Diclaimers: i personaggi di questa fic appartengono agli aventi diritto, io non ci guadagno niente se non un po’ di divertimento.

 



Caro diario

di Kary-chan

 

Pow Ru

 

 

 

 

Caro diario,

oggi ho compiuto 6 anni. Oggi la mamma è morta. Così mi hanno detto.

“Kaede……la mamma è andata in cielo. Non la rivedrai mai più”.

Non la rivedrò più. Non so cos’è la morte….ma non rivedere più la mamma mi rende triste. Lei è così dolce e buona con me. Papà ha pianto a lungo ma non mi ha mai guardato. Mi ha detto quella frase e basta. Mi ha lasciato solo. Perché? Perché non mi guardi papà?

 

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Caro diario,

sono passati 5 anni dall’ultima volta che ti ho scritto. Oggi compio 11 anni. Indovina? Oggi Kenji è tornato dall’america per visitare la tomba della mamma, come tutti gli anni da quando lei è morta. Da quel giorno nefasto di 5 anni fa non mi ha mai rivolto la parola…..mai. Non mi aspetto che mi faccia gli auguri. In fondo pure io faccio fatica a gioire per il mio compleanno. E’ lo stesso giorno in cui la mamma è morta. In cui la mia vita è cambiata.

Ho scoperto il motivo per cui Kenji non sopporta la mia presenza, il motivo per cui il giorno dopo la morte della mamma è partito lasciandomi solo.

Tornando dalla tomba della mamma l’ho trovato in casa. Mi ha fissato a lungo. Poi ad un tratto si è messo a piangere e mi si è inginocchiato davanti.

“Perdonami Kaede” borbottava come un mantra. Io l’ho guardato gelido e mi sono diretto verso le scale per andare in camera mia.

“Aspetta. Lo so che mi sono comportato male. Io……io ti ho odiato…..ti ho odiato con tutto me stesso per avermi portato via Noriko.”

Ts…..questa poi. Mi sono voltato….L’ho guardato con sfida. Lui ha abbassato lo sguardo e ha continuato con la sua stupida spiegazione.

“Tu non sei mio figlio”

A quelle parole ho sentito un secchio di acqua gelida venirmi addosso.

“Sei il figlio di mio fratello…………..sei mio nipote”

Mi ha spiegato tutto. La mamma era rimasta incinta di papà, stavano per sposarsi ma poi papà ebbe un incidente e morì. Kenji, innamorato della mamma, le disse che si sarebbe preso cura di lei e del figlio che portava in grembo, cioè io. Quando la mamma è morta ha incolpato me perché ero con lei…….è morta per me. Per salvare me. Ero talmente piccolo all’epoca dei fatti che non lo ricordavo. La mamma è morta perché io stavo per essere investito da un pazzo ubriacone. Kenji non mi ha parlato perché era convinto che lei lo avesse abbandonato per andare dal papà. Che idea assurda. E a come mi sono sentito io non pensa? E non si è nemmeno reso conto che sono sbiancato quando mi ha detto dell’incidente. La mamma è morta per salvarmi la vita e io l’ho scoperto in questo modo crudele. Come dicevo lui non si è nemmeno accorto che io stavo quasi per svenire per la notizia ed è andato avanti con la sua spiegazione.

“Stamattina ho trovato un diario nel cassetto di Noriko, un cassetto che non aprivo dal giorno della sua morte. L’ho letto”

Per molti minuti non ha parlato….poi

“In quel diario erano racchiusi i suoi sentimenti più profondi. Parlava dell’amore che aveva provato per mio fratello, dell’amore per te e………dell’amore per me. Leggendo il suo diario ho capito che anche lei mi amava, non ero un semplice sostituto di mio fratello. Amava me. In quel momento mi sono reso conto del male che ti ho fatto…….e di quanto sono stato stupido. Abbiamo perso cinque anni della nostra vita per la mia stupidità. Kaede…..proviamo ad essere una famiglia, vuoi?”

Shok! Sono rimasto come una statua di sale. Kenji mi ha chiesto scusa e mi ha proposto di tornare ad essere una famiglia…….tornare a essere felici.

“E’  tardi Kenji.” gli ho detto…..e me ne sono andato.

Sai…..non so cosa fare. Ho sofferto molto…..sono stato solo per cinque lunghi anni…..però è l’unica persona che mi resta.

