Chiamate i
pompieri!!!
di Naika
Pow Rukawa
Stupido, stupidissimo, gatto!
“Meeow” miagola la bestiola fissandomi con i
suoi occhioni gialli.
Te lo do io il ‘meoow’!
Ma dico... come si fa ad arrampicarsi sul ramo
più alto di un albero e poi non riuscire più a scendere?
Maledetta bestiaccia!!
E maledetto me quella volta che scelsi di fare
il veterinario.
Se avessi optato per un’altra, qualsiasi,
occupazione ora non me ne starei qui a fissare corrucciato questa grande
quercia e il piccolo batuffolo di pelo bianco che è ancorato sul suo ramo
più alto, fissandoci con occhi, enormi e spaventati.
Il micio in questione è l’adorattissimo gatto
della signora Rosmary.
L’anziana donna ha solo questa bestiola a
farle compagnia per cui è andata totalmente nel panico quando due giorni fa
ha notato una certa inappetenza nel suo felino di casa.
E oggi me l’ha portato perchè lo visitassi.
Solo che, un’altro dei miei pazienti, un
buldog che non era tenuto bene a bada dal suo padrone, non appena ha visto
la sua bella coda bianca ha deciso bene di assaggiarla, dandosi
all’inseguimento del micio, che in preda al terrore si è arrampicato fin la
su.
Il problema ora è farlo scendere.
“Meeeeeoooowwww!” chiama disperato il
batuffolo di pelo mentre la signora Rosmary lo fissa angosciata.
“Pussy non ti muovere che cadi, amore della
mamma, sta attento!!!” singhiozza l’anziana signora.
Amore della mamma?
Per non parlare del nome!
Come si fa a chiamare un gatto, maschio, Pussy?
Non indaghiamo.
Il problema resta, il gatto, da solo, non
riesce a scendere.
“Provi a chiamarlo lei, dottor Rukawa?” mi
chiede affranta, sull’orlo delle lacrime, la nonnina.
Se spera che io mi metta a supplicare un
gatto, che si chiama Pussy per di più, di scendere dall’albero del mio
giardino si sbaglia di grosso.
La donna mi fissa con occhi lacrimevoli e
supplicanti.
Miseriaccia boia!!
Qui bisogna fare qualcosa...
Ma certo!
In tutti i film si vede il prode pompiere che
si arrampica sull’albero per tirare giù il gatto, no?
Estraggo di tasca il telefono e compongo il
numero per le emergenze.
La caserma non è molto lontana da qui, ci sono
passato davanti un paio di volte andando a fare la spesa.
Lascio il mio indirizzo alla ragazza che
prende la chiamata e poi cerco di tranquillizzare la signora.
Passano solo pochi minuti che sentiamo in
lontananza il suono delle sirene.
Temo che la segreteria si sia dimenticata di
informare il guidatore dell’autobotte che non si tratta di un incendio...
pazienza.
Due uomini che dimostrano più o meno la mia
età entrano dal cancelletto.
“Dov’è l’incendio?” chiede il primo dei due,
sfilandosi l’elmetto e guardandosi attorno.
Kami... l’incendio c’è l’ho io... nello
stomaco!
Pelle uniformemente dorata, liscia, morbida,
su cui il sole riflette ombre languide.
Capelli rossi come il fuoco, spettinati,
scompigliati amorevolmente dal vento che sposta delicatamente quelle ciocche
incredibili, permettendo alla luce di trarvi scintille rubino.
Fisico alto, muscoloso, perfettamente
proporzionato, fasciato dalla tuta rossa la cui giacca e slacciata a
rivelare la semplice maglia di cotone bianco che gli fascia i pettorali e
gli addominali, scolpiti, come una seconda pelle.
E poi i suoi occhi...
Si fermano per un momento nei miei e io mi
sento annegare in quel lago di cioccolato fondente, dalle striature
nocciola.
La signora Rosmary si fa avanti rompendo
l’incanto.
“Oh Hanamichi caro...” dice prendendo il
mio... cioè.... il ragazzo.... per un braccio.
E’ evidente che lo conosce.
Ma la signora Rosmary conosce tutti.
“Si tratta di Pussy...” dice indicandogli
l’albero “...non vuole scendere!” mormora affranta e le sue parole vengono
sottolineate dall’ennesimo “Meeeeoooooww” disperato del gatto.
Hanamichi, così si chiama il mio dio del
fuoco, le sorride, devastando il mio povero autocontrollo.
“Non si preoccupi signora adesso salgo e lo
porto giù in braccio!” le dice rassicurante prima di voltarsi verso il
collega e ordinargli di andare a prendere una scala.
Ora la domanda che mi pongo è...
... ma se io mi arrampicassi fin lì sopra
lui salirebbe e porterebbe giù anche me... in braccio?
Mentre il collega gli regge la scala lo vedo
inerpicarsi agilmente su per essa, fino a raggiungere il gatto.
