Il cielo è grigio.
Imponenti nuvoloni pesano sulla città come una coltre.
E poi la pioggia.
Fitta, insistente.
Appoggio la fronte al vetro fresco della finestra e guardo fuori... tutto sembra avvolto in un'aura magica quando piove.
Sembra che la vita vada avanti al rallentatore.
I rari passanti con ombrelli più o meno colorati sono quasi evanescenti attraverso la densa cortina di gocce che li circonda, il rumore delle auto è attutito e tutto mi sembra così irreale...
Distolgo gli occhi dalla strada, lascio che il mio sguardo vaghi pellegrino sulle cime degli alberi che profumano il parchetto di fronte casa mia. Le foglie luccicano, sono verdi e straordinariamente vive sotto la pioggia.
Mitsui è tornato.
Un cagnolino sul mio vialetto si scrolla e cerca riparo sotto la tettoia delle biciclette, forse è un randagio...
Mitsui è tornato.
Non so più cosa sto guardando ora, i miei occhi sono persi nel vuoto come quando si cerca di trovare l'immagine negli stereogrammi... sto guardando oltre... oltre la pioggia che riga la finestra, oltre la strada semideserta, oltre il parco, oltre l'orizzonte.
Non riesco a pensare altro che a lui.
La guancia dove mi ha colpito brucia, pulsa... ma non è il dolore ciò che mi turba.
Accarezzo il punto in cui la sua mano è venuta a contatto con la mia pelle... posso sentire ancora il suo calore.... e la sua disperazione.
Dopo due anni io lo amo ancora da impazzire.
E nel momento stesso in cui ho realizzato questa verità, ho cominciato a soffrire.
***
- Sakuragi, accidentaccio a te! Ma la vuoi smettere di fare il cretino? Ci stiamo allenando!-
Sakuragi si avvicina al capitano con la sua solita aria da attaccabrighe: mani nei pantaloncini e sguardo di sfida.
- Ci tengo a specificare che QUELLE, e così dicendo punta il Rukawa shitenai, mi stanno deconcentrando con i loro stupidi URLETTI!!!!!! Quindi TU dovresti fare qualcosa!-
Akagi guarda il rossino con un sorrisetto maligno sulle labbra:
- Gli allenamenti sono PUBBLICI, mio caro. ED ORA TORNA AD ALLENARTIIIIIIIIIIIIII!!!! Non voglio più sentire scuse, hai capito?-
Neanche il dio del fulmine avrebbe lo stesso effetto sull'energico Sakuragi, che torna in campo borbottando qualcosa come 'gori no baka' o qualche altro epiteto riferito al capitano.
Guardo divertito la scenetta distraendomi dal gioco, quando il mio udito percepisce un 'attento senpai!'
... troppo tardi... nel momento in cui mi giro per capire da dove proviene la voce, una pallonata mi colpisce in piena faccia.
- Oddio, Kogure!-
Sento una delle lenti degli occhiali rompersi.. chiudo gli occhi e cado a terra appoggiandomi su mani e ginocchia. Rumore di passi che si avvicinano e poi un brusio di voci sulle quali spicca quella di Ayako.
- Stai bene senpai?-
Si inginocchia accanto a me e mi sfila gli occhiali rotti dal viso con delicatezza. Alcune schegge appuntite mi hanno rigato lo zigomo, brucia un po', ma non è nulla di grave.
Apro gli occhi e mi metto a sedere.. ho una sensazione strana. Sollevo lo sguardo e vedo Mitsui, il viso contratto in una smorfia di preoccupazione, i pugni stretti che gli tremano lungo i fianchi.
- Sto bene, sto bene ragazzi!-
Bagno il pollice con la lingua e me lo passo sullo zigomo, pulendo la sottile riga di sangue.. davvero non è nulla... non voglio far preoccupare nessuno, specialmente Mitsui. Cos'era quello sguardo di poco fa? Al solo ripensarci sento il cuore battere forte come se volesse uscire dalla gabbia del costato.
Mi alzo in piedi.
- O..ora va..vado in spogliatoio a prendere gli occhiali di riserva e torno tra un attimo.-
Perché sono così agitato?
Mi sento le gambe molli, i miei passi sono insicuri.
- Vuoi che ti accompagni senpai? Magari se ti siedi un attimo...-
Ayako ha ragione, sono un po' intontito... ma non voglio stare qui dove lui mi può guardare così.
Sorrido alla nostra manager e continuo a camminare verso gli spogliatoi.
- No, Ayako, non c'è problema! Riprendete gli allenamenti e non preoccupatevi per me!-
Giunto nella sicurezza dello spogliatoio, mi lascio cadere su una panchina e mi prendo la testa tra le mani... ho il viso pieno di lividi e tagli, ma è come se non ci fossero... il dolore che mi lacera proviene dall'interno, dagli anfratti più profondi e segreti del mio essere... sento le lacrime rompere gli argini del mio orgoglio e scendere trionfanti lungo le guance, facendo bruciare con il loro sale le mie ferite.
Non posso lasciarmi andare in questo modo. Con uno scatto mi alzo dalla panca e mi asciugo le lacrime col dorso della mano, raggiungendo i miei compagni che si stanno allenando duramente in vista del campionato liceale.
Gli altri mi accolgono chi con un sorriso,chi con una pacca sulle spalle, sollevati per il fatto che mi sia ripreso.
Con un coraggio che no so nemmeno io dove abbia trovato guardo in direzione di Mitsui.
Lui mi sta fissando con quel suo sguardo castano e penetrante, uno sguardo pieno di significati che io, inerme e intimidito come sono adesso, non riesco a cogliere. Distolgo gli occhi sentendomi avvampare e corro in mezzo al campo in direzione di Akagi che in questo momento è per me come una rete di sicurezza.
***
Stasera ho fatto molto tardi.
