Ci sei
solo tu parte
III di Sei-chan Piove. Oggi niente bicicletta; ombrello, impermeabile, stivali, libri… e Ken (1). Puntuale come un orologio svizzero era venuto a prenderlo sottocasa, come succedeva da un paio di domeniche, da quando erano entrati nei quarti di campionato. Era rimasto in strada senza suonare, lanciandogli dei sassolini - in quel caso infangati, poi glieli avrebbe puliti lui, i vetri- contro la finestra come faceva sempre. Kojiro si era affacciato dietro il vetro, guardandolo. L’aveva salutato con la mano ma non si era mosso. Gli aveva anche sorriso dolcemente, ma non si era mosso. Era insolitamente interessante, Ken lì sotto zuppo fino al midollo che saltellava perché si muovesse. - Sbrigati, cavolo! Mi sto lavando tutto!!!- Kojiro rideva e non accennava a muoversi. L’atmosfera di quella domenica mattina piovosa era qualcosa di strano che non riusciva ad afferrare bene. D’un tratto Ken sparì e Kojiro si decise a scendere. - Ciao, tutto bene?- lo salutò trovandolo sotto la tettoia che cercava di asciugarsi con le mani. - Ma ti eri incantato? Ti ho chiamato mezz’ora, guarda che piove-. - Be’ scusami. Ti guardavo perché sei bello, non credi?- - Ma finiscila. Piuttosto…- Ken si avvicinò per baciarlo. Il loro bacio del buongiorno, molto simile per certi versi a quello della buona notte, tranne che avveniva di mattina. Kojiro lo scansò col le mani. - Non ti sognare, sei fradicio!- - Ma tu guarda…- Si avviarono verso il campo da calcio; la domenica, dopo aver consegnato i giornali, aveva tutta la giornata libera: il negozio non faceva consegne e al ristorante c’era il figlio del padrone; Kojiro si poteva allenare a calcio, e alla squadra non pareva vero. - Ehi, Ken- gli disse improvvisamente, fermandosi in mezzo alla strada. - Sappi che ti amo!- - Cosa? Ma cosa ti prende?- - Oh, ciao Takeshi (2)!- esclamò improvvisamente Kojiro, lasciando cadere il discorso. - Ciao Kojiro! Ken!- - Ciao- disse con voce atona Ken. Che cosa intendeva realmente Kojiro poco prima? E perché aveva cambiato discorso tanto rapidamente? Takeshi si unì a loro, e cominciò a chiacchierare ininterrottamente con Kojiro, lasciandogli pochissimo spazio. Quando arrivarono al campo c’erano già alcuni compagni che sguazzavano nel fango. Erano fortunati perché pioveva soltanto dalla sera precedente, e il campo ancora non si era trasformato nella piscina scolastica. - Il club di nuoto sarà contento!- disse allegramente Ken, interrompendo le parole di Sawada. - Perché?- chiesero gli altri due. - Finalmente si possono allenare, no?- riprese Ken aspettandosi il plauso e le risate di entrambi. Takeshi lo guardò e mormorò: - Ma sei scemo?- , mentre Kojiro era già sparito prima della fine della battuta. Ken lo raggiunse nello spogliatoio. Il pavimento era talmente pieno di fango che anche lì si poteva sguazzare. Entrambi cominciarono a cambiarsi. Kojiro strizzò la maglietta che si era appena tolto e allagò il pavimento. - Vedi, Ken? Questa è una piscina!- Ken sorrise e gli osservò la schiena mentre l’altro si slacciava i pantaloni; quando cominciò a sfilarseli Ken si riscosse di colpo e si voltò, arrossendo. - Mi stavi guardando ancora?- chiese allegramente Kojiro. - Ma no, che vai pensando? Per chi mi hai preso?- - Per quel che sei, un pervertito!- rispose Kojiro, sistemandosi i calzoncini. - Io? Un pervertito, ma che cosa ti sogni!- - Chi è che vuol sempre mettermi le mani addosso?- Kojiro si avvicinò con fare minaccioso. - Di chi sono quelle zampe che mi ritrovo dappertutto quando meno me lo aspetto?- - D’accordo, lo ammetto… non ci posso fare niente, mi piace… a te no?- Kojiro in risposta si avvicinò ancora di più e lo baciò, premendolo contro gli armadietti. - Capi… tano- mormorò Ken senza fiato. - E se…arriva qualcuno?- - Non penso che gli dispiacerebbe... a proposito, ma dov’è Takeshi? Ah, Ken… sbrigati a cambiarti, o ti prenderai un raffreddore!- concluse Kojiro scappando fuori dagli spogliatoi. - Maledetto!!- gridò Ken. Un momento dopo fu raggiunto da Takeshi. - A me?- - Ma no, a Kojiro!- - Ah, adesso si usa dire così? Mi domando cosa direbbe Michi-chan se le dicessi “Maledetta”!- - Ma vaffanculo anche tu!- Ken uscì dallo spogliatoio sbuffando. - Ma che cosa ti ho fatto?- disse, a nessuno, Takeshi.
Il campo era davvero una piscina come aveva detto Ken. Il pallone non poteva assolutamente rimbalzare e cercarono di impostare azioni tutte di prima, ma non era possibile, così Ken si ritrovò a godere di un inaspettato riposo. A furia di stare immobile però si impantanò quasi fino alle ginocchia, e dovettero tirarlo fuori a forza; quando l’allenatore si accorse che il pallone affondava sempre più spesso nella fanghiglia, e che due giocatori erano ormai ridotti a pupazzi d’argilla, decise che era stato abbastanza e li mandò tutti a lavarsi. Gli scarichi delle docce dovettero portare via quintali di terra, acqua e sudore, mentre le divise gocciolavano appese agli sportelli degli armadietti. Non accennava a spiovere, e sarebbe potuto andare avanti anche per ore, forse per giornate intere. - Uffa…- disse Ken rimettendosi le scarpe madide. - Mi prenderò una polmonite!- - Ci vengo io a curarti se ti ammali- gli sussurrò Kojiro passandogli accanto. Ken arrossì di piacere. Era una delle cose più carine che erano uscite fino ad allora dalla bocca di Kojiro. - Ehi, vi va di fermarvi qui a bere qualcosa? Dopo magari chiedo a mio padre se vi accompagna a casa lui-. - Be’, Ken, non so se è il caso… credo che mi stiano aspettando…- disse Takeshi cercando febbrilmente una scusa per non fare da reggimoccolo. Kojiro gli passò un braccio attorno alle spalle. - Ma sì, dai, saliamo tutti e due… se poi ti secchiamo puoi sempre provare la Playstation di Ken!- - Ehi! Sei già passato ad offrire in giro la mia roba?- lo rimbeccò Ken. - La mia di certo non la offro, tiè!- Kojiro gli mostrò la lingua ed entrò, trascinandosi dietro Takeshi. Ken diede ad entrambi un paio di pantofole ed entrarono. Kojiro aveva detto a Takeshi di esserci stato un paio di volte, tornando a casa con Ken, ma Takeshi pensava che ormai, dopo tutto quel tempo che stavano insieme, doveva conoscerla bene. Infatti sembrava sapesse perfettamente dove muoversi, almeno fra la stanza di Ken, il salotto ed la cucina. - Se volete darvi un’asciugatina, vi posso prestare qualcosa-. - Se dai una calza a Takeshi si fa camicia e pantaloni-. - Ma piantala, cretino!- - Kojiro, piantala di prenderlo in giro… non è colpa sua se è così piccino-. - Siete due stronzi, lo sapete? Chi si somiglia si piglia!- rimbrottò Takeshi, ed entrò nel bagno. Ken e Kojiro andarono ad aspettarlo in salotto. Ken voleva tirar via a Kojiro la maglietta bagnata, ma Kojiro non era dello stesso parere. - Non eri tu quello che non mi voleva sempre toccare?- - Mi rimangio tutto quello che ho detto, se l’ho detto, e comunque… se tu fossi in me non ti vorresti toccare?- - Se io fossi in te capirei quando devo finirla e non continuerei a… ehi! Che cosa ti sto dicendo? E leva quella mano da lì! No, c’è Takeshi… Ken, insomma!