di Aphrodite

Una margherita è più soffice della vita... dura di meno, ma ti da tante soddisfazioni in più, maneggiandola, di quante ne possa dare l'esistenza.
Si prova una gioia unica nell'accarezzare la seta dei suoi petali candidi. A sfiorare con i sensi il suo profumo. La vita invece, per quanto si cerchi il suo odore piacevole, giunge al nostro naso solo il lezzo delle delusioni e delle illusioni.
Sono sdraiato su un prato fiorito ed ho colto questo piccolo fiore... volevo fare quel vecchio gioco terrestre, strappare i petali donando ad ogni piccola fogliolina bianca una condizione della propria vita sentimentale. Ma mi accorgo che non serve a nulla, se non ad illudersi ad ogni colpo secco delle dita che fanno volare via un petalo.
Nella mia mente compare il colto della persona che amo.
Strappo un petalo. M'ama.
No, mi illudo. Me l'ha fatto intuire quando era lui. Me l'ha suggerito la sua reincarnazione.
Strappo un altro petalo che sfarfalla fino a terra a far compagnia ad una piuma staccata dalle mie ali.
Non m'ama.
La verità!
Il mio sguardo viene attratto dalla piuma...
Le mie piume. Simbolo del mio essere particolare, simbolo che sono "non umano", creazione di colui che amo. Oppure ho amato. Sono un essere diverso, ma, allora. e pensando questo porto le braccia a circondare le gambe rannicchiate... allora perché provo sentimenti tanto umani?!
Poggio il mento sulle ginocchia, osservo la macchia provocata da una lacrima sulla mia candida veste.
Mi piace ricordare com'era, lui, il mio vero padrone, il padre che mi ha messo al mondo, che mi ha dato una vita, un'identità... la margherita gira, ruotando velocemente tra le mie dita.
Penso al tempo che tutto muta, che gira velocemente come questo fiore delicato. E mi rivedo, chiudendo gli occhi, in una stanza tanto cara, un grande caminetto illumina il grande ambiente e io lo guardo, lo osservo, mentre, seduto sul suo seggio preferito, sfoglia un grosso libro dalla copertina rossa.
Io sono seduto sul grosso tappeto di stoffa, mi volto verso di lui e cerco di carpire il suo viso al di sopra del libro, ma è tutto coperto dal volume possente, per questo mi metto in ginocchio e striscio fino ai suoi piedi.
Nella stanza il legno che brucia scoppietta.
Egli alza lo sguardo su di me, io l'abbasso vergognandomi. Posso quasi poggiare la mia guancia contro le sue ginocchia ed egli allunga una mano, posando il libro sul tavolinetto intagliato che fa comparire al suo fianco.
Io torno a guardarlo, il lucore del fuoco brilla nei suoi occhi scuri, la fronte liscia e chiara, esente da rughe, non ombreggiata dai lunghi capelli raccolti nella solita coda poggiata sulla sua spalla destra, è il segno che egli non ha età.
Com'è bello!
Il suo riso è perennemente sorridente e anche in questo momento mi sorride, chiudendo gli occhi azzurro notte, e mi sussurra:
"E' un libro sulla magia del Sol Levante. E' molto interessante, vuoi leggerlo?!"
Io sgrano gli occhi e lo guardo come per dire: "Non guardavo il libro!"
Allora lui prende sul viso un'espressione buffissima. È sorpreso perché non ha indovinato i miei pensieri, ma subito torna a sorridere, mi incornicia il volto con le sue bellissime mani lunghe e affusolate, mi scosta i capelli dagli occhi e mi sussurra: "Cosa c'è, mia piccola creatura?!"
Arrossisco, senza sapere il perché. No. Non posso mentire a me stesso. Il perché del mio imbarazzo lo conosco. Io lo amo!
"Io.." balbetto "io volevo vederti!"
Mi fissa poi mi fa alzare. Prendendomi per mano, mi fa cenno di sedermi sulle sue ginocchia.
Io lo faccio, felice, e chiudo l'altra sua mano nella mia.
Egli si fa triste: "Dovresti essere come  l'altro custode e non affezionarti troppo a me, luna mia! Io sono vecchio.. e il mio tempo." poso entrambe le mani, con uno scatto repentino, sulla sua bocca, non deve dire certe cose.
"Smettila!" grido piano "Non fare simili profezie!"
Egli mi bacia i polpastrelli e mi abbraccia, io poggio la testa sulla sua spalla, assaporando il profumo dolce dei suoi capelli.
"Vuol dire che a suo tempo soffrirai di più! E di questo me ne dispiace sinceramente!" mi accarezza la pelle delle braccia "Sei come un figlio per me. e farti tanto male. non vorrei proprio."
"Non me ne farai!" sussurro, fiducioso "Tu sei eterno!"
Una goccia di rugiada salata cade sulla mia mano che sorregge la margherita, mi blocco, i ricordi sfumano veloci come una colonna di fumo portata via dal vento fresco delle sere autunnali.
Come sono stato sciocco! L'eternità. nulla è eterno! Eppure egli era così bello, così forte e potente. così importante per me!
Egli mi disse che per me ci sarebbe sempre stato, prima che cominciasse a parlare di "vecchiaia". Eppure mi ha mentito. per una volta sola, ma per la cosa più importante!
Faccio cadere la margherita.
Egli non c'è più, ma la felicità è massima almeno per la mia parte provvisoria. Che almeno la vita sorrida a... 
"Yuki-chan!" Touya  arrivò di corsa per chiamare il suo compagno "Abbiamo trovato un posto dove fare merenda, Sakura e Tomoyo stanno..." si bloccò.
Yue lo fissava da sotto un albero di ciliegio, la sua figura offuscata da una profonda malinconia.
Touya, nonostante l'imbarazzo che provava ogni volta che osservava il vero aspetto del suo amore, cercò di dire qualcosa per scusarsi data l'irruenza con la quale si era presentato "Yue. Io..."
Ma una cascata di piume bianche lo avvolse e per magia il custode scomparve per lasciare il posto ad un giovane liceale con gli occhiali! 
Yuki si guardò intorno, spaesato "Dove sono gli altri?! Non ricordo di essermi appartato con te! Ma non che questo mi dispiaccia!" esclamò con malizia il ragazzo.
E si gettò tra le braccia dell'amato incollandosi alle labbra di Touya.
Il moro pensò che Yuki rimaneva sempre lo stesso. Nonostante la trasformazione.
Dopo essersi baciati a lungo, i due si presero per mano e raggiunsero il resto del gruppo per il pick-nick!

"Che almeno la vita sorrida a Yukito!"

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