TITOLO: Catch Me Catch You

AUTORE: Marty.

SERIE: Slam Dunk

(ç___________________ç ndCoppiaMisteriosa01+CoppiaMisteriosa02                    O.O ndMarty)

PARTE: 1/1

PERSONAGGI: HanaRu

(ç___________________ç ndCoppiaMisteriosa01+CoppiaMisteriosa02                    -.- ndMarty) 

RATING: NC - 17.

DEDICHE: a Soffio d’argento perché ha commentato tutte le mie ficcine e perché è una fanciulla dolcissima!

Buon RuHanaRu day!

Visto che non ho ben capito quale dei due pairing si festeggi oggi, ho deciso di scrivere entrambe le fics (questa e quella del 10/11) diciamo sul vago…

 (ç___________________ç ndCoppiaMisteriosa0+CoppiaMisteriosa02                      è.é ndMarty)

 RINGRAZIAMENTI: alla sys Silene per avermi ricordato la ricorrenza, e alla sys Lucy perché…beh, perché esiste!

Alla mia Lal perché è tenererrima ed alla kitsunina che è looontana ora…!

DISCLAIMERS: i personaggi sono tutti di Takehiko Inoue

 ç______________________________ç ndPersonaggioMisterioso01+PersonaggioMisterioso02

 ma insomma!!!!

Si può sapere chi diavolo siete e che caxxo volete?! NdMartySullOrloDiUnaCrisiDiNervi

La_coppia_misteriosa_01_unt_il_personaggio_misterioso_01_si_tolgono_le_mantelle_con_aria_contrita_unt_lucciconi

CHECCOOOOOSA?!

E VOI CHE DIAVOLO CI FATE QUA?!

----------------------_______________________----------------------------- ndPsgM01+CM01

PsgM01: non è giusto…

Ti prego…

Non farlo…

Ç_ç

Ma…

Ma…

Sommo Inoue…

CM01: anche noi…

Ti preghiamo…

Ç_ç

Ma…

Ma…

Hana…

Marito Ru…

Si può sapere che vi prende?

Non vi esalta l’idea di una bella lemon?

Inoue: ma oggi centinaia di fic writers scriveranno ficci!

Tu non sei ancora abbastanza brava per una data importante come questa!

HanaUntRu: non è questo!

È che abbiamo letto le trame delle tre fics tra cui dovevi scegliere quella per oggi…

E NON CE NE PIACE NESSUNA!!!

Ç___ç e ora cosa regalo a Soffio? ndMarty_ferita

Inoue: Ma no…non fare così…

Senti, c’è questo mio amico (spinge avanti il PsgM02) che voleva chiederti una cosa…

PsgM02: zi,zi, me volele zabele belghè nezuno zglibe mai zu miei berzonaggi!

Boi non biagere loro? Ç_ç

(Ma chi è questo sciroccato?!) ma no, mi piacciono moltissimo!

Solo…

Lei chi diavolo è?!

PsgM02: oh,oh,du zguzale me zi? (si scappuccia)

Du ligonogele me ola,zì?

Oh...ma lei...è...il divino...*_____*

E lei vorrebbe che facessi una fic yaoi su…

CM02: sì, sì, anche noi lo vogliamo!!!!

Anzi, meglio ancora, vogliamo una PWP!

Ma…siete sicuri?

CM02: *________________*

Ok,siete sicuri -.-

Va bene, va bene, d’accordo, allora!

Fatemi correggere…

 TITOLO: Catch Me If You Can

AUTORE: Marty.

SERIE: Lupin III

 (*__________________*  ndCoppiaMisteriosa01+CoppiaMisteriosa02                    O.O ndMarty)

 PARTE: 1/1

PERSONAGGI: LupinZenigata

 (*___________________* ndCoppiaMisteriosa01+CoppiaMisteriosa02                    -.- ndMarty)

 RATING: AU, NC-17

 (*________________________________* ndCoppiaMisteriosa02                      -.- ndMarty)

 DEDICHE: a Soffio d’argento perché ha commentato tutte le mie ficcine e perché è una fanciulla dolcissima!

Buon RuHanaRu day!

Spero che vi piaccia, anche se tutto è tranne che HanaRuHana o che so io…-.- ma mi hanno incastrata!

