. Quel discorso con Taro l’aveva confuso, non aveva tanto capito come si era svolto. Però quella storia della festa non era male… e anche quell’altra cosa sul riconquistare Ken. Prese dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne sfilò una, poi scosse la testa e gettò tutto nel cestino più vicino. Era ora di andare al lavoro, magari poteva pensare a Ken lungo la strada.

Mah, sì, poteva anche seguirlo il consiglio di Misaki. Era un buon centrocampista, una buona spalla in campo… magari anche una buona spalla su cui piangere, chissà. Ma tanto lui aveva ancora Takeshi, e tutto quello che gli serviva era un po’ di tempo per riaffilare le unghie e tornare alla carica.

 

Tempo, tempo, tempo… il tempo non passava mai. Era solo martedì e sembrava che fosse già passata una settimana intera, quel tempo a scuola era davvero duro da sopportare… Kojiro aveva chiesto a Ken di aspettare che le sue ferite non gli bruciassero così tanto, ma comunque non riusciva a farsene una ragione. Anche quando si faceva tutti quei bei discorsi razionali, quando Takeshi cercava di fargli capire che così si faceva solo male, l’unico consiglio che gli sembrava accettabile era quello di Misaki: provare a riconquistarlo. Adesso il primo passo da fare era rimettere ordine nei suoi sentimenti: doveva sforzarsi di ricordare cosa faceva piacere a Ken, in che modo voleva che lui si comportasse e dimostrargli che se si impegnava poteva cambiare davvero e diventare come piaceva a lui.

Due settimane... due settimane da quel maledetto San Valentino in cui Ken l’aveva piantato con tanti ringraziamenti. I denti gli facevano male da quanto li stringeva per tenere duro. Era difficile concentrarsi con quel pensiero fisso in testa, Anche giocare a calcio era difficile. Non riusciva a ignorare lo sguardo di lui che sentiva su di sé anche se gli voltava le spalle. Essere così vicini e non poterlo toccare, non poterlo baciare, non potergli neanche sorridere senza chiedersi che cosa avrebbe detto lui e se l’avrebbe allontanato oppure no. Ridursi a pensare che almeno dopo la fine della scuola forse sarebbero stati in classi diverse e non sarebbe stato così straziante sedersi sempre ai soliti banchi con quella frattura fra di loro.

E più ci pensava, meno Kojiro riusciva a trovare qualcosa per dimostrare a Ken che lo amava davvero. Non gli veniva in mente niente che dimostrasse che era lui la persona giusta, che era insostituibile, come aveva detto Misaki. Come avrebbe potuto stupirlo, incantarlo, fargli rimangiare le sue parole di quando l’aveva lasciato? E soprattutto, come poteva essere sicuro che quello che avrebbe fatto gli avrebbe riportato il suo Ken? Se si fosse esposto troppo senza ottenere alcun risultato? Che cosa sarebbe successo? Se gli avesse detto la verità, se gli avesse raccontato tutti i segreti che gli aveva tenuto nascosto, e poi… e poi lui non fosse ritornato sui suoi passi? Finché si teneva tutto dentro si sentiva protetto, al sicuro, nessuno avrebbe potuto fargli del male, niente gli avrebbe fatto paura, ma… una volta che gli fosse uscito di bocca, non aveva più il controllo, no, non poteva fidarsi, nemmeno di Ken, se non era sicuro del risultato…come avrebbe fatto poi a rimangiarsi tutto? Non poteva… e Ken forse l’avrebbe odiato, se ne sarebbe andato per sempre, e allora addio affetto, addio amicizia… addio ad ogni tipo di rapporto con lui.

- Capitano, ehi, capitano!-

- Ciao, Takeshi! Che aria felice hai, che cosa ti è successo?-

Takeshi si riposò un attimo con il fiatone: era arrivato correndo.

- Be’, ho una cosa da dirti, mi sono ricordato che dovevo dirtela da qualche giorno…-

- Ah, sì? E ti presento con quell’aria tutta felice?-

- Be’, Michi-chan mi ha appena detto di sì, così me ne sono ricordato…-

- Per che cosa ti ha detto di sì? Per… quello?-

- Kojiro! No! Che cosa pensi!- strillò Takeshi arrossendo. - No, è per un’altra cosa… sai, il club della Nankatsu dà una festa per la nazionale, Misaki mi ha chiamato la settimana scorsa e mi ha invitato, ho pensato che ci devi venire anche tu perché… be’, tu sei più convocato in nazionale di me!-

- O forse perché così fai la tua buona azione per tirarmi su di morale?-

- Credo che ti farebbe bene una giornata di svago-.

- Sì, ma anche Ken è stato convocato in nazionale- disse Kojiro, un po’ aspro.

- S… sì, ma… ecco, volevo chiederti se… se ti dà fastidio che lo inviti. Tanto penso che direbbe di no comunque-.

- E perché?-

- Non è mai stato tipo da queste cose, in casa della Nankatsu, poi…-

- O forse perché ci sono io? E comunque guarda che nemmeno a me vanno a genio quelli della Nankatsu…-

- Ma lui non è appena stat… ehm…-

- Non è appena stato mollato? Su questo hai perfettamente ragione. Ho più diritto io di divertirmi-.

- A questo proposito... come stai? Scusa se te lo chiedo, ma…-

- Ti sei stufato di fare i salti mortali per evitare di parlarne? Ti capisco! Be’, non posso dire di essere felice ma sto cercando di uscirne…-

- Allora ci verrai alla festa?-

- Sai che cosa mi ha detto Misaki?-

- Che cosa?-

- Che devo provare a riconquistarlo. Che devo fargli capire che cosa perde davvero lasciandomi-.

- Cos’hai intenzione di fare?-

- Esattamente non lo so… non ho ancora deciso se provarci o no… e poi non riesco ad inventarmi niente… forse lui ha ragione a dire che sono un egoista e penso solo a me stesso… non ho idea di che cosa vorrebbe che io facessi, non…-

- Ma non ricordi che cosa ti diceva, per che cosa discutevate?-

“Per il sesso”. - Sì, ma non sono… non sono cose che si possono fare per riconquistare qualcuno… insomma, serve qualcuno di già riconquistato…-

- Be’, allora digli che lo farai, se torna con te. Impegnati seriamente…-

- Lui direbbe che le belle parole non mi mancano, sono i fatti che mi smentiscono… però… forse ho in mente qualcosa-.

- Di che si tratta?-

- Della convocazione. Se gli chiedessi un consiglio…-

- Non avevi detto che hai quasi deciso?-

- Appunto, è il “quasi” che potrei discutere con lui…-

 

Ma Ken non era d’accordo. Probabilmente aveva mangiato la foglia.

- Ken… ciao-.

- Ciao Kojiro, come va?-

- Oh, be’, bene… è solo che avrei un problema…-

- Ah, capisco… e io sono parte del problema?-

- No, no! Tu non c’entri. È solo… è solo che non riesco a fare la scelta giusta per quella convocazione di cui…-

- Ah, no! Non ci voglio entrare proprio. Non me ne parlare! Ti ricordo che è per quello che abbiano litigato, l’ultima volta! Sbrigatela da solo. Non credere che basti fingere di aver bisogno di aiuto per farmi tornare sui miei passi, e chiedermi aiuto per quel problema è proprio l’ultima cosa che devi fare!-

- Ma…-

- Dimmi la verità. Se non ti avessi appena lasciato e tu non morissi dalla voglia di tornare con me correresti a chiedermi consiglio o no?-

Kojiro abbassò lo sguardo.

- Questa tua esitazione mi ha già dato la risposta che cercavo. Perciò…- Ken si allontanò senza dire una parola. Kojiro cercò di trattenerlo, ma si beccò un’occhiata furiosa che lo trattenne. Però, che idea stupida! Sventolargli davanti quella lettera quando sapeva benissimo che era stata proprio il pretesto per la loro rottura… certo che Takeshi avrebbe dovuto per lo meno avvertirlo!!

