Avvertenze! I personaggi di Slam Dunk appartengono al mitico Takehiko Inoue e alla I.T.Planning Inc., tutti i diritti riservati, e alla Planet Manga per l'edizione italiana. Bla bla bla le solite cose
Caraibi di ria
Qualcuno gli stava solleticando la schiena con qualcosa di gelido, provocandogli brividi sulla pelle calda di sole. Grugnì una protesta e si voltò pigramente per vedere chi era lo scocciatore così temerario. Il sole e il mare avevano un effetto rilassante sul suo carattere, a quell'ora avrebbe già procurato diversi bernoccoli in testa al povero malcapitato. Aprì lentamente un occhio, schermandosi il volto con una mano. Un ciuffo di capelli neri, gli scappò un sorriso. Non poteva essere altro che lui, ovvio, c'erano solo loro due in quell'angolo di paradiso lontano dalla civiltà. "Credi di essere divertente, kitsune?" lo apostrofò bruscamente, anche se gli occhi gli ridevano divertiti e la bocca tremava nel tentativo di reprimere la risata fragorosa che sentiva agitarsi nel petto. Rukawa rimase ipnotizzato a fissare i capelli rossi, che il sole accendeva di mille riflessi diversi. Gli porse il bicchiere di tè freddo con cui lo aveva svegliato e con insofferenza si scostò i capelli dagli occhi. Il sole dei Caraibi non era ancora riuscito a far cambiare tonalità alla sua pelle bianchissima, mentre aveva scurito ancora di più quella di Sakuragi, fino a farlo assomigliare ad una statua di bronzo dorato. "Non fai altro che dormire tutto il tempo, di solito sono io quello che dorme anche in piedi." "E' colpa del mare, del sole, del buon cibo e..." lo guardò di sottecchi, mentre prendeva il bicchiere, lo appoggiava a terra e poi con una mossa improvvisa lo afferrava per una mano, attirandolo giù al suo fianco, sulla sabbia bianca "... anche colpa tua, che non mi lasci dormire la notte..." tacitò le sue proteste con un rapido bacio "... e molto spesso neanche il giorno." scoppiò a ridere quando lo vide arrossire. "Do'aho, non mi sembra che tu ti sia mai lamentato." "Infatti non mi lamento, era solo un velato suggerimento..." bevve un sorso di tè, studiando le reazioni dell'altro. "Velato, eh? Do'aho..." grugnì "...non sai dove sta di casa la sottigliezza!" "Come osi! Io sono il mitico Tensai!" gli arrivò un pugno che lo zittì e le cose presto degenerarono in una rissa vera e propria. Anche se le cose tra loro erano cambiate, ce n'erano alcune che non cambiavano mai. La loro storia era cominciata grazie alla perseveranza di Rukawa, era vero, ma una volta accettata l'idea di provare qualcosa di più dell'antipatia, dell'ammirazione, dell'invidia, dell'attrazione fisica per il rivale e compagno di squadra, Hanamichi non si era certo tirato indietro. Anzi, la spontaneità e l'esuberanza del suo carattere si scontravano spesso contro la freddezza e la riservatezza di Rukawa. Il giorno e la notte, due metà che formavano un'immagine completa e perfetta e fortunatamente lo avevano capito in tempo anche loro. Si fermarono ansimanti, in un groviglio disastrato di sabbia e abrasioni varie, quando i pugni cominciarono a fare male sul serio. Quella era l'unica concessione che avevano fatto all'abituale comportamento. Il carattere di Hanamichi era facilmente infiammabile e l'apparente mancanza di reazioni da parte di Rukawa, lo mandava sempre su tutte le furie, ma allo stesso tempo, adesso, teneva troppo all'altro per volergli causare del dolore volontariamente. E Rukawa, inconsciamente, si divertiva troppo a provocarlo e ad azzuffarsi con lui per pensare di smettere. Rukawa fermò due mani vagabonde che stavano prendendosi un po' troppe libertà, con la scusa di controllare se