Disclaimers: I personaggi di questa storia sono di proprietà delle CLAMP. Se
appartenessero a me, le loro questioni le risolverebbero tra le lenzuola
anziché radendo al suolo edifici vari. Commenti: Questa storia si inserisce negli avvenimenti del 8' e 9'
volume, dopo che Tokiko ha dato alla luce la Shinken e che Kotori è
impazzita. Questa è stata la prima ff che ho scritto su X ed è un po'
vecchiotta, ha circa un paio d'anni di vita
Catene
di Kemis
Era sera innoltrata, la
mezzanotte era passata già da parecchio. Kotori dormiva tranquilla,
vegliata fedelmente dal fratello maggiore.
Kamui era steso sul futon nella camera degli ospiti di casa Monou. La
finestra era aperta, nel tentativo di attenuare il caldo e la luce della
luna illuminava il pavimento in tatami. Benché il ragazzo fosse
assolutamente esausto non riusciva a chiudere occhio. Quel pomeriggio aveva
perso l'unica parente che gli era rimasta. Tokiko era morta mettendo al
mondo la shinken, la Spada Sacra.
L'adolescente si coprì gli occhi con la mano. <Tutto quel sangue...>
Il portico della grande casa sembrava essere stato improvvisamente ridipinto
di rosso. Le membra martoriate di quella che era stata sua zia erano sparse
disordinatamente. Il pensiero lo fece rabbrividire involontariamente.
Dopo che il terremoto era passato, Fuma si era affrettato ad allontanare la
sorella, riportandola nella sua stanza mentre Kamui era rimasto come
inebetito seduto a terra davanti alla lunga spada conficcata nel pavimento
di legno. Dopo un po' l'amico era tornato e lo aveva aiutato a ricomporre
alla meglio il cadavere della donna che successivamente avevano portato nel
tempio. Poi avevano dovuto ripulire la casa.
Era stato un lavoro lungo, c'era tanto di quel sangue dappertutto. Sul
pavimento, sulle pareti, sul soffitto, sui suoi vestiti. Lui e Fuma avevano
preso degli stracci e delle bacinelle d'acqua e avevano fatto del loro
meglio per togliere quegli orridi schizzi. Ma il sangue era così tanto...
Lo straccio ne era impregnato, l'acqua era rapidamente diventata vischiosa e
cupa e le sue mani, le sue stesse mani prima così bianche erano diventate
viscide e orribilmente rosse, come se fosse stato lui a fare a pezzi il
corpo di Tokiko.
Quel pensiero era stata l'ultima goccia. Era crollato a terra, scosso dai
singhiozzi che non riusciva più a dominare. Subito era stato avvolto da un
abbraccio familiare, familiare nonostante i sei anni in cui era mancato. Si
era lasciato felicemente sprofondare nelle braccia di Fuma, nascondendo il
viso contro il suo petto. Il sentore di sangue aleggiava ovunque, anche
addosso a loro, ma il calore del corpo dell'amico, la sua voce profonda ma
gentile e il profumo lieve della sua pelle lo avevano lentamente fatto
scivolare in uno stato di abbandono totale. Quando le sue lacrime erano
infine cessate, Fuma gli aveva sollevato il viso, asciugandogli le guance,
gli aveva dato un leggero bacio sulla fronte e gli aveva teso lo straccio,
chiedendogli silenziosamente se se la sentiva di continuare.
Senza incontrare il suo sguardo Kamui aveva ripreso il panno e aveva
ricominciato il lavoro. Quando, molte ore dopo, avevano finito, era
decisamente troppo tardi perché potesse trovare una sistemazione per la
notte, così Fuma gli aveva detto che la stanza per gli ospiti era
disponibile, prima di augurargli la buona notte e andare a controllare
Kotori.
Il ragazzo si era fatto una lunga doccia, strofinando accuratamente la sua
pelle finché non era tornata al suo candore naturale, così diverso
dall'ipnotico color rubino del sangue. Si era infilato il pigiama che
l'amico gli aveva prestato ed era andato a letto, sapendo perfettamente che
non avrebbe dormito.
Quando sua madre era morta, bruciata insieme alla loro casa, si era trovato
improvvisamente da solo. Gli era rimasta solo l'eco delle parole che lei gli
aveva detto attraverso le fiamme. /"Torna a Tokyo. Lì ti attende il
tuo destino."/
Ubbidientemente era tornato e senza pensarci due volte aveva cercato Kotori
e Fuma, gli amici di un tempo, gli unici che avesse mai avuto.