- Ken aveva cominciato a stuzzicarlo toccandolo in alcune zone proibite, e Kojiro lottava contro quei tentacoli che sembravano arrivare proprio dappertutto; caddero dal divano ruzzolando sul tappeto, ridendo, e in quel momento Takeshi comparve sulla soglia. - Ehm…- si schiarì la voce. I due lo guardarono straniti senza neppure separarsi. - Forse è meglio se io vado a casa, eh?- riprese Takeshi imbarazzato. - No, ma perché? Stavamo solo giocando, se vuoi partecipare anche tu…- - Grazie, non ci tengo- disse Takeshi gelido. - Ragazzi, mangiate qui con me, vado a dire alla cuoca di preparare per tre. Che cosa volete?- - Spaghetti!- gridò Kojiro. - Bistecca!- gridò Takeshi. - Anche io bistecca- disse Ken. - Vinciamo noi, Takeshi, oggi bistecca!- e si allontanò verso la cucina. - Davvero, Kojiro, se volete rimanere da soli non me la prendo mica, io…- - No, resta, non ti preoccupare... non ti metterò più in imbarazzo-. - Allora… pare che quei problemi di qualche tempo fa si siano risolti…- continuò Takeshi. Kojiro si illuminò. - Sì, ormai… andiamo d’accordo-. - Ormai saranno, che vi vedete, quanti… tre mesi?- - Quasi cinque, ti è sfuggito qualche venerdì-. - Lui ti piace, eh?- - Non quanto piaccio io a lui… comunque… sì. Sto bene con lui, e questo… anche grazie a te-. - Chiamami Cupido-. - Bene ragazzi, il pranzo sarà pronto fra poco. Di che si parla?- - Cose da uomini- rispose Kojiro. - Ah, allora qualcosa che non vi riguarda…- ribatté Ken con un sorrisino. - Guarda che vai a prenderle, tu, oggi!- - Non da te, moscerino! Ah, aspettate, ho una cosa…- Ken sparì sulle scale che portavano in camera sua, poi tornò giù con una rivista. - Guardate, qui dicono che sono iniziate le selezioni per la nazionale giovanile!- - Voi che ne dite?- disse Takeshi. - Secondo me ci entreremo anche quest’anno! E vinceremo ancora qualcosa-. - Penso che i selezionatori verranno a vedere le partite dell’ultima fase di campionato. Senti cosa dice qui: “… voci che la formazione delle ultime amichevoli contro le rappresentative dell’Uruguay e del Camerun saranno riconfermate, e le giovani promesse del calcio giovanile di questi ultimi anni saranno chiamati di nuovo a confrontarsi in ambito internazionale”. Visto? A quanto pare di campioni come noi non ne fanno più! Non hanno ancora trovato chi ci può sostituire!- - Sarà meglio che si sbrighino, fra poco potremo entrare nell’Under 21! Ci pensi che fra qualche anno entreremo nella nazionale ufficiale?- - Non volare troppo lontano, potresti anche romperti una gamba, e…- - Ma vuoi portar sfiga, Ken?- Kojiro e Takeshi fecero gli scongiuri di rito. - Comunque, io ci entrerò, in Nazionale! E poi… cosa farete voi?- - Cosa vuoi dire?- - Che cosa sarete diventati dopo i ventun anni?- - Io avrò sicuramente una macchina fantastica… e magari sposerò Michi…- disse Takeshi. - Guarda che se quella trova qualcuno meno tappetto, te la puoi scordare!- lo prese in giro Ken. - Be’, aveva tanta scelta, che cosa credi, prima che arrivassi io. Sentiamo, perché non avrebbe scelto, tanto per dire… te?- - Primo, perché io non mi sono mai proposto, secondo, perché sapeva di non potere nulla per trattenermi con sé… vero, Kojiro?- - Parlate con me, voi due?- Kojiro si era messo a sfogliare la rivista e si era immerso nella lettura di un articolo. - Che cosa leggi, capitano?- - Parla dei capitani delle Nazionali che hanno vinto i mondiali negli ultimi dieci anni…- - Dei capitani?- - Sì, certo, di come portano di solito la loro squadra alla vittoria, e…- In quel momento la governante li venne a chiamare. - Scusa, Ken, il pranzo per te e i tuoi amici è pronto-. - Certo, ti ringrazio! Allora, venite, dai, ho una fame…- I ragazzi sedettero in sala da pranzo, ma sembrava che Ken non si decidesse a cominciare. - Sentite, aspettatemi un momento!- disse e sparì dietro la porta della cucina. Lo sentirono confabulare con la governante, e dopo un po’ ritornò, con un’aria triste. - Che cosa c’è, Ken?- chiese Takeshi. Anche Kojiro si era rattristato perché aveva capito subito. - Niente, non ti preoccupare… speravo che mio padre avrebbe pranzato con noi, ma è uscito, non fa niente!- concluse riprendendo un’aria allegra. - Mangiamo, dai, se no si raffredda!- Takeshi dimenticò subito quell’episodio. Il pranzo era ottimo, e la sua voglia di bistecca si placò leggermente. Appena finito di mangiare, però, cercò subito una scusa per andarsene. - Be’, Ken… è stato un buonissimo pranzo, però adesso devo proprio andare a casa… se non torno presto mia madre mi strozza!- - Dai, non è così tardi!- disse Ken guardando l’orologio. - Guarda che non dai fastidio… non è vero Ken?- - No, il fatto è che devo proprio andare, ecco… ho da fare-. - Devi vedere Michiko?- Takeshi arrossì. - Ehm, ecco, a dire la verità… ecco sì, è proprio così!- - Dici sul serio? Ma sul serio sul serio?- disse Kojiro sospettoso. - Ma sì, perché fai così? Devo vederla, è la mia ragazza…- - Non è che devi fare i compiti e ti vergogni, vero???- - E va bene, ecco, mi hai scoperto, devo fare i compiti, sì, sfottetemi ma domani ho compito in classe!- - Tu lo diresti che è un secchione guardandolo?- disse Ken. - Io no… ma ricordato che anche noi dobbiamo studiare, a proposito-. - Ecco, appunto! Un altro che non sembra un secchione… sei una vera croce, Kojiro!- Kojiro si leccò le labbra. - Se vuoi, me ne vado a studiare per conto mio!- - D’accordo! Studiamo. Sei sicuro di non voler aspettare che smetta, Takeshi?- - No, davvero, preferisco…- - Oppure aspetta quando torna mio padre, ti potrebbe accompagnare con la macchina…- - Ma no, non ti preoccupare… faccio una corsa e arrivo in un attimo!- Takeshi prese il suo ombrello e si allontanò di corsa, sotto la pioggia. Kojiro andò a controllare la sua roba che Ken aveva steso ad asciugare. - Mi sa che ci vorrà tutto il pomeriggio…- disse Ken dietro le sue spalle. - Già…- - Bene, allora che cosa facciamo?- - Propongo almeno di raggiungere la tua stanza…- disse Kojiro, e Ken fece strada felice - Almeno possiamo studiare più comodamente-. - Guarda, solo perché gli esami sono vicini ti permetto di pronunciare la parola “studiare” sotto il mio tetto!- - Anche se gli esami fossero lontani tu avresti bisogno di ripassare comunque, e in molti casi di studiare per la prima volta!- Kojiro prese i suoi libri dalla borsa e li posò sulla scrivania. Ken si sdraiò sul letto. - Be’, sta di fatto che io non ho voglia di studiare, proprio per niente… guardiamo la TV?- Ken cominciò a cambiare canale, ma Kojiro si precipitò su di lui e gli prese il telecomando. - Eh, no. Mi hai chiesto di aiutarti e io ti aiuto, ma tu collabora!- - Senti, mi sto già rompendo, tanto non mi ricordo niente… lo sai anche tu!- - Non ti sei mai impegnato seriamente! So che per te è difficile rimanere concentrato per più di tre minuti, ma almeno fa’ uno sforzo!- - Non mi sembra affatto divertente…- mise il broncio Ken. - Ah, no?- Kojiro si avvicinò al suo viso, e, alla sprovvista, lo baciò sulla bocca. Ken non si lasciò stupire per molto, con estremo piacere cominciò a ricambiare il bacio. La lingua di Kojiro, morbida e calda, si intrecciava alla sua in quel modo che sapeva piacergli… - Ehi!- esclamò Ken, quando l’altro si staccò senza preavviso. Kojiro allontanò il viso e lo guardò sorridendo. Ken si fece avanti di nuovo, ma Kojiro si scostò scuotendo la testa. - Eh, no… se ne vuoi un altro, dovrai aspettare… fin quando avremo finito di studiare!