tutto era a posto. "Sei un pervertito!" gli bloccò i polsi sopra la testa, inchiodandolo nella sabbia. Hanamichi si divincolò sotto di lui, facendo gemere entrambi al contatto intimo. Lo vide arrossire mentre avvertiva la sua erezione premergli contro la coscia, e sentiva la sua eccitazione salire. "Ma ti piaccio per questo, no? Del resto non sono io quello che non ne ha mai abbastanza mattino, mezzogiorno e sera!" "No..." si chinò a succhiargli la vena che pulsava freneticamente alla base del collo "... mi piaci perché sei un do'aho..." risalì fino alle labbra affondandogli con prepotenza la lingua in bocca, mordicchiandogli il labbro inferiore per poi tornare a giocare con la sua lingua. "... il MIO do'aho..." gli sussurrò con forza, staccandosi di quel tanto che bastava per riuscire a parlare e poi tornando a baciarlo con tutta la passione che non riusciva a dimostrargli a parole. Hanamichi cercò di lottare per prendere il controllo del bacio, ma sapeva di essere senza speranza. La sua possessività l'aveva stupito fin dall'inizio. Non si sarebbe mai aspettato che una persona in apparenza fredda come Rukawa, manifestasse un tale sentimento di fiera gelosia e senso del possesso. Ma non gli dava fastidio. Anche se ogni tanto si faceva prendere dall'insicurezza, sapeva che era il modo tortuoso con cui la sua volpe gli dimostrava quanto tenesse a lui. Gli afferrò le ciocche nere e setose in una stretta decisa e con uno scatto dei fianchi riuscì ad invertire le posizioni. "Non puoi sempre vincere, kitsune." ghignò, con il sorriso che gli andava da un orecchio all'altro. Si poteva giocare in due a quel gioco, e in quella settimana aveva imparato a conoscere tutti i suoi punti deboli. "Aho!" "Non sai dire altro?" "Do'aho!" gli chiuse la bocca nell'unico modo che conosceva, a parte i pugni. Questa volta non concedendogli spazio, deciso ad esplorare quelle labbra capaci di farlo impazzire con un solo bacio. Lo sentì gemere sotto di lui e quei suoni gli procurarono una sensazione di trionfo mai provata, neanche con la vittoria del campionato. "Yamete!" "Non sai perdere, eh kitsune?" "Siamo in un luogo pubblico!" "Stai scherzando, vero? Su questa spiaggia ci siamo solo noi e l'albergo è a centinaia di metri di distanza, quindi nessun pericolo.Tuo padre ti ha fatto proprio un bel regalo per il tuo compleanno." gli accarezzò con lentezza il torace, fermandosi all'elastico del costume, tirandolo infastidito da quell'ostacolo che si frapponeva fra lui e il paradiso. "Già." "Il fatto che tuo padre non sia mai a casa, non significa che non ti vuole bene." era un argomento già discusso fino alla nausea, ma ogni volta riportava delle ombre nei bellissimi occhi neri di Rukawa. "Già." "Non lamentarti, almeno tu un padre ce l'hai ancora!" si sedette di scatto, allontanandosi, come se non sopportasse più il contatto della sua pelle, abbracciandosi le ginocchia e fissando l'orizzonte con occhi vuoti. Rukawa si appoggiò ai gomiti e fissò la sua schiena rigida, provando una sensazione di freddo e di abbandono. Gli si avvicinò lentamente e lo abbracciò stretto, aderendo con il torace alla sua schiena. "Gomen nasai." sussurrò al suo orecchio. Sakuragi non rispose, il pensiero di suo padre gli faceva troppo male. Non sapendo che altro dire, cominciò a depositargli una serie di piccoli baci sul collo, la nuca, le spalle. Lo strinse ancora più forte e gli appoggiò la testa sulla spalla, cercando di confortarlo, il momento di passione completamente dimenticato da entrambi. "Ok kitsune, è ora di farsi un bagno." si alzò e corse a tuffarsi in acqua. Rukawa rimase a fissarlo mentre si gettava tra le