I suoi movimenti sono sicuri e rilassati.
Le lunghe gambe si flettono e si piegano nel
fare gli scalini mentre la stoffa rossa dei pantaloni gli disegna i polpacci
e le cosce.
Per non parlare del suo fondoschiena.
Kami...
Raggiunge il batuffolo di pelo più invidiato
della galassia e allunga dolcemente le braccia per prenderlo.
Ora... se io fossi il gatto mi lancerei contro
di lui e possibilmente non mi staccherei più, ma Pussy sembra di un’altro
avviso perchè invece tira una zampata alla mano protesa del pompiere
rischiando tra l’altro di fargli perdere l’equilibrio.
Stupidissimo gatto!
Aspetta che ti abbia tirato giù di lì e ci
penso io a rifarti il pedigree!
Ignorando le poche gocce di sangue che gli
bagnano il dorso della mano Hanamichi persevera, allungando le braccia di
nuovo, questa volta con più attenzione, riuscendo a prendere l’animale per
la collottola.
La belva si contorce soffiando, spaventata,
cercando ancora di graffiarlo finchè il rossino non la stringe al petto e le
posa un bacio tra le orecchie candide, accarezzandogli la schiena per
calmarlo.
Voglio essere un gatto, voglio essere un
gatto, voglio essere un gatto!
Il mio tentativo di auto trasformazione,
naturalmente, non funziona.
L’immondo sacco di pulci, schifosamente
fortunato, ora fa le fusa beato strofinandosi contro il suo petto felice.
Ma perchè non sono nato gatto!!!
Lui ridiscende la scala e riconsegna la
bestiola alla sua padrona che l’abbraccia felice anche se mi pare di notare
che il micio non avesse poi tutta questa voglia di abbandonare il petto
ampio del pompiere.
Mi ripeterò... ma lo capisco!
“Bene qui abbiamo finito” dice il suo collega,
ritirando la scala.
Hanamichi annuisce dirigendosi verso
l’autobotte ma la mia voce lo blocca.
“Aspetta” dico senza nemmeno rendermene conto.
Lui si volta e, ancora una volta, io mi perdo
nella sua contemplazione, Kami a che cosa stavi pensando quando l’hai fatto
nascere?
Non erano pensieri casti di certo...
Lui mi guarda confuso e io trovo assolutamente
divina quest’innocenza che traspare sul suo viso.
“La tua mano” gli faccio notare indicandogli i
segni delle unghiate del gatto.
Lui la fissa e poi scuote il capo “E’ solo un
graffio.” Mormora.
E no, bello mio, non mi scappi!!
“Lascia che te la disinfetti potrebbe
infettarsi.” insisto.
La signora Rosmary si avvicina annuendo con
forza.
“Ha ragione il dottor Rukawa, Hanamichi, è
meglio sempre disinfettare” dice con fare materno.
Il rossino scuote le spalle ma mi segue
nell’ambulatorio.
Siamo soli!
Questa stanza candida e pulita sembra tutto
un’altro mondo nel momento in cui lui ci mette piede.
Il lettino su cui faccio adagiare i miei
pazienti tutto d’un tratto attira il mio sguardo ed immagini di lui ed io
allacciati lì sopra mi fanno scorrere il sangue più forte nelle vene.
Mi volto, in fretta per nascondere i miei
pensieri, verso l’armadietto dei medicinali prendendo disinfettante e una
garza sterile prima di tornare da lui e farlo sedere davanti alla mia
scrivania.
Inzuppo un po’ di cotone e poi glielo passò
delicatamente sul dorso della mano.
Ha un brivido e dalle labbra socchiuse gli
sfugge un piccolo ansito che fa accapponare ogni centimetro della mia pelle.
Kami trattienimi perchè se geme di nuovo così
giuro che lo sbatto sul pavimento.
Pow Hanamichi
La cittadina in cui vivo non è molto grande ed
ha una sola, piccola, caserma dei pompieri annessa alla centrale della
polizia.
La nostra.
Siamo in tutto in cinque.
Ayako e Haruko che si scambiano al centralino,
io, Yohei e Ryota che usciamo con l’autobotte o con la range rover.
Non che ci sia mai capitato di desiderare di
essere di più.
Qui difficilmente scoppiano incendi di grosse
dimensioni e anche quell’unica volta che è capitato ce la siamo cavati
egregiamente grazie all’aiuto di tutta la cittadina.
Il bello di questo posto è proprio questo.
Tutti aiutano tutti.
Mi piace l’armonia e la pace che regna tra
noi.
Una cosa un po’ meno piacevole, invece, è che
tutti sanno tutto di tutti.
E’ difficile tenere un segreto in un posto del
genere.
Così erano giunte anche alle mie orecchie le
voci che riferivano dell’apertura di un piccolo ambulatorio di veterinaria,
non molto distante dalla nostra caserma.