Quando sono sceso per la cena Kenji aveva cucinato. Ci credi? La persona che per cinque anni non mi aveva rivolto la parola, che non mi aveva guardato in faccia, che mi aveva lasciato solo………aveva cucinato per me, per noi. Mi sono seduto al tavolo senza guardarlo in faccia, senza parlargli e ho cominciato a mangiare. Era tutto buonissimo, o forse lo era perché c’era affetto in quel cibo….o forse perché ero io che ci vedevo affetto, l’affetto che non avevo più sentito in quei cinque anni.

“Kaede” quando mi ha chiamato con dolcezza non ho potuto far altro che guardarlo.

“Auguri”

In mano aveva un regalo. Un regalo! Sono sicuro che la mia espressione rimase sempre la stessa, in questi anni di solitudine più totale ho dimenticato come si fa a sorridere, ad arrabbiarsi, a gioire, a ringraziare,…ad essere felice. A volte guardandomi allo specchio mi chiedo chi sia il ragazzo che mi guarda dall’altra parte, con quell’espressione apatica, velata di tristezza.

Ho aperto il regalo senza parlare. All’interno c’erano una palla arancione e una cassetta. Kenji mi ha preso per un braccio e trascinato in salotto. Ha messo la cassetta nel videoregistratore ed è venuto a sedersi accanto a me. Sullo schermo scorrevano delle immagini che mi incantarono subito. Il basket. Ne avevo solo sentito parlare. In questi anni ho passato i miei giorni chiuso in camera, non avevo mai avuto un interesse…ma…..ho capito subito che il basket era speciale.

“Domani mattina andiamo al campetto a fare due tiri” mi ha detto con un sorriso.

“Okay” gli ho risposto.

Lui mi ha sorriso ancora.

Ho letto da qualche parte che il perdono è la cura dell’anima. Non so se sia vero o no, però ho deciso di provare ad essere una famiglia. Ho sofferto molto, sempre solo con una domestica scorbutica come unica figura accanto.

 

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Caro diario,

sono felice. Anche se a guardarmi non si direbbe. Kenji mi ha portato davvero al campetto a fare due tiri. Mi ha insegnato i primi passi per imparare a giocare, le prime regole. È stato divertente. Amo già il basket con tutto me stesso. Voglio diventare bravo, anzi no, il migliore. Kenji è stato sempre molto gentile, ho quasi dimenticato quegli anni infernali. QUASI. Un giorno non cancella cinque anni. Però è un inizio.

 

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Caro diario,

oggi ho compiuto 15 anni. Papà è stato con me tutto il giorno per festeggiare. Già, adesso è papà, non Kenji. Col tempo mi sono affezionato a lui, e siamo una famiglia, anche se non è mai a casa per impegni di lavoro. La sua lontananza non mi pesa perché so che mi vuole bene, me lo dimostra in mille modi, però so che il mio carattere chiuso e taciturno lo lascia sempre un po’ interdetto. In fondo quegli anni di solitudine hanno lasciato il segno. Sono diventato molto bravo nel basket. Tutte le mie energie sono per il basket. Sono il migliore della squadra. Voglio essere il migliore del Giappone. Devo diventare il migliore e poi……poi andrò in america.

 

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 Caro diario,

questo è il mio primo anno alle superiori. Mi sono iscritto allo Shohoku. La squadra di basket è buona e avrò l’occasione di scontrarmi contro altri campioni per dimostrare di essere il migliore.

Nella mia squadra c’è una testa rossa insopportabile. È sempre allegro, chiassoso, è una schiappa nel basket e si atteggia a divo. Il solo averlo attorno mi innervosisce e mi deconcentra. Per fortuna l’odio è reciproco. Quel Sakuragi non fa che urlare al mondo il suo odio per me.

…………………………..

Ma chi voglio prendere in giro…..Non è assolutamente vero che lo odio. Anzi. Mi ha subito colpito la sua vitalità, la sua allegria, il suo amore alla vita, il modo in cui parla con gli altri, il modo in cui ride. Lui è………..tutto ciò che io non sono. Lui è …………… la prima ed unica persona che credo di amare. L’unica persona da cui vorrei essere amato. Ed è anche l’unica che non mi amerà mai. Lui mi odia. Con tutto se stesso. Perché una stupida oca che lui dice di amare è innamorata di me.

Oggi c’è stata l’ennesima lite tra noi.

Sono stufo……….del suo odio……..e del mio amore.