- - Maledetto! Questo… questo è un vero ricatto!- - Così pare-. - E va bene, dammi quel libro, non ci vorrà poi molto, no?- - Ehi, per “studiare” intendo anche “imparare” quello che c’è scritto, non fare finta di leggerlo tanto per fare, eh!- - Mi vuoi costringere, eh? Bene, facciamo quello che dici tu, ma poi non ti potrai più tirare indietro!- Cominciarono a studiare. Kojiro credette di essersi messo in un’impresa più grande di lui, e gli ritornava alla mente come mai prima di allora non si era mai lasciato convincere da Ken a studiare con lui; per fargli capire qualcosa era costretto a fare un passo avanti e due indietro; almeno, si disse, era una specie di ripasso anche per lui. - Ecco, adesso che hai capito vediamo se riesci a fare questi esercizi, e se non capisci chiedi, va bene?- - Ok, uhm… mentre io lavoro, ti dispiace scendere a prendere qualcosa da bere? Sai dov’è il frigo, no? Ah, e già che ci sei prendi anche qualcosa da mangiare!- - Va bene, io scendo, ma non sperare che ti serva: sul libro quell’equazione non c’è!- - Bastardo!!!- Kojiro scese in cucina e prese dal frigo quello che trovò. Prese anche un pezzo di torta che era sul tavolo e un pacco di biscotti. A pensarci bene, era giusto ora di fare merenda, anche se erano parecchio indietro con la tabella che sperava di seguire nello studio. Forse prima degli esami avrebbe fatto bene ad aiutare Ken ancora un paio di volte… - Ecco qui, guarda, ho finito!- - Hai controllato bene?- - No, per questo ci sei tu, Kojiro! Non era questo che devi fare, correggermi i compiti?- - Vediamo… il risultato è giusto. Sì, penso che tu abbia finalmente imparato qualcosa; vuoi imparare qualcos’altro, tanto per far sembrare la tua testa meno vuota?- - Senti, non credere che sia stupido, è che questa roba è così noiosa… e poi del tutto inutile-. - Non è vero, non è inutile; ci sono un sacco di modi per usarla…- - E per esempio?- - Be’, io quando non riesco a dormire mi invento una bella disequazione fratta e cerco di risolverla a mente… così mi addormento facilmente!- - Cos’è, la versione da secchioni di contare le pecore? Comunque per adesso voglio solo fare merenda e liberarmi il cervello… sento i neuroni che muoiono, lo sai?- - Ma smettila! Per qualche formuletta! Non hai visto ancora niente della vera algebra!- - Guarda, mi basta e mi avanza… oh, hai preso la torta, che bravo!!!!- Ken addentò il dolce in silenzio. Kojiro si limitò a sorseggiare il suo succo di frutta guardando fuori dalla finestra. - Non accenna a smettere, eh?- disse poi. - Eh, no. Con questa umidità le nostre cose asciugheranno fra un mese…- - Già… uf, almeno non rimpiangiamo la bella giornata-. - Guarda, io mi sono divertito abbastanza- gli sorrise Ken. - E, visto che ho studiato per tutto il pomeriggio da bravo, che ne dici di darmi… qualcosa?- - Hai studiato meno della metà di quello che pensavo di fare oggi, e abbiamo ancora qualche ora, è presto per vedere se te lo meriti o no!- - Ti prego… un bacino solo…non farti pregare!- - Ok. Ma non ti abituare!- Ken si avvicinò a Kojiro e gli appoggiò le labbra sopra le sue. Kojiro si fece attendere per un po’, poi si decise ad aprire la bocca e a lasciare campo libero alla lingua di Ken. Questi indietreggiò fino a sedersi sul letto, portando Kojiro sopra di sé. Il bacio divenne lungo, profondo e bagnato. Kojiro aveva lo sguardo vacuo quando si staccò. - Ora… ora basta! Ti deve bastare, almeno fino a stasera!- Ken gli disse una parolaccia e tirò fuori la lingua. Prese il suo libro e si sdraiò sul letto. - Allora, sei pronto per ricominciare?- Ken fece il broncio e gli indicò di venire sul letto accanto a lui. Kojiro ubbidì e si sedette di traverso, con le gambe su quelle di Ken. Questi cercò di stare attento e di imparare, ma la sua posizione e la materia conciliavano il sonno. - Ken, mi ascolti?- - Oh, scusa, mi ero distratto… mi stavo appisolando-. - Mi sono accorto! Tirati su. Se stai sdraiato è più difficile. Appoggiati qui vicino a me!- Ken si alzò e Kojiro gli passò un braccio attorno alle spalle, aprendogli il libro davanti, e Ken si appoggiò al suo petto con dolcezza. - Adesso però non ti approfittare, Ken!- - No, non ti preoccupare, rimango così…- Studiarono per tutto il resto del pomeriggio, senza rendersi conto del tempo che passava. All’improvviso Ken sentì il rumore di una macchina e si divincolò dall’abbraccio di Kojiro. - E’ tornato mio padre!- esclamò affacciandosi alla finestra. - Ma è così tardi? Kojiro, è già ora di cena!- - Come, ora di cena? Oh, no, mia madre mi ammazza! Certo che il tempo è volato… stavo così bene…- Kojiro si avvicinò a Ken e lo baciò teneramente. Lo abbracciò e gli tenne la testa sulla sua spalla, accarezzandolo - Be’, però adesso è ora che vada!- disse, separandosi da lui. - Ma no, dai, resta a cena! Anzi, perché non ti fermi a dormire? Non sei mai rimasto, dai! Per una volta…- - Be’, forse mia madre ha bisogno di me… le telefono e le chiedo il permesso, ok? Però non ti prometto niente-. Mentre Kojiro si tratteneva a telefonare - e gli sembrò che le cose andassero un po’ per le lunghe- Ken si mise a pensare a quel pomeriggio e a che cosa aveva rappresentato per lui… era stato difficile convincere Kojiro ad aiutarlo a studiare, anche dopo che si erano messi insieme, e il fatto di esserci riuscito gli dava un’idea di come l’altro stava cambiando. Anche il modo in cui lo baciava si era approfondito negli ultimi tempi… e lui era al culmine della felicità. - Ok, fatto!- disse Kojiro con un sorriso, rientrando nella stanza. - Ti ha dato il permesso?- - Certo, sempre che io non disturbi… mi ha detto che ha telefonato il giornale, hanno avuto dei problemi e quindi domani non devo consegnarlo… meglio di così, che ne dici?- - Non disturbi per niente, anzi… be’, mi fa piacere, non mi dovrò svegliare all’alba, allora! Perché non vieni qui, finché non è pronto da mangiare?- Kojiro riprese il suo posto sul letto, accanto a Ken. - Possiamo approfittare per studiare ancora un po’…- - Eh, no, adesso basta, per piacere! Ho studiato tutto il pomeriggio senza fiatare, se non te ne sei accorto… e quindi basta! Senti…- - Che c’è?- - Hai… hai presente questa mattina, mentre andavamo a scuola, prima di incontrare Takeshi?- - Be’ credo di sì, perché?- - Ecco, mi hai detto qualcosa di strano…- - Sul serio? Guarda che non mi ricordo…- - Sì, all’improvviso mi hai detto “Sappi che ti amo…” e poi hai lasciato cadere il discorso…- - Mah, perché non c’era niente altro da aggiungere… cos’altro volevi che ti dicessi?- - Niente, volevo solo sapere se dicevi sul serio o no…- - Certo che dicevo sul serio, ti pare che scherzi su questo?- disse Kojiro simulando un broncio infantile. - Allora mi ami davvero… è per questo che mi hai aiutato oggi?- - Sì, e anche perché se no non avresti smesso più di stressarmi… certo, ti amo e ti aiuto a studiare, ma a patto che arrivi almeno fra i primi dieci agli esami…- - Ma tu sei scemo! Senti, sto insieme a quello che non è mai sceso oltre la sesta posizione, ma non ho affatto spirito di emulazione, mi spiace per te!- - Ken, Kojiro-kun, se volete scendere per la cena, è pronto!