C'era una
volta...
di
Naika
C'era una volta in un mondo lontano
lontano....
Rosse, gialle e oro le foglie danzavano nell'aria plumbea sospinte dal
primo vento invernale che poco gentilmente le sferzava, colpendole,
sollevandole, per poi schiacciarle a terra come se volesse punirle di aver
tentato il volo.
Tuttavia tra esse una spiegò le sue fragili ali carminio contrastando il
vento freddo fluttuando tra le correnti fino a posarsi splendente sulla
grande lapide di marmo bianco.
Hanamichi allungò una mano e la prese tra le dite fissando le punte
perfette e quel colore rosso così vivo e forte.
Attraverso gli occhi colmi di lacrime seguì le venature dorate della
foglia prima di riporla nuovamente sul marmo.
A sua madre sarebbe piaciuta quella foglia.
Lei amava gli aceri.
Perchè avevano le foglie rosse come i capelli del suo bambino e quelle
venature dorate come i suoi occhi.
"Mamma..." sussurrò accarezzando il marmo bianco, freddo, così diverso
dalla pelle vellutata dell'unica persona che lo avesse mai amato.
Una lacrima scivolò sulla sua guancia cadendo silenziosa tra i petali
delle rose rosse che le aveva portato.
Rose rosse per una madre.
Scandaloso.
Così avrebbero detto i ben pensanti.
Ma a lui non interessava.
Che malignassero quanto preferivano, l'avevano sempre fatto in fondo, no?
Non avevano sprecato i commenti quando lui era nato.
Il piccolo bastardo.
Solo perchè entrambi i suoi genitori avevano i capelli neri e gli occhi
scuri.
Da quando era nato tra sua madre e suo padre la tensione era diventata
palpabile.
L'uno che accusava l'altra di averlo tradito.
Lei che proclamava la sua innocenza ma veniva trattata egualmente con
freddezza.
Che si spegneva d'amore per quell'uomo freddo, che sentendosi tradito, la
relegava in una casa di campagna con pochi servitori e quel figlio che non
voleva più nemmeno vedere.
Lei che si ammalava e moriva lasciandolo solo.
Lei che anche in punto di morte aveva sussurrato "Non odiare tuo padre."
Lei che era la sua luce, il suo calore, la sua gioia, tutto il suo mondo.
Lei non c'era più.
E lui avrebbe dovuto tornare nella fredda casa di città e vivere con quel
padre per cui era solo un estraneo.
Scosse il capo lentamente e chinatosi depose un bacio sul marmo bianco
prima di voltarsi e tornare verso la carrozza che silenziosa l'attendeva.
Hanamichi depose l'ultima valigia in un angolo della stanzetta che gli era
stata riservata.
Suo padre non aveva mai speso molto denaro per quel figlio che non
considerava sangue del suo sangue ma in campagna Hanamichi non se ne era
mai fatto cruccio.
I suoi abiti semplici e comodi erano perfetti per andare a cavallo e
scorazzare tutto il giorno tra i campi per aiutare i due anziani servitori
nei lavori, tuttavia lì in città si rese ben presto conto che il suo
vestiario era molto più simile a quello di un cameriere che a quello della
nobiltà alla quale, in teoria, lui doveva appartenere.
Non che lo desiderasse in realtà.
Odiava la moda inamidata e fredda che obbligava i giovani rampolli in
stretti abiti rigidi, a giornate e giornate di studi letterari, i volti
pallidi come neve fine, gli occhi gelidi e insensibili come ghiaccio.
Lui amava e viveva con l'intensità e l'irruenza del fuoco.
Quella società gli andava stretta già dal primo giorno, si chiese come
avrebbe potuto trascorrerci il resto della sua vita.
Scoprì ben presto che suo padre era fuori per la maggior parte del tempo,
troppo impegnato nei suoi affari per badare ad un figlio che faceva di
tutto per ignorare.
Non che il rossino si fosse aspettato un comportamento diverso.
Dopo le prime ore di inattività e di studio della casa, il ragazzo aveva
deciso che ne aveva abbastanza ed era uscito per darsi all'esplorazione.
Dopo solo un'ora aveva preso il primo viottolo secondario, allontanandosi
dal centro, stanco degli sguardi sconvolti che gli lanciavano tutti gli
altezzosi signori che aveva incontrato sul suo cammino quando guardavano
quella sua irregolare pelle abbronzata e quei suoi ancor più irregolari
capelli rossi.
Per non parlare dei suoi semplici abiti.
Un contadino.
Un campagnolo.
Un povero.
Per di più mezzo sangue.
Ossia una nullità.
Peggio di una nullità.
Aveva sopportato la loro freddezza e la loro ipocrisia cercando di
ignorarli finche le sue unghie non si erano conficcate tanto nei palmi da
cominciare a fargli davvero male.
O cambiava aria o cambiava i connotati a qualcuno.
Per cui si decise a scegliere le vie popolari.
In mezzo alle cameriere di corsa, agli stallieri indaffarati e ai servi
che facevano la spesa per preparare la cena nelle strade accuratamente
evitate dalla nobiltà, Hanamichi tirò un profondo respiro di sollievo e
ritrovò il sorriso che l'alta società gli aveva congelato sulle labbra.
Camminava da un po' tra le viuzze chiassose sbirciando nelle botteghe dei
fabbri quando qualcuno gridò un "Attento!!" e un forte nitrito nervoso
tagliò l'aria.
Un ragazzo moro stava rincorrendo un cavallo che, imbizzarritosi, si stava
lanciando per la strada a tutta velocità.
Hanamichi si gettò di lato per evitare la bestia spaventata e notò con la
coda dell'occhio le briglie che pendevano libere sul collo dell'animale.