Papà mi ha chiesto di trasferirmi a *** con lui. Il suo lavoro è là ormai. Credo che accetterò.

 

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Caro diario,

ho detto a papà che accetto di trasferirmi. Così passeremo più tempo assieme…..e magari scorderò la mia testa rossa. Domani sarà il mio ultimo giorno allo shohoku. Nessuno sa che me ne vado. In fondo non importa a nessuno. Tranne a quelle pazze scatenate del mio fan club, forse.

 

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Caro diario,

l’ho baciato! Come chi? Il do’aho! La mia testa rossa! Il mio amore impossibile.

Come?

Bhe, ecco……

Era l’ultimo giorno allo Shohoku, l’ultima occasione per vederlo. Ho pensato che non avevo niente da perdere, tanto sto per partire. Ho aspettato che tutti se ne andassero. Siamo rimasti solo io e il do’aho. Io per i miei allenamenti supplementari, lui per allenarsi sui fondamentali per ordine di Akagi.

“Kitsune, fai la muffa se rimani ancora sotto l’acqua. Bhe, dormi?”

“Do’hao” rispondo chiudendo l’acqua e dirigendomi al mio borsone

“Teme!” mi urla venendomi incontro per darmi un pugno.

Io gli ho afferrato il polso con la mano e ho visto la sua faccia, così espressiva, assumere un’aria ancora più irritata. Blocco con facilità anche l’altro pugno. Il mio do’aho aveva un’espressione stupita. Gli ho stretto di più i polsi con le mani e l’ho spinto contro la parete fredda del bagno.

“Baka kitsune! Che vuoi fare. Ti gonfio di botte!”

“Che aspetti?” gli ho chiesto premendo il mio corpo contro il suo per tenerlo ancora più fermo. Kami quanto amo la sua espressività! I suoi occhi hanno preso una luce furente e mentre stava per urlare qualche altro insulto mi sono avvicinato alle sue labbra e gliel’ho chiuse con le mie. Il paradiso. Quello era davvero il paradiso. Se mi concentro posso ancora sentire il calore del suo corpo e il sapore della sua bocca, della sua lingua. Kami. L’ho baciato finchè non sono stato obbligato a lasciarlo. Kogure aveva dimenticato la maglia negli spogliatoi ed è tornato a riprenderla svegliandomi dal mio bellissimo sogno. Ho lasciato Hana e mi sono voltato senza guardarlo. Probabilmente in quell’istante la mia espressione non era impassibile come al solito. Hana mi ha afferrato una spalla, mi ha fatto voltare con violenza e mi ha rifilato un bel pugno.

“Bastardo!” mi ha urlato.

Me l’aspettavo. Me lo meritavo. Però almeno per un istante ho potuto toccarlo, baciarlo. La mia testa rossa si è vestita alla velocità della luce ed è sparita dalla mia vista.

 

 

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Caro diario,

mi sono svegliato stamattina convinto di prendere il treno per *** ma ho avuto una sorpresa, una piacevole sorpresa. ^__^  ma andiamo con ordine. Le borse erano già tutte preparate. Lo stretto necessario per il momento. Avrei preso il resto più tardi, con calma. Mi sono alzato, pensando come tutte le mattine alla mia testa rossa. Al fatto che finalmente l’avevo baciato, anche se non era molto consenziente. E pensavo che era l’ultima volta che l’avrei rivisto. Ad un tratto suona il campanello. Non avrei mai e poi immaginato, neanche nei miei sogni, di trovarmelo di fronte. Bagnato fradicio, con i capelli arruffati, la divisa scolastica strappata su un lato e un sorriso splendido, tutto per me. Non sapevo cosa dire, non che di solito io parli ma……

La mia testa rossa si è avvicinata……mi aspettavo un altro pugno. Invece mi ha spinto dolcemente il casa, poi si è chiusa la porta alle spalle e sempre senza dire una parola mi ha allacciato le braccia attorno al collo e mi ha dato una bacio che mi ha lasciato senza fiato. Poi è svenuto tra le mie braccia. Poveretto aveva un febbrone da cavallo. Credo sia stato fuori sotto la pioggia per tutta la notte.

L’ho portato in camera mia, gli ho tolto i vestiti bagnati e l’ho messo nel mio letto. Sono stato tentato di coricarmi con lui ma non l’ho fatto. Un’ora dopo stava già meglio, gli ho dato la medicina e lui mi ha chiesto col volto tutto arrossato se l’avevo svestito io.

