Disclaimers: I personaggi di questa storia sono di proprietà delle CLAMP. Se appartenessero a me, le loro questioni le risolverebbero tra le lenzuola anziché radendo al suolo edifici vari.
Commenti: Questa storia si inserisce negli avvenimenti del 8' e 9' volume, dopo che Tokiko ha dato alla luce la Shinken e che Kotori è impazzita. Questa è stata la prima ff che ho scritto su X ed è un po' vecchiotta, ha circa un paio d'anni di vita


Catene

di Kemis


Era sera innoltrata, la mezzanotte era passata già da parecchio. Kotori dormiva tranquilla, vegliata fedelmente dal fratello maggiore. 
Kamui era steso sul futon nella camera degli ospiti di casa Monou. La finestra era aperta, nel tentativo di attenuare il caldo e la luce della luna illuminava il pavimento in tatami. Benché il ragazzo fosse assolutamente esausto non riusciva a chiudere occhio. Quel pomeriggio aveva perso l'unica parente che gli era rimasta. Tokiko era morta mettendo al mondo la shinken, la Spada Sacra. 
L'adolescente si coprì gli occhi con la mano. <Tutto quel sangue...> Il portico della grande casa sembrava essere stato improvvisamente ridipinto di rosso. Le membra martoriate di quella che era stata sua zia erano sparse disordinatamente. Il pensiero lo fece rabbrividire involontariamente.
Dopo che il terremoto era passato, Fuma si era affrettato ad allontanare la sorella, riportandola nella sua stanza mentre Kamui era rimasto come inebetito seduto a terra davanti alla lunga spada conficcata nel pavimento di legno. Dopo un po' l'amico era tornato e lo aveva aiutato a ricomporre alla meglio il cadavere della donna che successivamente avevano portato nel tempio. Poi avevano dovuto ripulire la casa. 
Era stato un lavoro lungo, c'era tanto di quel sangue dappertutto. Sul pavimento, sulle pareti, sul soffitto, sui suoi vestiti. Lui e Fuma avevano preso degli stracci e delle bacinelle d'acqua e avevano fatto del loro meglio per togliere quegli orridi schizzi. Ma il sangue era così tanto... Lo straccio ne era impregnato, l'acqua era rapidamente diventata vischiosa e cupa e le sue mani, le sue stesse mani prima così bianche erano diventate viscide e orribilmente rosse, come se fosse stato lui a fare a pezzi il corpo di Tokiko.
Quel pensiero era stata l'ultima goccia. Era crollato a terra, scosso dai singhiozzi che non riusciva più a dominare. Subito era stato avvolto da un abbraccio familiare, familiare nonostante i sei anni in cui era mancato. Si era lasciato felicemente sprofondare nelle braccia di Fuma, nascondendo il viso contro il suo petto. Il sentore di sangue aleggiava ovunque, anche addosso a loro, ma il calore del corpo dell'amico, la sua voce profonda ma gentile e il profumo lieve della sua pelle lo avevano lentamente fatto scivolare in uno stato di abbandono totale. Quando le sue lacrime erano infine cessate, Fuma gli aveva sollevato il viso, asciugandogli le guance, gli aveva dato un leggero bacio sulla fronte e gli aveva teso lo straccio, chiedendogli silenziosamente se se la sentiva di continuare.
Senza incontrare il suo sguardo Kamui aveva ripreso il panno e aveva ricominciato il lavoro. Quando, molte ore dopo, avevano finito, era decisamente troppo tardi perché potesse trovare una sistemazione per la notte, così Fuma gli aveva detto che la stanza per gli ospiti era disponibile, prima di augurargli la buona notte e andare a controllare Kotori.
Il ragazzo si era fatto una lunga doccia, strofinando accuratamente la sua pelle finché non era tornata al suo candore naturale, così diverso dall'ipnotico color rubino del sangue. Si era infilato il pigiama che l'amico gli aveva prestato ed era andato a letto, sapendo perfettamente che non avrebbe dormito.
Quando sua madre era morta, bruciata insieme alla loro casa, si era trovato improvvisamente da solo. Gli era rimasta solo l'eco delle parole che lei gli aveva detto attraverso le fiamme. /"Torna a Tokyo. Lì ti attende il tuo destino."/
Ubbidientemente era tornato e senza pensarci due volte aveva cercato Kotori e Fuma, gli amici di un tempo, gli unici che avesse mai avuto. 
