Spoilers: ma no, dai... cmq tutto si svolge alla fine del manga!

Disclaimers: ma come ve lo devo dire che quel cesso di Inoue è mio padre? e vi darò anke una news in anteprima: Eiichiro Oda è mio zio!!!

Note: Choco e Hana vi amo *_* grazie di farmi sempre i commentini sclero e di spronarmi a scrivere, senza di voi non sarebbe lo stesso ^_^

 


Chocolate 

third time

di Alexiel


L'allenamento quel giorno cominciò e finì in un'atmosfera silente. Poche urla, tranne che da parte di Taoka-sensei e una serie di scariche elettriche tra il playmaker e l'asso del Ryonan.

Come previsto da Fukuda i componenti della squadra risentivano del malessere del capitano e pur concentrandosi e impegnandosi, non riuscivano ad esprimersi in tutta la loro verve: da qui le urla di Taoka, stressato più che mai.

-Cavolo ragazzi!!!!E' da una settimana che giocate sottotono, adesso sono davvero STU-FO!!!!

Per punizione questa sera dodici giri di campo esterno e cinque serie da cento di addominali, così vi stancherete e magari stanotte dormirete!!! E io adesso me ne vado, perché sennò mi viene un esaurimento!!!-

La vena nel mezzo della fronte di Taoka pulsava pericolosamente.

-Sendoh!! Falli correre! E corri anche tu!!! Correte!! Io vado, che è meglio…-

Così dicendo l'allenatore infilò la giacca della tuta e se ne andò borbottando verso la sua piccola utilitaria rossa.

Dopo aver portato a termine l'allenamento toccato come punizione, i ragazzi, distrutti, si recarono alle docce, desiderosi di lavarsi e rilassarsi. Sendoh era stato implacabile, non aveva concesso nulla e aveva seguito alla lettera le indicazioni del coach.

Il suo viso era tirato, serio e ombroso: i compagni di squadra non lo avevano mai visto così e non si azzardarono a disubbidirgli.

In realtà Akira era roso da un dolorosissimo senso di ansia… non ce la faceva più, voleva parlare con Hiroaki.

Rimasero lui e Fukuda a mettere in ordine i palloni e il materiale della palestra, mentre gli altri ragazzi si lavavano velocemente e lasciavano la palestra a gruppetti salutando educatamente.

Alla fine anche Fukuda finì di asciugarsi i capelli rapidamente e uscì, decidendo però di aspettare Sendoh nel parchetto di fronte scuola, giusto nel caso che l'amico avesse avuto bisogno di compagnia mentre tornava a casa.

Finalmente Sendoh e Koshino erano rimasti soli. Loro due e le parole non dette.

La tensione era tangibile e dolorosa come una spina infilata sotto un'unghia.

Akira faceva finta di piegare i suoi vestiti nell'attesa che Hiroaki andasse da lui, ma il ragazzino sembrava impegnatissimo a togliere la polvere dalle sue lucidissime scarpe da ginnastica.

Sendoh non ce la faceva più, l'ansia era troppa, così decise di rivolgere per primo la parola al suo ragazzo che sembrava davvero restio a prendere l'iniziativa.

-Allora Hiro-kun…- 

Sendoh usò il vezzeggiativo e un tono di voce dolce, per far capire al moretto che era disponibile ad ascoltarlo.

Hiroaki sollevò lo sguardo e fissò i suoi occhi d'onice in quelli di Akira.

-Prima hai detto che volevi parlarmi… eccomi, sono qui… sono tutto orecchi… parla pure, ti ascolto.-

Hiroaki si era autoimposto di rimanere calmo, aveva pensato al discorso da fare a Sendoh per tutto il giorno ed era deciso a non dare in escandescenze come al solito, voleva avere con Akira uno scambio verbale tranquillo e sereno perché era stanco di stare male e di fare stare male il ragazzo che amava.

Quello di imporsi le cose, però, era purtroppo il modo migliore per partire tesi ed agitati.

