TITOLO

(sarebbe simpatico se qualcuno ne trovasse uno!)

Scritta da: Caro

Traduzione: Kenshin [espressamente per Aphro’  ^_^ NdT]

Message pour Caro: en août, je t’ai écrit pour te demander la permission de traduire cette fic, mais tu ne m’as pas repondu. J’ai pensé tu a peut-étre changé ta E-mail adresse. Ne scahânt comment te contacter, j’ai quand même traduit la fic. J’espère qu'il ne te derange pas, autrement tu ne doit que nous demander de retirer cette traduction et ça serà immediatement fait!

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Il fruscio delle lenzuola e lo scricchiolare delle molle che si stavano alleggerendo di un peso, svegliarono Aphrodite. Era ancora notte fonda al Santuario e tutti o quasi dormivano.

- Se ne va… di nuovo - pensò il cavaliere dei pesci.

Aprì gli occhi e impiegò qualche istante ad abituarsi alla luce della candela che brillava sul comodino. Poi, quando la luce smise di trafiggere i suoi occhi ancora un po’ annebbiati per la mancanza di sonno, scrutò la stanza e scorse il suo amante che finiva di vestirsi e stava per andarsene. Il suo letto gli sembro improvvisamente così freddo, malgrado il calore animale che regnava ancora nella stanza. Freddo e vuoto come poteva essere il suo cuore in quel momento.

- Perché non puoi restare tutta la notte con me? - chiese, con una voce dolce, ma amara.

Gli occhi blu e crudeli di Maschera di Morte [nome usato nella fanfic nonché nome originale di Cancer, NdT] lo trafissero con tutta la loro durezza, e un sorriso di disprezzo si disegnò all’angolo della sua bocca.

- Perché al mattino tutti mi vedrebbero uscire dalla stanza di un finocchio come te! E’ fuori questione!

L’attacco era stato basso, ma Aphrodite ci aveva fatto l’abitudine. E anche se faceva sempre male anche dopo tanti anni l’essere deriso da tutti, non aveva intenzione di lasciarsi destabilizzare.

- Tuttavia di solito non sembra che ti dia più di tanto fastidio il fatto che sono un finocchio… Non sei migliore di me – rispose, con un tono che lasciava trasparire una punta di collera.

Alla vista del lampo omicida che si accese negli occhi abitualmente così glaciali del cavaliere del Cancro, Aphrodite comprese immediatamente di aver fatto un errore a rispondere così.

Sapeva perfettamente che erano argomenti da non trattare con lui, ma come sempre nel momento di maggiore amarezza, non aveva potuto trattenersi. Ancora prima di avere il tempo di reagire, Maschera di Morte si buttò su di lui e lo afferrò brutalmente alla gola. Aphrodite emise un singhiozzo di sorpresa.

- Ascoltami bene, piccolo frocetto… Io non ho niente a che vedere con te! Io vengo a letto con te perché tu lo vuoi, perché ti ho sottomano e costa meno che andare a cercare le puttane, ma questo è tutto. Non ti sbagliare su di me!

Aphrodite, con il respiro bloccato dalla presa violenta, non poté neanche accennare una qualche risposta e fu ributtato pesantemente sul letto, che scricchiolò per il colpo. Poi Maschera di Morte, ancora incollerito, uscì rapidamente sbattendo la porta.

Aphrodite rimase come paralizzato per qualche secondo. Il suo collo delicato, sul quale iniziavano ad apparire i segni delle dita del suo amante, bruciava. Asciugò, all’angolo del suo occhio non ancora struccato, una lacrima che non sapeva se era dovuto al dolore fisico o morale. Poi si avvolse nelle coperte sperando di prendere di nuovo sonno, anche se aveva forti dubbi in proposito. Certo, avrebbe potuto difendersi contro Maschera di Morte, dopo tutto anche lui era un Cavaliere d’Oro, ma a cosa sarebbe servito? Non avrebbe che inasprito ulteriormente la situazione e Aphrodite non voleva questo. Quello che aveva… quello che già aveva non era male e era molto più di quello che non avrebbe mai osato sperare, sebbene gli riuscisse difficile riconoscerlo. Ma ciononostante Maschera di Morte lo trattava ancora con così tanto disprezzo...

- Stronzo – mormorò.

 

Ma nessuno era là per ascoltarlo...

 

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Aphrodite si ricordava ancora la notte nella quale Maschera di Morte si era interessato a lui per la prima volta. Certo, da tanto tempo Aphrodite aveva la reputazione di essere un colpo facile per i Cavalieri che si annoiavano un po’ ed erano in mancanza di donne. Numerosi erano quelli che andavano a chiedergli i suoi favori scesa la notte e, purché non fossero troppo brutti, Aphrodite glieli concedeva senza difficoltà. Ma si trattava in generale di Cavalieri di basso rango, semplici soldatini o addirittura apprendisti. Nessun Cavaliere degno di quel nome, ancora meno un Cavaliere d’Oro, si sarebbe arrischiato ad una tale cosa. Tenevano troppo alla loro reputazione.

Con la sua reputazione, Aphrodite non poteva fare niente. Era ormai da molto tempo che era stata sporcata. Già dalla nascita, solo per il nome che gli era stato dato, era stato destinato ad essere oggetto di prese in giro, quindi tanto valeva andare fino alla fine… Ma rimpiangeva la mancanza di interesse che gli dimostravano gli altri Cavalieri d’Oro. Erano tutti così impressionanti che avrebbe dato qualsiasi cosa per avere la possibilità di potere, un giorno, dividere il letto con uno di loro. E alla fine, fu  Maschera di Morte a realizzare quel desiderio.

 

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Aphrodite aveva sempre considerato Maschera di Morte, anche se non come un amico, almeno come il Cavaliere a cui si sentiva più vicino. Forse a causa della comune conoscenza dell’inganno del Gran Sacerdote, o a causa dei loro caratteri apparentemente molto simili, s’intendevano piuttosto bene.