Tutto quello che poteva fare era essere forte e proteggerli come sua madre gli aveva sempre detto.
Ma ogni passo che muoveva in quella direzione sembrava avere conseguenze terribili. Prima lo zio Kyogo era morto. Tokiko era sparita, ricomparendo solo per morirgli davanti agli occhi. Poi anche Kotori era finita di mezzo. La sua mente troppo fragile si era spezzata sotto il peso della tensione terribile a cui era stata sottoposta. Ora Fuma si ritrovava da solo a vegliare sulla sorella.
Kamui si voltò infastidito su un fianco. Lui aveva provato a fare del suo meglio per proteggere i suoi due amici, ma c'erano troppi misteri, troppi sogni ingannevoli, troppe frasi lasciate a metà. Aveva ritrovato sua zia ed era comparsa una speranza di poter avere delle spiegazioni su ciò che stava succedendo intorno a lui e anche sulle sue origini, ma anche questa possibilità era sfumata. <Ridotta in pezzi,> si corresse, con un sorriso amaro. Se le cose sembravano andar bene, subito succedeva qualcosa. Era così con tutti. Fuma non era un'eccezione. 
A quel pensiero una mano gli corse sul collo, là dove un cerotto copriva il taglio causato dalla lama della shinken. C'erano dei momenti in cui Fuma non era più in sé. I suoi occhi dorati così gentili diventavano gelidi come l'acciaio e mentre un sorriso inquietante gli increspava le labbra si chinava su di lui e gli sussurrava parole enigmatiche. 
Il ricordo distinto di quella vicinanza bruciava ancora nella sua mente. 
Poteva ancora sentire le sue dita forti che gli bloccavano il viso e il suo respiro caldo solleticargli l'orecchio, scivolando sinuosamente lungo il suo collo. Un lungo brivido gli attraversò la schiena. Il collo era sempre stata una delle parti più sensibili del suo corpo e la cosa gli aveva sempre creato parecchi fastidi. Però non era stato affatto fastidioso quando la bocca di Fuma lo aveva sfiorato, seppur così leggermente.
Kamui si impose di scacciare il pensiero ma la sua mente sembrava non volergli ubbidire. Suo malgrado si trovò a chiedersi come sarebbe stato se quelle labbra si fossero posate pienamente sulla sua pelle e lo avessero accarezzato. Si lasciò lentamente scivolare sulla schiena, abbandonando la testa sul cuscino sottile, chiudendo gli occhi, indugiando su quegli insoliti pensieri, smarrito tra ricordo e fantasia, perdendo coscienza di tempo e spazio, consapevole solo del dolce languore che pervadeva lentamente il suo corpo.
Il rumore della porta scorrevole che si apriva lo riportò bruscamente alla realtà. Il ragazzo si tirò su a sedere di scatto, osservando sorpreso Fuma entrare nella stanza e sedersi sul pavimento di tatami accando a lui.
«Non riesci a prendere sonno?» chiese il giovane. Kamui annuì, deglutendo a vuoto. Sentiva il viso in fiamme e ringraziò silenziosamente la semi oscurità per la parziale copertura che forniva. 
«E tu?» sussurrò alla fine. «Sei stato con Kotori finora?» 
Fuma annuì a sua volta. «Stavo per andare a dormire, quando ti ho sentito chiamarmi.»
L'adolescente fissò l'amico, interdetto da quell'ultima frase.
«Chiamarti? No, non ti ho chiamato.» disse senza capire. <Almeno non a parole,> concluse dentro di sé, arrossendo di nuovo. «Devi esserti sbagliato.» aggiunse abbassando lo sguardo, imbarazzato.
«Non credo.» rispose l'altro e qualcosa nella sua voce spinse Kamui ad alzare gli occhi. Il giovane lo fissava intensamente, ma i suoi occhi dorati erano strani, una luce estranea ardeva nelle loro profondità. Con movenze lente e misurate come quelle di una pantera Fuma si avvicinò ancora di più, appoggiandosi con le mani sul futon su ambo i fianchi del ragazzo, troneggiando su di lui. Dopo aver fissato per qualche istante i suoi occhi viola spalancati per la sorpresa sorrise sensualmente. «No, non credo proprio di essermi sbagliato.»