Senza pensare allungò un braccio e le afferrò con forza.
Il cavallo lo tirò prepotentemente in avanti ma invece di lasciarsi
sbilanciare Hanamichi usò la forza della spinta e, aiutandosi con un colpo
di gambe, si issò sulla schiena nuda del cavallo, afferrandosi alla sua
criniera.
Bastarono pochi attimi e Hanamichi riuscì a frenare la corsa della bestia
calmandola poi con dei colpetti affettuosi.
"Non so come ringraziarti!!" disse una voce affannosa, raggiungendolo.
Hanamichi si voltò incontrando due vivaci occhi scuri.
"Yohei" disse il ragazzo tendendogli la mano "Yohei Mito"
Hanamichi gli sorrise prendendola "Hanamichi, Hanamichi Sakuragi"
Il moro corrugò la fronte.
"Come il Conte Sakuragi?" chiese perplesso.
Quel giovane non aveva nulla della nobiltà.
Non di quella nobiltà ipocrita e fredda che passeggiava con sdegno per le
vie del centro.
Il ragazzo si rabbuiò scuotendo il capo "Sì come il Conte Sakuragi.."
mormorò "...ma è una lunga storia"
Mito lo fissò corrucciato prima di scuotere le spalle, era chiaro che non
era cosa di cui il suo nuovo amico volesse parlare e a lui infondo non
interessavano le storie di nobili.
Prese le briglie che l'altro gli tendeva e per sdebitarsi lo invitò a
prendere qualcosa da bere con lui.
Il rossino accettò ben lieto di aver trovato finalmente qualcuno che non
lo fissava come se fosse stato uno scherzo della natura.
Con il passare dei giorni e delle settimane Hanamichi conobbe anche gli
altri amici di Yohei.
Ayako una giovane sarta molto brava che era però costretta a lavorare
sempre ai soliti abiti da una padrona piuttosto rigida d'idee e di
costumi, Miyagi un fabbro che lavorava per la stessa stalla di Yohei e che
si dilettava, nelle poche ore libere, alla costruzione di delicati monili,
splendidi, quanto inutili, dato che nessuno avrebbe mai acquistato un
oggetto simile da un ragazzo che per vivere attaccava ferri ai cavalli.
Tutti ragazzi come lui con grandi sogni a cui erano state tarpate le ali
fin troppo presto.
Tra loro si stabilì una solida amicizia e una reciproca complicità che si
tramutava in chiacchiere e confidenze scambiate al tavolo della locanda
della madre di Yohei.
A loro per la prima volta Hanamichi aveva raccontato la sua storia, loro
furono i primi a cui rivelò la sconvolgente notizia che suo padre voleva
risposarsi con una nobil donna conosciuta in uno dei suoi tanti viaggi.
Donna che per di più sembrava avere due figli.
"Dai forse non è tanto male come sembra" cercò di rincuorarlo Ayako.
Hanamichi sospirò scuotendo il capo mestamente.
"Lo spero" mormorò.
Tuttavia le sue paure si rivelarono fondate.
La sua nuova matrigna lo aveva squadrato da capo a piedi con freddezza
glaciale.
I due figli poi erano il ritratto di quell'ipocrisia gelida e viscida che
il rossino detestava.
Akira il maggiore dei due aveva un sorriso falso e calcolatore sul volto
bellissimo e due occhi che segavano l'anima.
Sapeva di essere avvenente e usava la sua bellezza per ottenere tutto ciò
che gli poteva tornare utile, per poi gettarlo quando aveva finito di
usarlo.
Il secondo genito della donna, Soichiro sembrava invece una persona un po'
più semplice e genuina ma era troppo preso ad assecondare il fratello
perchè anche quel poco di buono che c'era in lui si salvasse.
Se i due ebbero un po' di gelido contegno nei suoi rispetti lo persero
immediatamente nel momento in cui suo padre ripartì per l'ennesimo viaggio
lasciandoli a casa da soli.
"Ti dico che ci ha provato!" disse Hanamichi sconvolto camminando accanto
a Yohei mentre questi conduceva il cavallo per le briglie verso la strada
principale.
"Ma dai Hanamichi ti sarà sembrato.." cercò di blandirlo il moretto
incredulo.
"Mi sarà sembrato un corno!" tuonò Sakuragi adirato "Quello si è infilato
nel mio letto mentre dormivo e mi ha detto che la mia vita sarebbe potuta
migliorare se solo fossi stato più docile!!!"
Yohei scosse il capo incredulo "Che razza di bastardo!"
Hanamichi sogghignò divertito "Bastardo certo ma con una costola in meno,
gli ho tirato un pugno che non dimenticherà per un bel po'!!" disse
soddisfatto.
Yohei rise mentre si immettevano sulla strada principale.
La gente si scostò schifata per lasciarli passare e Hanamichi sollevò gli
occhi al cielo scuotendo il capo mestamente.
"Non farci caso" mormorò Yohei.
"Non abbiamo forse due braccia e due gambe come loro?" chiese rassegnato.
La risposta del moretto venne interrotta dallo squillo delle trombe degli
araldi reali.
La folla si aprì in due ali per lasciar passare gli armigeri che
scortavano il cocchio reale.
"Oh è tornato!" mormorò Yohei.
"Chi è tornato?" gli chiese perplesso il rossino.
Il ragazzo gli indicò la carrozza che stava avanzando "Il figlio del re"
sussurrò.
Hanamichi sollevò lo sguardo, curioso, per fissare l'elegante carrozza
reale che procedeva a discreta velocità verso il palazzo.
Rimase folgorato sul posto quando notò il giovane dall'aria altera che,
fissando distrattamente il vecchio ciambellano, rispondeva a monosillabi
alla sue domande.
