Ecco a voi la mia prima PwP! A dir la verità avevo pensato di fare una XellosxZelgadis, ma un Mono Volt alla massima potenza della mia chimera preferita mi ha fatto cambiare idea! Logicamente i personaggi non li ho inventati io, ma Rui Araizumi e Hajime Kanzaka, che non hanno pensato di inserire nell’anime un po’ di sano sesso, a cui io ho provveduto.

Buon divertimento!

Xellos e Wargarv: Grazie! (Iniziano a darsi da fare)

Enjouji: Ma… Ragazzi, non dicevo a voi! Vi sembra questo il momento di…Ehi, fermi…Accidenti a me e alla mia boccaccia…

 



Catene

di Kei


 

“Aargh! No!”

Vargarw sorrise compiaciuto.

Il corpo del mazoku accanto a lui si inarcò e le catene magiche che lo imprigionavano si tesero al massimo. Il demone ricadde in ginocchio, stremato dal dolore, completamente sudato e coperto di ferite.

“E allora, come ti senti? Stai provando  quell’impotenza, quella sensazione di inferiorità che tu e i tuoi colleghi avete sempre fatto provare a noi draghi? Ma perché dico noi, poi… io non sono più un drago, non solo perlomeno… Sono drago e demone, e come demone torturarti mi da un immenso piacere…”

Per l’ennesima volta fece passare l’artiglio affilato sulla schiena del suo acerrimo nemico, facendolo gemere e sussultare, procurandogli l’ennesima ferita.

“E’ un peccato che tu non sanguini, sai? Saresti così bello ricoperto da quelle striature rossastre proprie degli umani… ma va bene così, l’importante è che tu soffra.” Prese il mento di Xellos tra le dita di una mano, e con rudezza lo alzò e lo costrinse a guardarlo in viso. “Perché tu soffrirai. Ti farò soffrire tanto, e lentamente, finché non implorerai pietà, e a quel punto ti farò soffrire ancora di più!”

Xellos sorrise lentamente, il volto imperlato di sudore e il corpo teso per la sofferenza.

“Non vedo l’ora…” mormorò con voce stanca e provata.

“Grr...maledetto!” Wargarv mollò bruscamente la presa; si sentiva preso in giro da quel dannato essere, come sempre. Ma ora aveva lui il coltello dalla parte del manico. I poteri che Dark Star gli aveva donato erano molto forti, e il primo modo in cui aveva deciso di usarli, dopo che gli era stato concesso di tornare in vita per vendicarsi, era stato quello. Quale regalo più gradito poteva farsi se non ripagare quello stupido e borioso mazoku per tutto quello che gli aveva fatto? E dato che tutti  quelli che potevano dargli una mano erano lontani, nessuno poteva salvarlo.

Si guardò intorno. Non c’era luogo migliore per una vendetta: la grotta che un tempo era stata il suo covo era sicura e inarrivabile per chiunque. Ma celava brutti ricordi.

Si toccò il braccio destro, rabbrividendo quando arrivò alla cicatrice che gli era stata procurata dal bastone di Xellos poco tempo prima. Gli avrebbe restituito quel dolore moltiplicato all’infinito. Le catene imbevute del potere concessogli da Dark Star tintinnarono quando Xellos si chinò, spossato, verso il suolo. Lo avrebbero tenuto bloccato finché la sua vendetta non fosse stata portata a termine. Ancora era stupito di essere riuscito a coglierlo di sorpresa quel tanto che bastava per colpirlo facendogli perdere i sensi e condurlo lì, alla sua mercé.

Scorse il suo corpo con uno sguardo: accasciato al suolo, ansante, nudo dalla cintola in su. Il  torace, la  schiena, le  braccia, perfino le  gambe, coperte solo dalla sottile stoffa dei pantaloni ormai laceri, erano cosparsi di ferite lunghe e spesso anche profonde, scure, come erano le ferite di un demone che non era fatto di carne ma di spirito. I capelli gli coprivano il volto, dello stesso color viola dei segni delle catene sui polsi, che si vedevano ormai chiari. Wargarv si trovò incantato a fissarlo mentre giaceva in quella posa, ma proprio nello stesso momento anche Xellos decise di guardare lui.