Inoltre, non avevo potuto fare a meno di
sentire, le svenevoli descrizione estatiche che Haruko aveva fatto del suo
proprietario.
Avevo pensato che esagerasse.
Però... Kami... quando l’ho visto....
Siamo arrivati all’ambulatorio con le sirene
spiegate dato che Haruko, in stato catatonico, per aver semplicemente
parlato con lui per telefono, non si è presa la briga di spiegarci quale
fosse il problema.
Siamo entrati nel suo giardino e mi sono
guardato attorno cercando l’incendio quando.... l’ho visto.
E cavolo... l’incendio è scoppiato sì, ma
nel mio stomaco!!
Il sole sembrava esistere solo per disegnare
riflessi blu su quei suoi capelli neri come una notte senza stelle.
Il camice bianco fasciava il corpo muscoloso e
al tempo elegante, con riverenza, gareggiando in candore con quella sua
pelle di seta che sembrava rilucere d’argento.
E poi...
I suoi occhi.
Nell’incontrarsi con i miei mi sono sentito
affondare.
Due abissi di un blu lucente ed insondabile.
Un colore simile non l’ho visto mai, mai in
nessun luogo.
Mille pagliuzze viola e grigie donano al suo
sguardo una luce incredibile a malapena velata dalle lunghe ciglia nere che
incorniciano quelle iridi magnifiche.
Un angelo.
Un signore dei ghiacci.
La cosa più bella che io abbia visto mai.
Mi sono imbambolato a fissarlo come un cretino
mentre lui restava impassibile e freddo.
Probabilmente sarei pure arrossito e lui
avrebbe finito per chiedermi che cavolo avevo da guardare se la signora
Rosmary non fosse corsa in mio aiuto rivelandomi il motivo della chiamata.
E così cercando di concentrarmi sul lavoro e
non su quelle sue lunghe, splendide, mani bianche, che tanto avrei voluto
sentire sul mio corpo, mi sono arrampicato fino a raggiungere Pussy.
La povera bestiola era così spaventata che
all’inizio ha cercato di scacciarmi ma poi ha capito che non avevo cattive
intenzioni e così si è lasciata portare giù.
Il mio compito era finito.
Non mi restava che andarmene e pensare a quale
animale adottare per tornare qui il giorno dopo, e farlo vaccinare da questo
dio dagli occhi blu, quando proprio lui mi ha fermato.
Credo che il mio cuore abbia perso almeno uno
o due battiti.
E ora sono qui, con lui, chino su di me, che
passa delicatamente il cotone sulla mia mano.
Quando mi ha toccato la prima volta mi è
sfuggito un gemito.
Spero non l’abbia sentito.
Kami è che.. che.. appena mi ha sfiorato... un
brivido violento si è fatto strada lungo la mia schiena.
Lui prende la garza e mi fascia la mano.
Sono sicuro che non l’ha fatto
intenzionalmente ma quando il suo pollice mi accarezza il palmo della mano,
per sistemare la garza credo, sento il mio viso diventare aragosta e devo
quasi staccarmi la lingua a morsi per non gemere.
Devo uscire di qui.
Devo andarmene alla velocità della luce prima
di fiondarmi su di lui come un animale in calore.
Lui solleva il volto e mormora un “ecco
fatto...” con quella sua voce che dovrebbe essere bandita tanto è bassa e
sensuale, e il suo respiro, che sa di menta, mi sfiora le labbra e le
guance.
Scopami!!!
Hemm.. no... cioè ...calma...
“Gr.. grazie...” balbetto con un tono basso,
reso roco dal sangue che mi ruggisce nelle orecchie.
In quegli occhi incredibili passa un lampo che
non comprendo.
Forse si sta chiedendo perchè cavolo balbetto.
Mi alzo in fretta ed esco dall’ambulatorio
raggiungendo in un lampo il camion dove mi attende Yohei
Il mio migliore amico mi lancia uno sguardo
sorpreso e poi ridacchia.
“Parti e non fiatare!” ringhio e lui ingrana
la marcia senza tuttavia trattenere un sorrisino malizioso.
Dev’esserci un negozio di animali qui in
città, penso, mentre Mito ci riporta alla caserma.
Prenderò un criceto, un pesce rosso, una
gallina, un serpente a sonagli, un dinosauro... qualsiasi cosa!
Ma devo rivederlo.
Pow Rukawa.
Stupido, stupidissimo gatto!
“Meeow?” miagola la bestiola fissandomi con i
suoi occhioni gialli.
Te lo do io il meoow!
Ma dico... possibile che non capisca?
“Guarda...” gli dico indicandogli l’albero.
“Quello è un albero, tu sei un gatto”
scandisco indicandolo con il dito.
“E ora arrampicati su questa maledettissima
pianta o ti ci butto io!!!”
Il solito “Meeeeow?” è tutto ciò che ottengo.