Se già i rapporti con Ken erano freddini, quello contribuì a raffreddarli ancora di più. Kojiro non capiva. Gli aveva chiesto di essere amici e appena gli chiedeva un consiglio da amico, se la prendeva… certo che era proprio impossibile sapere da che parte prenderlo. Ora aveva ottenuto che lo ignorasse e, quando capitava di incontrarlo, lo inceneriva con un’occhiata di fuoco. Era l’ultimo mese di scuola, oltretutto gli allenamenti di calcio erano anche finiti e i momenti per incontrare Ken, a parte in classe, si erano azzerati del tutto. E lui, se lo vedeva arrivare, cambiava strada immediatamente.

- Allora, ci vieni alla festa?- gli chiese per l’ennesima volta Takeshi, circa due settimane dopo che gliel’aveva detto la prima volta. Come al solito Kojiro aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre escogitava un altro piano ancora più assurdo per riconquistare Ken. Orami gli veniva naturale, si era quasi abituato a fantasticare su un ritorno di fiamma, e quello gli dava da pensare. Pensava, pensava, ma non tentava più di fare niente, né di parlargli, né di incontrarlo, né di farlo sorridere o di fargli un favore. Forse si era reso conto che era molto più comodo fantasticare, molto meno faticoso e doloroso che mettere in atto i suoi piani con il rischio di rimanere scottato di nuovo. Aveva iniziato a scrivergli una lettera, ma, finché ci pensava, aveva in mente una lettera bellissima, dolce, commovente, talmente poetica che chiunque si sarebbe sciolto, ma appena davanti al foglio bianco la testa gli ritornava vuota come prima.

- Dai! Hai deciso se ci vieni o no?- rincalzò Takeshi.

- Sì! Sì, ci vengo, sei contento? Ora la smetterai di ronzarmi intorno come una zanzara?-

- Ehm… capitano, lo chiederai a Ken?-

- Di venire? Be’, mi direbbe di no se glielo chiedessi. Perché non lo fai tu?-

- Io lo farei, ma… tu come reagiresti se ci fosse anche lui?-

- Non credo che saremmo noi due soli in una stanza… potemmo anche comportarci da persone civili… tanto se sa che ci sono non ci viene di sicuro…-

- Allora non hai niente in contrario se glielo chiedo? Sai, Misaki ha parlato anche di lui, e se poi dovesse scoprire che io…-

- Vai, vai, mettiti a posto la coscienza! Giusto pro forma, e poi queste cose non gli sono mai interessate…-

Takeshi attraversò il cortile alla ricerca di Ken. Non era vero che quelle cose non gli erano mai interessate. Forse all’inizio no, ma almeno dall’inizio delle superiori Ken era molto cambiato, non era più un lupo solitario ma si divertiva a stare con i compagni. Era Kojiro che non era tipo da eventi mondani…

- Ehilà, Ken! Che si dice?-

- Sei venuto da parte sua? Guarda che non è aria!-

- No, ti sbagli, non sono suo ambasciatore! Sono venuto a dirti una cosa: fra un paio di settimane quelli della Nankatsu fanno una festa per la nazionale e hanno invitato anche noi, che cosa ne dici?-

- Alla Nankatsu dici? E io dovrei mischiarmi con loro ad una festicciola?-

- Be’, io te l’ho detto… magari ti andava di venire, comunque se cambi idea…-

- Ehi, Kojiro ci viene?-

- Ehm, sì, mi ha appena detto che ci sarà-.

- Immagino che tu me l’abbia chiesto tanto per salvare le apparenze, tanto se c’è Kojiro di sicuro io non ci vengo, è così?-

- Ma no, Taro Misaki mi ha chiesto di invitarti, guarda che Kojiro non c’entra!-

- Ah, meno male, allora non gli importerà se ci sono, perché ho proprio una gran voglia di venire. Ci mettiamo d’accordo per andarci, ok?-

Takeshi ritornò da Kojiro con un’espressione strana in volto.

- Be’, che ti ha detto?-

- Non prendertela, capitano… ha detto che ci viene-.

- Ah- disse Kojiro burbero. - Bene, così ci saremo proprio tutti-.

 

Kojiro e Ken non parlarono mai insieme della festa. Non parlarono proprio di nulla, e nessuno dei due era preparato ad incontrare l’altro alla stazione. Si guardarono. Kojiro fece un tentativo di muoversi verso di lui, ma Ken si mise a guardare con estremo interesse il cartellone degli orari, per scongiurare ogni suo approccio.

- Ciao! Ehi, ciao, ragazzi!- gridò Takeshi da lontano arrivando di corsa. - Michi-chan è già arrivata?-

Nessuno dei due gli rispose. Michiko arrivò dopo dieci minuti, e si stupì del calore che trovò sulla banchina della metropolitana. Fra Ken e Kojiro l’aria era talmente gelida che se qualcuno ci fosse passato in mezzo sarebbe congelato all’istante.

- Ciao! Ci siete anche voi?- disse Michi, ma la sua voce si perse nell’arrivo del treno. Trovarono quattro posti vuoti, ma Ken preferì sedersi da un’altra parte.

- Mister simpatia viene alla festa con noi?- si lamentò Michi. - Spero proprio che sia divertente come adesso!-

- Michi-chan, smettila!- sussurrò Takeshi, guardando di sottecchi Kojiro che si tormentava le labbra.

La conversazione languì anche quando cambiarono treno e fino a quando non arrivarono alla scuola. Al cancello incrociarono Sanae Nakazawa carica di bottiglie di bibite che rientrava.

- Ciao!- li salutò barcollando. Michi le prese qualche bottiglia e l’aiutò. - Siete venuti anche voi, allora! Misaki non era sicuro che veniste… comunque mi fa piacere. Ah, io sono Nakazawa- aggiunse poi rivolta a Michiko.

- Io sono Toyotomi, piacere- rispose Michi. - Ti ho visto a qualche partita, sai-.

Le due ragazze cominciarono subito a conversare fra loro, e Takeshi le seguì mentre depositavano le bottiglie al buffet. Kojiro e Ken rimasero indietro ed entrarono insieme, sempre ignorandosi intensamente.

Dentro la palestra c’era della musica e diversi gruppetti di ragazzi che chiacchieravano allegramente. Oltre a molti della Nankatsu, a Kojiro parve di scorgere anche Misugi della Musashi(1) e Hikaru Matsuyama della Furano(2), direttamente da Hokkaido. Appena entrarono Misaki, che era vicino alla porta, li scorse e andò a salutarli.

- Ehi, ciao, ragazzi! Speravo che veniste, prima ho visto Sawada con la sua ragazza. Allora, Wakashimazu, è da un pezzo che non ci vediamo, va tutto bene? Hyuga, ehm… allora, non ce l’hai fatta, vero?- continuò, abbassando la voce e allontanandolo un po’ da Ken.

- A… a fare che cosa?- rispose Kojiro altrettanto piano, guardando con la coda dell’occhio Ken che si faceva scuro in volto e desiderando liberarsi di Taro per restare assieme a lui.

- A rimetterti con la tua ragazza! Avevi detto che l’avresti portata se… Be’, a quanto pare non ti ho dato un buon consiglio, vero?-

- No- rispose asciutto Kojiro. Intanto Ken gli aveva lanciato un’occhiata stizzita e si era allontanato verso il buffet, aveva incrociato Wakabayashi e si erano messi a parlare. Kojiro si mordicchiò un labbro.

- Sai, speravo davvero di vederla, ad essere sincero… quella volta eri davvero abbattuto, sarei stato curioso di vedere la ragazza che ti ha spezzato il cuore… è della tua scuola?-

Taro sembrava un giornale di pettegolezzi, e l’ultima cosa che Kojiro voleva era che si mettesse a curiosare nella sua vita privata. - E tu? Quale di queste è la tua ragazza?- buttò lì a bruciapelo. Taro arrossì.

