Ecco a voi il quarto, e probabilmente ultimo
capitolo di questa mia personalissima tortura...
Disclaimer: i soliti... Hanamichi non è mio ma troverò il modo... parola di
Simos^^!!!
.
Gioventù
bruciata - Bad boys parte
IV
di Simos
C'è un leggero chiarore di luna ad illuminare la mia stanza, dato che non
mi preoccupo mai di chiudere le ante, ma io sono concentrato sull'angolo
di cielo che mi è possibile intravedere dalla mia posizione.
Poi, ancora una volta, il mio sguardo è calamitato dalla figura stesa
accanto a me.
I miei occhi lo sfiorano soltanto per paura di svegliarlo se troppo
insistenti e di incrociare i suoi una volta sveglio.
E loro, come me, non sono ancora pronti.
Ripenso a questa notte e al giorno che l'ha preceduta.
Mio padre. Il suo ritorno. Il dolore e la consapevolezza della fine di un
sogno.
Della fine di una parte della mia vita.
Della morte di una parte di me stesso.
E poi il ritorno qui.
L'aggressione di Sakuragi. La sua furia.
Rabbia e umiliazione. Le mie.
E poi ancora...
La mia stanza. Le sue cure.
Le sue parole.
"Ti voglio"
Accompagnate da quello sguardo...
Ne sono rimasto stupito, sì... ma non ho fatto nulla per fermare le sue
mani, non ho scostato il viso dai suoi rudi baci.
Mi sono abbandonato a lui sentendo di averne bisogno, senza fermarmi a
pensare a cosa stava per succedere, dimenticando la rabbia di poco prima
senza perdere lo sguardo di sfida...
Ho rischiato.
Un vero e proprio salto nel buio...
Quali erano le sue intenzioni?
Quale il significato di tutto ciò?
Ma ne è valsa la pena.
Questa notte dopo tanto tempo ho finalmente trovato qualcosa...
qualcuno... in grado di trasmettermi calore, di non farmi sentire vuoto e
senza senso... almeno per questa notte concedo a me stesso di sentirmi
"vivo".
Quale sarà il prezzo da pagare per questo piccolo pezzo di felicità?
Come si comporterà da domani Sakuragi?
E gli altri? Lo sapranno?
Forse dovrò abbandonare questa casa... forse ho perso tutto.
O forse è semplicemente andato tutto a posto.
E da domani le cose andranno meglio.
In fondo... trovarlo ancora qui nel mio letto mi ha in qualche modo
rassicurato... forse è un dettaglio senza importanza, ma mi ha dato
fiducia, mi ha trasmesso la sensazione che forse... non mi ha soltanto
"usato".
Ora non mi resta che dormire ed aspettare che arrivi il nuovo giorno per
leggere nei suoi occhi la risposta alle mie domande.
***Hanamichi POV***
Essere un capobanda comporta delle responsabilità e dei doveri, ma sono
indispensabili anche alcune doti innate.
Io, ovviamente, le possiedo tutte.
Una di queste è la mia capacità di inquadrare subito la situazione, anche
in situazioni disagevoli. Ad esempio è difficile cogliermi di sorpresa nel
sonno: il minimo rumore mi mette sull'allerta, il mio sesto senso
riconosce subito la presenza di un pericolo e sono pronto a reagire.
Tutto questo senza aver bisogno di più di due secondi per svegliarmi ed
essere totalmente lucido, non rimango mai nel dormiveglia ne mi abbandono
al torpore mattutino.
Ricordo che una volta ho picchiato Mito a sangue: ero andato a svegliarlo
scuotendogli non troppo delicatamente la spalla e lui per tutta risposta
si era girato dall'altra parte mugugnando un "dai mamma, ancora cinque
minuti".
Mi si era gelato il sangue nelle vene.
Uno, io non sono sua madre.
Due, lui non vedeva sua madre da due anni.
Tre, se fosse stata una situazione pericolosa sarebbe già morto.
Insomma, capisco che non tutti abbiano le qualità del tensai, ma trovo
inconcepibile che i miei ragazzi non sappiano riconoscere tempo e luogo in
cui si trovano nel giro di poco. Lo trovo pericolosissimo.
Comunque, dopo quell'"incidente", con mia grande soddisfazione non si sono
più verificati episodi simili.
Tutto ciò per spiegare che anche se mi sono svegliato diversi minuti fa ho
la perfetta consapevolezza di ciò che mi circonda anche se non ho ancora
aperto gli occhi.
Soprattutto so nel letto di chi sono.
E quello che è successo stanotte.
Adesso qui arriva una situazione che anche un grande capo come me non sa
affrontare.
Per prima cosa non avevo premeditato nulla di tutto ciò. Ne avrei potuto
immaginare una tale risposta da parte sua che, sono sicuro, non si
aspettava nulla del genere.
È stato tutto così spontaneo... cosa insolita per me.
Ed è stato travolgente.
Ma ora cosa devo fare con lui? Cosa gli devo dire?
Non posso nemmeno cercare di andarmene, visto che sono intrappolato fra
lui e il muro, ma nemmeno lo vorrei, perché sarebbe una fuga bella e
buona. Una vigliaccata.
Spero solo che lui non renda le cose difficili.
Mi tiro un po'su col busto, appoggiato per metà al muro e per metà al
cuscino, afferro i pantaloni per recuperare le sigarette e poi li ributtò
in fondo al letto.