- sentirono la voce del padre di Ken che li chiamava. - Arriviamo subito-. - Buonasera, signor Wakashimazu, non l’avevo salutata quando è rientrato…- - Ciao papà- disse sbrigativamente Ken e si sedette a tavola, affamato. - Bene, allora, Kojiro, ho saputo che stai aiutando mio figlio con la matematica…- - Sì, be’… faccio del mio meglio, signore- - Spero che in questi esami tu vada un po’ meglio degli anni passati, Ken…- - Papà… basta-. - E gli allenamenti, come vanno, ragazzi? Anche quest’anno siete riusciti a qualificarvi per il campionato…- - Già, anche se oggi il campo era un pantano! Non siamo riusciti a giocare molto! L’allenatore è convito che ce la possiamo fare anche quest’anno, vero Kojiro?- Kojiro si limitò ad annuire cortesemente, con la bocca piena. La cena fu breve, il padre di Ken si alzò non appena ebbero finito e disse che sarebbe uscito per affari. - Che cosa vuoi fare, Kojiro?- - Oh, ti prego, scegli tu, sei tu il padrone di casa-. - Guarda che mio padre se ne è andato, non devi continuare a fingere di essere educato-. - Allora guardiamo la televisione!- - Non ti va di giocare a qualche videogioco?- - Oh, no, non ho voglia, però se ti va…- - No, ok, guardiamo qualcosa alla TV!- Si chiusero nella camera di Ken, accoccolati sul tappeto a guardare la TV. Non c’era molto di interessante e si stufarono presto. Kojiro si lasciò sfuggire un lungo sospiro e Ken ebbe un’ispirazione. - Kojiro! Ti ho mai mostrato la palestra di karate?- - A dire il vero no…- - Vieni! È l’orgoglio di mio padre, non so come non ti ci ho mai portato!- Ken lo prese per mano e lo fece scendere fino al piano terra. La palestra era veramente bella. Il pavimento e le pareti erano completamente rivestiti di legno, ed era molto grande, con una porta che dava direttamente sul giardino del retro. - Sai, quando ero piccolo, facevo finta di essere in un bosco, qui, e fingevo di essere in campeggio…- - Davvero? In campeggio?- - Sì… un mio amico non faceva altro che dirmi come era bello andare in campeggio, ma… mio padre non aveva mai tempo per portarmici, e così… portavo il futon quaggiù e… fingevo di essere in montagna-. - Che fantasia dovevi avere! Doveva essere davvero divertente…- - Kojiro perché non lo rifacciamo? Ti va di campeggiare qui?- - Dici che possiamo?- - Ma certo! Mio padre è uscito, e comunque non gli interesserebbe… vado a prendere i futon!- - Ti aiuto!- Trasportarono i futon sul pavimento della palestra, e si prepararono per dormire. Ken aspettò che Kojiro uscisse dal bagno affacciato alla porta sul giardino. Lì dentro, anche il rumore della pioggia aveva un che di ovattato, di magico. Finalmente anche Kojiro fu pronto. Ken gli aveva prestato uno dei suoi pigiami, che più o meno gli andava bene, e a guardarlo così Ken non poté fare a meno di considerare quant’era sexy. - Cos’hai da guardare? Ho qualcosa sul viso?- - Eh? No, no… niente. Dai, vieni qui. Immagina che là ci sia un fiume… be’ c’è davvero, comunque… pensa che questi alberi siano il bosco, e che…- - E che al posto del tetto ci sia un cielo di stelle?- gli fece il verso Kojiro. - Già. Ora andiamo a letto e godiamoci questa… natura incontaminata!- Si stesero vicini, in silenzio. Anche se si vedevano da cinque mesi, era la prima volta che provavano a dormire insieme, eccettuata la gita scolastica, proprio quando si erano messi assieme. Ken cercò la mano di Kojiro fra le coperte e la strinse. Kojiro si avvicinò fino a toccarlo col suo copro, ma parlò solo dopo un bel po’ di tempo. - Ehi, Ken…- - Dimmi-. - Ti sei lavato i denti, vero?- - Certo, perché?- - Be’, per essere sicuro…- Kojiro si girò verso di lui e lo baciò. Ken rispose immediatamente, e dopo un po’ invertì le posizioni. Continuò a baciarlo sulla bocca a lungo, lasciando giocare la sua lingua nella sua bocca, accarezzandogli i fianchi, poi gli lasciò le labbra e scese sul collo, leccandolo e mordicchiandolo. Kojiro cominciò a gemere piano e ad assecondarlo, carezzandogli la schiena. Ken gli aprì la giacca del pigiama e continuò a stuzzicargli il petto, a giocare coi suoi capezzoli, passandogli le mani sull’addome; anche Kojiro gli aprì il pigiama e si godette il suo petto e la sua schiena nudi, vellutati sotto le sue mani. “ Dunque, succederà in questo modo…” pensò Ken, ormai consapevole della sua eccitazione, là in basso. Oh, si sentiva talmente agitato ed emozionato, ma… sembrava che il suo corpo sapesse esattamente come muoversi e cosa fare. Anche Kojiro divenne consapevole di quanto Ken si era eccitato. Per lui non era la stessa cosa,e francamente non aveva pensato che Ken invece volesse… fu colto dalla paura. Ken era pesante su di lui… lo schiacciava... e voleva fargli del male. Anche le sue carezze gli sembravano dei graffi, ormai, e i suoi baci dei morsi dolorosi. Non sentiva più piacere, e gli mancava il respiro. Aveva solo paura e voleva allontanare Ken… Quest’ultimo cercò di infilare una mano nei suoi pantaloni. Kojiro urlò. Lo ribaltò via dal suo corpo e si alzò di corsa, inciampando, e poi alzandosi di nuovo scappò nel bagno. Adesso stava anche piangendo e aveva la nausea. Ken non capiva che cosa era successo. Era convinto che anche Kojiro si stesse divertendo… era rimasto a terra, interdetto e anche dolorante, e dal bagno lo sentì singhiozzare e dare di stomaco. Lo sentì lavarsi di nuovo i denti ed il viso, e poi finalmente Kojiro ritornò da lui. - Kojiro…- L’altro si stese senza una parola, gli occhi bassi. - Kojiro, senti, scusami, io…- - No, scusami tu, non pensavo che…- cercò di sorridere. - Senti, non volevo arrivare così avanti, solo che… insomma, non credevo di spaventarti. Pensavo lo volessi quanto me-. - Scusami, Ken. Io… io non sono pronto, e… non credevo che tu volessi, invece…- - Non sentirti in colpa… hai ragione a non sentirti pronto, ascolta, prendi tutto il tempo che vuoi, io… io ti aspetterò-. Kojiro sorrise. - Davvero? Anche se… anche se…- - Certo. Finché non sarai pronto, e finché non… non vorrai anche tu stare con me-. - Grazie, Ken- disse Kojiro sfiorandogli la bocca con un bacio. Kojiro si avvicinò a lui, titubante, e Ken attirò la sua testa sopra il suo petto, e lo abbracciò. - Scusa se non te l’ho chiesto, e…- - Ken, basta, non parliamone più, ok?- Ken tacque, e dopo un po’ si addormentò. Kojiro invece rimase sveglio a lungo, a riflettere, e più rifletteva più gli passava il sonno. Si era spaventato davvero, e non era riuscito a controllare le sue reazioni. Certo, quel momento doveva arrivare, ma fino ad allora aveva preferito ignorarlo e fare finta che non ci fosse niente da temere… e poi aveva avuto anche paura di baciare Ken, ed invece era passato tutto con molta naturalezza… ma il sesso era qualcosa di diverso… non poteva sperare di cancellare tutto dalla sua mente così facilmente. Solo parlarne lo rendeva nervoso… Ken gli aveva detto che l’avrebbe aspettato, ma lui voleva solo rimandare il problema il più a lungo possibile. Nessuno poteva capirlo e nessuno poteva aiutarlo, e lui aveva paura, una maledetta paura che l’amore di Ken non sarebbe bastato… Per tutto il tempo, non se ne era accorto, si era tormentato l’unghia del pollice, rosicchiandola fino alla carne. Non ci fece caso nemmeno quando chiuse gli occhi, deciso a non pensare più e a dormire quelle poche ore che gli erano rimaste.