“Do’aho, vedi altri qui? E poi ti ho già visto nudo” gli dico con un mezzo sorriso. Si, si, un mezzo sorriso. Lui è diventato ancora più rosso ed ha borbottato un “Baka kitsune, non burlarti del tensai” e io ho riso. Come non facevo da molti anni. Lui ha questo potere su di me. Il potere di farmi vivere delle emozioni forti che credevo di non poter provare più. Vedendomi ridere mi ha sorriso, un sorriso stupendo. Mi ha detto che ero bellissimo e ha riso anche lui con me. Una risata argentina, musica per le mie orecchie. L’ho baciato sulla punta del naso e poi gli ho detto di stare al caldo. Lui mi ha guardato con un’espressione un po’ imbarazzata e mi ha detto

“Tienimi caldo tu” con l’aria più innocente del mondo. Le mie parti basse hanno cominciato ad esultare ma le ho subito redarguite. Mi sono spogliato languidamente davanti a lui che mi guardava rapito. Poi mi sono coricato nel letto con lui e l’ho stretto a me in un caldo abbraccio. Poco dopo si è riaddormentato. Io invece no. Moooooooolto stranamente sono rimasto sveglio. L’ho guardato dormire, ho ammirato il suo viso rilassato, il suo torace che si alzava e si abbassava. Non mi sono neanche reso conto del tempo che passava. Ad un tratto ho desiderato fortemente di baciarlo, di stringerlo più forte, di toccarlo ovunque per sincerarmi che non fosse un sogno. E l’ho fatto. Ho posato le mie labbra sulle sue con dolcezza e il mio Hana si è svegliato. Ha ricambiato il mio bacio rendendolo più passionale. Lui è così, mette tutto se stesso in qualunque cosa faccia. E’ uno dei motivi per cui lo amo.

La mia testolina rossa dorme beatamente mentre sto scrivendo. Abbiamo fatto l’amore ed è stato magnifico. Non mi sono mai sentito così felice. Non so cosa sia cambiato in lui da ieri a oggi. Lui non mi ha dato spiegazioni e io non ne ho chieste. Il modo in cui si è concesso a me, il modo in cui mi guardava, il modo in cui invocava il mio nome mentre lo possedevo mi dicono chiaramente quello che prova per me. Mi ama, come io amo lui. E questo mi basta.

 

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Caro diario,

sono passati tre mesi da quel giorno. I tre mesi più belli della mia vita. Ieri però l’ho visto allenarsi con Sendo. Lo so che sono amici, Hana me l’ha detto più volte, eppure non posso fare a meno di chiedermi se il mio do’aho non preferisca la compagnia di Sendo. In fondo io sono un tipo solitario a cui piace poco parlare, forse il mio amore sarebbe più felice con un ragazzo più solare come Sendo. Non ho detto niente di tutto ciò ad Hana, non me la sento di fargli notare la mia gelosia, la mia insicurezza. Però il solo fatto pensiero di poterlo perdere mi fa star male come mai in vita mia.

 

 

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Caro diario,

questa è l’ultima volte che ti scrivo.

Ieri uscendo dal bagno ho trovato Hana sul letto con te in mano. Ho sentito la rabbia salire, stavo per dirgliene quattro quando lui si è accorto della mia presenza. Ha alzato lo sguardo e l’ha fissato dritto nei miei occhi. Ho visto le sue guance rigate dalle lacrime. Le parole mi sono morte sulla punta della lingua.

“Kitsune!” erano mesi che non lo dicevo con quel tono astioso.

“Perché?”   l’ho guardato con aria interrogativa

“Perché non mi hai mai detto niente? Perché ti confidi con un diario e non con me? Dici di amarmi ma  poi ti tieni dentro tutto ciò che pensi. Sei geloso di Sendo. Hai paura che ti possa lasciare per lui?”

Mi ha guardato a lungo. Aspettava una risposta.

“Si” dico con un soffio di voce

“Kitsune no baka. Perché non me l’hai mai detto? Kaede io ti amo, amo tutto di te, anche i tuoi silenzi. Però……il fatto che tu non mi abbia detto quello che sentivi mi ha ferito.”

A quelle parole ho sentito una fitta al cuore. L’ho fatto soffrire, senza averne l’intenzione. Sono stato un idiota.