- Nessuna, nessuna…- si affrettò a rispondergli. - Non sono uno che ha molto successo con le donne…-

- Però in Francia… ce l’avevi lì una ragazza?-

- Una specie…- sussurrò Taro arrossendo ancora di più.

Kojiro sorrise più per cortesia che per altro. Aveva cominciato quel discorso solo perché Taro smettesse di domandargli della sua vita sentimentale, e adesso non sapeva più andare avanti.

Per fortuna arrivò Oozora.

- Ehi, Taro, vuoi tenere tutti gli ospiti per te? Ciao, Hyuga, sono contento che tu sia venuto!- salutò Kojiro tendendogli la mano.

- Mi ha fatto piacere il vostro invito-.

- Ho già salutato Sawada, mi ha detto che c’è anche Wakashimazu, dov’è?-

Già. Dov’era Ken? Kojiro si guardò attorno nella palestra ma non riuscì a vederlo.

- Propongo di dividerci e cercarlo- proposte Taro, sorridendo. - Chi lo trova per primo lancia un razzo rosso, d’accordo?-

Kojiro si alzò e si diresse verso le bibite, scrutando la folla cercando di trovare Ken. Prese da bere, si appoggiò con noncuranza al tavolo e vide Misaki e Oozora, e anche Ishizaki(3) e gli altri, aggirarsi e salutare tutti gli altri ospiti. Solo Ken non si vedeva...

 

Ken se l’era presa molto quando aveva visto Taro che allontanava Kojiro da lui come se stessero cospirando qualcosa che lui non doveva sapere. Si era irritato parecchio. Già non aveva tutta quella voglia di stare a quella festa, se poi Kojiro lo ignorava in quel modo…

Aveva affrontato in modo bellicoso un vassoio di biscotti, ignorando qualche ragazza che l’aveva riconosciuto e lo additava alle altre con gridolini. Era indeciso se voltarsi di scatto e fulminarle con lo sguardo o se allontanarsi il più possibile, quando una mano gli si posò su una spalla. Se era una di quelle che cercava un approccio… si voltò repentinamente e si trovò davanti Genzo Wakabayashi(4) con quel suo sorrisino metà di scherno e metà cordiale.

- Ciao, Wakashimazu. Non credevo di trovarti qui-.

- Mi hanno invitato- rispose asciutto Ken.

- Però mi fa piacere vederti. Sei venuto con la tua combriccola di campioni?-

Ken annuì. Genzo si servì qualcosa, poi andarono a sedersi abbastanza lontano dal rumore per fare due chiacchiere.

- Sei tornato da molto?- chiese Ken.

- Non molto, poco più di una settimana…-

Ken si stupì, perché Genzo giocava ad Amburgo già da un po’ di anni e lì né le scuole né il campionato dovevano essere ancora finiti. - Come mai? Solo per ritornare nella nazionale?-

- Be’, innanzitutto per questa splendida festa, non me la sarei persa per niente al mondo!! E poi, be’, ad Amburgo… ma dimmi di te, sei pronto per la nazionale?-

Aveva cambiato discorso il più in fretta possibile, questo Ken l’aveva capito benissimo. Che cosa gli era successo in Germania?

- Prontissimo a vestire la maglia da titolare, e tu?-

- Anch’io, chissà… forse ti lascerò iniziare come titolare, sai!-

- Perché?- chiese Ken a bruciapelo.

- Be’... magari l’allenatore mi vuole risparmiare per la finale…- rispose ostentando allegria, come se lo stesse prendendo in giro ma non troppo.

- Non me la racconti giusta, comunque sono fatti tuoi. Sappi soltanto che mi sono allenato come mai prima e non voglio quel posto solo perché tu hai deciso di lasciarmelo! Fra noi due c’è una sfida, se l’hai dimenticato, e io non sono il sostituto di nessuno! Se vestirò quella maglia è perché me la merito, hai capito?-

Genzo sorrise. Ken non aveva perso niente del suo temperamento!

- Hai ragione, ti devo per lo meno una spiegazione. Sì, sono fuori dalla squadra perché mi sono fatto male… e quando ho avuto la convocazione ho deciso di ritornare e curarmi qui per cominciare subito gli allenamenti, ma… il medico non sa se potrò entrare in campo fin dalle prime partite, comunque se è questo che vuoi, raccolgo la tua sfida! Ce la metterò tutta per battermi ad armi pari, ma ti assicuro che non sarà facile!-

- La vedremo!- disse Ken,sorridendo e tendendogli la mano. Genzo la strinse e sorrise a sua volta.

- Ken! Sei qui! Ciao, Wakabayashi-.

- Hyuga, che piacere rivederti!-

- Ken, ti stanno cercando tutti, vogliono salutarti. Ah, ecco Misaki e Oozora-.

- Finalmente ti abbiamo trovato, Wakashimazu… Oozora moriva dalla voglia di salutarti!- disse Taro allegramente.

- Non ci vediamo da quella famosa finale, vero?- disse Tsubasa con finta ingenuità.

- Ah ah ah, che ridere, Oozora. Comunque sappi che è stata tutta fortuna- rispose freddamente Ken.

Per un attimo tutti tacquero imbarazzati, poi iniziarono le danze. Qualcuno mise un disco e una ragazza chiese a Genzo di ballare. Qualche altra si stava avvicinando per domandarlo anche a loro, ma Ken si alzò in piedi. - Vado a prendere un po’ d’aria- disse, e fuggì. Kojiro gli andò dietro.

- Che cos’hai, sembri arrabbiato con tutti! Non ti diverti?-

- Ma lasciami un po’ in pace, va’ a chiacchierare con i tuoi amici!-

- Che cosa vuoi dire? Ma che cosa intendi?-

- Niente, non intendo niente. Solo forse preferisci complottare con Misaki piuttosto che stare con me!-

- Non so che ti prende! Non ci siamo mica venuti insieme qui, e poi non complotto con nessuno. Mi sembrava che fossi tu quello che voleva essere lasciato in pace-.

- Non è vero, io ti ho detto che volevo che restassimo amici, sei tu che hai detto che non vuoi, e non fai altro che darmi il tormento-.

- Darti il tormento? Se una volta che ti chiedo un consiglio come amico mi prendi a pesci in faccia!-

- Guarda che ho capito qual era il tuo gioco. Volevi riavvicinarti a me grazie a quella stupida scusa! Be’, non ci casco, e di quella storia non voglio più sentir parlare, è molto meglio se mi lasci in pace!-

- Ecco! Vedi come fai, ma ti ascolti? Mi hai detto che vuoi essere lasciato in pace, e poi ti arrabbi se alla festa ti ignoro! Decidi un po’ tu quello che vuoi, ma poi fammelo sapere! E, a proposito… ho deciso di restare alla Toho, alla fine-.

- Ah. Be’, era ora che ti decidessi- mormorò Ken imbarazzato.

- Credevo ti facesse piacere-.

- Se credi che sia la decisione giusta, allora mi fa piacere. Ma non credere che lo dica solo perché sono contento che tu rimanga-.

- Ora sei tu che non sei sincero. Davvero non avresti fatto una piega se avessi deciso di andarmene?-

- Io sono sincero, sei tu che sei troppo presuntuoso. Cosa credi, che ti avrei supplicato di restare? Forse, se stessimo ancora insieme…-

- Ken, io…-

- Non pensare neanche di riprovarci, Kojiro. Sono stato chiaro fin dall’inizio-.

- Almeno dimmi una cosa… io non ti manco?-

- Mi chiedi se mi manchi? Ma certo! Per mesi sei stato il mio unico pensiero, provo tanti sentimenti verso di te, e ci vorrà ancora tanto perché non mi facciano più soffrire-.

- Anche io soffro, che cosa credi-.