- Kojiro… Kojiro, sveglia!- - Che c’è? Ken… oh, Ken, buongiorno!- Kojiro si sentiva stordito. Aveva dormito pochissimo. Si strofinò gli occhi e si accorse di avere un gran cerchio alla testa, ma non lo disse a Ken. - Che cosa preferisci per colazione?- - Non importa, quello che c’è… va bene-. - Tutto ok, Kojiro?- - Ma certo- mentì lui. - Solo, stavo dormendo così bene…- - Be’, bigiamo!- - No, dai, e poi… ormai sono sveglio-. Non troppo, pensò. Nemmeno con la colazione riuscì a riprendersi del tutto. Era strano; ma se dipendeva da quello che era successo la sera prima, non voleva che Ken si sentisse in colpa. L’altro lo scrutava con una certa preoccupazione, ma non voleva tartassarlo di domande. Si sentiva già abbastanza scombussolato, sconcertato dalle reazioni di Kojiro e dalla sua reticenza. Comunque, quando uscirono, mentre andavano a chiamare Takeshi a casa, Kojiro gli prese la mano e gliela tenne il più a lungo possibile. - Ehilà, insieme, oggi!- li salutò Takeshi, già in strada ad aspettare. - Ti sei portato la dolce metà, oggi, capitano?- - Già. Mi sono fermato a casa sua, stanotte-. Takeshi sgranò gli occhi, invidioso. - Wow! Allora mi racconterai tutto più tardi, quando saremo soli…- Ken arrossì, e Kojiro rise. - Non c’è niente da raccontare-. - Sì, sì, ma guarda che non mi puoi nascondere niente! State attenti! A me non la fate!- Takeshi era allegro come al solito, ma Kojiro si sentiva insolitamente poco partecipe. Di solito scherzavano insieme prima di affrontare una giornata di studio, ma quella mattina Kojiro stentava a rispondere anche solo a monosillabi. Takeshi se ne accorse, ma non disse niente. Forse fra i due era successo davvero qualcosa, e… - Ma dov’è finito Kojiro?- chiese Takeshi a Ken quando si trovarono in mensa per il pranzo. - Non so, stavamo venendo qui insieme, ad un certo punto ha detto che aveva lasciato qualcosa ed è tornato indietro… è tutta la mattina che è strano… assente-. - E’ successo qualcosa fra voi?- gli chiese Takeshi, divorato dalla curiosità. - No, no… niente. Abbiamo dormito insieme, in senso letterale, eh! Ma non abbiamo fatto quello che pensi tu!- - Voi siete fortunati! Nessuno vi dice niente se dormite insieme, se io restassi a casa di Michi… i suoi mi scuoierebbero, e…anche i miei!- - Ma zitto tu, non sai neanche che cosa dici!- lo rimbeccò Ken, rifilandogli una gomitata nelle costole. Poi tacquero, preoccupati. Kojiro ancora non si vedeva.
In realtà, quando aveva lasciato Ken, Kojiro era andato in bagno. Si sentiva la testa pesante, fra le nuvole, e si sentiva molto, molto strano. Si bagnò le tempie con l’acqua fredda, per combattere il capogiro che lo stava assalendo. Prese un bel respiro e si disse che cambiare aria l’avrebbe riportato in sé. Scese e trovò Takeshi e Ken già all’attacco del loro pranzo. - Ehi, non mi avete aspettato!- disse sorridendo. - Be’ non arrivavi più…- rispose Takeshi, e da quel momento presero a parlare del più e del meno. Quel giorno Michi-chan era assente e Takeshi si intrattenne con loro per tutto il tempo. Lui e Ken cominciarono a discutere su qualcosa piuttosto animatamente, ma Kojiro riuscì ad afferrare sì e no due parole di quello che si dissero. Mentre rientravano dopo la campanella, la testa di Kojiro riprese a girare, e per non cadere dovette aggrapparsi alla parete. Era pallidissimo. - Capitano, che cosa c’è?- si allarmò Takeshi. - Mio dio, ma tu scotti!- gridò Ken toccandogli la fronte. Kojiro cercò di dire qualcosa ma riuscì solo a mugolare dei suoni. - Vieni, ti porto in infermeria. Potevi dirlo che stavi male!- L’infermiera gli prese la temperatura. - 38,1!- disse guardando il termometro. - Eh, sì, hai una bella febbre! Riposati un po’ qui, poi potrai tornare a casa-. - Posso restare qui con lui? Poi lo accompagno io- chiese Ken, sedendosi accanto al letto. Kojiro gli sorrise con difficoltà, aprendo gli occhi. Aveva sulla fronte il ghiaccio, ma si sentiva bruciare. - Ciao- disse piano, cercando di voltarsi. - Come ti senti? Avresti potuto dire che stavi male-. - Mmm… non pensavo di avere la febbre… credevo che mi sarebbe passato tutto in mattinata-. - Ci hai fatto spaventare… senti… poi ti porto a casa, ok?- - Va bene… non devi tornare in classe?- - Sì, quando sono finite le lezioni torno qui. Tu non andare via, ok?- - Mi faccio un pisolino…ehi!- Ken gli diede un rapido bacio sulle labbra e gli strizzò l’occhio. - Allora a dopo, ciao!- Kojiro rimase steso nel letto in infermeria sonnecchiando. La testa gli faceva ancora molto male, e l’infermiera gli fece bere qualcosa per abbassare la febbre, ma non gli sembrò efficace. Quando la campanella suonò, arrivarono Ken e Takeshi e lo portarono a casa. Bussarono e suonarono, ma non c’era nessuno; dopo un po’ trovarono le chiavi e riuscirono a stenderlo in camera da letto. - Ti faccio un po’ di tè, Kojiro?- Kojiro annuì. - Vuoi che ti aiuti, Takeshi?- - Ma no, dai, vedo di trovare le cose e faccio io… sta’ un po’ con lui!- Ken bagnò un fazzoletto e glielo mise sulla fronte. Prese dall’armadietto il termometro e si accorse che la febbre era salita. - Meno male che l’infermiera mi ha dato qualcosa per farla scendere…- - Forse è perché sei dovuto tornare a piedi… volevo chiamare mio padre ma non c’era…- - Ma no… non fa niente, davvero…- - Senti Kojiro… non è che è… per quello che è successo stanotte?- - Probabilmente ho preso freddo per la pioggia, non ci pensare…- - Sì, ma se…- - Dai, non è per quello, non parliamone più, per favore…- Kojiro aveva un’espressione stanca. Ken gli sorrise, forse era meglio non parlarne più… - Mi spiace di avervi fatti preoccupare…- Kojiro mise una mano fuori dalle coperte e Ken la strinse sorridendogli. Takeshi li trovò così quando portò di sopra il tè. - Mi spiace disturbarvi, ma ho fatto il tè. Tua madre tiene le cose esattamente dove le tiene la mia-. Kojiro sorrise, e Ken lo aiutò a prendere il tè. - Se vuoi dormire, fai pure, resto qui io ad aspettare tua madre-. - Lo faresti davvero, Ken?- - Certo, dove tieni la TV?- - Scemo! Vai pure a casa, se vuoi, non preoccuparti per…- - Dai, restiamo tutti e due, riposati pure, Kojiro!- Takeshi rimase un po’ con Ken, chiacchierando e leggendo i fumetti di Kojiro, poi sentirono tornare qualcuno. Erano il fratello più grande e la sorella di Kojiro, che si sciolse in sospiri non appena vide Ken. - Ciao ragazzi! Siamo entrati con le chiavi di Kojiro, l’abbiamo portato a casa noi perché non stava bene!- disse brevemente Takeshi. In quel momento rientrò anche la madre di Kojiro - Buonasera, ragazzi!- li salutò allegramente. - Signora, siamo venuti qui con Kojiro perché non si sentiva molto bene, aveva la febbre alta a scuola… probabilmente ieri ha preso freddo, mi dispiace…- - Scommetto che ieri avete fatto i pazzi, non è vero? Comunque non vi preoccupate, ragazzi, almeno Kojiro dovrà riposarsi per forza…- La donna salì a trovare il figlio, poi scese per preparare la cena. Takeshi e Ken salirono a loro volta per salutarlo. - Allora domani farai vacanza... beato te! Domani mi interrogheranno di sicuro…- disse leggermente Takeshi. - Finiscila, scemo… andrai bene comunque!- - Be’, ti saluto anche io, Kojiro… domani passo a trovarti, se ti senti bene…- - D’accordo, Ken, portami i compiti!- - Tu non cambi mai, vero? Allora…a domani-. - Ehi Ken…- Ken si avvicinò, e Kojiro sussurrò: - Grazie mille… ti voglio bene-. - Anche io. Ora riposa…- Ken e Takeshi uscirono insieme. - Adesso mi vuoi dire che cosa avete combinato ieri? Se Kojiro ha preso freddo, immagino che siate stati nudi a lungo…- - Ma smettila, dai!- Ken non riuscì a non arrossire. - Non è successo niente… abbiamo solo dormito, sul serio-. - Certo, come no…-