"Que... quello chi è?" balbettò pallido come un cencio.
Yohei si voltò a fissarlo sorpreso "Ma Hana mi ascolti, te l'ho appena
detto!" protestò Yohei "Quello è Kaede Rukawa l'erede al trono" gli disse
"Non l'avevi mai visto?"
Hanamichi scosse distrattamente il capo osservando la carrozza
allontanarsi lungo la via principale, gli occhi ancora incollati a quell'angelo
splendido.
Sapeva che il re aveva un figlio della sua età ma non l'aveva mai visto,
in fondo aveva passato la sua giovinezza in campagna e poi Yohei aveva
detto che era 'tornato', probabilmente era stato all'estero per studiare.
Il moretto gli passò una mano davanti agli occhi cercando di risvegliarlo
dal suo torpore.
"Hey? Hey ci sei?" gli chiese divertito.
Hanamichi si riebbe di colpo arrossendo brutalmente.
"Ti eri incantato?" gli chiese Mito ridacchiando "Guarda che Rukawa è
bello quanto freddo!" lo avvertì.
Hanamichi non l'ascoltava osservando verso il punto in cui la carrozza era
scomparsa.
Yohei gli aveva chiesto se si era incantato?
La risposta era sì.
Si era incantato di fronte a quella pelle pallida e vellutata, a quei
capelli neri come la pece e a quegli occhi blu, profondi, annoiati e per
una frazione di secondo... gli era parso... tristi... di quella stessa
tristezza che lui conosceva così bene riconoscendola ogni giorno nello
specchio infondo ai suoi.
Una belva chiusa in una gabbia troppo piccola.
"Hana quello è al di fuori della tua portata" gli fece notare Mito
riscuotendolo del tutto.
"Hai ragione" bofonchiò mentre riprendevano il cammino verso la loro meta,
tuttavia Hanamichi non riuscì a fare a meno di continuare a pensare a
quell'angelo di ghiaccio che sembrava così, fragile e forte, allo stesso
tempo.
Nei giorni successivi Hanamichi e la sua violenta, quanto mai evidente,
cotta per l'erede al trono furono l'argomento più discusso tra i ragazzi
nei loro allegri incontri.
Miyagi stava giusto prendendo bonariamente in giro il rossino quando Ayako
piombò da loro con le gote arrossate.
"Una notizia incredibile ragazzi!!" disse battendo entrambe le mani sul
tavolo.
"Ossia?" Chiese Miyagi curioso.
"Il re ha indetto un ballo in onore del figlio durante il quale egli dovrà
scegliere la giovane o il giovane che diverrà il suo consorte! Me l'ha
detto la mia padrona oggi!!"
Tutti gli occhi si calamitarono improvvisamente su Hanamichi che fissava a
bocca aperta la ragazza.
Se quanto diceva era vero allora anche lui aveva una possibilità, quanto
meno di vedere più da vicino, quella splendida creatura.
Tuttavia la sua gioia svanì di colpo quando un pensiero gli passò per la
mente.
"Che c'è?" gli chiese Miyagi vedendolo rabbuiarsi.
"Non sei felice? Potrai vederlo infondo tu sei un conte no?" gli disse
Ayako perplessa.
Ma Hanamichi scosse il capo "Non mi inviteranno al ballo..." mormorò "La
società 'per bene'..." disse enfatizzando con ironia sulle ultime due
parole "...nemmeno sa che io esisto. Per loro i conti Sakuragi sono due:
Akira e Soichiro"
"Ma... " mormorò flebilmente Yohei.
Tra i quattro cadde il silenzio.
Ancora una volta i loro sogni venivano infranti prima ancora di riuscire
ad essere contemplati.
Nel silenzio immoto della sala il pugnò di Ayako risuonò sul tavolo di
legno come uno scoppio.
"Eh no, questa volta no!" tuonò.
I tre ragazzi la fissarono sorpresi e lei continuò.
"Noi tutti qui, abbiamo coltivato i nostri sogni e li abbiamo visti andare
in pezzi! Ho passato tutta la vita a cucire abiti per la servitù vedendo a
malapena un pezzo di seta!! Mai, mai, mi hanno dato la possibilità di fare
qualcosa di diverso!" disse.
Miyagi annuì comprendendo quello che la ragazza voleva dire "Sono più
bravo di tutti gli orafi della contea ma nessuno mi ha mai dato un pezzo
d'oro da forgiare!" ringhio arrabbiato.
Yohei si alzò "Nessuno è bravo come me ad addestrare i cavalli ma devo
limitarmi a strigliare sempre i soliti due ronzini per quattro soldi!"
"Ragazzi..." mormorò Hanamichi ma Ayako lo fermò.
"Tu Hana sei la persona più nobile che io conosca! Hai più nobiltà tu di
tutti gli Akira della contea! TU hai la possibilità di rincorrere il tuo
sogno! Di vedere la persona che ti piace anche solo per una sera! Non puoi
arrenderti!!!" disse combattiva.
"Giusto!" disse Yohei "Fallo anche per noi!"
"Ti cucirò un abito da sera al confronto del quale impallidiranno tutti!"
disse Ayako.
"Ti costruirò dei gioielli in confronto dei quali l'oro del re sembrerà
una patacca!!!" esclamò Miyagi
"Ti procurerò un cavallo che farà morire dalla vergogna tutti gli stalloni
della regione!!!!" rincarò Yohei.
"Allora?"
I tre lo guardavano fiduciosi.
Si trattava di introdursi a castello senza invito.
C'era la pena di morte per una violazione del genere però...