Soffio-chan…accetta il pensiero ti prego…

RINGRAZIAMENTI: alla sys Silene per avermi ricordato la ricorrenza, e alla sys Lucy perché…beh, perché esiste!

Alla mia Lal perché è tenererrima ed alla kitsunina che è looontana ora…!

DISCLAIMERS: i personaggi sono di Monkey Punch (zi,zi,zono miei! Me felige! Voi biagere loro zi? *___________________* ndIlFolle ß ehi! è.é ndMonkey)

NOTE: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma!

NOTE2: come sempre, riferimenti temporali, al manga o all’anime, sono inutili da ricercarsi così come una qualche coerenza spazio temporale e nella descrizione varia ed eventuale di ruoli o altro riferito al mondo poliziesco…

 


Catch Me, Catch You

di Marty


Non ci poteva credere.

Eppure era proprio vero.

Si era fatto pizzicare guance, braccia, gambe, e ora era più rosso del dott. Zoidberg, ma almeno era sicuro di non sognare stavolta.

Lo aveva preso.

Lupin III era nelle sue mani.

Era stato tutto così strano.

Li stavano inseguendo, tutti a bordo di quel loro scrauso maggiolone giallo, quando una macchia d’olio sull’asfalto li aveva fatti sbandare.

La macchina si era sfracellata contro un albero, e tutti i compari si erano dati alla fuga nel bosco.

Non era riuscito a catturarli.

Ma lui non era fuggito.

Non poteva.

Aveva perso conoscenza dopo l’impatto.

Lo aveva fatto tirare fuori dalle lamiere, e poi l’avevano tenuto per un paio di giorni nell’infermeria della prigione per sospetta commozione cerebrale, nonostante lui sbraitasse e si dimenasse perché voleva uscire.

Zenigata sorrise, infilando le mani nelle ampie tasche del suo pastrano e tornando ad osservare il cielo plumbeo che minacciava pioggia.

Ogni volta che andava a trovarlo (e succedeva spesso, perché voleva controllare con i suoi occhi che non scappasse) si specchiava nello sguardo ferino del ladro e si sentiva ribollire il sangue nelle vene.

Perché continuava a pensarci?

Perché aveva bisogno continuamente di vederlo?

Sì, poteva ammannire a tutti che aveva paura di una sua eventuale fuga, ma lui sapeva che venticinque poliziotti lungo il corridoio avrebbero esercitato una sorveglianza sicuramente migliore di quella che poteva esercitare lo stesso ispettore.

Dunque, non si spiegava.

Un bussare discreto alla sua porta lo fece voltare.

Si allontanò dalla finestra.

“Avanti” tuonò.

Un appuntato si fece avanti timidamente.

“Il prigioniero D-714 vorrebbe vederla, signore” disse questo con voce tremula.

Evidentemente si sentiva molto in soggezione di fronte all’eroe della polizia giapponese.

“Portalo qui, allora, e andatevene pure a casa.

C’è un tempo da lupi stanotte, e a sorvegliarlo basto io” rispose l’uomo con un ghigno, mentre l’altro si inchinava rispettosamente con un sorriso felice.

Chissà cosa poteva volere, il suo ospite d’eccezione.

La porta cigolò di nuovo, ma stavolta non ebbe bisogno di voltarsi.

Avrebbe riconosciuto quel passo tra mille.

Così continuò a camminare verso la sua ampia scrivania coperta di scartoffie ostentando una sicurezza che non aveva affatto.

Click.

La serratura scattò.

Gli si gelò il sangue.

Cosa avrebbe visto, una volta voltatosi?

Forse l’uomo era riuscito a sopraffare una guardia ed ora aveva una pistola.

Forse lo avrebbe minacciato e ricattato per essere lasciato andare.

Forse lo avrebbe semplicemente ucciso per vendicarsi dell’umiliazione di una vita dietro le sbarre.

Prese fiato e poi si voltò lentamente, squadrandolo dalla punta dei piedi alla cima dei capelli.

Le Clarks nere e lucide che gli aveva sempre visto avevano lasciato il posto a scarpe di tela macchiate di grasso, le lunghe gambe muscolose sempre fasciate da pantaloni bianchi che ne evidenziavano le forme ora erano infilate in ruvida stoffa sdrucita, la stessa che portava a contatto con il suo addome scolpito invece della camicia nera con cravatta gialla.