Infatti ad Hiroaki tremava la voce e non riusciva più a guardare Akira in volto… ciuffetti di capelli liscissimi e neri ancora inumiditi dalla doccia gli ricadevano sul viso dai lineamenti delicati coprendogli gli occhi.

-E..ecco… I..io.. credo di aver sbagliato a reagire in quella maniera esagerata l'altra sera a casa mia… non volevo che te ne andassi così… ed ho esagerato ad andarmene come una furia quando tu… quando tu…-

Hiroaki tirò su col naso e si sedette su una delle panche di legno. Ora non era solo la voce a tremare, ma tutto il suo corpo esile.

-I.. io… io capisco che tu possa avere un certo tipo di desideri nei miei confronti, ma non per questo dovresti sentirti in diritto di sbattermi come e dove ti pare e piace senza nemmeno chiedere il permesso…-

Questa frase ferì Akira in profondità. Era come se il suo ragazzo gli avesse dato del pervertito violentatore: si era sentito colpire nell'intimo delle sue sicurezze, perché era certo di non aver mai spinto Hiroaki a fare cose a lui sgradite… aveva sempre cercato di essere dolce e paziente… ma tuttavia… evidentemente non lo era stato abbastanza. Gli risuonavano in testa le parole di Fukuda, secondo il quale Hiroaki aveva qualcosa, un problema del quale non riusciva a parlare… magari paura…

E nonostante l'amico gli avesse consigliato di essere cauto, Akira non resistette e gli buttò in faccia tutti i propri dubbi.

-Io capisco che tu abbia paura, Hiro… -

Hiroaki a questa frase cominciò a perdere le staffe.

-Non farmi da psicanalista, non ne ho bisogno, grazie… e comunque io non ho nessuna paura!!!-

Fu il turno di Akira di cominciare ad innervosirsi… decisamente le cose non stavano prendendo la piega prevista… di nuovo Hiroaki si stava mettendo sulla difensiva rinchiudendosi nel suo guscio impenetrabile.

-Hiro-kun.. ti prego… non negare di avere qualche problema che ti blocca… io voglio solo aiutarti, lo sai quanto bene ti voglio, e…-

Il playmaker si alzò dalla panca rosso in volto e si parò di fronte ad Akira, minacciandolo con un pugno.

-Non provarci Akira, non provarci nemmeno! Questi trucchetti psicologici con me non funzionano! Non dirmi che mi vuoi bene quando il tuo fine ultimo è solo quello di scoparmi!-

A questo punto Akira non resistette più. Aveva voglia di prenderlo a sberle, per farlo smettere di parlare e di dire quelle cose terribili. Si trattenne dal mollare un ceffone ad Hiroaki, era troppa la disparità di potenza muscolare tra i due e lo avrebbe sicuramente scaraventato a terra se solo ci avesse provato.

Sfogò quindi tutta la rabbia repressa nei giorni trascorsi urlandogli in faccia quello che realmente pensava.

-Senti Hiroaki!!! Adesso hai rotto con questo discorso del cazzo, porca miseria! Non comportarti come se ti avessi stuprato, perché non è stato affatto così! Credevo ti piacesse, OK? Cosa cazzo vuoi che ne sappia io che invece ti fa schifo se ti tocco? Tu non parli, porca puttana! Sei solo capace di trattarmi come una merda e apri quella bocca solo per ferirmi!!! Renditi conto di come ti stai comportando per un problema che è solo nella tua testa! E quando io cerco di venirti incontro per cercare di capire *INSIEME* cosa c'è che non va per salvare una storia a cui tengo, tu cosa fai? Cosa cazzo fai?????? Ti metti a sbraitare come un idiota e mi minacci con quel pugno microscopico!!! Per la miseria Hiroaki! Ma non capisci che io volevo solo aiutarti? Ma perché reagisci così??-