Dopo allenamento mi sono fermato in biblioteca a studiare dal momento che la settimana prossima ho un test di storia. Devo passarlo con un voto almeno decente.
Le strade non sono più tanto affollate, stasera riesco anche a percepire l'odore del mare nell' aria. Ha smesso di piovere da poco e tutto sembra così pulito, così splendente alle luci dei lampioni!
Ho freddo, l'aria è frizzante e mi fa venire i brividi... ma la stazione non è molto lontana. Allungo il passo senza perdermi a guardare le vetrine dei negozi davanti ai quali passo.
Anzi, se giro di qui faccio prima.
Imbocco un vicoletto illuminato fiocamente e sbuco in un'altra strada.
Di fronte a me l'entrata della stazione.
Accanto all'entrata una paninoteca.
Nella paninoteca LUI, con un vassoio in mano e la faccia stanca, ma illuminata da quel sorriso che volevo tanto rivedere.
Sono bloccato. Congelato sul posto.
Pochi metri ci separano, dovrei solo attraversare la strada.... sì, ma poi?
Almeno voglio togliermi la soddisfazione di guardarlo ancora un po'.
Di ammirarlo, anzi.
In due anni è diventato ancora più affascinante, ora si è anche tagliato i capelli come per espiare il suo passato burrascoso. O per inaugurare un nuovo capitolo della sua giovane vita...
I suoi occhi non hanno ancora recuperato quella luce bellicosa che avevano quando l'ho conosciuto, ma un'ombra del vecchio Mitsui appare quando sorride.
Senza accorgermi mi sono avvicinato ulteriormente alla vetrina del pub, dentro tutto luce, fuori quasi buio, io nell'ombra che fisso il suo viso sensuale mentre fa l'occhiolino a una ragazza servendole un succo d'arancia. Chissà cosa le ha detto, lei è arrossita leggermente ed ha abbassato lo sguardo, lui ha fatto un sorrisetto beffardo e ha distolto lo sguardo dai capelli biondi di lei per portarlo fuori, oltre il vetro, sulla strada... su di me.
Spalanca gli occhi, probabilmente immagine speculare di me stesso, poi un attimo in cui tutto si ferma, gli sguardi incatenati, la mente vuota, bloccata in un singolo, infinito, splendido istante...
Infine Mitsui torna alla realtà e mi fa un gesto con la mano, invitandomi ad entrare.
Che faccio, ODDIO CHE FACCIO?????
Sono ancora galvanizzato, intontito, perso nelle mie percezioni e non reagisco.
Rimango lì fermo.
Lui esce senza badare al mio evidente imbarazzo e mi dà una pacca sulla spalla.
- Ehi Kogure! Che ci fa un omino perbenino come te in giro a queste ore?-
La sua spavalderia mi riporta sulla terra.
Eh sì, Mitsui, come se non bastasse, è anche un ragazzo molto simpatico ed estroverso, uno di quelli che ti fanno sempre sentire a tuo agio con una naturalezza che ha dell'incredibile. E' quasi imbarazzante come il mio spirito si risollevi istantaneamente dalla confusione in cui era piombato. Ora la cosa più ovvia da fare mi sembra accettare l'invito di Mitsui ed entrare nel locale a bere qualcosa in sua compagnia.
Il capo di Mitsui è una persona molto cordiale, lo chiama Mitchan e gli dà un sacco di pacche sulla schiena e sul sedere, cosa che, devo ammetterlo, mi fa arrossire un po'.
Anche sua moglie sembra una brava persona, anche se, a differenza dell'omone, è pacata e tranquilla, seduta dietro al bancone a ricamare un asciugamano dal momento che il locale è semivuoto.
Mi arrampico su uno sgabello e appoggio i gomiti al banco del bar, mentre Mitsui mi prepara un caffè norvegese.
Mi sento molto a mio agio a chiacchierare col capo (Mitsui lo chiama così) e con il mio compagno di squadra.
Il tempo passa senza che nemmeno me ne accorga, tra una cosa e l'altra arriva l'ora di chiusura e Mitsui mi chiede di aspettarlo, così prendiamo il treno insieme.
Annuisco, mentre lui sparisce attraverso una porta accanto al bancone per uscirne pochi minuti dopo senza grembiule e con una giacca di pelle nera addosso.
Ci incamminiamo verso il binario in silenzio.
Su di noi è calato un velo di imbarazzo talmente tangibile da farmi stare male.
Non riesco a trovare nulla da dire, qualunque cosa a cui io pensi mi sembra stupida e fuori luogo.
Azzardo un'occhiata al di sopra degli occhiali: Mitsui guarda davanti a sè, fissa le rotaie e non apre bocca. Anzi, sembra che i muscoli del suo viso siano contratti, come se stesse facendo uno sforzo indicibile per tenere le labbra serrate.
Finalmente arriva il treno a spezzare quell'atmosfera pesante.
Ma com'è possibile? Solo poco tempo prima stavamo ridendo insieme ed ora.... ora che siamo soli e potremmo parlare di qualcosa di più personale... ce ne stiamo entrambi muti come pesci nonostante abbiamo sicuramente un sacco di cose da dirci, domande da farci, spiegazioni da chiederci.
O forse...
E' proprio per questo che siamo bloccati.
Non osiamo fare quello che entrambi vorremmo.
Iniziare un discorso con Mitsui ci riporterebbe di certo indietro nel tempo e magari lui non vuole ricordare.
Una volta eravamo amici. Eravamo davvero legati, ma ora?
Sono passati due anni dopotutto e mi ritrovo a non conoscere affatto questo adolescente bello e disperato che mi siede di fianco.
- Io scendo qui, Kogure.-
La sua voce bassa e calda mi riporta alla realtà. Guardo il nome della stazione attraverso il vetro del finestrino.
- Qui? Ma...-
Mitsui non mi lascia completare la frase. Si dirige verso la porta e mi saluta con la mano.