Ok, mali estremi, estremi rimedi!
Potrei sempre prenderlo e lanciarlo io
sull’albero.
Ho sempre avuto una buona mira.
O magari senza diventare pazzo con questa
stupidissima bestia potrei dar fuoco alla clinica!
Già e se poi mi arrestano?
Mi vedo mentre tento di spiegare al giudice
che no, non ho deciso di diventare un piromane, cercavo solo di rivedere il
mio pompiere!
Kami quando mi ha ringraziato con quella voce
roca, ieri, prima di andarsene, e ho sentito il suo respiro caldo sfiorarmi
le labbra...
Mille volte grazie alla mia faccia di bronzo
che mi ha permesso di mantenere almeno una facciata d’indifferenza.
Appena si è chiuso la porta alle spalle ho
dovuto respirare a fondo una decina di volte prima di calmare me e il mio
amichetto al piano di sotto.
Quel ragazzo è una bomba.
E io vorrei tanto esplodere con lui....
“Per cui stupido gatto..” dico minaccioso
rivolto al micio della signora Rosmary, che è rimasto da me per
accertamenti, “vedi di salire su questo maledettissimo albe...”
“C’è nessuno?”
Interrompo la mia frase a metà voltandomi
stupito.
Sulla soglia del mio giardino c’è lui.
Bellissimo con un paio di jeans stracciati qua
e là, giusto per farmi morire giovane, e una maglietta nera, di cotone
attillato, su cui è campeggia la scritta “DANGER”, in rosso.
Mai etichetta fu più azzeccata.
Pericolo.
Oh sì... ma non per me.
Per lui!
Perchè adesso me ne infischio del buon costume
e degli scrupoli e gli salto addosso!
“Che stavi facendo?” mi chiede avvicinandosi
curioso, chinandosi ad accarezzare il micio della signora Rosmary che,
naturalmente, prende a fare le fusa felicissimo.
Le farei anch’io le fusa se lui mi
accarezzasse la schiena così...
Kami... kami... kami no!
Questa è crudeltà!
O forse è un segno del destino!
Sì, un messaggio celeste: vai Kaede,
violentalo, hai il mio permesso!
Certo, perchè se no sarebbe terrificantemente
ingiusto che lui si sia chinato accanto al gatto mettendomi sotto il naso
questo suo sedere da cardiopatia di cui riesco a scorgere un frammento di
pelle dorata, dato lo sfregio aperto poco sotto la sua natica.
Allungo una mano attirato come il ferro dalla
calamita ma lui si rialza e io mi riscuoto in fretta, infilandola in tasca.
Dei, stavo per palparlo!
Calma, manteniamo la calma... inspira...
espira... bravo Kaede...
Lui mi fissa e io lo fisso.
Quanto mi piacciono i suoi occhi...
Hmm... però ho come l’impressione che lui stia
aspettando qualcosa.
Oh cavolo!
La sua domanda!
Non gli ho ancora risposto!
Penserà che sono un cretino!
Bhe e che gli dico?
Che volevo buttare il gatto sull’albero in
modo da godermi di nuovo lo spettacolo di lui che sale per prenderlo???
“Niente di particolare..” mormorò cercando di
essere credibile “...ti serviva qualcosa?” chiedo, cambiando argomento,
ricordandomi d’un tratto che lui è venuto qui di sua spontanea volontà, e
per di più fuori dal mio orario di visite.
Pow Hanamichi
E’ ancora più bello di come me lo ricordavo.
Ora poi che non indossa più il camice ma un
semplice cardigan blu su un paio di, attillati, pantaloni neri... Kami...
E’ assolutamente divino!
Mi sento mancare ogni volta che mi guarda, lui
invece sembra tranquillissimo.
Sapesse come sono agitato io al solo stargli
accanto!!
Gli chiedo che cosa stava facendo con il gatto
ma lui svia il discorso.
Forse stava cercando di insegnare a Pussy come
si scende dagli alberi e si vergogna di dirmelo.
Che animo nobile.
Mi piace sempre di più!
Mi chiede se mi serve qualcosa e io resto per
un momento in silenzio.
Sì, avrei disperatamente bisogno che tu mi
baciassi... ma non posso certo dirglielo!
Probabilmente mi tirerebbe un pugno.
Dunque gli sorrido “Ecco, vedi, io ho da poco
preso un cagnolino e volevo sapere che vaccini devo fargli fare...” mormoro.
Sorvoliamo sul fatto che il piccolo botolo è
stato acquistato, giusto ieri sera, solo per avere una scusa per rivedere
lui.
Rukawa inclina il capo sulla destra con un
movimento che gli fa scivolare i capelli neri sulla fronte candida.
Kami quant’è bello....
“Un cane?” chiede “Di che razza?”
Io lo fisso sbigottito.
E che ne so!
Ho preso il primo che mi è capitato sotto
mano.
