Vi comunico che sto perdendo il controllo su questa fic... ogni capitolo sguscia fuori quando decide lui ed io faccio del mio meglio per tenere insieme la storia!
Continua ad essere una HanaRu con qualche contenuto poco signorile e
i due POV che si alternano.I personaggi sono di chi li ha creati e  sono molto contenta che lo abbia fatto.


Gioventù bruciata - Bad boys  

parte III

di Simos


 

Il tempo è scivolato in fretta ed è arrivata la stagione estiva, il clima è migliorato e spesso il caldo è insopportabile. Eppure io, che  nella mia vita ho sempre rifuggito il sole, io, che ne ho sempre odiato l'effetto bruciante e fastidioso, ora mi ritrovo ad assaporarne il tepore, un tepore che scende a scaldare il sangue nelle mie vene e ad intaccare il ghiaccio della mia anima. Non so quando e come ho cominciato a sentirmi così, a rendermi conto che  finalmente sto meglio.

È dura superare ciò che mi è successo.

È dura accettare ciò che mi è successo.

Perdere la propria ragione di vita può essere devastante, e forse io  sono stato molto fortunato a trovarne qui una nuova. Non è certo stato facile, ma ho deciso di lasciarmi trascinare da questa situazione. E ora...
Ora è come se io fossi sempre appartenuto a questo posto, a queste persone...come se avessi finalmente trovato il mio ambiente naturale, qualcosa a cui appartengo, qualcosa che non mi avrebbero potuto dare ne il basket ne tanto meno l'affetto di mio padre.

Mio padre...

Chissà come sta là in America…

L'America...il mio sogno...il mio sogno infranto…

Se penso che avrei dovuto raggiungerlo lì non appena lui si fosse sistemato...questione di pochi mesi e avrei giocato nella patria del basket, sarei diventato un campione, avrei giocato per tutta la vita.

Non posso non pensare che se fossi partito subito con lui, anche a costo di perdere un anno di scuola...quell'infortunio non ci sarebbe mai stato.

Ma non avrei conosciuto nemmeno lui...Hanamichi Sakuragi.

La persona che mi ha ridato una ragione di vita.

Certo questo non è il genere di vita che un genitore sogna per il proprio figlio, ma questa è stata la mia ancora di salvezza e per me tutto ciò ha più valore di qualsiasi altra cosa. Spero che lui possa capirmi…
Da quanto tempo non lo vedo, sembrano secoli ormai.
Ma…

Mio padre!

Cerco freneticamente un calendario da qualche parte, ma sembra che in questa casa lo scorrere del tempo non interessi a nessuno...alla fine mi ricordo che un paio di giorni fa Yohei ha comprato un quotidiano per leggere non mi ricordo cosa…

Dove diavolo è?

Non posso credere di essermene dimenticato! Ti prego, fa che non sia  già passato quel giorno!

Eccolo! Porto subito il mio sguardo sull'angolino in cui è in genere riportata la data e leggo: 8 agosto...quindi oggi è…
Il 10 agosto!

FLASHBACK
Suona il telefono.
Perché proprio ora che dormivo così bene? Faccio comunque lo sforzo di allungare il braccio verso il comodino per afferrare la cornetta.
Ancora non ho deciso se rispondere o sbatterla contro il muro, comunque…
"Pronto" dico con voce che suona anche a me mooolto cavernicola…

"Kaede, si può sapere come fai a dormire a quest'ora" ridacchia una voce conosciuta all'altro capo del telefono…

"Papà!" esclamo ora improvvisamente sveglio: mio padre è in America…

"Sì figliolo...come vanno le cose lì?"

"Al solito...ma dimmi di te" sono impaziente di sapere quando potrò finalmente raggiungerlo…

"Lavoro, lavoro e lavoro! Lo sai com'è no? Non mi danno un attimo di respiro! Comunque forse riesco a far quadrare le cose! I primi di Agosto devo venire a Tokyo per una settima, per una convenction molto importante. Il capo ripartirà il 10 mattina, ma io gli ho chiesto un breve permesso...quel giorno vengo a prenderti a Kanagawa così partiamo insieme quella sera stessa! Sei contento Kaede?"

"Pa'…" sono troppo emozionato per rispondere, ma mio padre conosce già quello che provo.