Aphrodite sapeva che Maschera di Morte era ancora più crudele di quanto non lo fosse lui stesso. Il suo carattere, Aphrodite lo aveva forgiato sotto i colpi degli scherzi e delle umiliazioni dei quali era da sempre l’oggetto. Aveva imparato a disprezzare coloro che lo odiavano per quello che era. Aveva imparato a battersi per ispirare loro terrore e rispetto, perché si inginocchiassero davanti a lui…. Maschera di Morte… Aphrodite ignorava quello che lo aveva portato ad assumere un tale comportamento… forse era semplicemente folle.

Quella sera rientrarono insieme alle loro rispettive case dopo essersi un po’ allenati al combattimento. Anche per un Cavaliere d’Oro l’allenamento era indispensabile al fine di conservare una buona forma e di perfezionare la tecnica. Maschera di Morte aveva voluto affondare Aphrodite negli strati di spirito, e Aphrodite aveva bombardato Maschera di Morte con pericolose rose nere. Ovviamente avevano solo cercato di impressionarsi l’un l’altro con attacchi sempre più potenti, ma mai avevano cercato di farsi veramente del male. Un reale combattimento tra Cavalieri d’Oro poteva molto velocemente degenerare in una lotta sanguinosa e inutile.

Il cielo era molto chiaro e le costellazioni brillavano su di loro, schiarendo il loro cammino con una piacevole luce argentata. Non parlavano, perché sembrava loro inutile. Erano tutti e due dei solitari, e le chiacchiere senza interesse non li avevano mai riguardati.

Poi era venuto il momento di separarsi. Come sempre, Aphrodite si stava per allontanare e per ritornare a casa sua senza neanche una parola al suo compagno, perché tutte le forme di educazione erano inutili con Maschera di Morte. Ma quella volta, quest’ultimo lo aveva trattenuto per un braccio e lo aveva forzato a guardarlo.

Aphrodite si era allora chiesto che cosa volesse il suo amico, ma una volta che ebbe affondato i suoi occhi nelle pupille febbrili dell’altro, non seppe più neanche come pensare, tanto la loro intensità era grande.

- Sai che sembri veramente una donna…? Lo stesso viso, lo stesso portamento…

Aphrodite si trattenne dal ridere sotto l’effetto di una tale banalità. Anche se la situazione non lo divertiva affatto. Si sentiva piuttosto… stranamente turbato.

- Me lo dicono spesso.

Maschera di Morte gli aveva allora passato una mano nella folta capigliatura azzurro cielo.

- E anche una bella donna…

Aphrodite era abituato a discorsi del genere. Erano quelli che usavano tutti i Cavalieri che volevano passare la notte con lui. Ma non avrebbe mai creduto di sentirli uscire dalla bocca di Maschera di Morte e questo gli mozzò il fiato. Non sapendo che rispondere, si limitò a sorridere con un aria che avrebbe voluto maliziosa.

Maschera di Morte non gli lasciava più gli occhi. Lo fissava con quello sguardo talmente disprezzante e così sicuro di lui, come se sapesse già che Aphrodite non avrebbe potuto rifiutare le sue avance. Poi, bruscamente, come tutto quello che faceva, lo attirò a lui e lo baciò impetuosamente.

Aphrodite non aveva esitato a lungo prima di rispondere a quel bacio appassionato. Certo, si era posto delle domande sul comportamento che avrebbe potuto avere Maschera di Morte nei suoi confronti dopo una tale avventura, e se valeva la pena di perdere il suo unico amico per una scappatella.  Ma il corpo del suo amico era così caldo contro il suo, che dissipò tutte le sue domande.

Il loro bacio quasi animale parve durare un’eternità. Aphrodite aveva passato il suo braccio intorno al collo di Maschera di Morte e quest’ultimo percorreva tutto il suo corpo con carezze febbrili ed eccitanti. Poi l’aveva trascinato fino alla casa del Cavaliere dei Pesci, dove avevano fatto l’amore tutta la notte.
Aphrodite ignorava se il fatto che Maschera di Morte era un Cavaliere d’Oro aveva cambiato qualcosa o no nel suo grado di eccitazione, resta il fatto che aveva passato la notte più meravigliosa di tutta la sua vita. Certo, il partner l’aveva sempre trattato come una donna, ma Aphrodite c’era abituato e la cosa non lo disturbava più. Al contrario, aveva l’impressione in quel genere di momenti di essere veramente sé stesso. Ma al mattino, quando si era svegliato, Maschera di Morte se n’era andato, come tutti gli altri prima di lui e quelli che sarebbero venuti dopo. Si ritrovava di nuovo solo.

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Il giorno seguente, quando Aphrodite incrociò Maschera di Morte, fece ben attenzione a non fare nessuna allusione a quello che era successo la sera prima. Lo vedeva come un momento meraviglioso passato troppo in fretta e basta. Ma appena arrivò la sera, Maschera di Morte si impose di  nuovo nel suo letto… e lo fece anche quasi tutte le sere successive.

Ma Maschera di Morte non gli accordava mai neanche un po’ di tenerezza. Tutte le loro avventure non erano basate che sul sesso.

Tuttavia un giorno il Gran Sacerdote inviò Maschera di Morte in una missione che doveva durate molti giorni. Durante quell’assenza, Aphrodite si sentì più solo che mai. Non aveva neanche più voglia, come faceva di solito, di andare a passare il tempo tra le braccia di un affascinante apprendista Cavaliere. E fu allora, durante quelle lunghe notti fredde passate solo a pensare a Maschera di Morte, che Aphrodite comprese che aveva compiuto una delle più grosse sciocchezze della sua vita: si era attaccato a quell’uomo, per il quale non rappresentava niente più che un oggetto di soddisfazione carnale.

 

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Aphrodite:

Tutti i giorni sono qua, ad aspettare il suo ritorno…E tuttavia lui non mi offre niente… Io esisto appena per lui. Non sono che una piccola cosa in certi momenti piacevole, ma della quale si sbarazza più rapidamente possibile una volta che l’ha usata…

Non piangerò… Non griderò… e nonostante questo soffro, sto male.