Kojiro si prese tutta la settimana di vacanza, perché la madre aveva minacciato di legarlo se fosse uscito. Takeshi e Ken gli portavano tutti i giorni notizie, aggiornamenti e compiti; gli dicevano anche di sbrigarsi a rimettersi perché la settimana successiva avrebbero dovuto ospitare la Musashi(3) per la prima partita dei quarti di finale. Il sabato, Takeshi non poté andare con Ken, e così si ritrovarono soli lui e Kojiro. Hitomi cercava ogni scusa possibile per bussare alla stanza del fratello e vedere Ken, ma si rese conti che i due la ignoravano, persi nelle loro conversazioni. Ad un certo punto Ken si sporse verso Kojiro e gli depositò un bacio sulle labbra, ma Kojiro lo allontanò subito. - Non qui, Ken!- disse con stizza. - Scusa, ma perché?- - Ci sono i miei fratelli, e Hitomi gira qui attorno… no-. - Ma Kojiro…- - Senti, smettila di assillarmi!- - Cosa? Ti sto assillando? Ma… ma se sei tu che ti rifiuti e inventi delle scuse! Cosa credi, che venga a casa tua solo per… solo per…- - E non è vero? Cos’hai cercato di fare fino adesso? Smettila di fare il santarellino, non ti devo nessuna spiegazione!- - Ah, no? È questo che mi sono guadagnato in cinque mesi di sopportazione delle tue lune? Sai che ti dico? Hai ragione, adesso smetterò di assillarti seduta stante!- Ken si alzò e senza voltarsi indietro uscì dalla stanza di Kojiro e anche dalla casa, infuriato. Solo quando non sentì più i suoi passi sulle scale Kojiro si rese conto che avevano davvero litigato, che Ken si era offeso e se ne era andato. In quei cinque mesi non avevano quasi più litigato. E quando era successo erano state schermaglie verbali, più per prendersi in giro che altro, e in genere facevano subito pace. Ken non se ne era mai andato sbattendo la porta. Il giorno successivo, passò Takeshi da solo a vedere se stava bene per venire agli allenamenti. Kojiro uscì sulla porta. - Non credo che mia madre mi lascerà venire!- rise Kojiro,scrutando la strada per vedere se Ken arrivava. - Uf, mi dispiace, capitano. Però è meglio che ti riguardi, la settimana prossima c’è la partita-. - Già. Vedrai che scenderò in campo, dillo anche all’allenatore-. Takeshi se ne andò, e Ken non si fece vedere. Non telefonò neanche; Kojiro lo fece, ma il telefono squillò a vuoto e si rassegnò a non parlargli. Pensò di farlo l’indomani a scuola, ma Ken lo evitava. Evidentemente aveva deciso di non “assillarlo più” sul serio. Il suo atteggiamento fece andare in bestia Kojiro, che decise di ignorarlo a sua volta… anche se gli faceva male al cuore. - Capitano, ma tu e Ken…- - Ci siamo presi una pausa- tagliò corto Kojiro. - Ci stavamo dando troppo sui nervi-. - Ma se una settimana fa…- - Takeshi non è ora che te ne torni in classe?- Kojiro ci stava male, ma non voleva chiedere scusa a Ken perché poi avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni… non voleva baciarlo in casa sua. Non era mai successo prima… non l’aveva mai neanche invitato. No, non voleva che succedesse proprio lì, aveva paura, la stessa paura che aveva nel farsi toccare da Ken… e non poteva spiegarglielo, che cosa gli avrebbe detto?
I giorni passavano. A Kojiro sembrava di avere un blocco di ghiaccio seduto nel banco dietro il suo, dato che Ken non lo degnava della minima attenzione. Un giorno fu chiamato per risolvere un’equazione alla lavagna, fece scena muta e tornò al posto lanciandogli uno sguardo di sfida. Quello era stato l’unico momento in cui l’aveva guardato. Kojiro mordicchiò il tappo della penna e si rosicchiò un’altra unghia fino alla pelle. A pranzo non mangiò molto, e Takeshi tornò alla carica con entrambi, ricevendone le stesse esatte rispostacce. Ken era ancora arrabbiato come un animale in gabbia e Kojiro era semplicemente depresso. Anche se stavano seduti agli angoli opposti della mensa - e Takeshi ogni giorno faceva i chilometri- c’era una sottile linea di tensione che andava dall’uno all’altro, le rare volte in cui uno si lasciava cogliere a guardare l’altro, che ad attraversarla si sarebbe rimasti fulminati. Fu la settimana in cui nella loro classe ci fu più silenzio in assoluto dall’inizio della storia della Toho. Anche qualunque tentativo di giovialità dei compagni era gelato all’istante dallo sguardo di Kojiro. - Capitano, giocherai domenica, vero?- chiese Takeshi il venerdì sera, mentre si salutavano. Kojiro fece un verso e si strinse nelle spalle. - Sì- borbottò alla fine. - Anche se… tu e Ken non vi parlate?- Takeshi, dopo una settimana di riflessione, si era deciso ad affrontare la situazione direttamente, se no non ne avrebbe mai saputo niente e quei due avrebbero continuato a lanciarsi occhiatacce in eterno. - Takeshi, non ho intenzione di tornare sull’argomento-. - Oh, invece ci torni, sai, non ne posso più di vedere come vi comportate! Sembrate due bambini dell’asilo. “Non ti ascolto più” e via…- - Ma si può sapere perché devi sempre cacciare becco in tutto? Non riesci a farti i maledetti affari tuoi? Lasciami stare, e smettila di parlarmi di Ken!- - No che non la smetto! Voi due siete i miei migliori amici, e se vi comportate come due stupidi è mio dovere farvelo notare!- - Credi che ci stiamo comportando come due stupidi?- - Senti, una settimana fa, l’ho lasciato a casa tua ed eravate tutti zuccherosi…- - Non siamo mai stati “zuccherosi”!- - … e un giorno dopo vi trovo che non vi parlate, peggio, vi evitate proprio! Che sgarbo ti ha fatto? O sei stato tu? Che cosa gli hai detto, che non poteva mangiare i tuoi biscotti?- - Non è una cosa così stupida!!! Se lo fosse… se lo fosse non sarei così… così…- - Gli hai detto qualcosa di cui ti sei pentito subito, non è vero? Come fai di solito! Ma cos’hai in testa? Va’ a chiedergli scusa e tutto tornerà a posto!- - Non posso chiedergli scusa… non posso. Gli ho detto che mi sta troppo addosso, invece sono io che lo allontano, e… se gli chiedessi scusa, io… io… oh!- Kojiro chinò la testa e strinse i pugni. - Domandagli di perdonarti… dai, sono sicuro che non aspetta altro. E se vi doveste lasciare… sareste tutti e due troppo giù per giocare insieme, quindi non fatelo fino alla fine del campionato!- - Takeshi, sei un venduto! Sei un… opportunista, ecco!- - Farai pace con lui?- - Ci proverò, ma… non lo so-. Kojiro ci provò davvero, già il giorno seguente. Era sabato, e la scuola finiva presto. Doveva trovare immediatamente un modo per parlargli, ma… Ken gli sembrò più sfuggente di un’anguilla. Sembrava che quel giorno, improvvisamente, si fosse riempito di impegni e non avesse neanche un secondo, ma proprio neanche uno, da dedicargli. Lo snobbava, ecco cos’era. Kojiro si sarebbe arrabbiato se non fosse stato abbattuto da quell’atteggiamento. - Takeshi, muoviti! Stupido, è tardi!