"Sai...in molti Paesi il 10 Agosto è considerato un giorno speciale... viene detta 'la notte delle stelle cadenti' e molte persone esprimono i loro desideri guardando il cielo...non è meraviglioso Kaede?"

"Che cosa, papà?" sarà l'emozione ma non riesco a seguirlo.

"Beh...la notte in cui tanti esprimono i loro desideri...tu potrai realizzare il tuo"

FINE FLASHBACK

Non posso crederci...è già il 10 agosto! Come ho potuto dimenticarmene?
Senza pensarci due volte esco di casa, riesco solo a ricordarmi di chiudere bene la porta, visto che non c'è nessuno oltre a me, e mi metto a correre verso quella che fino a poco tempo fa era la mia unica casa.

Sto correndo.

Non so nemmeno perché sto correndo in modo così disperato...so benissimo che quel sogno non è più alla mia portata,
però …

E poi penso a mio padre...se è già arrivato e ha trovato la casa vuota, completamente abbandonata...devo fare presto, chissà cosa potrebbe pensare!

Quella telefonata era avvenuta una settimana prima del mio infortunio, in seguito lui era tornato in Giappone per la mia operazione, ma gli avevano concesso un permesso di pochissimi giorni, quindi era ripartito quasi subito e poi...abbiamo perso i contatti...a parte una telefonata in cui mio padre aveva sicuramente percepito il mio stato disperato...e non abbiamo più parlato di… questa data.

Entro precipitosamente realizzando che la se la porta è aperta significa che...è qui!

È nell'ingresso e mi sorride...deve essere appena arrivato perché ha lasciato valigia e giacca sul tavolo, e sembra solo lievemente preoccupato...ma anche mio padre sa nascondere bene le proprie emozioni.

"Ciao Kaede"

"Ciao papà"

E senza capire come, mi ritrovo stretto fra le sue braccia.

****Hanamichi POV****

Mi ritrovo ancora una volta a camminare qualche passo dietro ai ragazzi...che come loro solito stanno facendo un gran casino.

Con uno sbuffo mi passo una mano dietro la nuca, facendola scivolare sotto la camicia per asciugare alla bene e meglio queste fastidiose gocce di sudore...ma chi ce lo fa fare di andare in giro con questa maledetta afa?

Facevo meglio a starmene a casa come Rukawa...sì...a fare cosa? A  condividere i suoi silenzi? Beh, è vero che rispetto all'inizio si è sciolto parecchio, ma continua a essere una stupida volpe silenziosa... deve averlo proprio nel sangue!

E poi, a ben guardare...con me non parla quasi per niente.

Non è che dovrebbe dirmi qualcosa di particolare, ma in diverse occasioni mi sono accorto che si trova molto più a suo agio con gli altri...specie quando non ci sono io…

Ricordo ancora quella volta che sono rientrato ed ho trovato lui, Yoehi e Okuso a chiacchierare tranquillamente seduti al tavolo della cucina...mi aveva colpito subito la sua espressione… serena.

Ma è stata questione di pochi secondi perché richiudendo la porta ho  attirato la loro attenzione...e la sua.

Quando i nostri sguardi si sono incrociati...lui ha abbassato gli occhi.

È stato come se mi avesse schiaffato in faccia la barriera che ancora esiste fra noi.

Il nostro rapporto non ha ancora trovato una definizione: non siamo  più i rivali di una volta, non siamo amici e sicuramente non sarà mai semplicemente un mio subordinato.

Kaede Rukawa potrà aver avuto un momento di debolezza, ma il suo è un animo indipendente che non si farà mai dominare.

Quindi restare solo con lui non ha nessun senso, ne uscirebbe solo un silenzio innaturale o un'aggressione da parte mia. Altrimenti potrebbe accorgersi di quanto mi dia sicurezza e serenità la sua  semplice presenza.

Meglio andare a giocare a Pachinko con questi scalmanati e lasciarmi vivere senza impegno per un'altra mattinata. E non pensare a lui.

E adesso cosa diavolo ha Mito da fissarmi? È perché sorride?

