Nota dell'autrice:
A grande richiesta ecco
un'altra delle mie oneshot! *lol*
Buona lettura e
spero che vi piaccia!^_^
Cho ...o La Lucciola e La
Farfalla
di
Vitani
C’era una volta una farfalla che non poteva
volare di giorno. Voleva volare di notte, ma c’era troppo buio e non vedeva
nulla. Allora incontrò una lucciola: “Ascolta lucciolina, illumina il mio
cielo, il mio cammino!” chiese la farfalla. “Sì, io lo farò. Ti accompagnerò
nel tuo cielo, finché potrò.” Ma le lucciole vivono poco, e prima o poi...
non potrò più volare insieme a te.
-
“Per me Dio e Delphine sono tutto...”
Tutto il mio mondo, tutto l’universo è rappresentato da loro.
Da lui.
Io, Lucciola, sono nato al solo scopo di servirlo.
Sin da quando venni al mondo, forse dalla prima volta che i miei occhi si
aprirono, il mio destino fu deciso.
“Tu sarai lo schiavo personale del fratello del Maestro.”
Come mio fratello maggiore Cicada, servo diretto di Delphine.
Mi posero inizialmente sotto la custodia di mio fratello, che mi impartì i
primi addestramenti e le prime regole.
Imparai ad obbedire.
Non avevo nome.
Non avevo identità.
Ero un niente.
Ma c’ero abituato. C’ero abituato e non avevo mai desiderato altro, perché
non avevo mai conosciuto altro.
Altro che ordini, altro che punizioni corporali.
Forse deriva da questo il mio sguardo rassegnato.
Quello sguardo che Sua Eccellenza Dio detesta.
Quello sguardo che non esprime mai nulla, nulla.
Non mi sono fatto mai domande. Non mi importa di chiedermi perché proprio a
me debba essere riservato questo. Perché proprio io debba essere servo,
perché non qualcun altro.
Non mi importa di saperlo, è così e basta. Sono nato con questa missione, la
missione di proteggere Dio, stargli al fianco ed asservirlo in tutto ciò che
desidera. Questa è la mia vita, solo grazie a lui io sono qualcuno.
Un servo vale meno di zero.
Un servo sopravvive soltanto finché il padrone ha bisogno di lui. Non
possiede alcun diritto.
Ricordatelo.
Questo è ciò che mi sono sempre sentito ripetere.
Mi avevano preparato ad accettare ogni suo capriccio, e che gli sarei
appartenuto dal momento in cui mi avesse dato un nome.
Non ci sarebbero state differenze fra me ed un animale da compagnia.
Non che questo mi creasse qualche problema... non me lo crea nemmeno ora.
È il destino delle cose. Ogni oggetto ha un valore. Il mio è quello di un
animale, forse meno visto che a un animale da compagnia non viene chiesto di
servire. Lo schiavo è schiavo per natura.
È facile vivere totalmente in funzione di qualcun altro, quando non hai
un’identità.
Ed in questo modo avrei potuto sopportare ogni cosa, ogni cosa... se fosse
stato necessario.
Però... stare con Dio non è mai stato un peso per me.
Fin dalla prima volta che lo vidi, scorsi in lui una dolcezza che non mi è
mai capitato di osservare in nessun altro essere vivente.
Lui è particolare.
Non si può descrivere in altri termini.
Ricordo questo, del mio rapporto con lui... non me ne resi conto subito, ma
poi... mi accorsi che lui mi teneva con sé perché aveva bisogno
effettivamente di me... non come si tiene un oggetto, di cui sbarazzarsi
appena ci si stanca. Lui mi teneva con sé perché mi voleva bene... non per
altro. E per me... questa era una cosa impensabile. Era impensabile che il
mio padrone mi considerasse addirittura un suo pari, mi volesse bene.
In un certo senso lo è tuttora.
Mi sembra ancora impossibile che lui possa volermi bene, ma pare proprio che
sia così.
Quanto piansi, quando mi disse che mi considerava suo amico!
Era arrivato ad offrirmi addirittura da mangiare, andando contro agli ordini
del Maestro...
Lucciola... lui mi ha chiamato così, e da quel giorno io gli appartengo.
Appartengo a questa creatura dolce come lo zucchero, talmente fragile da
avere bisogno di me per stare in piedi. Per questo io voglio proteggerlo.
Non soltanto perché è un mio superiore. È grazie a lui che io esisto, grazie
a lui ho un nome, grazie a lui sono qui ora, grazie a lui... ho scoperto
qual è il valore della mia vita.
Io non sono un insetto.
Come le lucciole, che volano alte nel cielo notturno donando luce al mondo,
io voglio donare luce a questa persona che rappresenta il mio mondo, il mio
universo.