- Il modo migliore per smettere è mettersi il cuore in pace. Quindi…-

- Cerchi di farmi capire che devo smettere di correrti dietro? Ma tu dimentichi che anche io ti ho amato…-

- Non ho detto che sarà facile, e non è detto che sarà subito. Ma prima o poi ci passerà, vedrai-.

- Ti rendi conto che stiamo chiacchierando come vecchi amici?-

- Sì, e sarebbe bello che durasse-.

- Perché credi che non durerà?-

Ken alzò le spalle e distolse lo sguardo, fissandolo sulla festa dietro a Kojiro.

 

Takeshi sedeva sconsolato su una delle panche della palestra, tutto solo, mentre intorno a lui le coppiette ballavano. Taro gli porse un bicchiere di succo che rifiutò, e poi si sedette con lui.

- La tua ragazza… com’è che si chiama?-

- Toyotomi…-

- Dove se ne è andata?-

- Sta ballando con Oozora, laggiù- indicò col mento Takeshi.

- Oh… mi dispiace… mi dispiace molto, ora Nakazawa la farà a fettine…-

- Be’, almeno si diverte... e con me non ha voluto ballare!-

- Ma dai, non prendertela… tu te la puoi godere per il resto del tempo, è giusto che qualche volta tu la divida un po’ con gli altri!-

- Già…- mormorò Takeshi, sempre più triste.

- Senti…- sussurrò Taro, avvicinandosi con l’aria da cospiratore. - Sai, un po’ di tempo fa ho incontrato Hyuga nel parco della vostra città…-

- Sì, me l’ha detto…-

- … e abbiamo parlato della sua ragazza…-

- Eh?-

- Sì, quella da cui è stato mollato, era piuttosto triste, e gli ho detto che doveva riconquistarla e portarla alla festa ma a quanto pare non c’è riuscito… ecco, volevo sapere come…-

- Ma Kojiro non ha mai avuto una ragazza!- sbottò Takeshi senza pensarci. - Cioè…- cercò di rimediare.

- Come non ce l’ha mai avuta? Ma... era così giù, così triste… vuoi dire che mi ha raccontato una balla? Ora vado e…-

- No, no, non ti ha mentito, ma… ecco, sono cose piuttosto private, e…-

- Ma dai! Tu sei il suo migliore amico e di certo sai qualcosa, dai, sono solo curioso, avanti…-

- Io non credo che…-

- Sawadaaa!- piagnucolò Taro. Oltre a Kojiro, sapeva benissimo che Takeshi era molto legato a lui, fin da quando, prima di arrivare alla Nankatsu, avevano giocato insieme nel Meowa(5). Anche se c’era stato per poco tempo, avevano fatto amicizia ed erano rimasti amici anche dopo.

Takeshi sospirò. Probabilmente uno psichiatra gli avrebbe detto che in realtà lui moriva dalla voglia di dire a Taro quello che riguardava Kojiro, ma lui non se ne rese mai conto.

- D’accordo, senti, devi promettere che non dirai nulla a nessuno, e soprattutto non lo sei venuto a sapere da me. Devi promettermelo!-

- Quante storie! Sono sicuro che ne faceva meno lui se glielo chiedevo di persona! D’accordo, ti prometto tutto quello che vuoi. Allora dimmi: come mai non è riuscito a portare qui la sua ragazza, oggi?-

- Be’, in realtà…- Takeshi lanciò un’occhiata di sfuggita a Kojiro e Ken, abbastanza lontani. - In realtà, ecco, la ragazza, cioè… quello che tu intendi per… c’è venuto, oggi. È Ken quello con cui stava-.

Taro perse quasi l’equilibrio dalla panca. - Che… che cosa intendi dire? Hyuga e Wakashimazu stavano insieme? Allora sono…-

- Non urlare! Non l’hai saputo da me, ricordatelo. Ora sei contento di averlo saputo?-

Taro si ricompose e sorrise. Takeshi non comprese il vero perché di quel sorriso, ma Taro si sentiva rassicurato: forse c’era qualcuno che sentiva le stesse cose che sentiva lui, e che l’avrebbe capito se si fosse confidato. Sospirò.

- Ora non è che li tratterai male, vero?- chiese Takeshi con una certa urgenza nella voce. - Non è che li disprezzerai o…-

- Non temere, non ho pregiudizi. Non li disprezzerò, non li maltratterò, non li sputtanerò con gli altri…- enumerò contando sulle dita.

Finalmente la musica finì. Michi-chan tornò da Takeshi e si sedette accanto a lui.

- Simpatico, Oozora- disse. -Sono le occhiatacce di Nakazawa che gli rovinano la piazza. Perché non mi porti da bere?-

Takeshi saltò in piedi come un soldatino ubbidiente.

- Tu non balli?- chiese Michi a Taro.

- No… non ho nessuna che mi difenda, sai-.

Takeshi tornò con le bibite, e Yuzo Morisaki(6) venne a chiamare Taro con una faccia un po’ preoccupata. Taro andò con lui, raggiungendo in un angolo i compagni di squadra, e qualche momento dopo un gruppetto di ragazze attraversò la sala ridendo e dicendo a tutte le ragazze di andare con loro sul campo, all’aperto. Ishizaki, Wakabayashi ed alcuni altri uscirono a loro volta con un pallone da basket in mano facendo lo stesso con i ragazzi. Taro andò verso Ken e Kojiro, senza accorgersi dello sguardo iroso di Ken che si era appena fissato su di lui.

- Ehi, ragazzi! Le ragazze del club di basket ci hanno sfidato, perché non venite a giocare anche voi?-

Kojiro stava per accettare gentilmente, ma Ken sbuffò e si fece da parte.

- Penso che sia ora di andarmene da questo posto- sbottò crudamente.

- Ken, aspetta…- cercò di trattenerlo Kojiro. - Ma perché?-

- Mi sono rotto le palle, vado a casa. Saluta tutti- disse freddamente a Taro, poi si allontanò con le mani nelle tasche, calciando sassi. Kojiro era rimasto di stucco, voleva trattenerlo ma qualcosa lo trattenne a sua volta.

- C’è… qualcosa che non va? È colpa mia?- chiese Taro.

- No, no… è nervoso, lo è da un po’, ehm… non ti preoccupare-.

- Be’, allora, li fai due tiri con noi o no?-

Kojiro alzò le spalle e per qualche minuto decise di scordarsi Ken. Giocò un po’ contro le ragazze del basket e poi si fece sostituire, sedendosi ai bordi del campo. La festa in sé era stata bella, le ragazze avevano organizzato bene ogni cosa e non erano finiti a fare una partita di calcio, come succedeva sempre, col suo solito seguito di rabbie, rancori e vendette. Quella settimana ci sarebbe stata anche la conferenza stampa di presentazione dei ventitré convocati, ma la presenza dei giocatori non era prevista. Ci sarebbe andato solo qualcuno, lui sapeva Misugi e Wakabayashi, e a onor del vero era contento di non dovercisi mettere anche lui. Dopo un po’ Taro venne a sedersi accanto a lui.

- Mi hanno chiesto tutti dove fosse Ken…- disse.

- Mi dispiace, non è da lui comportarsi così… forse non gli andava molto di venire alla festa…-

- Non te la prendere per lui, può capitare una giornata no... tu ci sarai alla conferenza stampa?-

- No, per fortuna… non ho tutta quella voglia di andarci, sai-.

- Dimenticavo, le occasioni ufficiali ti rendono nervoso!-

- Già, e poi… anche se non sembra ormai la scuola deve ricominciare, e…-

- Quest’anno sarà difficile per noi, e poi avremo gli esami per l’università…-

- Tu l’hai già scelta?-

- No, ma so già che deve essere in un posto che mi permetta di vivere per conto mio-.