Ma perché sto male?

Il dolore morale lo conosco da sempre. L’ho vissuto, ho vissuto attraverso esso. Grazie ad esso sono diventato quello che sono, un Cavaliere potente e impietoso. Ho imparato a combatterlo e a vincerlo… Allora perché questa volta non arrivo ad annientarlo, non arrivo a ritirarmi dietro il mio muro di odio, che ho eretto molto tempo fa, quando hanno iniziato a prendersi gioco di me… del mio nome… del mio aspetto… di quello che sono… Torna, Maschera di Morte, torna da me… E’ la mia sola aspirazione, il mio solo desiderio. Non ti chiedo di amarmi, so che è impossibile per qualcuno come te, ma voglio solo che tu sia al mio fianco, perché tutti gli insulti che mi potresti lanciare mi farebbero comunque meno male della tua assenza.

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Aphrodite tornò a casa quando la luna brillava già alta nel cielo… Era finita… Non sarebbe rientrato neanche oggi…

 

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Maschera della morte spiava la sua preda… Più di quello là , li avrebbe fregati tutti. Ancora una volta il Gran Sacerdote lo aveva mandato a massacrare un Alto Dignitario e tutta la sua famiglia. Un compito facile per uno della sua forza, ma senza che lui ne capisse il perché, negli ultimi tempi era stato piuttosto distratto e qualcuno era riuscito a scappare. Si erano rintanati ai quattro angoli del mondo e Maschera di Morte aveva dovuto ritrovarli uno ad uno. Ma adesso che aveva ritrovato l’ultimo, tutto stava succedendo molto velocemente e sarebbe presto ritornato al Santuario da…

Un leggero sorriso melanconico gli sfuggì a quell’unico pensiero, ma lo represse velocemente… Che stupidaggine! Doveva evitare di avere delle idee come quelle che gli stavano attraversando l’animo… Certo, passare un po’ di tempo nel letto di Aphrodite era sempre piacevole, ma non aveva motivo di farne una tale storia. Il Cavaliere dei Pesci si piegava a tutti i suoi più bassi desideri e lui non si stancava mai di tornare accanto a lui tutte le notti… ma Aphrodite non restava che una puttana sulla quale era passata la metà del Santuario.

All’improvviso un rumore d’elicottero lo distolse dai suoi pensieri. Il suo fottuto bersaglio stava per fuggire per via aerea. Maschera di Morte stava per devastare la macchina con un potente pugno quando di accorse di un movimento con l’angolo dell’occhio. E comprese che l’elicottero non era che un diversivo. Colui che doveva abbattere tentava di fuggire in auto nell’altro senso. Rapidamente cambiò direzione al suo attacco e schizzò diritto verso il suo obiettivo, che si infiammò all’impatto.

 

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Maschera di Morte si avvicinò ai rottami con la calma dell’assassino che sa che ha vinto. Per terra, strisciante ai suoi piedi, si trovava il giovane uomo al quale aveva ricevuto ordine di togliere la vita. Era messo male, ma ancora vivo. Il Cavaliere si posizionò per dargli un nuovo colpo, che stavolta avrebbe dovuto essere fatale.

- Pietà – mormorò la giovane vittima

I suoi occhi si erano ingranditi per il terrore e dei fiotti di sangue fuoriuscivano da un taglio sulla fronte, per poi colare sulla pelle livida.

- Io non conosco la pietà. Per me tu non vale più di un oggetto… Non sei che un pezzo in più da aggiungere alla mia collezione.

Come sempre, il tono freddo del Cavaliere del Cancro aveva una leggera punta di ironico divertimento.

- Ma  io non vi ho fatto niente… Voglio vivere ancora!!!

- E per fare cosa? A cosa ti serve vivere?

- Ma… io non voglio morire…sono troppo giovane…

La voce della sua vittima si ruppe su un leggero singhiozzo di spavento. Sapeva che la sua fine era vicina e che niente avrebbe potuto far cambiare idea all’assassino crudele che lo fronteggiava.

- L’età non c’entra niente. Il destino è ingiusto, non c’è un’età per morire.

- Ho paura.

- Di cosa?

- Della morte…

- Allora hai paura di me?

- Sì

La sua voce non era più di un soffio che sarebbe stato inudibile per chiunque altro non fosse un Cavaliere d’Oro.

- Bene…

- Perché lo fate?

Il sorriso di Maschera di Morte cadde. La preda cominciava a rivoltarsi, e si capiva dall’aggressività e dalla collera che dominavano quest’ultima domanda.

- Mi è stato ordinato.

- Non avete paura della dannazione?

- Siamo tutti destinati alla dannazione, qualsiasi siano le nostre azioni…

- No, non è vero!!!

- Tu sai a cosa somiglia la morte? Io lo so… che siamo stati buoni o cattivi, tutti finiremo nello stesso posto…

Maschera di Morte lasciò sfuggire un sorriso amaro… prima di ricominciare:

- Questa discussione mi annoia… In ogni modo tu non potresti, o non vorresti, capire prima di aver visto con i tuoi occhi. Adesso muori!!!

Il giovane uomo lasciò scappare un ultimo grido di disperazione prima che la sua testa venisse staccata da un unico colpo del Cavaliere d’Oro. Da qualche parte nella casa del Cancro, apparve un nuovo volto terrorizzato.

- Adesso – mormorò Maschera di Morte – devi capire quello di cui ti ho parlato.

Come al solito, sottolineò il suo nuovo misfatto con una sinistra risata, ma stavolta fu di breve durata. La sua precedente conversazione aveva ravvivato i suoi ricordi.

 

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Il suo Maestro era stato un uomo crudele e freddo, come lo era lui stesso al presente. Di tutti i discepoli, era l’unico ancora in vita. Gli altri erano morti a causa dell’intenso allenamento o le ripetute severe punizioni. Adesso era quasi pronto a diventare il nuovo Cavaliere d’Oro del Cancro, nonostante la giovanissima età. Era già duro e insensibile, le sofferenze avevano forgiato il suo carattere, ma non era ancora un mostro o una bestia sanguinaria come poteva esserlo il suo Maestro. Allora arrivava difficilmente a capire come un essere umano potesse commettere tali atrocità. Più volte gli aveva posto quella domanda, ma ogni volta il suo mentore si era accontentato di sorridere amaramente prima di rispondere che comunque lo avrebbe scoperto presto. Poi, un giorno, durante le ultime fasi della sua preparazione, lo andò a trovare.