Koshino rimase allibito di fronte alla furia del compagno: non aveva *MAI* visto Akira così arrabbiato. Aveva davvero paura, anche se sapeva che non gli avrebbe mai messo le mani addosso… la sua era una paura più sottile, un terrore gelido e affilato come una lama infilata nella schiena a tradimento… aveva paura di perdere Akira. Temeva che per colpa del suo caratteraccio avrebbe perso la cosa più meravigliosa che avesse mai avuto… si sentiva in trappola, non sapeva come fare per uscire da quella situazione che ormai era degenerata paurosamente… il capitano era arrabbiatissimo, oltre il limite dell'immaginabile: aveva le vene del collo in rilievo e i pugni talmente stretti che le nocche gli erano diventate bianche.

Hiroaki parlò con una vocina sottilissima, quasi inudibile:

-Nessuno può capirmi… nemmeno tu Akira… non sai nemmeno di cosa stai parlando… -

L'asso del Ryonan sbottò definitivamente.

-Ah io non posso capire… allora sono deficiente, ecco cosa sono!! E dal momento che tu pensi che io sia solo un maniaco e che stia con te solo nella speranza di trascinarti nel mio letto per soddisfare le mie voglie, allora sai cosa ti dico Hiroaki? Che questo stronzo insensibile se ne va.-

Sendoh guardò per un'ultima volta il viso di Koshino, quel viso così bello, con un nasino perfetto, occhi a mandorla neri dai riflessi violetti e quelle labbra rosa e carnose, che sembravano fatte apposta per essere baciate.

Ma resistette alla tentazione di abbracciarlo, stringerlo a sé e chiedergli scusa, resistette e si girò, dandogli le spalle. Strinse gli occhi per non piangere, ma la sensazione di pizzicore all'interno del naso non gli dava tregua, così Akira evitò di aggiungere parole a quello che aveva già detto e corse fuori dalla stanza, fuori dalla palestra, col cuore che gli batteva all'impazzata e le lacrime che ormai libere gli scivolavano copiose sulle guance arrossate.

Fukuda lo adocchiò mentre usciva dal cancello della scuola e gli andò incontro, stupito di vederlo così sconvolto. Sendoh singhiozzava e tremava, non sembrava più lui, il ragazzo dall'espressione pacifica e dolce che tanta tranquillità e sicurezza infondeva negli animi di chiunque.

Era un Akira distrutto, quello che Fukuda strinse in un abbraccio fraterno, e mentre gli accarezzava dolcemente la schiena per farlo rilassare gli sussurrava all'orecchio di calmarsi, che tutto si sarebbe risolto.

-No Fuku-chan, non si risolve niente! E' stato un flop, parlare con Hiro è impossibile… senti ti prego… vai a vedere come sta, io.. io.. onegai Fuku-chan… era sconvolto… non voglio che rimanga da solo, ma io non posso tornare lì dentro! Non lasciarlo solo, accompagnalo a casa…-

Fukuda annuì e rilasciò Sendoh dall'abbraccio nel quale lo teneva stretto, allontanandolo da sé quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.

-Vai a casa Akira, e non preoccuparti per Koshino. Ora vado a vedere come sta e lo seguirò fino a casa sua, poi ti telefono, ok? E tu per favore non fare cazzate.-

Sendoh abbassò gli occhi e scosse la testa.

-Non preoccuparti Fuku-chan. Me ne vado dritto a casa… magari prenderò a calci qualche muro per strada così almeno mi sfogo..-

Fukuda sorrise all'amico e gli battè una mano sulla spalla, poi oltrepassò il cancello della scuola e si diresse verso la palestra. Prima di entrare si voltò in direzione dell'uscita: la figura di Sedoh era nera, stagliata contro il rosso del sole al tramonto, e sembrava curva.

Fukuda sentì una stretta al cuore, ma proseguì, lasciandosi alle spalle quella penosa silhouette.

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Non è che Koshino fosse uno spettacolo migliore, comunque.

Rannicchiato a terra con la schiena contro il muro dello spogliatoio e la testa affondata tra le ginocchia, singhiozzava disperatamente, sembrava guaisse come un cucciolo abbandonato.