- Non vai d’accordo con tuo padre?-

Taro sorrise. - No, non è quello… ma credo che sia un buon momento per fare qualcosa di nuovo e cominciare una vita mia…-

- Sarebbe bello- disse Kojiro, e sorrise a sua volta. Taro si voltò a guardarlo. Probabilmente aveva i suoi stessi pensieri e sentiva le stesse cose che sentiva lui, avrebbe potuto essere così facile parlarne con lui… ma ci sarebbero stati altri momenti. Chissà se anche Kojiro, come lui, sentiva che la sua casa e la sua famiglia gli andavano stretti, e non perché stava male con i suoi, ma perché aveva la sensazione di non essere se stesso…

- Comunque prima c’è un altro anno di superiori, un anno di mondiali poi! Sai che ti dico? Potremo ritenerci fortunati se racimoleremo le presenze minime!!!!-

Kojiro rise di cuore; dopo un po’ Takeshi venne a chiamarlo, salutarono tutti e tornarono verso la stazione.

- Capitano, che fine ha fatto Ken?-

- Non lo so, e non mi interessa; se ha deciso di fare l’idiota davanti a tutti sono affari suoi-.

- Si è arrabbiato per qualcosa?-

- Ma no, stavamo lì a parlare tranquillamente e ad un certo punto ha preso e se ne è andato. Chi lo capisce è bravo!-

 

La scuola ricominciò senza che Kojiro e Ken avessero modo di parlare. Il preside li tediò con un discorso identico a quelli degli anni passati, e poi scoprirono di non essere più in classe insieme; Kojiro era finito in una classe dove conosceva poche persone, ma non gli interessava; voleva dire avere più tempo per studiare, e quell’anno era oltremodo importante. Ken non reagì in nessun modo nel sapere che non era più insieme a Kojiro, ma probabilmente era sollevato; non avrebbero più dovuto affrontarsi per forza come era successo nell’ultimo mese.

Gli allenamenti del club ripresero. In campo erano costretti a vedersi, ma Kojiro intuiva dalle labbra strette di Ken che faceva un grande sforzo per sopportarlo; gli veniva da piangere per la rabbia; perché Ken si ostinava ad essere indisponente? Alla festa gli sembrava che avessero fatto dei progressi, si erano parlati da persone civili e qualcosa si era chiarito; lui aveva capito che a Ken dava fastidio quel suo provarci di continuo, e aveva detto a Ken che anche lui ci stava male e che gli voleva bene; non era possibile riprendere da lì? Se solo Ken avesse smesso di fare lo scontroso ogni volta che lo vedeva…

Ken rimase a raccogliere i palloni nel campo. Vide Kojiro voltarsi, mentre rientrava negli spogliatoi, e guardarlo finché non colse la sua occhiata; si accorse di aver abbozzato un sorriso e si affrettò a cancellarlo dal suo viso. Quando anche lui rientrò negli spogliatoi li trovò ormai vuoti. Sentiva solo l’acqua di una doccia scorrere, forse qualcuno c’era ancora o più probabilmente l’avevano lasciata aperta. Si spogliò, ma mentre andava alle docce incrociò Kojiro che usciva. Immediatamente si irrigidì e si scostò per farlo passare. Anche Kojiro si fermò, poi passò oltre.

- Scusami se mi sono attardato- gli sibilò all’orecchio con durezza. Ken si voltò di scatto ma Kojiro non lo guardava più. Si infilò nella doccia ed indugiò parecchio, lavandosi anche i capelli accuratamente per perdere tempo; ma quando tornò nell’altra sala trovò ancora Kojiro seduto su una panca, a torso nudo, col viso nascosto dentro la sua salvietta. Lo ignorò e si vestì; quando ebbe finito, però, Kojiro non aveva ancora accennato a muoversi, e gli parve quasi che non respirasse; lo toccò leggermente su una spalla.

- Kojiro… Kojiro…-

- Che c’è?- scattò Kojiro, e i suoi occhi si strinsero quando lo vide. - Oh, scusami, tolgo subito il disturbo ora, un attimo solo- disse in tono sarcastico, infilandosi la felpa.

- Non c’è problema, fai con calma- disse Ken indeciso su cosa pensare. Kojiro aveva gli occhi rossi e le labbra livide, ma non sembrava avesse pianto. - Va tutto bene?-

- Certo- continuò con quel suo tono ironico. - Benissimo, molto meglio di prima, grazie!-

- Mi stai prendendo in giro? Perché se è così non ne capisco il motivo-.

- Ah, non lo capisci? Certo, il signorino non lo capisce! Ma sicuro, come posso prendermela se appena mi vedi mi scansi come se fossi un appestato! Scusa tanto se ti ho occupato il tuo spogliatoio, se per caso ho respirato la tua aria, se…-

- Allora, finiscila! Che cavolo stai dicendo? Spiegamelo senza fare lo scemo per favore!-

- Vuoi che te lo spieghi? Entri in doccia, mi vedi e ti fai un metro in là per non essere sfiorato da me, ecco cosa c’è! Secondo te non ci devo star male? Non avevo ancora capito di farti così schifo, anche se hai giocato ad evitarmi in queste due settimane!-

- Non mi fai sch.…- mormorò Ken stranito. - Non intendevo offenderti-.

Kojiro lo guardò in tralice, poi prese la sua roba e sbatté la porta del suo armadietto, andandosene. Ken gli corse dietro.

- Kojiro, Kojiro, aspetta… aspetta un attimo! Fammi capire!-

- Vuoi capire? Allora prima sei tu che devi far capire a me, perché vuoi che restiamo amici se poi non mi vuoi nemmeno vedere?-

- Ancora con questa storia?-

- Perché alla festa sei stato così gentile e poi agli allenamenti mi guardavi come se fossi trasparente? E poi ora ti ritrai appena mi vedi?-

- Guarda che non è come pensi. È che non mi aspettavo di vedere nessuno-.

- O forse è perché credevi mi fossi fermato apposta per incontrarti, vero? E visto che ormai mi odi…-

- Non è vero che ti odio!-

- E allora perché non vuoi più che torniamo amici? Ogni tentativo che faccio non ti va bene, io sto tentando, ma se tu non mi vieni incontro…-

Un’ombra passò sul volto di Ken. Distolse lo sguardo.

- Ora capisci che cosa si prova? A cercare di piacere ad una persona che, per quanti sforzi tu faccia, non cerca di ricambiarti?-

- L’hai fatto solo per vendicarti?-

- No… non ci avevo neanche pensato. Me l’hai fatto capire tu adesso. Comunque il male che tu senti è lo stesso che facevi a me. Ti rendi conto di che cosa si prova? Di come si sta male?-

- Ma io non ti ignoravo in questo modo!-

- No, ma mi tenevi deliberatamente lontano da te. Io ti allontano fisicamente, tu invece mi tenevi lontano dai tuoi sentimenti, ma è la stessa cosa. Non avevo intenzione di fartelo apposta-.

- Hai ragione, fa male. Solo adesso comprendo… quanto ti sia costato tutto quanto-.

- È per colpa tua che abbiamo rotto-.

- Ma se mi hai lasciato tu!-

- Sì, ma è colpa tua, se avessi fatto delle cose diverse…-

- Immagino che anche se mi dici quello che avrei dovuto fare non mi servirà per riconquistarti-.

- No, infatti-.

- Allora non dirmelo, non importa. Senti, io… ti ho fatto soffrire, è vero, e anche tu hai fatto soffrire me, anche se non c’è paragone… perché non scordiamo tutto e ricominciamo daccapo? Per quanto sforzi faccia, non ti convincerò a tornare con me, e tu per quanto ci provi non starai meglio tanto facilmente, quindi… mettiamoci una bella pietra sopra, ti va?-

- Cosa intendi dire?-

- Io non cercherò più di riconquistarti e tu smetterai di essere così scostante con me. Se non riusciamo subito a diventare ottimi amici… almeno proviamoci. Io ci proverò-.