- A domani!-
Ancora domande, domande che non so se avranno mai risposta...
Sapevo che Mitsui abitava in un quartiere non lontano dal mio, di solito scendeva due stazioni dopo di me.
Mi sembrava che abitasse in una villa gigantesca e circondata da un parco.
Allora perché è sceso qui?
Questo è il quartiere delle case popolari.
Non è che in questi due anni l'impero finanziario di Mitsui- san è crollato?
Ma no, i media ne avrebbero parlato... dopotutto la famiglia Mitsui è molto conosciuta e stimata a Kanagawa.
Oh, accidenti... ma perchè continuo a lambiccarmi il cervello?
Invece di perdermi in queste elucubrazioni che non sfoceranno in nulla di concreto dovrei prendere un po' di coraggio in mano e parlare con Mitsui.
In fondo la cosa mi interessa.
Lui mi interessa.
Voglio sapere cosa gli sta succedendo.
Perché lavora, perché è sceso nel quartiere dei palazzoni.
In passato non ho mai avuto problemi a parlare con Mitsui, lui si è sempre confidato volentieri con me e non vedo perché ora le cose debbano sembrarmi così complicate quando non lo sono affatto.
E' deciso.
Lo affronterò.
***
Oggi sono davvero stanchissimo. Ad allenamento non ho avuto un momento di pace perchè Akagi era assente per seguire un corso di fisica e io, in quanto vice- capitano, dovrei fare le sue veci.
DOVREI, appunto.
Ma non ho il suo carisma, né la sua voce tonante.
Rukawa e Sakuragi hanno dato il meglio di sé questo pomeriggio. Nemmeno il paper-fan di Ayako è servito a qualcosa.
Non hanno fatto che insultarsi e lanciarsi pallonate sotto gli sguardi divertiti di Anzai-sensei. E Miyagi, invece di darmi una mano a tenerli calmi, visto che ha un ascendente su Hanamichi, non faceva che ridere e istigarli!
Mitsui poi... bè, lui continuava imperterrito ad allenarsi, come se intorno a lui non ci fosse nulla, né i compagni, né l'allenatore, né i rumori di palloni e scarpe sul parquet, né le urlanti fans di Rukawa, né il Sakuragi gundan... né IO, ovviamente.
Aveva un'espressione persa, continuava ad infilare un canestro da tre dietro l'altro con naturalezza, facile come bere un bicchiere d'acqua, ovvio come respirare... bè, per lui magari.
Ma nonostante la perfezione dei suoi tiri, la sua mente non era lì in palestra.
Tirava meccanicamente, senza passione... senza metterci un po' d'amore e questo davvero non è da lui.
Ma adesso basta.
Non posso andare avanti a preoccuparmi per lui senza fare niente, se davvero gli voglio bene devo capire come mai si comporta così.
Quindi stasera tornerò alla paninoteca dove lavora e lo costringerò a parlare.
***
E' già buio, ma pazienza. Telefono a casa per avvertire i miei che tarderò, pur sapendo che non sono contenti che me ne vada in giro per la stazione di Kanagawa tutto solo di sera tardi.
- Non preoccuparti okaasan, sono con degli amici!-
- Va bene Min- kun, ma stai attento comunque!-
Certe volte mia madre è davvero iperprottetiva... avrò preso da lei quei modi da chioccia che ho nei confronti dei miei compagni più piccoli e di... bè.. di Mitsui.
Ma Mitsui mi fa preoccupare davvero. Dopo aver abbandonato la pallacanestro ha cominciato a lasciarsi andare e deve averne passate di tutti i colori in due anni di assenza.
Credo che per lui sia davvero difficile ricominciare da zero, soprattutto se deve farlo con una fascia rigida al ginocchio.
Lui la vede come un handicap, nonostante noi tutti abbiamo accolto il suo rientro in squadra con entusiasmo, certi che la sua presenza sarà indispensabile.
Ma Mitsui si ostina a sottovalutarsi.
Perso nei miei pensieri non mi accorgo che ho raggiunto il locale dove lavora Mitsui.
Entro timidamente facendo tintinnare le campanelline scacciastreghe appese alla porta.
- Buonasera...-
Il capo mi accoglie con un sorriso a trentadue denti che potrebbe rivaleggiare solo con quello di Sendoh.
- Tu sei l'amico di Mitchan! Lo stai cercando?-
Annuisco impercettibilmente.
- E' uscito poco fa per una commissione, vuoi qualcosa intanto che lo aspetti?-
Vado a sedermi al banco e chiedo al capo di farmi un tè caldo e un toast e mentre sua moglie prende l'ordinazione mi metto a chiacchierare tranquillamente col grosso uomo.
Un tintinnìo mi avverte che Mitsui è qui.
Ma non sono le campanelle sulla porta, è qualcosa che sale dal profondo, da dentro me stesso, che mi fa sentire la sua presenza prima ancora che i miei occhi lo percepiscano.
Vederlo mi riempie di gioia, ma contemporaneamente di terrore...
Gioia perché è qui.
Terrore perché lo devo affrontare.
Ma non sono mai stato così deciso in vita mia.
Noto qualcosa accendersi nei suoi occhi quando mi scorge: il suo viso si illumina in un sorriso, mentre mi saluta:
- Sei venuto a prendermi anche stasera, Kogure? Bisogna stare attenti però, perchè questi qui potrebbero cominciare a pensare che siamo fidanzati!-
Quel ragazzo, quando parla, non pensa.
Sento il calore dell'imbarazzo salirmi al viso, tradendomi.
Oddio, speriamo che nessuno se ne accorga... dio ti prego...
Troppo tardi.
Lui se n'è accorto.
E su quella faccia da diavolo sexy si legge la volontarietà delle sue parole.
L'ha fatto apposta, quel baka!!!