Kitcho aspettò un po' prima di avvicinarsi, dato che il ragazzo non accennava a calmarsi... accostarglisi subito sarebbe stato un errore, Hiroaki lo avrebbe certamente allontanato con uno dei suoi soliti gesti stizzosi.

Rimase a guardarlo per un po', il cuore straziato dai suoni penosi emessi dal ragazzo accovacciato di fronte a lui.

Quando i singhiozzi lasciarono il posto al silenzio interrotto dal tirar su col naso e dal tossire, Kitcho fece un paio di passi in direzione di Hiroaki.

-Chi è?-

La figura possente di Kitcho si stagliava nera e decisa contro la luce fievole che proveniva dal corridoio. Koshino si asciugò il viso con l'avambraccio e sembrò farsi ancora più minuscolo contro il muro, sembrava desiderare di esserne risucchiato.

Aveva il viso rosso e congestionato, e gli occhi talmente gonfi che sembrava facesse fatica a tenerli aperti.

-Da quanto tempo sei lì, Fukuda?-

Kitcho fece un altro piccolo passo verso il moretto.

-Sono appena arrivato... mi ero dimenticato di chiudere l'armadietto a chiave.-

Koshino lo guardò con sospetto, ma non fece nulla per scacciarlo. Sembrava aver completamente perso le forze e la volontà. Aveva pianto talmente tanto e con tanta violenza da non riuscire nemmeno a mettersi in piedi per paura di una vertigine che lo avrebbe fatto cadere rovinosamente a terra.

Kitcho si frugò in tasca e tirò fuori un pacchetto di fazzolettini, allungandolo a Koshino, che lo prese ringraziando a bassa voce.

Si sfregò gli occhi ottenendo come risultato solo di arrossarli ancora di più.

-Aspetta Hiro, ci penso io.-

Fukuda andò nei bagni e tornò con un asciugamano inumidito.

Si avvicinò al ragazzo rannicchiato e cominciò a detergergli delicatamente il viso, picchiettando con molta dolcezza la zona perioculare.

Koshino si lasciò pulire, sembrava un gattino abbandonato tanto tremava, e la mancanza di ogni tipo di reazione alle cure dell'amico stupì Fukuda, anche se pensò che forse era meglio che fosse così remissivo, magari sarebbe riuscito a farlo sfogare.

Fukuda si mise in ginocchio di fronte a Koshino, continuando ad accarezzargli la pelle arrossata con il panno morbido.

-E' stato peggio del solito eh Kosh?-

L'altro spalancò gli occhi e per un attimo parve trattenere il respiro... poi lo rilasciò in un lungo gemito tremante e chiuse gli occhi, allontanando delicatamente la mano di Fukuda dal proprio viso.

-E' stato *tremendo* Fuku-chan... l'ho fatto arrabbiare e credo che adesso sia tutto finito... ma sai.. forse è meglio così... almeno per lui... è un ragazzo meraviglioso, troverà di certo qualcuno che lo renderà felice... quanto a me.. beh.. sono abituato a stare solo.-

Fukuda ringhiò e appoggiò una mano sul ginocchio del playmaker:

-Ehi Kosh... spero che tu non abbia parlato seriamente! Non è finito proprio nulla, quel ragazzo ti ama con tutto se stesso, non puoi arrenderti così!-

Kosh sorrise: un sorriso triste, ironico, stanco.

-Fuku... Akira è un ragazzo pieno di energia, sensuale, vitale... io lo sto rovinando... non posso dargli tutto quello di cui ha bisogno e lui non merita nulla di meno che la perfezione al suo fianco... io.. io lo amo tantissimo, ma sapere di non poterlo soddisfare mi fa sentire tanto male, come se fossi mutilato... ecco io... non so come spiegarti...-

Al ragazzo veniva di nuovo da piangere e Kitcho spostò la mano dal ginocchio alla spalla di Koshino, stringendola con decisione, in un gesto di comprensione e conforto.