- - Arrivo, arrivo, eccomi! Ma capitano, è l’alba… non ti avevo detto di passarmi a prendere così presto!- - Sì ma dobbiamo battere la Musashi, quindi dobbiamo fare un po’ d’allenamento-. - Se comincio ad allenarmi a quest’ora per le undici non starò manco più in piedi!!- Kojiro non gli badò nemmeno e cominciò a correre per la strada, passandogli e riprendendo il pallone. Quando arrivò al campo, Takeshi era leggermente sfiatato: Kojiro non aveva mai corso così tanto prima d’ora. Al campo non c’erano solo loro. Una buona parte dei loro compagni era venuta presto con la stessa idea. Fecero un po’ di riscaldamento e Kojiro si guardò intorno. Ken ancora non c’era. Alle nove e mezza, l’orario di ritrovo ufficiale, non era ancora in campo. L’allenatore stava già pensando di toglierlo dalla lista dei titolari: ormai era chiaro che non sarebbe venuto. Kojiro era sconsolato, e Takeshi ce l’aveva a morte con lui. Ma alla fine Ken arrivò, con mezz’ora di ritardo. Era scuro in volto e non provò nemmeno a fingersi dispiaciuto. Era evidente che si era combattuto a lungo per decidersi a venire e a giocare con Kojiro. - Allora non gli hai ancora chiesto scusa?- - Io avrei voluto, Takeshi, ma ieri si è negato per tutto il giorno…- - Esiste anche il telefono, genio… comunque, hai ancora un’occasione-. - E’ quello che pensavo, quindi basta rimproveri e lasciami andare-. Kojiro entrò nello spogliatoio, dove Ken si stava cambiando. Restò lì per un po’, poi si schiarì la voce. - Che vuoi?- chiese Ken, freddo, senza girarsi. - Ehm, io… volevo parlarti-. - Ti ascolto-. - Vedi, è da quando abbiamo litigato che ti volevo… parlare…- - Non dev’essere una cosa così importante se hai aspettato tanto-. - Guarda che non è facile se devo scontrarmi sempre contro il tuo muro!- - Scusa ma non sono io quello che si nasconde dietro un muro! E non dare la colpa a me!- Ken si voltò: era furioso. Almeno era la dimostrazione che ci teneva anche lui. Kojiro abbassò gli occhi. - Hai ragione. Sono venuto a chiederti scusa... scusa per quello che ho fatto, se ti ha offeso. Non avevo intenzione…- - E’ incredibile, come tu non abbia mai intenzione di ferirmi. Eppure non mi dai neanche uno straccio di spiegazione, mai, mi blateri delle semplici scuse e io… dovrei buttarmi in ginocchio e perdonarti di cuore? Sono… stanco, Kojiro. Quante altre volte succederà?- - Ken… non… non abbiamo mai… mai litigato… davvero, voglio dire… e…- - Certo, non abbiamo litigato perché lasciavo sempre cadere il discorso, quando stava per accadere! Perché tu… perché tu non hai mai avuto… un briciolo di sensibilità-. Kojiro tacque. Che cosa poteva dire? Aveva ragione: non si era mai mostrato troppo sensibile, o comprensivo, o anche solo un po’ gentile, non oltre l’educazione… non aveva neanche considerato l’idea di considerarlo alla pari con lui e non semplicemente… che cosa? Qualcuno che… lo divertiva? Che lo faceva stare bene? Sì, ma lui a Ken non ci pensava. Non ci pensava come Ken voleva, e non si era mai preoccupato almeno di capire che cosa voleva Ken. Che cosa si aspettava da lui e dalla loro relazione. - Non dici nemmeno una parola?- - Hai ragione. Non dico niente perché hai ragione, Ken, non penso minimamente a te… questo è quello che mi merito… tu mi dai molto di più di quello che ti chiedo, e senza che io debba chiedertelo. Io invece… mi dispiace di averti… costretto a sopportarmi, e se...- - Se?- - Se vorrai tornare con me… mi sforzerò il più possibile. Io… cercherò di essere quello che vuoi tu-. - Be’, se la metti così…- Ken aveva un’espressione dolce in viso, ora. - A… aspetta, ecco, per quello che è successo a casa mia… voglio chiarirti, non voglio che… che tu rimanga… be’, io... io non mi sento pronto per… spingermi dove vuoi arrivare tu, non me la sento, ecco, e… non sono pronto per… per pensarci, ecco, ho paura, va bene? Io… io non lo so perché, insomma, tu sei bellissimo e io ti voglio, ma… ero teso. Ero teso e spaventato dalle mie emozioni e non volevo affrontarle, tanto meno a casa mia… così ti ho…- Ken interruppe il fiume di parole mettendosi un dito sulle labbra. - Sss. Zitto adesso. Parlo un po’ io, se non ti dispiace. Non… non so se riesco a capire quello che provi, io pensavo che fosse sufficiente… quello che c’è tra noi, che fosse almeno un po’ speciale, un po’ più… profondo dell’amicizia che ci legava una volta. Ecco, io voglio stare con te e mi sembra naturale, mi era sembrato che… lo volessimo entrambi, e poi… quella scenata a casa tua, io… io non ho capito, a volte non riesco a comprenderti…- - Lo so, Ken, e per questo…- - Ti ho detto di stare zitto, tocca a me parlare! Altrimenti perdo il filo. Quello che volevo dirti è che… se non mi dici nulla di… di quello che ti passa per la testa, non posso indovinarlo! Non mi trattare come un pupazzo scemo, a volte… ti posso aiutare, d’accordo?- - Ken!… Sì, sì, certo, va bene… cercherò di ricordarmelo… non voglio che tu ce l’abbia con me. Mi perdoni?- Ken assentì con la testa. - Ma solo… se mi dai un pegno della tua sincerità!- sorrise. Kojiro rispose al sorriso ma lo fermò con una mano. - Però… però promettimi che… che ci fermeremo, che non andremo... troppo oltre, almeno per ora…- - Ci fermeremo dove vuoi tu, Kojiro, ma ora… non chiedermi di fermarmi ora!- Ken lo spinse contro gli armadietti e lo baciò sulle labbra. Kojiro rispose immediatamente con gemiti soffocati di piacere, più intensi man mano che il loro contatto diventava più profondo. Le mani di Ken gli si insinuarono sotto la maglietta percorrendo a palmi aperti il suo petto ansante, e Kojiro ripeté il gesto sulla sua schiena. Ken scese a baciargli il collo, il petto attraverso il colletto e la stoffa della maglietta, e Kojiro si inarcò esponendosi per lui il più possibile. Poi lo staccò da sé e cominciò a spingerlo all’indietro, facendolo arrivare fino alle panchine. Ken cedette e si sedette; Kojiro gli si accomodò in braccio e finirono di togliersi le magliette per strofinare i petti l’uno contro l’altro. Le loro bocche si erano cercate e trovate di nuovo e Kojiro aveva la sensazione di affogare dentro a Ken. L’altro gli gemette piano addosso. - Koji… Kojiro…- - Ora basta…- Kojiro cercò di staccarsi dalle sue labbra con difficoltà. - Non arriviamo… più in là di così…- - D’accordo… ora ci verranno a chiamare, rivestiti!- Uscirono insieme dallo spogliatoio. Solo Takeshi notò i loro visi arrossati ed i sorrisi ebeti, o meglio fu il solo che capì veramente che cosa erano dovuti. I fatti stavano che Kojiro sembrava volare con il pallone ai piedi e Ken era addirittura euforico, parava i peggiori tiri del capitano semplicemente soffiando contro la palla. La partita fu facile da vincere, anche perché Jun Misugi (4) non era sceso in campo. La Musashi valeva la Toho, in condizioni normali, ma in quel momento Kojiro si sentiva imbattibile, e lo era davvero. -