- D’accordo, ci proverò anche io… anche se non so bene come si fa-.

- Questo… non lo so neanche io. Forse… parlare in questo modo è un inizio-.

- Forse tornare a casa insieme come ai vecchi tempi è un proseguimento-.

- Forse smettere di lanciarci occhiatacce attraverso il campo è un buon obiettivo-.

- Si può fare. Amici?- Ken gli tese la mano.

- Amici! Ora ti accompagno a casa?-

- Perché non ti accompagno io invece?-

- Perché casa tua è più vicina ed è sulla strada per casa mia!!!-

- Affare fatto allora-.

Si avviarono fianco a fianco. Ogni tanto parlavano di qualcosa, ogni tanto fra loro calava un silenzio imbarazzato, ma entrambi stavano facendo del loro meglio.

- Eccoci arrivati, allora. Buona notte, Kojiro-.

Kojiro restò fermo, e lo guardò per un po’.

- Be’, che cosa c’è ora?-

- Come… come si salutano i buoni amici? Credi che… un abbraccio si possa fare?-

Ken arrossì. - No! Cioè… solo se non ti monti la testa, d’accordo? Io rimango sempre out per te-.

- Ho capito il messaggio. Ci parliamo per la prima volta da settimane… non voglio rovinare tutto-.

Ken sorrise e abbracciò Kojiro, che appoggiò il viso sulla sua spalla.

- Grazie, Ken! A domani-.

- A domani, Kojiro. Buonanotte!-

Ken lo guardò allontanarsi, poi entrò e si chiuse la porta alle spalle. Erano due mesi che lui e Kojiro si erano lasciati, non valeva la pena di trascinare ancora a lungo il suo rancore. Anche se era vero che non si era mai accorto di fare così male a Kojiro, di stare rivolgendogli lo stesso trattamento che aveva detestato in lui. Forse era un modo per prendersi la sua rivincita… ma probabilmente era giunto il momento di smetterla. Sapeva che Kojiro voleva tornare a tutti i costi con lui, e il proibirglielo era già una buona punizione… ma era sicuro che non fosse una punizione anche per se stesso? L’amava da molto tempo, e lui aveva una parte importante nel suo cuore; scoprire quello che era e innamorarsi di lui era stato tutt’uno. Ma forse se non era durato vuol dire che non doveva durare, la cosa migliore da fare era guardare avanti e lasciarsi quella storia alle spalle. Lui e Kojiro d’ora in poi si sarebbero comportati da buoni amici. Era così che doveva andare, punto.

Quando si mise a letto, si rese conto di essere davvero stanco. Gli sembrava che un grosso peso si fosse levato via dal suo cuore, che finalmente poteva riprendere a battere alla sua velocità normale. Fino a quel momento si era quasi sentito soffocare dalla necessità di non cedere a Kojiro né a se stesso, ma ora era tempo di smetterla.

 

Takeshi seppe prima di loro la data del primo raduno della nazionale; a dire la verità Ken e Kojiro avevano altre cose per la testa oltre la nazionale: si parlavano di nuovo da poco ed entrambi erano impegnati a selezionare le cose da dire. Venne fuori che metà dei giorni del ritiro coincidevano con la prima settimana di vacanza dall’inizio della scuola, la prima settimana di maggio. Takeshi gongolava. Non avere il ritiro significava tenersi tutta la settimana libera; per gli altri convocati il riposo andava a farsi benedire.

Ken e Kojiro presero il treno di mattina presto, destinazione Tokyo; lì avrebbero trovato il pullman della federazione che li avrebbe portati dritti nel complesso del ritiro. Non furono gli ultimi ad arrivare; c’erano alcuni che abitavano lontano che sarebbero arrivati solo il giorno dopo.

- Avete già assegnato le camere?- disse Ken. Kojiro trasalì. Non aveva pensato alla questione delle camere ma capì che avrebbe dovuto. Di solito al ritiro della nazionale stava in camera con Ken e Takeshi, e rare volte si era unito anche qualcun altro, ma adesso Takeshi non c’era e avrebbe scommesso le gambe che anche Ken non ci teneva particolarmente a finire in camera con lui.

- Vi abbiamo lasciato una camera libera, come al solito. Non vi va?- intervenne Genzo, gelato dalle loro facce.

- Da noi c’è ancora un posto libero. Uno di voi ci può venire…- saltò su Taro, cercando di impedire lo spargimento di sangue.

- Ma… e Misugi?- sussurrò Ishizaki. - È vero che sta sempre in camera con noi?- continuò rivolto ad Oozora, che annuì.

- Be’, per una volta possiamo anche cambiare. Hyuga, Wakashimazu, che ne dite?-

Ken alzò le spalle. - Per me…-

Kojiro sorrise un po’ sollevato. - Se va bene a Ken, non c’è problema. Ci vuoi andare tu?-

- No, no, preferisco sistemarmi nella stanza libera. Mi scelgo il letto che voglio- rispose Ken, gelido, senza un’ombra di ironia nella voce. Prese la sua borsa e salì le scale senza dire più nulla a nessuno.

- Ehm… vieni, Kojiro, porta pure in camera le tue cose- disse Taro. Lo accompagnò fin sulla porta e gli indicò il suo letto, quello sotto a destra, poi lo lasciò solo. Kojiro posò sul letto la borsa, sbuffando. Il letto sotto non gli era mai piaciuto, ma si doveva adattare per quieto vivere. Neanche se avesse voluto, ora, avrebbe potuto fare a cambio con Ken. Primo, perché Ken non si sarebbe lasciato piegare, e poi che figura ci avrebbe fatto? Gli altri due non sembravano molto d’accordo…

Sistemò le sue cose nei cassetti, pensò di fare un riposino ma decise di aspettare, tanto la cena sarebbe stata servita fra poco. Scese in salone. Gironzolò un po’ senza meta, sentendosi molto fuori posto; di solito aveva Takeshi con cui chiacchierare, ma senza di lui e con Ken ancora così distante sarebbe stato difficile… non gli era mai interessato farsi dei veri amici fra i compagni, e i loro discorsi si fermavano a chiacchiere di circostanza, senza grandi preteste né grande sincerità.

- Sì, ma perché non li hai lasciati fare come al solito?- udì la voce di Ishizaki.

- Andiamo, non l’ha mica comperato quel posto, Misugi!- rispose Taro.

- Ma adesso arriva e si trova tutto cambiato, dai! Cosa faresti tu?-

- Tsubasa, diglielo anche tu! Non è mica la morte di nessuno, no?-

- Cavolo, dovevi stare zitto! Adesso ci tocca Hyuga in camera, sai che divertimento!-

Kojiro si bloccò. Ishizaki e Misaki stavano discutendo della sua sistemazione. E non era una discussione felice. Doveva esserci anche Oozora lì con loro. Era evidente che l’uscita di Taro non gli era andata a genio. Rimase in ascolto.

- Ryo, non potevo fare altrimenti-.

- Perché no? Hanno sempre fatto comunella, adesso dobbiamo fare i samaritani e cedergli le nostre camere?-

- Senti, io…-

- Ryo ha ragione, Taro, che cavolo t’è saltato in mente?-

Kojiro soffocò un sorriso. Tsubasa Oozora, di solito sempre misurato e accomodante, tirato giù dal suo olimpo da un posto in camera!

- Anche tu ti ci metti?-

- Perché non dovrei? Senti, si mettono sempre in camera loro tre, gli abbiamo lasciato una camera libera come vogliono loro, e adesso ci vieni a dire che dobbiamo cambiare tutto! No, guarda, me lo devi spiegare, se no non capisco proprio-.

- E va bene, ma non deve uscire da qui. Mi hanno detto… mi hanno detto che Hyuga e Wakashimazu non vanno tanto d’accordo in questo periodo… e di sicuro non volevano stare in camera insieme. Sappiate questo e cercate di essere gentili! In fondo… è solo per una settimana-.