E soprattutto, non c’era traccia della sua inseparabile giacca verde.

Delle bende bianche di cotone coprivano la fronte ampia, che sarebbe stata segnata per sempre dalla cicatrice della ferita che si era procurato quel giorno nefasto.

La barba gli stava crescendo irregolare sul viso, e i capelli anche.

Faceva quasi pena vedere un uomo che aveva sempre tenuto al suo aspetto in modo quasi maniacale ridotto invece ad un quasi completo disinteresse per esso.

“Che cosa vuoi?” chiese bruscamente Zenigata, rinfrancato dal vedere che il moro voleva davvero solo parlare con lui.

“Zazzà” iniziò quello con voce stanca.

“Lo sai che non scapperò.”

L’ispettore annuì.

Capiva di cosa parlava.

Si era reso conto che veniva tenuto costantemente sotto controllo e si sentiva umiliato da un simile comportamento nei suoi confronti.

E certo il suo atteggiamento di poc’anzi non aveva migliorato le cose: lo aveva praticamente perquisito con lo sguardo!

“Ehi, Zazzà, che succede?” la voce un po’ allarmata di Lupin gli fece capire che qualcosa non andava, e buttando uno sguardo allo specchietto che aveva sul tavolo si accorse di essere vistosamente arrossito.

Ma per quale motivo?

Stava solo pensando a perquis…

Oh, merda.

Si alzò e iniziò a camminare nervosamente su e giù.

“Allora, che vuoi?”insistette, ancora più brusco.

“Ma che sta succedendo?” Lupin non capiva.

L’ispettore era strano, molto strano.

Se continua ad allontanarmi in questo modo non riuscirò mai a parlargli, pensò tristemente.

Un tuonò terribile gli fece alzare lo sguardo, mentre nei suoi occhi passava un lampo di terrore.

Zenigata aveva sempre avuto una paura fottuta dei temporali.

Come se non bastasse, la corrente saltò all’improvviso.

Riusciva a vedere il prigioniero solo quando un fulmine illuminava a tratti l’ufficio.

Erano soli.

Al BUIO.

“Zazzà?

È tutto a posto?”

L’odiato nomignolo fu esattamente ciò che gli ci voleva per far scattare i suoi nervi già posti a dura prova dalla consapevolezza di essere, irrimediabilmente, attratto da lui.

“Il mio nome è Zenigata! Ze-ni-ga-ta, stupido zuccone!

Sono stufo di sentirti mancarmi di rispetto!”

Si accorse che stava gridando solo quando sentì una mano stringergli una spalla.

“Non era una mancanza di rispetto” disse calmo il ladro.

“Era solo un maldestro tentativo di esserti più vicino della massa di gente che ti circonda.

Ti chiedo perdono, se ho sbagliato, ma credimi. Il mio intento era solo questo.

L’unico motivo per cui non ho cambiato paese, l’unico motivo per cui ho continuato questa caccia con te per tutti questi anni, l’unico motivo per cui ora sono qui…” le ultime parole le sussurrò a pochi centimetri dall’orecchio dell’ispettore, che poté sentire il suo fiato caldo sulla guancia.

Si voltò di scatto.

“Non pensare di potermi prendere in giro” gli ringhiò contro.

Ma l’unica risposta fu qualcosa di morbido che gli sfiorò il viso.

Gli aveva appena baciato la fossetta all’angolo della bocca.

“Non ti prendo in giro, Zenigata” rispose il moro, e anche se non poteva vederlo capì che stava sorridendo.

“Mi sono innamorato di te e non posso farci niente” concluse semplicemente, discostandosi poi un po’ da lui per sedersi sull’angolo della scrivania.

L’ispettore rimase immobile nella stessa posizione, freddato dall’ingenua confessione.

Sentiva ancora il calore della sua mano, la morbidezza del suo bacio, la nota di tenerezza nella sua voce.

E li voleva per sé.

Non gli importava del giorno seguente.

Ora aveva di fronte un uomo che gli aveva appena confessato di provare quello che anche lui, ora ne era certo, provava senza saperlo.