onde turchesi del Mar dei Caraibi e cominciava a nuotare furiosamente. L'aveva ferito un'altra volta, era proprio un bastardo egoista che pensava solo a se stesso. Eppure, proprio durante quella vacanza fuori dal mondo, decisa improvvisamente, si era reso conto di amarlo così tanto, quel do'aho, da esserne spaventato. E nonostante il modo in cui lo aveva trattato, come non gli aveva dato tregua, Hanamichi si era arreso, scegliendo lui, a dispetto di Haruko, di Sendoh, di tutto... Era la cosa più preziosa che gli fosse mai capitata in tutta la sua vita e non aveva intenzione di lasciarsela fuggire come sabbia tra le dita. Si erse in tutta la sua statura, come uno di quegli dei greci di cui si conservano solo le statue, i raggi del sole che giocavano con le ombre delle palme sulla sua pelle, sapendo che Hanamichi lo stava osservando con attenzione. Lo inebriava il sentirsi accarezzato dal suo sguardo, ovunque andasse, a volte nel bel mezzo dell'allenamento si sentiva addosso quegli occhi e doveva esercitare tutto il suo controllo per concentrarsi sul gioco. Ma gli procurava anche una certa soddisfazione vendicarsi poi più tardi, a letto, torturandolo lentamente e rimandando il piacere fino a sentirlo gemere e implorare con tutto il fiato che aveva in corpo. Ma non riusciva ad esprimere questi sentimenti a parole, non era nel suo carattere, anche Hanamichi, però, non gli aveva mai detto o fatto capire nulla, a parte afferrarlo all'improvviso e cominciare a darsi da fare. Si avvicinò all'acqua limpida e lo osservò emergere dalle onde come un giovane dio del mare, l'acqua che scorreva in rivoli luccicanti sulla sua pelle bronzea. Deglutì, la bocca improvvisamente asciutta, non ne aveva mai abbastanza di lui. Ed era una cosa terrificante, dato che avevano trascorso la settimana di vacanza non facendo praticamente nient'altro che quello. Si fermò sulla riva, l'acqua tiepida che gli lambiva dolcemente i piedi. Lo sguardo incatenato a quello di Hanamichi, mentre avvertiva nuovamente quella corrente di desiderio ricominciare a scorrere tra loro. Aveva sperato che quella vacanza avrebbe portato a qualcosa di più che ad ore di sesso sfrenato e appagante, ma non era stato così. Avevano esplorato a fondo i rispettivi corpi, imparando a darsi piacere a vicenda fino allo sfinimento, ma i loro cuori erano rimasti inviolati. Si tuffò nell'acqua cristallina, e una volta dentro, braccia muscolose lo avvolsero in una stretta protettiva, riportandolo a galla. Due labbra calde e salate si posarono sulle sue rubandogli il respiro. Rispose al bacio con foga aprendo ancora di più la bocca a quella dolcissima invasione, lasciandosi dominare per una volta, anche se non era nella sua natura sottomettersi a qualcuno. Doveva essere sempre quello che aveva la situazione sotto controllo, era più forte di lui. Non era neanche nella natura di Sakuragi, del resto, eppure si arrendeva sempre a lui, sempre, non senza lottare, ma alla fine vinceva sempre lui. Questo doveva significare qualcosa, vero? Lo attirò con più forza contro di sé, cercando di fondere i loro due corpi, baciandolo quasi con disperazione. Perché non gli diceva niente? Non si rendeva conto che non poteva più fare a meno di lui? Gli morsicò il labbro inferiore con rabbia, per punirlo del suo silenzio. "Ite! Che ti è preso, kitsune, sei affamato, d'accordo, ma non credevo che volessi anche la mia carne!" scherzò, tenendolo a distanza di braccia e passandosi la lingua sul morso. Rukawa rimase in silenzio e gli sfiorò il labbro con un dito, in un inconsueto gesto di tenerezza. "Gomen." "Doshite?" Scrollò le spalle, evitando il suo sguardo, si