- Uffa!!! Perché quei due hanno un brutto carattere dobbiamo andarci di mezzo noi. Guai a te se ci combina qualche casino…-

- Ah, e… ragazzi, non una parola, con lui, chiaro?-

- Per quel che mi riguarda, la parola lui non me l’ha mai rivolta, quindi con me sei al sicuro!- Ishizaki si alzò per andarsene. Kojiro fece appena in tempo a nascondersi per vedere i tre lasciare i loro divanetti e dirigersi verso la loro camera. Giudicò opportuno non farsi vedere per un po’ e continuò a gironzolare. Incontrò Ken.

- Ehm… ciao- lo salutò.

- Ciao. Ti… ti piacciono i tuoi nuovi compagni di stanza?-

- Lo stai dicendo per scherzare?-

- Be’, ci hanno evitato un problema, comunque-.

- Cosa intendi dire?-

- Non ci tenevo particolarmente a finire di nuovo in una camera da letto con te-.

Kojiro arrossì. - Già. Mi sarei sentito a disagio anche io-.

- Anche se mi sentirò a disagio comunque con quei due là-.

- A chi lo dici! Li ho appena sentiti discutere per avermi appiccicato alla loro camera. Come se io fossi contento!-

- Bisogna fare buon viso a cattivo gioco. Se è bel tempo staremo molto fuori ad allenarci, sopporteremo, vedrai. L’importante è allenarci e fare bene quell’amichevole… e poi è solo una settimana -.

- È quel che hanno detto anche loro! Una settimana sola… però qualcosa di buono c’è-.

- Che cosa?-

- Stiamo parlando normalmente… forse stando separati non rovineremo quello che stiamo ricostruendo fra noi-.

- Forse. Lo spero! Ora… è meglio che saliamo a prepararci per la cena. Ti confesso che ho una fame…-

- Anche io!-

Salirono le scale in silenzio, fianco a fianco. La stanza di Kojiro era la più vicina alle scale, e si salutarono davanti alla porta. Kojiro bussò.

- Allora ci vediamo dopo!- sorrise a Ken.

- A dopo!- sorrise dolcemente Ken mentre la porta si apriva. Ishizaki li vide salutarsi col sorriso sulle labbra e gratificò Kojiro di un’occhiata di fuoco.

- Se vuoi ti puoi fare tu la doccia- disse poi. - Io prima… devo trovare il docciaschiuma… forse l’ho lasciato a casa…-

- Ti presto il mio- disse Tsubasa, mentre Kojiro si infilava nel bagno prima che Ishizaki cambiasse idea.

Non fece in tempo a chiudere la porta che origliò di nuovo una conversazione su di lui.

- Altro che non andare d’accordo! Si sono salutati come due amiconi, altroché! Questa è la più grande…-

- Sssh! Ti sente!- sibilò Taro, e subito tutti e tre fecero silenzio. Kojiro pensò che se nella doccia ci fosse stato Misugi non avrebbero parlato male di lui, punto primo, e punto secondo non sarebbero nemmeno restati in silenzio come in quel momento. E da lì capiva che cos’era in realtà per i suoi compagni: un estraneo…

Si fece la doccia in fretta perché non protestassero anche per quello e, quando uscì, i tre smisero di parlare, per poi riprendere subito dopo, ma quello stacco si fece notare. Sistemò la sua roba sul letto e la rimise via in ordine. Ishizaki entrò in bagno e Taro e Tsubasa continuarono la loro conversazione.

- E allora che cosa è successo?- diceva Taro.

- Io le ho detto che volevo continuare a giocare in Brasile, con la squadra, e lei mi ha risposto che invece avrei dovuto pensare a farmi un’istruzione…-

- Non hai intenzione di proseguire gli studi?- intervenne Kojiro, senza pensarci. Gli altri due ammutolirono e lo guardarono arrossire. - Ehm… scusate…-

- Be’, potrei anche studiare in Brasile, è questo che mia madre non capisce- continuò Tsubasa, cercando di essere naturale. - Però potrei anche darmi al professionismo, il San Paolo mi ha offerto un ingaggio-.

Kojiro tacque e continuò a riporre la sua roba.

- Anche a me piacerebbe che qualche squadra mi volesse- disse Taro. - Però ora come ora non ho proprio voglia di lasciare il Giappone… e tu, Kojiro?-

- A me piacerebbe essere uno studente normale-.

- Ehi, scusa se conversiamo, eh!-

- Non era rivolto a voi. Penso che sarebbe bello giocare da professionista, però non voglio abbandonare gli studi-.

- La fama di secchione te la meriti, allora!- rise Tsubasa, e anche Kojiro, per la prima volta, sorrise. Non aveva mai scambiato tante parole con nessuno dei compagni in nazionale, ma si stava rivelando meno terribile di quanto pensasse.

- Non dimenticare che lui ha una borsa di studio alla Toho!-

- Che fra l’altro ha portato via a me!-

- Ma smettila! Se tu non vedevi l’ora di andare in Brasile!-

- Già, prima che Roberto mi tirasse il bidone-.

- Ho fatto tanto per avere quella borsa che non voglio sprecarla, capite? Ma ormai vorrei andare via dal paese, non so, da qualche altra parte-.

- Magari puoi fartela liquidare e usarla per un’altra università-.

- Non lo so. Ho firmato un contratto prima di entrare alle medie-.

- Dì un po’, e a te non sono arrivate proposte?-

- Sì, una, qui in Giappone, ma… non l’ho accettata-.

- Davvero? Non ti sembrava abbastanza? No, scusa, sembra offensivo detto così…-

- Non fa niente, Misaki! È che in quel periodo non avevo le idee tanto chiare... e nemmeno adesso, se dovessi scegliere di nuovo. Vorrei andar via, è vero, ma vorrei anche non farlo, non so se…-

- Be’, credo che sia normale, anche se poi andarsene non è così terribile, te lo dico io che ho viaggiato un sacco!-

- Ma con te c’era tuo padre!-.

- Be’, Tsubasa, tu non avevi nessuno, a parte Roberto… eppure sei andato in Brasile. Genzo è andato ad Amburgo…-

- …ma resta il fatto che avevamo tutti qualcuno su cui contare anche lontano da casa. Andar via senza nessun riferimento, invece…-

- …no, invece bisognerebbe provare, tagliare tutti i ponti, ricominciare… trovare qualcosa di diverso da quello che siamo stati finora…-

- Ehi, Hyuga, siamo filosofi, adesso? Alla nostra età non si dovrebbero tagliare i ponti… insomma, io non sono mai stato nessuno nemmeno dove sono nato, non so neanche perché ricominciare daccapo!-

Kojiro abbassò gli occhi e si mordicchiò un labbro. Taro notò anche che si tormentava le dita delle mani, e lo faceva solo quand’era molto nervoso. Che Hyuga ne avesse combinata una di quelle grosse?

Kojiro si stese sul suo letto. Ishizaki uscì dalla doccia e ci entrò Taro. Tsubasa si mise a parlare con Ryo e lui si mise in disparte. Era buffo come non pensava davvero che voleva andar via fin quando non erano gli altri che glielo facevano notare. Gli sembrava di restare a terra mentre tutti prendevano il loro aereo; Oozora voleva tornare in Brasile, Misaki aveva viaggiato molto e non si faceva problemi nel viaggiare di nuovo… e non c’erano solo loro ad avere quel coraggio: Wakabayashi ormai viveva in Germania, molti degli altri compagni avevano già firmato i primi ingaggi, persino Takeshi usciva dall’esclusività del loro rapporto, e addirittura con una ragazza, e Ken… be’, Ken aveva il coraggio di restargli amico nonostante tutto… e lui? Lui non aveva neanche il coraggio di affrontare se stesso, chiuso nella sua stanza, come avrebbe potuto affrontare il mondo? Come si faceva a diventare abbastanza maturi per comportarsi da adulti?