- Mi hai chiesto spesso come posso fare quello che faccio… Bene, è venuto il tempo che tu lo sappia. Dopo quello che ti sto per mostrare, non sarai mai più lo stesso. Preparati ad imparare il tuo ultimo attacco, e il mio ultimo insegnamento.

Il futuro Maschera di Morte aveva semplicemente annuito e il suo Maestro lo aveva precipitato negli strati di spirito.

 

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Maschera di Morte guardava il cielo blu. Doveva essere notte al Santuario… Il Santuario, all’altro capo del mondo. Là dove si trovavano le prove dei suoi peccati, ma anche del suo ultimo lembo di umanità.

Era tempo di rientrare.

 

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Come aveva previsto, era notte fonda quando arrivò a casa. Anche la luce della luna era inesistente, sbarrata da delle spesse nuvole. Si diresse verso casa sua, ma improvvisamente cambiò idea. Dopotutto non lo aveva più visto da una settimana, poteva andare a svegliarlo per divertirsi un po’.

La casa del Cavaliere dei Pesci era così calma che sembrava vuota. Ma Maschera di Morte non si lasciò ingannare dal quella apparente tranquillità. Sapeva esattamente dove trovare il proprietario del luogo, poiché dopotutto era diventato un habitué… oltretutto il solo habitué… secondo le sue informazioni, era stato l’unico a beneficiare a più riprese dei favori del sublime Cavaliere.

Non poté mascherare un sorriso, non uno dei suoi soliti ghigni, ma un vero sorriso. Fortunatamente nessuno era là per vederlo, perché se un così sfortunato testimone si fosse trovato nei paraggi, Maschera di Morte non avrebbe sicuramente risparmiato la sua vita. Ci sono delle cose che si devono nascondere al resto del mondo…

Maschera di Morte entrò nella piccola stanza nascosta in un angolo del Tempio del Cavaliere dei Pesci e accese una piccola candela all’entrata. Certo il Santuario era lontano dal disporre di tutti i comfort moderni, e ancora meno di elettricità, ma i Cavalieri non se ne lamentavano. Erano stati allevati duramente e quello faceva parte delle tradizioni. Maschera di Morte trovava addirittura un certo fascino in tutte quelle torce e quelle candele disposte nelle case e nei palazzi.

Come aveva previsto, Aphrodite dormiva. Ma il suo volto di una rara finezza, accentuata dalla dolce luce dorata, era lontano dall’esprimere la calma e il riposto che avrebbe dovuto. Al contrario, il Cavaliere sembrava in preda a terribili angosce. Aveva un’espressione contratta e delle grosse gocce di sudore colavano lungo la sua fronte e le sue guance.

Maschera di Morte tese le dita per asciugarle delicatamente, ma all’ultimo momento trattenne il suo gesto. Si era ripromesso di non lasciarsi mai andare a quel genere di sdolcinatezze che causavano debolezza. In ogni modo, quale importanza potevano avere quel genere di cose dato che la vita, come il suo Maestro gli aveva provato, non era che una grande illusione? E anche se la bellezza di Aphrodite assolutamente eccezionale, questo non cambiava niente.

Maschera di Morte dovette ammettere che si era lasciato a poco a poco affascinare dalla strana femminilità del suo compagno. Nonostante si conoscessero dall’infanzia, non era che da poco tempo che aveva realizzato il suo desiderio. Precedentemente Aphrodite era stato per lui un altro Cavaliere, al quale era forse  un po’ più vicino, ma che comunque non poteva classificare come amico nel vero senso della parola. Poi, una sera, la bellezza di Aphrodite, sottolineata ancora di più dalla luce lunare, gli era apparsa in tutto il suo splendore e lui non aveva più potuto trattenersi dal baciarlo. Insieme avevano passato una notte meravigliosa, ma al mattino Maschera di Morte aveva preferito andarsene prima del risveglio del suo amante.

Si era posto molte domande sul suo comportamento della sera precedente, il che era piuttosto inconsueto per lui, sempre così sicuro di quello che faceva, ma aveva imputato il fatto alla mancanza di donne. Da quel punto di vista, il Santuario non aveva veramente niente da invidiare ad un monastero e le poche donne che si potevano trovare erano una più virile dell’altra… Inoltre, a causa della maschera, non si sapeva mai cosa aspettarsi, senza contare il fatto che la maggior parte di esse erano più feroci di una bestia selvatica. Ma poco a poco aveva preso coscienza che la sua attrazione non era da mettere solo sul conto della frustrazione. C’erano altre cose, anche se si rifiutava ancora di ammetterlo pienamente. Lo irritava il non poter ritrovare la sua abituale calma. Il suo pensiero tornava sempre ad Aphrodite e alla natura nella loro relazione. Sapeva che il Cavaliere dei Pesci, anche se non glielo aveva mai detto, si era attaccato a lui molto più di quanto non avrebbe dovuto, si capiva dal suo modo di fare… quel modo che aveva di guardarlo o abbracciarlo. Da un lato questo lo lusingava e ne era molto felice, ma lo faceva sentire anche a disagio e un po’ addolorato…

- Addolorato per cosa? - pensò – Non ho niente a che fare con quello. I sentimenti sono inutili… La vita non ha nessun senso, allora perché ostacolarsi con tali stupidaggini?

 

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Spense la candela e scivolò senza esitazione nel letto, spingendo nel passaggio Aphrodite, che emise un leggero grugnito di disappunto.

- Sposta il tuo culo di là!!! Occupi tutto lo spazio.

Il suono della voce roca di Maschera di Morte svegliò bruscamente Aphrodite, che si affrettò a lasciargli un po’ di spazio.