Hanamichi si alzò a sua volta e fissò i suoi tre amici con occhi lucenti.
Al diavolo!
Lui ci avrebbe provato.
E dato l'impegno che i suoi amici ci mettevano per aiutarlo ci sarebbe
pure riuscito!
Il volpino sarebbe stato suo.
"Proviamo!" disse.
"Noi andiamo" lo salutò Akira con un ghigno soddisfatto dalla soglia della
camera.
Hanamichi gli lanciò un'occhiata assassina tentando di non lasciar
trapelare il suo nervosismo.
La sera del ballo era infine giunta.
Aveva appuntamento con Ayako Miyagi e Yohei alla solita locanda subito
dopo che Soichiro e Akira se ne fossero andati.
Hanamichi contò mentalmente mentre sentiva la carrozza dei due
allontanarsi e poi balzò giù dal letto su cui si era stravaccato fingendo
di leggere un libro e si precipitò a rotta di collo giù per le scale.
"Ce ne hai messo di tempo!" disse nervosamente Yohei facendolo entrare
nella sartoria dove lavorava Ayako, che in quel momento era chiusa.
"Quei due deficienti ci hanno messo una vita per prepararsi!" borbottò lui
scuotendo le spalle.
"Dai ora tocca a te!" disse Ayako prendendolo per mano e trascinandolo
dietro un paravento prima di prendere dall'armadio l'abito che aveva
confezionato.
Hanamichi aveva rubato le stoffe dalla cassapanca del sarto dei suoi due
fratellastri, quando Ayako aveva preso in mano il suo primo pezzo di seta
per poco non si era messa a piangere.
Miyagi e Yohei attesero, parlottando tra loro delle difficoltà che avevano
trovato l'uno per realizzare gli ornamenti l'altro per 'prendere in
prestito' il cavallo che avrebbe dato ad Hanamichi.
Tutti i loro discorsi s'interruppero tuttavia quando videro il loro amico
abbigliato.
Che aveva un bel fisico lo sapevano già, ma l'avevano sempre visto vestito
in maniera poco elegante, con abiti larghi e comodi che non davano
particolar risalto al suo corpo, in quel momento invece...
"Wow..." mormorò Yohei incredulo.
L'abito era realizzato con del velluto carminio così scuro da sembrare
nero, soltanto se colpita dalla luce, la stoffa, rivelava la sua vera
natura disegnando ombre sanguigne che si mescolavano a quelle della seta.
Ayako aveva realizzato dei lunghi pantaloni che fasciavano le gambe del
ragazzo mettendone in risalto la muscolatura perfetta e scattante, una
camicia di seta bianca spuntava dalle maniche e dal collo della giacca
accasciandosi in morbide onde tra il tessuto scuro sottolineando
l'abbronzatura dorata del rossino mentre la giacca, sfiancata e stretta,
avvolgeva gli addominali scolpiti scivolando sensuale sul petto ampio e
sulle braccia muscolose, accarezzando il collo del rossino spingendo i
suoi riflessi scarlatti a mescolarsi con quelli dei capelli del ragazzo.
Miyagi si riscosse dalla sua contemplazione mettendo sul tavolo da
sartoria una grossa sacca.
"I miei capolavori" disse aprendola.
E non stava scherzando.
I due piccoli gemelli a forma di drago arrotolato e la lunga spada sulla
cui s'intrecciava una rosa dalle acuminate spine, erano davvero magnifici.
I petali della rosa, che si schiudeva poco più sotto l'impugnatura, per
permettere a chi l'usava di non esserne intralciato, erano così sottili da
sembrare che dovessero cadere da un momento all'altro.
Hanamichi indossò i gemelli e si legò la spada al fianco con riverenza,
prima che i tre si dirigessero all'esterno.
Anche Yohei era stato di parola.
Lo stallone candido come neve che muoveva nervosamente il capo, facendo
danzare le briglie dorate, era quanto di più bello Hanamichi avesse mai
visto.
"Dove l'hai trovato?" chiese incredulo accarezzando dolcemente il cavallo
che scosse la lunga criniera annusandolo un momento prima di decidere che
l'umano gli piaceva e lasciarsi accarezzare.
Yohei rise "E' di un mercante di cavalli che si è fermato qui per vendere
i suoi animali a corte" disse "Tuttavia la vendita avrà luogo solo tra due
giorni quindi per il momento le bestie stazionano tutte nella stalla"
spiegò.
Hanamichi montò in sella.
Era ora di andare.
"Sono sicura che lo stenderai!" gli disse Aykjo facendogli l'occhiolino.
Hanamichi non ne era altrettanto certo ma di sicuro ci avrebbe provato.
"Hana un'ultima cosa.." gli disse Yohei mentre l'amico prendeva in mano le
briglie "...il secondino passa a controllare i cavalli all'una quindi
cerca di riportarmelo per mezzanotte!"
"Ma così ha pochissimo tempo!" protestò Miyagi.
"Me lo farò bastare!!" disse deciso il rossino e poi con un colpo di
redini fece partire al galoppo lo splendido animale.
Hanamichi giunse dinanzi ai cancelli reali e deglutì.
Ora arrivava la parte più difficile.
Si accostò alla guardia con la sua aria più altera e lo sguardo più freddo
di tutto il suo repertorio.
L'uomo osservò il cavallo, l'abito di Hanamichi e i suoi gioielli infine
decise che quel ragazzo poteva essere solo un nobile, nonostante la pelle
abbronzata, e con enorme sollievo del rossino lo lasciò passare senza
chiedergli l'invito.
Sakuragi lasciò il cavallo ad un paggio e poi si guardò intorno.
Se fosse entrato dal salone principale avrebbe dovuto farsi annunciare e
non poteva permetterselo dato che lui NON era stato invitato.