“Non.. non lo so è marrone...” mormoro.
Nel mio cervello, a caratteri cubitali,
esplode la scritta: CRETINO!!!
Lui mi chiede la razza e io gli dico che è
marrone??
Che figura!!
Meglio che vada a seppellirmi sotto tre metri
di terra.
Che colpa ne ho se quando ce l’ho davanti il
mio cervello disconnette???
“Senti perchè non me lo fai visitare?” mi
chiede riscuotendomi di botto.
Visitare?
Vuole visitare il cane? Ma il cane è a casa
mia...
“Veramente l’ho lasciato a casa..” mormoro un
po’ confuso.
Sai sarebbe stato d’impiccio se avessimo
voluto rotolarci nell’erba, aggiungo solo mentalmente.
Sì nei mie sogni, magari!
Lui scuote le spalle con indifferenza “Non
importa, prendo la borsa e vengo con te, è meglio controllare subito che sia
tutto in regola...” dice premuroso.
Quest’uomo ama davvero tanto gli animali!
“Va bene..” mormoro un po’ perplesso e lui
sparisce con Pussy in braccio, nell’ambulatorio, per poi tornare con la sua
valigetta.
“Andiamo?” mi chiede.
Oddio..
Solo ora mi rendo conto...
Lui... lui sta per venire a casa mia!!!
Pow Rukawa
Ha detto che ha un cagnolino da poco.
Che fortuna!
Lo sapevo che Kami esiste!
Gli chiedo di che razza è ma lui sembra
perplesso e mormora qualcosa sul fatto che è marrone.
Che razza di risposta è?
Lo fisso e mi dimentico tutto.
E’ arrossito.
Kami è assolutamente favoloso.
Quanto mi piace.
Gli chiedo che me lo faccia vistare cercando
di mantenere almeno una facciata da medico e lui mi guarda smarrito.
“Veramente l’ho lasciato a casa...” mormora.
Nel mio cervello si accendono tutte insieme
tante di quelle lampadine che potrebbero illuminare tutta Las Vegas per un
anno.
Il cane è a casa sua!
Magnifico! Stupendo!
Quale occasione migliore!
Mi trattengo a malapena dal saltellare mentre
gli propongo, candidamente, di seguirlo fino a casa per visitare il
cucciolo.
Aggiungendo che è meglio controllare subito la
sua salute.
E con mia immensa gioia... lui accetta!
Sparisco alla velocità della luce per riporre
Pussy nella sua gabbietta e afferrata la borsa ritorno da lui.
“Andiamo?” gli chiedo cercando di non sembrare
impaziente, come invece sono.
Lui annuisce e si dirige verso la macchina.
Il tragitto fino a casa sua non è molto lungo
ma si svolge in silenzio.
Lui sembra stranamente nervoso e io sono
troppo impegnato a trattenere gli ormoni.
Arriviamo infine davanti ad una piccola
casetta con giardino.
Lui parcheggia la macchina davanti al cancello
d’ingresso e io mi affretto a scendere per seguirlo all’interno.
Non appena apre la porta un cagnolino marrone
gli corre incontro abbaiando gioiosamente e lui lo solleva per mostrarmelo.
“E’ un cucciolo di pastore tedesco...” lo
informo e lui arrossisce di nuovo, invitandomi ad entrare.
Quant’è bello quando diventa così rosso!!
Mi fa accomodare nel piccolo salotto e mi
osserva attentamente mentre visito il cucciolo.
E’ un maschietto di pochi mesi e sembra in
buona salute.
“L’hai comprato o l’hai trovato?” gli chiedo.
Se l’ha comprato forse i vaccini glieli hanno
già fatti.
“L’ho comprato” mormora lui assorto.
Si è seduto sul divano e osserva il botolo che
tenta di mordicchiarmi le dita.
Io mordicchierei volentieri il suo padrone!
Mi concentro nuovamente sul cucciolo mentre
lui mi chiede se voglio del the ed, ad una mia risposta affermativa, si alza
e va in cucina.
Lo sento armeggiare con le tazze e i pentolini
mentre prendo una siringa.
Per sicurezza farò comunque i vaccini al
cucciolo, non vorrei mai che il cane del mio amore si ammalasse.
Bhe... però se si ammalasse... lui verrebbe
all’ambulatorio.
Il cucciolo uggiola notando lo sguardo
assassino che gli indirizzo... penso abbia intuito le mie pessime
intenzioni.
Come mi sono ridotto!!
Gli accarezzo dolcemente la testa e gli faccio
il vaccino mentre dalla stanza accanto sento provenire il suono della radio.
Il mio bel rossino deve averla accesa per
riempire un po’ il silenzio.
“Io ho fatto” mormoro raggiungendolo in cucina
seguito dalla trotterellante bestiola.
Lui posa due tazze sul tavolo e io mi siedo,
osservandolo sorseggiare la sua.