Imponendosi di sbloccare il cervello che sembrava aver deciso di prendersi una serata libera, Kamui tentò di indietreggiare per sottrarsi a quello sguardo inquisitore, ma l'altro lo trattenne, insinuandogli una mano fra i capelli sulla nuca. Cercò di dire qualcosa, ma le parole non riuscirono ad uscirgli quando Fuma gli tirò gentilmente indietro la testa, chinandosi sul suo collo. L'adolescente rabbrividì sotto la lieve carezza di quelle stesse labbra su cui pochi minuti fa stava fantasticando e che ora si avvicinavano inesorabilmente al suo orecchio, mentre l'altra sua mano risaliva lentamente lungo il suo braccio.
«Un vecchio ammonimento zen dice: "Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo".» gli mormorò Fuma ad un orecchio e la sua voce profonda scatenava brividi in Kamui non meno delle sue lente carezze. 
«Faresti bene a tenerlo a mente, a monito per il futuro.» Si chinò nuovamente sulla sua gola, ma questa volta afferrò il cerotto coi denti e lo strappò via. Kamui trasalì al gesto improvviso, ritrovando finalmente un po' di controllo.
«Cosa stai facendo?» chiese, odiandosi per come la sua voce tremava. 
Strinse una spalla all'amico, anche se neanche lui sapeva se per allontanarlo o per attirarlo più vicino. Sentendo che il sangue aveva ripreso ad uscire dal taglio cercò di toglierlo con le dita dell'altra mano, ma il giovane lo afferrò per il polso, bloccandolo. I loro occhi si incrociarono per qualche breve istante e Kamui fu sorpreso di vedere in quelli dell'amico una bruciante bramosia. Con lentezza esasperante il ragazzo più vecchio abbassò le labbra su quella goccia color rubino che scendeva sulla sua pelle alabastrina.
«Dolce...» sussurrò contro la sua gola. Con la punta della lingua risalì lungo la riga rossa lasciata dal sangue fino a chiudere la bocca sulla ferita, leccandola avidamente. Kamui chiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire un ansito sottile.
Sentì che le labbra dell'amico lasciavano il taglio, riprendendo a salire sul suo collo sempre con lo stesso andamento lento e sensuale, indugiando per qualche istante in più sul mento per poi superarlo, quando all'improvviso il contatto cessò a pochi centimetri dalle sue labbra. Prima che Kamui riuscisse a trattenersi un flebile suono di protesta gli uscì dalla gola. Il calore del respiro che percepiva sul viso indicava che Fuma non si era allontanato. Lentamente l'adolescente riaprì gli occhi, trovandosi immediatamente smarrito in quelli dorati che lo sovrastavano.
Per qualche attimo il mondo parve immobilizzarsi intorno a loro. Nel cielo notturno una nuvola sostava pigramente davanti alla luna, assorbendo il suo candore argenteo, ma Kamui non era consapevole dell'oscurità che era scesa intorno a lui nella stanza silenziosa, non esisteva nulla all'infuori di quegli occhi e della loro luce conturbante e vagamente sinistra. E poi, all'improvviso, Fuma chiuse la distanza che li separava e catturò le labbra pallide dell'altro in un bacio deciso e passionale. Sentì l'adolescente irrigidirsi involontariamente e poi, nel giro di pochissimi istanti gli occhi viola si chiusero di nuovo e il corpo sottile si abbandonò completamente fra le sue braccia. Senza rompere il bacio abbassò entrambi sul futon, trattenendolo ancora per un po' prima di lasciare riluttantemente la sua bocca. 
Kamui rimase immobile, incapace di pensare attraverso il turbinio di emozioni contrastanti che si alternavano nella sua mente. Sentì che Fuma si era sollevato da lui e subito le lenzuola che coprivano il suo corpo vennero strappate via. Riaprì gli occhi, osservando il compagno stendersi di nuovo accanto a lui. Il loro sguardo si incrociò brevemente e ogni dubbio sulle intenzioni del giovane dagli occhi dorati fu immediatamente fugato.
«F-Fuma, no, non possiamo.» balbettò Kamui, trattenendo il compagno, rialzandosi su un gomito.
«Perché?» chiese semplicemente l'altro, accarezzando lievemente la mano appoggiata sulla sua spalla.