- E’ tornato, finalmente! – gioì dentro di sé.

- Comunque ti faccio presente che è il  mio letto – fece dolcemente notare Aphrodite.

- Se ti disturbo, posso ritornare in camera mia. Speravo in un’accoglienza più entusiasta.

Aphrodite, come elettrizzato dalle parole di Maschera di Morte, Passò le braccia intorno al suo collo e lo baciò con passione. Maschera di Morte si trattenne dal rispondere immediatamente. Non capiva come un Cavaliere d’Oro come Aphrodite potesse avere così poco orgoglio, ma ne era felice… felice di sapere che gli era mancato.

- Scusami… Sono contento che tu sia tornato.

Maschera di Morte si accontentò di alzare le spalle.

- Potresti dirmi qualcosa di gentile, almeno – insistette Aphrodite.

- Perché? Non ho niente da dirti.

Sapeva di essere crudele, ma cos’altro poteva rispondere? Non aveva nessun sentimento… nessuno… erano tutti morti da molto tempo… li voleva morti… era l’unica possibilità.

- Perché ci hai messo così tanto a tornare?

- Non sono cose che ti riguardano.

Aphrodite sospirò a lungo. Era diviso tra la felicità di rivedere Maschera di Morte e la sofferenza che la sua freddezza non mancava mai di infondergli. Non c’era che un solo caso nel quale il Cavaliere del Cancro metteva da parte quell’atteggiamento sprezzante e gli concedeva un po’ di attenzioni… allora Aphrodite cominciò ad accarezzarlo con un’esperienza acquisita in molti anni…

 

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Avevano fatto l’amore per molte ore e adesso giacevano spossati l’uno nelle braccia dell’altro. Era raro che Maschera di Morte si trattenesse così tanto a lungo e Aphrodite ne era felice. Aveva posato la testa sul suo petto e accarezzava dolcemente il fianco ricoperto di sudore del Cavaliere del Cancro, quando sentì una delle mani di quest’ultimo posata sul suo dorso, mentre l’altra andava e veniva lungo la sua schiena in un gesto quasi tenero.

Quella notte era veramente stata eccezionale per Aphrodite. Non solo Maschera di Morte gli aveva testimoniato un po’ d’affetto con dei gesti e dei baci che Aphrodite non avrebbe mai creduto possibile ricevere da lui, ma anche perché lo aveva cominciato a trattare veramente come un altro uomo, prendendosi cura del suo piacere, e non solo come una semplice bambola gonfiabile da guardare dall’alto in basso.

Lasciò andare un sospiro di felicità e depose un leggero bacio nell’incavo del collo del suo amante.

 

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Maschera di Morte:

Aphrodite sembrava felice. Anche io avrei dovuto esserlo… e lo ero, in un certo qual modo. Ma non potevo impedirmi di pensare che l’agire come avevo fatto era stato un errore. Avevo momentaneamente dimenticato tutti i miei buoni propositi e la rottura non sarebbe stata che più dolorosa. Non avevo certo l’intenzione di lasciarlo in quel momento, ma ero certo che un giorno la morte lo avrebbe fatto al posto nostro e sul cammino della dannazione i nostri ricordi sarebbero tornati ad ossessionarci e a distruggerci ancora di più.

Il mio Maestro mi aveva insegnato la realtà dell’esistenza e la sua inutilità. Una vita felice non ci porterà la serenità eterna, ma al contrario all’amarezza di aver perso tutto. Solo l’odio e la solitudine in questo mondo possono rendere sopportabile la vita nell’altro. Le nostre anime finiranno nei pozzi dell’oblio qualunque sia stata la nostra vita, ed è per questo che sarebbe più saggio prepararcisi da adesso.

Ma io mi ero lasciato piegare… piegare da quel viso d’angelo e da quel corpo d’atleta. Mi aveva imprigionato senza volere in dei sentimenti che non avevo mai creduto possibili, che avrei voluto credere eternamente impossibili e sapevo che ormai la mia vita, come la mia morte, non sarebbe stata che un lungo cammino di amara nostalgia e di ricordi impossibili da rivivere.

Dovevo staccarmi da lui, staccarmi da quell’amore torturante e straziante, ma sembravo esserne incapace. Mi aveva incatenato, ma dovevo, per la salvezza di tutti e due, mettere una fine a tutto quello… non appena ne avrei avuto il coraggio… un giorno… forse.

Ma ero così vicino a lui, lontano dall’orrore che era diventata la mia vita dopo che il mio Maestro mi aveva mostrato…

 

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- Hai l’aria pensierosa.

La voce di Aphrodite mise momentaneamente fine alle riflessioni di Maschera di Morte.

- Non  è niente. Pensavo a… Lascia stare…

Aphrodite lo guardò, inquieto per qualche secondo, poi si risistemò più confortevolmente contro di lui, con i loro volti ormai molto vicini l’uno all’altro. Il Cavaliere dei  Pesci passò una tenera mano nella strana capigliatura blu di Maschera di Morte e depose un dolce bacio all’angolo delle sue labbra. Il Cavaliere del Cancro non poté reprimere un leggero sorriso, con il suo stato d’animo ormai respinto nel più profondo del suo spirito dalla luce ipnotizzante degli occhi blu che lo fissavano con profondo affetto.

- Io… - cominciò Aphrodite – C’è una cosa che vorrei sapere…

Maschera di Morte fu sorpreso dall’aria impacciata e un po’ ansiosa del suo compagno. Sperava che non stesse per chiedergli se lo amava, perché, quali che fossero i suoi reali sentimenti, non avrebbe mai potuto rivelarli. Sarebbe stato condannarsi definitivamente. Ma la richiesta di Aphrodite fu tutt’altra.

- Vorrei sapere… il tuo vero nome.