“Kaede, promettimi che d’ora in avanti ti aprirai con me. Io ti amo, voglio sapere tutto di te. Le cose belle, quelle brutte, anche quelle senza importanza. Tutto. Prometti?”

“Lo prometto Hana.”

E così sarà. Hana mi ha aperto gli occhi. Non mi sono mai confidato con lui, e questo l’ha fatto soffrire. D’ora in avanti sarà lui il mio diario. Non voglio commettere l’errore di mia madre. Non ha mai detto a papà Kenji di amarlo e lui era convinto che lei amasse ancora papà. E quel sue errore l’ho scontato io.

Abbiamo fatto l’amore con passione e poi, mentre eravamo accoccolati sul letto gli ho chiesto

“Hana perché mi ami?” lui mi ha guardato con una espressione molto dolce e un sorriso da infarto.

“Non lo so” mi ha detto. La vena sulla tempia ha cominciato a pulsarmi per la rabbia e ho alzato un sopracciglio in segno di irritazione. Poi il do’aho ha cominciato a ridere

“Kitsune dovresti vedere la tua faccia!”

Grrrrrrr…………..mi stava prendendo in giro.

“Kaede, non so spiegarti perché, ma posso raccontarti come mi sono accorto di amarti”

“Hn”        

“Ti ricordi il giorno in cui mi hai baciato in palestra?”

Ho annuito. Come potrei dimenticare quel giorno, il nostro primo bacio.

“Quando sono uscito dalla palestra ho incontrato RU, KA e WA. Ho sentito che stavano parlando del tuo trasferimento. Non so come l’avessero scoperto, non lo sapeva nessuno a parte il preside. Fatto sta che ho sentito una fitta al cuore quando ho saputo che non ti avrei più rivisto. Non riuscivo a capire il motivo visto che avrei dovuto essere contento. Haruko ti avrebbe probabilmente dimenticato e avrebbe finalmente visto me. La squadra si sarebbe resa conto del mio genio hahaha” comincia a ridere ma lo fulmino con un’occhiataccia. So benissimo che sta scherzando. Chi più di me può dirlo con certezza. Quel suo modo di dichiararsi un genio del basket, di pavoneggiarsi, di ridere è in netto contrasto col suo stato d’animo. L’ho capito frequentandolo, notando l’impegno che mette per imparare ogni minimo dettaglio sul basket. Si dichiara un genio per caricarsi. E’ buffo ma è così, più si pavoneggia, più si impegna.

“Ma mi resi conto che non pensavo davvero quelle cose. Vedi Kaede, ho capito che credevo di odiarti non perché Haruko ti amava, ma perché eri perfetto nel basket, perfetto nell’aspetto, eri ciò che io avrei voluto essere. Invidiavo il tuo talento, la tua passione per il basket, invidiavo il tuo successo con le ragazze. In realtà ero solo geloso di loro, perché potevano gridare al mondo il loro amore per te. Per capire tutto questo ho dovuto scoprire che te ne andavi e passare una notte insonne sotto la pioggia, rischiando di essere sbranato da un cane” conclude ridendo allegramente.

“Do’aho”  gli dico. E lo bacio. Poi comincio a slacciargli la camicia e a toccare la pelle bollente sotto il tessuto fine.

“A…..aspetta”  il mio do’aho mi blocca.

“Ti ho detto come ho capito di amarti. Ma…..bhe…..ecco….quella mattina che sono venuto da te. Non sapevo cosa dirti. E non sapevo perché mi avevi baciato. Non sapevo se mi amavi o no. Ma quando quella mattina ti ho guardato negli occhi ho capito………ho capito che per te ero importante. Non chiedermi come perché non lo so, però i tuoi occhi me l’hanno detto. Quei tuoi adorabili e saccenti occhi blu notte”

Ok, non erano più necessarie altre parole. Così ho ripreso da dove mi aveva interrotto: dal suo torace glabro. L’ho cosparso di piccoli baci, beandomi dei suoi sospiri.

E poi…………poi…… Bhe? Mica ti aspetti che ti descriva i miei momenti intimi con Hana, no? Oh, te lo aspettavi. Mi spiace deluderti. L’ultima cosa che scriverò è:

Hanamichi Sakuragi TI AMO.

 

 

*owari*

 

 

 

 

bhe? Che ne dite? Si è un po’ strana. Forse Ru è un po’ OOC. Questa fic mi è venuta di getto. Spero vi piaccia almeno un po’.