Non fa una minima piega al mio sguardo inceneritore col quale speravo di intimidirlo, semplicemente fa un piccolo cenno col capo e dice quasi in un sussurro:

"Siamo quasi arrivati"

Che bisogno c'è di dirmelo? Come se non sapessi dove abitiamo!
Certe volte proprio non lo sopporto, specie quando mette su quello sguardo da so-tutto-io-non-ti-preoccupare!
Cosa diavolo crede di sapere? E di cosa si dovrebbe preoccupare il grande Tensai?

Comunque non ho tempo di inculcargli un po' di buon senso perché, come ha detto lui, siamo arrivati a casa.

La porta è chiusa, e Okuso sta prendendo la chiave che teniamo dentro un vaso...come mai non si fa aprire da Rukawa? Devo averlo detto ad alta voce perché mi sento rispondere che hanno suonato, ma probabilmente non è in casa.

Come sarebbe a dire che non è in casa? Dove avrebbe dovuto andarsene?

Comunque è evidente che non è dentro, e a quanto pare non ha nemmeno pranzato qui.

Apparentemente nulla mi turba, salgo di sopra per cambiarmi cercando di nascondere la mia crescente agitazione.
Cerco di fare chiarezza nella mia mente, ma non trovo una soluzione.
In quasi tre mesi che è qui, non ha mai fatto una cosa del genere, come se non avesse niente al di fuori di questa casa, come se non avesse avuto mai un'altra vita. Quindi questo potrebbe essere un semplice ritorno alla normalità, un altro segno di ripresa. Ma se è così perché non avvisare? Perché sparire e basta?

Potrebbe avere incontrato qualche problema...

E se ne fosse andato per sempre?

Non lo rivedrò mai più?

Un'ora...due ore...tre ore...il tempo sembra non passare mai.

Quante sigarette avrò fumato? In genere fumo di rado, ma ora mi sento come preso da un raptus…

Sono tornato di sotto con gli altri ma me ne sto da parte fingendo di pensare ai fatti miei, come faccio spesso.
I ragazzi non sembrano preoccupati più di tanto per l'assenza del loro compagno, credo pensano semplicemente che rientrerà da un momento all'altro.

Solo Yohei sembra impensierito da qualcosa, e ogni tanto mi guarda di sottecchi in modo fastidioso…

Sono quasi le sei quando sento aprire la porta e alzando lo sguardo lo vedo entrare.

Tutto d'un tratto è sparita di colpo la mia agitazione, così come le mie preoccupazioni, le mie domande.

Ora sono solamente incazzato.

Mentre mi alzo sibilo un "Dove diavolo sei stato" di cui non mi capacito io stesso. Sono domande da fare? Io ad una domanda del genere risponderei "Non sono fatti tuoi" ed è più o meno la risposta che mi trasmette il suo sguardo, a metà fra l'irritato e la sorpresa mentre a parole sputa freddamente un "A casa mia".

Dopodiché scrolla le spalle e fa per passare oltre al che io non ci vedo più.

Con un destro violento lo scaravento contro quel muro su cui, ricordo come in un flash, lo avevo già lanciato il giorno in cui l' ho portato qui.

Seguono una scarica di pugni inframmezzati da qualche accusa sconnessa tipo "Cosa cavolo credevi di fare?" "Questa è casa tua ora!" probabilmente senza nessuna sequenza logica ed infine lo atterro con una testata.

Forse perché preso a sorpresa, non si aspettava minimamente il mio attacco, non ha avuto modo di difendersi, ma che ora lo vedo rialzarsi con rabbia trattenuta so che sta per esplodere.

A distanza di tanto tempo ancora mi sorprende, e lo stesso vale per gli altri, la sua capacità di incassare le mie micidiali testate laddove chiunque altro in genere perde i sensi.

Quando fa un passo avanti, i pugni stretti lungo i fianchi ma pronti a scattare ed alza lo sguardo su di me quello che vedo è il vecchio Kaede Rukawa.

Un rivolo di sangue gli scorre lungo la tempia ed anche il labbro è spaccato, ma lui non se ne cura... ha subito un oltraggio e ciò che freme in tutto il suo corpo è una furia cieca.

Sto per lanciarmi di nuovo contro di lui, forse più per il desiderio di evocare quei nostri epici combattimenti che non per tutta questa situazione, ma due dei ragazzi mi afferrano e mi bloccano, mentre sento la voce di Mito, in genere molto controllata, esplodere:

"Che diamine ti prende, Sakuragi? Hai deciso di ammazzarlo? E per  cosa poi? Non è di certo un prigioniero e non mi pare che nessuno di noi lasci un biglietto quando decide di farsi un giro per i fatti suoi."