Evviva! Siamo in semifinale, come sono contento!- - Tu sei l’unico che non era sicuro di farcela, Takeshi! Sei tu che ci abbatti il morale della squadra!- - Finitela! Che partite sono gli altri quarti?- - Hanawa ontro Furano (5)… poi gli altri non me li ricordo… che squadra preferiresti affrontare in semifinale?- - Qualcuna facile da battere, ma non credo che sarò accontentato… sono già tre anni che vinciamo il campionato, ma quest’anno Oozora è rientrato in squadra…- - Per fortuna Wakabayashi (6)è a riposo…- - Hai paura di lui, capitano? Non ti sei sempre vantato di poterlo battere come e quando vuoi?- - Sì, ma Kojiro ha paura di non riuscire a fargli un gol da fuori area come avete scommesso anni fa, vero?- - Devi raccontare i fatti miei a tutti?- - Ma tanto “tutti” lo sanno già, capitano!- Lo spogliatoio risuonò di una fragorosa risata. Nonostante i timori, tutti si vedevano già in mano la coppa per la quarta volta consecutiva. Nessuna squadra, dopo che la Nankatsu aveva perso uno ad uno tutti i campioni, era mai riuscita a competere con loro. La semifinale contro la Furano non fu facile da vincere, Ken diede il massimo di se stesso e chiuse la porta, ma la difesa avversaria era agguerrita, e per i marcatori arrivare in porta era difficilissimo. Vinsero per 1-0, con uno strabiliante colpo di fortuna a causa di un rimbalzo casuale della palla, ma furono soddisfatti lo stesso. La semifinale fra la Nankatsu e la Hirado fu vinta dalla squadra di Oozora, e così i vecchi nemici di sempre si trovarono tutti insieme schierati nel campo della finalissima. Ci sarebbe voluto uno sforzo sovrumano per permettere ad una delle due di vincere, ma alla fine della sua semifinale, Kojiro poteva dirsi soddisfatto. L’ultima sfida sarebbe arrivata solo due settimane dopo, e visto che lui e Ken erano rimasti un po’ indietro con il loro programma di studi, ne approfittarono per trovarsi qualche volta ancora per studiare e chissà cos’altro. - Kojiro…- - Cosa c’è?- - Volevo chiederti una cosa-. - Ti ascolto-. Kojiro era sdraiato sul petto di Ken nella palestra di karate. Avevano deciso di studiare lì per godere del fresco di quelle stanze, ma fino ad allora avevano preferito pomiciare sul pavimento. - Mio padre fra un mese e mezzo, forse, deve andare a Kyoto a trovare il nonno… mi ha detto che posso andare con lui, e io ho pensato di invitare anche te-. - A Kyoto?- - Sì, quando gli esami e il campionato saranno finiti, che ne dici? Abbiamo giusto le vacanze, non ti pare più che perfetto?- - Ma… non so…- - Dai, staremo nella casa di mio nonno… è una bella casa, è antica, è proprio…- - Come quelle che piacciono a te, ho capito… be’, ma magari tuo padre…- - Gli ho già chiesto se ti potevo invitare, era d’accordissimo. E poi deve ringraziarti per come ti occupi di me…- Kojiro sorrise malvagio. - Va bene, ma solo se arrivi fra i primi dieci, te l’ho detto!- - Ma perché… ma perché mi tratti così?- gemette Ken, mentre però si alzava a prendere i loro libri. - Se devo morire, almeno voglio scegliere io di quale morte!- - E, vediamo, di che morte preferiresti morire?- - Vediamo… preferirei morire sul campo di calcio dopo una faticosissima partita piuttosto che ammazzarmi di studio sapendo che comunque non ce la farò mai!- - Se sei così pessimista non ce la farai mai! Invece… penso che tu ce la possa fare?- - Tu credi davvero?- si illuminò Ken, grato. - Certo. A patto che, certamente, tutti i secchioni della scuola abbiano un colpo contemporaneamente e prima degli esami!- - Dunque mi stai prendendo in giro! Ma perché lo fai?- - Mi piace!- Ken distolse lo sguardo fissandolo nel libro. - Dai, basta studiare!- disse Kojiro strappandoglielo. - Andiamo fuori a giocare!- - Allora ci vieni a Kyoto?- - Solo se mi convinci davvero!- - Potremmo stare soli soletti fra noi… nessuno ci starà fra i piedi e…- Kojiro si rabbuiò ma Ken non se ne accorse. Negli ultimi tempi, da quando avevano fatto pace, Kojiro era molto più espansivo e molto più disponibile alle sue avances, Ken vedeva che quando stava andando troppo avanti Kojiro diventava teso, ma vedeva anche che si sforzava di tenere a bada la sua paura e di fidarsi di lui. Se fosse riuscito a procurarsi un paio di giorni in cui stare da solo con lui, pensava di riuscire a parlargli e anche a fare qualcosa di più, perché oltretutto… non ce la faceva davvero più ad aspettare. Da quando Kojiro gli aveva chiesto di avere pazienza, non faceva che pensarci, e faceva di continuo dei sogni erotici sul suo ragazzo. Kojiro aveva capito subito a che cosa mirava Ken. Lui cercava di dominare la sua paura irrazionale e di assecondare i desideri di Ken, ma comunque non si sentiva pronto per andare fino in fondo, e invece gli sembrava che quella proposta di Ken servisse proprio per farlo capitolare. Ken voleva portarlo in un posto dove nessuno sarebbe andato a disturbarli, in un’atmosfera rilassata, in una bella villa d’epoca, per spingerlo a fare sesso con lui, a costringerlo; sì, Kojiro si sentiva proprio così, costretto dalle aspettative e dal desiderio crescente di Ken, e anche dal fatto che avevano appena fatto pace e lui non voleva litigare di nuovo, e Ken era convinto che tenendo duro, lui avrebbe ceduto. Tutto ciò lo faceva sentire incredibilmente teso; se avesse accettato avrebbe passato il tempo a difendersi da Ken e ad inventare scuse che l’avrebbero solo offeso. Oppure avrebbe dovuto cedere, ma solo il pensiero del dolore che lo aspettava e del disgusto che provava anche solo ad immaginarselo non gli davano l’idea che sarebbe stata una bella esperienza. Ma se non avesse accettato… Ken se la sarebbe presa ancora di più. Aveva tempo per abituarsi all’idea, magari fra qualche settimana sarebbe passato tutto, magari tutte quelle paure si sarebbero rivelate solo una fase di passaggio e presto avrebbe cominciato a non pensare più a niente oltre al sesso come ogni sedicenne normale… ma era solo una pia illusione, perché il mostro che si agitava in lui si era svegliato da poco, ma lo portava dentro da troppo tempo per pensare che tutto sarebbe scomparso in così poco tempo… comunque non abbastanza per far contento Ken. Stava per mettersi a piangere dall’angoscia, e se l’avesse fatto probabilmente non avrebbe potuto più nascondere nulla a Ken; ma finse di sbagliare a colpire la palla per rifugiarsi fra gli alberi a cercarla, e lì si asciugò gli occhi e prese un bel respiro. Quando tornò aveva un tenero sorriso sulle labbra. - Ah, e lì poi fanno il gelato più buono del mondo!- stava dicendo Ken. Kojiro decise di accantonare il problema; era meglio affrontarli uno alla volta, adesso toccava alla Nankatsu e poi agli esami. Solo dopo a Ken e alla sua vacanza. Tempo, aveva bisogno di tempo. Qualche secolo, probabilmente, ma aveva anche bisogno di fidarsi disperatamente di qualcuno. Forse poteva essere Ken. Ci avrebbe pensato, ma per ora era meglio non riempirsi troppo la testa di pensieri. Domani, Ken, domani… - Domani ti faccio sapere, ok?- Domani… Visto che qualcuno mi ha fatto notare che i nomi
originali non sono del tutto chiari, e visto il discreto sbattimento che mi è
costato trovarli, metto qui sotto qualche notarella…i nomi che non ci sono
qui me li sono inventati oppure sono uguali anche in Italia! (1) Ken Wakashimazu e Kojiro Hyuga (spero
che si sia capito) sono Ed Warner e Mark Lenders. (2) Takeshi Sawada = Danny Mellow. (3) = Mambo FC. (4) = Julian Ross. (5) = Hot Dog
(gemelli Derrick) & Flynet (Philip Callaghan) (6) Tsubasa Oozora
& Genzo Wakabayashi = Holly&Benji!!!! |