DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: Alla sys Silene, in primis, per avermi ricordato due importanterrime date!!! Alla mia kitsunina lontana, al di là dell'oceano...che finalmente torna a casa!!! Alla piccola sys Lucy_Tomo, tenerissima e affettuosa spalla a cui posso appoggiarmi e che per questo non smetterò mai di ringraziare ed adorare. A Lal, fanciulla meravigliosa che neanche si rende conto di quanto le voglio bene!!! E a tutte le Ficwriter che sanno quanto le stimo,e senza le quali non avrei mai cominciato questo iter... FESTEGGIAMENTI 01: Buon Halloween a tutti!!!! DISCLAIMERS: i personaggi sono tutti di Takehiko Inoue, le idee malsane sono le mie ^^ NOTE: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! NOTE 02: cariche politiche, topografia della città ecc... come sempre è tutto buttato a caso!!! NOTE 03: visto che oggi mi sento buona...lieto fine per tutti!!!!
Chim Chiminee di Marty
"Maledetto Rukawa!!! Ma ci sei venuto apposta per rovinarmi la vita in questa città? Kami, quanto ti odio!" Le strida riecheggiavano nella buia notte di Londra. Hanamichi Sakuragi, spalleggiato dalla sua banda, fronteggiò minacciosamente l'inviso nemico. "Do'hao, questo è il nostro incarico! Quindi sei pregato di scendere senza ulteriori schiamazzi e lasciarci lavorare in pace!" fu la risposta che ottenne dal moro che lo guardava con compatimento. "Giammai!" urlò lui imbracciando un lungo spazzolone nero che rilasciò una nuvola di fuliggine nel movimento. "Difenditi, se hai il coraggio!" Rukawa sbuffò e gli voltò le spalle, come a chiudere la diatriba, ma questo fece perdere il lume della ragione al rosso che gli calò il bastone sulla schiena senza pietà, facendolo ruzzolare lungo la sponda del
tetto mentre alcune tegole si infrangevano sul marciapiede sottostante con un inquietante crepitio. "Ma sei pazzo?!" gli gridò in faccia perdendo la sua consueta calma il moro. "Sai che siamo a 25 metri da terra?! Se cado mi sfracello!!!" "Era esattamente a questo che puntavo, stupida volpe!" rispose compiaciuto. "Tanto lo so che hai avuto l'appalto solo perché ti sei portato a letto qualcuno dei funzionari incaricati della selezione! E questo mi ha scrollato di dosso anche il briciolo di umanità che mi restava nei tuoi confronti! Sei un vigliacco, e te la farò pagare! Difenditi!" A queste parole il suo gruppo si scagliò contro quello di Rukawa dando il via ad una battaglia epica, a colpi di bastoni, spazzole e pugni. E tutto questo perché...
**********FLASHBACK*************
Hanamichi si guardò intorno intimorito. La sala d'aspetto del Consiglio Comunale certo non era un posto dove uno come lui potesse sentirsi a suo agio. I mobili chiari color tortora, le pareti bianche intonacate di fresco, i vestiti inamidati dei consiglieri... Tutto gridava che non era il suo mondo, quello. Tossicchiò nervosamente, ma il nervosismo si sciolse come neve al sole quando vide la persona che faceva il suo ingresso. "Rukawa!" gridò saltando in piedi. "E tu cosa diavolo ci fai qui?!"lo apostrofò. "Do'hao, non ti hanno insegnato l'educazione?" rispose a bassa voce il ragazzo dai capelli scuri. Hanamichi si zittì immediatamente ricordandosi dove si trovavano. "I signori Sakuragi e Rukawa sono qui?"chiese intanto una ragazza in minigonna consultando una cartellina che teneva in mano. "Sì!" risposero in coro i litiganti. "Il Sindaco Taoka vi sta aspettando, venite" "Facciamo i conti dopo, volpaccia!" sibilò il rossino all'odiato rivale seguendo la sculettante segretaria all'interno dell'ufficio del Sindaco. SBAM! Il Sindaco sbatté con forza il