scostò i capelli neri dagli occhi e fissò il mare. Doveva riuscire a fargli dire ciò che provava realmente, prima di ripartire per il Giappone, si ripromise. Ne aveva un disperato bisogno, più dell'aria che respirava. Lo afferrò alla nuca e lo attirò a sé con violenza, divorandogli la bocca. Sakuragi rimase senza fiato, come sempre, e lo guardò comicamente sbalordito. "Di nuovo?" gemette quasi disperato, ma gli occhi gli brillavano maliziosi. "Hn." "Non è possibile! Penso che stiamo infrangendo tutti i record in questo campo. E io sono terribilmente indolenzito" si lamentò scherzosamente. "Andiamo!" gli prese la mano e cercò di trascinarlo verso la fresca ombra del bungalow. "Non hai nessun rispetto per le mie condizioni fisiche." "Pensavo che il mitico Tensai fosse indistruttibile..." lasciò cadere con sfida, sapeva benissimo che era solo un modo per stuzzicarlo, Hanamichi non si lasciava certo fermare da così poco, c'erano state volte in cui aveva anche sanguinato, ma lo aveva implorato di continuare. "Ehi kitsune, io vorrei abbronzarmi anche un po'. Possibile che non riusciamo mai a stare più di un'ora al sole, tutte le volte?!" protestò con le mani sui fianchi. Rukawa lo fissò impassibile, alzando un sopraciglio, soffermandosi sul rigonfiamento nei calzoncini da bagno. Sakuragi seguì il suo sguardo e arrossì, il fatto che anche Rukawa fosse nella sua stessa situazione non contribuiva a fargli superare l'imbarazzo. Malgrado tutto, era sempre piuttosto pudico per quello che riguardava il sesso, finché l'altro non cominciava a toccarlo e allora perdeva tutte le inibizioni. "Andiamo!" ripeté Rukawa con urgenza, tirandolo per un braccio, stava quasi per esplodere, il calore del sole, il profumo del mare e la presenza del suo do'aho così vicino gli avevano messo addosso una frenesia mai provata prima. Hanamichi scosse la testa serio "No." L'altro si immobilizzò scioccato. Sakuragi non si era mai rifiutato prima. "Voglio farlo qui." "Nani?!" sbottò Rukawa incredulo, il sangue che aveva ripreso a scorrergli nelle vene. "Do'aho." grugnì. "Senti kitsune, la vacanza è quasi finita e io voglio farlo almeno una volta qui, con il sole sulla pelle, il cielo negli occhi, il rumore delle onde e tu sopra di me..." non fece in tempo a finire che si ritrovò sdraiato sulla sabbia, con Rukawa addosso, la sua bocca che beveva dalle sue labbra e gli occhi aperti fissi nei suoi. Gemette eccitato aggrappandosi alle sue spalle e dimenandosi con impazienza sotto di lui. "Rukawa..." "Ti voglio. Subito..." "Si..." gli afferrò i glutei e strinse con impazienza, spingendolo ancora di più contro di sé. "Non voglio farti male..." "Non importa... ho bisogno di te..." lo baciò, morsicandogli il labbro nella foga dell'eccitazione. Gli sfilò il costume e rimase un attimo ad ammirare la pelle più chiara che aveva appena scoperto e la sua erezione fremente. "Avresti dovuto prendere il sole integralmente..." tracciò con un dito la linea bianca, facendogli il solletico. "Rukawa... ti prego..." Chinò lentamente la testa a quella supplica, fino a che fu ad un soffio di distanza dalla sua virilità. Con cautela allungò la lingua e leccò una goccia di liquido perlato, riconoscendo il sapore dolce amaro del suo amante. Hanamichi gemette come se lo avessero frustato e a quel suono con un solo movimento Rukawa sigillò la sua bocca calda su di lui. Poi iniziò a succhiare dolcemente, roteando la lingua e giocando con i testicoli, scendendo con la mano sulla minuscola apertura, stuzzicandola e sfiorandola. Non gli ci volle molto, erano così eccitati che in meno di un minuto la sua bocca fu premiata con un getto