questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere, essendo un po’ di transazione, non siamo ancora catapultati nell’avventura…

Godetevelo, 1 bacione a tutti!

Rowan MayFair

 

PS= TSUZUKI TI AMO!!! ^^

 



Choice precious

parte II - Dracula

di RowanMayFair

 

Fiori di pesco. Un viale alberato. Ecco la prima cosa che un visitatore, se mai un visitatore fosse riuscito a raggiungere quel lontano luogo, avrebbe notato.

E, se fosse stato pieno inverno, si sarebbe meravigliato nel constatare che, quei fiori, fossero ancora lì, perfetti nella propria bellezza, immutabili nel tempo, fissi nel susseguirsi delle stagioni.

Se potesse, questo qualcuno si sarebbe crogiolato nel camminare sotto quegli splendidi alberi, nell’irreale atmosfera che creavano i dolci petali rosa cadendo leggeri, prima di arrivare ad un immenso palazzo.

Lì, questo misterioso turista, si fermerebbe ad ammirare l’innaturale candore dell’antico edificio giapponese, prima di provare ad entrarci per visitarne le fini e ordinate stanze.

Ma purtroppo, per sfortuna di tutti i turisti del mondo, questo fiabesco scenario pur esistendo non potrà mai essere visitato da loro, e anche ne avessero la possibilità, nessuno la sceglierebbe.

Perché per entrare in questo territorio, non solo bisognerebbe essere defunti, ma essere morti in maniera dolorosa e struggente, con un rimpianto così inimmaginabile da non permettere di lasciare definitivamente la terra per accedere agli inferi, ma rimanere a meta strada.

Perché questo luogo, altro non è che il Meifù, il regno dei morti, e quell’antico e curioso palazzo è la sede dei dieci uffici giudiziari, dove vengono giudicati i peccati commessi in vita dagli uomini.

Ognuno di questi uffici ha un compito indubbiamente particolare, ma solo uno di questi risponde direttamente al grande re Emma, l’ultimo di questi uffici, quello riservato ai casi insoliti e quello da cui provieneil rabbioso urlo che segna l’inizio della nostra avventura:

la sezione evocazioni.

 

 

“TSUZUKIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!” un grido squarciò l’apparente calma nell’antico palazzo, facendo scorrere brividi di terrore a tutti i dipendenti “TSUZUKIIIIIIIIIIII… TI LICENZIOOOOOO!!!”

“capo… io credo che lei dovrebbe calm…”

“Zitto tu” il capo Konoe interruppe secco un giovane uomo biondo che gli aveva rivolto la parola, bloccandolo all’istante.

Quest’uomo, Yutaka Watari, sospirò esasperato giocando distrattamente con una ciocca dei suoi lunghi capelli, preparandosi al peggio. Erano alle solite, un nuovo incarico nella zona di competenza di Tsuzuki, e questo non c’era, sparito ad acquistare dolci chissà dove, mentre il suo partner sedeva silenziosamente di fronte al capoufficio.

Il biondo posò i propri occhi nocciola sulla figura dello shinigami, nonché segretario dell’ufficio: Seichiro Tatsumi.

Questo, con aria indifferente sedeva compostamente sulla sedia, i gomiti poggiati sul lungo tavolo di legno scuro, le mani intrecciate e l’immancabile completo perfettamente a posto, competo di giacca e cravatta.

Watari sorrise interiormente, nonostante non lo manifestasse, conosceva abbastanza bene Tatsumi da essere certo che in realtà fosse seriamente preoccupato, non che arrabbiato, per Tsuzuki.

Nel corso dei lunghi anni aveva osservato i propri colleghi, notandone poco a poco diversi atteggiamenti che cercavano di nascondere, e tra questi, non gli era di certo sfuggita la continua attenzione che Tatsumi riservava a Tsuzuki. Pareva non avere occhi che per lui, e questo, se inizialmente l’aveva gettato nello sconforto, era ormai cosa accettata.

Anche se a volte ripensandoci lo prendeva una malinconia…

 

“capo, non è come pensa!” un urlo riscosse Watari dai suoi pensieri, mentre tutti nell’ufficio si voltarono di scatto verso la porta appena spalancata. Sulla soglia, con un’espressione colpevole e il respiro affannato, sostava Tsuzuki.

“NON E’ COME PENSO, EH???” iniziò ad urlare il capo, guardandolo con un odio crescente.

“io… io ero in appostamento per.. sì…” farfugliò il più durevole dipendente della sezione, guardandosi in giro con i grandi occhini viola ed un aria da cucciolo smarrito…

Ad interrompere le urla furiose del capo e gli sproloqui del ragazzo dagli occhi color ametista intervenne il segretario che, con un’indecifrabile espressione, si alzò dalla sedia e in pochi passi raggiunse Tsuzuki.