pugno sul tavolo di noce scuro. "Basta con queste stupidissime rivalità!!!! Siete le uniche due bande di spazzacamini che si possano definire tali e sappiano fare il loro lavoro, ce n'è così tanto da fare in città che certo non avete bisogno di litigarvelo e voi cosa fate?! Perdete tempo! Causate scompiglio! Sono stufo! Se non volete che vi ritiri le licenze farete meglio a darvi una regolata, mi sono spiegato? Non fatemi diventare cattivo, che mi sale la pressione!" concluse, mentre una vena gli si gonfiava sulla fronte. "Si calmi signor Sindaco, coraggio, ecco il suo tè" lo accudì premurosamente la segretaria. "Uhm...grazie, Aya, non so che farei senza di te..." rispose Taoka rilassandosi contro lo schienale della sua poltrona, sorseggiando la sua bevanda. "Comunque, veniamo al dunque. Fra una settimana arriverà in città l'Ambasciatore del Kurdistan che ha deciso di stabilirsi qui con la famiglia. Capirete quindi che si tratta di un evento di vastissima portata. Ora, l'Ambasciatore ha scelto la casa coloniale di Hodding Street, che modestia a parte è uno degli edifici che io stesso gli avevo proposto. L'unico problema è che la casa è rimasta inutilizzata per quasi sette anni, quindi l'interno è da rimodernare e pulire, e naturalmente anche le canne fumarie ed i camini sono da rimettere in funzione perché tutto sia perfetto al suo arrivo. Per questo abbiamo deciso di chiedere a voi di occuparvi dell'operazione. L'idea iniziale era una cooperazione, ma viste le vostre rivalità ed i danni che combinate abbiamo alla fine scelto uno dei due clan a voto unanime..." Mentre diceva così, guardò verso la porta dell'ufficio, da cui i Consiglieri facevano capolino, uomini e donne, per vedere un po' più da vicino il viso d'angelo di Rukawa. "La casa dell'Ambasciatore è pertanto assegnata al clan Rukawa" annunciò il Sindaco "Avete una settimana per rimetterla in sesto. Buon lavoro. E ora alzate i tacchi che ho da fare" concluse aprendo la sua agenda degli appuntamenti, come a sottolineare che il colloquio era finito. Hanamichi stringeva i pugni tanto che le nocche erano diventate bianche, e digrignava i denti mentre cercava con tutte le sue forze di rimanere calmo. "Beh, ciao do'hao" lo salutò Rukawa, che si aspettava uno scoppio d'ira, ma venne invece sorpreso da un "buon lavoro, Rukawa" e rimase sorpreso a guardare la schiena del rossino che si allontanava con i
suoi scagnozzi. "Ma Hana...perché non andiamo a dargliele di santa ragione e ci prendiamo l'incarico?" chiese Noma, sorpreso dall'innaturale passività dimostrata dal suo capo. "Aspettiamo, Noma..." e gli occhi di Hanamichi si accesero di mille bagliori "aspettiamo l'ultima sera e gli distruggiamo il lavoro! Vedrai che il Sindaco gli ritirerà la licenza e finalmente saremo noi gli unici spazzacamini della città!" concluse con una fragorosa risata cui fece eco quella della sua banda.
**********FINE FLASHBACK*************
"Non te la lascio passare liscia maledetto guastafeste!" gridò Sakuragi sferrando un poderoso pugno contro la mascella di Kaede. "Non ti lascio rovinare il mio lavoro!" rispose Rukawa con una ginocchiata nello stomaco. In realtà tutti gli altri avevano smesso di suonarsele per guardare lo spettacolo dei due litiganti.
***
"Scusami, megane-kun..." disse il ragazzo moro allungando una mano per aiutare l'avversario con gli occhi a rialzarsi da terra. Ma questo, con uno strattone improvviso, se lo fece rovinare addosso. "Accidenti, sono proprio maldestro!" rise quest'ultimo. "Comunque mi chiamo Kiminobu." Il moro gli scompigliò i capelli. "Piacere, io sono Hisashi."