«Perché io e Kotori... la nostra promessa era--» Fuma lo interruppe con un bacio. Kamui si divincolò debolmente, senza troppa convinzione. 
«Dimenticala.» mormorò alla fine il giovane, con le labbra fra le sue, accarezzandogli i fianchi. «Lei ormai è persa, non tornerà. Tu appartieni a me, da sempre e per sempre.»
Lo baciò di nuovo, senza dargli tempo di protestare e dopo pochi istanti prese ad accarezzargli lentamente le labbra con la punta della lingua, invitandolo silenziosamente a cedere. Kamui rabbrividì a quell'inaspettato tocco. Per un lungo istante non si mosse, paralizzato dall'incertezza. Poi aprì la bocca remissivamente accettando il bacio, permettendo al ragazzo di entrare ed assaggiare il suo calore. Si lasciò ricadere sul futon, passando un braccio intorno al collo del compagno attirandolo più vicino e si lasciò pervadere dalla sensazione di quel corpo ampio contro il suo.
Senza rompere il bacio Fuma iniziò a slacciare la maglia del pigiama che aveva prestato all'amico, scoprendo una distesa di  pelle morbidissima e liscia. Lasciando infine le labbra tremanti di Kamui, lo sollevò leggermente per potergli sfilare l'indumento, fermandosi per qualche attimo ad osservare il volto arrossito del ragazzo.
«Sembra che tu abbia cambiato idea, Kamui-chan.» mormorò, con un sorriso compiaciuto e, lasciandogli il tempo di riprendere fiato, spostò i suoi baci più in basso. Alla sensazione di quella bocca umida e stuzzicante sulla gola Kamui quasi si sentì sciogliere; gettò la testa all'indietro. 
Fuma accolse il silenzioso invito, esplorando un lato del collo dalla base fino all'orecchio. Prese il lobo tra i denti, mordicchiandolo gentilmente e poi succhiandolo alternando con piccoli tocchi di lingua all'orecchio e alla pelle sensibile dietro. La sua tecnica sembrò funzionare; un brivido attraversò il corpo del giovane sotto di lui, le mani delicate si contrassero sulle spalle ampie, stringendo il tessuto della camicia, la bocca socchiusa in un muto grido di piacere. 
Mentre ridiscendeva lentamente dall'altro lato del collo, Fuma premette un ginocchio fra le gambe magre dell'adolescente, aprendole gentilmente.
Afferrandone una la sollevò agganciandola alla propria, intricandole in modo che Kamui non avesse possibilità di divincolarsi da lui. Ma il ragazzo dagli occhi viola si limitò ad ansimare leggermente sotto la carezza possessiva della sua mano sulla coscia. Il giovane si sollevò sulle ginocchia, sfilandosi rapidamente la camicia, poi tornò a dedicare la sua attenzione al delizioso ragazzo sotto di lui.
Lentamente lasciò correre le dita sul suo petto liscio, seguendo attentamente le linee dei muscoli che guizzavano sotto la pelle al suo tocco. Mentre le sue mani scentevano ad accarezzare il ventre piatto, la sua bocca trovò un capezzolo e prese a succhiarlo golosamente, strappando al giovane un gemito sottile. Kamui gli affondò una mano fra i capelli possessivamente, trattenendogli la testa quando Fuma fece per spostarsi più in basso. Il ragazzo più vecchio ridacchiò cupamente. Si rialzò e accontentò il compagno, riprendendo con rinnovata intensità le sue attenzioni ai capezzoli rosei. Kamui gemette più forte, arcuandosi voluttuosamente contro di lui e Fuma potè sentire contro la pancia la sua crescente erezione. Decise che era arrivato il momento di andare oltre. 
Districandosi abilmente da Kamui si sollevò sulle ginocchia e con un unico gesto tolse pantaloni e boxer al ragazzo, gettandoli distrattamente via mentre scrutava con uno sguardo avito il corpo sublime sotto di lui.
Kamui arrossì, rendendosi improvvisamente conto di essere nudo. Si mosse leggermente, sentendosi a disagio sotto l'esame dell'amico. Dopo un lunghissimo minuto le labbra di Fuma si distesero in un sorriso sensuale. Afferrò il polso del ragazzo e con uno strattone lo tirò su a sedere. Prima che l'adolescente potesse protestare la sua bocca fu chiusa da un bacio selvaggio.
«Perché non finisci tu di spogliarmi?» suggerì Fuma, accarezzandogli un fianco.