Ma cosa vuole dimostrare? Come se non si fosse ancora accorto che provo qualcosa per lui!
Baka, baka! Mitsui no baka...
Si avvicina al bancone con quel sorriso ancora sulle labbra e mi dà una pacca sulla schiena.
Poi porge dei fogli e dei soldi al capo.
- Posso staccare prima stasera, capo?-
Il capo non chiede né spiegazioni né scuse. Annuisce sorridendo.
- Almeno lascia che Kogure finisca la sua cena, Mitchan! Poi potrete andare. Anzi, mangia qualcosa anche tu.-
Così, mentre io spilucco il mio toast, Mitsui divora due panini al prosciutto con un'avidità fuori dal comune.
Dopodichè va nel retro a prendere la giacca e mi tira giù dalla sedia.
- Dai andiamo Kogure. Metti tutto sul mio conto, capo!-
Ma tanto entrambi sappiamo che il capo non gli farà mai pagare quello che abbiamo mangiato.
Ora siamo soli.
La stazione è deserta.
Il prossimo treno passa tra dieci minuti.
Io e Mitsui ci sediamo su una panchina tutta istoriata di date, nomi, cuoricini e parolacce, ma stavolta non mi faccio prendere dal panico.
Ho deciso che gli voglio parlare e gli parlerò.
- Mitsui...-
Lui mi guarda di sottecchi facendomi morire ogni discorso sulle labbra: sono troppo impegnato a sudare freddo sotto quello sguardo che non perderà mai il suo fascino...
- Dimmi pure Kogure... si vede lontano un miglio che muori dalla voglia di farti gli affari miei, quindi eccomi qui, pronto per essere messo a nudo dalla tua curiosità!-
Mi ha azzittito. Come ha potuto parlarmi così? Siamo sempre stati amici, perché ora è così ostile?
- Non voglio farmi gli affari tuoi, lo sai benissimo che non sono il tipo e l'hai detto solo per ferirmi, solo per vendicarti del fatto che ho spiattellato il tuo fallimento di fronte a tutto il club di basket.-
Non volevo essere così cattivo, ma aveva cominciato lui e non posso farmi vedere debole e inoffensivo da una tigre selvatica come Mitsui.
Quel baka si strugge dalla voglia di confidarsi con me, di buttare fuori tutto quello che ha nascosto in profondità una volta per tutte, ma è troppo orgoglioso per farmelo vedere.
Ma io ti conosco troppo bene, Hisashi Mitsui...
- E' vero, volevo ferirti. Scusami Kogure... come se non ti avessi fatto abbastanza male schiaffeggiandoti... hai ancora i lividi...-
Così dicendo mi passa un dito su uno zigomo, sul quale stava lentamente assorbendosi un bel livido ovale dalle sfumature verdognole. Non riesco a trattenere un brivido, al suo tocco. Lui, candido come un bimbo di due anni, mi chiede:
- Hai freddo, Kogure?-
Sì, sti cavoli... dietro quell'espressione innocente c'è uno scintillio di malizia. Continua a giocare con me come il gatto col topo perché sa di poterlo fare e perché sa che anch'io lo tengo in pugno.
Lui ha bisogno di confidarsi con me, ma non vuole ammetterlo, allora per sfogare la sua frustrazione mi stuzzica sapendo benissimo di andare a segno con ogni frecciatina.
Ma non te la darò vinta.
- Già... nonostante la primavera sia cominciata da più di un mese, la sera fa ancora freddo... e io soffro tanto il freddo..-
Dicendo così mi stringo nella giacca e gli mostro la lingua mentalmente.
Poi, come da copione, arriva il treno a interrompere i nostri discorsi.
Ma questa volta, alla fatidica fermata, scendo con lui.
- Che fai Kogure? La tua fermata è fra quattro stazioni!-
Gli sorrido dolcemente e lo guardo da dietro gli occhiali, poi con una temerarietà che può nascere solo dall'amore gli confesso:
- Stanotte sono tuo ospite. E' da tanto che non ci vediamo e ho voglia di parlare con te.-
Mitsui strabuzza gli occhi. E' quello che voleva, ma vedermi così deciso è una novità per lui.
Bè, almeno l'ho azzittito.
- Visto che la tua risposta mi sembra un sì, porta un po' di pazienza, perchè devo avvertire mia madre.-
Telefono di nuovo a casa. Mia madre non fa obiezioni, anche se una venatura d'ansia è sempre presente nella sua voce.
Ce l'ho fatta.
Ma adesso arriva la parte più difficile... che non è far parlare Mitsui, ma essere all'altezza dei suoi problemi e riuscire ad aiutarlo.
Ormai sono arrivato fino a qui... devo andare avanti.
***
L'appartamento di Mitsui è davvero squallido.
Una stanza minuscola con lo spazio per un futon, un bagnetto e un cucinino.
Non c'è assolutamente NIENTE in questa casa.
I suoi vestiti, piegati e puliti, sono impilati ordinatamente in uno scatolone di cartone poggiato ai piedi del letto.
Nient'altro.
In cucina, un fornelletto a gas e una credenza con un paio di pentole, un frigo vecchio e rumoroso, un tavolo di fòrmica verdognola all'occidentale e due sedie dello stesso, povero materiale.
Anche nel bagno c'è solo lo stretto necessario, lo specchio sopra il lavandino è tutto ossidato e il lavandino stesso ha delle macchie di ruggine.
Ma nonostante il posto sia così misero, è pulito.
C'è un buon profumo qui dentro, il profumo di Mitsui.
Mi siedo in cucina, mentre Mitsui mette a bollire dell'acqua per il the e tira fuori dalla credenza due tazze scompagnate.
- Scusa il servizio, ma non sono abituato ad avere ospiti.-
Lo guardo e sorrido. Mi sento benissimo. Sono a casa di Mitsui, il mio amore, la mia ossessione.