Tutto quello che poteva fare era essere forte e proteggerli come sua madre
gli aveva sempre detto.
Ma ogni passo che muoveva in quella direzione sembrava avere conseguenze
terribili. Prima lo zio Kyogo era morto. Tokiko era sparita, ricomparendo
solo per morirgli davanti agli occhi. Poi anche Kotori era finita di mezzo.
La sua mente troppo fragile si era spezzata sotto il peso della tensione
terribile a cui era stata sottoposta. Ora Fuma si ritrovava da solo a
vegliare sulla sorella.
Kamui si voltò infastidito su un fianco. Lui aveva provato a fare del suo
meglio per proteggere i suoi due amici, ma c'erano troppi misteri, troppi
sogni ingannevoli, troppe frasi lasciate a metà. Aveva ritrovato sua zia ed
era comparsa una speranza di poter avere delle spiegazioni su ciò che stava
succedendo intorno a lui e anche sulle sue origini, ma anche questa
possibilità era sfumata. <Ridotta in pezzi,> si corresse, con un
sorriso amaro. Se le cose sembravano andar bene, subito succedeva qualcosa.
Era così con tutti. Fuma non era un'eccezione.
A quel pensiero una mano gli corse sul collo, là dove un cerotto copriva il
taglio causato dalla lama della shinken. C'erano dei momenti in cui Fuma non
era più in sé. I suoi occhi dorati così gentili diventavano gelidi come
l'acciaio e mentre un sorriso inquietante gli increspava le labbra si
chinava su di lui e gli sussurrava parole enigmatiche.
Il ricordo distinto di quella vicinanza bruciava ancora nella sua mente.
Poteva ancora sentire le sue dita forti che gli bloccavano il viso e il suo
respiro caldo solleticargli l'orecchio, scivolando sinuosamente lungo il suo
collo. Un lungo brivido gli attraversò la schiena. Il collo era sempre
stata una delle parti più sensibili del suo corpo e la cosa gli aveva
sempre creato parecchi fastidi. Però non era stato affatto fastidioso
quando la bocca di Fuma lo aveva sfiorato, seppur così leggermente.
Kamui si impose di scacciare il pensiero ma la sua mente sembrava non
volergli ubbidire. Suo malgrado si trovò a chiedersi come sarebbe stato se
quelle labbra si fossero posate pienamente sulla sua pelle e lo avessero
accarezzato. Si lasciò lentamente scivolare sulla schiena, abbandonando la
testa sul cuscino sottile, chiudendo gli occhi, indugiando su quegli
insoliti pensieri, smarrito tra ricordo e fantasia, perdendo coscienza di
tempo e spazio, consapevole solo del dolce languore che pervadeva lentamente
il suo corpo.
Il rumore della porta scorrevole che si apriva lo riportò bruscamente alla
realtà. Il ragazzo si tirò su a sedere di scatto, osservando sorpreso Fuma
entrare nella stanza e sedersi sul pavimento di tatami accando a lui.
«Non riesci a prendere sonno?» chiese il giovane. Kamui annuì, deglutendo
a vuoto. Sentiva il viso in fiamme e ringraziò silenziosamente la semi
oscurità per la parziale copertura che forniva.
«E tu?» sussurrò alla fine. «Sei stato con Kotori finora?»
Fuma annuì a sua volta. «Stavo per andare a dormire, quando ti ho sentito
chiamarmi.»
L'adolescente fissò l'amico, interdetto da quell'ultima frase.
«Chiamarti? No, non ti ho chiamato.» disse senza capire. <Almeno non a
parole,> concluse dentro di sé, arrossendo di nuovo. «Devi esserti
sbagliato.» aggiunse abbassando lo sguardo, imbarazzato.
«Non credo.» rispose l'altro e qualcosa nella sua voce spinse Kamui ad
alzare gli occhi. Il giovane lo fissava intensamente, ma i suoi occhi dorati
erano strani, una luce estranea ardeva nelle loro profondità. Con movenze
lente e misurate come quelle di una pantera Fuma si avvicinò ancora di più,
appoggiandosi con le mani sul futon su ambo i fianchi del ragazzo,
troneggiando su di lui. Dopo aver fissato per qualche istante i suoi occhi
viola spalancati per la sorpresa sorrise sensualmente. «No, non credo
proprio di essermi sbagliato.»