“Mi trovi attraente, messo così, inginocchiato di fronte a te, indifeso e mezzo nudo?” gli chiese con quella sua solita voce che sembrava schernire tutto e tutti. “Non è che hai delle tendenze strane? Sadismo, omosessualità… eh, mio bel draghetto?”

Vargarw sussultò per essere stato scoperto a fissarlo in quel modo, ma la rabbia per tutta quella insolenza gli fece dimenticare tutto. Lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva, e Xellos accusò il colpo, facendo di nuovo contrarre le catene che lo imprigionavano.

“Sta zitto!” sussurrò furente il demone drago. “Non ti è ancora bastato?”

Xellos si voltò lentamente, con la guancia arrossata e un taglio sul labbro, che lentamente si mosse curvandosi in un ghigno malizioso “Sai, tra gli umani si dice…che solo gli amanti colpiscono al volto…”

Wargarv sentì la rabbia annebbiargli il cervello. Quelle insinuazioni lo stavano portando alla follia. Doveva farlo smettere o lo avrebbe davvero ucciso lì, sul momento.

Gli afferrò il mento con la mano, e lo tirò su, rimettendolo in piedi, con gli occhi che splendevano  di rabbia.

“Ho una mezza intenzione di strapparti quella lingua maledetta!” sibilò, con i muscoli tesi per lo sforzo di mantenere la calma “Ora voglio che tu stia zitto, non dire più una sola parola o io…” si avvicinò ancora di più al mazoku, facendo scivolare la mano sulla sua gola e stringendo leggermente la presa “... ti uccido!” lo guardò dritto negli occhi, cercando di indurlo al silenzio con quello sguardo minaccioso, il viso rabbioso a qualche centimetro dal suo.

Come se non aspettasse altro Xellos sorrise e lo baciò. Così velocemente da non lasciare a Wargarv nessuna possibilità di evitarlo, infilandogli di prepotenza la lingua nella bocca semichiusa, tendendo le catene per aderire a lui e strusciandoglisi contro, con desiderio. A Wargarv ci volle qualche secondo per riprendere lucidità e staccarsi (con una punta di malincuore che non fece altro che aumentare la sua rabbia), e quando lo fece sentì uno strano vuoto alla bocca dello stomaco.

Spinse con forza il demone verso il pavimento, fissandolo atterrito e ansante: si era eccitato! Anzi no, quello schifoso lo aveva fatto eccitare, con quel suo strusciarsi e quelle labbra esigenti, e quella lingua incredibilmente audace.

E ora, quel dannato era di nuovo inginocchiato al suolo e gli sorrideva beffardo.

“Vedo che ti è piaciuto! Non avevo tutti i torti, allora…”

Le vertigini di Wargarv si accentuarono, cacciò un grido rabbioso e afferrò con forza Xellos per i capelli, urlandogli con voce soffocata “Tu! Che cosa hai fatto!!”

“Ti ho baciato! Non l’avevi capito? Vuoi che te lo rispieghi?”

Ma perché, perché riusciva ad esasperarlo a tal punto? Perché non lo uccideva con un colpo solo, rinunciando all’idea di una lenta vendetta e togliendosi definitivamente il pensiero? Perché non era questo che voleva, anche se lo odiava con tutte le sue forze.

Xellos intanto fissava con sguardo attento il suo inguine e con sgomento Wargarv arrossì indovinando il motivo di tanta curiosità. La stoffa leggera dei suoi pantaloni lasciava intravedere fin troppo chiaramente la sua eccitazione.

“Ma guarda…” disse il mazoku con voce innocente “... sei proprio un porco...” e gli regalò un altro dei suoi maliziosi sogghigni.