“Lo sai qual’è il colmo per una gallina?”
ridacchia la voce del dj, arrivando distrattamente alle mie orecchie.
Hanamichi si lecca le labbra raccogliendo
alcune goccioline di te e io sento l’aria venirmi meno.
Come fa ad essere così dannatamente sensuale?
“Avere la pelle d’oca!” continua
imperterrito il dj alla radio mentre risate finte gli fanno da sfondo.
“Che programma stupido...” borbotta Hanamichi,
in imbarazzo, alzandosi per cambiare stazione.
Ma proprio in questo momento lo speaker fa la
sua nuova battuta...
“E qual’è la posizione preferita dai
veterinari per fare l’amore?”
Gelo assoluto nella stanza.
Mille immagini di lui sotto di me invadono la
mia mente prepotentemente finchè la risposta all’indovinello non rimbomba
nella cucina come uno sparo.
“Ma quella a quattro zampe naturalmente!!!”
E il mio cervello va in totale black out
mentre le mille immagini si tramutano in un unico, enorme flash dove c’è
lui, il mio splendido rossino, con delle piccole orecchie da cane che gli
spuntato dai capelli rossi, il corpo teso, umido di sudore, completamente
nudo, davanti a me.... a quattro zampe.
Per poco non mi soffoco con il the.
Devo tossire con forza per tentare di non
annegare nel liquido bollente e lui si precipita accanto a me preoccupato.
“St.. stai bene??” mi chiede mentre cerco di
riprendere fiato.
Annuisco a fatica mentre il dj continua con le
sue battute cretine e io tento disperatamente di pensare a qualcosa di
diverso dalla sua mano che è rimasta appoggiata sulla mia spalla, al suo
viso così vicino al mio e a quella visione di lui...
A quattro zampe...
Con un bel collare di cuoio nero che lo ancora
al letto...
Kami....
Finirà che mi sanguinerà il naso...
Pow Hanamichi.
Questa si chiama sfortuna!
Sfortuna nera!
Non è possibile!
Di tutti i programmi che fanno alla radio..
Di tutte le stazioni che ci sono...
Proprio questo dovevo scegliere!
Non oso immaginare che cosa pensa di me ora.
Kami che figuraccia.
Si vede che è in imbarazzo...
Per poco non si strozza con il the.
Adesso se ne andrà sbattendo la porta e non lo
rivedrò mai più.
Anzi.. no, lui non è un tipo che sbatte la
porta.
Mi ricoprirà di gelido sdegno e uscirà con
quel suo passo felino ed elegante che incolla i miei occhi al suo corpo come
una ventosa.
Che faccio?
Che faccio?
Devo rimediare in qualche modo...
“Sono veramente mortificato..” sussurro
abbassando il capo tristemente.
Non ho nemmeno il coraggio di guardarlo.
“Non fa niente” sussurra ma la sua voce è
strana.
Che sia il disprezzo che la fa vibrare così?
“Farò qualsiasi cosa per sdebitarmi, davvero”
cerco di farmi perdonare.
Lui rimane in silenzio così a lungo che
comincio a pensare che se ne sia andato quando lo sento sussurrare a
malapena:
“Qu... qualsiasi cosa?”
Sollevo lo sguardo deciso e incontro i suoi
occhi.
Kami che cos’è quella luce che vi fiammeggia
dentro?
Lo rende... stupendo... ma anche.. bhe sembra
un po’ come dire....
... assatanato?
“Chiudi gli occhi” ordina secco e io mi
riscuoto bruscamente.
Devo essermi sicuramente sbagliato vuole solo
tirarmi un pugno.
Emetto un sospiro e chiudo gli occhi ma... non
succede niente.
Pow Rukawa
Stavo per dirgli che non era necessario che si
scusasse tanto quando se n’è uscito con quella sua frase.
“Farò qualsiasi cosa per sdebitarmi, davvero!”
Mi sono immobilizzato incredulo.
Le immagini che avevo nella mente erano ancora
troppo fresche perchè il mio cervello potesse sopportare anche
un’affermazione di questo genere.
Qualsiasi cosa...
Viene a dirmi che farebbe QUALSIASI
COSA....
Kami...
Anche se mi riempirà di pugni, non me ne
importa.
Gli chiedo di chiudere gli occhi e lui lo fa,
titubante.
E’ così arrendevole...
Lo fissò a lungo, immobile di fronte a me.
Gli occhi chiusi, le labbra socchiuse, i
capelli rossi che gli sfiorano la fronte dorata, il petto che si alza e si
abbassa in fretta, tirando il tessuto della maglia.
Ha detto lui che potevo chiedergli qualsiasi
cosa...
Sono giustificato....
Allungo una mano e gliela passo tra i capelli.
Lui sussulta e spalanca gli occhi sorpreso,
confuso.
Non resisto più.