Sospiro mentre mi accendo la sigaretta e aspiro profondamente. Fumare mi
aiuterà a riflettere.
E intanto posso osservarlo indisturbato,
Sembra fragile e indifeso ora che dorme.
Tranquillo e pacifico.
Non svegliare il can che dorme, dicono.
Ma credo di avere un ghigno sardonico stampato in faccia mentre mi
avvicino a lui e... gli soffio in viso tutto il fumo non ancora aspirato
dell'ultimo tiro.
Mi riappoggio innocentemente al muro e lo osservo tossire in modo convulso
e cercare di respirare nuovamente.
"Buongiorno"lo saluto, per poi aggiungere con tono di scherno: "Non dirmi
che patisci il fumo"
Lui mi fissa serio e riconosco lo sguardo di sfida mentre mi risponde,
come se non fosse successo niente "Certo che no" per poi ristendersi
appoggiandosi alla spalliera del letto.
Io mi permetto un lieve sorriso di approvazione. Ottimo tempo di ripresa
il ragazzo.
Del resto cosa aspettarsi da uno che a scuola stendeva chi osava
svegliarlo ancora prima di avere aperto gli occhi?
Ora però ho una domanda da fargli...
"Dove sei stato ieri?"
"A casa" è la sua laconica risposta... come se non sapesse che me lo ha
già detto ieri, come se non sapesse che questa risposta non mi basta...
"Perché?"
"Per vedere mio padre"
"Dall'America...?" ricordo che ci aveva detto che suo padre era in america
ed aspettava di potersi portare dietro anche il figlio... ho un brutto
presentimento...
"Sì... era il giorno in cui sarei dovuto partire per Los Angeles..."
"Non vai più?... cerco di trattenere uno stupido sospiro di sollievo...
che vada dove vuole!
"Non avrebbe più senso" riavverto quella nota triste nel suo tono di voce,
lo capisco e non mi va di infierire... non ho mai voluto infierire su
questi aspetti, con nessuno dei miei ragazzi. Ognuno ha il diritto di
combattere i propri fantasmi per conto proprio.
"Tuo padre è d'accordo?"
"Mi ha capito... ha rinunciato a vendere la casa così da lasciarmi un
punto di riferimento..."
"Non gli hai detto... che vivi qui?" spero che non noti la nota di
apprensione presente in questa domanda.
Ora si volta verso di me e mi guarda dritto negli occhi, come se
avesse capito che questo è il nocciolo di tutto il discorso...
"Si, gliel'ho detto..."
"E..."
"Gli va bene... vuole solo che mi faccia sentire ogni tanto e che...
l'anno prossimo ricominci a studiare..."
Mi fermo a pensare che suo padre deve essere molto comprensivo, e deve
volergli molto bene.
Comunque non ho altre domande e lui non sembra intenzionato a dire altro:
in fondo è il discorso più lungo che si sia fatto tra noi due da quando
vive qui, anzi, da quando ci conosciamo!
È ora di alzarci. Rukawa scivola fuori dalle coperte e mentre noto che
indossa solo i boxer e mi chiedo 'quando diavolo se li è messi?' mi rendo
conto che io, invece, sono completamente nudo!
Inoltre la sigaretta, che ad un certo punto ho dimenticato nonostante
fosse fra le mie dita!) è ridotta ad un cumulo di cenere che dovrei posare
da qualche parte... possibilmente non fra le lenzuola, non mi va di
scatenare una guerra!
Comunque Rukawa inizia a vestirsi volgendomi le spalle, così anch'io ho
modo di alzarmi, buttare la cicca nel cestino, raccattare i miei abiti e
sistemarmi.
Non abbiamo accennato a quello che è successo, ma non è un modo per
negarlo... solo per accettarlo come parte della normalità.
In fondo cosa c'e da dire?
Mi passo una mano fra i capelli per ravvivarli trattenendo un sospiro che
farebbe troppo rumore...
Lui mi da le spalle, sta aprendo la finestra e si ferma a guardare fuori.
Poi si volta lentamente, come se non fosse sicuro che sia la cosa giusta
da fare.
Senza riflettere mi avvicino e appoggio le mie labbra sulle sue per un
bacio casto e breve, la mia mano a sfiorare la sua spalla in un ultimo
lieve contatto.
Forse un ringraziamento, forse un nuovo patto.
Alzo lo sguardo sul suo e lo trovo limpido e tranquillo.
Per la prima volta dopo molto tempo sono in grado di sorridere col cuore,
un sorriso fugace ma che lui ha fatto in tempo a raccogliere con un moto
leggerissimo di stupore che ho saputo riconoscere nei suoi occhi.
E' ora di fare colazione, sta per cominciare una nuova giornata.
E non ci sono parole da aggiungere.
Mentre lascio la stanza e scendo le scale, percepisco la sua presenza
dietro di me.
E la sento già indispensabile.
Fine (?)
Effettivamente la fic ha preso una strada che non avevo immaginato, e ora
come ora questa mi sembra la fine piu' adatta.
Spero di essere comunque stata all'altezza delle aspettative e di aver
saputo rendere l'atmosfera triste-amara e un po' cupa del film a cui mi
sono ispirata per il titolo...
Grazie a quanti hanno letto.
Per commenti, critiche, recriminazioni, consigli o semplicemente per
conoscermi potete scrivermi a simosakuragi@yahoo.com.
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