Per un attimo il reale motivo della mia visita scivola fuori obbiettivo e penso che sono solo con lui, e lui mi sta preparando il the ed è bello come un puledro selvaggio che nessuno riesce a domare.
Pensavo di averlo perso per sempre e invece...
Ma le cose sono cambiate.
Mitsui non è più l'idolo pieno di sicurezza che era in prima liceo.
Non è più l'adolescente deluso che andavo a trovare in ospedale.
Non è neanche più l'arrogante capobanda che ha distrutto mezza palestra.
Quello non lo è mai stato, era una maschera che alla vista di Anzai è finalmente caduta.
La maschera da ribelle senza regole e senza coscienza è scomparsa rovinosamente rivelando il vero Mitsui, il MIO Mitsui, un ragazzo sensibile e problematico che io voglio aiutare a tutti i costi.
Appoggio la testa sul braccio e guardo quel ragazzo che ho sognato per due anni mentre, appoggiato alla parete, osserva le minuscole perle che si formano sulle pareti del bollitore trasparente, segno che l'acqua sta per entrare in stato di ebollizione.
E' come ipnotizzato.
- Ehi Mitsui, non bolle più velocemente se la fissi!-
Mitsui sussulta, mi guarda e mi fa una smorfia.
- Mi ero imbambolato...-
Riporta la sua attenzione sul bollitore. Mi incanto a guardargli fare dei piccoli gesti, come immergere le foglioline di the nel filtro, mescolare l'acqua che diventa immediatamente scura e sparge un buon aroma per la stanza.
- Come mai vivi qui?-
Beh... da qualche parte dovevo cominciare...
Mitsui si blocca quasi impercettibilmente, poi mi risponde senza voltarsi.
- Lo sai che sono un lupo solitario.-
Dal suo tono non traspare alcuna emozione, ma io so che sta mentendo.
Lui è troppo dentro di me per riuscire a fingere.
- Non me la racconti.-
Si gira, teiera in mano e uno sguardo da predatore negli occhi: non mi spaventi Hisashi Mitsui.
Si avvicina al tavolo, versa il liquido ambrato nelle tazze decorate e si siede con un sospiro, appoggiando la teiera sulla superficie di fòrmica.
- Perché è sempre così Kiminobu? Perché devo sempre sentirmi NUDO di fronte a te? Sembri così indifeso... qual è il tuo potere?-
L'amore, vorrei urlare.
- L'amicizia- , sussurro.
Poi lo guardo fisso nelle pupille nere e vellutate come una notte senza stelle. Non serve che gli ripeta la domanda, so che mi risponderà e questa volta sinceramente.
Beve un sorso del suo the, si scotta la lingua e sorride tristemente.
- Me ne sono andato da casa.-
Continuo a guardarlo in viso, senza staccare gli occhi da lui.
- Dopo essere... scappato dal club di basket io... ho cominciato a lasciarmi andare. Sono stato promosso ogni anno per il rotto della cuffia e tu sai quanto ero bravo alle medie e al primo anno di liceo prima che... prima che..-
La voce gli si spezza, i suoi occhi sono lucidi. Sta tentando disperatamente di trattenersi e per un attimo quasi ci riesce.
- Prima dell'incidente...-
Continuo io per lui, perché ormai le lacrime gli stanno scorrendo libere dagli occhi serrati, stretti, strizzati in un ultimo, vano tentativo di trattenerle.
Segue un lungo momento di silenzio, interrotto solo dai suoi singhiozzi.
Quanto devi aver sofferto Mitsui...
Poi all'improvviso la sua voce. Stanca, spezzata.
- I miei genitori erano così fieri di me, Kogure. I miei compagni di classe e di squadra mi vedevano come un eroe, come un modello da imitare... le ragazze mi lasciavano decine di lettere e regali nell'armadietto... e in un istante ho perso tutto. Mi sentivo un fallito, una nullità, un perdente...-
Raggiungo la sua mano con la mia e gliela stringo forte. Lui appoggia a sua volta la propria sulla mia e mi fissa con quegli occhi umidi, spaventati, persi.
- Non lo sei mai stato, Mitsui. Hai solo percorso la strada più lunga per raggiungere il tuo obbiettivo. -
Tira su col naso e si passa una mano sugli occhi rossi.
- Vorrei crederti Kogure. Ma io ho sbagliato, ho buttato via due anni della mia vita che nessuno mi restituirà più. Ho perso l'affetto dei miei genitori, ho paura ad avere degli amici, ad innamorarmi per il terrore di deludere anche loro...-
Tolgo la mia mano dalla sua con uno scatto nervoso.
- Sei un vigliacco se parli così, Mitsui. Il vero coraggio lo devi dimostrare adesso che te ne è stata data la possibilità: sei tornato in squadra, facci vedere chi sei! Dimostra ai tuoi genitori che sai essere umile e ammetti le tue colpe tornando a casa, come hai fatto con la squadra e con Anzai-sensei...-
- Non mi crederà nessuno! Kogure, a te può sembrare facile, sei buono e tutti ti adorano, a scuola sei un mezzo genio e...-
- Smettila Mitsui, non stiamo parlando di me, ora. Torna a casa, te ne prego. I tuoi saranno preoccupati... e anche se magari all'inizio ci metteranno un po' a fidarsi di te, vedrai che col tempo le cose cambieranno.-
Lo guardo negli occhi cercando di parlargli anche col cuore e l'anima, oltre che con le corde vocali.
- Sta in te, Hisashi, e io so che ce la puoi fare. E poi un amico che ti sostenga ce l'hai già.-
Mi alzo e lo raggiungo, per circondargli le spalle in un abbraccio. Gli poggio il mento sulla schiena e sussurro:
- Ce l'hai sempre avuto.-
Passiamo la notte come due ragazzine a un pigiama party, a raccontarci cosa abbiamo combinato in questi due anni di lontananza, lui dal club e io da lui.