«Io... I-io non...» balbettò incerto Kamui, ma l'altro gli prese le mani e le posò sulla propria pancia, guidandole lentamente verso l'allacciatura dei jeans.
«Così è più divertente.» mormorò, chinando la testa per baciare una delle spalle candide.
Kamui rabbrividì leggermente ma ubbidì. Con dita tremanti sbottonò i pantaloni del compagno e abbassò lentamente la cerniera. La sua erezione tendeva prepotentemente il tessuto dei boxer. Fuma spostò i suoi baci dalla spalla sul collo, mentre una delle sue mani scendeva ad accarezzare l'interno della sua coscia. Il giovane rabbrividì di nuovo, gemendo piano. Finalmente afferrò l'elastico dei boxer e li abbassò insieme ai pantaloni.
Fuma si lasciò sfuggire un lieve sospiro di sollievo quando il suo membro venne liberato dalla costrizione della stoffa. Tornando a baciare Kamui sulle labbra lo fece adagiare di nuovo sul futon mentre si liberava con un calcio dei jeans, poi si stese su di lui, divorando la sua piccola bocca succosa.
Kamui emise un ansito alla sensazione della pelle calda del compagno sulla sua. I loro corpi scivolarono uno sull'altro fino ad aderire perfettamente. Fuma abbandonò le labbra dell'adolescente, scendendo lungo il suo corpo in una interminabile catena di baci e carezze. Quando dondolò le anche in avanti, strofinando insieme le loro erezioni Kamui gettò la testa all'indietro, gemendo.
Il ragazzo più vecchio indugiò sul suo ventre, seguendo il contorno dei muscoli sotto la pelle con la lingua, fermandosi a giocare con l'ombelico prima di scendere più i basso, accovacciandosi fra le gambe aperte dell'adolescente.
«Fuma!» singhiozzò Kamui quando questi prese la testa del suo membro in bocca. Appoggiò le mani sui suoi capelli, spingendo istintivamente in quel calore bagnato. Fuma succhiò piano il fallo rigido, godendosi i gemiti imploranti del compagno. Presto però si stancò del gioco e decise di cambiare. Sollevando ulteriormente le gambe di Kamui scese ancora più in bacco, leccando la sua stretta entrata. Il giovane arcuò leggermente la schiena, aggrappandosi alle lenzuola con forza. Sorridendo fra sé e sé, Fuma si mise le dita in bocca, bagnandole con la saliva. Poi infilò un dito nell'anello di muscoli.
Kamui si irrigidì al dolore improvviso, senza sapere esattamente cosa fare o dire. Si sforzò di accettare quel disagio, ma quando Fuma aggiunse un altro dito gli occhi gli si riempirono di lacrime. 
«Fuma, smettila, mi fai male!» disse, afferrando il braccio del compagno cercando di allontanare la mano. I due si guardarono negli occhi per qualche istante. Poi Fuma sorrise leggermente e affondò di più le dita dentro di lui, spingendo in un punto. Kamui lanciò un grido sorpreso, mentre l'inaspettato piacere riempiva i suoi sensi.
«Fa ancora male, piccolo?» chiese con un sorriso ironico. La mano sul suo braccio si contrasse e l'unica risposta che ottenne fu un mugolio inarticolato. Il giovane aggiunse un terzo dito e prese a stimolare quella zona sensibile con piccole spinte. Kamui si contorse voluttuosamente, gemendo il nome del compagno con voce roca. 
Senza preavviso Fuma ritirò la mano. L'adolescente emise un suono di protesta, poi lo afferrò per le spalle attirandolo verso il basso e lo baciò avidamente, succhiando le sue labbra carnose finché queste non si aprirono e la lingua di Fuma non entrò con forza nella sua bocca, esplorandola con uguale entusiasmo.
Dopo poco però Fuma ruppe il bacio. Si tirò su, voltò Kamui di spalle e poi lo sollevò sulle ginocchia. Soddisfatto si chinò a baciare la schiena liscia, risalendo con la lingua lungo la spina dorsale finché i loro corpi non combaciarono alla perfezione.
«Avanti, Kamui-chan.» gli sussurrò Fuma con voce profonda e sensuale in un orecchio, leccandolo leggermente. «Implorami.»