Fortunatamente la festa era già cominciata da un po' e alcuni ospiti si
erano spinti in giardino.
Pregando perchè l'abito non si strappasse cercò un varco nella siepe e
seppur con molta difficoltà e cautela riuscì ad infilarsi nel giardino.
Si riassettò la giacca e come se nulla fosse si mescolò agli altri ospiti.
Rukawa osservava quella folla ciangottante con la solita freddezza.
Non aveva visto nulla che valesse la sua attenzione ma suo padre era stato
tassativo.
Basta tentennamenti ormai era in età per sposarsi quindi o si sceglieva il
compagno, compagna, che fosse, quella notte o sarebbe stato lui a
sceglierla per lui.
Rabbrividì pensando che il padre poteva anche decidere di accostargli
qualcuno come quell'Akira Sendoh.
Non aveva mai conosciuto una persona così falsa.
Certo molto bella, a modo, il nobile perfetto... però...
Scosse le spalle con un brivido guardandosi attorno.
I suoi pensieri collassarono quando scorse una figura slanciata muoversi
tra gli alberi al limitare del giardino.
Si mosse nella sua direzione desideroso di vederlo meglio e proprio in
quel momento il ragazzo in questione si spostò finendo sotto il fascio
dorato della luce di una lanterna.
Kaede rimase senza fiato.
Non aveva mai visto niente di così assolutamente... vivo.
Tutti gli altri in confronto a lui sembravano spettri.
Alto, fisico prestante, pelle dorata, capelli color del fuoco.
Il vestito scuro tracciava i contorni di quel corpo perfetto disegnandone
le forme con sensualità mentre le ombre vermiglie che la luce creava sulla
stoffa scura scivolavano sulla sua pelle dorata come mani sensuali
catalizzando il suo sguardo sulla forza di quel fisico statuario.
Il giovane alzò una mano per passarla tra i capelli rossi ravvivandone le
ciocche fluenti mentre si guardava attorno come se cercasse qualcuno.
Poi i loro occhi s'incontrarono e Rukawa si sentì annegare in quei due
pozzi d'oro fuso.
Senza nemmeno rendersene conto si mosse lentamente finchè non gli giunse
davanti.
Se da lontano gli era sembrato magnifico da vicino... toglieva il fiato.
Gli sembrava quasi di venir avvolto dal calore che quel ragazzo emanava.
"Maestà" mormorò il giovane rivelando una bella voce calda, inchinandosi
con leggero impaccio.
Non sembrava abituato a farlo.
Forse si trattava di qualche principe straniero.
D'altronde la sua pelle e i suoi capelli lasciavano intuire un sangue
misto.
Rukawa scartabellò nella sua mente alla ricerca di qualche informazione ma
alla fine si arrese, se l'avesse già visto, anche una sola volta, se lo
sarebbe sicuramente ricordato.
"Il vostro nome?" chiese con voce atona.
"Hanamichi" mormorò il giovane.
Nessun titolo, nessun cognome.
Rukawa si chiese se lo stesse facendo apposta per farlo impazzire.
Il ragazzo si rimise a guardarsi intorno ignorandolo e Rukawa corrugò un
sopracciglio.
Come?
Si chiese.
Niente salamelecchi, smancerie e occhi languidi?
Bhe certo quel ragazzo non dava l'impressione di aver un animo
arrendevole, anzi.
Il modo in cui teneva sollevate le spalle, il suo sguardo fiero, il tono
che aveva usato per rivolgersi, a lui, che era la più alta autorità del
paese... quel ragazzo aveva orgoglio e fierezza e non era disposto a
rinunciarvi per farsi bello ai suoi occhi.
In poche parole....
Gli piaceva da impazzire!
Hanamichi scorse tra la folla una testa fin troppo famigliare e serrò la
mascella.
Se Akira l'avesse visto sarebbe stata la fine.
Maledicendosi, ma non potendo fare altrimenti mormorò un "Scusatemi" e
come se niente fosse lasciò il principe impalato mentre si dirigeva verso
un tavolo del buffet poco lontano, ma riparato dietro una macchia
d'alberi.
Scambiò due parole con una fanciulla che se lo mangiava con gli occhi
tanto per fingere di essersi diretto lì per salutare una vecchia
conoscenza e poi prese un bicchiere di vino sorseggiandolo piano mentre si
allontanava, indeciso sul da farsi.
Rukawa osservò ipnotizzato il ragazzo allontanarsi prima di rendersi conto
che LUI era stato piantato in asso!!!
Divertito più che alterato da quel comportamento scivolò all'inseguimento
di quella che aveva deciso sarebbe stata la sua preda.
Hanamichi si era da un po' inoltrato nella parte più lontana del giardino
maledicendosi per la sua sfortuna.
Aveva appena trovato Rukawa che aveva dovuto nascondersi per evitare
Sendoh.
Scosse il capo cercando di snebbiarsi la mente.
Vederlo gli aveva tolto il fiato.
Quando poi gli aveva rivolto la parola... era riuscito a mormorare a
malapena il suo nome tanto era nervoso.
Era ancora più bello di come lo ricordava con quel vestito di seta cobalto
che lo fasciava con sensualità disegnando ombre argentee su quella sua
pelle perfetta.
Gli occhi blu gli avevano sondato l'anima quando si erano incontrati
rubandogli il respiro.
Aveva dovuto distogliere lo sguardo per non rivelargli immediatamente i
suoi sentimenti.
Era decisamente, definitivamente, innamorato!
Un suono di passi alla sue spalle lo fece voltare di scatto.
Che Akira lo avesse visto e lo avesse seguito?