Wargarv decise in quell’istante. Come era cominciato, doveva anche finire, ma stavolta lui ne avrebbe tratto tutto il piacere possibile. Ritrovò in un attimo la calma.

“Dato che tu sei l’artefice, tu risolverai la situazione. E forse in questo modo riuscirò a farti tacere per un po’.”

Indicò il suo membro eccitato al demone inginocchiato di fronte a lui. Xellos capì in un lampo che cosa il drago perduto chiedeva da lui e sussultò, colto alla sprovvista.

“Allora, dov’è tutta la tua baldanza? Avanti, non vorrai che distrugga il tuo amato bastone…”

Lo vide sussultare. Aveva colpito nel segno, aveva immaginato da tempo qual era il punto debole di Xellos, ma non avrebbe mai pensato di utilizzare in questo modo quel suo vantaggio.

Sotto di lui Xellos sospirò e con sguardo impaurito fece ciò che gli era stato ordinato. Pose le mani sull’elastico dei pantaloni di Wargarv e li abbassò con un movimento rapido, ritrovandosi davanti agli occhi il suo membro eccitato. Guardò per un’ultima volta il volto del suo tormentatore che si allargava in un ghigno malefico, prima di iniziare a leccarlo con calma, soffermandosi sui punti in cui la sua lingua lo faceva gemere maggiormente.

Wargarv si sentì venir meno appena avvertì la lingua di Xellos su di lui, che lo esplorava in ogni punto, facendolo andare a fuoco. Il mazoku si muoveva con lentezza studiata, quasi con… esperienza, più tormentandolo, che soddisfacendolo, facendolo fremere e reprimersi a stento dall’afferrargli la testa e trovare sollievo nella sua bocca.

“Avanti...” gli disse con la voce spezzata dall’eccitazione “... non sai fare meglio di così?” e spinse le anche verso di lui, quasi soffocandolo con il suo membro. Xellos non ci mise molto ad abituarsi a lui e aumentò il ritmo, attirandolo a sé, posando le mani sui suoi glutei.

Wargarv perse il contatto con la realtà. Si appoggiò alle spalle del suo odiato nemico, muovendo le anche al ritmo della sua bocca, impazzendo ad ogni affondo e venne in preda alla lussuria, inondando il demone col suo seme.

Restò immobile ad assaporare quel senso di benessere per qualche attimo, trionfando per aver umiliato il suo nemico in quel modo, pensando di trovarlo scosso e disperato.

Ma prima che potesse guardarlo in volto avvertì la sua mano che gli sfiorava il membro facendolo di nuovo fremere.

Sollevando il volto, leccandosi le labbra ancora bagnate dal seme del demone drago, Xellos gli disse con fare quasi noncurante “Il mio draghetto è veramente un maniaco sessuale…” e tornò a fissare il ragazzo che lo sovrastava, con scherno.

Wargarv si sentì ribollire il sangue, sia perché neanche ora era riuscito a piegare quel maledetto demone, sia perché il nuovo contatto con la sua mano non aveva fatto altro che eccitarlo di nuovo. Gli afferrò il collo e lo scosse con violenza, i denti stretti, maledicendo se stesso perché si rendeva conto perfettamente che lo voleva ancora; voleva sentirlo ancora sotto di sé, unito a lui, in suo potere. E perché non farlo, dopotutto? Che cosa glielo impediva? Un ghigno malefico comparve sulla sua faccia, turbando l’espressione di solito sempre sprezzante di Xellos

“Cosa vuoi fare, ora? Violentarmi, piccolo porcellino?”

Il sorriso di Wargarv si accentuò “E perché no?”

Xellos spalancò gli occhi, senza fiato.

Wargarv gongolò dentro di sé. Era riuscito ad impaurirlo!

Con un gesto deciso ridusse in pezzetti quel che restava dei suoi pantaloni e lo lasciò nudo di fronte a lui, gustandosi per qualche attimo la visione di quella pelle liscia e bianca, deturpata dalle ferite.