Forse… forse la strada passava anche dall’amicizia con i suoi compagni. Oozora e Misaki avevano dimostrato di non considerarlo come invece lui considerava loro, semplici fastidi sopportabili. Magari avevano avuto qualche difficoltà ma avevano brillantemente sostenuto una conversazione che lui si aspettava lasciassero cadere; ed era già un progresso. Forse con un po’ di sforzo anche Ishizaki…

- Hai ritrovato il docciaschiuma?- gli chiese cercando di essere gentile.

- Perché, me l’ha preso tu?- gli rispose bruscamente.

- No, era… era solo per sapere...-

- Ah, be’, se è solo per sapere…-

Kojiro annuì e lasciò perdere. Probabilmente nemmeno Ishizaki era pronto per diventare un suo amico del cuore… per fortuna non aveva niente da ridire contro di lui in campo. Nonostante tutte le divergenze personali che potevano esserci, almeno in campo erano una squadra affiatata e con una buona intesa.

 

Matsuyama e Misugi non avevano seguito niente della partitella d’allenamento della nazionale A contro la nazionale B. Avevano giocato dieci contro dieci perché Misugi non si stancasse troppo e Matsuyama era traumatizzato da un ruzzolone per le scale. Avevano confabulato tra loro ridacchiando, seduti in panchina, poi, alla fine della partita, mentre i giocatori sciamavano verso le docce, avevano chiamato Ken a voce alta.

- Ehi, Wakashimazu! Senti qua, ne ho un’altra…- aveva gridato Hikaru, e due minuti dopo anche Ken era scoppiato a ridere come uno scemo. Si allontanarono tutti e tre insieme continuando a ridere e a raccontarsi barzellette. Nonostante le sue stesse aspettative, Ken aveva legato subito coi due compagni di stanza, pareva che si divertissero un mondo e stavano sempre insieme. Anche Kojiro stava con i suoi compagni di stanza, anche perché non sapeva come rompere il ghiaccio con gli altri, ma si sentiva sempre un po’ fuori posto.

Infine anche quella settimana terminò. Fecero un’amichevole con l’under 21 della Nuova Zelanda, che finì in un pareggio, ma si divertirono un mondo. L’indomani sarebbero ritornati a casa, molto presto.

Kojiro aveva già preparato il borsone, e se ne era andato dalla stanza che Oozora e Ishizaki stavano mettendo a soqquadro perché avevano perso qualcosa che era stato loro prestato da Genzo, che li aveva minacciati di morte, e così aveva preferito fare un giro. Anche Taro doveva aver pensato la stessa cosa.

- Ciao, Hyuga! Vai a spasso?-

- Già… la nostra camera è un po’ sottosopra-.

- Lo so! Anche io sono fuggito, ma tanto queste cose succedono sempre, e questo è niente! Non sai come ci riduciamo dopo un mese di ritiro!-

 Kojiro sorrise. - A proposito di questo, volevo ringraziarti per avermi offerto la vostra stanza, so che non te l’hanno fatta passare liscia…-

- Ci siamo divertiti più di quanto ci aspettassimo, no? E poi… si vedeva che tu e Wakashimazu eravate un po’ in difficoltà-.

- Davvero?-

Taro annuì. Si sedettero su un divanetto della sala comune. - Però ora sembrate andare più d’accordo. È così?-

- Be’, lui va molto d’accordo anche con i suoi attuali compagni di stanza…-

- Anche lui si è adattato in fretta-.

- Lui ha più successo con le persone di…-

- Di te? Che cosa vuoi dire? Anche tu hai fatto amicizia con noi, non dimenticarlo! Avresti potuto immusonito in un angolo…-

- Come faccio di solito, del resto! Comunque, credi che non abbia notato i tuoi sforzi per coinvolgermi più che potevi? Me ne sono accorto, sai-.

- Ah, davvero?- si schermì Taro.

- Anche se non capisco perché ti sia dato tanta pena!!!-

- Vuoi la verità? Ecco, la verità è che… tu cominci a piacermi, Hyuga, davvero. Non so ancora esattamente quanto, ma… m’interessi, ecco…-

- Co… cosa vuoi dire… cioè, tu… come sai di me…- Kojiro indietreggiò di venti centimetri, senza accorgersene.

- Avanti, Hyuga, si capisce! Si vede da come ti comporti-.

- Che significa? Che tutti sanno…-

- No, non voglio dire che sei così palese, ma… io lo capisco, riesco a notarlo, sai. Non c’è nessun problema, Hyuga, rilassati!-

- È solo... è solo che… io non…- Kojiro si guardava le mani e intanto si chiedeva perché diavolo non se la dava a gambe.

- Non ti preoccupare. È perfettamente naturale. Non c’è niente che non va, credimi…-

Taro allungò una mano fino al suo viso, e lo spinse a voltarsi verso di lui. Lo guardò negli occhi, gli si avvicinò e lo baciò dolcemente sulle labbra. Kojiro rimase lì inebetito. Taro si staccò e sorrise.

- Sei carino. Non lo avevo mai notato prima- disse con semplicità. Kojiro saltò in piedi pronto a battersela.

- Oddio… ma che hai fatto? Sei… sei uscito di testa?- gridò isterico.

- Cosa vuoi dire?- Taro sorrise ed alzò le spalle. - Ti ho detto che mi piaci e te l’ho dimostrato, che male c’è?-

- …-

- Sei carino anche con il viso aggrottato, sai!- sorrise di nuovo Taro. Aveva un sorriso così disarmante… Kojiro ne fu catturato.

- Anche tu… lo sei-. Cercò di sorridergli: e che cavolo, non sapeva niente di lui… era stupito. E anche vagamente spaventato.

- Allora qualche volta… potremo vederci?-

- Io… credo… credo di sì- rispose Kojiro, e sorrise. Era imbarazzato, intimidito e anche un po’ allibito, ma forse era solo un momento passeggero sia per Misugi che per lui. Ma come faceva quello lì ad essere così sicuro di sé… anche in un momento come quello????

Dopo pochi minuti l’allenatore scese le scale per radunare tutti quanti e rispedirli a casa. Ken e Kojiro si avvicinarono al loro pullman.

- Allora ciao, alla prossima, Wakashimazu!- salutarono Misugi e Matsuyama, tendendo la mano a Ken. - Arrivederci anche a te, Hyuga-.

- Arrivederci-.

- Hyuga, non è stato male stare in camera con te. Ti lavi molto più di Ryo!- disse Tsubasa sorridendo, e beccandosi una gomitata da Ishizaki. Entrambi porsero la mano a lui e a Ken, poi venne il turno di Taro.

- Ci vediamo presto- gli disse semplicemente, mentre Kojiro si agitava tanto da aver paura che gli scoppiasse il cuore. - A presto, Wakashimazu-.

- A presto- rispose Ken.

- Uffa, meno male che è finita! Se penso che sprecheremo anche le vacanze estive in questo modo!!- si lamentò poi il portiere, sul pullman.

- Eh, già- rispose Kojiro, soprapensiero. Anche lui era contento che fosse finita… non capiva molto bene come fosse finita, in realtà… sapeva solo che era stato baciato da Misugi e che non aveva avuto voglia di strappargli le budella, dopo.

Forse era un segno del cielo…

 

(1) Jun ”Capitan coccolone” Misugi della Musashi =Julian Ross capitano del Mambo F.C.

(2) Hikaru Matsuyama della Furano - Hokkaido = Capitan Philip Callaghan della Flynet

(3) Ryo Ishizaki = Bruce Harper

(4) Genzo Wakabayashi = Benji Price

(5) Meowa = Muppet, ex squadra di Kojiro, Ken e Takeshi in cui Taro ha giocato per un breve periodo

(6) Yuzo Morisaki= Alan Crocker, il portiere della Nankatsu

 

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