Spalancò gli occhi quando si trovò dinanzi... lui.
"La folla vi infastidisce?" gli chiese il sovrano sorpassandolo e
dirigendosi verso un elegante gazebo bianco.
Hanamichi lo seguì guardandosi attorno in quel piccolo palazzo di vetro su
cui le rose crescevano rigogliose.
Rukawa si sedette su una delle panchine su cui erano distasi diversi
cuscini e gli fece cenno di fare altrettanto.
Il cuore di Hanamichi batteva come un tamburo.
Erano soli, lontani dagli altri, in quel piccolo gazebo bianco come la sua
pelle, con la sola illuminazione della luna che faceva sembrare Rukawa
un'apparizione.
Si ricordò della domanda fattagli dal principe e si affrettò a rispondere.
"Detesto la loro falsità" mormorò dicendo la prima cosa che gli venne in
mente.
Non era esattamente la cosa 'giusta' da dire ad un principe che di quella
nobiltà doveva essere la somma rappresentanza, ma era la verità e
Hanamichi non si sarebbe abbassato a mentire solo per compiacerlo.
Fissò il principe sfidandolo a contraddirlo ma questi incredibilmente gli
sorrise.
Quel piccolo gesto illuminò tutto il suo volto, facendo sussultare
violentemente il cuore del povero rossino.
"Siete sincero" mormorò Rukawa alzandosi.
Gli occhi blu scintillanti fissi nei suoi.
Hanamichi deglutì mentre sentiva un calore sospetto invadergli il volto.
Non poteva farci niente quegli occhi lo stavano facendo impazzire.
Rukawa lo vide arrossire e ne rimase estasiato.
Quel ragazzo era una miscela di sensualità ed innocenza.
Una miscela esplosiva.
Si fermò dinanzi a lui e allungò una mano per passargliela tra i capelli
rossi.
Erano lisci e morbidi al tatto.
"Permettimi di essere altrettanto sincero" sussurrò facendo ancora un
passo verso di lui.
Hanamichi fissò quegli occhi blu scintillanti e poi il suo sguardo scese
inevitabilmente a fissarsi sulle sue labbra.
Voleva baciarlo.
Lo desiderava con una tale intensità da stare male.
Rukawa notò il suo sguardo scendere a lambire la sua bocca e sorrise tra
se, soddisfatto.
"Mi piaci Hanamichi" gli soffiò sulle labbra prima di allungare il viso e
annullare la distanza che c'era tra loro.
Hanamichi sollevò le braccia e gli cinse le spalle stringendosi a lui
mentre il loro sfiorarsi di labbra si trasformava in qualcosa di molto più
intenso e intimo.
Lentamente il principe lo spinse indietro finche Hanamichi non si ritrovò
sdraiato sull'ampio divanetto la bocca della volpe incollata alla sua.
Si separarono per prendere aria mentre la lingua del volpino scivolava a
lambirgli la gola.
Hanamichi gemette e si tese inarcandosi sotto di lui.
Rukawa aveva perso totalmente il controllo.
Baciarlo lo aveva fatto impazzire.
La sua bocca era calda, perfetta eppure così incerta nell'accettare
l'invasione della sua lingua.
Doveva essere il suo primo bacio.
E l'aveva dato a lui.
Ormai non aveva dubbi.
Era lui.
Lui la persona che aveva cercato per anni tra la nobiltà senza mai
trovarla.
Non avrebbe dovuto sposare qualcuno scelto da suo padre, aveva trovato la
persona con cui dividere la sua vita e il suo letto.
Quando Hanamichi si tese sotto di lui strofinando i propri fianchi contro
i suoi Rukawa andò completamente in tilt.
Si avventò su quella pelle dorata come un affamato a digiuno da mesi,
leccandola, succhiandola, mordendola mentre le sue mani cominciavano a
sciogliere i bottoni della giacca e poi quelli della camicia.
Ben presto entrambi gli indumenti finirono sul pavimento mentre Hanamichi
infilava le sue mani sotto la giacca del principe.
Un gemito profondo, di gola, fece fremere il rossino quando Rukawa chiuse
le sue labbra su un capezzolo turgido leccandolo con maestria.
"Kaede..." ansimò con voce roca.
Il moretto scivolò di nuovo su di lui coprendogli la bocca con la propria
in un bacio appassionato quando il suono di uno scoppio e una luce
improvvisa gli fece sollevare il capo.
Hanamichi si voltò sorpreso a fissare il fiore di luce che illuminava il
cielo notturno.
"Ma cosa...?" mormorò sorpreso.
"I fuochi d'artificio di mezzanotte" borbottò Rukawa prima di chiudergli
di nuovo le labbra con le proprie.
Il ciambellano probabilmente lo stava cercando per tutto il castello ma a
lui non poteva interessare di meno in quel momento!!
Hanamichi mugolò assecondando il bacio mentre lentamente le parole del
volpino si facevano strada nella sua testa.
"COSA??? MEZZANOTTE?" tuonò balzando in piedi e allontanando il corpo del
principe da se.
Arrossì violentemente quando notò l'erezione che tirava i pantaloni del
moro, certo la sua non era da meno.
D'altronde... stavano per fare l'amore lì! Nel gazebo!!!
Hanamichi raccolse in fretta camicia e giacca.
Rukawa che fino a quel momento non si era mosso troppo stupito per fare
qualcosa quando vide che il ragazzo se ne stava andando balzò in piedi.
"Aspetta!" protestò confuso e anche un po' ferito.
Il rossino si era dunque solo divertito?
Hanamichi parve intuire i suoi pensieri perchè torno a grandi passi verso
di lui.
"Anche tu mi piaci" sussurrò con voce roca, scoccandogli un bacio a fior
di labbra.