Almeno per quel poco che mi è concesso.
Se lui mi vuole al suo fianco ed è felice, io resterò al suo fianco.
Nonostante tutto.
Nonostante il fatto che per quanto io voglia aiutarlo, per quanto voglia
stargli vicino, il mio stato è quello che è.
Sono un servo, tale rimarrò.
Non posso andare contro il volere di Maestro Delphine.
Il giorno della cerimonia, il giorno del suo compleanno, io dovrò essere con
Delphine.
Io non lo vorrei. Vorrei che Sua Eccellenza Dio fosse felice per sempre.
Vorrei renderlo felice.
Ma non posso.
Io non sarò al suo fianco quando lo porteranno via.
Non ci sarò più.
E lui vedrà solo tenebre.
Non posso andare contro il volere del Maestro.
Sono un servo.
E intanto penso che se la mia vita avesse per gli altri un qualche valore,
la darei al posto della sua.
Lui deve restare così.
Deve restare un ragazzo che trova la bellezza nelle cose più semplici, un
ragazzo che cerca di fuggire disperatamente ma che non può sottrarsi al suo
destino.
E soffre.
E io soffro con lui.
Con lui e per lui
Lui diventerà qualcuno che non conosco, qualcuno che non voglio vedere
neppure in faccia.
Lui non vuole perdere se stesso.
Ma non posso oppormi.
Non posso.
Non posso.
Eccellenza, perdonatemi.
Vi starò ancora vicino, se mi vorrete.
Lo prometto.
Ma le lucciole vivono poco, e i miei potrebbero essere solo i desideri di un
fantasma, nati per essere schiacciati, sepolti.
La mia vita accanto a voi non avrà più senso dopo il giorno del Giuramento.
Io non avrò più senso, perché sparirà il ragazzo fragile che voglio
difendere.
Voi sarete per me un estraneo, io lo sarò per voi.
Anche se mi ordineranno ancora di restare al vostro fianco.
Ora vi osservo giocare con le farfalle, voi che ridete allegro e
spensierato, voi che mi guardate con quella vostra inesprimibile dolcezza
che non scambierei con nient’altro al mondo... voi che mi sgridate dicendomi
di cambiare espressione ogni tanto, perché altrimenti non si capisce cosa mi
piace e cosa no...
Oh, vi prego Eccellenza, tentate di capirmi: a nessuno è mai importato ciò
che piace o non piace a me... a nessuno interessa ascoltare la voce di una
lucciola.
Forse solo a voi, e alla delicatezza del vostro cuore che ha imparato ad
amarmi.
Vorrei che vedeste la mia espressione in questo momento, voi che giocate con
le farfalle e siete proprio come loro, tanto bello quanto delicato... quanto
triste, tentate disperatamente di spiccare il volo in un cielo libero, ma le
vostre ali troppo leggere vi tengono sempre troppo vicino alla terra. Troppo
vicino a lei.
Vorrei che vedeste la mia espressione, mentre vi osservo, perché forse
capireste almeno un po’ del bene che vi voglio. Quel bene che non ho mai
espresso, questo bene che credo indegno di voi.
Io credo di essere indegno di amare voi, Eccellenza.
Ma vi amo.
Per me voi siete tutto, come io sono tutto per voi.
Che cos’altro conta davvero?
Per me è molto difficile capire.
Dico sul serio.
C’è quello che vorrei, e quello che mi ordinano di fare. Ma io non posso
esprimere nulla, perché il mio volere non conta nulla. Non cambierebbe
niente, anche se parlassi.
Credetemi, vorrei potervi aiutare con tutto il cuore.
Forse mi odierete, forse vi sentirete tradito da me.
E farete bene.
Le lucciole vivono poco.
E forse per voi io non sarò più un amico.
*fine*
Note finali: Questa piccola oneshot,
come avrete capito, riguarda la puntata numero 19 di Last Exile, dal titolo
“Promotion Sophia”. Per esteso riguarda la scena finale in cui Dio viene
osservato da Lucciola mentre gioca con delle farfalle, al tramonto. Trovo
che la sua espressione in quella scena sia una delle cose più dolci che
abbia mai visto. Anche le piccole citazioni sono prese da quelle scene,
quando Lucciola assaggia quella specie di frutto datogli dai meccanici della
Sylvana, Dio gli chiede se gli è piaciuto e lui esita nel rispondergli.
L’ho scritta molto di getto, non sono per niente sicura del risultato, spero
comunque che la gradirete. Le strofe iniziali, la “favola della Lucciola e
della Farfalla”, sono di mia invenzione, e vi pregherei di non utilizzarle
altrove.
Grazie.
Vitani
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