Mi parla della sua lunga, dolorosa convalescenza, dei suoi amici teppisti... Gli parlo di Rukawa e Sakuragi e di quanto io conti su di loro per riuscire a raggiungere finalmente il campionato nazionale...
A parlare di basket gli si illumina il viso, anzi è come se si illuminasse tutto, è radioso: finalmente ha di nuovo qualcosa in cui buttarsi anima e corpo per espiare il suo passato.
E io ho lui.
Ci addormentiamo entrambi sul futon a notte fonda, stanchi, ma finalmente con qualcosa di rispettabile per cui andare avanti.
***
Non sono solo i raggi di un pallido sole d'aprile a svegliarmi, ma anche la sensazione di qualcosa di caldo e gradevolmente profumato che mi pesa sul petto.
Apro gli occhi ancora annebbiati dai sogni e vedo una testa arruffata di capelli scuri salire e scendere a ritmo col mio respiro... mi sfrego le palpebre col dorso della mano, cerco di capire dove sono, non è la mia camera questa!
Poi d'improvviso come uno tsunami i ricordi mi assalgono e sento un nodo formarsi in gola...
Mitsui...
Sono nel suo letto e lui sta tranquillamente dormendo appoggiato a me!
Timidamente allungo un braccio e gli accarezzo i capelli, un gesto affettuoso, da amico...
Sì, certo... a chi la racconto... la mia mano indugia un momento di troppo in quella foresta profumata, non è più solo un'innocente carezza, ma qualcosa di più, è un gesto sensuale che trasmette desiderio, quasi un delicato gioco da amante...
Trasalisco quando sento Mitsui muoversi e ritraggo la mano come se mi fossi scottato.
Lui si stiracchia come un gatto e si gira a pancia in giù, in modo da potermi guardare negli occhi.
- Perché hai smesso? Era così piacevole...-
Sensuale, erotico Mitsui, con le palpebre semichiuse su quegli occhi da lupo... la voce arrochita dal sonno e quel sogghigno piratesco sulle labbra...
Stai facendo il tuo gioco, mi stai stuzzicando e non sai il male che mi fai!
Non avrei voluto smettere di accarezzarti, anzi vorrei di più... Vorrei che ti disfassi di quell'inutile pigiama che indossi, vorrei accarezzare la tua pelle abbronzata e sicuramente morbida, vorrei assaporarla con ogni mio senso... invece mi alzo dal futon facendoti rotolare via da me e rosso come un pomodoro mi dirigo verso il bagno.
- Dove vai?-
- Alla toilette.-
Da dietro la porta che chiudo in fretta alle mie spalle ti sento sbadigliare e stiracchiarti e io non riesco a fare altro che infilarmi sotto l'acqua fredda della doccia per far calmare l'eccitazione che ha fatto risvegliare il mio corpo.
***
Facciamo colazione insieme in un chiosco fuori da scuola. Lui s'ingozza due giganteschi takoyaki, mentre io mi accontento di una tazza di the fumante.
- Non t'irrobustirai mai se continui a mangiare come un canarino, Kogure!-
Il sorriso che gli illumina il viso questa mattina è radioso come il sole primaverile che scalda le nostre schiene e proprio come il sole, quel suo sorriso sincero mi scalda il cuore e mi fa sentire davvero bene.
Improvvisamente però la sua espressione muta radicalmente, i lineamenti si induriscono e diventa tutto serio.
- Ehi che c'è Mitsui?-
Lui mi appoggia il palmo di una mano sull'avambraccio, stringendo appena.
Mi fissa negli occhi con un'intensità quasi imbarazzante e poi sospira, portando lo sguardo prima sulla punta delle scarpe, come se stesse riflettendo su cosa dire, poi di nuovo su di me, nei miei occhi.
- Ho deciso di seguire il tuo consiglio, mamma chioccia.-
Lo guardo stupito, ma al contempo sollevato.
- Tornerai a casa?-
I suoi occhi si spostano sul bancone del chiosco e Mitsui prende a giocherellare nervosamente con le briciole dei biscotti.
- Già... sarà davvero difficile, ma...-
Mi guarda e l'ombra di un sogghigno passa sulle sue labbra sottili.
- ..ma voglio almeno provarci.-
Dentro di me il calore si espande attraverso le vene in maniera vertiginosa. Sono felice, perché quel ragazzo che amavo tanto e che credevo perduto è tornato e sta dimostrando di avere del carattere.
L'ho sottovalutato, l'ho ferito, gli ho detto delle cose crudeli, anche se vere e ora tutti gli sforzi che ho fatto per andare contro me stesso e trattarlo con durezza stanno dando i loro frutti.
Mitsui è tornato in squadra e ora tornerà anche a casa.
Di fronte a lui si prospetta un periodo duro, difficile che per un ragazzo così orgoglioso e paranoico sarà davvero una sfida da portare a termine.
Ma io so che ce la farà.
Se in lui è rimasto ancora un po' di quel Mitsui che ho incontrato durante la partita contro le scuole medie Takeishi, con il fuoco negli occhi e la sicurezza nella voce...
Se in lui c'è ancora l'ardente desiderio di essere qualcuno come quando lo ammirai così da vicino mentre si presentava alle altre matricole il primo giorno al club di basket del liceo Shohoku...
Se si renderà conto che ha degli amici al suo fianco...
Allora ce la farà.
- Stai facendo la cosa giusta Mitsui, e io ti sosterrò sempre.-
- Grazie Kogure... sono felice di averti ritrovato.-
***
- Forza ragazzi, morbidi su quelle ginocchia! Sakuragi cosa combini!!!! Esci dal campo immediatamente e torna ad allenarti ai fondamentali!-
- Senti Gorillone! C'è un limite a tutto, anche alle umiliazioni! Non è possibile che un genio come me debba abbassarsi a tali piccolezze mentre quel pivello di Rukawa se la tira di fronte a tutti!!!-
Rukawa si avvicina all'autoproclamatosi Tensai e gli rifila una pedata nel sedere.