***
"Ehi..." sentendo qualcuno toccargli la spalla, il ragazzo si voltò. Si trovò di fronte un volto arrabbiato con i capelli scuri che gli spiovevano sulla fronte. Sembrava sul punto di mettersi a piangere. "Che vuoi?" rispose sgarbato, nessuno poteva distrarlo mentre guardava il suo amato Hanamichi. "Ecco...io...insomma, lascialo perdere quello!" esplose l'altro mentre le lacrime gli bagnavano le guance. "Non ti vuole, non ti merita, ti fa soffrire...io invece...io..." un singulto gli spezzò la voce e così gli diede le spalle, imbarazzato. "Tu non sai neanche chi sono...mi chiamo Hiro..." due braccia forti gli cinsero la vita attirandolo contro l'ampio petto. "...aki, sì, lo so. è un po' che ti osservo, sai? E mi piaci. Ma dovrai avere un po' di pazienza, perché ho amato Hana per tanto tempo...vuoi aiutarmi a ricominciare da zero?" Hiroaki si girò nell'abbraccio per specchiarsi in quegli occhi blu luminosi e sinceri. "Certo, Akira" rispose sorridendo.
***
"Smettila! Fermati! Ehi! Ma sei sordo?!" Il ragazzo afferrò i pugni dell'altro, che si divincolò senza successo. "Fai il gradasso solo perchè sei più grande! Lasciami andare!!! Devo farti a pezzetti!!" "Tu non fai a pezzetti nessuno, scricciolo, non vedi che la battaglia si è fermata?" Rimettendosi a posto la fascia viola, il ragazzo si guardò intorno e si accorse che lo stangone aveva ragione. "Ok..."si arrese. Annuendo, il gigante dalla pelle dorata lo lasciò andare. "Hai un bel caratterino, sai?" gli sorrise, facendolo arrossire fino alle radici dei capelli. "Ma sei mille volte più carino con quest'espressione di quando sei arrabbiato! Sembri una scimmietta!Anzi, una Nobu-scimmia!"concluse ridendo allegramente. "Ehi! Falla finita vegliardo, il mio nome è Nobunaga!!!" rispose furioso il babb...ehm, il ragazzo saltellando su e giù. "D'accordo, Nobuscimmia!" disse allontanandosi, mentre il moro lo inseguiva gridando "Nobunaga!"
***
Insomma, tutti erano già in altre faccende affaccendati mentre i loro capi non smettevano di picchiarsi. “Ti farò pentire di essere nato!” gridò Hanamichi colpendolo con una poderosa testata. “Tu dovresti essere già pentito!” ribatté Kaede rifilandogli un calcio in faccia. Intanto, a furia di indietreggiare, Rukawa si trovò con le spalle al muro, contro una delle canne fumarie. Con un gran balzo, si portò sul bordo di essa, dove lo raggiunse allo stesso modo il rossino. “Non crederai di sfuggirmi con questi trucchetti, vero Kitsune?” gli ringhiò contro Sakuragi riprendendo la ‘conversazione’. Camminando lungo il bordo del comignolo, però, il rossino mise un piede in fallo, scivolando giù per la canna fumaria trascinando seco il rivale. Per loro fortuna, nel camino c’erano ancora i sacchi pieni di cenere che i componenti del clan Rukawa avevano raccolto. Ehm… Fortuna…? Vero è che rovinandoci sopra non si fecero praticamente nulla, ma… L’impatto li fece esplodere, causando una nuvola di cenere che si sparse in tutto il salone. Rukawa guardò costernato le pareti bianche e i divani chiari (per fortuna coperti da protezioni in plastica) la moquette riccioluta e le mensole di cristallo ammantarsi di fuliggine. Si voltò furioso verso l’avversario causa di tutto che, a causa dell’impatto, era ancora semi svenuto. Una settimana di lavoro…andata letteralmente “in fumo”. E tutto a causa di chi?! Uno stupido, ignorante, rozzo… …angelo del paradiso… La salivazione scese sotto i livelli di guardia. Hanamichi era sdraiato sulla moquette, che con il suo color beige faceva risaltare le ciocche rosse. Il viso accaldato per la battaglia aveva ora i lineamenti così rilassati da dare un senso di serenità, insieme a qualcos’altro che non aveva mai provato prima. Il petto dorato, visibile attraverso la camicia nera aperta, che si alzava e si abbassava aritmicamente con il respiro del ragazzo. Le mani grandi si aprirono e si chiusero, prima di accostarsi al viso per strofinarsi gli occhi come un bimbo che si sveglia, quegli immensi occhi striati d’oro che si posarono confusi per un attimo su di lui. Lo misero a