-Provaci, Kosh... prova a spiegarmi cos'è che ti sta straziando dall'interno.. perchè se non lo fai venire fuori rischi di rimanere per sempre nel tuo guscio e soprattutto di perdere Akira. Strappa via il dolore, è come un pezzo malato di te Kosh... fa parte di te, ma va asportato e questo è il momento migliore per farlo.-

La voce tranquilla di Fukuda, quella mano grande e calda sulla spalla, il fatto che non fosse sentimentalmente coinvolto come con Akira erano tutti motivi che permisero a Koshino di fidarsi.

E il ragazzo parlò.

Finalmente, dopo quattro anni di doloroso silenzio il giovane playmaker riuscì a liberarsi del fantasma che lo attanagliava e opprimeva, bloccandolo in ogni suo tentativo di rapporto sociale.

Non guardò mai Fukuda in viso mentre gli confessava il suo terribile segreto nè Fukuda ebbe il coraggio di alzare lo sguardo per cercare quello di Koshino, data la gravità del problema.

Nemmeno nelle sue teorie più azzardate Fukuda avrebbe pensato ad una cosa del genere.

-Sono stato violentato.-

Secco, lapidario.

Dopotutto era una cosa talmente grossa che Koshino non avrebbe potuto dirgliela che così, come se stesse sputando il veleno che da anni gli intorbidiva il sangue e la vita.

Fukuda tacque, lasciando che la scoperta sedimentasse nel suo cuore. Vivendo in un quartiere popolare non era nuovo a storie del genere, ma sentirsela raccontare da un suo compagno di squadra come esperienza diretta.. dal piccolo Koshino, poi... aveva avuto un effetto devastante su di lui.

Non riusciva ad immaginare qualcuno che potesse usare violenza contro quell'esile ragazzino dai lineamenti efebici e dal fisico delicato.

Anzi a pensarci meglio... era proprio quel tipo di bellezza innocente e acerba che suscitava nelle persone coralmente considerate *perbene* desideri perversi e contro natura.

Violentare un ragazzino di dodici anni... che cosa tremenda... Finalmente Fukuda comprese il perchè della ritrosia del ragazzo nei confronti del sesso... era stato traumatizzato quando era ancora tenero come il bocciolo di un fiore!

Koshino ormai aveva sciolto il nodo legato intorno al suo cuore e raccontò all'amico tutto della sua amara e dolorosa esperienza.

-Lui era il mio allenatore di basket delle medie, rimase con noi solamente per il primo anno, poi fu allontanato perchè non aveva fatto del male solo a me... io lo adoravo, era il mio idolo, lo consideravo il fratello che non ho mai avuto...-

Fukuda azzardò una carezza sulla testa del ragazzo, che non la rifiutò, ma si lasciò andare a un sospiro tremante.

-Aveva cominciato con semplici apprezzamenti, pacche sul sedere, abbracci *apparentemente* paterni... finchè una sera in cui mi aveva trattenuto con la scusa di insegnarmi un paio di finte riuscì ad avere la meglio su di me e mi fece delle cose.. innominabili... dio... irripetibili...-

Fukuda si sporse verso il ragazzo e lo abbracciò stringendolo forte a sè. Koshino cominciò a piangere e a singhiozzare, aggrappandosi disperatamente all'amico.

-Piangi Hiro-kun, piangi e sfogati, fai uscire tutto...-

Fukuda aspettò che il respiro del ragazzo si tranquillizzasse, prima di allontanarsi leggermente per guardarlo in viso:

-Hiro-kun... piccolo... come hai fatto a tenerti dentro una cosa così terribile per tutto questo tempo?-

Hiroaki azzardò un'occhiata in direzione dell'amico e il viso pacifico, anche se solcato da rughette di preoccupazione, di Fukuda, gli diede un senso di tranquillità.

Ma perchè con Akira non era lo stesso?

Perchè non riusciva a parlarne ankche con Akira così serenamente?