A questa mossa, perfino il capo tacque un istante, tutti nell’ufficio conoscevano una delle regole per avere una non-vita tranquilla: mai far arrabbiare Tatsumi.

Questo, lentamente si chinò verso il viso del ritardatario e alzò una mano, avvicinandola al suo viso.

 

Tsuzuki chiuse istintivamente gli occhi di scatto… lo sapeva, aveva fatto nuovamente arrabbiare il partner, e questa volta non l’avrebbe scampata. Riaprì leggermente gli occhi, stupito, quando anziché una sberla o quanto di più terribile si era immaginato, sentì una leggera carezza sulla bocca;

sollevando leggermente lo sguardo vide Tatsumi avvicinare quelle stesse dita alla sua bocca e baciarle ad occhi chiusi.

 

Tutti i presenti erano come gelati. Il capo pareva una statua di ghiaccio, disgustato da quella vista, Watari aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa e da qualcos’altro… mentre Tsuzuki era immobile, lo sguardo fisso sulla mano del partner e un tenue rossore sulle guance.

Ad interrompere quello sguardo imbarazzante fu la causa di quello stesso, difatti Tatsumi, dopo un breve istante, riaprì gli occhi e li puntò in quelli di Tsuzuki.

“Tu…” sussurrò leggermente, chinandosi verso il suo viso e portando la mano incriminata nei capelli dello shinigami, accarezzandoli e tenendogli ferma la testa.

“i-io…” balbettò in risposta il giovane, sempre più imbarazzato , puntando il violaceo sguardo in quello azzurro dell’altro, dimentico della presenza degli altri due uomini.

“hai mangiato qualche dolce al caramello vero?” ringhiò il segretario, prima di tiragli i capelli ed  incominciare furibondo “siamo stati qui un’ora ad aspettarti, ci hai fatti preoccupare per un semplice dolce al caramello? Ma ti strozzo…”

 

E sotto lo sguardo allibito del capo e di Watari, i due partner cominciarono a discutere…

 

°*°*°*°*°*°*°*°*°*

 

“ma… dovevi proprio farmi così male?” piagnucolò Tsuzuki, mentre atterrava a Nagasaki con il partner, Watari e Gushoshin.

“ovviamente, sei un’idiota” rispose secco Tatsumi, troncando la discussione con un gelido sguardo.

Watari, osservando i due, sospirò esasperato.

“in ogni modo, cosa ne pensate del caso?” domandò, toccando finalmente un argomento di comune interesse, non che di vitale importanza…

“mmm…” pensò un attimo Tsuzuki, prima di fissare le violacee iridi, serie, in quelle nocciola dell’amico “un vampiro che succhia il sangue delle vittime… dobbiamo scoprire se questo misterioso Dracula è uno solo o sono un gruppo”

“signor Tsuzuki, si pensa sia solo uno, perché il numero delle vittime non è eccessivo, si aggira sull’una al giorno” intervenne Gushoshin “ora seguitemi, dobbiamo incontrarci con il nuovo partner del signor Watari”

I tre uomini annuirono, incamminandosi e continuando a discutere del caso e dove fosse meglio iniziare le ricerche…

 

“Ahhhhhhhhhhhhh” un urlo, il secondo della giornata, attirò l’attenzione dei tre, am questo ebbe il potere di gettarli nel panico molto più di quello di Konoe.

“E se fosse…” domandò incerto Watari

“ma no, è giorno…” rispose Tatsumi, innervosito, ma non fece tempo a completare la frase che Tsuzuki era già corso verso il luogo.

“Tsuzuki!” urlo immediatamente Tatsumi, correndogli dietro senza pensarci due volte, al seguito immediatamente si affrettò anche Watari con Gushoshin.

 

Lo shinigami dagli occhi viola, affannato, andò a sbattere in pieno contro una ragazza.

“Oh mi scusi…” si fermò a metà frase, osservandola.

Era davvero particolare, quasi inquietante: lunghi capelli bianchi, occhi e labbra color del sangue che ne risaltavano il pallore innaturale.

“sta bene…?” non fece in tempo a concludere la domanda che questa si liberò della sua presa e scappo via. Dopo un attimo di smarrimento, un secondo, più debole, urlo lo riscosse, e si mosse di poco, notando in un vicolo una ragazzina dall’aria terrorizzata che indicava qualcosa.

“Hei! che succ…” un cadavere. Un nuovo cadavere.

Con uno scatto, lo Shinigami fu sulla vittima e ne spostò delicatamente il collo…

Due buchi.

 

“dannazione, il vampiro ha preso il sangue di un’altra vittima…” pensò nervosamente, prima che un’idea lo fulminasse.

“Sangue. Dannazione, è quella ragazza il vampiro. Le sue labbra… erano di quel colore per questo!”