- Chiudi quella ciabatta, carciofo! Chi avresti chiamato pivello?-
- KITSUNE, TEMEEEEEEEEEEEE!!!! Come osi toccare Sakuragi il duro&puro?-
Mi giro per non far vedere all'esasperato Akagi che sto ridacchiando. E' più forte di me, quei due sono troppo simpatici e poi si completano a vicenda. Nonostante siano sempre a litigare, Rukawa non parla altro che con Sakuragi e quest'ultimo è spronato a migliorare per eguagliare e superare l'abilità di Rukawa e dimostrare così di essere il migliore.
Non sarebbe lo stesso se uno dei due non ci fosse e questo lo ha capito anche Akagi, che il più delle volte si arrende e lascia quei due baka nel loro brodo.
Sposto lo sguardo dalla coppia d'oro dello Shohoku e m'imbambolo a guardare Mitsui. Ha preso confidenza già con tutta la squadra, sembra incredibile come in solo una decina di giorni sia già l'idolo delle matricole e la guida dei ragazzi più grandi.
E' rimasto un attaccabrighe, soprattutto con Miyagi e Sakuragi, ma la cosa è sempre sul livello della sfida scherzosa, anzi direi costruttiva se portata sul piano del basket.
Sono così fiero di lui.
Non ha perso il suo talento, né il suo carattere socievole e impulsivo.
Vorrei gridargli cosa provo per lui qui, adesso, davanti a tutti... ma la voce del capitano mi riporta tra i comuni mortali.
- Ok ragazzi, basta così! Pulite la palestra e poi andate a fare la doccia, ci vediamo domani!-
Le parole di Akagi sono seguite da bisbigli e risate, i ragazzi sono stanchi, ma fanno il loro dovere con diligenza ogni sera. Io, in quanto senior, posso andare direttamente allo spogliatoio, e così faccio.
Dopo allenamento mi rinchiudo per un po' in biblioteca a studiare, quell'ambiente concilia la concentrazione, grazie al silenzio e al profumo di libri.
Sono solo, qui non entra mai nessuno tranne il custode che viene a chiudere la sera tardi e riesco a mantenere la mia attenzione sul testo d'inglese per un'oretta. Poi la stanchezza prende il sopravvento, raccolgo la mia roba ed esco dall'edificio.
Nell'uscire dal cancello della scuola, mi accorgo che le luci della palestra sono ancora accese... probabilmente gli ultimi ragazzi ad uscire si sono dimenticati di spegnerle.
Sospirando mi dirigo in quella direzione, rovistando nella borsa per trovare la copia delle chiavi, ma giunto al portone sento dei rumori: c'è qualcuno che si sta allenando.
Sospettosamente apro la porta e sbircio dallo spiraglio per scoprire chi è lo stacanovista che ha ancora energia per allenarsi a quest'ora.
Mitsui.
Ha indosso solo un paio di pantaloncini blu, mentre la maglietta penzola da una barra del corpo del canestro.
La sua schiena sudata luccica alla luce artificiale dei neon come se fosse cosparsa di piccoli cristalli.
L'espressione intensa e concentrata rende i suoi lineamenti ancora più sensuali, se questo è possibile... e dalle labbra semiaperte esce il fiato a piccoli sbuffi, facendomi pensare a tutt'altro che a una persona stanca per l'allenamento.
Nel momento stesso in cui lo vedo, e mi appare bello e nobile come un guerriero d'altri tempi, mi rendo conto che voglio dirgli cosa significhi lui per me.
Sono sicuro che immagina i miei sentimenti per lui, bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene... ma desidero che lui senta la mia voce confessargli quello che già sa.
M'intrufolo in palestra attraverso lo spiraglio creato dalle ante del portone e mi avvicino silenziosamente a lui.
Mitsui si accorge della mia presenza e si volta di scatto, come un gatto al quale abbiano pestato la coda.
- Ehi, Kogure! Che ci fai ancora a scuola a quest'ora?-
Non gli rispondo, ma continuo a camminare verso di lui. Ormai sono abbastanza vicino da sentire i suoi ansiti che non fanno altro che farmi ribollire ancora di più il sangue nelle vene.
Probabilmente nei miei occhi si leggono chiaramente le mie intenzioni, perché Mitsui perde la sua aria interrogativa per sostituirla con un fiero cipiglio accompagnato dal gesto molto sexy di piazzare una mano sul fianco e sporgere le labbra in fuori, come se aspettasse qualcosa di già sentito uscire dalle mie labbra.
Sono a meno di dieci centimetri da lui, ormai, e mi fermo.
Stringo i pugni lungo i fianchi ed inspiro decisamente e sonoramente espirando poi quasi con timore.
Ma lo guardo dritto negli occhi, quell'aria da adorabile sbruffone ancora sulla faccia.
- Ti amo Hisashi.-
I suoi lineamenti si addolciscono, al ghigno diabolico si sostituisce un sorriso tenero e quasi commovente nella sua sincerità.
Non mi risponde, ma allarga le braccia e mi avviluppa nel suo odore di uomo, stringendomi forte a sé, schiacciandomi una guancia contro il suo petto, immergendo il viso nei miei capelli.
Restiamo così per un po', non mi accorgo di quanto tempo passa, ma solo delle sensazioni provate dal mio corpo in quell'abbraccio tanto agognato...
Poi le labbra soffici di Mitsui si appoggiano al mio orecchio e in un sussurro giunge la sua risposta.
- Lo so.-
Sento il suo respiro caldo e speziato percorrere la linea della mia mascella fino al mento in una carezza tanto sensuale quanto impercettibile fino a raggiungere le mie labbra frementi.