caldo di seme, mentre Hanamichi si sollevava di scatto dalla sabbia, urlando con tutto il fiato che aveva in gola e ricadendo stremato. Inghiottì continuando a succhiare, leccando dolcemente tutte le gocce di liquido finché non lo ebbe svuotato. Poi risalì lentamente, lasciando una scia di umidi baci sul torace, fermandosi a mordicchiare i capezzoli bruni e tornando a reclamare le sue labbra per un tenero bacio, la lingua di Hanamichi che esplorava avida la sua bocca, assaggiando il suo stesso seme. "Kitsune... presto..." gli sussurrò all'orecchio, infilandogli le mani sotto al costume e cercando di abbassarlo. Rukawa si alzò e si spogliò, rimanendo gloriosamente nudo nella luce dorata del sole. Hanamichi sorrise sensuale e si leccò le labbra. "Sei una volpe molto sexy, lo sai?" mormorò, fissando con apprezzamento la virilità dell'altro. "Do'aho." grugnì, ancora più eccitato dallo sguardo lussurioso che accarezzava il suo corpo. Sentiva il sole bruciargli la pelle, ma ancora di più bruciava di desiderio per quella testa rossa. Sempre guardandolo negli occhi Hanamichi sollevò le gambe, offrendosi con totale fiducia. Rukawa trattenne il fiato e si leccò le labbra secche. "Avanti, che aspetti..." gli sussurrò di nuovo pronto ad un altro incontro rovente. "Forse è meglio che prima..." si chinò su di lui senza preavviso e stuzzicò con la lingua la sua minuscola apertura, umettandola con la saliva. "Kami-sama!" urlò Sakuragi, Rukawa non lo aveva mai fatto prima "Dove lo hai imparato!" sibilò a denti stretti, cercando di resistere alle ondate di piacere, era di nuovo eccitato al massimo. "Mi è venuto naturale..." "Sbrigati, non ce la faccio più..." "Non abbiamo crema..." "Non importa, ti prego... ti prego..." Vinto dalle sue suppliche e dalla sua stessa impazienza, Rukawa si inginocchiò tra le sue gambe, sistemandosi contro di lui e cominciando a premere lentamente, entrambi ansimarono al contatto setoso. "Non resisterò a lungo..." sibilò tra i denti, sentendosi risucchiare in quel calore intossicante, spinse di colpo e penetrò fino in fondo. Hanamichi gridò, di dolore e di piacere, poi rimase solo il piacere di quell'unione, la completezza di essere diventati un unico essere, bastò quel pensiero a farlo venire un'altra volta, senza neanche bisogno di sfiorarsi, così forte che uno schizzo gli arrivò in faccia. Lo raccolse con le dita, portandolo alla bocca di Rukawa, invitandolo ad aprirla. Obbedendo all'invito Rukawa cominciò a succhiare sensuale, mentre i suoi occhi di brace non si perdevano una sola mossa del compagno. Cominciò a muoversi lentamente, quasi per scherzo, stuzzicandolo senza fargli raggiungere il completo appagamento, anche se in quel modo si torturava da solo. "Bastardo!" ringhiò tra i denti Hanamichi, spingendo contro di lui per approfondire il contatto, ma Rukawa gli sfuggiva. "Che c'è?" lo prese in giro, chinandosi a succhiargli un capezzolo. "Lo sai benissimo!" gemette alle nuove sensazioni, si sentiva in fiamme e aveva bisogno di lui in profondità, si sentiva vuoto e l'altro non faceva che rimandare il momento. Ad un nuovo movimento sfiorò quel punto particolare nel suo corpo che lo faceva impazzire. "Rukawa!" gridò afferrandogli i capelli e attirando la testa bruna verso di sé. "Resisti!" "Non... non ce la f..." "No... voglio venire insieme a te... ti prego!" Hanamichi gemette disperato, più di ogni altra cosa avrebbe voluto accontentare la sua volpe, ma era sull'orlo del baratro. "Allora cerca di darti una mossa, kitsune, non posso aspettare in eterno!" gli abbaiò contro tra il serio e il faceto. "Ai tuoi ordini..." cominciò a spingere con tutte