Già...perché ho fatto tutto questo? Mi chiedo mentre ritorno lentamente in me, la rabbia svanita come d'incanto.
Ora Yohei si sta rivolgendo a Rukawa:

"Andiamo di sopra, è meglio che ti medico quelle ferite"

Ma io lo fermo:

"No"

lui mi guarda sorpreso e preoccupato, sta per aggiungere qualcosa ma lo prevengo:

"Ci penso io, tu porta solo il necessario"

Non mi sembra convinto ma non fa obiezioni, mentre nella stanza è sceso il silenzio.

Io prendo Rukawa per un braccio e comincio a trascinarlo verso la sua stanza.

Gli unici rumori che ci accompagnano sono i rumori dei nostri passi.

Quando Mito ci raggiunge con la cassetta del pronto-soccorso la appoggia sul letto senza proferire parola e senza cercarci con lo sguardo, dopodiché lascia la stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Ora siamo qui soli, isolati dagli altri in piedi uno di fronte all'altro come se dovessimo affrontarci in un duello vecchio stile... pronti ad impugnare la pistola per lavar via l'onta di un'offesa.

Io ancora in balia della mia confusione, per la mia reazione spropositata dovuta al nervosismo accumulato in un intero pomeriggio di attesa ma che ora non so come giustificare... non che io abbia bisogno di giustificarmi, si intende.
Ho mai avuto bisogno di un valido motivo per picchiare qualcuno? No, certamente, ed essere un capo avrà pure i suoi privilegi...

Lui chiaramente alterato, ovviamente oltraggiato dalla mia aggressione hai suoi occhi immotivata e probabilmente umiliante. Lo vedo stringere gli occhi mentre gli tremano i pugni serrati, lo sguardo di ghiaccio furente ma insicuro delle prossime mosse da fare.

A guardarlo così, pieno di vita, scintillante di rabbia e orgoglio, quasi mi compiaccio delle mie azioni.

Poi la mia attenzione è di nuovo per le sue ferite e il sangue che sta perdendo e avverto un lieve senso di colpa farsi avanti inesorabilmente.

Mi avvicino al letto per sedermi e cominciare ad armeggiare con l'occorrente, ma lui rimane immobile in piedi in mezzo alla stanza; con la voce più fredda e dura che trovo gli intimo di sedersi.

Quando mi accorgo che non ha la minima intenzione di eseguire alzo lo sguardo a cercare il suo e questa volta il mio tono è alterato mentre sibilo:

"Ti ho detto di sederti"

E questa volta mi ubbidisce, anche perché, a ben guardarlo, credo che non si regga più tanto bene in piedi.

Mi auguro che non si aspetti delle scuse perché non sono certo il tipo e lo dovrebbe immaginare. Certo, questa volta ho davvero esagerato anche per i miei standard ma è una cosa che posso ammettere solo con me stesso. Mentre gli pulisco le ferite e lo medico non lo guardo mai negli occhi ed anche il suo sguardo è fisso davanti a sè perso nel vuoto. Percepisco chiaramente la sua tensione e il suo desiderio di scaricarla contro di me.

Spero che dai miei gesti e dal mio prestargli queste cure lui capisca che sono dispiaciuto di quanto successo, perché è il massimo che posso fare.

Ormai ho quasi finito e cerco solo con il panno bagnato di cancellare le tracce di sangue rimaste.

Non posso più evitare di guardarlo.

Con questa luce che si è accesa nei suoi occhi, una luce che parla di fierezza e combattività, di orgoglio e ferocia, sento che mi piace  ancora di più.

Sento un brivido scuotermi dal torpore quando infine i nostri sguardi si incontrano, e non ho il tempo di pensare a nulla perché le mie labbra già stanno dicendo:

"Ti voglio."

Fine Terzo Capitolo


Simos: beh? tutti contenti?
Ru: de che? d'avermi fatto pestare?
Simos: tu sempre a polemizzare...
Ru: ma almeno adesso c'è la lemon?
Simos: eeeh?! scordatelo!
Ru: essere inutile...




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