In due passi gli fu accanto.

Gli passò le dita fra i capelli e poi seguì il suo profilo, per poi fermarsi sul mento costringendolo ad alzare il viso perché lo guardasse negli occhi.

Un lampo illuminò il suo sguardo sorpreso.

“Ti amo anch’io maledetto ladro” mugugnò prima di appoggiare, goffamente, le sue labbra su quelle di un Lupin incredulo ma felice come non era mai stato.

Quest’ultimo rispose al bacio, per poi assumerne il controllo cingendo il collo di Zenigata ed attirandolo a sé, mentre la sua lingua chiedeva di essere accolta.

L’ispettore socchiuse la bocca e quando sentì le loro lingue toccarsi perse la testa.

Spinse Lupin fino a sdraiarlo sulla scrivania, incurante dei fogli che si stropicciavano e di quelli che volavano a terra.

Continuarono a baciarsi con foga.

Zenigata infilò una mano sotto la maglia per toccare la pelle bollente del moro, che mugolò contro di lui al contatto delle dita fredde.

“Hai le mani gelate” si lamentò “prendi questo” e fece scivolare la sua dentro i pantaloni ormai troppo stretti dell’amante, fino ad afferrare i suoi glutei per tirarselo contro.

Le loro erezioni si strofinarono causando gemiti ad entrambi.

Lupin ammutolì, guardandosi intorno spaventato.

“Stai tranquillo” lo rassicurò l’ispettore “ho mandato tutti a casa” complimentandosi con se stesso per la brillante pensata e tornando poi a concentrare la sua attenzione sull’uomo seminudo sotto di lui.

Già, perché la maglia del ladro e il cappotto dell’ispettore giacevano a terra e vennero presto raggiunti dal resto degli abiti.

Quando solo i boxer rimasero quale ultima linea di demarcazione, Zenigata accarezzò la guancia di Lupin.

“Lasciati prendere, ora…”gli bisbigliò arrossendo nel buio.

Ma il moro aveva una diversa versione dei fatti da proporgli, e gliela dimostrò invertendo le posizioni con un colpo di reni.

“No” rispose infatti con un sorriso malizioso “tu mi hai già preso.

Per questo sono qui.

Ora arrenditi” e mentre parlava gli sfilò i boxer scendendo poi fino a trovarsi il suo membro davanti al viso “e lascia che ti prenda io…”soffiò sulla punta turgida per poi accoglierlo nella sua bocca, proprio come poco prima l’ispettore aveva accolto la sua lingua.

Zenigata afferrò convulsamente gli angoli dello scrittoio, lasciando unghiate lungo il bordo, per contenere il fiume di emozioni che lo travolse pochi istanti dopo.

Non aveva mai goduto tanto in vita sua.

Lupin intanto, dopo aver ripulito meticolosamente l’asta del compagno, gli accarezzò il solco tra i glutei.

“Di cosa sa?” chiese curioso e anche un po’ imbarazzato l’ispettore.

“Di buono” gli rispose con dolcezza l’altro mentre si sporgeva per baciarlo.

Zenigata non si era nemmeno accorto che il ladro lo stava stimolando con tre dita, tanto era avvolto dall’estasi dell’orgasmo appena provato, ma non appena le tolse un senso di freddo ed abbandono lo invase.

Un grugnito di disappunto fu tutto ciò che emise.

Ridendo sommessamente, Lupin si sistemò contro di lui per poi iniziare a penetrarlo lentamente.

Il dolore accecò l’ispettore, che ruggì come una belva ferita.

Il ladro iniziò a baciargli il viso, parlandogli piano, e scendendo poi a masturbarlo con forza per distrarlo.

Eppure il dolore non accennava a diminuire.

Lupin era al limite, non avrebbe resistito ancora per molto.

“Ze…zenigata” ansimò.

“Non so neppure come ti chiami…non so come chiamarti” gli disse mentre lo baciava quasi affamato.

Una scossa percorse il corpo dell’ispettore.

Da quanto tempo ormai non pronunciava più il suo nome?

Da quanto nessuna voce amata lo chiamava con un vezzeggiativo tenero?

Da quanto era solo?

Sapeva cosa rispondersi.

Da così tanto che rischiava di dimenticarlo.