le sue forze, facendo sempre in modo di sfiorare quel punto particolare, stabilendo un ritmo destinato a portarli all'apice. "Ruka... wa!" gridò Hanamichi nel momento supremo, sentendosi inondare dai fluidi del compagno. Rukawa gli sigillò le labbra con un bacio profondo, soffocando il suo urlo di soddisfazione. Il piacere era stato incredibile questa volta, qualcosa che non aveva mai provato, si erano dati con un abbandono mai sperimentato prima. Si rilassarono lentamente restando avvinghiati, sfiorò con le dita le ciocche rosse che cominciavano a ricrescere, presto avrebbe dovuto staccarsi, ma era così piacevole restare racchiuso in quel calore setoso. Fissò Hanamichi negli occhi. Li teneva chiusi, un sorriso beato e soddisfatto gli piegava le labbra. Gli sfiorò la bocca con un dito "Oi, do'aho." "Baka kitsune." rispose con tenerezza l'altro, avvolgendogli le braccia intorno al collo e accarezzandogli i capelli, sentendolo muovere lo trattenne contro di sé "Non muoverti." "Non ne posso fare a meno..." scivolò fuori da lui e gli abbassò le gambe, restando però sempre sdraiato su Hanamichi che dette un'occhiata di sfuggita ai loro due corpi e ridacchiò. "Siamo un vero disastro!" "E allora?" "Mi sento la sabbia in posti in cui non credevo sarebbe mai entrata!" "Ti ricordo che sei stato tu ad insistere per fare l'amore qui fuori." sottolineò con sarcasmo Rukawa, avvertiva un bruciore sulla schiena che non riusciva a spiegarsi. "Già." rimase un attimo in silenzio a riflettere sulle parole dell'altro "Abbiamo fatto proprio l'amore, vero?" Rukawa si irrigidì su di lui, fissandolo intensamente. "Hai." Hanamichi sfoderò un sorriso che andava da un orecchio all'altro "Sai, kitsune, malgrado tu sia un cubetto di ghiaccio..." "Nani!?" esclamò indignato, mentre il cuore gli batteva all'impazzata, era sicuro che anche Sakuragi se ne fosse accorto, possibile che...? "... un arrogante bastardo e un insopportabile saccente..." con uno scatto di reni lo spinse sulla sabbia finendogli sopra "... io penso proprio di..." "Ahhh!!" un urlo di dolore interruppe il momento. Sakuragi si spaventò "Che cosa succede?! Hai sbattuto contro qualcosa?" sentiva Rukawa borbottare, ma non riusciva a capire che cosa stesse dicendo. "Togliti, razza di scimmione!" gli sibilò spingendolo via, Sakuragi rimase seduto sulla sabbia allibito, fissando Rukawa alzarsi in piedi di scatto. Trattenne il fiato "Maledizione Rukawa! Hai la schiena completamente scottata! Dobbiamo metterci subito qualcosa!" "Razza di deficiente, che cosa credi stessi cercando di dirti?!" si avviarono verso il bungalow di corsa. "Non riesco a capire perché mi sono innamorato di un simile cretino!" borbottò tra i denti Rukawa, mentre il dolore diventava sempre più forte, Sakuragi lo fermò e lo fece voltare prendendolo per le spalle "Che cosa hai detto?" gli occhi scintillavano pieni di gioia. Rukawa lo fissò scorbutico "Che ti amo, do'aho!" gli urlò inferocito dalla sua ottusità e dal dolore sempre più forte. "Ti amo anch'io, baka kitsune!" gli rispose sullo stesso tono, con una espressione aggrondata e poco romantica. "Già!" "Già!" "E allora?" "Allora..." afferrò la testa rossa e gli schiacciò le labbra con tutta la passione e la rabbia che sentiva bollire dentro di sé. Hanamichi rispose con lo stesso ardore e presto dimenticarono tutto il resto, scottatura compresa... owari.
Per chi non conosce il giapponese: baka= cretino do'hao= scemo doshita= perché gomen nasai= scusa hai= si. ite= che male/fa male kami-sama= dio santo kitsune= volpe nani= che cosa tensai= genio yamete= smettila
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