Imponendosi di sbloccare il cervello che sembrava aver deciso di prendersi
una serata libera, Kamui tentò di indietreggiare per sottrarsi a quello
sguardo inquisitore, ma l'altro lo trattenne, insinuandogli una mano fra i
capelli sulla nuca. Cercò di dire qualcosa, ma le parole non riuscirono ad
uscirgli quando Fuma gli tirò gentilmente indietro la testa, chinandosi sul
suo collo. L'adolescente rabbrividì sotto la lieve carezza di quelle stesse
labbra su cui pochi minuti fa stava fantasticando e che ora si avvicinavano
inesorabilmente al suo orecchio, mentre l'altra sua mano risaliva lentamente
lungo il suo braccio.
«Un vecchio ammonimento zen dice: "Attento a ciò che desideri, perché
potresti ottenerlo".» gli mormorò Fuma ad un orecchio e la sua voce
profonda scatenava brividi in Kamui non meno delle sue lente carezze.
«Faresti bene a tenerlo a mente, a monito per il futuro.» Si chinò
nuovamente sulla sua gola, ma questa volta afferrò il cerotto coi denti e
lo strappò via. Kamui trasalì al gesto improvviso, ritrovando finalmente
un po' di controllo.
«Cosa stai facendo?» chiese, odiandosi per come la sua voce tremava.
Strinse una spalla all'amico, anche se neanche lui sapeva se per
allontanarlo o per attirarlo più vicino. Sentendo che il sangue aveva
ripreso ad uscire dal taglio cercò di toglierlo con le dita dell'altra
mano, ma il giovane lo afferrò per il polso, bloccandolo. I loro occhi si
incrociarono per qualche breve istante e Kamui fu sorpreso di vedere in
quelli dell'amico una bruciante bramosia. Con lentezza esasperante il
ragazzo più vecchio abbassò le labbra su quella goccia color rubino che
scendeva sulla sua pelle alabastrina.
«Dolce...» sussurrò contro la sua gola. Con la punta della lingua risalì
lungo la riga rossa lasciata dal sangue fino a chiudere la bocca sulla
ferita, leccandola avidamente. Kamui chiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire
un ansito sottile.
Sentì che le labbra dell'amico lasciavano il taglio, riprendendo a salire
sul suo collo sempre con lo stesso andamento lento e sensuale, indugiando
per qualche istante in più sul mento per poi superarlo, quando
all'improvviso il contatto cessò a pochi centimetri dalle sue labbra. Prima
che Kamui riuscisse a trattenersi un flebile suono di protesta gli uscì
dalla gola. Il calore del respiro che percepiva sul viso indicava che Fuma
non si era allontanato. Lentamente l'adolescente riaprì gli occhi,
trovandosi immediatamente smarrito in quelli dorati che lo sovrastavano.
Per qualche attimo il mondo parve immobilizzarsi intorno a loro. Nel cielo
notturno una nuvola sostava pigramente davanti alla luna, assorbendo il suo
candore argenteo, ma Kamui non era consapevole dell'oscurità che era scesa
intorno a lui nella stanza silenziosa, non esisteva nulla all'infuori di
quegli occhi e della loro luce conturbante e vagamente sinistra. E poi,
all'improvviso, Fuma chiuse la distanza che li separava e catturò le labbra
pallide dell'altro in un bacio deciso e passionale. Sentì l'adolescente
irrigidirsi involontariamente e poi, nel giro di pochissimi istanti gli
occhi viola si chiusero di nuovo e il corpo sottile si abbandonò
completamente fra le sue braccia. Senza rompere il bacio abbassò entrambi
sul futon, trattenendolo ancora per un po' prima di lasciare riluttantemente
la sua bocca.
Kamui rimase immobile, incapace di pensare attraverso il turbinio di
emozioni contrastanti che si alternavano nella sua mente. Sentì che Fuma si
era sollevato da lui e subito le lenzuola che coprivano il suo corpo vennero
strappate via. Riaprì gli occhi, osservando il compagno stendersi di nuovo
accanto a lui. Il loro sguardo si incrociò brevemente e ogni dubbio sulle
intenzioni del giovane dagli occhi dorati fu immediatamente fugato.
«F-Fuma, no, non possiamo.» balbettò Kamui, trattenendo il compagno,
rialzandosi su un gomito.
«Perché?» chiese semplicemente l'altro, accarezzando lievemente la mano
appoggiata sulla sua spalla.