fuoco. Ricordarono. L’espressione si fece nuovamente furibonda mentre Hanamichi saltava in piedi. “Maledetto Rukawa!” strillò agitato “Cosa diavolo è successo?!” “Ci hai fatto cadere giù per il camino, do’hao” rispose pragmaticamente il volpino, che ormai aveva deciso che quel ragazzo sarebbe stato suo. La sua frase, com’era prevedibile, fece ribollire ulteriormente il sangue al bellicoso capobanda, che gli si lanciò contro riprendendo la lotta. Ma dopo pochi minuti, il rossino iniziò ad innervosirsi. Kaede non solo non combatteva, ma lo fissava in modo strano e aveva sul volto un’ombra insolita. Se non avesse conosciuto il volpastro, avrebbe detto che stava sorridendo. Spazientito, gli fece lo sgambetto mandandolo al tappeto. Poi gli appoggiò le mani ai lati del volto e scese ad osservarlo da vicino. La pelle bianchissima, i capelli segosi e scuri, gli occhi color della notte profondi come mare in tempesta. Corpo scattante e muscoloso, dita affusolate… “Non riesco a capire cosa ci trovino, in te…” borbottò Hanamichi, ignaro delle trasformazioni del suo viso. Kaede però se ne accorse e così di scatto invertì le posizioni, sdraiando il rossino sotto di sé e avvicinandosi pericolosamente. “Oh, io dico che lo capisci benissimo invece…” gli sussurrò a pochi centimetri dall’orecchio, sfiorandogli il padiglione con le labbra. “…altrimenti perché sei arrossito?” Hanamichi spalancò gli occhi e boccheggiò cercando qualcosa di intelligente da dire, ma il suo cervello era andato in stand by. E certo la situazione non migliorò quando la linguetta morbida di Rukawa si sporse a delineare il contorno delle sue labbra. Arrendendosi a quella sensazione, il rossino le schiuse al contatto, trovandosi stretto fra le braccia del suo acerrimo nemico che gli stava regalando il primo bacio. Il mondo sfumò intorno a loro, che si persero l’uno nell’altro, dimentichi ormai della rissa, dei loro compagni sul tetto e dell’alba che tingeva di rosa l’orizzonte. L’alba…c’era qualcosa che doveva ricordare dell’alba…qualcosa…sì…il volpino sentiva brandelli di coscienza baluginargli in testa ma non si prese la briga di ascoltarsi, era troppo preso dall’esplorazione del corpo e della bocca del ragazzo sotto di lui… Però… GNIIIIIC “Ed ecco il salone della vostra casa, Eccellenza, come potete vedere è in perfette condizione come il resto dell’immobile, infa…tti…” Il Sindaco Taoka rimase lì, con la maniglia in mano, senza riuscire a distogliere lo sguardo dai due aitanti giovanotti avvinghiati in mezzo alla fuliggine, spettacolo così inaspettato da impedire che si soffermasse sulle manate nere che adornavano l’intonaco bianco dei muri e le pedate scure sulla moquette… “Ma…ma…loro…come…cosa…se…” “Aveva detto loro di collaborare, signor Sindaco, no?” disse con una punta d’ironia nella voce la segretaria scotendo i boccoli scuri. “Sì, ma…!” lo scatto d’ira del Sindaco fu fermato dall’Ambasciatore, che gli mise una mano sul braccio e propose di andare a fare colazione. “Ma il salone…” tentò di chiedere Taoka. “Vedrà che al nostro ritorno troveremo tutto perfettamente in ordine, oh oh oh!” rispose l’Ambasciatore, tirandolo per la manica e portandoselo appresso. “Il capo non cambierà mai…” sorrise l’attendente dell’Ambasciatore richiudendo la porta della sala. “Il signor Anzai è davvero una persona squisita, dev’essere piacevole lavorare con lui” gli disse la ragazza. “Sì, lo è” rispose lui rivolgendole uno sguardo luminoso e sincero. La ragazza fu conquistata dalla dolcezza della sua voce. “Beh, che ne dici se andiamo a fare colazione anche noi?” propose quindi, un po’ titubante. “Ma certo! Senti, non ci hanno ancora presentato vero? Io sono Ryota!” “Ed io Ayako” la mano tesa verso di lui venne stretta con reverenza, mentre i due seguivano i loro superiori alla caffetteria, discutendo allegramente dei due spazzacamini e facendo pronostici su quello che li aspettava…
* OWARI *
Bah, senza pretese, una sdolcinatezza di Halloween! Spero vi piaccia… Fatemi sapere! A presto! Marty
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