Kamui emise qualche suono inarticolato sentendo la punta dell'erezione del compagno contro di sé. «Fuma... Ti prego...» mormorò, con voce arrochita dal desiderio. Le sue parole diventarono di nuovo dei gemiti mentre Fuma si strusciava ancora contro di lui, godendo nel tormentare così il giovane. Gli passò un braccio intorno alla vita, stringendolo a sé, mentre l'altra mano continuava ad accarezzandogli il petto.
«Dimmi ciò che vuoi e io te lo concederò.» mormorò ancora, leccandogli il dietro del collo sensibile.
«Prendimi... Fuma...» gemette Kamui, divincolandosi impotente sotto il suo corpo.
«Avanti, voglio sentire di meglio.» disse, mordendo un po' troppo forte la sua spalla. «Cosa vuoi che faccia?»
«Fa' l'amore con me.» mormorò l'adolescente, obbligandosi a far uscire le parole. Serrò gli occhi quando le dita del ragazzo corsero leggermente sul suo membro, mordendosi le labbra per trattenere un gemito troppo forte.
«Ancora, piccolo, ancora.» disse il giovane, leccando via il sudore dalla sua schiena, mentre continuava ad accarezzare leggermente il suo fallo. Kamui emise un mugolio indistinto.
«Ti voglio da impazzire!» gridò, folle di desiderio. «Ti voglio dentro di me! Adesso!»
Con un sorriso di oscura soddisfazione, Fuma rise, poi spinse le anche in avanti, seppellendosi profondamente dentro il corpo del ragazzo.
Kamui urlò forte, per il dolore e il piacere.
«Piano, Kamui-chan, piano...» sussurrò, tirandosi indietro e lasciando al compagno qualche istante per abituarsi a quell'invasione. «Non vogliamo svegliare Kotori, vero?» Prendendolo per la mascella gli voltò la testa di lato e lo baciò ancora mentre spingeva di nuovo in avanti, inghiottendo il nuovo grido di Kamui.
Stringendolo contro di sé Fuma nascose il viso contro la sua schiena, mentre i loro corpi iniziavano a dondolare avanti e indietro, costruendo una lenta cadenza fatta di ritmiche spinte.
«Più forte...» gemette Kamui, aggrappandosi al braccio che gli attraversava il petto. «Fuma, ti prego--» L'altro lo interruppe con una forte spinta in avanti che colpì quella zona sensibile dentro di lui e Kamui si irrigidì sotto l'ondata di intenso piacere. Fuma gemette sentendo la stretta bollente di quella carne serrarsi intorno al suo fallo. Il braccio che cingeva la vita di Kamui lasciò la presa e la sua mano strinse l'erezione dell'adolescente, pompandola in tempo con le sue spinte.
I movimenti di Fuma si fecero più frenetici, il suo membro affondava violentemente nel corpo tenero del compagno, trascinando entrambi in un vortice di piacere e calore quasi intossicante, che rendeva i loro gemiti più forti e i movimenti sempre più frenetici, finché quella marea bollente non li trascinò oltre il limite.
Kamui si arcuò all'indietro contro il petto del compagno mentre veniva nella mano del compagno, urlando il suo nome. Fuma affondò con un'ultima spinta più profonda e violenta, poi si immobilizzò, schizzando il suo seme nel calore della carne fremente sotto di lui. 
I due giovani, esausti, si lasciarono ricadere sul futon, ancora avvinghiati e ansimanti. Rimasero immobili per qualche lungo minuto, poi lentamente Fuma si districò dal corpo del compagno, scivolando fuori da lui e gli si stese accanto. Kamui si rifugiò felicemente nel suo abbraccio. Appoggiò la testa sulla sua spalla, sospirando soddisfatto e in pochi minuti fu profondamente addormentato.
Fuma invece era ancora sveglio e osservava il bel viso di Kamui rilassato nel sonno. Gli prese una mano e baciò lievemente le dita sottili.
Un sorriso malvagio spuntò sulle sue labbra, mentre nei suoi freddi occhi dorati riluceva una luce di trionfo.
«I ricordi di questi momenti insieme diventeranno le catene che tratterranno la tua mano nel Giorno Promesso.» mormorò, accarezzandogli piano i capelli.
«Prima ancora che la Scelta sia compiuta e la Guerra iniziata, questa notte hai firmato la tua condanna, 'Kamui'.»



 
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