“Bene, ora ti farò pentire sul serio di aver iniziato questo gioco!” gli afferrò con forza i glutei e lo strinse a sé, baciandolo con prepotenza e rabbia. Xellos si ritrovò immobilizzato in quel pressante contatto, incapace persino di muovere un muscolo, ma non si ribellò, non fece nessun gesto per impedire a Wargarv di continuare, anzi, iniziò a muovere la sua lingua al ritmo di quella dell’altro, lasciandosi guidare dalla sua furia.

Il drago perduto lo staccò bruscamente da sé, sorridendo maligno e lisciando il suo torace con il dorso della mano, provocando sussulti ad ogni ferita che sfiorava, portando Xellos ad appoggiarsi a lui per tenersi in piedi. Si chinò a sfiorargli un capezzolo con le labbra, per poi meravigliarsi dell’abbandono che lesse sul viso del mazoku, mentre continuava a torturarlo con la lingua. Xellos pareva farlo apposta a contorcersi in quel modo quasi indecente sotto i suoi occhi, provocandolo più di quanto non avesse già fatto.

Si svestì completamente e lo strinse a sé quasi con urgenza. Sentì la pelle sudata del demone sfiorare la sua e quel contatto gli fece perdere la testa. Gli morse con una certa violenza l’incavo del collo, facendogli scattare la testa all'indietro e poi scese di nuovo giù, a lambire con la lingua le ferite da lui stesso provocate. Sentire Xellos agitarsi impotente sotto il suo tocco, soffocando sulla sua spalla i gemiti di dolore e piacere, era una sensazione inebriante, la certezza di completo dominio su quello che un tempo era stato il suo più forte rivale.

Si staccò di nuovo, provando piacere a vederlo tendersi come per prolungare il contatto con lui e infilò una gamba tra le sue, sfregandola contro il suo membro.

“Allora, stupido mazoku, ti va ancora di giocare?” gli prese il membro tra le mani, stimolandolo con lentezza per vedere l’effetto che provocava sulla sua vittima.

Xellos era eccitato al massimo, rosso in volto e con il respiro affannato. Ed evidentemente contrariato.

“Sei… solo un vigliacco, un porco e un vigliacco!” Ora Wargarv lo stava accarezzando con più decisione e quando Xellos fu sul punto di abbandonarsi alla lussuria, Wargarv passò un braccio al di sotto della sua coscia e, senza farsi troppi scrupoli, penetrò il demone con decisione.

Lo sentì irrigidirsi, tendersi come una corda di violino e gemere con disperazione, mentre si aggrappava alle sue spalle e gli piantava le unghie nella schiena. Il contatto delle fredde catene sulle sue spalle lo distrasse dal calore intossicante in cui era precipitato, e, calmandosi, iniziò a muovere le anche con lentezza, per non provocargli un dolore eccessivo. Ma, al contrario di tutte le sue previsioni, Xellos si strinse di più a lui, spinse i fianchi contro il suo ventre e con voce roca mormorò il suo nome.

“Wargarv…ah! Più forte…” gli sussurrò ad un orecchio prima di mordergli la spalla. “Di... di più!”

Wargarv non capiva.

Non lo capiva.

Credeva di trovarlo umiliato, distrutto e invece lo attirava a sé con desiderio, pura passione, eccitandolo maggiormente con il movimento delle anche, facendolo affondare volutamente sempre di più in sé.

L’eccitazione che sentiva in quel momento, però, era la più forte di tutte le sensazioni. Dimenticò la vendetta, l’odio e tutto il resto per concentrarsi su quello che stava provando. Ormai il suo respiro era roco e irregolare, le spinte si erano fatte sempre più forti e decise, la morbidezza e il calore di Xellos, misti alla sua passione, lo stavano portando al culmine.