Velocemente, dimentico che gli altri due shinigami lo stavano cercando, si lanciò all’inseguimento della ragazza dai capelli bianchi.

 

“Tsuzuki. Diavolo, dove sei finito? Tsuzuki!” lo chiamò per la milionesima volta Tatsumi, mentre la paura iniziava a prendere il dominio delle sue emozioni.

Dove poteva essere andato quel disgraziato? E se gli fosse successo qualcosa?

No, non poteva sopportarne neanche l’idea.

Ma nonostante le cacciasse, continue immagini di Tsuzuki morso dal vampiro sostavano nella sua mente. Non doveva essere così. No. E lo aveva appena trattato male. No. Doveva ritrovarlo. E in frettissima.

Un pianto lo distrasse dai suoi pensieri, e si trovò di fronte ad il cadavere della ragazza. Notò subito i morsi.

“Tsuzuki” sussurrò ghiacciato, mentre il terrore era ormai padrone della sua mente.

 

“anf… anf…” Tsuzuki si fermò un attimo, stremato, trovandosi nel pressi di una chiesa. Ci entrò, sperando di trovare il vampiro, ignaro che con quella mossa, stava irrimediabilmente condannando il suo destino, dandogli una svolta inaspettata e fatalmente pericolosa.

 

Silenzio. Un’irreale silenzio regnava in quel luogo. Una sorta di pace perfetta. Qualcosa di quasi inesistente, fu questo il primo pensiero dello shinigami, mentre con passo calmo entrava nel luogo sacro.

Le vetrate, di tanti colori, dipingevano la luce dandole svariate tonalità che rendevano l’ambiente più caldo. Socchiuse un attimo le violacee iridi, per permettergli di abituarsi a quella luce, mentre con la mano slacciava il primo bottone della camicia.

Realmente, in quel posto l’afa era sconvolgente.

Appena le riaprì, notò una figura bianca, inginocchiata di fronte al lavorato altare, che indubbiamente pregava.

Lentamente, Tsuzuki si avvicinò ad essa, facendo attenzione a non fare rumore. Nonostante ciò, questa parve udire il fruscio dell’impermeabile nero, perché si alzo, voltandosi appena verso di lui, restando in silenzio.

“mi scusi…” la chiamò appena Tsuzuki, quasi timoroso di rovinare la silenziosa pace del luogo.

La figura misteriosa si alzò, voltandosi finalmente verso di lui.

La prima impressione di Tsuzuki, u che quest’uomo fosse incredibilmente bello.

 

Corti capelli argentati scendevano lungo il viso, fermandosi all’inizio del mento.

Una lunga frangia copriva completamente l’occhio destro, mentre il sinistro, puntato sullo shinigami, era di un intenso argento, ancora più bello dei capelli.

Labbra sottili e lineamenti decisi. L’intera figura emanava uno strano candore, forse l’insieme tra l’argento del viso e il grande impermeabile bianco, e forse la sottile scia argentata che gli percorreva il viso, una sottile lacrima che brillava in quella calda luce.

 

“desiderava?” interruppe quella silenziosa ammirazione l’altro uomo, asciugandosi velocemente la lacrima. “perdonatemi.. non volevo farmi vedere piangere…”

“no… si figuri…” scosse la testa Tsuzuki, mentre e violacee iridi osservavano ancora il punto in cui fino a pochi secondi prima era scesa la lacrima.

Notando poi il silenzio creatosi, si riprese leggermente da quell’atmosfera ovattata e da quello strano intontimento.

“volevo solo sapere… se aveva per caso visto entrare una ragazza con dei lunghi capelli…” si spiegò lo shinigami, fissando finalmente negli occhi l’uomo.

“no” rispose semplicemente il misterioso individuo, regalandogli un sorriso triste.

Tsuzuki sentì l’impellente bisogno di uscire a prendere una boccata d’aria, l’afa era ormai insopportabile.

“capisco… grazie lo stesso” detto questo, si incamminò velocemente verso l’uscita, senza più girarsi, così non notò lo stano lampo crudele che passo negli occhi dell’uomo guardandolo uscire.

 

“signor Watari, dove pensa siano finiti il signor Tsuzuki e il signor Tatsumi?” domandò Gushoshin, innervosito dalla situazione.

“non lo so” pensò Watari, senza dar voce alla riflessione “ma di certo dobbiamo trovarli in fretta. Spero solo che Tatsumi abbia trovato Tsuzuki, o ormai sarà nel panico totale…”

 

Riprendendo la corsa, ancora leggermente confuso, Tsuzuki arrivò in una piazza, si guardò intorno, ma non fece in tempo a fare un passo che sentì distintamente qualcosa puntato sulla sua schiena.

Qualcosa di molto simile ad una pistola. Troppo simile.

 

non muoverti!”