"Però devo scappare!" mormorò prima di voltarsi e correre tra gli alberi.
Rukawa rimase immobile, schoccato solo per una frazione di secondo, dopo
di che si lanciò all'inseguimento deciso a non lasciarselo sfuggire ora
che l'aveva trovato.
Giunse al piazzale della carrozze e si guardò intorno forsennato.
Non poteva averlo perso!
Doveva essere lì da qualche parte!
Un nitrito lo fece voltare di scatto.
Hanamichi ancora a petto nudo si stava lanciando contro i cancelli che
delimitavano il palazzo, i pantaloni neri, unico indumento che ancora
indossava che gli fasciavano le gambe lunghe, strette ai fianchi candidi
del cavallo.
Quelle gambe che poco prima avevano cinto lui....
"Fermatelo!" tuonò, ma le guardie, allibite da quel che stava succedendo,
non accadeva tutti i gironi infatti di vedere il principe tanto
scarmigliato e per di più che urlava, si mossero troppo tardi.
Hanamichi passò tra loro come una saetta bianca allontanandosi velocemente
per la strada buia che portava alla contea.
Rukawa imprecò furioso e impotente osservando le tenebre avvolgerlo nel
loro abbraccio fino a celarlo completamente alla sua vista.
Rukawa rimproverò aspramente le guardie.
Se avesse avuto una spada probabilmente le avrebbe scuoiate, tanto era
frustrato.
"Maestà" mormorò una di queste che fissava ostinatamente il pavimento
mentre il re sfuriava.
"Cosa?" ruggì il Principe.
L'armigero si chinò e raccolse un piccolo oggetto d'oro porgendoglielo.
Rukawa rigirò il piccolo drago arrotolato guardandolo con attenzione.
Era uno dei gemelli di Hanamichi!!
Doveva averlo perso mentre si lanciava al galoppo.
I suoi occhi scintillarono.
Ora aveva un punto da cui cominciare le ricerche!
"Niente maestà, mi dispiace" mormorò il ciambellano ricevendo un'occhiata
assassina.
Il giorno successivo Rukawa aveva fatto interrogare tutti i gioiellieri
del paese ma nessuno di essi aveva riconosciuto come proprio quel
piccolissimo, perfetto, dragone.
Inoltre ad un'analisi più attenta l'oggetto si era rivelato non essere
d'oro ma di comune metallo dipinto con una vernice dorata.
Chi sei, chi sei, chi sei?
Si ripeteva Rukawa passeggiando nervosamente avanti e indietro.
Eppure non doveva essere difficile rintracciarlo!!!
Quanti nobili potevano esserci con i capelli rossi e la pelle dorata come
la sua?
Nessuno!
Quella era stata la sconcertante risposta.
Degli invitati al ballo nessuno aveva le caratteristiche del suo rossino.
Era dunque un popolano?
Non poteva esserlo, non ne aveva l'aspetto...
Era un enigma che lo stava facendo impazzire.
La cameriera depose il vassoio con il the di fronte a lei e Rukawa perso
nei suoi pensieri notò soltanto casualmente l'anellino che la ragazza
portava all'anulare.
L'afferrò bruscamente per un polso strappandole un grido di sorpresa e di
paura.
"Chi ti ha dato questo?!" chiese indicando l'anellino che riproduceva un
piccolo drago che si mordeva la coda.
Lo stesso drago seppur decisamente meno lavorato.
"I..il mio ragazzo..." balbettò la fanciulla terrorizzata.
Rukawa sentì il sangue esplodergli nelle vene.
"Conducilo qui da me, subito!" ordinò e la ragazza scappò di corsa.
Tornò dopo quello che Rukawa un'eternità accompagnata da uno degli
stallieri.
Kaede tirò un sospiro di sollievo quando il ragazzo della cameriera si
rivelò non essere Hanamichi.
Lo stalliere s'inchinò profondamente stropicciando tra le mani il
berrettino consunto.
"Dove hai preso quel gioiello?" lo interrogò gelido il re.
Il giovane tremò sbiancando "No... non è un gioiello vostra maestà è solo
del volgare ferro, vostra maestà, me l'ha fatto un amico... maestà.."
"CHI?" La voce di Rukawa vibrò bassa e pericolosa.
"Ryota... Ry..ota Miyagi" balbettò il giovane "... la... lavora presso la
stalla di Mastro Derek in Via dei Cavalli" spiegò.
Rukawa si voltò verso il ciambellano "Sellate il mio cavallo" ordinò,
secco, alzandosi.
"Ma.. ma.. maestà..." provò a protestare il maestro di cerimonia ma
l'occhiata del re l'azzittì.
"Ora che farai?" gli chiese Ayako che aveva ascoltato tutto il racconto in
silenzio.
Bhe, quasi, tutto il racconto, dato che Hanamichi le aveva detto che si
erano semplicemente baciati.
"Non lo so" mormorò il rossino, confuso.
Certo aveva fatto colpo sul principe ma ora come avrebbe dovuto
comportarsi?
Si presentava a castello e gli dice... eccomi qua sono io??
"Ragazzi!?" tuonò Miyagi piombando alla locanda.
I tre si voltarono verso di lui ma il ragazzo non appena vide Hanamichi
sbiancò.
"Che ci fai tu qui?" chiese
Hanamichi aggrottò la fronte.
Bhe era vero che era presto, di solito a quell'ora era a casa però quel
giorno aveva troppe cose da raccontare loro per restarsene chiuso in
camera sua.
Non appena il maggiordomo aveva annunciato il nome del loro ospite tutta
casa Sakuragi era caduta nel caos più completo.