Mi avvento sulla sua bocca chiudendola con la
mia mentre lui rimane immobile tra le mie braccia, un piccolo mugolio di
sorpresa, gli sfugge dalle labbra prima che la mia lingua s’infili tra esse
socchiudendogliele.
E d’un tratto...
Il Paradiso.
Lui solleva le braccia e le allaccia al mio
collo mentre reclina indietro il capo, allungando la sua lingua per cercare
la mia.
Chiamate i pompieri!
Sto andando a fuoco!!
Che sciocco io il mio pompiere c’e l’ho già
qui, ed è proprio lui il colpevole del mio stato.
Lo sento strusciare il suo ventre contro il
mio e gli faccio scivolare una mano lungo la schiena fino a raggiungere
quello strappo impudente, sui suoi jeans.
Vi infilo dentro le dita accarezzando quella
pelle soda e calda mentre lui geme nella mia bocca, tendendosi.
Pow Hanamichi.
Non ci credo.
Lui... lui.... mi ha baciato!
Anzi... lo sta facendo ancora!
E Kami... non si limita a quello!
Se è un sogno non svegliatemi vi prego!
Strofino il mio ventre contro il suo e avverto
contro la stoffa dei jeans che lui è eccitato quanto me.
La camera da letto...
Dov’è la camera da letto....
“Ru...” ansimo staccandomi dalle sue labbra.
Cavolo voglio fare l’amore con lui e non so
nemmeno il suo nome proprio!
“Kaede..” mormora lui.
E chi cavolo è questa Kaede?!
“Chiamami Kaede...” sussurra richiudendomi le
labbra con le sue.
Mi ha letto nella mente!
Lo dicevo io che era un Dio!!
Solo per come bacia dovrebbero dargli il
titolo di kami ad honorem...
Ma non possiamo farlo sul tavolo della
cucina...
Lui slaccia il bottone dei jeans e infila una
mano nei mie pantaloni, giù, fino a sfiorare il mio sesso...
Le gambe mi cedono mentre tutto il mio corpo
bolle.
Ripensandoci perchè no... il tavolo è
comodissimo....
Gemo tra le sue braccia mentre lui mi
sostiene, per non farmi cadere, spingendomi contro la credenza.
“Kae... kaede...” mugolo mentre la sua bocca
scivola sul mio collo e la sua mano sinistra si spinge sotto la maglia che
ha infine liberato dai pantaloni.
Fermati per l’amor del cielo o ci resto
secco...
“Kae.. let.. il letto” balbetto tra gemito e
l’altro.
Lui solleva il volto fissandomi con quello
sguardo che ora, lo posso dire con certezza, era davvero assatanato!
“Dove?” sussurra con quella voce che da sola
ha il potere di scuotere tutte le cellule del mio corpo.
Gli indico la porta che da sul salotto.
Lui libera il mio petto e il mio sesso,
afferrandomi per mano.
Attraversiamo il salotto in fretta, gli faccio
strada driblando il divano fino ad un’altra porta.
Faccio in tempo ad aprirla che mi ritrovo sul
letto, senza maglia e con lui sopra.
Il suo corpo aderisce al mio alla perfezione e
io non posso fare a meno di tendermi per potermi fondere nel calore della
sua pelle.
Le sue mani corrono veloci su di me mandando
il mio poco autocontrollo rimasto a farsi benedire mentre alzo i fianchi per
permettergli di abbassarmi i pantaloni.
Sia mai che il Tensai nel frattempo è rimasto
con le mani in mano... soprattutto quando posso metterle le suddette mani su
di lui!
Gli sfilo la camicia e lui è costretto per un
momento a fermarsi mentre io lo libero del fastidioso indumento, scoprendo
la sua pelle candida.
Mi fissa per un secondo con occhi brucianti
prima di sollevarsi e lasciare cadere i suoi pantaloni insieme ai boxer.
Kami...
Fa i pochi passi che lo separano da me e mi
libera dei jeans con un gesto rapido che tradisce la sua impazienza.
Possibile?
Lo conosco da quanto?
Due giorni?
No! Neanche!
E pure sto per concedermi a lui?
Io che non ho mai... devo essere impazzito.
Ma in questo momento... in questo momento non
potrebbe importarmene di meno.
Tutto quello che voglio è sentire il suo corpo
sul mio.
La sua lingua lottare con la mia.
Le sue mani sulla mia pelle.
Il suo sesso dentro di me.
Allargo le gambe seguendo l’istinto, alzando i
fianchi, strofinandomi con una malizia che non credevo di avere, contro di
lui.
I suoi gemiti fanno correre più in fretta il
mio sangue, cancellano gli ultimi dubbi.
Non importa.
Non importa nulla che non sia lui.
“Prendimi...” ansimo.
Pow Rukawa.
E’ davvero come bruciare.
La sua pelle così calda.
Il suo sguardo lucente.
Le sue labbra bollenti.
Il suo corpo, teso, fuso con il mio.