«Perché io e Kotori... la nostra promessa era--» Fuma lo interruppe con
un bacio. Kamui si divincolò debolmente, senza troppa convinzione.
«Dimenticala.» mormorò alla fine il giovane, con le labbra fra le sue,
accarezzandogli i fianchi. «Lei ormai è persa, non tornerà. Tu appartieni
a me, da sempre e per sempre.»
Lo baciò di nuovo, senza dargli tempo di protestare e dopo pochi istanti
prese ad accarezzargli lentamente le labbra con la punta della lingua,
invitandolo silenziosamente a cedere. Kamui rabbrividì a quell'inaspettato
tocco. Per un lungo istante non si mosse, paralizzato dall'incertezza. Poi
aprì la bocca remissivamente accettando il bacio, permettendo al ragazzo di
entrare ed assaggiare il suo calore. Si lasciò ricadere sul futon, passando
un braccio intorno al collo del compagno attirandolo più vicino e si lasciò
pervadere dalla sensazione di quel corpo ampio contro il suo.
Senza rompere il bacio Fuma iniziò a slacciare la maglia del pigiama che
aveva prestato all'amico, scoprendo una distesa di pelle morbidissima
e liscia. Lasciando infine le labbra tremanti di Kamui, lo sollevò
leggermente per potergli sfilare l'indumento, fermandosi per qualche attimo
ad osservare il volto arrossito del ragazzo.
«Sembra che tu abbia cambiato idea, Kamui-chan.» mormorò, con un sorriso
compiaciuto e, lasciandogli il tempo di riprendere fiato, spostò i suoi
baci più in basso. Alla sensazione di quella bocca umida e stuzzicante
sulla gola Kamui quasi si sentì sciogliere; gettò la testa all'indietro.
Fuma accolse il silenzioso invito, esplorando un lato del collo dalla base
fino all'orecchio. Prese il lobo tra i denti, mordicchiandolo gentilmente e
poi succhiandolo alternando con piccoli tocchi di lingua all'orecchio e alla
pelle sensibile dietro. La sua tecnica sembrò funzionare; un brivido
attraversò il corpo del giovane sotto di lui, le mani delicate si
contrassero sulle spalle ampie, stringendo il tessuto della camicia, la
bocca socchiusa in un muto grido di piacere.
Mentre ridiscendeva lentamente dall'altro lato del collo, Fuma premette un
ginocchio fra le gambe magre dell'adolescente, aprendole gentilmente.
Afferrandone una la sollevò agganciandola alla propria, intricandole in
modo che Kamui non avesse possibilità di divincolarsi da lui. Ma il ragazzo
dagli occhi viola si limitò ad ansimare leggermente sotto la carezza
possessiva della sua mano sulla coscia. Il giovane si sollevò sulle
ginocchia, sfilandosi rapidamente la camicia, poi tornò a dedicare la sua
attenzione al delizioso ragazzo sotto di lui.
Lentamente lasciò correre le dita sul suo petto liscio, seguendo
attentamente le linee dei muscoli che guizzavano sotto la pelle al suo
tocco. Mentre le sue mani scentevano ad accarezzare il ventre piatto, la sua
bocca trovò un capezzolo e prese a succhiarlo golosamente, strappando al
giovane un gemito sottile. Kamui gli affondò una mano fra i capelli
possessivamente, trattenendogli la testa quando Fuma fece per spostarsi più
in basso. Il ragazzo più vecchio ridacchiò cupamente. Si rialzò e
accontentò il compagno, riprendendo con rinnovata intensità le sue
attenzioni ai capezzoli rosei. Kamui gemette più forte, arcuandosi
voluttuosamente contro di lui e Fuma potè sentire contro la pancia la sua
crescente erezione. Decise che era arrivato il momento di andare oltre.
Districandosi abilmente da Kamui si sollevò sulle ginocchia e con un unico
gesto tolse pantaloni e boxer al ragazzo, gettandoli distrattamente via
mentre scrutava con uno sguardo avito il corpo sublime sotto di lui.
Kamui arrossì, rendendosi improvvisamente conto di essere nudo. Si mosse
leggermente, sentendosi a disagio sotto l'esame dell'amico. Dopo un
lunghissimo minuto le labbra di Fuma si distesero in un sorriso sensuale.
Afferrò il polso del ragazzo e con uno strattone lo tirò su a sedere.
Prima che l'adolescente potesse protestare la sua bocca fu chiusa da un
bacio selvaggio.