-Non lo so Fuku-chan... so solo che sto facendo del male ad Akira e che se continuiamo a stare insieme gliene farò ancora di più... ma non riesco a parlargliene! Ogni volta che entriamo in discorso io divento isterico... mentre con te è stato così semplice... e adesso mi sento anche meglio...-

Fukuda sorrise e si alzò.

-Aspetta qui un secondo Hiro-kun.-

Dopo qualche minuto Kitcho tornò con un paio di lattine di pocari sweat in mano prese al distributore automatico.

Hiroaki si era decisamente calmato... era il momento perfetto per parlargli di Akira e del loro rapporto.

-Senti Hiro, disse Kitcho porgendogli una lattina già aperta, io capisco benissimo che tu non te la senta di dire certe cose ad Akira... lui è il tuo ragazzo, quindi credo che tu veda questa esperienza come una specie di macchia della quale ti devi vergognare e farla vedere proprio a lui, per il quale vorresti essere perfetto, ti blocca...-

Hiroaki lo interruppe con un sibilo:

-Kitcho! Sì... è proprio così... io mi sento sporco... non voglio che Akira venga a conoscenza dello schifo che mi è successo... lui è così perfetto e puro... -

Kitcho sorrise di nuovo.

-Ma vedi... devi capire che ad Akira tu non farai *MAI* schifo... lui ti ama troppo... probabilmente soffrirà se gli racconterai quello che ti è successo... ma soffrirà per *TE*, non per se stesso... tuttalpiù, svitato com'è, si metterà in testa di andare a cercare quel professore per dargli una bella lezione, ma per quanto riguarda *TE*, Hiroaki, lui non ti amerà di meno perchè ti è successa una cosa così terribile... e dopotutto non è stata colpa tua, no?-

Hiroaki non sembrava del tutto convinto.

-Dici che non è stata colpa mia? Per me un po' sì... non sono stato attento, ho ceduto, non ho avuto polso... se davvero non avessi voluto che accadesse, sarei stato più... più forte...-

Kitcho alzò improvvisamente la voce, facendo indietreggiare Koshino.

-Hey! Non dire stupidaggini, Hiro... eri un bambino, per la miseria, cosa vuoi che capisca un bambino innocente del viscidume che c'è nel mondo dei grandi? Tu sei una vittima...anche se non devi usare mai la tua esperienza per piangerti addosso. Devi alzarti e andare avanti, impara ad amarti un po' di più e vedrai che trovarai semplice anche l'essere amato da altre persone... primo fra tutti Akira, che vorrebbe solo vederti felice e sereno.-

Ad Hiroaki venne nuovamente da piangere, ma di commozione questa volta. Il suo Akira.. il suo dolcissimo, meraviglioso Akira... Come aveva potuto trattarlo così male, farlo piangere, farlo soffrire... Akira era il ragazzo dall'eterno sorriso, quello a cui tutti si appoggiavano, quello che aveva sempre una parola gentile o un consiglio... parlare con Kitcho aveva chiarito le idee al giovane playmaker.

Adesso sapeva finalmente cosa fare.

 

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I due ragazzi si salutarono fuori dalla scuola con un abbraccio. Hiroaki quasi scomparve tra le braccia del muscoloso giocatore molto più alto e grosso di lui, ma la sensazione di calore che proveniva da quel corpo lo fece sentire al sicuro.

-Grazie di tutto Fuku-chan... e scusa se ti ho fatto perdere tutto questo tempo...-

Fukuda allontanò il ragazzo da sè, con un movimento del polso lo fece girare e gli diede una leggera spinta.

-Vai a casa Hiro-kun... non ringraziarmi, ho fatto solo quello che era giusto... siamo amici dopotutto, no? E parla con Sendoh.. sei l'unico che può fargli tornare il sorriso...-

Hiroaki si voltò e annuì, poi con un grazioso inchino salutò Kitcho e si diresse verso la stazione.

**TSUZUKU**

 


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