”Kouichi” liberò nel buio “io mi chiamo Kouichi Zenigata” poi trattenne il fiato in attesa di un commento.

“Kouichi…”ripetè Lupin “il mio Kouichi…” e mentre la potenza di quelle parole si espandeva nel cuore di Zenigata e un lampo illuminava quell’unica, luminosa lacrima di commozione che aveva lasciato scivolare lungo la guancia ruvida, con un’ultima spinta, il moro entrò completamente in lui.

Il dolore era miracolosamente scomparso, lasciando posto solo ad un’immensa sensazione di completezza.

Zenigata si mosse appena verso di lui, come incitandolo a proseguire, e Lupin rispose alla muta domanda iniziando a spingersi dentro e fuori, dentro e fuori, sempre più veloce fino a che, stringendosi forte, non vennero pervasi da un’ondata di calore reciproco l’uno riversandosi sui loro corpi e l’altro marchiando a fuoco il suo possesso dall’interno.

Quando Lupin lasciò la fessura di Zenigata, la sensazione di abbandono colpì entrambi come una frustata.

Si accoccolarono sotto l’impermeabile dell’ispettore, mentre l’acquazzone imperversava sulla città.

“Lupin?” chiamò piano Zenigata.

“Sì, Kouichi?” rispose con voce impastata dal sonno il moro voltandosi nell’abbraccio.

“Non…non è finita qui, vero?” l’urgenza nella sua voce fece sorridere nuovamente il ladro gentiluomo.

“No, Kouichi” rispose con gli occhi che brillavano “è appena cominciata”.

 

********************************************************************

 

“Ispettore! Ispettore!”

le voci concitate e i passi che risuonavano nei corridoi riscossero Zenigata, ma fu il rumoroso bussare alla porta del suo ufficio che lo fece balzare in piedi.

“Apro subito, che c’è?” chiese allarmato, per poi ricordarsi dell’accaduto, arrossire e voltarsi.

Ma non c’era nessuno con lui nella stanza.

Era solo.

Ed era vestito di tutto punto, con tanto di pastrano e cappello calzato sul capo, anche se un po’ storto.

Si era addormentato seduto alla scrivania, e la prova era un fastidioso dolore alla schiena.

Aveva sognato.

L’amarezza si fece strada nel suo cuore.

Una cosa era certa: sogno o no, aveva preso coscienza dei suoi sentimenti, e sarebbe andato di filato a parlarne col diretto interessato!

Raddrizzò il cappello, e poi aprì la porta.

Con piglio dittatoriale ordinò all’appuntato “vada subito a prendermi il prigioniero D-714!”

“ma è quello che stavo appunto cercando di dirle” balbettò quello “Lupin III è fuggito”.

“COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA?!”

Il grido atavico dell’ispettore riecheggiò nell’androne del commissariato.

Richiusa (o sarebbe meglio dire, sbattuta in faccia) la porta dell’ufficio, Zenigata sedette pensoso sulla scrivania.

Che storia assurda.

Fu allora che lo vide.

Sulla sua mano c’era scritto qualcosa con un pennarello indelebile.

“Ora tocca a te prendermi, Kouichi…Aishiteru”

L’ispettore sorrise e baciò l’iscrizione.

Poi si alzò e spalancò la finestra, stringendo il pugno, e alzandolo in alto con fare minaccioso strillò

“Questa volta ti prenderò, Lupin III!”

I suoi sottoposti scrollarono la testa.

Si tornava alla normalità.

 

* OWARI *

 

 

Allora?

Piaciuta?

Finalmente una fic yaoi *_* ndZazzà

Finalmente faccio sesso *_* ndLupin

Vinalmende gualguno zglibele zu miei belzonaggi *_* ndMonkey

Finalmente siamo salvi *_* ndHana

Hn *_* ndRu

Finalmente posso dormire sonni tranquilli *_* ndInoue

Finalmente…*_* ndMarty

?_? ndTutti

FINALMENTE HO SCRITTO UNA PWP!!!! *_* ndMartyHappier

-.- ndTutti

Spero che non avrete rigettato la cena -.- baci a tutti e a presto con le altre SD fics!

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO ç______________ç ndHanaRuInoue

‘stardi…ndMarty