La contessa, convinta che il re fosse lì per dichiarare il suo amore al
suo bellissimo Akira, aveva spedito il figlio a vestirsi in maniera
consona ad una dichiarazione mentre tentava di sistemarsi alla bell'e
meglio.
"Maestà" disse sprofondandosi in un inchino che la fece piegare
praticamente a metà lasciando intravedere un'ampia porzione della sua
scollatura.
Rukawa l'ignorò con un sospiro esasperato.
Immaginava diversa la madre del rossino.
Pazienza si disse, probabilmente il ragazzo assomigliava al padre.
"Sono venuto per vedere vostro figlio" disse con voce fredda ringraziando
la sua faccia di bronzo che gli permetteva di nascondere l'impazienza che
stava provando.
"Ma ceeeeerttooooooo" cinguettò la donna prima di suonare un campanellino.
La cameriera apparve zelante la donna le ordinò di andare a chiamare
'quella perla' di suo figlio.
Rukawa si chiese come una persona schietta e sincera come Hanamichi
potesse avere una madre così falsa ma scosse le spalle con indifferenza.
Stava per rivederlo!
Era tutto ciò che importava!!
La porta che si apriva lo distolse dai sui pensieri, si volse con una luce
soddisfatta negli occhi che tuttavia scomparve non appena notò che la
persona sulla soglia non era decisamente Hanamichi.
Corrugò la fronte mentre Akira si inchinava con grazia squisita.
"Ci dev'essere un errore..." mormorò.
Che quella fosse la casa sbagliata?
Che ci faceva quell'odioso lì?
La donna strabuzzo gli occhi incredula.
Possibile che Rukawa non fosse venuto a cercare Akira ma Soichiro?
"Forse volete vedere l'altro mio figlio" mormorò un po' sottosopra la
donna.
Rukawa la fissò pensieroso.
Credeva sempre più improbabile che Hanamichi facesse parte di quella
famiglia eppure quel Ryota Miyagi gli aveva detto che il cognome del
rossino era Sakuragi!
Non riusciva a capire.
La porta si aprì nuovamente lasciando entrare un altro ragazzo moro, alto,
dall'aria un po' impacciata.
Rukawa si corrugò ancora di più.
NEMMENO quello era Hanamichi!
"Ho solo questi due figli" gli disse la donna notando che lui era alquanto
perplesso.
Bhe, tutti in quella stanza erano perplessi.
Akira che con il suo immutabile sorriso tentava di non far trapelare la
rabbia e Soichiro che non sapeva dove guardare.
"Evidentemente mi è stata indicata la famiglia sbagliata" mormorò Rukawa
alzandosi lentamente dal divano dove era stato fatto accomodare.
Sarebbe tornato alla stalla e avrebbe prelevato quel Ryota!
La tortura era stata abolita da tempo ma lui era il principe.. poteva
sempre reintrodurla!!!
"Scusate il disturbo" disse deciso ad andarsene.
"Ma... maestà..." protestò la donna decisa comunque a non farsi sfuggire
qull'opportunità "...restate almeno per una tazza di..."
Non riuscì a finire la frase che la porta della sala si spalancò di scatto
rivelando un alquanto trafelato e in disordine rossino.
Portava un paio di semplici pantaloni di tessuto marrone e una camicia
bianca slacciata sul petto dorato ma Rukawa non ebbe certo dubbi.
L'aveva trovato!
Ma allora se non era figlio della donna...?
Cos'era?
Un cameriere della casa?
L'abbigliamento lo lasciava supporre!
La donna guardò scandalizzata prima il rossino poi il principe.
"Perdonatelo maestà!" si affrettò a scusarsi la contessa indicandogli con
un gesto stizzoso della mano il ragazzo.
"Questo selvaggio è il figlio di prima moglie di mio marito, ha vissuto
finora in campagna non ha ricevuto un'istruzione consona" mormorò con
disprezzo.
Rukawa notò distintamente il lampo di dolore negli occhi dorati del
ragazzo.
Cominciava a capire molte cose.
E cominciava a ricordare.
I pettegolezzi che erano girati quando il Conte Sakuragi era convogliato a
nozze con la vedova Sendoh erano giunti anche alle sue orecchie.
Pareva che la prima moglie dell'uomo fosse morta solo da pochi mesi quando
il conte si era risposato.
Tuttavia la donna era stata allontanata dal marito pochi giorni dopo la
nascita del loro primo figlio in quanto quest'ultimo era chiaramente
frutto di un tradimento.
Con quei suoi capelli rossi...
Ora ricordava!
E capiva!
Quello che aveva dovuto passare Hanamichi in quella città, in mezzo a
quella gente.
Se aveva ancora qualche remora quella scoperta gliele fece perdere.
Hanamichi era riuscito a crescere conservando la sua purezza in quell'ambiente
falso ed ostile, trattato, a giudicare dagli abiti e dall'ostilità della
sua matrigna, al pari di un servo, un intruso nella sua stessa casa.
Eppure negli occhi del ragazzo non c'era odio o rabbia solo un po' di
delusione per quel mondo marcio.
La contessa nel frattempo, lanciando un'occhiata assassina ad Hanamichi e
gli aveva ingiunto di lasciare la stanza, immediatamente!
La donna si volse nuovamente verso il principe, aspettandosi evidentemente
un espressione di scherno da parte di questi e rimase allibita quando egli
invece, si avvicinò al rossino che non si era mosso di un millimetro.
Sotto gli occhi increduli dei tre e quelli un po' preoccupati di Hanamichi,
Rukawa prese una mano del ragazzo tra le sue e mormorò: "Vuoi sposarmi?"
E vissero tutti felici (svenuti) e contenti....
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