Aphrodite sapeva che la sua domanda era fuori luogo. Se Maschera di Morte nascondeva  il suo vero nome, doveva avere una buona ragione. Nessuno al Santuario, in ogni caso, sembrava conoscerlo. Infatti, prima di quella notte, Aphrodite si era chiesto, a seguito delle inconsuete attenzioni delle quali Maschera di Morte aveva fatto prova, se non avesse scoperto, proprio come lui , i suoi veri sentimenti. Se avesse accettato di dividere con lui il  segreto del suo nome, allora una parte di lui lo doveva considerare una persona speciale. Se d’atra parte avesse rifiutato… sarebbe stato perlomeno meno grave di sentirsi dire che non era amato.

Maschera di Morte scoppiò a ridere. Il suo nome… Lui stesso lo aveva quasi completamente scordato!

- No – rispose – Non posso.

- Ma perché? – Insistette Aphrodite.

Maschera di Morte rifletté ancora qualche secondo prima di mettersi a ridere di nuovo, un suono sorprendente che veniva da un tipo di solito così cupo. Anche Aphrodite, malgrado il rifiuto del suo amante, non poté impedirsi di sorriderne di gioia.

Infine Maschera di Morte ritrovò la sua calma.

- No... è troppo ridicolo!!!

Aphrodite lo guardò, sorpreso. Ridicolo! Maschera di Morte non voleva dirgli il suo nome perché era ridicolo! Non per una profonda ragione altamente psicologica e nascosta nel suo passato!

- E io allora che dovrei dire! – Rispose lui.

Maschera di Morte gli lanciò uno sguardo divertito.

- Sì, ma il tuo ti sta bene… La Dea dell’Amore e della Bellezza, niente ti sarebbe più appropriato!

- CERTO, UNA BRUTTA PUTTANA PRETENZIOSA!!!

- E’ proprio quello che sto dicendo – incalzò acidamente Maschera di Morte – ti sta bene. Quanto a me…

L’insulto appena detto con il tono scherzoso divertì molto Aphrodite, rapito dalla strana complicità che si stava instaurando tra i due. Afferrò un cuscino e lo gettò con forza sulla testa di Maschera di Morte.

- Io una puttana pretenziosa!!! Ripetilo se osi!!!

- Puttana pretenziosa!!!

- Prendi questo!!!

E una nuova serie di folgoranti colpi di cuscino raggiunsero il Cavaliere del Cancro in piena faccia. Ma il povero cuscino non resistette ancora molto a un tale trattamento, ed esplose in una nuvola di piume bianche. (Scusate l’autore per questo grande delirio, ma era troppo invitante! NdA).

- E’ perfido, adesso ho tutte le pulizie da fare – disse Aphrodite, ridendo fino alle lacrime e lasciandosi ricadere tra le braccia di Maschera di Morte.

- Ooooh… Ehi, ma che fai!!!

- Hai i capelli pieni di piume, è meglio che te le tolga.

E pazientemente, Aphrodite tolse una ad una tutte le piccole piume disseminate nella capigliatura scura.

- Uff, sei peggio di mia madre…

- Perché, l’hai conosciuta?

- No, ma suppongo avrebbe fatto così. Andiamo, ne ho abbastanza!!!

Afferrò Aphrodite e lo bloccò di schiena sul materasso, prima di baciarlo con passione. Aphrodite passò il braccio intorno al suo collo e lo serrò contro di lui.

- Ce ne sono ancora… - mormorò.

- Pazienza, se ne andranno con la doccia…

- Non vuoi ancora dirmelo?

- Cosa?

- Il tuo nome…

Maschera di Morte ignorò quella piccola timida voce in fondo alla sua testa che gli stava dicendo che stava agendo veramente come un imbecille e, spinto dal meraviglioso momento che stava passando, si ricordò la parola che aveva bandito dal suo vocabolario molto tempo prima.

- Mi prometti di non ridere?

- Promesso.

- ............

- Allora??? – Insistette Aphrodite.

Maschera di Morte non poté trattenere una smorfia e si lanciò.

- Angello. (Grazie Christou! NdA)

- Angello??? Ah ah ah ah ah ah ah!!!

Maschera di Morte si staccò immediatamente da Aphrodite per sedersi all’altro capo del letto.

- Mi avevi promesso di non ridere! – Esclamò lui, infastidito.

Aphrodite si raddrizzò e si avvicino a lui camminando a quattro zampe, prima di prenderlo a sua volta tra le braccia. 

- Scusami. Non volevo. E’ solo che è così... inatteso!

- Te l’avevo detto – fece notare Maschera di Morte con un tono di malumore – che non mi stava bene.

- Al contrario. – rispose Aphrodite serrando la sua stretta – Non ce ne potevano essere di migliori per te… Angello, il mio angelo.

Maschera di Morte si lasciò finalmente ricadere sul letto trascinando Aphrodite con lui, ed entrambi passarono il resto della notte a dormire insieme.

 

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- Allora, Angello, adesso capisci?

- Maestro, dove siamo?

Angello non aveva mai visto niente del genere. Tutto lì sembrava così scuro, così freddo, così morto… e c’erano quelle persone in lontananza… tutte così simili e inquietanti…

- E’ qui che passano i moribondi prima di tuffarsi nei pozzi dell’Inferno.

Angello realizzo con orrore in che luogo si trovava.

- Ma è ignobile! Questo significa che tutte queste persone sono morte!

- Moribonde. Ma una volta che si saranno tuffati nei pozzi, la loro vita terrestre avrà fine. E’ questo che aspetta tutti.

- No, no, non è possibile. Non ci sono che peccatori e criminali.

- TUTTI ANGELLO!!! TUTTI!!! Vedi quella bambina laggù ? Credi che abbia avuto il tempo per commettere qualche crimine?

- No… no…

Ipnotizzato dal macabro spettacolo, Angello guardò per lungo tempo le anime gettarsi nei pozzi prima finalmente di riprendersi.

- Ma allora il modo in cui viviamo non serve a niente… Quali che siano le nostre azioni e il nostro passato noi finiamo così…

Il Maestro gli si avvicinò e posò dolcemente una mano sulla sua spalla.

- Vedo che cominci a capire.

Si sentiva un tono amaro ma soddisfatto nella sua voce.