«Perché non finisci tu di spogliarmi?» suggerì Fuma, accarezzandogli un
fianco.
«Io... I-io non...» balbettò incerto Kamui, ma l'altro gli prese le mani
e le posò sulla propria pancia, guidandole lentamente verso l'allacciatura
dei jeans.
«Così è più divertente.» mormorò, chinando la testa per baciare una
delle spalle candide.
Kamui rabbrividì leggermente ma ubbidì. Con dita tremanti sbottonò i
pantaloni del compagno e abbassò lentamente la cerniera. La sua erezione
tendeva prepotentemente il tessuto dei boxer. Fuma spostò i suoi baci dalla
spalla sul collo, mentre una delle sue mani scendeva ad accarezzare
l'interno della sua coscia. Il giovane rabbrividì di nuovo, gemendo piano.
Finalmente afferrò l'elastico dei boxer e li abbassò insieme ai pantaloni.
Fuma si lasciò sfuggire un lieve sospiro di sollievo quando il suo membro
venne liberato dalla costrizione della stoffa. Tornando a baciare Kamui sulle
labbra lo fece adagiare di nuovo sul futon mentre si liberava con un calcio
dei jeans, poi si stese su di lui, divorando la sua piccola bocca succosa.
Kamui emise un ansito alla sensazione della pelle calda del compagno sulla
sua. I loro corpi scivolarono uno sull'altro fino ad aderire perfettamente.
Fuma abbandonò le labbra dell'adolescente, scendendo lungo il suo corpo in
una interminabile catena di baci e carezze. Quando dondolò le anche in
avanti, strofinando insieme le loro erezioni Kamui gettò la testa
all'indietro, gemendo.
Il ragazzo più vecchio indugiò sul suo ventre, seguendo il contorno dei
muscoli sotto la pelle con la lingua, fermandosi a giocare con l'ombelico
prima di scendere più i basso, accovacciandosi fra le gambe aperte
dell'adolescente.
«Fuma!» singhiozzò Kamui quando questi prese la testa del suo membro in
bocca. Appoggiò le mani sui suoi capelli, spingendo istintivamente in quel
calore bagnato. Fuma succhiò piano il fallo rigido, godendosi i gemiti
imploranti del compagno. Presto però si stancò del gioco e decise di
cambiare. Sollevando ulteriormente le gambe di Kamui scese ancora più in
bacco, leccando la sua stretta entrata. Il giovane arcuò leggermente la
schiena, aggrappandosi alle lenzuola con forza. Sorridendo fra sé e sé,
Fuma si mise le dita in bocca, bagnandole con la saliva. Poi infilò un dito
nell'anello di muscoli.
Kamui si irrigidì al dolore improvviso, senza sapere esattamente cosa fare
o dire. Si sforzò di accettare quel disagio, ma quando Fuma aggiunse un
altro dito gli occhi gli si riempirono di lacrime.
«Fuma, smettila, mi fai male!» disse, afferrando il braccio del compagno
cercando di allontanare la mano. I due si guardarono negli occhi per qualche
istante. Poi Fuma sorrise leggermente e affondò di più le dita dentro di
lui, spingendo in un punto. Kamui lanciò un grido sorpreso, mentre
l'inaspettato piacere riempiva i suoi sensi.
«Fa ancora male, piccolo?» chiese con un sorriso ironico. La mano sul suo
braccio si contrasse e l'unica risposta che ottenne fu un mugolio
inarticolato. Il giovane aggiunse un terzo dito e prese a stimolare quella
zona sensibile con piccole spinte. Kamui si contorse voluttuosamente,
gemendo il nome del compagno con voce roca.
Senza preavviso Fuma ritirò la mano. L'adolescente emise un suono di
protesta, poi lo afferrò per le spalle attirandolo verso il basso e lo baciò
avidamente, succhiando le sue labbra carnose finché queste non si aprirono
e la lingua di Fuma non entrò con forza nella sua bocca, esplorandola con
uguale entusiasmo.
Dopo poco però Fuma ruppe il bacio. Si tirò su, voltò Kamui di spalle e
poi lo sollevò sulle ginocchia. Soddisfatto si chinò a baciare la schiena
liscia, risalendo con la lingua lungo la spina dorsale finché i loro corpi
non combaciarono alla perfezione.
«Avanti, Kamui-chan.» gli sussurrò Fuma con voce profonda e sensuale in
un orecchio, leccandolo leggermente. «Implorami.»