- L'ho sempre saputo, Min-kun.-
Poi la sua bocca scende sulla mia in un bacio così caldo che nemmeno in un millennio avrei potuto prepararmi alla sensazione che sto provando in questo momento.
Sento la mente offuscarsi per dare spazio alla fisicità della situazione, sento lo stomaco attorcigliarsi come se qualcuno lo stesse strizzando, sento le ginocchia indebolirsi e cedere...
Ma improvvisamente le braccia forti di Mitsui mi sollevano dal suolo in modo tale da avere gli occhi allo stesso livello dei miei, si allontana solo un istante per guardarmi e sorridermi per poi ricominciare da dove si era interrotto.
Non so per quanto andiamo avanti a baciarci, all'inizio timidamente, poi con sempre più confidenza finché non sento la lingua di Mitsui spingere dolcemente tra le mie labbra perché gli conceda accesso...
e io gli do il mio permesso poggiandogli una mano sulla nuca e traendolo a me in modo tale che ogni centimetro dei nostri corpi aderisca l'uno all'altro.
E quando apro la bocca quel minimo da permettergli di intrufolarcisi dentro, ringrazio la natura di avergli dato un istinto animale così acuto, perché quello che provo ad essere dolcemente violentato da lui è qualcosa di indescrivibile.
Mi perdo tra le sue braccia e rispondo al suo bacio gemendo quando lo sento gemere, sentendo sotto le mani che la sua temperatura sale alla stessa velocità della mia, finché esausti e troppo eccitati per proseguire oltre senza combinare disastri, decidiamo di sederci per riprenderci e capire cosa sta succedendo.
Lui ha la faccia di uno che vorrebbe strapparmi tutto di dosso, anche la pelle se fosse possibile, per dare libero sfogo all'istinto che il nostro bacio ha risvegliato in lui, ma decide di prendermi la mano e riempirmi il collo di piccoli, dolcissimi morsi.
Quando sento la sua mano infilarsi sotto la mia camicia lo lascio fare, anzi, mi godo quella carezza che mette in allerta tutte le mie terminazioni nervose... ma quando la sua mano scende troppo in basso mi spavento.
- Hisashi...-
Capisce senza che io debba dire nulla, ma non riesce a staccare le sue labbra dal mio collo e dal mio viso. So che, da creatura primordiale ed istintiva qual è, vorrebbe trovare una via d'uscita al desiderio che lo sta divorando, ma non posso permettere che tutto accada ora, così...
Dopo avermi baciato fino a farmi mancare il respiro, lo sento rilassarsi e appoggiare la testa sulla mia spalla.
Lo stringo a me e gli carezzo i capelli in un gesto che vuol essere tenero e rassicurante.
- Scusa Min-kun... mi avrai preso per un barbaro... ma io... tu non sai... tu non sai quanto avrei voluto trovare il coraggio per dirti quello che mi hai detto tu con tanta semplicità... e ... sincerità...-
Solleva lo sguardo ancora velato dalla passione e mi posa un bacio leggero sul mento.
- Adoro questo tuo lato animale, Hisashi, non ti preoccupare! I tuoi abbracci valgono per me più delle parole... sei sempre stato un uomo d'azione!-
Ci guardiamo a vicenda con l'amore che trabocca dai nostri occhi e a me viene da piangere, perché dopo due anni finalmente il mio desiderio più ardente è stato esaudito.
- Ti amo da impazzire, Hisashi.-
La sua unica risposta è un bacio delicato sulle labbra, come a suggello del nuovo rapporto tra noi.
**OWARI**
Kicchy (star eyed): sigh... questa coppia è così bella che...
Kiyota (sad puppy eyed): ma scusa Kicchan! Non ero io il tuo preferito?
Kicchy (posando un leggero bacino sul naso di Kiyotino): ma certo che tu resti il mio preferito, solo che ogni tanto bisogna cambiare! Ma non preoccuparti, ho già qualcosa in cantiere per te!
Kiyota: ah bè, allora...
Hana- kun: scusa Kicchy, non dimentichi qualcosina-ina-ina riguardo questa fic?
Kicchy (scratching head): mh? Aaaaaahhhhhh! E' veeeero! Che sbadata!
Hana- kun: guarda che la Nobu-scimmia se n'è andata, puoi smettere di sbavare!
Kicchy: zitto, scimmione spelacchiato! Adesso è arrivato l'importantissimo momento dei RINGRAZIAMENTI!!!!! Innanzitutto un grazie grande come il Lagunarock a Chocolat per i suoi preziosi consigli e l'aiuto che mi dà nella stesura delle mie fics e per la pazienza di leggerle in anteprima per fare i suoi autorevoli commenti!!! Non sarà mai abbastanza il bene che ti voglio Choco- chan!!! Poi un grazie grande come l'Highwind a Ria- chan per i consigli costruttivi e sempre graditi e soprattutto per aver creduto in me e aver postato le mie fic in rete. Infine un grazie immenso come la galassia al grande Inoue per aver creato dei personaggi così belli, umani e commoventi... non mi sono mai divertita, commossa, arrabbiata, agitata, esaltata tanto per un manga come il tuo, caro papà Inoue, unico vero mito e idolo della mia vita!
Rukawa: lecchina.
Hana-kun (heart shaped eyes): Kitsune!
Kicchy&Rukawa in coro: che c'è? (i due si guardano e fra i due passa una scarica elettrica moooolto significativa!)
Rukawa: mpfh.
Kicchy: mpfh a chi, ghiacciolo al polo sud? Che ci trova in te quella scimmia rossa è ancora tutto da scoprire!
Kogure: buoni buoni... grazie per la fic, Kicchan!
Kicchy (con i lacrimoni): oh... finalmente qualcuno che apprezza la mia opera... sigh! Grazie Kogurino, sei sempre così buono! Ma ora basta chiacchierare... alla prossima!