Mi sento esplodere e non siamo ancora passati
alle carezze audaci.
Supplisco in fretta a questa mancanza
avventandomi sulla sua bocca mentre le mie mani scorrono sulla sua pelle
scivolando sulla guaina calda che fascia i muscoli delle sue gambe,
spingendo le dita nell’interno coscia, trovando il suo membro.
Lui ha un sussulto violento, si stacca dalle
mie labbra spingendo indietro il capo, socchiudendo le labbra in un lungo
lamento di piacere.
Mi fermo per un secondo di fronte a questo
spettacolo assassino, incredulo, mentre sento il mio cuore morire e
rinascere e il mio sangue freddo sollevare definitivamente la bandiera
bianca.
Non ho mai incontrato qualcuno così.
Passionale, malizioso ed eccitante eppure così
innocente ed istintivo nel donarsi.
Ha il potere di farmi perdere il controllo.
Mai mi ero sentito così.
Privo di freni.
Di inibizioni.
Persino di pensieri.
Nel mio cervello solo lui, inciso a fuoco.
Lo stringo con forza rubandogli il respiro,
strusciando i nostri bacini in una danza selvaggia e sensuale che ci sta
facendo impazzire.
E lui si tende.
Grida.
Ansima.
E io muoio sulle sue labbra e rinasco come la
fenice risorge dalle fiamme di questo mio dio scarlatto.
“Prendimi...” il suo sussurro scivola
vellutato tra gli ansimi.
Kami...
La sua voce è così roca...
Apre le gambe per me, sollevando il bacino,
inarcando la schiena su queste lenzuola sfatte e umide.
Non ho più controllo.
La ragione mi ha abbandonato da tempo.
Gli artiglio i glutei e lo tiro contro di me,
possedendolo con un’unica spinta e un grido che sancisse il mio possesso su
di lui.
E’ così caldo e stretto...
Impazzirei...
Però c’è qualcosa che mi blocca...
E’ troppo stretto.. come se...
E le sue lacrime confermano la mia
sconcertante ipotesi.
Candido.
Si è donato a me, così, ed era...
Improvvisamente la passione tramuta dentro di
me.
Non scema, non cala, semplicemente... si
trasforma.
In qualcosa di dannatamente più pericoloso.
Ma ormai... è lui il mio padrone.
Abbasso il volto e gli bacio le guance, con
dolcezza, accarezzandogli i capelli.
“Avresti dovuto dirmelo...” gli sussurrò
piano.
In cambio ricevo solo un piccolo gemito.
“Va bene così...” mormora piano ma nella sua
voce c’è una nota di dolore.
No, piccolo mio, non va bene... ma tra poco...
Tra poco... andrà meglio.
Glielo sussurro mentre la mia mano scende a
prendersi cura del suo membro teso.
E lui si tende di nuovo, per me, con me.
Lentamente lo sento rilassarsi ed accogliermi.
Ondeggio piano il bacino e lui mugola piano.
“Shh...” gli soffio sulle labbra prima di
muovermi nuovamente, con attenzione.
Lui alza i fianchi, mi viene incontro, e,
insieme, riprendiamo questa da prima lenta, dolce, danza che si trasforma
presto in un valzer impazzito quando infine troviamo la nostra sincronia.
Le sue grida salgono sempre più in fretta e
incredibilmente sento la mia voce fargli eco.
Mai ricordo di aver perso così il mio prezioso
autocontrollo eppure.. per la prima volta.. mi sento libero.
Libero di fidarmi.
Di lasciarmi andare completamente.
Di liberare questo me stesso che spiega le ali
con un grido glorioso.
Il mio ventre viene bagnato dal suo calore e
io a mia volta esplodo dentro di lui.
Restiamo ansimanti, esausti, uno sull’altro, a
lungo, prima che io trovi la forza di sollevare il capo e fissarlo.
Lui mi porge un tenue sorriso che io gli
ricambio.
Solitamente come comincia una storia d’amore?
Ci si da appuntamento, ci si conosce, e poi...
bhe poi si consuma, no?
Noi siamo andati un po’ di fretta.
Ma credo che ci adatteremo lo stesso.
“Abbiamo bruciato tutte le tappe.” mormora lui
come se mi avesse letto nel pensiero e io gli sorrido.
“Sei tu che hai appiccato il fuoco...” gli
sussurro divertito.
“Io?” chiede accoccolandosi contro il mio
fianco, gli cingo la vita con un braccio, stringendolo a me.
“Devo intervenire allora...” sussurra,
sollevando il volto per fissarmi dolcemente.
Gli passo una mano tra i capelli rossi e lo
attiro a me fondendo ancora una volta le nostre labbra, i nostri respiri, i
nostri destini.
Sto andando nuovamente a fuoco... ma non c’è
motivo di preoccuparsi no?
Ho qui il mio pompiere personale...
fine....
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