- Ma… ma… - riprese Angello, preso dalla disperazione – non c’è alcuna soluzione?

- Io ne ho trovata una… Quella che mi aveva insegnato il mio Maestro, che la aveva appresa dal suo Maestro e così via nelle generazioni. Se la vuoi conoscere, dimmelo, ma questo ti costerà enormi sacrifici.

Angello guardò le anime passare vicino a lui e tutta la miseria che sprigionavano. Mai... mai questo...

- Ditemelo, mio Maestro. Sono pronto.

- Bene… Sai perché queste anime soffrono, Angello?

- No, Maestro.

- Queste anime soffrono perché sono in preda ai loro ricordi. Ripensano alla felicità terrena e alla tristezza che conosceranno d’ora in poi e trovano questo ingiusto. Stanno male perché hanno lasciano sulla terra tante cose che recavano loro dolcezza e conforto. Solo coloro che conoscono l’inferno e la solitudine fuggono da quel dolore. Chi non ha sentimenti e chi ha vissuto lontano dalle gioie portate da altri non rimpiange niente della sua vita terrena e non ha ragione di aver paura dei pozzi. Se non vuoi conoscere la medesima sorte di tutti questi morti, è necessario che tu bandisca i tuoi sentimenti. Non avere né rimorsi, né pietà, né amici. Devi essere solo al mondo e non avere rispetto per gli altri, nessuna considerazione. E poi… abbreviare la loro vita terrena è in qualche modo una forma di bontà, perché in questo modo tu abbrevi le loro possibilità di avere dei bei ricordi. Hai capito bene, Angello?

- Sì, Maestro. Non avere nessun sentimento…

Dal loro viaggio in quel luogo maledetto, Angello, che decise di bandire per sempre quel nome troppo dolce, cominciò ad uccidere senza rimorsi né pietà.

 

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Maschera di Morte sentiva finire la sua vita... Il suo cuore rallentava, le sue membra s’intorpidivano. Ignorava perché stesse morendo, ma era così.

Marciava lungo un cammino, attorniato da migliaia di altre persone. Dove si trovava? Dove andava? Improvvisamente riconobbe il luogo maledetto nel quale aveva trascinato tutte le sue vittime tante volte in precedenza. Ma questa volta, era lui che avanzava verso gli scuri pozzi nei quali sarebbe caduta per sempre la sua anima.

- Aphrodite – pensò – Dov’è Aphrodite?

E all’improvviso realizzò… Mai più avrebbe visto Aphrodite. Mai più lo avrebbe tenuto tra le braccia o avrebbe baciato le sue labbra così dolci. Finito per sempre. Avrebbe passato l’eternità solo ad errare nell’inferno, a vivere di amari ricordi perduti per sempre.

Comprese il dolore di coloro che lo circondavano, lo condivideva. Non aveva seguito i consigli del suo Maestro, aveva lasciato che qualcosa lo raggiungesse e adesso lo avrebbe rimpianto fino alla fine dei tempi. Se solo avesse potuto fermare tutto quello… fermare tutto…

Si ritrovò di fronte ai pozzi… Non voleva andarci. Non voleva caderci, ma venne spinto.

Fu l’oscurità e il silenzio rotto semplicemente dalle sue grida di disperazione.

 

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Maschera di Morte si svegliò di soprassalto. Che orribile incubo ! Un incubo, o più probabilmente il suo avvenire…

Guardò Aphrodite che dormiva pacificamente al suo fianco. Sembrava così puro, così bello nella luce del mattino. Chi avrebbe potuto credere che il giorno prima non aveva esitato a recarsi sull’Isola di Andromeda per servire di oscuri progetti del Gran Sacerdote?

Erano già molte settimane che il Cavaliere del Cancro assisteva tutte le mattine a quegli spettacoli, ma tuttavia non si abbandonava a loro. Per qualcuno che pretendeva di vivere senza sentimenti, si era lasciato facilmente afferrare. Lasciava che Aphrodite lo chiamasse per nome, e questo cominciava anche a piacergli.

Maschera di morte rivide dei pezzi del suo sogno. Sembrava così realistico… Sicuramente una sorta d’avvertimento. Era andato tutto troppo lontano con Aphrodite. Si era lasciato trascinare dal gioco ed era ormai vulnerabile. Certo, non avrebbe mai potuto cancellare tutti i meravigliosi ricordi che avevano tessuto insieme, ma poteva evitare che ne costruissero di nuovi.

Maledisse la sua stupidità. Come aveva potuto dimenticare a che punto il cammino dell’inferno era terribile per le persone che erano state troppo felici? Si era lasciato inebriare e lo avrebbe di certo recriminato quando sarebbe arrivato il momento. Ma poteva limitare i danni e questo era quello che si accingeva a fare adesso. Anche se questo li avrebbe fatti soffrire, lui ed Aphrodite, era meglio che dover sopportare il peso del suo passato per l’eternità.

Si alzò rapidamente e si rivestì in silenzio. Ma questo non impedì ad Aphrodite di risvegliarsi. Sorpreso di vederlo già in piedi, il Cavaliere dei Pesci si raddrizzò e, passandosi una mano nella folta capigliatura in disordine, chiese con voce esile:

- Dove vai? Non resti ancora un po’?

Maschera di Morte sentì il suo cuore stringersi, quel cuore che doveva far tacere. Non aveva scelta.

- Me ne vado.

- Ah… E quando posso rivederti? Mangiamo insieme stasera ?

- No… Me ne vado… Definitivamente.

Aphrodite sbatté due volte gli occhi, come si avesse capito male quello che il suo amante gli aveva detto. Poi il suo viso impallidì.

- Stai scherzando, vero ? – chiese, con voce malferma.

- No. Mi sono divertito molto con te. E’ stato carino, ma ne ho abbastanza, quindi bisogna che ti trovi qualcun’altro per soddisfare la tua libido.

Aphrodite si portò le mani tremanti alle sue tempie e chiuse gli occhi per qualche secondo.