Kamui emise qualche suono inarticolato sentendo la punta dell'erezione del
compagno contro di sé. «Fuma... Ti prego...» mormorò, con voce arrochita
dal desiderio. Le sue parole diventarono di nuovo dei gemiti mentre Fuma si
strusciava ancora contro di lui, godendo nel tormentare così il giovane.
Gli passò un braccio intorno alla vita, stringendolo a sé, mentre l'altra
mano continuava ad accarezzandogli il petto.
«Dimmi ciò che vuoi e io te lo concederò.» mormorò ancora, leccandogli
il dietro del collo sensibile.
«Prendimi... Fuma...» gemette Kamui, divincolandosi impotente sotto il suo
corpo.
«Avanti, voglio sentire di meglio.» disse, mordendo un po' troppo forte la
sua spalla. «Cosa vuoi che faccia?»
«Fa' l'amore con me.» mormorò l'adolescente, obbligandosi a far uscire le
parole. Serrò gli occhi quando le dita del ragazzo corsero leggermente sul
suo membro, mordendosi le labbra per trattenere un gemito troppo forte.
«Ancora, piccolo, ancora.» disse il giovane, leccando via il sudore dalla
sua schiena, mentre continuava ad accarezzare leggermente il suo fallo.
Kamui emise un mugolio indistinto.
«Ti voglio da impazzire!» gridò, folle di desiderio. «Ti voglio dentro
di me! Adesso!»
Con un sorriso di oscura soddisfazione, Fuma rise, poi spinse le anche in
avanti, seppellendosi profondamente dentro il corpo del ragazzo.
Kamui urlò forte, per il dolore e il piacere.
«Piano, Kamui-chan, piano...» sussurrò, tirandosi indietro e lasciando al
compagno qualche istante per abituarsi a quell'invasione. «Non vogliamo
svegliare Kotori, vero?» Prendendolo per la mascella gli voltò la testa di
lato e lo baciò ancora mentre spingeva di nuovo in avanti, inghiottendo il
nuovo grido di Kamui.
Stringendolo contro di sé Fuma nascose il viso contro la sua schiena,
mentre i loro corpi iniziavano a dondolare avanti e indietro, costruendo una
lenta cadenza fatta di ritmiche spinte.
«Più forte...» gemette Kamui, aggrappandosi al braccio che gli
attraversava il petto. «Fuma, ti prego--» L'altro lo interruppe con una
forte spinta in avanti che colpì quella zona sensibile dentro di lui e
Kamui si irrigidì sotto l'ondata di intenso piacere. Fuma gemette sentendo
la stretta bollente di quella carne serrarsi intorno al suo fallo. Il
braccio che cingeva la vita di Kamui lasciò la presa e la sua mano strinse
l'erezione dell'adolescente, pompandola in tempo con le sue spinte.
I movimenti di Fuma si fecero più frenetici, il suo membro affondava
violentemente nel corpo tenero del compagno, trascinando entrambi in un
vortice di piacere e calore quasi intossicante, che rendeva i loro gemiti più
forti e i movimenti sempre più frenetici, finché quella marea bollente non
li trascinò oltre il limite.
Kamui si arcuò all'indietro contro il petto del compagno mentre veniva
nella mano del compagno, urlando il suo nome. Fuma affondò con un'ultima
spinta più profonda e violenta, poi si immobilizzò, schizzando il suo seme
nel calore della carne fremente sotto di lui.
I due giovani, esausti, si lasciarono ricadere sul futon, ancora avvinghiati
e ansimanti. Rimasero immobili per qualche lungo minuto, poi lentamente Fuma
si districò dal corpo del compagno, scivolando fuori da lui e gli si stese
accanto. Kamui si rifugiò felicemente nel suo abbraccio. Appoggiò la testa
sulla sua spalla, sospirando soddisfatto e in pochi minuti fu profondamente
addormentato.
Fuma invece era ancora sveglio e osservava il bel viso di Kamui rilassato
nel sonno. Gli prese una mano e baciò lievemente le dita sottili.
Un sorriso malvagio spuntò sulle sue labbra, mentre nei suoi freddi occhi
dorati riluceva una luce di trionfo.
«I ricordi di questi momenti insieme diventeranno le catene che
tratterranno la tua mano nel Giorno Promesso.» mormorò, accarezzandogli
piano i capelli.
«Prima ancora che la Scelta sia compiuta e la Guerra iniziata, questa notte
hai firmato la tua condanna, 'Kamui'.»
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original Fictions
|
|