Anche Xellos, forse per essere stato tormentato dalle carezze di Wargarv in precedenza, era fuori di sé dal piacere: ne assecondava i movimenti con tutto il corpo e sussurrava tra un gemito e l’altro il suo nome, incitandolo a portarlo alla conclusione. Fu proprio lui il primo a svuotarsi, in uno spasmo quasi doloroso e la contrazione delle sue natiche portò all’orgasmo anche Wargarv, che, lentamente, con la mente annebbiata dal piacere uscì dal corpo del demone e si appoggiò a lui ansante, nascondendo il volto nella sua spalla.

Era ancora terribilmente confuso per il comportamento di Xellos.  Prima lo aveva provocato, poi lo aveva insultato impaurito e infine lo aveva quasi spronato a prenderlo. E soprattutto era stordito per quello che aveva provato fin da quando quel maledetto demone lo aveva baciato. Ne aveva ancora voglia, lo avrebbe volentieri buttato a terra per ricominciare tutto da capo. Quel demone lo aveva stregato, ne era certo!

Sentì due labbra lievi poggiarsi sui suoi capelli e poi un lieve rumore metallico.

Aprì gli occhi di scatto: Xellos si era liberato dalle catene!

Si scostò velocemente, fissandolo con rabbia e stupore.

“Come hai fatto? Il potere della Dark Star…”

Xellos sorrise, anzi, sogghignò.

“Certo, certo, il potere della Dark Star… credi di averne ricevuto così tanto? E poi ti ricordo che io sono un demone di alto livello.”

Wargarv era impietrito.

Xellos avanzò verso di lui, ma proseguì il suo cammino senza quasi degnarlo di uno sguardo, dirigendosi verso il suo bastone. Appena lo ebbe in mano, le ferite sparirono come per incanto, e sussurrando una qualche formula di magia nera, materializzò sul suo corpo dei nuovi abiti, del tutto identici a quelli precedenti.

“E poi il tuo odio…ah! Era delizioso, un nutrimento eccellente per me, non ha fatto che rafforzarmi! La tua crudeltà, la tua soddisfazione nel vedermi sconfitto… tutto cibo, per un demone come me.” I suoi occhi si socchiusero e divennero più luminosi mentre il sorriso si accentuava. “E la tua passione così violenta…”

Wargarv arrossì: allora era stata tutta una trappola! Far finta di non potersi liberare, soffrire le sue torture, provocarlo fino a farsi violentare… era tutta una messinscena… ma c’era ancora un punto oscuro, ovvero il motivo di tutta quella farsa, e per quanto si sforzasse non riuscì ad afferrarlo.

Con lo sguardo fisso al suolo non notò che Xellos si era di nuovo diretto verso di lui. Solo quando le punte dei suoi piedi entrarono nel suo campo visivo, si accorse della sua presenza accanto a sé. Deglutì, schiacciato dal senso di sconfitta che lo pervadeva al pensiero di essere di nuovo stato una pedina nel gioco di quel perfido demone.

Alzò gli occhi lucidi su di lui e gli chiese, quasi con timidezza “Perché?”

“Ah-ah...”, disse Xellos, agitando un dito sotto il suo naso “... è un segreto!” e lo baciò con dolcezza, per poi scomparire nel nulla.

Wargarv crollò, inginocchiandosi sul pavimento, lasciando che le lacrime gli scorressero libere sulle guance: lo sapeva il perché, non aveva bisogno di abbassarsi a chiederlo.

Sapeva con esattezza che da quel momento, quel crudele odioso sbruffone di un mazoku sarebbe stata la sua unica ossessione.

 

Owari.

 

 

Cosa ne pensate? Vi è piaciuta?

Xellos e Wargarv (che si stanno ancora dando da fare): Tanto! Ne vogliamo un’altra subito!

Enjouji: Ma non parlavo con voi!

Comunque, se vi è piaciuta fatemelo sapere, e se non vi è piaciuta, ditemelo lo stesso, le critiche sono sempre ben accette!