- Perché ? Dimmi almeno, perché ? Angello, credevo…


- Non mi chiamare più così, intesi ? E poco mi importa quello che credevi o le idee che ti eri fatto sul mio conto. Me ne sbatto del tuo brutto muso e tantomeno del tuo culo, adesso scusa ma devo andare.

Maschera di Morte si avvicinò alla porta, quando la voce di Aphrodite lo interruppe.

- NO!!! Resta... Te ne prego... Se hai un minimo sentimento per me anche se non è amore né affetto, ma solo un po' di tenerezza, quanto meno un po’ di considerazione, resta, te ne supplico!

Maschera di Morte guardò per l’ultima volta colui che aveva saputo rompere il suo muro d’odio.Sembrava così perso, solo in mezzo a quel grande letto, che Maschera di Morte fu sul punto di prenderlo fra le sue braccia per consolarlo. Ma la voce della ragione lo riportò sugli ultimi e unici sentimenti che gli restavano adesso… sul suo ultimo brandello di umanità. Si voltò e uscì.

 - Perdonami Aphrodite. – mormorò con voce troppo bassa perché l’altro potesse sentire – Non ho scelta. Spero che un giorno tu capisca che ho fatto tutto questo per noi.

 

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Aphrodite restò a lungo seduto sul letto. Non piangeva, non urlava. Restò semplicemente là senza muoversi, insensibile al mondo esterno. Allora era finita, non lo avrebbe più tenuto tra le braccia, non avrebbe più gustato le sue labbra, non avrebbero mai più fatto l’amore. Il solo essere che avesse mai amato lo aveva appena abbandonato e lui si ritrovava di nuovo solo… Ma niente sarebbe stato più come prima.

Quanto tempo restò così, lo ignorava. Molte ore sicuramente. In ogni caso fino a che una guardia venne a bussare alla sua porta per annunciargli che i Cavalieri ribelli e la falsa Atena (la vera Atena, rettificò Aphrodite dentro di lui) erano arrivati al Santuario e si doveva preparare a dare battaglia. Certo era certo l’ultimo Cavaliere d’Oro, ma tutti si doveva preparare al combattimento.

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Maschera di Morte teneva il Cavaliere del Dragone alla sua portata quando, improvvisamente, qualcosa lo disturbò. Delle preghiere… le preghiere di una donna che amava il suo avversario.

Sentì la rabbia montare in lui. Perché questi due avevano il diritto di amarsi? Perché non erano come lui assaliti dai dubbi? Perché non conoscevano le paure di lui ed Aphrodite? Per la collera, la gettò nella cascata ai bordi della quale si trovava. E questo fu un grave errore, poiché scatenò la collera del suo nemico.

Allora Dragone, Pensò Maschera di Morte, tu ami quella donna fino a questo punto? Non posso dire se sei un uomo fortunato o no… Tu conoscerai la sofferenza eterna al momento della tua morte, ma… conosci anche la dolcezza di aver avuto qualcuno al tuo fianco. Io… io non ho saputo scegliere e ho perso tutto. L’ho perso e so che sarò per sempre consumato dal rimpianto e dal dolore. Dovrei odiarlo... odiarlo

L’odio lo sommerse. Questo odio per sé stesso, per la sua debolezza, per quell’amore che gli aveva fatto perdere la ragione. Qualcosa si ruppe in lui, il suo ultimo brandello d’umanità… il suo amore… non era più capace di amare, non era più capace di niente. La presenza di Aphrodite gli aveva fino ad ora impedito di affondare nella follia, ma ora che aveva perso anche quello, era diventato peggio di una bestia, un mostro con sembianze umane.

E la sua armatura lo abbandonò. Aveva appena rinunciato all’ultima possibilità che aveva di salvare la sua anima… l’amore… Aphrodite… e l’armatura lo aveva sentito. Non era più degno di essere un Cavaliere. Non aveva più niente di buono in lui… aveva perso tutto. Qualche istante più tardi, era morto.

Mentre cominciava a cadere in mezzo alle altre anime, il dubbio s’impadronì del suo spirito… E se si fosse sbagliato? E se il miglior modo di vincere le pene dell’inferno non fosse stato l’odio assoluto, ma al contrario l’amore… quell’amore che avrebbe potuto vivere pienamente a fianco di Aphrodite e la cui dolcezza l’aveva avvolto e cullato anche in mezzo ai momenti peggiori…

Così il suo castigo sarebbe stato peggiore di quello che avrebbe mai potuto credere… rimpianti, rimpianti eterni e soprattutto il dubbio…

 

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Aphrodite :

Così è finita. Per me in ogni caso è finita. Certo, non sono ancora morto e il mio corpo non potrebbe essere più in forma, ma il mio spirito è devastato. Qualche minuto fa ho sentito il cosmo d’Angello spegnersi. Ed è come se fossi morto anche io.

Oh, ma suppongo che lo sarei stato comunque presto. Spinti dalla loro fede e dal sostegno di Atena, questi Cavalieri di Bronzo sono dei temibili avversari. Non dubito che almeno uno di loro arriverà fino qui.

Lo combatterò senza pietà, devo almeno questo al Sacerdote. Dopotutto non è grazie a lui che Angello ed io siamo stati così vicini? Ma gli lascerò sicuramente il tempo di arrecarmi un colpo mortale. Sono considerato da molti come il più terribile dei Cavalieri, ma questo non sarà vero oggi. Oggi non aspiro che alla morte…

Angello, non so e non saprò probabilmente mai quello che ti ha spinto ad agire così. Tu mi amavi, lo so, lo hai spesso mormorato la notte, quando mi credevi addormentato. Ma ho sempre sentito qualcosa in te, qualcosa che ti faceva temere questo amore… qualcosa che ti aveva portato a quella crudeltà e a quella freddezza… qualcosa che ha finito per avere ragione di te e ti ha ucciso…

Anche io tra qualche ora sarò morto. E ti raggiungerò. Non so quali siano le strade che portano all’inferno, ma io sarò al tuo fianco. Noi saremo eternamente insieme sul cammino della sofferenza.


~ FINE ~

 


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